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martedì 4 febbraio 2020

IL GROTTESCO CASO DEL GARGOYLE A FORMA DI XENOMORFO

 
Nel 2013 si è scatenata un'ondata incontrollabile di sensazionalismo quando nei social è comparsa la foto di un gargoyle di un'antica chiesa, l'abbazia di Paisley, che sorge nell'omonima città della Scozia, non lontano da Glasgow. Alcuni internauti scrivono che è del XII secolo, altri che è del XIII, altri ancora che è del '300 (ossia del XIV secolo). La forma dell'elemento architettonico richiama subito alla mente quella di uno xenomorfo nella sua fase denominata chestburster (alla lettera "che fa esplodere il petto"). Siccome c'è sempre qualcuno che mi chiede cos'è uno xenomorfo, non ometterò di specificare che si tratta della creatura del celeberrimo film Alien (Ridley Scott, 1979), frutto del genio dell'artista svizzero Hans Ruedi Giger. Quando le prime foto hanno cominciato a circolare, non hanno tardato a manifestarsi complottisti di vario genere, che se ne sono usciti con teorie strampalate sui viaggi nel tempo. A detta di questi commentatori, il gargoyle poteva spiegarsi soltanto ammettendo che un crononauta fosse tornato all'epoca in cui l'abbazia è stata costruita, portando in pieno Medioevo le cognizioni di chi ha visto Alien. Altri insestevano invece su visite di archeoastronauti, ma la sostanza non è diversa. La soluzione più semplice del mistero, che è anche la sola possibile, non è stata nemmeno presa in considerazione. Eppure è così semplice da essere lapalissiana.
 
Il Reverendo Alan Birss, ministro dell'abbazia di Paisley dal 1988, ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni sull'argomento. I dodici gargoyle erano in uno stato pietoso, quasi completamente consunti, così nei primi anni '90 sono stati sostituiti nel corso di un restauro ad eccezione di uno che ha potuto essere recuperato. In tale contesto, così ha ammesso il simpatico Reverendo, un estroso scalpellino di Edimburgo ha dato libero sfogo alla sua creatività. La BBC riportava la notizia già nell'agosto del 2013, per la precisione il giorno 23: 
 
 
The Reverend Alan Birss said most of the gargoyles were replaced during a refurbishment in the early 1990s.
He thinks that one of the stonemasons must have been having a bit of fun.
Mr Birss, minister at the abbey, said that 12 medieval gargoyles which had been on the abbey for hundreds of years had to be taken down in 1991 because they had "crumbled and were in a very bad state".
 
E ancora: 
 
Mr Birss said a stonemason from an Edinburgh firm was contracted to create the new gargoyles.
"I think it was a stonemason having a bit of fun," he said.
"Perhaps the film was fairly new when they were carving this and if he was thinking of an alien perhaps the alien from the film was his idea of an alien.
"I'm sure he wasn't deliberately copying the alien in the film. It was just a concept of an alien."
 
  
A quanto riportato nello stesso articolo, la somiglianza tra il gargoyle e lo xenomorfo era già stata fatta notare nel lontano 1997. Quindi era tutto noto, anzi, arcinoto e documentabile fin dall'inizio. Avrebbero dovuto saperlo anche i sassi, i polli e le lucertole che si trattava di una ristrutturazione moderna e non di una reliquia medievale anacronistica! Eppure ancora nel 2020 c'è chi pubblica foto dello xeno-gargoyle urlando al mistero! Questo caso a dir poco surreale illustra bene l'innata creduloneria delle genti e la diffusione inarrestabile dei pacchetti memetici, coacervi di informazioni degenerate che si comportano come virus.
 
Un'altra cosa sorprendente è la scarsa familiarità che le masse hanno con i numeri romani e con la computazione dei secoli. Dire che un luogo di culto risale al XII secolo significa che si colloca tra il 1101 e il 1200, ossia che è del Millecento. In effetti è questo il caso, visto che il monastero cluniacense di Paisley è stato fondato nel 1163. Tuttavia suddetto monastero ha acquisito lo stato di abbazia soltanto nel 1245. Quindi si può dire che è un'abbazia del XIII secolo, ossia del Milleduecento. Molti leggendo XIII secolo capiscono Milletrecento e si domandano come sia possibile la raffigurazione di Alien "in una chiesa del 1300". Una bella confusione, non c'è che dire. Dato che in Italia la scuola è troppo occupata ad allevare bulli e a spargenre demenza, tutto questo non sorprende affatto. Se si indaga sull'affascinante storia di Paisley, si scopre che le cose sono ancora più ingarbugliate. Nel 1307 l'abbazia fu bruciata per ordine del Re Edoardo I Plantageneto, ma fu ristrutturata ed estesa nel corso dello stesso secolo. Si crede che il glorioso William Wallace vi abbia studiato da piccolo. Finisco con una domanda insidiosa: a quale secolo risalgono realmente i gargoyle originali?

domenica 8 dicembre 2019


THE THING - LA COSA

Titolo originale: The Thing 
Anno: 1982
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese, norvegese
Durata: 109 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore, fantascienza, azione, thriller
Regia: John Carpenter 
Soggetto: John W. Campbell, dal racconto La cosa da un
    altro
mondo (Who Goes There?, 1938)
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Produttore: David Foster, Lawrence Turman
Produttore esecutivo: Wilbur Stark
Casa di produzione: Universal
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Todd C. Ramsay
Effetti speciali: Roy Arbogast, Albert Withlock
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: John L. Lloyd
Costumi: Ronald I. Caplan
Trucco: Rob Bottin (special make-up effects)
Interpreti e personaggi:
    Kurt Russell: R.J. MacReady
    A. Wilford Brimley: Dr. Blair
    T. K. Carter: Nauls
    David Clennon: Palmer
    Keith David: Childs
    Richard Dysart: Dr. Copper
    Charles Hallahan: Vance Norris
    Peter Maloney: George Bennings
    Richard Masur: Clark
    Donald Moffat: Garry
    Joel Polis: Fuchs
    Thomas G. Waites: Windows
    Norbert Weisser: Norvegese
    Larry Franco: Norvegese con fucile
    Nate Irwin: Pilota dell'elicottero
    William Zeman: Pilota
    John Carpenter: Norvegese nel video (non accreditato)
    Jed: La cosa con l'aspetto da cane
Doppiatori originali:
    Adrienne Barbeau: Voce computer
Doppiatori italiani:
    Michele Gammino: R.J. MacReady
    Renato Mori: Dr. Blair
    Mauro Gravina: Nauls
    Raffaele Uzzi: Childs
    Sergio Rossi: Dr. Copper
    Gianni Marzocchi: Vance Norris
    Sergio Fiorentini: George Bennings
    Arturo Dominici: Garry
    Tonino Accolla: Windows
    Paolo Poiret: Palmer
Titoli tradotti:
   Tedesco: Das Ding aus einer anderen Welt
   Spagnolo (Spagna): La cosa 
   Spagnolo (Argentina): La cosa del otro mundo
   Spagnolo (Messico): El enigma de otro mundo
   Francese: L'Effroyable chose
   Portoghese (Portogallo): Veio do Outro Mundo
   Portoghese (Brasile): O Enigma de Outro Mundo
   Euskara: Gauza
   Polacco: Coś
   Russo: Нечто
   Lituano: Padaras
   Lettone: Radījums
   Turco: Şey
Budget: 15 milioni di dollari USA
Box office (Nordamerica): 19,6 milioni di dollari USA
Riconoscimenti:
  1982 - Razzie Awards
    Candidatura per Peggior colonna sonora a Ennio
    Morricone
  1982 - Saturn Award
    Candidatura per Miglior film horror
    Candidatura per Migliori effetti speciali a Rob Bottin 
 
 
Trama:
Anno del Signore 1982. Siamo in Antartide, nella base scientifica statunitense U.S. Outpost #31. La vita degli abitanti di quello sperduto avamposto polare trascorre in una noia mortale, finché un giorno accade qualcosa di insolito. In uno scenario lovecraftiano, nel bel mezzo delle Montagne della Follia, appare un elicottero che insegue un husky siberiano. A un certo punto il velivolo esplode, distrutto da una bomba che un occupante voleva lanciare contro il cane. Il pilota si salva e procede verso la base americana, cercando di uccidere il cane a fucilate e urlando in norvegese. L'elicottero distrutto proveniva infatti dalla base di ricerca appartenente alla Norvegia, non lontano da quella degli USA. Gli americani, tutti provetti pistoleros, non capiscono il motivo di tanto furore e prendono le difese del cane, così nasce una lite furibonda. Parte un colpo di arma da fuoco e il norvegese rimane ucciso. Il problema è che in quel cane c'è davvero qualcosa che non va. Anzi, tecnicamente parlando non si tratta nemmeno di un cane. Ne ha soltanto l'aspetto, in realtà è un organismo alieno pericolosissimo, che corre verso la base statunitense per propagare il contagio. Data la deprecabile chiusura mentale delle genti della Terra dei Coraggiosi, così ostili a qualsiasi lingua che non sia l'inglese americano, nessuno è in grado di intendere il norvegese. Nemmeno i rapporti di buon vicinato vengono curati: ovunque esistono solo e soltanto nemici da abbattere. Si spiega così perché nessun americano della base comprende di essere minacciato da una letale spada di Damocle. La squadra americana dei pistoleros, agli ordini del comandante Garry, è composta dai seguenti elementi: il pilota R.J. MacReady, il medico Cooper, i biologi Blair e Fuchs, il meteorologo George Bennings, il geologo Vance Norris, l'addetto alla radio Windows, i meccanici Childs e Palmer, l'addetto ai cani Clark e il cuoco Nauls. Non capendo cosa sia successo ai norvegesi impazziti, il comandante Garry decide di organizzare una spedizione per risalire alla reale provenienza dell'elicottero. Raggiunta con difficoltà la base norvegese, ne viene subito accertato lo stato di totale abbandono e di devastazione. I reperti sono raccapriccianti. Il cadavere di un suicida sembra urlare al Cielo il suo dolore. Un enorme blocco di ghiaccio presenta una cavità, come se qualcosa al suo interno si fosse liberato dalla gelida morsa per fuggire. Una creatura aberrante giace parzialmente carbonizzata, ha un corpo immane e due teste fuse insieme. Contro ogni sano principio viene deciso di portare alla base la mostruosa carcassa bicefala per eseguire approfondite analisi. Il biologo Blair, che esegue l'autopsia, stabilisce che gli organi interni sono normali. Nel frattempo l'husky tratto in salvo dalla furia dei norvegesi vaga liberamente per l'abitato; solo in un secondo tempo, in seguito alle atroci scoperte fatte nella base norvegese, viene deciso di confinarlo nel canile assieme agli altri suoi simili. Questa si rivelerà una scelta improvvida. Ecco che l'husky, trasformatosi in un mostro tentacolato, fa strage degli altri cani e li assimila. Un tentativo di incenerirlo col lanciafiamme risulta fallimentare: la creatura brucia solo in parte. I resti, analizzati in laboratorio da Blair, mostrano la presenza di cellule aliene in grado di inglobare quelle dell'organismo originale, imitandole così alla perfezione. In preda al terrore, il biologo interroga il computer sull'infestazione in corso e sulle possibilità di sopravvivenza. A partire dai dati disponibili, la macchina sputa responsi raggelanti: in caso di contatto dell'organismo alieno con la popolazione di una città, il contagio si sarebbe esteso rapidamente all'intero pianeta. Questo spinge Blair a distruggere a colpi di scure le apparecchiature per la comunicazione con l'esterno, pensando così di isolare la base contaminata. I suoi compagni lo immobilizzano e lo rinchiudono in una casupola, quindi visionano il materiale video rinvenuto nella base norvegese. Scoprono che all'origine di tutto c'è il rinvenimento del relitto di un'astronave aliena, precipitata migliaia di anni prima. MacReady, Norris e Fuchs si recano sul luogo degli scavi, dove trovando il disco volante lesionato e la cavità glaciale da cui è stato estratto il blocco contenente l'atroce creatura, uscita dal veicolo al momento dell'impatto. Nella base si scatena l'inferno. La prima decisione presa è quella di isolare in un magazzino i resti del corpo malformato che i norvegesi avevano incendiato. Il problema è che questo materiale cadaverico è ancora attivo e infetta Bennings, assumendone le sembianze. Gli altri si accorgono che c'è qualcosa di strano e riescono a eliminare in tempo la creatura, ma a questo punto si pone un problema drammatico. Appurato che il mostro può assumere la forma umana, esiste un modo sicuro per riuscire a smascherarlo? La paranoia più assoluta e il sospetto fanno la loro irruzione, corrodendo ogni rapporto tra esseri umani, annullando l'intera storia della socialità della specie per far piombare gli individui in una dimensione bestiale di terrore. Si instaura la lotta di tutti contro tutti e l'idea stessa di comunità è distrutta. In un crescendo frenetico si giunge al desolante epilogo, affermazione definitiva dell'Assurdo.
 
Citazione: 
"Come facciamo a sapere chi è umano? Se io fossi un'imitazione, una perfetta imitazione, come lo capireste che non sono veramente io?"
(Childs)
 
Recensione:
Oggi il film di Carpenter è considerato un cult e riconosciuto all'unanimità come una pietra miliare del cinema fanta-horror. Eppure alla sua uscita ha avuto uno scarso successo. Il motivo è abbastanza facile da individuare: essendo stato proiettato nelle sale in contemporanea a E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg, ha finito con l'essere malamente eclissato. Già. Alludo proprio a quello schifo di E.T., film obbrobrioso quanto deleterio, tutto incentrato su una visione nauseabonda e puffesca degli alieni! Ebbene, quel ripugnante concentrato uterino di prolattina ha attratto grandi masse nei cinema, mentre la pellicola carpenteriana in molti distretti non è nemmeno arrivata. Così non l'ho potuta vedere all'epoca: nella cittadina in cui abitavo non è stata semplicemente proiettata, mentre i muri di ogni edificio erano ricoperti da manifesti con l'immagine di quell'immondo bradipo oligofrenico e smerdante. Tra l'altro vengo a sapere a distanza di tanti anni che in Italia il film di Carpenter, ritenuto troppo traumatizzante dalla censura buonista, è stato addirittura vietato ai minori di 18 anni, neanche mostrasse sborrate a getto continuo da piselloni alieni! Ecco. Non avevo ancora compiuto 16 anni e non avrei potuto vederlo in ogni caso - e per giunta mi hanno trascinato a subire l'inverecondo ammasso di feci di Spielberg. Una concausa dell'insuccesso di The Thing può essere individuata nell'idea preconcetta che si trattasse di un semplice remake del film La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, di Christian Nyby e Howard Hawks, 1951) - che definire schifoso è ancora poco. In realtà non è possibile classificare l'opera di Carpenter come un rifacimento dell'oscena pellicola di Nyby-Hawks, pur essendo entrambe adattamenti del racconto di John W. Campbell, Who Goes There?, pubblicato per la prima volta nel 1938. Mentre Carpenter riesce a rappresentare in modo molto fedele il testo di Campbel, Nyby e Hawks hanno apportato modifiche tanto profonde che a malapena si riesce a riconoscere il soggetto. La cupa atmosfera di paranoia costituisce il comun denominatore tra il thriller di Carpenter e il racconto da cui è stato tratto. Non si trova affatto traccia di tutto questo nel film in bianco e nero del 1951, che fa degli alieni una pura e semplice incarnazione della minaccia comunista. 

 
Meccanismo di azione del patogeno 

L'alieno si introduce nell'ospite e ne assimila il fenotipo, fino a diventare quella che in apparenza potrebbe sembrare una sua copia. Lo scopo di questa mimesi è quello di ingannare gli individui della specie parassitata, in modo tale da potersi diffondere senza limiti. Sotto l'apparenza si nasconde un caos biologico, con una continua replicazione caotica, non funzionale, di grappoli di organi e di membra del corpo dell'ospite. In altre parole, si potrebbe dire che l'organismo infettato dallo xenopatogeno si riduce a un ammasso di tumori regolari nascosti da un'apparenza ingannevole. In pratica potremmo descrivere così il processo di xenogenesi: un fluido si insinua nel corpo della vittima e inizia una complessa operazione di traduzione del suo codice genetico, riscrivendolo nel proprio XNA, sequenza dopo sequenza, a partire da ogni singola base, da ogni singola molecola. Perché ciò possa accadere, il DNA originario e l'XNA finale devono essere compatibili. Non è difficile immaginare che questo possa avvenire tramite una sorta di grimaldello ribonucleico, in grado di forzare ogni resistenza. Il parassitoide alieno non ha una forma propria, definita in partenza da una serie di istruzioni, a differenza dello xenomorfo conosciuto come Alien; appartiene tuttavia alla stessa classe di armi biologiche, concepite per corrompere e annientare ogni forma di vita trovata sul proprio cammino. 
 
Una disputa puerile 
 
Quando i cultisti di Carpenter magnificarono questo film facendolo diventare un idolo noto a tutti, sorse al loro interno una diatriba. Si crearono due fazioni. La prima di queste sètte aveva come dogma l'idea che la Cosa stessa fosse l'artefice della tecnologia dei viaggi interstellari e la costruttrice dell'astronave precipitata in Antartide. La seconda setta riteneva invece, con più senno, che la Cosa fosse un parassita in grado di viaggiare approfittando degli ospiti, delle vittime della sua predazione xenogenetica. Ovviamente la sola ipotesi sensata è la seconda. Per sostenere la prima e affermare che la Cosa sia in grado di costruire mezzi tecnologici, è necessaria una sorprendente dose di ingenuità. Dirò di più. Non siamo di fronte a un parassita incontrato per puro caso in qualche peregrinazione spaziale degli ignoti astronauti extraterrestri. Si tratta di qualcosa di ancor più destabilizzante: un ordigno concepito scientemente come strumento di genocidio cosmico.

Curiosità 

Le riprese del film carpenteriano sono iniziate nello stesso giorno di quelle di Blade Runner, diretto da Ridley Scott. Entrambe le opere hanno avuto una brutta accoglienza da parte del pubblico, ai limiti dell'ostilità, ma sono diventati cult col passare degli anni. Questa comune sorte sembra il frutto di una strana sincronicità: pur non esistendo un nesso di causazione diretta, esiste comunque una correlazione, un collegamento.  

A quanto pare Carpenter fu sdegnato dalla visione di Alien (Ridley Scott, 1979) per il fatto che il mostro era a suo avviso soltanto un uomo con addosso una tuta. Così pensò di creare un'abominazione aliena fatta in modo completamente diverso, non riconducibile a un mero costume indossato da un attore. Per colmo del paradosso è scoppiato il putiferio quando William Gibson ha rivelato molti anni dopo il mistero della vera natura dello xenomorfo in Alien: Covenant (Ridley Scott, 2017), spiegando che si tratta di un'arma biologica che riscrive il DNA della vittima parassitata, traducendolo in XNA. Qualcosa di molto simile alla Cosa di Carpenter, tutto sommato. Per questo motivo le reazioni furibonde dei fantascientisti ortodossi si sono abbattute su Scott, accusandolo di tradimento, ma di questo si parlerà diffusamente in altra sede. 
 
Sono rimasto allibito quando ho letto che Carpenter amava moltissimo il film di Nyby-Hawks, La cosa da un altro mondo. Non so proprio spiegarmi una simile predilezione per un prodotto scadente che appartiene al Nulla cinematografico. Quando nel 1982 uscì The Thing, accadde una cosa orribile e portentosa: Christian Nyby andò su tutte le furie, definendo l'opera carpenteriana un prodotto di bassa macelleria e una pubblicità occulta del whisky J&B. Il regista di Carthage ci è rimasto malissimo. Spero che abbia depennato la pellicola del suo detrattore dalla lista delle preferenze!

Il film è stato criticato dai buonisti politically correct per il fatto che nemmeno un personaggio è di sesso femminile. Le prevedibili accuse sono state le seguenti: sessismo, misoginia, antifemminismo, esclusivismo, razzismo, fassismo e persino appartenenza a una setta massonica. Se vedono un gruppo di uomini in giro, li accusano di portare il grembiulino della Massoneria e di "discrinimare le donne": per far cessare l'aggressione bisogna esibire una patente di omosessualità. A sentir loro le donne sarebbero una "razza" e una "minoranza". Siamo al delirio! A dire il vero nel cast originale scelto da Carpenter doveva esserci una donna, ma all'epoca delle riprese era incinta, così non le fu possibile partecipare. Alle belve umane buoniste non è bastata neppure la presenza di un mandingo nel cast.  

Il saldatore (non accreditato) si chiamava Gary Zink. Nomen omen! Una coincidenza davvero notevole: in inglese zinc "zinco" si scrive con -c finale, ma esiste anche la variante obsoleta zink. In tedesco si ha Zink

Nell'agosto del 2003, due fan animati da furore mistico, Todd Cameron e Steve Crawford, raggiunsero il luogo inospitale in cui erano state effettuate le riprese (Stewart, British Columbia), riuscendo a trovare i resti dell'avamposto e dell'elicottero schiantato. Alcuni reperti di particolare valore affettivo, come una pala dell'elicottero, sono stati incorporati alla collezione privata di questi impavidi avventurieri. 
 
Il contributo musicale di Ennio Morricone non fu apprezzato dalla critica, che lo irrise, attribuendogli addirittura un umiliante Razzie Award (una sorta di spernacchiamento). Ebbene, accadde in seguito una cosa davvero strana: la musica non utilizzata per The Thing venne riutilizzata come colonna sonora di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino (2015), vincendo un Oscar tra applausi infiniti e trionfi. Certo, questo miracolo poté accadere perché il film tarantiniano ha avuto uno smisurato sostegno da parte dei fautori del buonismo politically correct

Nel campo norvegese vengono trovati molti bidoni vuoti con la scritta "karosin", che dovrebbe significare "kerosene". Il punto è che la parola norvegese per designare tale combustibile è "parafin" (un notevole falso amico!). 

Si rilevano diverse incongruenze dovute alla scarsa conoscenza di come le malattie infettive si possono trasmettere. Così si vede che il cane infetto è messo assieme agli altri senza particolari precauzioni, rischiando di comprometterli tutti. La cosa più sensata da farsi sarebbe stata imporgli un periodo di quarantena in un'area isolata. In modo simile viene utilizzato lo stesso coltello per raccogliere i campioni di sangue necessari per stabilire chi è umano e chi è stato assimilato, pur essendo ormai chiaro che l'organismo alieno è altamente infettivo. Si potrebbero spiegare questi apparenti errori se si capisse che il clima di paranoia ha compromesso irrimediabilmente le facoltà razionali di tutti.   
 
La Trilogia dell'Apocalisse 
 
Lo stesso Carpenter ha rilasciato interessanti interviste in cui spiega che considera The Thing come parte di una trilogia assieme a due suoi film successivi, Il signore del male (Prince of Darkness, 1987) e Il seme della follia (In the Mouth of Madness, 1999) - quest'ultimo densissimo di ispirazioni e di riferimenti all'opera di Lovecraft. Questi tre film carpenteriani sono noti come la Trilogia dell'Apocalisse. Qualcosa nell'ontologia incubica li lega, anche se non hanno in comune alcun personaggio e non descrivono eventi collocabili in una stessa linea narrativa. Tutto molto interessante e meritevole di futuri approfondimenti!  
 
Un interessante prequel  
 
Un film con lo stesso titolo, The Thing, è uscito nel 2011. Diretto da Matthijs van Heijningen Jr., è incentrato sulla scoperta dall'astronave aliena da parte dell'equipaggio della base norvegese e sulla conseguente diffusione del contaminante alieno, tre giorni prima degli eventi narrati dal film di Carpenter. Potrebbe benissimo essere uno dei pochi prequel sensati dell'intera storia della Settima Arte. Quando lo avrò visionato, non mancherò di recensirlo.   

mercoledì 16 ottobre 2019


GUERRA AL GRANDE NULLA 

Titolo originale: A Case of Conscience
Autore: James Blish
Anno: 1958
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Sottogeneri: Thriller teologico, fantareligione, fantabiologia,
    distopia
Ambientazione: anno 2049;
    pianeta Lithia (I parte);
    Terra (II parte)
Editori (it.): Arnoldo Mondadori Editore; Editrice Nord
Edizioni italiane (elenco incompleto):
    Urania, n. 226 (marzo 1960) 
    Urania, n. 474 (novembre 1967)
    Cosmo Oro (maggio 1975)
    Urania Collezione, n. 196 (maggio 2019)
Codice ISBN (Cosmo Oro): ISBN 88-429-0314-0
Traduttori: Giorgio Severi, Riccardo Valla
Altre traduzioni:
    Tedesco: Der Gewissensfall
    Olandese: De Goddeloze Tuin van Eden
    Francese: Un cas de conscience
    Spagnolo: Un caso de conciencia
    Portoghese: Um Caso de Consciência
    Rumeno: Un caz de conștiință
    Polacco: Kwestia sumienia

Sinossi (da Mondourania.com, n. 474):
"Siamo in presenza di un pianeta e di una popolazione sostenuti dal Supremo Nemico. E' un'immensa trappola tesa a tutti noi, a tutti gli uomini della Terra e fuori dalla Terra: La sola cosa che possiamo fare è respingerla, la sola cosa che possiamo dire è: Vade retro Satana." A parlare così è il Padre Ruiz-Sanchez, gesuita, scienziato, esploratore spaziale, che nel pianeta Lithia e nei suoi troppo razionali, troppo morali, troppo sereni, troppo perfetti abitanti, vede all'improvviso una perfida e ironica creazione del Demonio. Stimolante, audace, originale, come certe "utopie" di Sheckley, questo "thriller" teologico ha rinnovato il tema tradizionale dei nostri rapporti con gli extra-terrestri, ed è ormai considerato a buon diritto un testo fondamentale della fs. moderna.

Sinossi (da Mondourania.com, n. 226): 
E' possibile che gli altri mondi non siano abitati. Ma finora, niente esclude che possano invece ospitare forme di vita, simili o no alla nostra. Questo è un problema che le scoperte della nuova scienza rendono attuale e non più ignorabile, una questione che va considerata sotto tutti gli aspetti. Anche quello religioso. Infatti, fra i doveri della Chiesa c'è quello di mantenersi in linea coi tempi; e il punto a cui è arrivata la giovane scienza spaziale ha spinto appunto la Chiesa a interessarsi dell'eventualità che esistano altri pianeti abitati. A questo proposito importanti esponenti del Clero hanno consentito a rispondere alle domande dei giornalisti, e il risultato delle speciali recenti interviste è stato ampiamente pubblicato su autorevoli quotidiani. Il romanzo che presentiamo in questo numero sembra scritto proprio in seguito alle ipotesi formulate da un Padre Gesuita nel corso del colloquio cui abbiamo accennato. E, guarda caso, a protagonista del suo romanzo, James Blish ha scelto un Gesuita. Il tema è ardito, e solo un autore intelligente, obiettivo, e abile come Blish lo poteva affrontare. Ne è uscito il racconto più eccitante cha sia mai stato scritto nel campo della fantascienza. Un romanzo che i lettori di Urania non possono ignorare.

Trama: 
Il gesuita peruviano Padre Ramon Ruiz-Sanchez, biologo e biochimico, giunge sul pianeta Lithia assieme al fisico Cleaver, al chimico Michelis e al geologo Agronski. I quattro scenziati formano una commissione il cui compito è studiare a fondo il pianeta, dotato di una ricca biosfera e abitato da esseri senzienti, per decidere se sia o meno adatto alla colonizzazione umana. I nativi di Lithia sono Rettiliani: in pratica somigliano a pingui lucertoloni dalla statura eretta, alti più di tre metri e dotati di grande intelligenza. La logica vorrebbe che il pianeta fosse subito dichiarato off limits, senza nemmeno essere esplorato da un equipaggio umano - anche per evitare il concreto rischio di contaminazioni biologiche, non solo dalla Terra a Lithia, ma anche nell'inversa direzione. Evidentemente i terrestri del XXI secolo descritti da Blish non hanno simili scrupoli. Si tratta di una società decadente, quasi in fase terminale. La maggior parte della popolazione vive inumata in rifugi antiatomici; l'unica organizzazione religiosa presente, dotata di immenso potere, sembra essere la Chiesa Cattolica Romana. Tra Padre Ramon e gli altri membri della commissione inviata sul pianeta alieno non vi è accordo sulle politiche future. Michelis e Agronski ritengono che non vi siano risorse lithiane degne di essere sfruttate; soltanto il perfido Cleaver è dell'idea di usare il mondo dei Rettiliani per produrre e stoccare armi atomiche in gran quantità. Più complessa e articolata la posizione del gesuita. Dapprima egli è incline a considerare la civiltà autoctona di Lithia come preadamitica, ossia priva del Peccato Originale, in quanto gli abitanti vivono in perfetto ordine morale senza bisogno alcuno di credere all'esistenza di Dio e senza alcun comandamento. Pian piano che approfondisce la sua conoscenza, per diretta esperienza con un nativo, Chtexa, ecco che in Padre Ramon inizia a farsi strada un grave sospetto. Lithia sarebbe in tutto e per tutto opera di Satana. L'Avversario avrebbe dato origine a tale mondo facendone una trappola per gli esseri umani, per convincerli della possibilità di una vita perfetta senza alcuna nozione di Dio. Giunge per la commissione guidata dal gesuita il giorno della partenza. Prima che le operazioni di imbarco siano completate, il lithiano Chtexa consegna a Padre Ramon un dono: è una specie di anfora sigillata contenente un uovo fecondato, destinato a dare origine a un girino che è proprio il figlio del donatore. Il suo nome è Egtverchi e ne è già consapevole quando ancora è un embrione. Il desiderio di Chtexa è che Egtverchi sia cresciuto tra gli umani per apprenderne gli usi e i costumi. Pur essendo sconvolto, il gesuita accetta e prende con sé il singolare presente. Questo sarà un gravissimo errore, una falla nell'ordine cosmico che permetterà alla Distruzione di irrompere, portando il marasma sulla Terra e la Nemesi di Lithia.


Recensione: 
Oltre a essere un thriller teologico, il romanzo di Blish è soprattutto un thriller sulfureo. Questo è stato tra i primi libri di fantascienza in cui mi sono imbattuto e non è stato un incontro facile. Ho dovuto interrompere più volte la lettura: troppo angosciante. In ogni caso ho subito compreso l'estremo interesse degli argomenti trattati. Anche se le parole "manicheismo" e "manicheo" sono in tutto menzionate soltanto tre volte, esse hanno un'importanza cardinale. Non è poi così facile che un'opera di fantascienza faccia anche una semplice menzione di questo pensiero religioso perseguitato in modo atroce nel corso dei secoli, dimenticato dalle genti eppure ancora temuto dalle religioni del mondo. Questo è riportato nella Biblioteca Galattica e merita la massima attenzione: 

"L’argomento attorno il quale è costruita la vicenda narrata nel romanzo è di matrice teologica. Il protagonista è padre Ramon, uno studioso, biologo, gesuita. Egli ritiene che Lithia, un pianeta alieno appena scoperto, e la razza intelligente che lo abita siano frutti del demonio, attribuendo a Satana una potenza creatrice e cadendo così nell’eresia manichea. Intanto, uno di questi alieni vive e cresce sulla Terra, minacciando di distruggere, come un novello anticristo, l’intera società terrestre, prima che padre Ramon riesca a porre un rimedio definitivo all’aberrazione…"  

Purtroppo i fantascientisti quadrati non prestano a tutto questo attenzione alcuna. A quanto pare religione e antropologia non destano il loro interesse, anzi, causano viva irritazione.

Sine ipse factum est Nihil 

Il titolo in italiano è decisamente atipico: in quasi tutte le altre lingue è stata scelta la traduzione letterale dell'inglese A Case of Conscience. Senza dubbio Guerra al Grande Nulla è qualcosa di grande effetto. Se si fosse tradotto in modo pedissequo Un caso di coscienza, ben pochi sarebbero stati attratti dal romanzo di Blish. Il Grande Nulla è Satana, l'Avversario di Dio. Nella versione originale ho potuto constatare che la locuzione usata è Great Nothing. Il teologo gesuita, Padre Ramon Ruiz-Sanchez, ha ricavato l'immagine del Grande Nulla da una discussione in cui il chimico Michelis, che definiva l'atomo, fondamento della realtà materiale, come un buco all'interno di un buco, a sua volta all'interno di un buco e così via, secondo una ricorsività frattale che non conosce fine. Forse Blish non ne era al corrente, ma non c'è niente di più lontano dalla teologia della Chiesa Romana di questo uso della parola Nulla. Un uso che invece era tipico dei Catari Assoluti. Peire Autier, l'Apostolo della Linguadoca, diceva chiaramente che il mondo materiale è il Nulla, perché è stato fatto senza il Verbo.

Incoerenze narrative

Papa Adriano VIII, un austero e imponente norvegese ormai incanutito (ex biondiccio), di carattere ipereccitabile, riceve Padre Ruiz-Sanchez, confermandone l'esclusione dalla Chiesa. Così argomenta il Pontefice: il gesuita, non appena caduto nell'eresia manichea, sarebbe stato scomunicato in automatico, senza bisogno alcuno di pronunciamento (ossia lata sententia). In ogni caso la scomunica viene ribadita con dure parole. Il gesuita, caduto nelle dottrine che attribuiscono a Satana potere creatore, può solo essere visto con orrore dal corpo ecclesiastico e considerato come una cellula tumorale da cauterizzare. Nonostante questo, Adriano VIII gli dà alcuni suggerimenti, prima di congedarlo. Innanzitutto getta dubbio sugli stessi sensi degli umani, insinuando che il pianeta Lithia potrebbe essere illusorio, che non c'è bisogno di credere che sia una creazione del Maligno, bensì soltanto un'allucinazione da lui indotta, un'illusione. Quindi afferma che l'unico modo per porre fine alla crisi lithiana sarebbe pronunciare un esorcismo. Esorcizzare un intero pianeta. L'obiezione mossa dall'uomo della compagnia di Gesù a questo invito è incentrata sull'obsolescenza secolare della pratica esorcistica. La Chiesa del 2049 è rancidamente preconciliare, eppure i preti hanno smesso di utilizzare l'esorcismo per evitare di essere scambiati per manipolatori di ingenui e spargitori di superstizioni. Accusati da chi? Blish descrive una Chiesa potentissima, con tanto di Inquisizione. Cosa avrebbe dovuto temere un clero tanto influente? Fatto sta che l'esorcismo compiuto da Padre Ruiz-Sanchez da un osservatorio lunare, riesce alla perfezione. Lithia subisce una grande e improvvisa catastrofe che la trasforma in un mondo inabitabile. A dire il vero, l'autore lascia il lettore nel dubbio. Il fisico Cleaver aveva collocato sul pianeta un quantitativo immenso di ordigni nucleari e fatto costruire impianti in grado di provocare una reazione a catena, fondendo gli atomi di litio, abbondantissimi, in un unico super-atomo in grado di esplodere come un minuscolo Big Bang. Probabilità e verosimiglianza vogliono che proprio questa sia la causa della Fine di Lithia, non certo l'opera di un esorciccio. Veniamo ora alla formula esorcistica pronunciata dal ex gesuita scomunicato e attribuita a Gregorio VIII: 

- Io, sacerdote di Cristo, ordino a voi, spiriti malvagi, che agitate queste nuvole...
- ... di ritirarvi da esse e disperdetevi in luoghi selvatici e deserti, onde non possiate più nuocere né agli uomini né agli animali, né alle piante né a cosa alcuna che sia stata concepita per il servizio dell'uomo.

  "E tu, Grande Nulla, stupido e lubrico, tu, Scrofa Stercorata, nero spirito del Tartaro, io ti scaglio, o Porcarie Pedicose, nell'infernale cucina."
  "Per l'Apocalisse di Gesù Cristo, che il Signore ha inviato ai Suoi servi per far loro conoscere le cose che stanno per essere; e che Egli ha significato, inviando il Suo Angelo; io ti esorcizzo, Angelo della Perversità:
  "Per i sette candelieri d'oro e per quello che è come il Figlio dell'Uomo, ritto in mezzo ai candelieri; per la sua voce, come la voce di molte acque; per le sue parole "Ecco, son vivo, io ch'ero morto; e vivrò sempre e sempre; e ho le chiavi della morte e dell'Inferno"; io ti dico, Angelo della Perdizione: via, VIA, VIA!"


Sono riuscito a trovare un testo molto simile, sebbene non identico. Vi compare la Scrofa Stercorata, così come il sudicio branco di porci (Porcarie Pedicose). Nessuna menzione del Grande Nulla. Perché è stata utilizzata una locuzione manichea, Grande Nulla, in un esorcismo cattolico? Bisogna poi chiedersi come sia possibile che Ruiz-Sanchez, ormai decaduto dalla sua condizione ecclesiastica e privato della veste, sia stato al contempo investito dal Papa di cotanta autorità. Perché non è stato lo stesso Vescovo di Roma ad esorcizzare Lithia?

Il problema del Darwinismo 

I Lithiani hanno un sistema riproduttivo molto peculiare, che prevede una ricapitolazione esterna delle fasi evolutive. Nell'embrione umano si ha un processo di sviluppo che comporta il passaggio da una forma simile a quella di un pesce, con tanto di branchie, a una forma simile a quella di un anfibio, quindi a quella di un rettile, ancora dotato di coda e di un sistema circolatorio che mescola il sangue venoso a quello arterioso. Quindi, nelle fasi finali, la coda sparisce, si forma un setto cardiaco che separa la circolazione del sangue ossigenato da qualle del sangue ricco di scorie. Per descrivere tutto ciò i biologi utilizzano proprio la parola ricapitolazione. L'ontogenesi ricapitola la filogenesi, per usare le parole di Haeckel. Bene, nei Rettiliani di Lithia questo avviene al di fuori del corpo materno. La femmina depone le uova fecondate nelle acque del mare. La prole viene lasciata a se stessa: ogni cura parentale è impossibile. Così i nuovi nati assumono la forma di lamprede, quindi di pesci veri e propri. Poi tornano alla terra, diventando come grossi anfiossi o pesci polmonati. Crescendo ancora, si sviluppano le zampe e si trasformano in anfibi simili a rane toro. Questi esseri migrano nella giungla, diventando quindi lucertole bipedi che saltano come canguri, emergendo dalla vegetazione solo quando sono abbastanza maturi per essere accolti nella società. Tutto ciò ha un impatto devastante su Padre Ruiz-Sanchez, che rappresenta una Chiesa ostile all'evoluzionismo, ossessionata dalla verità letterale del racconto della Genesi. Ecco che prende corpo nel gesuita l'idea che Lithia sia una fabbricazione dell'Avversario, essendo uno dei suoi fini proprio quello di dimostrare la veridicità delle dottrine di Darwin sull'evoluzione delle specie.

L'ombelico di Adamo

In un mondo in cui l'Islam sembra scomparso, la città di Bassora in Iraq, a noi tristemente nota per via di attentati e stragi, è stata sede di un'importante assemblea ecclesiastica. È la Dieta di Bassora, tenutasi nel 1999, che ha condannato le dottrine di Darwin. Gli argomenti addotti sono talmente grossolani e folli da spingere molti lettori a credere che Blish abbia voluto fare una tagliente satira della religione cattolica e più in generale del Cristianesimo nel suo insieme. Secondo le dottrine prevalse alla Dieta di Bassora, Dio avrebbe creato Adamo con l'ombelico per dargli integrità fisica e perfezione, anche se il Primo Uomo non era uscito dal grembo di una donna. Così, allo stesso modo, Dio avrebbe creato la geologia terrestre con strati e testimonianze di una passato mai esistito. Dunque si dovrebbe postulare un Dio Ingannatore, simile ai Farisei e agli Scribi - anche se ovviamente il clero non è in grado di trarre questa logica conclusione delle sue stesse premesse. Quando ero un marmocchio ha assistito agli ultimi rigurgiti di ostilità cattolica verso l'evoluzionismo. Una suora rachitica si scagliò contro Darwin dicendo cose ridicole: "Se l'uomo viene dalle scimmie, da dove sono venute le scimmie? Gli scienziati dicono che le scimmie sono venute dal Nulla!" La religiosa la giudicai subito una idiota. Mi veniva da ridere, perché mi immaginavo questo Nulla come un mare grigiastro e crepitante, come uno schermo di una TV non sintonizzata, da cui uscivano senza sosta scimmie già adulte! Soltanto pochi anni dopo, la versione della Chiesa Romana era questa: i giorni della Genesi potevano benissimo essere ere geologiche, e Dio sarebbe intervenuto a infondere l'anima a un ominide generato tramite evoluzione delle specie. Il gesuita di Blish riporta questa dottrina, pur rifiutandola senza fornire un'adeguata critica, senza dire il perché. Il punto è che Guerra al Grande Nulla fu letto con attenzione da molti fondamentalisti protestanti in America, così un bel giorno vidi su un giornale la foto del faccione di un pastore, dotato di lunga barba; sopra l'immagine c'era scritto: "E DIO CREÒ LA TERRA CON I FOSSILI DENTRO!"

Incapacità predittiva della fantateologia 

Una delle principali critiche rivolte al romanzo di Blish è partita proprio da un gesuita, Frate Guy Consolmagno, direttore dell'Osservatorio Vaticano. Secondo il religioso-scienziato, Guerra al Grande Nulla sarebbe nient'altro che un ammasso di "cattiva teologia", scritto senza alcuna reale conoscenza della Compagnia di Gesù e delle sue dottrine. Queste sono state le obiezioni di Blish agli attacchi di Consolmagno: 

  1) Guerra al Grande Nulla descrive la Chiesa Romana del futuro, la cui teologia può quindi essere ben diversa da quella della metà del XX secolo;
  2) Guerra al Grande Nulla non è stato scritto come un corpo di dottrine teologiche: il centro e il senso della narrazione è invece un singolo uomo. 


James Blish (1921 - 1975), che era un agnostico, concepì un Cattolicesimo futuro molto robusto, dotato di una teologia granitica e pervasiva, per quanto rozza, capace di influenzare in modo assai potente la politica terrestre. L'autore non ha saputo prevedere la Morte Teologica della Chiesa Romana, lo svuotamento della stessa istituzione del Papato, il proliferare di sètte come Comunione e Liberazione, i Neocatecumenali e i Mariolatri Medjugoristi, che si sono formate come funghi sul putrescente tronco ecclesiastico. Queste congreghe settarie sono considerate dalle plebi, in modo alquanto stolto, genuine manifestazioni della religione cattolica, anche se la realtà è molto diversa: gli adepti di Don Giussani sono neopelagiani che credono nella salvezza tramite le opere; i Medjugoristi sono idolatri superstiziosi, etc. Non possiamo aspettarci che nel 1958 lo scrittore americano potesse avere idea di questi sviluppi. Non dobbiamo dimenticarci che proprio in quell'anno finì il pontificato di Pio XII, il 9 ottobre. Il 20 ottobre iniziò il pontificato di Giovanni XXIII, che annunciò il Concilio Vaticano II il 25 gennaio del 1959 presso la Sala Capitolare del Monastero di San Paolo di Roma. La prima sessione del Concilio ebbe inizio nell'ottobre del 1962. Il 3 giugno dell'anno successivo, i lavori si interruppero a causa della morte del Pontefice. Le altre tre sessioni furono convocate e presiedute dal successore Paolo VI. Quindi è ovvio che il Cattolicesimo Romano di cui leggiamo in Guerra al Grande Nulla sia preconciliare.

Protocolli ecclesiastici 

Secondo le dottrine della Chiesa Romana, enunciate dalla Società di Gesù, particolarmente sensibile a questo tema, un'ipotetica specie intelligente extraterrestre può soltanto ricadere in tre categoria: 

1) Creature senzienti ma prive di anima; 
2) Creature senzienti con anima caduta, a causa di un peccato ancestrale non inevitabile (equivalente al Peccato Originale);
3) Creature senzienti con anima non caduta. 


Nel caso 3), queste creature non cadute devono per necessità vivere in condizone di totale felicità e di immortalità, in un mondo paradisiaco che non conosce il peccato. Anni fa mi sono imbattuto in una discussione televisiva in cui proprio un gesuita affermava l'estrema apertura della Chiesa Romana alla possibilità di esistenza di civiltà aliene, precisando però l'impossibilità di accettare il discorso induista di incarnazioni divine su altri mondi (parole quasi testuali). I protocolli ecclesiastici, pensati molto per tempo nell'eventualità di un contatto, raccomandano le seguenti politiche: 

1) Non tentare nemmeno di evangelizzare le creature senzienti che risultassero prive di anima; 
2) Cercare con ogni mezzo di evangelizzare le creature senzienti con anima caduta;
3) Cercare di imparare dalle creature senzienti immortali e senza peccato lo stato di perpetua grazia divina. 


Non sembra passare nemmeno per la mente dei Gesuiti che la convivenza tra gli umani e una specie extraterrestre non caduta che vivesse nell'equivalente dell'Eden potrebbe portarle proprio il Peccato Originale e quindi decretarne la contaminazione. Misteri delle sottigliezze dell'Ordine di Loyola. Si vede che i Lithiani non appartengono a nessuna delle tre categorie elencate dai protocolli gesuitici. Se i Rettiliani incontrati da Padre Ruiz-Sanchez fossero una specie non caduta, sarebbero immortali e avrebbero una conoscenza innata di Dio, godrebbero della sua presenza immanente. Visto che questi lucertoloni bipedi non concepiscono Dio e hanno una morale assiomatica, ne scaturisce la tragedia religiosa - per l'appunto, il caso di coscienza.  

L'artificio del Tempo di Newton 

L'impianto narrativo è ostile a gran parte della Scienza moderna. Viene così immaginato un artificio concettuale che permette di abolire, pur in certe condizioni fisiche, l'intera Relatività speciale di Einstein, permettendo così una perfetta sincronizzazione tra azioni che occorrono a molti anni luce di distanza. In questo modo l'esorcismo dell'ex gesuita Ruiz-Sanchez può giungere dalla Luna fino a Lithia in tempo reale, viaggiando di fatto a una velocità ben superiore a quella della luce nel vuoto. Questa rimozione della teoria relativistica è a tutti gli effetti una reintroduzione del Tempo Assoluto concepito da Newton come una dimensione immutabile che esiste in modo perfettamente indipendente dagli enti in essa immersi - o addirittura dalla presenza o meno degli enti stessi. 

Il paradosso delle eresie 

A far rabbrividire Padre Ruiz-Sanchez e a farlo propendere per una spiegazione manichea della realtà che lo affligge è l'attenta osservazione della società rettiliana di Lithia. Tutto ciò che apprende gli conferma di essere di fronte a una sfida a tutti i dogmi in cui è stato educato. In particolare, si preoccupa delle conclusioni a cui potrebbero giungere gli esseri umani venendo in contatto con questi alieni. Conclusioni non soltanto atee, dedotte dalla ricapitolazione esterna tipica del sistema riproduttivo dei lucertoloni, ma anche un'affermazione di idee pelagiane, negatrici della necessità della Grazia di Dio per giungere alla Salvezza. Anzi, l'uomo può essere buono anche senza Dio, anche senza credere nella sua esistenza - cosa che porterebbe alla perdita del potere del Vaticano. Così Padre Ruiz-Sanchez, per sfuggire a una credenza condannata come ereticale, ne abbraccia un'altra ritenuta ancor più temibile. Emerge a questo punto la natura paradossale dell'eresiologia della Chiesa di Roma. Non viene riconosciuta alcuna differenza tra una singola idea ritenuta eretica, sorta in un singolo individuo isolato, e un corpo dottrinale completo di una religione organizzata e distinta da quella cattolica. Questo è il fondamento dell'Inquisizione, che perseguita il singolo per un'idea, proprio come perseguita il credente di una congregazione anatemizzata. Se un prete adotta un'idea manichea, è considerato come un credente di una Chiesa Manichea. Se un prete adotta un'idea pelagiana, è considerato come un credente di una Chiesa Pelagiana. Poi succede che neopelagiani come Josemaría Escrivá de Balaguer siano fatti santi.


Maledetti tagli di Urania! 

Una vittima dei famosi tagli di Urania è l'Appendice (Il pianeta Lithia), che è oltremodo interessante. Anche una succinta guida alla pronuncia dei nomi lithiani, all'inizio dell'opera, è stata ritenuta superflua dalla redazione uranica, che l'ha soppressa senza indugio assieme all'introduzione dell'autore - una premessa fondamentale per capire meglio la narrazione. Quando mi sono accorto di questo vile scempio, sono stato invaso da una profonda irritazione. Con mio sommo rammarico sono stato costretto ad arrendermi all'evidenza: gli Urania sono in genere inaffidabili. Purtroppo non mi è possibile leggere nella versione originale tutti i romanzi che ho letto finora nella versione uranica: semplicemente non ho abbastanza tempo per farlo. Se solo penso che molte volte ho sognato su scritti mutilati, mi viene un travaso di bile. Per fortuna ho potuto recuperare un'edizione integrale di Guerra al Grande Nulla

Il pianeta Lithia

L'Appendice è troppo lunga per essere riportata in questa sede, ma vale la pena riportarne un breve riassunto. Lithia orbita attorno a una stella simile al Sole, Alpha Arietis, distante da noi circa 50 anni luce. Secondo pianeta del suo sistema, il suo anno dura circa 380 giorni terrestri (456 giorni lithiani). La gravità è 0,82 volte quella terrestre, a causa della bassa densità degli elementi che costituiscono il pianeta: vi abbonda il litio - da cui il nome che gli è stato attribuito dagli scopritori - mentre il ferro vi è rarissimo, l'unica sua sorgente essendo le meteore. La percentuale di ossigeno nell'atmosfera è 31,27% in volume, mentre quella di CO2 è 0,31% in volume. Temperature medie elevate (30 °C al polo, 38 °C all'equatore, d'estate, circa 15 °C in meno d'inverno). L'umidità è molto elevata e abbondano le foreste. L'unica luna di Lithia ha poco più di 2000 km di diametro; scarsa è l'attività tettonica e i continenti sono tre. Le specie vegetali sono estremamente varie. Gli animali presentano ordini molto simili a quelli che si trovano sulla Terra. Particolarmente diffusi sono gli artropodi, che possono raggiungere grandi dimensioni. Molti sono gli insetti in grado di spruzzare veleni, in genere alcaloidi e in un caso persino acido cianidrico. Sulla terraferma sono molto comuni anfibi e rettili, mentre i mammiferi, poco rappresentati, somigliano a grossi topi. Animali affini ai pesci abbondano nelle acque. Oltre alla specie dominante senziente, l'animale terrestre più grande è il raro allosauro lithiano, mentre un ittiosauro simile a un pesce lungo 10 metri domina i mari.

La lingua lithiana  

Tutti i Rettiliani di Lithia parlano un'unica lingua, che almeno in parte è innata, ossia codificata nelle sequenze del genoma. Come ci viene spiegato, ogni lithiano conosce il proprio nome come eredità genetica, senza bisogno di apprenderlo. Ecco una descrizione sommaria e imprecisa della fonetica lithiana, tradotta con qualche adattamento dall'originale di Blish: 

Se a qualcuno interessa, le parole lithiane che compaiono qui e là nel romanzo si pronunciano nel modo seguente: 
  XOREDESHCH. La X corrisponde alla K dell'inglese (o alla chi del greco); SHCH contiene due suoni diversi, come in molte parole russe: il suono sci di "scia" seguito dal suono della ci dolce di "cima". (Pron.: Koredesc)
  GTON. La G è gutturale, contro il palato duro (come in "gola")
  CHTEXA. Il suono del CH in questa parola è come il suono sci di scia. (Pron.: Sc-tèka). 
  GCHTEHT. Suono G gutturale, seguito dal suono sci; la seconda H serve a indicare che la seconda T è muta. (Pron.: Gh-sc-tètt.) 
  GLESHCHTEHK. Come in precedenza: G gutturale, doppio suono SHCH, l'ultima H indica che la K è muta. (Pron.: Gh-le-sc-tèq.)
 


Questa è una traduzione adattata alla realtà fonetica della lingua italiana: com'è ovvio, la versione originale riporta esempi diversi.  Per spiegare la pronuncia di SHCH si utilizza "fish-church". Nei gruppi consonantici finali -HT e -HK è la consonante H a non pronunciarsi e ad essere ritenuta un equivalente del "segno muto" dell'antico russo. Il traduttore si è ingarbugliato non poco. Noto la censura del commento del paffuto Agronski: "Chi può sputare può anche imparare il lithiano"

Purtroppo Blish non aveva alcuna conoscenza di linguistica, ma possiamo dedurre dalle sue note che la lettera X renda un'occlusiva aspirata /kh/ e non una fricativa. Una trascrizione abbastanza infelice e fuorviante (più di un lettore avrà pensato di pronunciare /ks/). A quanto ho potuto constatare, il solo vocabolo traducibile è gchteht "tipo di bevanda simile al tè". Per il resto sono nomi di individui (Chtexa, Egtverchi) o toponimi (Xoredeshch Sfath, Xoredeshch Gton, etc.). Insomma, Blish ha perso una splendida occasione per fare fantalinguistica e per deliziare gli animi più sensibili a queste creazioni! 

Curiosità  

Esiste un romanzo breve omonimo, A case of conscienze, il cui autore è Ken McLeod. Spesso si ingenera confusione nel Web, al punto che girano file in cui lo scritto di McLeod è attribuito erroneamente a James Blish. Cosa buffa, proprio Ken McLeod ha scritto un'interessante introduzione a un'edizione albionica di Guerra al Grande Nulla

Nel 1959 il romanzo di Blish ha vinto il Premio Hugo per il miglior romanzo. Questo riconoscimento ha molto contribuito a diffondere la fama di quest'opera, non senza generare accese controversie. 

Con una certa sorpresa sono venuto a sapere che un'edizione di A Case of Conscience è stata curata da Gary K. Wolfe (2012). Qualcosa mi disturbava: avevo confuso questo autore con il Gary K. Wolf (senza -e finale) che ha scritto Quarto: uccidi il padre e la madre e più noto per il soggetto dell'orrido film Chi ha (in)castrato Roger Rabbit? Si tratta di due persone diverse!  

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Ero convinto di aver scritto a suo tempo qualche riga su Anobii. Ho potuto constatare che mi sbagliavo. I miei banchi di memoria stagnante hanno subìto una distorsione! Ho comunque trovato qualche intervento degno di nota.

Blacktia ha scritto: 

Gran prima parte, ricca di sapienti digressioni tecniche e dal buon ritmo narrativo, la seconda parte (sulla terra) molto più lenta e macchinosa, con intrecci morali opinabili ed un finale oggettivamente debole.

Un utente anonimo ha scritto: 

Idea interessante, esecuzione ingenua 

Una civiltà aliena, un attentato ai dogmi della fede: un'angolazione insolita dalla quale esplorare i rapporti fra l'umanità e un'altra forma di vita intelligente, anzi più intelligente.
E' questo il punto di forza del romanzo, che tuttavia alcune ingenuità nello stile ("As you know, Bob"; informazioni esposte in modo forzato e didascalico) e nell'evoluzione della vicenda (troppo rapida) rendono non del tutto soddisfacente, malgrado le premesse.
Godibili i dati "scientifici" relativi al pianeta Lithia, in appendice al romanzo. 


Gianni Sarti ha scritto:

Più che un romanzo è una antologia di due racconti legati da un esile filo.
Nel primo quattro scienziati terrestri, tra cui un sagace sacerdote alle soglie dell'eresia, si trovano a giudicare un pianeta lontano e la sua società perfetta ma senza valori. Questa parte è brillante, ha idee mirabili e uno stile narrativo colmo di informazioni scientifiche: bellissima.
Nella seconda parte un cucciolo della società aliena perfetta cresce sulla Terra, una Terra improbabile con personaggi assurdi che si comportano in modo illogico. L'interesse alla storia scompare, ci si sente traditi, viene da chiedersi che fine abbia fatto il geniale scrittore della prima parte.


Tinebrella ha scritto:

Questo libro può solo avere due letture: o è una sottile ma feroce critica al dogmatismo e all'ottusità fanatica della Chiesa, o è una boiata di una ridicolaggine senza pari.
E al di là di questo, non è comunque una bella storia, per quanto l'idea di fondo possa essere originale.

domenica 23 dicembre 2018

NOTE SUL LAVORO DI GENTA-GENTA BONELLI

Giancarlo Genta (Politecnico di Torino) e Franca Genta Bonelli sono gli autori del saggio Il silenzio dell'universo: La ricerca delle intelligenze extraterrestri  (I ed. maggio 2016), pubblicato da Edizioni Lindau nella collana I Delfini. Il codice ISBN è 978-88-6708-557-6.

Questa è la sinossi, riportata su svariati siti nel Web:  

L'idea che l'uomo non sia l'unica forma di vita nell'universo è molto antica, ma è solo dagli anni '60 del '900 che l'argomento, da oggetto di speculazione filosofica e teologica, è divenuto centro di serie indagini scientifiche da parte della bioastronomia e dell'astrobiologia.
Nonostante la scienza proceda con cautela e i risultati delle ricerche siano stati fino a oggi piuttosto deludenti, l'opinione pubblica pare non avere dubbi: varie stirpi di extraterrestri visiterebbero il nostro pianeta intrattenendo contatti con gli umani; tracce del loro passaggio sarebbero chiaramente rintracciabili in fonti storico-archeologiche; e per di più, ciò sarebbe ben noto ai governanti del mondo che terrebbero nascosta la verità per sete di potere.
Ma è veramente possibile oggi dare risposta alla domanda: «Siamo soli nell'universo?».
Attraverso un'approfondita analisi scientifica e storica, demistificando le più diffuse idee sull'argomento, e senza rinunciare a un tocco di ironia, gli autori fanno chiarezza su un tema attualissimo e quanto mai controverso, che in realtà tocca il profondo desiderio dell'uomo di varcare i confini del conosciuto.
 


È possibile leggere in parte il volume su Google Books, seguendo questo link: 


Anche se alcune pagine non sono disponibili per motivi di copyright, vale comunque la pena di leggere quanto disponibile e quindi di acquistare il volume. Questo è l'indice dell'opera, tratto dal sito degli autori: 


Indice 

Introduzione: e se non ci fosse nessuno?
Capitolo 1: Alieni, dei, eroi e filosofi
Capitolo 2: Alieni e scienziati
Capitolo 3: Extraterrestri e religioni
Capitolo 4: L’Universo
Capitolo 5: La vita
Capitolo 6 La vita nell’Universo
Capitolo 7 L’intelligenza
Capitolo 8: La ricerca delle intelligenze extraterrestri
Capitolo 9: Come saranno?
Capitolo 10: La possibilità di un contatto
Epilogo 

Lo stesso Giancarlo Genta è anche autore di un altro trattato, pubblicato qualche anno prima, nel 2009. Si tratta di Incontri lontani: alla ricerca delle intelligenze extraterrestri, sempre pubblicato da Edizioni Lindau, nella collana I Draghi. Il codice ISBN è 978-88-7180-834-5. 

Descrizione, presente in vari siti nel Web: 

Una delle prime menzioni degli "extraterrestri" (intesi nel senso moderno del termine) risale a Keplero. Prima i pianeti non erano considerati mondi abitabili. Oggi sappiamo che i pianeti del sistema solare, a eccezione della Terra, non ospitano alcuna forma di vita, neppure a livello microscopico. D'altra parte, perché la Terra dovrebbe essere un unicum? Questa contraddizione è uno dei problemi scientifici più grandi del XXI secolo. "Incontri lontani" è un'analisi di questa "aporia" e delle sue implicazioni.

Per maggiori dettagli si rimanda al sito dell'autore: 


Il silenzio degli spazi siderali non è cosa che possa essere nascosta alle genti. L'enormità delle sue conseguenze è spaventosa, al punto che si possono considerare vani i tentativi di spiegarlo in qualche modo razionale, se non con l'assoluta sterilità dei pianeti extrasolari. Eppure Giancarlo Genta si dimostra profondamente ottimista non soltanto sulla possibilità dell'esstenza di civiltà extraterrestri, ma anche sulla benignità sostanziale della loro natura. A tal punto giunge il suo umanesimo cosmico da fargli ritenere che avverrà un giorno un incontro non già tra umani e alieni, bensì tra umani della Terra e umani di altri sistemi stellari. Del resto non dobbiamo dimenticare un particolare non irrilevante: il professor Genta riveste il prestigioso incarico di direttore del Centro Italiano Studi SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence). Naturale quindi che in lui alberghi una robusta dose di biocentrismo panglossiano e che gli sia del tutto estraneo il senso di totale inanità dell'esistenza. Altrettanto vero è che il progetto SETI,  che è l'equivalente del sacerdozio per quanto riguarda la ricerca di forme di vita intelligente nel cosmo, non ha finora ottenuto grandi successi - più o meno come i sistemi proposti da Napoleone Bonaparte per far ricrescere le chiome ai calvi. E se non ci fosse nessuno? Questa è la fatidica domanda con cui si apre Il silenzio dell'universo. Non consideriamola mai una semplice domanda retorica, perché potremmo essere presto chiamati a dar conto di una realtà tanto scomoda e terrificante, impegnando le nostre migliori risorse filosofiche. Rimando a questo punto a un mio precedente articolo, pubblicato su questo stesso portale: 


L'ingegno umano è sempre pronto a macchinare per evitare l'horror vacui. Così vediamo soluzioni ridicole al Paradosso di Fermi come quella proposta da Edward Snowden, che annuncia trionfalmente: "I messaggi alieni sono criptati". Tutte le civiltà extraterrestri, a sentire questo individuo, avrebbero come necessità fondamentale la privacy, che li porterebbe a proteggere le loro comunicazioni emettendo segnali criptati. Proteggerle da chi, di grazia? A meno che tutte le galassie non fossero un pullulare di civiltà fanatiche dei messaggi criptati, che cercano senza sosta di fregarsi l'un l'altra, tutto ciò non si potrebbe comprendere. Non sembra qualcosa di molto verosimile, non più di quanto lo sia Mickey Mouse. Sulla forza evolutiva cosmica che spingerebbe migliaia di civiltà diverse ad adottare la stessa identica strategia, quando già solo sulla Terra fatichiamo a capirci tra noi, Snowden tace. La pretesa che tutti nelle immensità condividano un'unica mentalità, compatta e assoluta, fa ridere anche i polli... e i Puffi!

Una situazione ipotetica

Immaginiamo che la vita si sia evoluta in modo autogeno nella nostra galassia soltanto 15 volte e che la situazione sia questa:

i) 6 civiltà estinte per cause naturali indipendenti dalla loro azione (eruzioni vulcaniche, eruzioni solari, supernovae, etc.)
ii) 5 civiltà estinte per aver esaurito le risorse, contaminato l'ambiente o come esito di una guerra
iii) 3 civiltà ancora esistenti oltre alla nostra, di cui:
  a) una civiltà a un livello corrispondente a quello descritto nell'Iliade, a 1.100 anni luce da noi
   b) due civiltà a un livello corrispondente al nostro medioevo, a 16.000 e 34.000 anni luce da noi rispettivamente
   c) la nostra civiltà.

In condizioni simili, il silenzio sarebbe più che comprensibile. Eppure tutto quanto sappiamo ci porta a pensare che il quadro da me delineato sia già di uno spaventoso quanto ingenuo ottimismo. Quando ero una matricola irrequieta, la planetologia era forse la scienza dal panorama più desolato: poteva avvalersi soltanto di pochi casi di studio, ossia i pianeti del nostro sistema. Adesso le cose sono cambiate. Più si arricchiscono le nostre conoscenze sulla planetologia extrasolare - e accade a un ritmo vertiginoso - più matura la convinzione che la vita si sia evoluta in modo autogeno soltanto una volta nell'intera Via Lattea. Forse non sono sorti altrove nemmeno residui di aborti di biologia virale o batterica. 

Convergenza nella natura degli esseri senzienti 

Quante volte ho desiderato la venuta di un grande Genocida Cosmico, in grado di annientare la vita sulla Terra! Ogni volta che qualcosa mi indispettiva, questa era la mia reazione: "Possa giungere uno sterminatore, tale da fare impallidire Hulagu Khan, tale da ridurre all'ombra di un'ombra il fantasma di Adolf Hitler!" La mia preghiera non è mai stata esaudita. Il sospetto è che mai lo sarà. I biofili possono tirare un respiro di sollievo: ci distruggeremo da soli senza alcun intervento esterno. Eppure non sarebbe così illogico pensare all'esistenza di civiltà genocidarie nelle vastità delle galassie: se altri esseri senzienti esistono, saranno sì umani di altri mondi, come sostiene il professor Genta: proprio per questo saranno lupi voraci e devastatori, aventi come unico fine la predazione e l'annientamento di qualsiasi possibile concorrente. Forse l'intera questione è oziosa: le condizioni che hanno portato al formarsi della muffa chiamata biologia sul nostro pianeta potrebbero non essersi verificate altrove, nemmeno una volta nella storia universale.   

Statistiche desolanti  

Riporto a questo punto una mia riflessione di qualche tempo fa, nel tentativo di ridurre alla razionalità il brivido della solitudine cosmica: 

Ammettiamo che nella Via Lattea vi siano 250 miliardi di stelle. Sia P la percentuale di stelle della Via Lattea attorno a cui ruota un pianeta su cui esiste una civiltà tecnologica. Vediamo quante civiltà ci sarebbero per diversi valori di P: 

P = 10% => 2,5 miliardi di civiltà
P = 1% => 250 milioni di civiltà
P = 0,1% => 25 milioni di civiltà
P = 0,01% => 2,5 milioni di civiltà
P = 0,001% => 250.000 civiltà
P = 0,0001% => 25.000 civiltà
P = 0,00001% => 2.500 civiltà
P = 0,000001% => 250 civiltà
P = 0,0000001% => 25 civiltà 


È necessario andare avanti? Abbiamo un'idea di cosa accadrebbe se ci fossero migliaia di civiltà nella galassia? Sarebbe tutto un pullulare di segnali e di altre tracce.
P.S. Per fare un confronto, nella fantomatica e affollatissima galassia di Star Wars si contano al massimo 250 civiltà diverse, anche se sparse su molti mondi. 


L'amico Alessio Brugnoli ha risposto: "Sì, ma la vita non coincide con la civiltà tecnologica, che sicuramente è poco diffusa, almeno nella porzione di Galassia adiacente alla nostra. :)" 

L'estrema inospitalità sembra una costante nel cosmo. Visti i pianeti che continuiamo a trovare, la vita consisterà al massimo in pochi batteri estremofili o in qualche tardigrado attorno a un vulcano in un oceano ctonio di una superterra ghiacciata - la cui scoperta sarebbe seguita da trent'anni di dibattiti tra accademici soporiferi come Piero Angela, per stabilire se si tratti davvero di forme aliene o di prodotti di contaminazione portati dalle sonde. E sarebbe già una gran fortuna! Per quanto riguarda la scarsa diffusione della civiltà tecnologica, diciamo pure che è nulla. 

Queste riflessioni riescono mortificanti a me per primo, data la mia grande passione per la fantascienza. Diciamo che la scoperta degli esopianeti ha portato in modo inatteso a una rivelazione annichilente. 

Religione e pluralità dei mondi abitati:
un complesso rapporto

L'autore discute a fondo il problema, tuttora irrisolto, dell'interazione tra le dottrine delle varie religoni e la credenza nell'esistenza di esseri razionali su altri mondi. Un'interazione estremamente ambigua, se mi è concesso. Nella stessa Cristianità, andiamo dall'aristotelico Dante Alighieri, che negava nel modo più fermo l'esistenza di mondi abitati oltre alla Terra, a Papa Giovanni XXI, che considerava eretico chiunque negasse la possibilità della pluralità dei mondi. La conclusione è che, a parte alcuni gruppi cristiani fondamentalisti, nessuna religione sarebbe davvero danneggiata dalla rivelazione dell'esistenza di una specie aliena intelligente. Cito un passaggio particolarmente significativo, tratto da Il silenzo dell'universo

"Stando così le cose, molti ritengono estremamente improbabile, da un punto di vista religioso, che Dio abbia creato un universo di queste dimensioni e di tale complessità per poi fare germogliare la vita e l'intelligenza su un solo pianeta. Questa osservazione, che ovvamente non ha alcun peso per chi pensa che la vita sia un semplice e insignificante incidente di percorso nell'esistenza dell'universo, priva di scopo e finalità, è invece importante in un'ottica religiosa secondo cui la vita prima, e l'intelligenza poi, siano i veri fini della creazione, o almeno fini parziali, in quanto è possibile pensare che l'intelligenza sia una tappa dell'evoluzione verso chissà quali traguardi più elevati."

Non nascondo di essere in profondo disaccordo. L'unicità della Terra non implica affatto che la vita e l'intelligenza siano le finalità della Creazione da parte di Dio. Anzi, nega ogni teleologismo. Se vita e intelligenza fossero lo scopo dell'opera del Creatore, come le religioni del mondo tendono ad ammettere, allora pullulerebbero nell'intero Universo come i girini in uno stagno! Un cosmo di inaudita complessità e violenza, con la Terra come unico corpuscolo su cui l'intelligenza si manifesta, è la prova dell'irrilevanza e della nullità assoluta della biologia. Non è poi difficile immaginare, con buona pace dei religiosi e di tutti gli ottimisti, verso quali traguardi procede il genere umano: vivisezione, produzione di snuff videos, cannibalismo, pedofilia, coprofagia, genocidio, ecocidio, forme di nuovo schiavismo, persecuzione dei più deboli, creazione di abomini tramite ingegneria genetica e via discorrendo. Un bel panorama evolutivo, non c'è che dire!   

Giancarlo Genta autore di fantascienza 

Anche se ormai la letteratura fantascientifica può dirsi morta (ne ho annunciato la fine, come Nietzsche ha annunciato la morte di Dio), scopro con grande piacere che il professor Genta è un autore di fantascienza. Ho trovato menzione nel Web di alcuni suoi romanzi: Il Cacciatore (2012), Le Porte dell'Inferno (2018) e Le rosse cupole di Acheron (2019). 

Questa è la sinossi de Le Porte dell'Inferno (da Mondadoristore.it):

In un lontanissimo futuro, la scoperta del relitto di un'antica astronave, alla deriva nello spazio interstellare, sembra far luce sul nostro travagliato presente. Una squadra di paleoinformatici riesce a decifrare quel che resta delle memorie del computer di bordo e a ricostruire un racconto epico, che descrive le drammatiche circostanze in cui l'umanità della Terra entrò in contatto con le altre specie della galassia. Siamo di fronte a un'epopea o alla memoria storica che riemerge dalla notte dei tempi? L'invasione, proveniente dal di fuori della nostra galassia, distrugge un sistema dopo l'altro in una terrificante successione: l'intera civiltà della Via Lattea rischia l'estinzione. E una lotta contro un nemico senza volto, il mostruoso Qhrun, una misteriosa forma di vita aliena che minaccia l'universo, un'entità sconosciuta e insondabile, ma letale. La nebbia, che ne avvolge l'identità, inizierà a diradarsi soltanto al termine di questo primo volume della saga, quando si farà strada una terribile verità. Il romanzo solleva domande profonde: cos'è un alieno? Quali pensieri o emozioni possono guidarne il comportamento, le reazioni, le scelte? 

Si parla di diverse civiltà i cui nomi altisonanti la cui fonetica mi giunge molto familiare: Aswaqat, Irkhan, Nahaqol, Tteroth, Ruklyaq, Opsquat, Wisagr, Sitkr, Terqhatl, Injjuk. Tutto molto promettente. Di certo leggerò la produzione fantascientifica di questo autore e ne pubblicherò le recensioni.