Visualizzazione post con etichetta harry bates. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta harry bates. Mostra tutti i post

mercoledì 4 dicembre 2019


ULTIMATUM ALLA TERRA
 
Titolo originale: The Day the Earth Stood Still
Anno:
1951

Paese:
Stati Uniti d'America

Lingua originale:
Inglese, lingua franca galattica

Durata:
92 min

Colore:
B/N

Genere:
Fantascienza 

Regia:
Robert Wise

Soggetto:
dal racconto Addio al padrone (Farewell to the 

     Master
), di Harry Bates

Sceneggiatura:
Edmund H. North

Produttore:
Julian Blaustein

Casa di produzione:
Twentieth Century Fox

Distribuzione in italiano:
Fox

Fotografia:
Leo Tover

Montaggio:
William Reynolds 

Effetti speciali:
Fred Sersen 

Musiche:
Bernard Herrmann
 
Scenografia: Addison Hehr, Lyle Wheeler
Costumi:
Perkins Bailey 

Trucco:
Ben Nye 

Interpreti e personaggi: 

    Michael Rennie: Klaatu/Carpenter 

    Patricia Neal: Helen Benson 

    Hugh Marlowe: Tom Stevens

    Sam Jaffe: Prof. Jacob Barnhardt 

    Billy Gray: Bobby Benson 

    Frances Bavier: Sig.ra Barley 

    Lock Martin: Gort 

    Frank Conroy: Harley 

    Olan Soulé: Sig. Kurll 

    Elmer Davis: Se stesso 

    Drew Pearson: Se stesso

Doppiatori italiani: 

    Emilio Cigoli: Klaatu/Carpenter 

    Giovanna Scotto: Helen Benson 

    Adolfo Geri: Tom Stevens 

    Lauro Gazzolo: Prof. Jacob Barnhardt 

    Enrico Olivieri: Bobby Benson 

    Wanda Tettoni: Sig.ra Barley 

    Mario Besesti: Harley 

    Giovanni Saccenti: Sig. Kurll 

    Amilcare Pettinelli: Elmer Davis 

    Gaetano Verna: Drew Pearson

Titoli in altre lingue:

   Tedesco: Der Tag, an dem die Erde stillstand
   Francese: Le jour où la Terre s'arrêta
   Spagnolo (Spagna): Ultimátum a la Tierra
   Spagnolo (America Latina): El día que la Tierra se detuvo
   Portoghese: O Dia em que a Terra Parou
   Rumeno: Ziua în care Pământul s-a oprit
   Polacco: Dzień, w którym zatrzymała się Ziemia
   Russo: День, когда остановилась Земля
   Svedese: Mannen från Mars
   Finnico: Uhkavaatimus Maalle
   Turco: Dünyanın Durduğu Gün
   Ebraico (moderno): היום בו עמדה האדמה
   Persiano: روزی که دنیا از حرکت ایستاد
   Giapponese: 地球の静止する日
   Cinese: 地球停转之日
   Coreano: 지구 최후의 날
Budget: 995.000 dollari USA (fonte: Solomon, 1989)
Box office: 1.850.000 dollari USA 
 

Trama:

Un'astronave dalla tipica forma di disco volante sfreccia nei cieli della Terra raggiungendo Washington, dove atterra in un parco. La gente, seppur in preda allo shock, si accalca attorno al velivolo alieno. Sopraggiungono prontamente i militari con tanto di carri armati. Nello scafo metallico del disco volante si apre una porta, da cui scende un extraterrestre umanoide avvolto in una tuta argentea, col volto celato da un casco. Questo emissario alieno dice di essere venuto come amico e invita gli astanti a non aver paura. Quando estrae e attiva un piccolo marchingegno, un soldato giovane e coi nervi a fior di pelle si lascia prendere dal panico e spara, ferendo l'umanoide a una spalla. Dall'astronave emerge un gigantesco robot che con un raggio disintegratore colpisce le armi dell'esercito, facendole scomparire nell'aria. Accasciatosi, l'umanoide ordina al robot di fermarsi. Poi si alza e spiega che il congegno che aveva estratto era un dono per il Presidente degli Stati Uniti, qualcosa che gli avrebbe permesso di studiare la vita sugli altri mondi. L'alieno ferito
viene portato in un ospedale militare, dove riceve cure ed è sottoposto ad approfondite analisi; il suo aspetto risulta indistinguibile da quello di un umano caucasico. A questo punto rende noto il proprio nome, Klaatu, e viene visitato dal perfido segretario del Presidente, Mr. Harley, che cerca invano di estorcergli informazioni. Klaatu vuole riunire tutti i capi di stato della Terra per tenere loro un discorso d'importanza cruciale, ma questa iniziativa viene boicottata sul nascere. Intanto le sue capacità di recupero si rivelano prodigiose, così ne approfitta per evadere e mescolarsi all'ignara popolazione terrestre. Adotta il cognome Carpenter e si presenta a una affittacamere, che lo fa accomodare in una stanza della sua dimora dove vive con altri ospiti. Mentre l'extraterrestre in incognito fa amicizia con la giovane vedova Helen Benson e con suo figlio Bobby, i media danno notizia dell'evasione, con gli accenti isterici e frenetici tipici della stramaledetta genia dei giornalisti. L'uomo astrale non si trova ed è ricercato attivamente dai militari, strillano tutti i cronisti, mentre l'astronave chiusa è impenetrabile, con il robot lì davanti immobile e inamovibile. La bella Helen è concupita da un ganzo assillante, Tom Stevens, che la porta spesso fuori. A Klaatu non resta altro da fare che accudire Bobby durante le assenze della madre. Un giorno il ragazzino accompagna l'umanoide in un giro della città, che include una visita al Lincoln Memorial e alla tomba del padre all'Arlington National Cemetery. Ecco a cosa portano le guerre, atrocità organizzate che sugli altri pianeti sono del tutto sconosciute! Klaatu domanda a Bobby chi sia il più grand'uomo d'America, uno come Lincoln. Gli viene risposto che è il professor Barnhardt. Dopo qualche difficoltà, l'umanoide riesce a incontrare il luminare e gli rivela che la Terra è in grave pericolo: la scoperta di una rudimentale forma di energia atomica ha messo in allarme la Confederazione Galattica, che intende distruggere il pericolo sul nascere, entrando in azione qualora il genere umano decidesse di espandersi nello spazio. Su suggerimento del professore, Klaatu chiede di organizzare un incontro con i più importanti esponenti di tutte le nazioni, scienziati ed esperti di tutti i campi; come dimostrazione per convincere dell'assoluta urgenza del convegno, afferma che darà a tutto il mondo una dimostrazione di forza, drammatica ma non distruttiva. All'ora prefissata, l'energia elettrica viene neutralizzata su tutto il pianeta: per mezz'ora qualsiasi dispositivo che ne fa uso resta inutilizzabile. Passato quel breve lasso di tempo, tutto riprende a funzionare. Il problema è che Tom Stevens, spinto dalla gelosia, denuncia Klaatu, la cui identità nel frattempo è stata scoperta da Bobby e da Helen. Si scatenano le forze armate in mobilitazione generale, con l'ordine di sparare a vista all'uomo astrale. Sentendo che il proprio destino sta per compiersi, l'alieno dice alla donna di recarsi dal robot e di pronunciare la frase: "Gort, Klaatu barada nikto!" Soltanto così potrà fermarlo e impedirgli di distruggere l'intero pianeta. Come previsto, Klaatu viene raggiunto dai militari e ucciso. Helen riesce a ricordare la frase e a ripeterla all'automa, il cui nome è Gort, facendo cessare all'istante la sua azione vendicatrice. Il corpo dell'umanoide viene recuperato dal robot, portato nella nave siderale e messo in una macchina che ne attua la resurrezione. Le grandi personalità delle nazioni si riuniscono intorno al veicolo per il convegno organizzato dal professor Barnhardt. Dall'apertura formatasi nello scafo escono Gort e il Klaatu rinnovato, che tiene il suo storico discorso, un vero e proprio ultimatum alla Terra. Le alternative per il genere umano sono soltanto due: aderire alla Confederazione Galattica ed essere sottoposto alla polizia robotica, oppure continuare sulla propria strada e finire annientato. I due rientrano nel disco volante, che decolla e si allontana nelle vastità del Cosmo.
 

Recensione: 
Un film datato ma robusto. Direi che è come il cognac: più passano gli anni e più lo si gusta. Ne facessero ancora di capolavori come questo! Ahimè, non è così! Le fonti dell'Ingegno sembrano essersi esaurite. Non vedo più sgorgare nuove idee paragonabili a quello concepite dagli umani dei decenni trascorsi, quando i mezzi erano pur così limitati rispetto a quelli attualmente disponibili. Tanto appassionante è la trama, che lo spettatore sorvola facilmente sui punti più deboli. Ad esempio non interessa granché ragionare sul fatto che il disco volante di Klaatu sia giunto da un pianeta posto a 400 milioni di chilometri dalla Terra (quindi mediamente più vicino di Giove) impiegando ben 5 mesi a percorrere il tragitto. Più marchiano è il fatto che l'alieno, ben conoscendo l'indole bellicosa delle genti della Terra, non indossi mai alcuna protezione: con tutte le meraviglie tecnologiche del suo mondo, il minimo sindacale sarebbe stato un comune giubbotto antiproiettile. Quando il film di Wise è stato prodotto, si stava imponendo in tutta la sua drammaticità il contesto della Guerra Fredda, caratterizzato dalla pervasiva paura di un imminente conflitto termonucleare. Non fa quindi specie il sostrato politico presupposto dalla narrazione. Klaatu e Gort rappresentano bene la minaccia dell'Unione Sovietica e delle dottrine comuniste che affermano la necessità di sopprimere il concetto stesso di individuo per realizzare una società collettivista in cui ognuno è soltanto un atomo, una particella identica a tutte le altre. Questa esegesi, comune a gran parte della produzione fantascientifica statunitense di quei tempi, è la chiave per decrittare le trame fondate sul concetto di invasione aliena, a cui può essere attribuita una funzione catartica simile a quella della tragedia greca. La rappresentazione filmica degli aspetti più orribili della realtà permetteva al popolo di esorcizzare l'inquietudine proprio quando nuvole nere come l'inchiostro sembravano addensarsi all'orizzonte. Giova notare che proprio quando Edmund H. North assumeva l'incarico di sceneggiatore di Ultimatum alla Terra, il maccartismo stava impadronendosi di Hollywood.      

Il terrore dell'Ignoto

La natura ottusa dei militari descritti da Wise somiglia più a quella di un masso di granito che a quella di un essere senziente. Ogni loro azione è dettata da una coglioneria che non conosce paragoni. Il grottesco è esasperato fino a destare il disgusto nello spettatore. Possibile che di tutte le scelte che si possono fare in una situazione critica si traducano in atto proprio quelle più illogiche e deleterie? Una caratteristica della specie Homo sapiens è quella di essere essenzialmente chiusa alla Conoscenza. Gli umani conducono le loro squallide esistenze considerando il cielo come il guscio di una noce. Quando questa fragile barriera con l'innominabile Spazio Esterno viene rotta, rimangono tutti paralizzati dall'orrore. Abituati a comprendere soltanto l'ABC del piccolo mondo in cui conducono le loro futili esistenze, sono spiazzati da tutto ciò che non possono dominare con le poche regolette apprese con dura fatica. Dalle stelle può venire qualunque cosa. Anche un essere in apparenza identico a noi, che può passare per uno di noi. Un essere che considera una possibilità del tutto naturale spianare New York o distruggere Gibilterra per dare una dimostrazione di forza volta a imporre la pace. Un essere che si convince a usare un mezzo incruento soltanto perché ritiene "affascinante" e "stimolante" il problema concettuale proposto da un anziano professore, una sfida a trovare il modo di dare un'efficace dimostrazione di forza senza danneggiare alcuna creatura vivente.   

 
Il discorso di Klaatu 
 
Riporto le dense parole rivolte da Klaatu agli attoniti rappresentanti delle nazioni della Terra: 
 
"Io sto per partire. Mi perdonerete se vi parlo senza preamboli. L'universo diventa ogni giorno più piccolo, e il pericolo di aggressione da parte di chiunque e dovunque non può essere tollerato. È necessario che ci sia sicurezza per tutti gli esseri viventi. Ciò non vuol dire rinunciare a qualche libertà, se non a quella di agire da irresponsabili. I vostri antenati hanno pensato così quando hanno fatto le leggi per autogovernarsi ma anche una polizia per imporle. Anche noi che abitiamo gli altri pianeti abbiamo accettato questo principio e abbiamo creato un'organizzazione per la mutua protezione di tutti i pianeti e per la totale eliminazione di ogni aggressione. La forza di questa autorità superiore è una polizia che la faccia rispettare, e a questo scopo abbiamo fatto un esercito di automi. Il loro compito è pattugliare i pianeti con aerei astrali come questo, e mantenere la pace. In materia di aggressione abbiamo loro conferita assoluta autorità su di noi, autorità che non può essere revocata. Al primo segno di violenza agiscono automaticamente contro l'aggressore. Gli effetti che la loro azione può causare scoraggiano ogni iniziativa. Il risultato è che viviamo in pace, senza armi né armati, tranquilli perché sappiamo di essere liberi dal pericolo della guerra, e liberi di dedicarci ad attività più proficue. Non ci illudiamo di aver raggiunto la perfezione, ma abbiamo creato un sistema che funziona. Io sono venuto qui per dirvi questo. A noi non importa quello che fate nel vostro pianeta, ma se tentaste di estendere le vostre violenze, questa vostra Terra verrebbe ridotta ad un mucchio di cenere. Potete scegliere: unirvi a noi e vivere in pace o seguitare sulla strada in cui siete e venire annullati. Aspetteremo una risposta: la decisione spetta a voi." 

I contenuti esposti sono nell'essenza quelli della famosa opera di Thomas Hobbes, Il Leviatano. Detto questo, l'etica di Klaatu farebbe rabbrividire Mengele. 
 
 
Gort, Klaatu barada nikto! 
 
Non esiste una traduzione ufficiale (e a quanto mi risulta nemmeno una non ufficiale) del famoso comando che placa le ire del robot vendicatore. Esistono però alcune proposte di traduzione. La più ragionevole è senz'altro questa: "Gort, non vendicare Klaatu!" Probabilmente l'ideatore della frase masticava un po' di tedesco e di russo, da cui è stato inconsciamente influenzato. La parola nikto ricorda la negazione nicht "non", da cui si deduce che barada è il verbo che significa "vendicare". In russo nikto significa "nessuno", ma la traduzione "Gort, Klaatu ordina di non uccidere nessuno!" presenta qualche difficoltà, dato che sarebbe necessario interpretare barada come un verbo complesso, col significato di "ordinare di uccidere". Darei per buona la prima proposta, con barada nikto "non vendicare", anche se non esiste certezza alcuna. A conferma della bontà di questa traduzione sta il fatto che - come afferma lo stesso Klaatu - gli automi sono poliziotti che hanno autorità assoluta in materia di aggressione. Così il comando che disattiva la vendetta non può essere un ordine diretto da Klaatu a Gort, ma più che altro un codice convenuto con funzioni strategiche. Il fatto che funzioni anche se pronunciato da una donna terrestre ne è la prova. A questo punto si potrebbe anche dedurre qualcosa sulla grammatica della lingua aliena. Il nome Gort è al vocativo e non mostra nessuna desinenza. Allo stesso modo Klaatu, che deve essere all'accusativo, non ha desinenza alcuna. Si evince che questi casi sono espressi unicamente dalla posizione della parola nella frase. Questa è una deduzione molto importante. L'ordine sintattico è SOV (soggetto - oggetto - verbo): Klaatu, che è l'oggetto, viene prima del verbo. I grammatici tipologici impazzirebbero dalla gioia se lo sapessero. 
 
Altri possibili elementi grammaticali  
 
Un'altra frase in grado di interrompere le reazioni del robot è la seguente: "Gort, dekleto brasko!" Non è famosa, anche se è  pronunciata con voce chiara da Klaatu all'inizio del film, dopo essere stato ferito a una spalla da un soldato e aver assistito alla rappresaglia dell'automa. Confrontando la struttura di "Gort, dekleto brasko!" con quella di "Gort, Klaatu barada nikto!", emerge qualcosa di interessante. Si potrebbe dedurre che nella lingua aliena in questione il suffisso -to significhi "non" o abbia comunque la funzione di negazione. Esso è infatti contenuto sia in nik-to che in dekle-to, anche se nel secondo caso la -t- non è retroflessa. Vi è poi una frase imperativa solo in apparenza più semplice, usata da Klaatu per farsi seguire dal robot: "Gort, aringa!" La rotica -r- è così retroflessa da sembrare quasi un'approssimante labiovelare -w-. Se siamo certi della sua traduzione "Gort, andiamo!", non sappiamo dire come mai il verbo "aringa!" abbia una struttura tanto bizzarra. 

Un abbozzo di descrizione fonologica

La trascrizione utilizzata per la lingua di Klaatu si fonda sul principio "vocali come in italiano, consonanti come in inglese". Lo stesso che serve anche a trascrivere il giapponese in caratteri romani (rōmaji). Le vocali sono le cinque usuali: a, e, i, o, u. Si nota che la vocale -o finale di parola è sempre aperta, /ɔ/, come in nikto /'nikṭɔ/. Non esiste lo Schwa (vocale indistinta); non esistono vocali bemollizzate. Il sistema consonantico è in apparenza molto semplice, ma presenta qualche peculiarità: t e d sono retroflesse come in inglese, /ṭ/ e /ḍ/, nella maggior parte delle parole. Esistono tuttavia esempi di t e d non retroflesse, pronunciate come in italiano. La rotica r è quasi sempre il flap dell'inglese, /ɹ/. Queste peculiarità fonetiche vengono mantenute con cura anche nel doppiaggio della versione italiana del film. I gruppi consonantici sono abbastanza rari. Se ne trovano all'inizio della parola e in posizione mediana e sono abbastanza semplici (mai più di due consonanti). L'unico caso noto di parola che non finisce con una vocale è proprio il nome del robot, Gort /gɔɹṭ/. Sorge il dubbio che la lingua di Klaatu abbia una fonologia specializzata per classe semantica. Ci si aspetta che i nomi dei robot siano monosillabi e che finiscano con una o più consonanti. Invece i nomi propri di persona finiscono per vocale, ma possono iniziare con un gruppo di consonanti. L'accento è quasi sempre sulla penultima sillaba. Una notevole eccezione è proprio l'antroponimo Klaatu /kla:'ṭu/. Queste sono le parole che l'alieno trasmette con un microfono al suo pianeta di origine: "Inerekato aura, anto garo pipiseta santi pechereko bi a mitiko desokari nokato jeko." La parola mitiko è la sola con più di due sillabe ad avere l'accento sulla prima (suona quasi come l'italiano mitico). Ci si potrebbe azzardare a supporre che la terminazione -to, o forse -ka-to, sia proprio la negazione anche in questa sequenza verbale. Le consonanti affricate palatali trascritte con -ch- (in pechereko) e j- (in jeko) contrastano con tutte le altre occorrenze di -t- non retroflessa: non sembrano allofoni di queste ultime. La -s- di desokari trascrive una consonante sonora, ho evitato il carattere -z- per evitare pronunce erronee.

Un tenace pacchetto memetico

La frase "Klaatu barada nikto" (con omissione del nome del robot) è passata nella leggenda ed è stata utilizzata più volte in diversi film, in massima parte escrementizi. Nell'obbrobrioso film di Sam Raimi, L'Armata delle Tenebre (1992), si usa "Klaatu barada nikto" come una formula magica in grado di muovere potenze sovrannaturali. Ne possiamo trovare menzione persino nell'universo di Star Wars, per l'esattezza ne Il ritorno dello Jedi (1983): alla corte di Jabba si sente dire "Klaatu barada nikto" nel corso di un'orgia - se non ricordo male. L'interpretazione data da Lucas a questa sequenza verbale è ovviamente diversa, dato che Klaatu, Barada e Nikto sono i nomi di tre mercenari al servizio del perverso gangster. La segmentazione è quindi "Klaatu! Barada! Nikto!" (che fantasia!). 
 

Gort e Gnut 
 
Nel racconto di Harry Bates non si trova il nome Gort: il robot si chiama invece Gnut (verosimilmente da pronunciarsi /gnʊṭ/, visto il sistema di trascrizione). Il cambiamento si deve al fatto che è parsa suggestiva l'assonanza tra Gort e l'inglese God (ancor meglio è il tedesco Gott) "Dio", con riferimento alla capacità dell'automa di resuscitare il defunto Klaatu - o meglio di "reintegrarlo" - con l'aiuto di un macchinario che sfida i princìpi della termodinamica. Per quanto il regista Wise abbia sconfessato ogni interpretazione religiosa, lo sceneggiatore North ha ammesso che Gort ha la sua etimologia proprio nel nome anglosassone di Dio. La critica cristiana si è ringalluzzita e ha trovato molte similitudini evangeliche. Klaatu viene dal cielo e parla di pace, vieta a Gort di vendicare il suo ferimento prima e poi addirittura la sua uccisione, resuscita dai morti. Il nome che ha assunto per confondersi tra il volgo terrestre, Carpenter, significa "Falegname", cosa che ricorda le origini di Gesù e il santo schernito dal belluino popolo italico come "patrono dei cornuti e dei segaioli". Dal canto suo, Harry Bates non ha avuto una buona reazione al lavoro di Wise e di North, giungendo a rinnegare ogni legame tra la sua opera e la pellicola. Purtroppo non ho finora avuto occasione di leggere il racconto di Bates, potendo usufruire soltanto di informazioni di seconda mano. Quando l'avrò fatto ne pubblicherò una recensione e aggiornerò lo stato dell'arte sulla lingua di Klaatu, se saranno apportati nuovi dati significativi. Riporto il link a una recensione molto interessante di Farewell to the Master, che contiene informazioni di grande valore:  
 

Apprendiamo che Harry Bates si chiamava in realtà Hiram Gilmore Bates III. Appare subito evidente l'origine massonica della sua famiglia. Soltanto un Libero Muratore, e per giunta di grado molto elevato, darebbe un nome come Hiram a suo figlio. Su questo non ho il benché minimo dubbio. 


Gort e le Leggi della Robotica 

Gort non obbedisce alle famose tre Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Perché si possa capire meglio la delicata questione, riporto il testo delle leggi asimoviane: 

1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Gort e i suoi simili, che chiameremo robot gortiani, agiscono per contro secondo le seguenti Leggi della Vendetta: 

1) Se l'assassinio avviene tra persone della Confederazione Galattica, un robot gortiano ha il dovere di disintegrare l'assassino.
2) Se l'assassinio avviene ai danni di una persona della Confederazione Galattica da parte di un nativo di un pianeta "selvaggio", un robot gortiano ha il dovere di devastare il pianeta d'origine dell'assassino, annientando milioni di persone anche innocenti. 
3) Un robot gortiano si bloccherà e non eseguirà la vendetta se qualcuno gli comunicherà il seguente comando "(nome del robot), (nome dell'ucciso) barada nikto!"

Non è necessario che la persona che dà il comando per bloccare il robot gortiano appartenga alla Confederazione Galattica o addirittura che ne comprenda la lingua: è sufficiente che il comando sia pronunciato correttamente a livello fonetico. Si converrà che tutto ciò è abbastanza strano, per non dire di una fragilità logica molto spinta. In ogni caso l'opera di Bates e quella di Wise ci mostrano che le Leggi della Robotica non sono automaticamente soddisfatte per ogni robot, come molti odierni fantascientisti sono portati a credere. 
 
i) Un robot asimoviano obbedisce al genere umano e ne è al servizio, anche a costo della propria incolumità, essendo la disobbedienza permessa quando si crea un conflitto con la programmazione. 
 
ii) Un robot gortiano è il padrone, il detentore della legge, e ogni cittadino della Confederazione Galattica è al suo servizio nelle situazioni che lo richiedono, anche a costo della propria incolumità. 

Può dunque ora porsi un'altra questione, quella della possibile origine asimoviana delle leggi della robotica gortiana. Immaginiamo di cambiare la definizione di "essere umano" (o meglio di "essere umanoide") nelle famose Tre Leggi enunciate da Asimov. Un individuo che esercitasse la violenza verrebbe a perdere lo status di "essere umanoide" per essere etichettato in diverso modo, come un "patogeno sociale", la cui eliminazione diventa non soltanto lecita, ma anche prioritaria. La prima legge della robotica asimoviana sarebbe dunque soddisfatta. Si capisce che il predominio dei robot gortiani nasce proprio dalla seconda e dalla terza legge asimoviana: nessun essere umanoide può ordinare qualcosa che vada contro la vita di un suo simile. Quindi nessun essere umanoide può ordinare a un robot gortiano di non eliminare un patogeno sociale. 

Nel racconto di Bates, per contro, i rapporti tra il robot Gnut e l'umanoide Klaatu sono a prima vista molto più semplici: il primo è il padrone del secondo. Non è Gnut ad essere il poliziotto, è invece Klaatu ad aver ricevuto da lui il mandato di imporre con ogni mezzo la pace nel Cosmo. 


Limitati poteri di resurrezione 

Come si sa, le genti della Terra dei Liberi hanno un sacro terrore per il Dio dell'Antico Testamento. Così per evitare immediati accostamenti tra Gort e l'Artefice - pure sostenuti in altra sede dallo sceneggiatore - il regista ha stabilito che venissero subito fatte alcune precisazioni. L'umanoide afferma che nessuno può allontanare dai viventi la mortalità. Soltanto in alcune particolari condizioni è possibile per un morto ritornare in vita. 
 
Klaatu: "Salve"
Helen: "Credevo che fosse..."
Klaatu: "Lo ero..."
Helen (alludendo a Gort e invasa dal terrore): "Allora... Lui ha il potere di vita o di morte..."
Klaatu: "No. Questo potere è riservato all'Onnipossente. Noi possiamo, in qualche caso, ridare la vita per un dato periodo."
Helen: "Ma... per quanto?"
Klaatu: "Per quanto vivrò. Questo nessuno può dirlo." 
 
Sorge ora un dubbio ontologico. Il Klaatu resuscitato da Gort è lo stesso Klaatu abbattuto dai militari minchioni? Oppure, parafrasando Milton, è un essere del tutto diverso suscitato dalle Tenebre? Dobbiamo considerarlo come la creatura del dottor Frankenstein o pari al suo stesso Demiurgo? Data la fede nell'Onnipotente professata dall'umanoide, la domanda non è di poco conto. Purtroppo non sono in grado di fornire una risposta.

Mutande robotiche! 

Certo, è una domanda banale. Perché Gort ha un bacino in netto rilievo che imita un abito simile alle mutande? Se anche fosse stato liscio come una bambola, non sarebbe stato lo stesso? Forse il problema non è degli alieni e del loro immaginario, è piuttosto del pernicioso Codice Hays! Per colmo del paradosso, la discontinuità pelvica nella forma del robot finisce col suggerire allo spettatore proprio i pensieri che i censori avrebbero voluto evitare. Se Gort ha qualcosa che somiglia alle mutande, potrebbe anche aver sotto un gigantesco cazzone!  

Musica ermetica 
 
La colonna sonora del film è bellissima quanto inquietante. L'autore, Bernard Hermann, lavorò per Alfred Hitchcock e per George Orson Welles. Gli strumenti usati dall'illustre compositore sono assai numerosi: violino, basso elettrico, ben quattro arpe e quattro pianoforti, una sezione di trenta fiati e due theremin. Sono proprio questi ultimi strumenti elettrici a conferire un carattere ultramondano alla melodia, arcano e assolutamente sublime. C'è qualcosa nel suono del theremin che penetra nel nucleo stesso dell'Essere, insinuando qualcosa di così terribile e maestoso da non poter essere descritto tramite le parole di lingue limitate come quelle umane. 

Opere derivate 

Non era possibile che un capolavoro simile restasse a rifulgere in solitudine tra gli astri di celluloide, illuminando la nera volta celeste del firmamento fantascientifico. Nel 2008 ne è stato fatto un remake, diretto da Scott Derrickson. Klaatu è interpretato da Keanu Reeves. Non ho ancora visionato il film di Derrickson; quando lo avrò fatto ne pubblicherò senz'altro una recensione. Così ad occhio, consultando la pagina di Wikipedia, direi che contiene molte forzature e trovate che rasentano l'assurdo. 

Cineforum Fantafilm 

Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951) è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 3 ottobre 2005. Purtroppo non ero presente: all'epoca ero un blogger da poco più di un anno e non conoscevo ancora il buon Andrea. Cosa abbastanza anomala per un appassionato di fantascienza, ho visto questo film per la prima volta quando già avevo compiuto i 50 anni.