Nel mio incessante peregrinare per gli antri del labirintico Web, mi sono imbattuto in un post sulla gorgia toscana, pubblicato sul sito Toscana Stato, aka Centro Studi Indipendentisti Toscani (motto: La Toscana non è Italia). Questo è il link:
Riporto le conclusioni del post, senza mutare nulla, nemmeno l'orrido uso della punteggiatura:
"Capire quale sia l’origine esatta della gorgia è compito estremamente arduo anche per i filologi più esperti . Possiamo dire però con buon grado di certezza che sicuramente non è un fenomeno di origine etrusca , anche se rimane una ipotesi altamente attrattiva ed affascinante per chiunque."
"E’ assai più logico , anche se purtroppo più prosaico , ipotizzare che la gorgia sia un fenomeno autoctono fiorentino , probabilmente nato in “reazione” alla sonorizzazione settentrionale, e che si è successivamente diffuso al resto della Toscana in seguito alla dominanza e al prestigio della città ."
"L’ipotesi dell’origine germanica della gorgia rimane ancora poco suffragata di prove e rimane debole al pari dell’ipotesi “etrusca” , anche se ulteriori studi sarebbero auspicabili."
Questo è il commento che ho aggiunto al post:
Buongiorno. Sono impegnato nella ricostruzione della lingua longobarda e in un tentativo di rivitalizzazione. Ho le prove dell'origine longobarda della gorgia toscana, che esporrò in dettaglio nel mio blog, http://perpendiculum.iobloggo.com. Il punto è questo: in qualche luogo abbastanza isolato una minoranza longobarda mantenne a lungo la sua lingua germanica con una rotazione consonantica estrema e perse del tutto le sonore /b/, /d/, /g/, desonorizzandole e spesso aspirandole. Poi adottò il romanzo locale, che possedeva /b/, /d/, /g/, oltre ad altri suoni. Si creò quindi una parlata nuova e dotata di gorgia. Poi questa si espanse nel corso dei secoli. Forse Dante poté morire senza saperne nulla. Quando la pronuncia di origine longobarda si diffuse, fu ritenuta un malcostume e fu tentata la sua eradicazione.
Si noterà che in etrusco le occlusive sorde erano fonemi diversi dalle aspirate, mantenendo capacità di contrasto in molti contesti fonetici, con buona pace di Pallottino. Data la singolare fonotattica della lingua, l'eliminazione di questa opposizione avrebbe prodotto gravi fraintendimenti.
Un saluto
Marco
Si noterà che in etrusco le occlusive sorde erano fonemi diversi dalle aspirate, mantenendo capacità di contrasto in molti contesti fonetici, con buona pace di Pallottino. Data la singolare fonotattica della lingua, l'eliminazione di questa opposizione avrebbe prodotto gravi fraintendimenti.
Un saluto
Marco
All'epoca il mio blog era ancora ospitato sulla fatiscente piattaforma Iobloggo, che nel frattempo si è estinta. Purtroppo il commento da me apposto sul sito del Centro Studi Indipententisti Toscani non è stato minimamente considerato. Non ha ricevuto alcun feedback, anche se a mio avviso il problema sollevato potrebbe essere degno di nota. In quanto a proclami, sono tutti bravi. Poi, se si tratta di indagare una questione importante, nessuno si impegna. Tante supposizioni, tutte superficiali.
Mia intenzione è quella di fornire con questo mio minuscolo trattatello un tentativo di ricostruzione delle fasi di formazione della gorgia toscana. Credo che oltre alle tante chiacchiere fatte sull'origine etrusca o germanica di questo interessantissimo fenomeno, non sia mai stato tentato nulla di simile. C'è chi crede che la fonetica degli antroponimi longobardi toscani fosse dovuta alla gorgia della lingua romanza, cosa assurda anche solo a pensarsi. In realtà è tutto l'opposto: è la gorgia della lingua romanza che ha tutta l'aria di essere nata in qualche modo dalla fonetica della lingua dei Longobardi.
Fase I
Livellamento tra antiche occlusive sonore e occlusive sorde in tardo longobardo toscano
Si è completato un processo già in atto durante il Regno Longobardo e continuato anche in seguito, come documentato da numerosi antroponimi. Noi assumiamo che questo sia avvenuto in modo pervasivo in qualche comunità abitante in una zona sufficientemente impervia, in cui la lingua ha continuato ad essere in uso ancora in epoca molto bassa, successiva alla caduta del Regno, forse collocabile nel X-XI secolo.
Questo è il prospetto dei mutamenti:
/b/, /p/ > /pʰ/
/d/, /t/ > /tʰ/ (in sillaba finale anche /ts/, /s/)
/g/, /k/ > /kʰ/
/sp/ rimane /sp/
/st/ rimane /st/
/sk/ rimane /sk/
Questi sono alcuni esempi, deducibili dal ricchissimo materiale antroponimico e da altre testimonianze (termini legali, etc.):
GAIDA "punta di lancia" > CATA /'kʰa:tʰa/
GAIR "giavellotto" > CAR /kʰa:r/
GAND "demone" > CANT /kʰantʰ/
GAST "ospite" > CAST /kʰast/
GODES "di Dio" > COTES /'kʰɔtʰes/
GUND "battaglia" > CUNT /kʰuntʰ/
LAIB "eredità", "erede" > LAP /la:pʰ/
LEUB "caro" > LEOP /leopʰ/
LIUT "popolo" > LIT /li:tʰ/, LIS /li:s/
PLOD "sangue" > PLOT /pʰlo:tʰ/, PLOTZ /pʰlo:ts/
ROD "fama" > ROT /ro:tʰ/
THEUDA /'θeuda/ "popolo" > TEUS /tʰeus/
Persino il fonema /gw/ sviluppato dall'antico /w/ si è evoluto in /kw/, come documentato in alcuni antroponimi tardi, in attestazioni che sono spesso successive alla caduta del Regno dei Longobardi. Ecco alcuni esempi, tratti da Bruckner (1895):
QUALDIPERTUS (anno 850) : WALDIPERTUS (anno 848),
GUALDIPERTUS (anno 765)
QUARNIPERTUS (anno 824) : UUARNEPERTUS (anno 885),
WARNIPERTUS (anno 823)
QUASCO (anno 848) : GUASCO, WASCO
QUASPERT (anno 764) : GUASPERTUS (anno 812)
QUESTO (anno 873) "Occidentale"
Poniamo così che l'approssimante /w/, evoluta in /gw/ e in /kw/ in longobardo, sia poi divenuta /kʰw/ in tardo longobardo toscano:
GUALD "bosco" > QUALT /kʰwaltʰ/
GUALDEMAN "intendente forestale" > QUALTEMAN
/kʰwaltʰeman/
GUARN "cauto" > QUARN /kʰwarn/
GUASCO "Basco" > QUASCO /kʰwasko/
GUEST "Occidente" > QUEST /kʰwɛst/
Completati questi mutamenti, non rimane nel tardo longobardo toscano alcuna traccia di consonanti occlusive sonore /b/, /d/ e /g/.
Fase II
Adozione della lingua romanza
Si instaura il bilinguismo. Supponiamo che la lingua romanza adottata avesse già i caratteri dell'antico toscano. Per un certo periodo, il longobardo deve essere stato usato come memoria storica. La legge fonetica che ha reso sorde le occlusive sonore longobarde si è esaurita da tempo e non intacca le parole romanze. Non trasforma cioè il gallo in un callo.
Prima conseguenza: le consonanti occlusive sorde /p/, /t/, /k/ del romanzo vengono adottate dai parlanti del tardo longobardo toscano come occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ].
pera /'pera/ > ['pʰera]
talpa /'talpa/ > ['tʰalpʰa]
toro /'toro/ > ['tʰɔro]
callo /'kallo/ > ['khallo]
cane /'kane/ > ['khane] casa /'kasa/ > ['kʰasa]
corno /'korno/ > ['kʰɔrno]
Seconda conseguenza: le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/, che sono suoni nuovi (assenti nella lingua avita), vengono adottati tali e quali dai parlanti del tardo longobardo toscano.
botte /'botte/ > ['bottʰe]
dente /'dɛnte/ > ['dɛntʰe] duro /'duro/ > ['duro]
gallo /'gallo/ > ['gallo]
grande /'grande/ > ['grande]
Anche la consonante fricativa interlabiale /v/ è un suono nuovo (assente nella lingua avita) e viene adottata tale e quale dai parlanti del tardo longobardo toscano.
vento /'vɛnto/ > ['vɛntʰo]
vero /'vero/ > ['vero]
vino /'vino/ > ['vino]
Fase III
Decadenza e scomparsa del tardo longobardo toscano
La lingua romanza viene a prevalere e la lingua avita di questa cominità si estingue fino ad essere completamente dimenticata. Resta una lingua romanza toscana che presenta consonanti occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ].
una casa [una 'kʰasa]
un cane [un 'kʰane]
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kʰani]
tre ccani [tre k'kʰani]
Fase IV
Diffusione di questa parlata aspirata in territori sempre più estesi della Toscana Possiamo supporre che la diffusione della pronuncia aspirata delle consonanti sorde sia cominciata in un'epoca verosimilmente successiva a quella in cui visse Dante Alighieri (che non notò il fenomeno pur avendo competenze linguistiche notevoli per i suoi tempi). In ogni caso, non esistendo un'opposizione fonemica tra consonanti occlusive sorde aspirate e consonanti occlusive sorde non aspirate, è anche possibile che questo modo peculiare di articolare il toscano sia passato inosservato per lungo tempo.
Fase V
Evoluzione delle consonanti occlusive aspirate in fricative in posizione intervocalica anche sintattica
Primo passaggio: le consonanti occlusive aspirate, quando si trovano in posizione intervocalica anche sintattica, evolvono in affricate. Così /pʰ/ diventa /pφ/; /tʰ/ diventa /tθ/; /kʰ/ diventa /kχ/.
una casa [una 'kχasa]
un cane [un 'kʰane]
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kχani]
tre ccani [tre k'kʰani] Secondo passaggio: le consonanti affricate evolvono in fricative. Così /pφ/ diventa /φ/; /tθ/ diventa /θ/; /kχ/ diventa prima /χ/ e quindi si affievolisce in /h/.
Credo che sia molto importante notare che questa evoluzione non si applica in caso di raddoppiamento sintattico.
una casa [una 'χasa]
un cane [un 'kʰane]
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'χani]
tre ccani [tre k'kʰani] Ecco infine le forme moderne, proprio quelle che ci eravamo proposti di spiegare nel dettaglio:
una casa [una 'hasa] (gorgia)
un cane [un 'kʰane] (aspirazione)
a casa [a k'kʰasa] (aspirazione)
du' ccani [du 'hani] (gorgia)
tre ccani [tre k'kʰani] (aspirazione)
Un processo simile ha colpito a questo punto anche le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/ intervocaliche, dando origine a fricative [β], [ð], [γ]. Inoltre le consonanti postalveolari /tʃ/ e /dʒ/ (assenti in longobardo) si sono rilassate in [s] e [ʒ].
libero ['liβero]
lago ['laγo]
lodare [lo'ðare]
dice ['diʃe]
facile ['faʃile]
fragile ['fraʒile]
Si tratta di sviluppi interamente pertinenti alla lingua romanza, che si sono realizzati molto tempo dopo l'estinzione del tardo longobardo toscano. Questa ricostruzione sembrerebbe ineccepibile, dato che rende conto della situazione attuale. Tuttavia, tirando le somme dopo anni, non mi soddisfa del tutto.
Problemi insoluti:
1) Nei vernacoli toscani in cui è presente la gorgia, non si ha alcuna traccia di aspirazione quando la parola si trova all'inizio assoluto di una frase. Dobbiamo così supporre che in questa posizione si sia avuta una deaspirazione di [pʰ], [tʰ], [kʰ] in [p], [t], [k] dopo la scomparsa del tardo longobardo toscano. A questo punto potrebbe essere obiettato che la mia ricostruzione è troppo complessa per essere verosimile.
2) Permane un immenso baratro cronologico tra le prime manifestazioni documentate della gorgia e qualsiasi possibile azione di sostrati, superstrati o adstrati. Non si riesce a trovare gli elementi necessari per localizzare quanto è avvenuto. Dove è iniziata questa bizzarria? Tramite quali percorsi si è propagata tra le genti? Al momento non si riesce a trovare una risposta precisa.
Alcuni aneddoti ridicoli sulla gorgia toscana
Ho un televisore inattivo. Non lo accendo da molto tempo. Non ho acquistato alcun decoder, così non posso ricevere alcuna trasmissione. Molti anni fa, quando quella macchinetta abominevole ancora funzionava, mi capitò di scanalare e di imbattermi in un programma abietto condotto da Amadeus. Questo showman cercava di imitare la gorgia toscana e procedeva come segue: sostituiva una consonante a cazzo nelle parole delle futili frasi che sciorinava senza sosta. Così a un certo punto la parola "andiamo" fu sostituita da un fantomatico e abnorme *andiaho!
In un filmucolo escrementizio diretto da Castellano e Pipolo, che si intitolava Il Burbero (1986), Adriano Celentano veniva a trovarsi a Siena nel bel mezzo del Palio. Così accadeva che un energumeno paccianesco gli si avvicinava e gli chiedeva con fare autoritario: "Sei dell'Oha?" (alludendo alla celebre Contrada dell'Oca). Così gli rispondeva Celentano, che si improvvisava contradaiolo bullesco: "Hazzo!", con tanto di gorgia in iniziale assoluta.
In realtà la gorgia toscana non è ben compresa dai mass media, che l'hanno sempre interpretata in modo buffonesco, insensato, tanto per far ridere la gente. Trovo molto utili gli esempi riportati da Vieri Tommasi Candidi nel suo sito web, che invito a consultare per avere maggior chiarezza sulla questione.