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domenica 1 ottobre 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: EDITTO DI ROTARI, LEGGE 224 - SULLE MANOMISSIONI DEI SERVI

Testo in longobardo (ricostruito): 

UMPI ANTPHRIIN. IBU MAN SINAN THEO AINAN AHINON EDO SINA THEURNA GUILI FREE FERLAZAN, MACT SI IMO. THER THAZ GUILI TON INAN FULCFREE ANDI FRAM SIH FRAMIDI, THAZ IST AAMUND, SUA SCAL CATON: AIR SALIE INAN IN ANDERES FREON MANNES ANDON ANDI FASTINO MIT GAIRETHINXE; ANDI ANDER FREO MAN SALIE INAN ZO THRITTON MAN SAMALICHO, ANDI THER THRITTO MAN SALIE INAN ZO FIURDON MAN. ANDI THER FIURDO ZEUHE ZO FIURGUECHE ANDI THINGO IMO AINA GAIDA ANDI AINAN GHISIL, ANDI SUA QUEDE:

"UNDAR THEN FIUGOR GUECON, THARA THU GUILIS GANGAN, THIR IST FREE ANAUALD".

IBU SUA TOT, THANNA ER IST AAMUND IOH IMO CASCULDIT IST FREALS ALAUARI. APTER THES, THER GUALDAND NI MAHI MIT NIGUECTU GUIDERSOCHIAN INGAHIN IMO EDO INGAHIN SUNON SINEN. ANDI IBU THER, THAZ AAMUND CATOT UUARD, STIRPIT FARIGAID, SIN LAIP LIDE ZO CHUNINGES GARDI, NOH NIGUECT ZO GUALDANDON EDO ZO ARPINOMON THES GUALDANDON.
NOH ANDER CHAPITUL (II): 
ANDI SAMALICHO THER IN PANS, THAZ IST IN CHUNINGES ANTAIS, FREE FERLAZAN IST, SAMU GUIZZODU LIBE SUASO THER THAZ AAMUND CATOT UUARD.
NOH ANDER CHAPITUL (III):
NOH THER THAZ MAN FULCFREE CATOT, ANDI FIUGOR GUECOS CHIPIT
IMO, ANDI AAMUND FRAM SIH, THAZ IST FRAMIDI, NI CATOT INAN, THIUS GUIZZODU SIN GUALDAND LIBE MIT IMO, SUASO IBU MIT SINEMO PRODER EDO MIT SINEMO LANGPARDON CASIPPON: THAZ IST, IBU THER THAZ FULCFREE CATOT UUARD SUNIOS EDO TOCTER GUIZZOTLICHO NI FERLEZ, THER GUALDAND THEA LAIBA NEME, SUASO UNDAR CASCRIBAN IST.
NOH ANDER CHAPITUL (IV):
NOH THER THAZ MAN ALDI CATON GUILI, NI CHEPE IMO FIUGOR GUECOS. THEO SIND FIUGOR SLACTAS ANTPHRIINO. SUA MICHIL NAUD IST PI FRAMMORDES TACHIFRISTES CAMUNDI, THAZ ZO GUALICHERU GUISU FREO EDO FREA CATHINGOT UUARD, THIU ANTPHRII IN FREALSES CHARTOLA CAMUNDIGOT SI. ANDI IBU CHARTOLA NI CATOT UUARD, THAUH GUEDARU FREALS IMO ZO STADI STANDE.

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/umpi 'antpfri:i:n. ibu 'man 'si:nan 'θeo 'ainan 'a:hinon ɛdo 'si:na 'θeurna 'gwili 'fre: fer'la:tsan, 'makt 'si: imo. 'θer θats 'gwili 'to:n inan 'fulkfre: andi fram 'siç 'framidi, 'θats ist 'a:mund, swa: 'skal ka'to:n: 'air 'salje inan in 'anderes 'fre:on 'mannes 'andon andi 'fastino mit 'gaireθinkse; andi 'ander 'fre:o 'man 'salje inan tso: 'θritton 'man 'samali:ʃʃo, andi θɛr 'θritto 'man 'salje inan tso: 'fiurdon 'man. andi θɛr 'fiurdo 'tseuxe tso: 'fiurgwɛxe andi 'θingo imo 'aina 'gaida andi 'ainan 'gi:sil, andi swa: 'khwɛde :
"undar θe:n 'fiugor 'gwɛkon, 'θara θu: 'gwilis 'gangan, 'θir ist 'fre: 'anawald."
ibu swa: 'to:t, 'θanna 'ɛr ist 'a:mund jɔχ imo ka'skuldit ist 'fre:als 'alawa:ri. apter 'θes, θɛr 'gwaldand ni 'maxi mit 'nigwɛktu gwider'so:xjan in'gaxin imo ɛdo in'gaxin 'sunon 'si:ne:n. andi ibu 'θɛr, θats 'a:mund ka'to:t 'ward, 'stirpit 'farigaid, 'si:n 'laip 'li:de tso: 'khuninges 'gardi, nɔχ 'nigwɛkt tso: 'gwaldandon ɛdo tso: 'arpinɔmon θɛs 'gwaldandon.
nɔχ 'ander 'khapitul (II):
andi 'samali:ʃʃo 'θɛr in 'pans, 'θats ist in 'khuninges 'antais̺, 'fre: fer'la:tsan ist, 'samu 'gwitstso:du 'libe 'swa:so 'θɛr θats 'a:mund ka'to:t 'ward.
nɔχ 'ander 'khapitul (III):
nɔχ 'θɛr θats 'man 'fulkfre: ka'to:t, andi 'fiugor 'gwɛkos 'kipit imo, andi 'a:mund fram 'siç, 'θats ist 'framidi, ni ka'to:t inan, θius 'gwitstso:du 'si:n 'gwaldand 'libe mit 'imo, 'swa:so ibu mit 'si:nemo 'pro:der edo mit 'si:nemo 'lankpardon ka'sippon : 'θats ist, ibu 'θɛr θats 'fulkfre: ka'to:t 'ward 'sunjos ɛdo 'tɔkter 'gwitstso:tli:ʃʃo ni fer'le:ts, θɛr 'gwaldand θea 'laiba 'nɛme, 'swa:so undar ka'skriban ist.
nɔχ 'ander 'khapitul (IV):
nɔχ 'θɛr θats 'man 'aldi ka'to:n 'gwili, ni 'kɛpe imo 'fiugor 'gwɛkos. 'θeo sind 'fiugor 'slaktas 'antpfri:i:no. swa: 'miççil 'naud ist pi 'frammɔrdes 'taxifristes ka'mundi, θats tso: 'gwali:ʃʃeru 'gwi:su 'fre:o ɛdo 'fre:a ka'θingo:t 'ward, θiu 'antpfri:i: in 'fre:alses 'khartola ka'mundigo:t 'si:. andi ibu 'khartola ni ka'to:t 'ward, θauχ 'gwɛdaru 'fre:als 'imo tso: 'stadi 'stande./

Traduzione:

Sulle manomissioni. Se qualcuno vuole lasciare libero un proprio servo o una propria serva, gli sia consentito fare come gli piace. Chi vuole farlo fulcfree(1) e indipendente da sé, cioè aamund(2), deve fare così: lo consegni prima nelle mani di un altro uomo libero e lo confermi tramite gairethinx(3); e il secondo lo consegni ad un terzo allo stesso modo e il terzo lo consegni ad un quarto. E il quarto lo conduca ad un quadrivio e gli doni una gaida(4) e un gisil(5) e dica così: “Per queste quattro vie hai libera facoltà di andare dove vuoi”. Se si fa così allora sarà aamund e a lui spetterà una libertà certa. In seguito il padrone non abbia facoltà di avanzare alcuna rivendicazione contro di lui o contro i suoi figli. Se colui che è stato fatto aamund muore senza eredi legittimi, gli succeda la corte del re, ma non il padrone o gli eredi del padrone.
Inoltre, altro capitolo (II):
In modo simile, chi è in pans(6), ossia nel voto del re, è liberato e viva secondo la stessa legge di colui che è stato fatto aamund.
Inoltre, altro capitolo (III):
Inoltre, chi fa uno fulcfree e gli dà le quattro vie, ma non lo fa aamund da sé, ossia indipendente, il padrone viva con lui secondo la stessa legge, come se <vivesse> con un fratello o con un parente libero longobardo; cioè, se colui che è stato fatto fulcfree non lascia figli o figlie legittime, il padrone gli succeda.
Inoltre, altro capitolo (IV):
Inoltre, chi vuole fare uno aldio(7), non gli dia le quattro vie. Questi sono i quattro tipi di manomissione. Così è necessario per la futura memoria, affinché (si sappia) in che modo è stato affrancato un libero o una libera, che sia ricordata la manomissione nella carta della libertà. E se la carta non è stata fatta, comunque gli rimanga la libertà.

(1) lett. libero del popolo
(2) lett. senza mundio, ossia senza la tutela di un padrone
(3) assemblea degli uomini liberi in armi
(4) asticella appuntita (pungolo, punta)  
(5) freccia
(6)
voto, ossia ciò che è pronunciato
(7) semilibero 

Testo originale in latino tardo con incorporati alcuni longobardismi:

224 De manomissionibus. Si quis servum suum proprium aut ancillam suam liberos dimettere voluerit, sit licentia, qualiter ei placuerit. Nam qui fulcfree et a se extraneum, id est amund, facere voluerit, sic debit facere. Tradat eum prius in manu alteri homines liberi et per gairethinx ipsum confirmit; et ille secundus tradat in tertium in eodem modo, et tertius tradat in quartum. Et ipse quartus ducat in quadrubium et thingit in gaida et gisil; et sic dicat: de quattuor vias, ubi volueris ambulare, liberam habeas potestatem. Si sic factum fuerit, tunc erit amund, et ei manit certa libertas: postea nullam repetitionem patronus adversus ipsum aut filiûs eius habeat potestatem requirendi. Et si sine heredes legetimûs ipse, qui amund factus est, mortuus fuerit, curtis regia illi succidat, nam non patronus aut heredes patroni.
Item alio kap. (II).
Similiter et qui in pans, id est: in votum regis, demittitur, ipsa lege vivat, sicut et qui amund factus est.
Item alio kap. (III).
Item que fulcfree fecerit et quattuor vias ei dederit, et amund a se, id est extraneum, non fecerit, talem legem patronus cui ipso vivat, tamquam si cum fratrem aut cum alio parente suo libero langobardo: id est, si filiûs aut filias legitimas, qui fulcfree factus est, non demiserit, patronus succidat, sicut supter scriptum est.
Item alio kap. (IV).
Item qui aldium facere voluerit, non illi dit quattuor vias. Haec sunt quattuor genera manumissionum. Tamen necesse est propter futuri temporis memoriam, ut qualiter liberum aut liberam thingaverit, ipsa manumissio in cartolam libertatis commemoretur. Et si cartolam non fecerit, tamen libertas ei permaneat.

Commenti:

Etimologia di aamund "indipendente" (var. haamund, amund):
Il prefisso aa-, poco frequente in antico alto tedesco, è comune in antico inglese. Sbaglia Giovanna Princi Braccini a credere che sia dal proto-germanico *aiwo: "legge". Il suo errore è concettuale. Colui che è aamund è liberato dal suo tutore, quindi è indipendente, come il testo di Rotari spiega in modo ben chiaro. Non è sotto la tutela della legge, come vorrebbe la Princi Braccini: il mundio è sempre detenuto da una persona, non da un concetto astratto. I romanisti sembrano del tutto incapaci di comprendere i concetti fondanti del mondo germanico.

Etimologia di pans "votum regis":
Il vocabolo longobardo è dalla stessa radice dell'antico alto tedesco ban, pan "comando", bannan "fissare il giorno del giudizio" (< "proclamare", "comandare", "richiedere"), con un suffisso -s che si trova anche altrove, ad esempio in gairethinx. Sorprende che la cosa non sia stata compresa. Le etimologie false e macchinose non mancano di certo.  

IN PANS, IN ANTAIS, IN FREALSES CHARTOLA: la preposizione IN regge nella maggior parte dei casi l'accusativo, come anche avviene nel testo latino (in votum, in cartolam). Esistono però contesti in cui questa preposizione regge il dativo, come mostrato dall'uso dell'antico alto tedesco.

Il latino tardo del documento mostra alcune interessanti peculiarità. Si noti quadrubium per quadruvium, quadrivium. Abbiamo accusativi plurali in -us anziché in -os per nomi della II declinazione. I congiuntivi presenti (III sing.) sono spesso in -it anziché in -et per i verbi in -are: es. dit per det; confirmit per confirmet, etc.

giovedì 28 settembre 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UN INCANTESIMO PER TROVARE UN LADRO

Testo in longobardo (ricostruito), con introduzone in latino:

DE FURTU. ACCIPE CRIBRUM. NIM AIN SIP ANDI STICH IN IN MITTAN THAR THUR AINA SPINNILON. THAR AN AIN ANASPIN STICH. ANDI CHIP THAZ ZUAINE ZO ABAN UF THEN FINGARON, GAHIN AINANDER. ANDI PISTALLI ALLE THE INNA ZO THANNA THU THIH THEMO THEUPE FERSIHIS. ANDI SPRICH GUIDER IN. "ER IST INNA, THER THAZ FERSTAL." THER ANDER SPRECHE: "ER NI IST." THIU GORD SPRICH THRISTUND. ANDI SPRICH THANNA: "NU SATTZI IZ GOD UF THEN RECTISCOLON ANDI LAHI THANNA AIN SALZ UF THAZ SIP". IN THEMO NAMON THES FADER. IN THEMO NAMON THES SUNIES. IN THEMO NAMON THES AILAGON CAISTES. IN THEMO NAMON ALLERO AILAGONO. IN THEMO NAMON THES AILAGON CRUCES. ANDI SPRICH THANNA THIUS GORD. IN CRUCIS GUISU.   

Trascrizione fonologica (semplificata):

/de 'furtu. 'atstsipe 'kribrum. 'nim ain 'sip andi 'stiç 'i:n in 'mittan 'θar θur 'aina 'spinnilo:n. θar 'an ain 'anaspin 'stiç. andi 'kip θats 'tswaine tso: 'aban u:φ θe:n 'fingaron gaxin ain'ander. andi pi'stalli 'alle 'θe: 'inna tso: θanna 'θu: θiç θɛmo 'θeupe fer'sihis. andi 'spriç gwider 'i:n : "'ɛr ist 'inna, 'θɛr θats fer'stal". θɛr 'ander 'spreççe : "ɛr ni 'ist." θiu 'gɔrt 'spriç 'θri:stund. andi 'spriç 'θanna : "nu: 'satstsi its 'gɔd u:φ θɛn 'rɛkti'skɔlon andi 'laxi 'θanna ain 'salts u:φ θats 'sip". in θɛmo 'namon θɛs 'fader. in θɛmo 'namon θɛs 'sunies. in θɛmo 'namon θɛs 'ailagon 'kaistes. in θɛmo 'namon 'allero 'ailago:no. in θɛmo 'namon θɛs 'ailagon 'kru:tses. andi 'spriç 'θanna θius 'gɔrd. in 'kru:tsis 'gwi:su./  

Traduzione:

Per il furto. Prendi un crivello. Prendi un setaccio infilzaci dentro un fuso poi conficca un altro fuso e fai in modo di averne due sulle dita l’una contro l’altra. e ordinali tutti(1) dentro fino a che non osservi il ladro e pronuncia (l'incantesimo) contro (di loro): "(egli) è dentro, colui che ha rubato."
L’altro dica: "egli non è." Queste parole dille tre volte. E di’: "ora Dio prendi il vero colpevole e metti del sale sul setaccio." Nel nome del Padre nel nome del Figlio, nel nome dello Spirito Santo.
Nel nome di tutti i Santi. Nel nome della Santa Croce. E di’ queste parole facendo la croce.

(1) Si tratta dei sospettati del furto, fatti entrare nella stanza.

Testo di partenza in medio alto tedesco (bavarese, XIII sec.):

De furtu. Accipe cribrum. Nim ein sip vnd stich en miten da durch ein spinnelen. da an ein enspin stech. vnd gib daz zvein ze haben. vf den vingeren gegen ein andr. vde be stelle alle die hinz den dv dich der diube versehest.
vnd spirch wider ein. Er ist hinne der daz hat ver stolen Der ander sprech ern ist. Diu wort sprechen dri stunt. vnd sprich den nv seze ez got uf den reht shvldeger vnd lege den ein salz uf daz sip. in dem namen des vatr.
in dem namen des svns. In dem namen des heiligen geistes.
In dem namen aller heiligen. In dem namen des heilegen cruces. Vnd sprich den disiu worte. In crucis wise.

Cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004.

Commenti: 

Eleonora Cianci ha pubblicato nel 2014 un interessante lavoro sull'incantesimo bavarese: De furtu. Il più antico incantesimo di area tedesca per riconoscere il ladro: identità e contesto culturale («Itinerari» 4). Questo è l'url da cui è possibile consultare e scaricare l'opera in questione:


Si nota che nel lavoro del 2014 l'autrice ha rivisto alcune sue interpretazioni, correggendo tra l'altro l'errata interpretazione di "sprech ern ist".

Nella società degli antichi Germani simili sistemi per individuare i ladri erano molto diffusi. Mi rendo conto che al giorno d'oggi tutto questo può sembrare ridicolo, eppure le cose stavano così. Ancora all'epoca della Riforma Protestante in Islanda erano sopravvissute formule magiche per identificare i colpevoli dei furti e per ritrovare il maltolto, e non di rado in questi rituali ricorrevano ancora i nomi di Odino e di Thor, nonostante si fosse in pieno XVI secolo. La formula bavarese resa in longobardo ricostruito è cristianizzata, pur conservando intatti concetti pagani. Sarà mia cura raccogliere altro materiale di questo genere, tradurlo e pubblicarlo. È un vero peccato che l'interesse del mondo accademico per questi argomenti sia davvero debole.

mercoledì 27 settembre 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UN INCANTESIMO PER LE FERITE

Testo in longobardo (ricostruito): 

IN THEMO NAMON THES FADER ANDI THES SUNIES ANDI THES AILAGON CAISTES. AMEN. THRI GODE PRODER GENGUN AINAN GUECH: THAR PIQUAM IN UNSER FRAO IESUS CHRIST ANDI SPRACH: «GUANNA FARET IR THRI GODE PRODER?». «FRAO, GUIR FAREN ZO AINEMO PERGHE ANDI SOCHIEN AIN CHRUT THERO CAUALDES THAZ IZ GOD SI ZO ALLERU SLACTU UNDONO, SIU SI CASLAGAN EDO CASTOCHAN EDO SUA GUARI FONA SIU SI».
THAU SPRACH UNSER FRAO IESUS CHRIST:
«QUEMET ZO MIR, IR THRI GODE PRODER, ANDI SUARIET MIR PI THEMO CRUCE GODON, ANDI PI THERU MILUCH THERO MAGADI SANCTE MARION, THAZ IR IZ NI ELET NOH LAUN ANTPHAHET, ANDI FARET INNA ZO THEMO MONTE OLIVETO ANDI NEMET OLEO THES OLEOPAUMES ANDI SCAPHULLA ANDI LAHIET THIU OBER THEA UNDA ANDI SPRECHET: "AL SUA THER IUDEO LONGINUS THER UNSERAN FRAON IESUM CHRISTUM STACH IN THEN SIDON MIT THEMO GAIRE, THAZ NI AITRIDA NIGUECT, NOH CAUAN ITTZA, NOH NI SUAR, NOH NI PLOTIDA ZO FILE, NOH NI FULIDA; AL SUA TO THIUS UNDA, THIU NI PLOTI NIGUECT NOH NI FULI, THIU IH CASEHINDA. IN THEMO NAMON THES FADER ANDI THES SUNIES ANDI THES AILAGON CAISTES. AMEN. SPRICH THAZ SEHIN THRISTUND ANDI AL SUA MANAGON PATERNOSTER, ANDI TO NIGUECT MAIR ALLAZ ER CASCRIBAN SI"».    

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/in 'θεmo 'namon θεs 'fader andi θεs 'sunies andi θεs 'ailagon 'kaistes. 'a:men. 'θri: 'go:de 'pro:der 'ge:ngun 'ainan 'gwεkh : 'θar pi'khwam 'i:n 'unser 'frao 'je:sus 'krist andi 'spraχ : «'gwanna 'faret ir 'θri: 'go:de 'pro:der?». «'frao gwir 'fare:n tso: 'ainemo 'pεrge andi 'so:xje:n ain 'khru:t θεro ka'waldes θats its 'go:d 'si: tso: 'alleru 'slaktu 'undo:no, siu 'si: ka'slagan εdo ka'stɔχan εdo swa: 'gwa:ri 'fɔna siu 'si:». θau 'spraχ 'unser 'frao 'je:sus 'krist : «'khwεmet tso: 'mir, ir 'θri: 'go:de 'pro:der, andi 'swarjet 'mir pi θεmo 'kru:tse 'go:don, andi pi θεru 'miluχ θεro 'magadi 'sankte ma'ri:o:n, θats 'irits ni 'εlet noχ 'laun ant'pha:het, andi 'faret 'inna tso: θεmo 'monte oli've:to andi 'nεmet 'oleo 'oleopaumes andi 'ska:φulla andi 'laxjet θiu ɔber θea 'unda andi 'sprεççet: "'al swa: θεr 'iu:deo lon'gi:nus 'θεr 'unseran 'fraon 'je:sum 'kristum 'staχ in θe:n 'si:do:n mit θεmo 'gaire, θats ni 'aitrida 'nigwεkt, nɔχ ka'wan 'itstsa, nɔχ ni 'swar, nɔχ ni 'plo:tida tso: 'file, nɔχ ni 'fu:lida; 'al swa: 'to: θius 'unda, θiu ni 'plo:ti 'nigwεkt nɔχ ni 'fu:li, θiu iç ka'sexinda. In θεmo 'namon θεs 'fader andi θεs 'sunies andi θεs 'ailagon 'kaistes. 'a:men. 'spriç θats 'sεxin 'θri:stund andi 'al swa: 'managon pater'nɔster, andi 'to: 'nigwεkt 'mair 'allats 'e:r ka'skriban 'si:/   

Traduzione: 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Tre pii fratelli camminavano su una strada, allora li incontrò nostro Signore Gesù Cristo e disse: “Dove andate, voi tre fratelli pii?”, “Signore, noi andiamo su una montagna e cerchiamo un’erba che sia potente e buona per tutti i tipi di ferite, siano esse colpite o di punta o di qualunque genere esse siano”.
Allora disse il nostro Signore Gesù Cristo: “Venite da me, voi tre pii fratelli e giuratemi sulla santa croce e per il latte della vergine Santa Maria che voi non lo terrete nascosto per voi, né prenderete ricompensa e andate lì al monte Uliveto e prendete olio di olivo e lana di pecora e metteteli sopra la ferita e dite così: così come l’ebreo Longino che colpì il nostro Signore Gesù Cristo nel fianco con una lancia, che non fece pus, non si infiammò, non dolse, non sanguinò molto e non imputridì, così fa’ anche che questa ferita che io ho benedetto non sanguini né marcisca.”
Nel nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Di’ questa benedizione tre volte e altrettanti Padre Nostro e non fare mai più quanto è stato scritto qui.

Testo di partenza in medio alto tedesco (bavarese, XII sec.): 

In dem namen des vater und des suns und des hailigen gaistes. âmen. Drî guot pruoder giengen ainen wech: dâ bechom in unser hêrre Jhêsus Christus und sprach “wanne vart ir dri guot pruoder?” Herre wir varn zainem perge und suochen ain chrût der gewaltes daz iz guot sî zaller slath wnden, si sî geslagen oder gestochen oder swâ von si si”. dô sprach unser hêrre Jhêsus Christ “chomet zuo mir, ir drî guot pruoder, und swert mir bî dem crûce guoten, und bi der milch der maide sanct marien, daz irz enhelt noch lôn emphâhet, und vart hinz zuo dem mont olivêt unde nemt ole des olepoumes und scâphwolle und leget die uber die wndin und sprechet “alsô de Jud longinus der unsern hêrren Jhêsum Christum staech in die sîten mit dem sper, daz eneitert nith, noch gewan hitze, noch enswar, noch enbluotet zevil, noch enfuelt: alsô tuo disiu wnde, diu enbluot nith noch enfuoel, die ich gesent hab. In dem namen des vaters und des suns und des hailigen gaist. âmen”.
sprich den segen drîstunt und alsô manigen pâternoster, und tuo nith mêr, wan als hie gescriben sî.

Per maggiori informazioni cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004. 

Commenti: 

A parer mio la traduzione corretta del brano è “Signore, noi andiamo su una montagna e cerchiamo un’erba che sia potente e buona per tutti i tipi di ferite”. La Cianci traduce erroneamente con “Signore, noi andiamo su una montagna e cerchiamo un’erba che è potente e buona per tutti i tipi di ferite”. Sembra una cosa da nulla, ma non è così. Infatti il testo bavarese implica che i tre fratelli non conoscano l'erba miracolosa e che la stiano cercando. Scondo la traduzione della Cianci, sembra invece che essi sappiano bene di che erba si tratta e che la cerchino con cognizione di causa, venendo quindi dissuasi da Cristo, che li guida verso un altro rimedio, più gradito a Dio. 

Si noti il divieto di reiterare il rituale una volta eseguito, caratteristica che ricorre anche in altri casi. La cosa suona strana ai moderni, ma ha una sua logica. Per i Germani cristiani, quando un rimedio era creduto opera diretta di Dio e proveniente dalle sue stesse parole, ripeterlo implicava mancanza di fede. Si credeva quindi che la violazione provocasse l'ira divina. Occorre sempre astenersi dall'attribuire al passato categorie moderne. Cristo era visto dai popoli germanici come un guerriero, non come lo immagina Bergoglio. 

Mentre diversi testi magici del XI-XII sec. mostrano ancora le caratteristiche dell'antico alto tedesco, qui abbiamo un esempio di una fase successiva della lingua. Il medio alto tedesco è molto evolutivo nella fonetica ed è pieno di contrazioni. Così la forma swâ viene da un precedente svâr, che è a sua volta da sô wâr e non corrisponde quindi al longobardo ricostruito SUA /swa:/, a dispetto della sua omofonia, ma a SUA GUARI, letteralmente "così invero". Occorre fare molta attenzione o si può giungere a conclusioni fuorvianti. La lingua tedesca moderna è cambiata molto rispetto al medio alto tedesco, eliminando un grandissimo numero di forme contratte e assumendo un aspetto più rigido. Il linguaggio dei cantori medievali era più libero e poetico, ma anche più difficile. Non è improbabile che a causare questo mutamento nella fase del tedesco moderno sia stata la necessità di porre rimedio alle ambiguità che pullulavano a causa dell'usura fonetica.

domenica 24 settembre 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UNA FORMULA PER BENEDIRE LA CASA CONTRO IL DIAVOLO

Testo in longobardo (ricostruito), con introduzione in latino: 

AD SIGNANDUM DOMUM CONTRA DIABOLUM. GUELA, GUECT, THAZ THU GUAIST, THAZ THU GUECT AISSIST, THAZ THU NI GUAIST NOH NI CHANST QUEDAN CNOSPINCHI. 

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/ad sig'nandum 'domum kontra 'djabolum. 'gwɛla, 'gwɛkt, θats 'θu: 'gwaist, θats 'θu: 'gwɛkt 'ais̪s̪ist, θats 'θu: ni 'gwaist 'nɔχ ni 'khanst 'khwɛdan 'knɔspinki/   

Traduzione:

Per benedire la casa contro il diavolo.
Bene, spirito, che tu sappia che sei chiamato spirito.
Che tu non sappia né possa pronunciare incantesimi.

Testo di partenza in antico alto tedesco (alemannico, X sec.), con introduzione in latino:

Ad signandum domun contra diabolum. Uuola, uuiht, taz tu uueist, taz tu uuiht heizist,
Taz tu neuueist noch nechanst chedan chnospinci.

Per maggiori informazioni cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004.

Commenti:

L'unico termine che presenta notevoli difficoltà nel testo in antico alto tedesco è chnospinci, che è un hapax. Su questa bizzarra parola gli accademici si sono sbizzarriti, riuscendo a produrre una grandissimo numero di inconsistenze. Quasi tutte le interpretazioni identificano in chnospinci un nome del Diavolo, anche se anche un poppante capirebbe che questo non è possibile, dal momento che a reggere questa parola è il verbo chedan "dire", "pronunciare". Quindi lo chnospinci deve essere qualcosa che si pronuncia, come un incantesimo, una formula, una diavoleria.

Poche, confuse e inconsistenti le proposte riportate dalla Cianci. Ho trovato nel Web il lavoro di uno studioso, Giorgio Dolfini, che arriva ad accostare chnospinci alla parola beng, che nella lingua romaní indica il Diavolo, citando come esilissima prova il medio alto tedesco (alemannico) binggis "pene" e un gran numero di altre forme dialettali di simile aspetto ma dalla semantica molto vaga (es. "calcio", "protuberanza", "trascinarsi malato", "zotico", etc.). Il punto è che nel X secolo in Europa non esisteva nemmeno l'ombra di un rom o di un sinti, così chnospinci non può essere accostato a una parola romaní: la proposta implica un anacronismo e va cestinata senza pietà. Questo è l'url del lavoro di Dolfini: 


Analizzate tutte le proposte fatte finora, ne formulo una mia. Partendo dal fatto che esiste un vocabolo knop(p) "coboldo" (mai citato come *chnosp-), e che il nesso -ps- compie spessisimo metatesi in -sp-, come lo stesso Dolfini ammette, arrivo a ricostruire la forma come composto criptico, ormai oscuro, formato da knop- e da singan, sincan "cantare", anche con l'accezione di "incantare". Così da un più antico *chnop-sinci "canto del demonio", "incantamento", sarà derivato chnospinci - per quanto la formazione posa apparire peculiare.

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UN INCANTESIMO PER I CANI E PER LE CAGNE

Testo in longobardo (ricostruito): 

CHRIST CAPORAN GUARD AIR ULF EDO THEUP. THAU GUAS SANCTE MARTIN CHRISTES IRDI. THER AILAGO CHRIST ANDI SANCTE MARTIN THER CAUERDO GUALDAN IUTAGU THERO UNDO, THERO ZAUHONO, THAZ IN ULF NOH ULPHA ZO SCADIN GUERDAN NI MAHI, SUA GUARA SUA CALAUFEN GUALDES EDO AIDU. THER AILAGO CHRIST ANDI SANCTE MARTIN THER FRUMIE MIR SE IUTAGU ALLE ERA AIM CASUNDE.

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/'krist ka'pɔran 'gward air 'ulf ɛdo 'θeup. θau 'gwas 'sankte 'martin 'kristes 'irdi. θɛr 'ailago 'krist andi 'sankte 'martin θɛr ka'wɛrdo 'gwaldan 'iutagu 'θɛro 'undo, 'θɛro 'tsauho:no, 'θats in 'ulf nɔχ 'ulpha tso: 'skadin 'gwɛrdan ni 'maxi, swa: 'gwara swa: ka'lauφe:n 'gwaldes ɛdo 'aidu. θɛr 'ailago 'krist andi 'sankte 'martin θɛr 'frumje mir se: 'iutagu 'alle 'ɛra 'aim ka'sunde/  

Traduzione: 

Cristo nacque prima del lupo o del ladro. Allora San Martino era il pastore di Cristo. Il Santo Cristo e San Martino si degnino oggi di proteggere i cani e le cagne, in modo che né i lupi né le lupe li possano danneggiare dovunque essi vadano nel bosco o per la strada o nella landa. Il Santo Cristo e San Martino mi concedano che oggi tornino tutti sani e salvi a casa.

Testo di partenza in antico alto tedesco (bavarese, X sec.):

Christ uuart gaboren er uuolf ode diob. do uuas sancte Marti Christas hirti.
Der heiligo Christ unta sancte Marti der gauuerdo uualten hiuta dero hunto, dero zohono, daz in uuolf noh uulpa za scedin uuerdan nemegi, se uuara se geloufan uualdes ode uueges ode heido. Der heiligo Christ unta sancte Marti de frumma mir sa hiuto alla hera heim gasunta. 

Per maggiori informazioni cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004.

Commenti:

Questa formula è spesso ritenuta di origine pagana. Si può trovare un indizio a favore di un'antica origine poetica dalla presenza di assonanze e di allitterazioni - seppur imperfette - che la Cianci evidenzia (Marti / hirti, etc.). Si può rimarcare tuttavia un fatto ben più concreto: come tutti sanno, ladri e lupi esistevano ben prima della nascita di Cristo e di San Martino. La possibilità che nel testo bavarese Christ abbia sostituito Uuotan (Godan in longobardo) deve essere presa in considerazione, anche se dobbiamo comunque sospettare l'origine cristiana della semantica di hirti "pastore". Infatti per i Germani pagani "pastore" non poteva essere attributo di una divinità. Nel sito di una comunità odinista, è riportata una versione rimaneggiata in cui in luogo di Christ si trova Uuotan e in luogo di Sancte Marti si trova Hirmin.


Il sito ha come fondamento l'opera di Theodor Georg Von Karajan, risalente al Reich Millenario, epoca in cui gli autori erano molto approssimativi e si prendevano qualche libertà di troppo nel riportare i testi. I gestori di Wodanserben.de hanno riportato anche un grave refuso dovuto alla cattiva lettura della lettera s, che è stata resa erroneamente con f: *gafunda anziché gasunda. Non mancano altre discrepanze nella trascrizione, che in alcuni casi si ripercuotono nell'interpretazione. Questi errori risalgono sempre allo stesso Von Karajan, che non conosceva molto bene l'antico alto tedesco.

Tornando al testo bavarese, tra le forme notevoli spesso fraintese notiamo le seguenti:

1) der gauuerdo uualten "che si degni di proteggere". Chiaramente gauuerdo è un verbo, per la precisione un ottativo, III pers. sing., di cui il pronome der è soggetto. Inoltre uualten è un infinito, non un ottativo III pers. pl. come invece voleva il Von Karajan. Si noti che Cristo e San Martino hanno una concordanza singolare in questa frase.

2) za scedin "al danno". Questo scedin è il dativo singolare di scado "danno" (tedesco moderno Schaden), che mostra una peculierità eccezionale: l'Umlaut, che di solito non è prodotto dalla desinenza -in del dat. sing. dei maschili deboli. Questo è un notevole arcaismo. Il longobardo ha sostituito quasi sempre questo -in con -on per livellamento (es. Lupecinon), ma in alcuni casi come questo supponiamo che abbia conservato la desinenza originale. A parer mio erra la Cianci a ritenere scedin una forma verbale. La locuzione verbale è za scedin uuerdan, alla lettera "al danno divenire", ossia "danneggiare".

3) se uuara se "dovunque". Ha ragione la Cianci e ha torto Von Karajan. La forma più attestata con questo significato è sô uuara sô. Si noterà che Von Karajan restituisce sô uuara siu, interpretando il secondo se come forma atona del pronome siu "essi". Non credo che sia necessario, anche perché bisognerebbe provare che la forma sô uuara possa reggere da sola col senso di "dovunque". Tuttavia, mentre sô uuara sô è glossato con "quocumque, ubicumque", sô uuara è glossato con "posteriora"

4) alla "tutti". Una forma di una banalità sconcertante, che sta per il più comune alle. Erra gravemente il Von Karajan a risolverlo in alsô, peccando di fantasia eccessiva (cosa assai comune nel suo contesto).

Altra cosa interessante è Sancte Marti (scritto Sce Marti nel manoscritto): è evidente che Sancte è tratto dal vocativo latino, poi cristallizzato. Notevole è anche Marti senza alcuna traccia della nasale finale.

domenica 19 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: DUE INCANTESIMI PER LE API

Primo testo in longobardo (ricostruito):

CHRIST, IMPI IST UZZE! NU FLIUH THU, FIO MINAZ, ERA FREDO FRAUNO IN GODES MUND, AIM ZO QUEMAN CASUND. SITZI, SITZI, PIA, INPAUT THIR SANCTA MARIA. ORLAUP NI ABE THU: ZO ULZE NI FLIUH THU, NOH THU MIR NI ANDRINNES, NOH THU MIR NI ANDUINNES. SITZI FILO STILLO, GUERCHI GODES GUILION. 

Trascrizione fonologica (semplificata):

/'krist, 'impi ist 'u:tstse! nu 'fliuχ 'θu:, 'fio 'mi:nats, 'ɛra 'fredo 'frauno in 'gɔdes 'mund, 'aim tso: 'khwɛman ka'sund. 'sitstsi 'sitstsi 'pi:a, in'paut θir 'sankta ma'ri:a. 'ɔrlaup ni 'abe 'θu:, tso: 'ultse ni 'fliuχ 'θu:, nɔχ 'θu: mir ni and'rinne:s nɔχ 'θu: mir ni and'winne:s. 'sitstsi 'filo 'stillo, 'gwɛrxi 'gɔdes 'gwiljon./ 

Traduzione:

Cristo, lo sciame è fuori! ora mio sciame vola qui nella pace del Signore, nella protezione di Dio, per tornare sano a casa. Posati, posati ape, te lo ordinò Santa Maria.
Che tu non abbia il permesso, non volare nel bosco, non sfuggirmi e non allontanarti da me. Posati tranquilla, fai la volontà di Dio.

Testo di partenza in antico alto tedesco (francone renano, X sec.):

Krist, imbi ist hucze! nu fliuc du, uihu minaz, hera fridu frono in godes munt, heim zi comonne gisunt. sizi, sizi, bina: inbot dir sancte Maria.
hurolob nihabe du: zi holce nifluc du, noh du mir nindrinnes, noh du mir nintuuinnest.
sizi uilu stillo, vuirki godes uuillon.

Per approfondimenti rimando al lavoro di Eleonora Cianci (2004).

Commenti:

In protogermanico esistevano le due varianti *imbja- e *umbja- per indicare lo sciame d'api. Mentre in antico inglese è usata la forma con -u- (anglosassone ymbe), nell'area alto tedesca si trova la forma con -i-. L'attestazione degli antroponimo longobardi IMPO e IMPERT (< *IMPIPERT) conferma la forma ricostruita IMPI.

A.a.t in godes munt "nella protezione di Dio": si noti l'uso del ben noto termine giuridico comune al longobardo, tipico del diritto germanico. 

Si osserva che la formula longobarda ricostruita ha una rima in SITZI SITZI PIA, INPAUT THIR SANCTA MARIA, che manca nella formula di partenza, dato che la parola francone per "ape" suona bina, che non rima con Maria. In un altro caso si ha una rima in entrambe le versioni: longobardo ricostruito NI ANDRINNES - NI ANDUINNES : francone renano nindrinnes - nintuuinnest. Longobardo ricostruito ANDRINNAN "allontanarsi" è formato a partire da RINNAN "correre", mentre ANDUINNAN "fuggire" corrisponde a a.a.t. intwinnan, da winnan < *winnanan "lottare", nei composti "spingere, allontanare". Per contro in un altro verso vi è una rima imperfetta nel testo in longobardo ricostruito: STILLO - GUILION : francone renano stillo - guillon

Secondo testo in longobardo (ricostruito): 

GUIDER IMPI, NIM ERDA, OBERUERF MIT THINERU ZESUON ANDI, UNDAR THINEMO ZESUON FOZI, ANDI QUID:  

   FAHU IH UNDAR FOZ, FUNDI IH IZ
   GUAZ, ERDA MACH GUIDER ALLERO GUECTO CAUELICHA  
   ANDI GUIDER ANADON ANDI GUIDER AAMINDI 
   ANDI GUIDER THEA MICHILON MANNES ZUNCON.  
ANDI MIT THIO FERUERF OBER CREUS, THARANA THEO SUARMIAND, ANDI QUID:
   SITZI THU, SICHEUIP, SINCH ZO ERDU
   NI AI THU GUILDIS ZO GUIDON FLEUGAN
   GUIS THU SUA CAMUNDIGA MINES GODES
   SUA IST MANNISCO CAUELIH MATZES ANDI ODELES.

Trascrizione fonologica (semplificata):

/gwider 'impi, 'nim 'ɛrda, ɔber'wɛrφ mit 'θi:neru 'tsɛswo:n 'andi undar 'θi:nemo 'tsɛswon 'fo:tsi, andi 'khwid :
'fa:hu iç undar 'fo:ts, 'fundi iç 'its  
'gwats, 'ɛrda 'maχ gwider 'allero 'gwɛkto ka'wɛli:çça 
andi gwider 'anadon andi gwider 'a:mindi
andi gwider θea 'miççilo:n 'mannes 'tsunko:n
andi mit 'θio fer'wɛrφ ɔber 'kreus̪, θa:r'ana θeo 'swarmjand, andi 'khwid :
'sitstsi 'θu: 'sixewi:p, 'sinkh tso: 'ɛrdu 
ni 'ai θu: 'gwildi:s tso: 'gwidon 'fleugan
'gwis 'θu: swa: ka'mundi:ga 'mi:nes 'go:des
swa: ist 'mannisko ka'wɛli:ç 'matstses andi 'o:deles/ 
 

Traduzione: 

Contro uno sciame d'api, prendi della terra, gettala con la tua mano destra sotto il tuo piede destro e di':
    Io prendo sotto il piede, là ho trovato ciò.
    Che abbia potere la Terra contro tutte le creature,
    e contro la malizia e contro la dimenticanza
    e contro la grande lingua di un uomo.
E con ciò, getto la ghiaia sopra, dove esse sciamano, e dichiara:
    Siediti, donna vittoriosa,  affonda fino a terra!
    Non volare mai via nei boschi.
    Sii tu così grata del mio beneficio,
    Come ogni umano lo è del cibo e della patria. 

Testo di partenza in anglosassone: 

Wið ymbe, nim eorþan, oferweorp mid þinre swiþran handa under þinum swiþran fet, and cwet:
    Fo ic under fot,    funde ic hit.
    Hwæt, eorðe mæg    wið ealra wihta gehwilce
    and wið andan    and wið æminde
    and wið þa micelan   mannes tungan.
And wiððon forweorp ofer greot, þonne hi swirman, and cweð:
    Sitte ge, sigewif,   sigað to eorþan!
    Næfre ge wilde  to wuda fleogan.
    Beo ge swa gemindige   mines godes,
    swa bið manna gehwilc   metes and eþeles. 

Commenti:

Mentre la prima formula è interamente cristianizzata, la seconda è di chiara origine pagana senza alcun adattamento alla nuova religione. C'è qualcosa di profondamente ambivalente: se nel testo cristianizzato l'ape è amica e cara a Maria, a Cristo e a Dio Padre, si vede che nel testo pagano l'ape è sinistra e nemica, capace di dare all'uomo grandi benefici col suo miele e con l'idromele che se ne ricava, eppure ingrata e potenzialmente pericolosa. Si noterà che in anglosassone esisteva già l'uso di dare del voi (con verbo a volte al plurale e a volte al singolare, in modo incostante), mentre il longobardo ricostruito ha soltanto l'uso del tu, che sia per rivolgersi a un servo, a un semilibero, al Duca, al Re, alla Regina, a Godan o allo stesso Cristo. In antico alto tedesco le prime testimonianze dell'uso del voi risalgono a Otfrid (X sec.). Il fastidioso Sie del tedesco moderno era del tutto sconosciuto e risale ad epoca abbastanza recente. 

Ags. under può reggere il dativo e l'accusativo, come in a.a.t.; è usato col dativo in under þinum swiþran fet, mentre compare con l'accusativo poco dopo in under fot. Abbiamo mantenuto questo uso in longobardo ricostruito.

Ags. andan "malizia; ira invidia" (acc.): questo sostantivo maschile è identico ad a.a.t. anado, anto "ira"

Ags. æminde "dimenticanza": stesso identico prefisso aa- del longobardo attestato aamund "libero, senza tutela" (< protogermanico *æ:-). 

Ags. sigað /'si:ɣað/ "affondate" (imp.): il verbo deriva da *si:ɣanan e corrisponde a a.a.t sīgan "gocciolare", longobardo ricostruito SIGAN /'si:gan/ "gocciolare". Un verbo imparentato è *si:xwanan "filtrare", a.a.t. sīhan, longobardo ricostruito SIHAN /'si:han/. Abbiamo ritenuto opportuno usare longobardo ricostruito SINCHAN /'sinkhan/ "affondare" (intr.), SANCHIAN /'sankhjan/ "affondare" (tr.), "sommergere", di ottima tradizione germanica.

mercoledì 15 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UNA FORMULA PER GUARIRE L'ESCRESCENZA DELL'OSSO

Testo in longobardo (ricostruito), con istruzioni in latino:

CONTRA OBERPAIN.
LIGNUM DE SEPE UEL ALIUNDE SUMPTUM PONE SUPER OBERPAIN FACIENS CRUCEM ET TER DICENS PATER NOSTER, ADDITIS HIS TEUTONICIS UERBIS: 

IH PISUARIU THIH, OBERPAIN, PI THEMO ULZE, THA THER ALMACTIGO GOD AN ORSTERPAN GUILDA THUR MANNISCON SUNDAS, THAZ THU SUINIST ANDI IN AL SUACCHOST.
SI HOC TRIBUS DIEBUS DILUCULO FECERIT, OBERPAIN EUANESCERE CITIUS UIDEBIS.  

Trascrizione fonologica (semplificata):

/'kontra 'ɔberpain.
'lignum de 'sepe vel a'ljunde 'sumptum 'pone super 'ɔberpain 'fatsjens 'krutsem et 'ter 'ditsens 'pater 'noster, 'additis is teu'tonitsis 'verbis :
iç pi'swarju θiç 'ɔberpain pi θɛmo 'ultse, 'θa: θɛr al'makti:go 'gɔd an or'stɛrpan 'gwilda θur 'mannisko:n 'sundas, θats θu: 'swi:nist andi in 'al 'swaχχo:st.
si 'ok 'tribus di'ebus di'lukulo 'fetserit, 'ɔberpain evan'essere 'tsitsjus vi'debis/ 

Per la pronuncia delle parole latine in questo genere di formule rimando a quanto specificato a proposito dell'incantesimo per curare la paralisi del cavallo

Traduzione: 

Contro il soprosso. Metti sopra il soprosso il legno di una siepe o ricavato da qualche altra parte, facendo una croce e dicendo tre Padre nostro, aggiungendo queste parole tedesche: ti scongiuro, soprosso, per il legno sul quale Dio onnipotente volle morire per i peccati degli uomini, che tu sparisca e ti indebolisca completamente. Se farai questo per tre giorni all’alba, vedrai presto sparire il soprosso.

Testo di partenza in antico alto tedesco (latino-francone, XII sec.):

Contra uberbein.
Lignum de sepe uel aliunde sumptum pone super uberbein faciens crucem et ter dicens pater noster, additis his teutonicis uerbis: Ih besueren dich, uberbein, bi demo holze, da der almahtigo got an ersterban wolda durich meneschon sunda, daz du suinest unde in al suacchost*.
Si hoc tribus diebus diluculo feceris, uberbein euanescere citius uidebis. 

*Altri riportano suachost.

Per approfondimenti rimando al lavoro di Eleonora Cianci (2004).

Commenti: 

Il termine francone ersterban "morire" è ben attestato nei testi in a.a.t.: irstërban, urstërban, arstërban e anche senza prefisso, stërban, stërpan. Il prefisso er-, ir-, ar-, ur- deriva dal protogermanico *uz- (gotico us-, uz-). Queste variazioni vocaliche sono state causate dal rotacismo dell'antica sibilante sonora, che ha prodotto un precoce Umlaut (senza relazione alcuna con quello causato da -i- atona). In longobardo ricostruito è OR-, ER- (cfr. ERRAHIT "paralizzato") se atono (nei verbi), mentre è OR- se tonico (nei sostantivi). Si noterà che uno dei più nobili termini giuridici del latino medievale, ordalium "giudizio di Dio", permette di ricostruire la forma longobarda ORDAIL /'ɔrdail/, variante ORDALI /'ɔrda:li/ < *uz-daili(ja)-. La radice da cui il composto deriva dà invece longobardo ricostruito TAIL "parte" (la sonora d- si conserva in taluni casi nei composti). In a.a.t si ha urteil, variante urteili "giudizio, sentenza". Anche il tedesco moderno mantiene la forma Urteil, con vocale /u/.

Il termine francone suinest deriva dalla protoforma germanica *swi:nanan "sparire". Esiste anche una protoforma *swindanan "sparire", cfr. tedesco moderno schwinden "diminuire". In longobardo ricostruito abbiamo sia SUINAN /'swi:nan/ che SUINDAN /'swindan/.

Per il termine francone sua(c)chost, cfr. a.a.t. swahhōn, swachōn "indebolirsi", tedesco moderno schwach "debole".

Nel suo lavoro, Eleonora Cianci riporta un interessantissimo testo in tedesco moderno che mostra sorprendenti analogie con quello antico, a riprova di come spesso le conoscenze umane non muoiano ma scorrano attraverso i secoli come fiumi carsici. 

Gegen das Oberbein:
Der Mond, den ich sehe, der nehme zu,
und mein Oberbein, das cih bestreiche,
Das nehme ab
Wie der Tote im Grab.
Im Namen Gottes usw.
 

Un'altra formula contro l'escresceza ossea, in latino, si deve a Ildegarda di Bingen:

Apis de calore solis est, et aestatem diligit, sed et velocem calorem habet, ita quod frigus pati non potest. Et si alicui uberbeyn crescit, aut si aliquod membrum de loco suo motum est, aut si aliqua membra contrita sunt, apes quae in vasculo suo mortuae sunt, et non vivas accipiat, et sufficienter ex eis in lineum pannum istum apibus interius consutum in baumoleo sveysze, et eumden pannum dolenti membro superponat, et hoc saepe faciat, et melius habebit.
(Physica, Liber subtilitatum diversarum creaturarum)

Si noti la parola m.a.t. uberbeyn "soprosso" presente nel testo. Un altro frammento m.a.t. è in baumoleo sveysze, che si tradurrà "nel sudore di olio d'albero". Questo "sudore di olio d'albero" è a quanto pare il semplice olio di oliva. In antico alto tedesco si aveva soltanto olei, oli "olio" (< lat. oleum). In medio alto tedesco sono comparse forme composte con boum "albero", come boumolei, boumoleum, boumoleo, boymoleo, etc. La declinazione latina non era ben compresa dai parlanti, così la forma latina ha dato origine a tutta una serie di desinenze sclerotizzate. L'opera di Ildegarda contiene moltissime parole germaniche degne di nota, incorporate nei suoi testi in latino medievale. Basta dare un'occhiata alle sue pagine per raccoglierne in gran numero: 

amsla "merlo"
  longobardo ricostruito AMPSELA 

biber "castoro" 
  longobardo ricostruito
PIPOR 

cungelm "scricciolo"
  longobardo ricostruito CHUNINGELM 

dasch "tasso" (animale) 
  longobardo ricostruito THAX 

eichorn "scoiattolo" 
  longobardo ricostruito AICHORNO 
 

gans "oca" 
  longobardo ricostruito GANS 

glimo "lucciola" (insetto)
  longobardo ricostruito GLIMO 

hamstra "marmotta"
  longobardo ricostruito AMISTRA 


harmini "ermellino" 
   longobardo ricostruito ARMO 

humbelen "ape terrestre"
  
longobardo ricostruito UMPOL 

illediso "puzzola" 
  longobardo ricostruito ILLINDISO 

isenbrado "martin pescatore"
   longobardo ricostruito ISENPRADO,
   ISARNO
 

luchs "lince" 
   longobardo ricostruito LUX

marth "martora" 
   longobardo ricostruito MARTH, MARD

mugga "pappataci, flebotomo"
   longobardo ricostruito MUCCA 

mus "topo"    
longobardo ricostruito MUS 

nachtgalla "usignolo"
  longobardo ricostruito NACTEGALA 

nebelkraha "corvo incappucciato" 
  longobardo ricostruito NEBULCRAHA 

otther "lontra" 
  longobardo ricostruito OTTAR 

rech "capriolo"
   longobardo ricostruito RAIH, RAH 

reyger "airone" 
  longobardo ricostruito ACHIRO, AHIRO 

sperwere "sparviero" 
  longobardo ricostruito SPARUARI 

spiczmus "toporagno" 
  longobardo ricostruito SPITZEMUS 

steynbock "stambecco" 
  longobardo ricostruito STAINEPOCH

swinegel "riccio" 
  longobardo ricostruito ICHIL, IHIL 

vedehoppo "upupa" 
  longobardo ricostruito GUIDEOPPHO 


vynco "fringuello"
   longobardo ricostruito FINCHO 

wachtela "gallo cedrone"
   longobardo ricostruito GUACTELA 

wasser marth "martora d'acqua" 
   longobardo GUATZEMARTH

wespa "vespa"
   longobardo ricostruito GUASPA 

wisand "bisonte" 
   longobardo ricostruito GUISAND 

wisela "donnola" 
  longobardo ricostruito GUISILA 

domenica 12 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UNA FORMULA PER GUARIRE IL MAL CADUCO

Testo in longobardo (ricostruito), con introduzione e altre parti in latino:

CONTRA CADUCUM MORBUM
ACCEDE AD INFIRMUM IACENTEM ET A SINISTRO USQUE AD DEXTRUM LATUS SPACIANS, SICQUE SUPER EUM STANS DIC TER:
THONOR THUTIGO, THEUDEUIGO! 
THAU QUAM THES TIUFOLES SUNO, UF ADAMES PRUCCON, ANDI SCHITODA AINAN STAIN ZO GUIDE. THAU QUAM THES ADAMES SUNO, ANDI SLOH THES TIUFOLES SUNO ZO AINERU STUDON. PETRUS CASANTIDA PAULUM SINAN PRODER THAZ ER ADERRUNA ADERON FERPUNDI, FERPUNDI THEN PANDON. FERSTEZ ER THEN SATANAN. ALSUA TON IH THIH UNRAINER ATHMO FRAM THISEMO CHRISTINON LICHAMON. SUA SCAIRO IH MIT THEN ANDON THEA ERDA PIRORIU. POST HEC TRANSILIAS AD DEXTRAM ET DEXTRO PEDE DEXTRUM LATUS EIUS TANGE ET DIC: STAND UF GUAZ GUAS THIR. THER GOD CAPAUT THIR IZ. HOC TER FAC ET MOX VIDEBIS INFIRMUM SURGERE SANUM. 
 

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/'kontra ka'dukum 'morbum
ats'tsede ad in'firmum ja'tsentem et a si'nistro 'uskwe ad 'dekstrum 'latus 'spatsjans, 'sikkwe super 'eum 'stans et 'dik 'ter :
'θɔnor 'θu:ti:go 'θeud'e:wi:go
θau 'khwam θɛs 'tiufoles 'suno u:φ 'adames 'prukko:n, andi 'skito:da ainan 'stain tso: 'gwide.
θau 'khwam θɛs 'adames 'suno andi 'slo:χ θɛs 'tiufoles 'suno tso: 'aineru 'stu:do:n
'petrus ka'santida 'paulum si:nan 'pro:der θats er 'a:derru:na 'a:dero:n fer'pundi, fer'pundi θe:n 'pandon. fer'ste:ts 'ɛr θɛn 'satanan. 'alswa: 'to:n iç 'θiç, 'unraine:r 'a:tmo, fram 'θisemo 'kristi:non 'li:ççamon. swa: 'skairo iç mit θe:n 'andon θea 'ɛrda pi'ro:rju. post 'ek tran'siljas ad 'dekstram et 'dekstro 'pede 'dekstrum 'latus 'ejus 'tanje et 'dik : 'stand 'u:φ, gwats 'gwas θir. θɛr 'gɔd ka'paut 'θir its. ok 'ter 'fak et 'moks vi'debis in'firmum 'surjere 'sanum/ 

Per la pronuncia delle parole latine in questo genere di formule rimando a quanto specificato a proposito dell'incantesimo per curare la paralisi del cavallo.   

Traduzione: 

Contro il morbo caduco.
Avvicinati al malato che sta disteso e, protendendo<ti> dal lato sinistro al destro e stando così sopra di lui, di’: 
Donar* Tonante, Eterno del Popolo!
Allora venne il figlio del Diavolo sul ponte di Adamo e spaccò una pietra sul legno. Allora venne il figlio di Adamo e uccise il figlio del Diavolo a un ramo.
Pietro mandò suo fratello Paolo perché legasse la runa delle vene alle vene, <la> legasse con legacci. Egli cacciò fuori Satana. Allo stesso modo faccio io con te, spirito immondo, da questo corpo cristiano, così velocemente come io tocco la terra con le mani. E tocca la terra con entrambe le mani e di’ un Padre nostro.
Dopo questo, passa a destra e tocca il piede destro dal lato destro e di’:
Alzati! Cosa avevi? Dio te lo ordinò! Fai questo per tre volte, e subito vedrai il malato alzarsi sano.

*Corrisponde a Thor, teonimo universalmente noto ai lettori. 

Testi di partenza:

1) Testo in antico alto tedesco tardo (francone renano, XII sec.):

Contra caducum morbum.
Accede ad infirmum iacentem et a sinistro vsque ad dextrum latvs spacians. sicque super eum stans dic ter.
Donerdutigo. dietewigo.
do quam des tiufeles sun. uf adames bruggon. unde sciteta einen stein ce wite. do quam der adames sun. unde sluog des tiufeles sun zuo zeinero studon. petrus gesanta. paulum sinen bruoder. da zer aderuna. aderon ferbunde pontum patum. ferstiez er den satanan. also tuon ih dih unreiner athmo. fon disemo christenen lichamen. so sciero so ih mit den handon. die erdon beruere. et tange terram utraque manu. et dic pater noster. Post hęc transilias ad dextram et dextro pede dextrum latus eius tange et dic. stant uf waz was dir. got der gebot dir ez. hoc ter fac. et mox uidebis infirmum surgere sanum.

2) Testo in antico alto tedesco tardo (bavarese, XI sec.):

pro cadente morbo
Doner dutiger
diet mahtiger
stuont uf der adamez prucche schitote den stein zemo Wite.
Stuont des adamez zun. unt sloc den tieules zun. zu der studein.
Sant peter. sante zinen pruder paulen daz er arome adren ferbunte frepunte den paten. frigezeden samath friwize dih unreiner atem. fon disemo meneschen.
zo sciero zo diu hant wentet zer erden.
ter cum pater noster. 

Per approfondimenti rimando al lavoro di Eleonora Cianci (2004).

Commenti: 

Giustamente si è visto nell'incantesimo francone renano e nel suo analogo bavarese un'eredità dell'epoca in cui i missionari cristiani combattevano contro il paganesimo dei Germani. Il tema del duello tra Cristo e Donar (Thor) si trova ben documentato. Tra i Sassoni pagani in guerra contro i Franchi era credenza comune che uno dei passatempi del dio rossochiomato fosse duellare con il dio dei cristiani. In Islanda è riportata la discussione tra un missionario e una valente poetessa, Steinunn Refsdóttir (Brennu-Njáls saga, ossia Saga di Njáll del rogo, cfr. Chiesa Isnardi). Steinunn affermò che Thor aveva sfidato a duello Cristo, chiedendosi con parole di scherno come osasse il nuovo dio confrontarsi con il dio dei Padri.

Esiste però anche un altro tema nel materiale a.a.t., che non è stato finora messo nella giusta evidenza. Nella mitologia scandinava, Thor combatte contro il gigante Hrungnir e riceve nel cranio il frammento di una cote (pietra per affilare). La maga Gróa cerca di estrarre il frammento di selce, ma non ci riesce: come conseguenza quel corpo estraneo continua a causare a Thor forti dolori e periodiche convulsioni. Le coti erano ritenute manufatti magici e pericolosi, tanto che non era permesso ai bambini usarle per giocare. Si deduce quindi che l'epilessia era ritenuta dai Germani il prodotto di questo problema cranico del fulvo figlio di Wotan. Nulla di più naturale quindi di una serie di invocazioni a tale divinità per guarire dal mal caduco. A riprova di questo, nel testo francone renano la divinità pagana viene invocata esplicitamente. Sono perciò indotto a credere che le formule siano rudimentali cristianizzazioni di qualcosa di più antico e che il motivo del duello tra Donar e Cristo sia soltanto un'innovazione successiva sovrapposta al racconto del frammento di cote conficcato nel cranio del dio pagano. Con ogni probabilità il duello originale era tra Donar e un gigante. Se così fosse, sarebbe Donar ad essere chiamato "Figlio di Adamo", mentre il nome del gigante sarebbe finito rimosso e sostituito da "Figlio di Satana". Non dimentichiamo infine che il nome norreno Hrungnir ha la stessa radice del gotico hrugga "bastone" (-gg- suona -ng-): nel materiale tedesco abbiamo una pietra scagliata e un ramo. La studiosa dell'Università di Chieti fa molti interessanti riferimenti a materiale biblico, tuttavia non si cura molto della religione nativa e conclude che non si riesce a giungere a un'interpretazione soddisfacente. 

A.a.t. Donerdutigo e Doner dutiger: l'aggetivo è una crux per i germanisti. Credo di poterne finalmente offrire una sicura soluzione. Elenchiamo le proposte finora fatte dagli accademici per passare poi a confutarle:

1) A.a.t. dutigo viene tradotto con "del popolo" e ritenuto corradicale di a.a.t. diota "popolo, gente", che è come il gotico þiuda "popolo, nazione", dal protogermanico *θiuðo: id. La Cianci aderisce a questa proposta, seppur obtorto collo.
2) A.a.t dutigo viene tradotto con "pettoruto" e ricondotto ad a.a.t. tutto, tutta "mammella, poppa". Secondo Grienberger, il riferimento sarebbe stato al torace muscoloso dell'Aso dalla barba rossa.
3) A.a.t. dutigo viene tradotto con "valente", riconducendolo a un vocabolo anglosassone *dytig, glossato con lat. valens. La proposta si trova in un testo della Catholic University of America (Studies in German, 1944, vol. 19-21), più vecchio del famoso chinotto di Leone di Lernia. 
4) A.a.t. dutigo viene tradotto con "benigno" e ricondotto al gotico þiuþeigs "buono, degno di lode".

Tutte queste proposte non sono soltanto errate, ma sono anche impossibili per elementari ragioni fonetiche.

1) A.a.t. dutigo non può aver nulla a che fare con diota. In nessuna varietà di germanico la forma protogermanica mostra qualcosa di diverso dal dittongo /iu/ (con l'accento sulla -i-). Se guardiamo anche le altre lingue indoeuropee in cui la radice è rappresentata, vediamo che tutte le forme attestate sono riconducibili a una protoforma IE col dittongo /eu/. Anche il latino totus /'to:tus/ "tutto", l'osco touto "cittadinanza" e tovtix "pubblico", così come le forme celtiche, mostrano regolari esiti di /eu/. Dove sarebbe dunque la variante con una /u/ semplice? Anche l'ittita tuzzi "armata" a parer mio ricade in quanto visto: la sua vocale /u/ è chiaramente il frutto di una monottongazione. Se un celtico *toutikos fosse l'antenato della voce a.a.t. dutig-, per avere /u:/ dovremmo essere in presenza di un prestito tardo e non si spiegherebbe d- iniziale, che viene regolarmente da th-2) Per prima cosa a.a.t. tutto, tutta "poppa" è una forma di origine basso tedesca dovuta a prestito. La forma genuina con II rotazione è documentata dal m.a.t. zutzel, glossato con Sauglappen "panno assorbente". Grienberger non si è accorto che il consonantismo non quadra per nulla e che d- sarebbe impossibile, perché evidentemente era uno studioso scadente. Inoltre tutto, tutta indica solo il seno femminile e non il torace maschile. Giova ricordare che a Thor è attribuita quella che i buonisti oggi chiamerebbero omofobia feroce. Soltanto insinuare che la divinità avesse atteggiamenti femminei o caratteristiche equivoche era un insulto che avrebbe portato i suoi fedeli a uccidere i responsabili della bestemmia. Tra i Germani una simile onta poteva essere lavata soltanto col sangue.   3) L'anglosassone *dytig "valente" non può essere corradicale al nostro dutig-. Non è proprio possibile, visto che la corretta parola anglosassone è dyhtig. In a.a.t. /χt/ non si semplifica mai in /t/. Evidentemente gli studiosi della Catholic University of America erano troppo distratti dalla presenza di bambini nell'ateneo per ricordare correttamente parole in antico inglese. 
4) La soluzione non è soddisfacente per il vocalismo e neppure per il consonantismo. Ci aspetteremmo *diedigo come riflesso di *θiuθi:ɣ- e *dietigo come riflesso di un'eventuale variante *θiuði:ɣ-. Resta il fatto che forme con un'antica /u(:)/ non se ne trovano.

In protogermanico abbiamo la radice verbale *θiutanan "fare rumore, tuonare", donde è formata una variante ablautica *θu:tanan, documentata ad esempio nel gotico wulfiliano þuthaurn /'θu:t-hɔrn/ "tromba" e nel norreno þútr "rumore", "frastuono". Noi ipotizziamo che in gotico esistesse un derivato *þuteigs /'θu:ti:xs/ "tonante", che sarabbe entrato in longobardo come prestito, a causa della forte influenza del germanico orientale su tale lingua. Così la forma longobarda si espanse nell'area bavarese e francone renana in un tempo in cui il mutamento da /t/ a /ts/ e a /s̪/ non era più attivo, ma in cui restava vivo l'adattamento di /θ/ con /d/. Questo portò alle forme dutigo (flessione aggettivale debole) e dutiger (flessione aggettivale forte). Tutto ciò è ben plausibile, vista la natura magica delle formule. La genuina forma a.a.t. del verbo è diozan "fare frastuono". Le forme corrispondenti in longobardo ricostruito sono THUZAN /'θu:tsan/ e THEUSSAN /'θeus̪s̪an/

A.a.t. zuo zeinero studon è una grave crux. Cianci traduce con "al suo ramo", come fanno molti altri accademici. La parola per dire ramo in questo testo è studa, con la flessione debole, gen. e dat. studon. Il problema, ben grave, è che c'è un errore marchiano. Tradurre zuo zeinero con "al suo" (dat. f.) è una palese assurdità. C'è un anacronismo, perché l'aggettivo possessivo sarebbe sinero! Potremmo supporre una traduzione errata. Qualche studioso avrebbe confuso zeinero col la forma moderna dittongata, interpretando incredibilmente z- iniziale come la s- sonora del tedesco moderno sein "suo"! L'errore si sarebbe poi propagato e nessuno se ne sarebbe accorto, nemmeno la Cianci. Il problema è che un aggettivo a.a.t *zein o *zeini non sembra esistere. Non c'è alcuna connessione con a.a.t. zein "ramo", che corrispondente a gotico tains "ramo" ed è di genere maschile. Infatti zuo zeinero è una contrazione di un più antico zuo zi einero. Tutto è iniziato da zi einero contratto in zeinero, rafforzato quindi con zuo. Reduplicazioni di questo tipo non sono rare.

A.a.t aderuna aderon: a quanto pare la corretta traduzione era finora impossibile. C'è chi etichetta il termine aderuna come ungedeutet, ossia "non interpretato". C'è chi considera la parola ostica come un nome proprio e non lo traduce, lasciando Aderun. C'è chi lo vede come semplice plurale della parola ādra, ādara "vena", cosa che dal punto di vista morfologico è impossibile. Cianci sorvola su aderuna, limitandosi a parlare di aderon, che è un dativo plurale. A parer mio sta per *āderrūna, un antico composto formato da ād(a)ra "vena" e da rūna "segreto, mistero", i.e."formula magica" o "segno magico".  

A.a.t. pontum patum: un altro passaggio difficile. Per alcuni sarebbe una fantasiosa abbreviazione di Pontium Pilatum (acc.), che non ha il minimo senso nel contesto. Il testo bavarese ha invece frepunte den paten, che potrebbe spiegarsi bene se paten stesse per panten "ai legacci". Senza il minimo senso è la proposta di vedere patum come voce del verbo beiten "spingere, impellere" non quadra assolutamente il vocalismo, oltre al fatto che è un verbo debole. Sbagliare è certo una cosa normale, ma questi sono errori che difficilmente uno si aspetta di trovare tra gli accademici.