Visualizzazione post con etichetta fantasy. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fantasy. Mostra tutti i post

lunedì 25 luglio 2022


SCONTRI STELLARI
OLTRE LA TERZA DIMENSIONE

Titolo originale: Starcrash
Lingua originale: Inglese, italiano
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America
Anno: 1978
Data di uscita: 21 dicembre 1978 (Germania Ovest)
Durata: 97 min 
Colore: Colore 
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera
Regia: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Soggetto: Luigi Cozzi (come Lewis Coates),
    Nat Wachsberger
Sceneggiatura: Luigi Cozzi (come Lewis Coates),
    Nat Wachsberger
Produttore: Nat Wachsberger, Patrick Wachsberger
Produttore della distribuzione: Roger Corman
Casa di produzione: Wachsberger Productions
Distribuzione in italiano: Fida Cinematografica
Fotografia: Paul Beeson, Roberto D'Ettorre Piazzoli
Montaggio: Sergio Montanari
Effetti speciali: Germano Natali, Armando Valcauda,
     Matteo Verzini
Musiche: John Barry
Scenografia: Aurelio Crugnola
Trucco: Giancarlo De Leonardis
Interpreti e personaggi:
    Caroline Munro: Stella Star
    Marjoe Gortner: Akton
    Christopher Plummer: L'Imperatore dell'Universo
    David Hasselhoff: Raima (Principe Simon)
    Robert Tessier: Il Capo della Polizia Thor
    Joe Spinell: Conte Zarth Arn
    Nadia Cassini: Corelia, la Regina delle Amazzoni
    Judd Hamilton: Lo Sceriffo robot Elle
    Salvatore Baccaro: Uomo di Neanderthal
    Cindy Leadbetter: Amazzone   
    Hélène Chauvin: Amazzone
    Dirce Funari: Amazzone
    Marina Hedman: Amazzone
    Caterina Zinnerman: Amazzone
    Omero Capanna: Guardia dell'astronave
    Donald Hodson: Prigioniero
    Victoria Zinny: Prigioniera
    Enrico Chiappafreddo: Prigioniero in fuga
    Fortunato Arena: Scagnozzo di Zarth Arn
    Domenico Cianfriglia: Scagnozzo di Zarth Arn
    Franco Daddi: Scagnozzo di Zarth Arn
    Roberto Messina: Scagnozzo di Zarth Arn
    Gianfranco Moroni: Scagnozzo di Zarth Arn
    Riccardo Petrazzi: Scagnozzo di Zarth Arn
Doppiatori originali:
    Candy Clark: Stella Star
    Hamilton Camp: Lo Sceriffo robot Elle
Doppiatori italiani:
    Rita Savagnone: Stella Star
    Massimo Turci: Akton
    Giuseppe Rinaldi: L'Imperatore dell'Universo
    Roberto Chevalier: Raima (Principe Simon)
    Maria Pia Di Meo: Corelia, la Regina delle Amazzoni 
Titoli in altre lingue: 
    Francese: Starcrash: Le Choc des étoiles 
    Tedesco: Starcrash: Sterne im Duell 
    Russo: Столкновение звёзд 
Budget: 4 milioni di dollari US 
Box office: 2,25 milioni di dollari US 

Trama:
In una galassia lontana in cui le stelle sono canditi luccicanti, un'astronave dell'Imperatore dell'Universo, interamente fatta di Lego, cerca il malvagio Conte Zarth Arn, un nobile decaduto truccato con l'eye liner e con i capelli corvini raccolti in bigodini. Mentre si sta avvicinando a un pianeta, il veicolo spaziale simile a un grottesco giocattolo subisce l'attacco da un'arma misteriosa che fa impazzire l'equipaggio, quindi precipita nell'atmosfera del pianeta dopo aver lanciato tre capsule di salvataggio e si schianta al suolo, finendo distrutto. Nel frattempo due contrabbandieri, la sensuale brunetta Stella Star e il riccioluto rossiccio Akton, si imbattono nella Polizia Spaziale Imperiale, guidata dal Capo Thor, calvo come una boccia, itterico e col nasone, assistito dal suo fido subalterno robotico assemblato con una tecnologia grossolana, lo Sceriffo Elle. Akton e Stella scappano compiendo un balzo nell'Iperspazio, ma vengono raggiunti e acchiappati. Portati davanti a un orribile Giudice-Piovra, vengono giudicati colpevoli di pirateria e di contrabbando. Condannata ai lavori forzati a vita in un bagno penale su un pianeta della stella cerulea di Barnard, Stella Star si dà subito da fare per evadere, riuscendo a far esplodere la rivolta e a distruggere il carcere mandando in criticità un rudimentale reattore nucleare. Thor e il robot Elle la catturano nuovamente, solo per comunicarle che la sentenza è stata annullata su ordine dell'Imperatore: portata su una nave in orbita, ritrova il suo amico Akton. L'Imperatore dell'Universo ringrazia i due contrabbandieri per aver recuperato l'astronave sopravvissuta e ordina loro di trovare un'arma segreta di immenso potere che il Conte Zarth Arn ha occultato. Viene loro offerta clemenza se aiuteranno a trovare altre due capsule di salvataggio della Nave Madre, una delle quali potrebbe contenere il figlio unigenito dell'Imperatore, il Principe Raima-Simon. Accompagnati da Thor e da Elle, Stella e Akton arrivano nella posizione calcolata per la prima capsula di salvataggio. Stella Star ed Elle prendono una navetta e atterrano vicino alla capsula su una spiaggia. Non ci sono sopravvissuti. Stella Star incontra una tribù di Amazzoni e viene scortata alla loro fortezza sotterranea. All'arrivo, Elle cade in un'imboscata, viene colpita e data per morta, mentre Stella Star viene portata davanti a Corelia, la Regina delle Amazzoni, che è in combutta con il perfido Conte Zarth Arn. Elle, che si rivela non essere morta, si dirige verso la sala del trono, prendendo la Regina Corelia in ostaggio per garantire il rilascio di Stella. Fuggono, ma la Regina Corelia attiva un robot colossale fatto di carta stagnola appallottolata. Questo automa ciclopico insegue Stella Star e lo Sceriffo Elle, che vengono salvati dal cannone folgoratore dell'astronave guidata da Akton e Thor. 
Su un pianeta ghiacciato e disabitato, Stella Star e lo Sceriffo Elle indagano sul luogo dell'incidente della nave madre. Non trovano alcun sopravvissuto. Al loro ritorno sulla nave, Thor, che ha teso un'imboscata e ha messo fuori combattimento Akton, rivela di essere un agente del Conte Zarth Arn. Così rinchiude Stella Star ed lo Sceriffo robotico Elle fuori sulla superficie del pianeta, dove la temperatura di notte scende di migliaia di gradi sotto lo zero (e lo zero assoluto è una bazzecola da oratorio?). Elle riesce a preservare la vita di Stella usando la sua energia per farle funzionare il cuore, mentre entrambi si stanno congelano nella neve. Akton si rianima e combatte contro l'itterico Thor pelato dal becco adunco (che il Dio del Tuono non si adiri per la sconcia ominimia!), uccidendolo con uno stratagemma: gli rivolge contro i raggi del folgoratore, usando le mani come se fossero specchi! Successivamente il ricciolone salva lo Sceriffo robotico Elle e Stella Star. 
Avvicinandosi al pianeta dove è finita la terza capsula di salvataggio, il loro veicolo spaziale viene attaccato dall'arma che già aveva abbattuto l'astronave di Lego dell'Imperatore. Akton riesce a prendere i comandi e a salvarli tutti. Stella Star e lo Sceriffo robotico Elle, ispezionando il relitto della capsula, subiscono l'attacco di uomini delle caverne. Questi Neanderthaliani fanno a pezzi il robot e rapiscono la piratessa. Il figlio dell'Imperatore, il Principe Raima-Simon, arriva e salva Stella Star sparando laser dagli i suoi occhi e palle di fuoco dal culo, proprio come Cú Chulainn. Vengono nuovamente attaccati e sopraffatti dagli uomini delle caverne, ma arriva Akton che respinge i primitivi con la sua spada laser; poi rivela che si trovano sul pianeta armato del perfido Conte Zarth Arn, quello con l'eye liner e i bigodini. 
Giunti ​​in un laboratorio sotterraneo, i tre vengono catturati dalle guardie. Il Conte Zarth Arn appare in tutta la sua bruttezza e rivela il suo piano per usarli come esca, in modo tale da attirare l'Imperatore dell'Universo per poi  autodistruggere l'intero pianeta con la sua arma definitiva. Ordina quindi ai suoi due giganteschi golem robot di costringere il gruppo di prigionieri a restare lì. Akton ingaggia in un duello con la spada laser i golem robot e li sconfigge, ma nella lotta viene ferito a morte e svanisce. L'Imperatore dell'Universo arriva e spara un raggio verde dalla sua Nave Ammiraglia per "fermare il tempo" per tre minuti, permettendo a tutti di scappare mentre il pianeta esplode. 
Inizia una battaglia tra l'Armata dell'Imperatore e quella del Conte Zarth Arn. I soldati imperiali vengono sparati all'interno di bidoni come quelli della spazzatura e prendono d'assalto la stazione spaziale del Conte; l'attacco tuttavia fallisce. Il Conte Zarth Arn è vittorioso e si prepara a distruggere il pianeta natale dell'Imperatore dell'Universo. Quest'ultimo decide di speronare la base del Conte servendosi di un'immensa stazione spaziale, la cosiddetta Città Galleggiante, sferrando un attacco quadridimensionale a cui dà il nome di “Starcrash”. Nel frattempo lo Sceriffo robotico Elle, che ha la fessurina, è stato ricostruito dagli uomini dell'Imperatore. Stella ed Elle fanno volare la Città Galleggiante verso la base del Conte Zarth Arn, producendo uno spaventoso schianto e vincendo la guerra. 
Stella Star e lo Sceriffo robotico Elle sono raccolti dal Principe Raima-Simon. I due umani si abbracciano, mentre l'Imperatore dell'Universo pronuncia un retorico discorso di vittoria. E la Pace ritorna nella Galassia di frutta candita!  


Recensione:
Questa è una copro-duzione italo-statunitense. Il prefisso copro- è d'obbligo e rimanda giustamente alle feci, quella benedetta, santissima pasta marrone senza cui la vita non potrebbe sussistere in nessuna sua forma. Dire che questa space opera primitiva mi ha fatto schifo è ancora poco, anche se devo ammettere che qualche risata me l'ha strappata. Quando ho visto Starcrash per la prima volta sono rimasto sconvolto dall'eccessivo grottesco. La seconda volta non ero molto lucido e sono stato pervaso dall'irritazione tutte le volte che mi destavo dal torpore e le sequenze scorrevano davanti ai miei occhi. Non c'è stata una vera e propria terza volta: ho soltanto "sbobinato" vari spezzoni per raccogliere dettagli precisi, necessari per poter scrivere questa recensione. Si potrebbe dire che c'è qualcosa di buono nella pellicola di Coates, perché si vedono donne molto sensuali, basti pensare alla Munro e alla Cassini. Verissimo, ma di questi tempi si vedono donne molto sensuali proprio dovunque, basta avviare una connessione Internet. Se ne vede qualcuna anche in pizzeria!  


Scene memorabili: 

Akton, baldanzoso e vestito come Mork, affronta Thor: dopo una lunghissima scazzottata alla Bud Spencer, si ricorda di avere poteri paranormali (perché non li ha usati prima?). Thor gli spara col folgoratore ma lui gli deflette addosso i raggi. La comicità è incredibile. "Questi raggi mortali saranno la tua fine!", sentenzia Akton. Il calvo Thor caccia urla spaventose mentre agonizza, come squassato da coliche violentissime, poi stramazza al suolo! 

Il nome banale Stella Star 

All'epoca in Italia non erano conosciute da molte persone neppure le più basilari parole della lingua inglese. Anche se può sembrare paradossale, nonostante fosse in uso la parola star per indicare una stella del cinema (ad esempio in frasi come "è una star di Hollywood"; esisteva anche il diminutivo starletta), erano in pochi a collegare il significato di star a "stella". Così un nome come Stella Star poteva ancora apparire misterioso e affascinante. Oggi appare soltanto ridicolo. Durante il processo farsa, il Giudice-Piovra si sforza di dare una spiegazione formale al nome della sensuale contrabbandiera: "Stella Star, così chiamata per essere nata nel sistema della stella doppia di 61 Cygni". Nonostante gli sforzi fatti, non riesce ad apparire logico e comprensibile. 


Potere e pederastia

Non ci sono dubbi sul simbolismo criptico. Si capisce subito che il Giudice-Piovra è un pederasta. Odia mortalmente le donne, al punto di condannare Stella Star a una sentenza draconiana, l'ergastolo ai lavori forzati - mentre il rossiccio ricciolone e concupibile Akton subisce una condanna molto più mite, a 223 periodi di lavori forzati, nella peggiore delle ipotesi corrispondente a pochi anni terrestri. Se si prescindesse da considerazioni sessuali, non sarebbe affatto chiaro su quali elementi concreti dovrebbero essere basate queste due sentenze così discordanti. Una cosa è certa: chi ha avuto l'idea di questo processo non doveva nutrire particolari simpatie nei confronti della macchina della Giustizia della concreta nazione ben conosciuta come Italia, così ne ha approfittato per fare una feroce satira politica. Le sembianze del Giudice-Piovra sembrerebbero addirittura suggerire un paragone tra i magistrati e poteri occulti mafiosi, o una loro commistione, in quello che si potrebbe etichettare come "qualunquismo estremo", del tipo "per chi viene schiacciato, poco importa se ad ammazzare è il martello o l'incudine". Al contempo è sempre stato tipico della criminalità organizzata etichettare i giudici come "ricchioni". La scena del Giudice-Piovra è un pastone davvero oscuro, che potrebbe essere definito "eversivo". Il Giudice-Piovra è considerato da molti fantascientisti un semplice omaggio visivo al condottiero marziano telepatico del film Gli invasori spaziali (Invaders From Mars, 1953), diretto da William Cameron. Che si possano nascondere messaggi complessi nelle immagini, è qualcosa che non sembrano comprendere. 
Il tema della pederastia, in una forma attiva e violenta (ben diversa dall'omosessualità femminea che così tanto posto ha nell'immaginario collettivo), è trattato quando si mostra Stella Star prigioniera nel bagno penale della stella cerulea di Barnard (in realtà è una nana rossa), dove le guardie sono ferocemente ostili alle donne e non perdono occasione di massacrarle a sprangate. Adesso mi piacerebbe sapere da dove è saltato fuori il mito woke della cosiddetta "inclusività", e come può conciliarsi con situazioni come quelle che ho descritto, molto lontane dai desiderata ideologici. 

L'umido pianeta Arrakis

Fallito il grandioso progetto di Alejandro Jodorowsky, che nel 1975 iniziò l'adattamento del romanzo Dune di Frank Herbert, non ci sarebbe aspettati di sentir pronunciare il nome del pianeta Arrakis fino al 1984, anno in cui uscì l'adattamento di David Lynch. Invece già nel 1978, un pianeta Arrakis comparve proprio in questo film di Lewis Coates! Tuttavia le somiglianze si fermano al nome. L'Arrakis di Coates-Wachsberger è tutt'altro che un mondo desertico. Per molti fantascientisti, questa incongrua menzione di Arrakis è un omaggio all'opera di Herbert. Sono più incline a credere che il nome sia stato preso perché agli sceneggiatori non ne veniva in mente uno migliore. Fossi stato in loro, non lo avrei usato. Si fa notare che all'epoca c'era un approccio estremamente "easy" al tema dei diritti d'autore. 

 
Migliaia di gradi sotto lo zero!

Il problema è che non esiste in Natura qualcosa come "migliaia di gradi sotto lo zero". Esiste un concetto fondamentale della fisica, una cosina piacevole chiamata "zero assoluto". Eccone una sintetica descrizione: 

Lo zero assoluto è la temperatura minima possibile teorica di un qualsiasi sistema termodinamico. Il suo valore, estrapolato dall'equazione di stato dei gas perfetti, nelle unità di misura del Sistema Internazionale corrisponde a 0 K, ossia a -273,15 °C. In base alle leggi della fisica si può dimostrare che è una temperatura limite non raggiungibile, anche se valori molto prossimi sono ottenibili sperimentalmente. Alla temperatura dello zero assoluto, gli atomi e le molecole di un sistema si troverebbero allo stato fondamentale, ossia la loro energia cinetica sarebbe la minore possibile permessa dalle leggi della fisica. Questa piccolissima energia è pur sempre maggiore di zero: corrisponde all'energia di punto zero prevista dalla meccanica quantistica per tutti i sistemi che abbiano un potenziale confinante. Tale stato corrisponde a quello di minima entropia di un sistema. 

Ecco, per Lewis Coates e Nat Wachsberger, la fisica sembra essere stata un libro chiuso! Non si pretende un capolavoro di hard science fiction approvato da Stephen Hawking, però prima di spararne una grossa sarebbe meglio verificare.  

Bidoni spaziali! 

Qualche anno dopo l'uscita del film, il regista si sarebbe vantato 
in un'intervista di un telegiornale RAI, affermando che la sua opera avrebbe avuto un certo successo a livello internazionale. Le cause di questo riscontro, a suo dire, sarebbero state da ricercarsi nel suo pseudonimo anglicizzante e nel cast straniero. Il giornalista rispose con sarcasmo e si congratulò con lui per il bidone (testuale) rifilato al pubblico. Nonostante questa accoglienza caustica, Starcrash fu in seguito rivaluto nei paesi anglosassoni, almeno parzialmente, tanto che alla fine è diventato un cult. Ormai quasi tutto ha una fortissima probabilità di diventare un cult, va precisato. 

 
Starcrash e Star Wars 

In un'intervista rilasciata alla rivista Variety, Luigi Cozzi ha affermato che, nonostante la diffusa opinione che Starcrash fosse un tentativo di trarre vantaggio dalla popolarità di Guerre Stellari (Star Wars, 1977), il design del film e la sua sceneggiatura sarebbero stati sviluppati prima. Cozzi ha detto che il produttore e sceneggiatore di Starcrash, l'ashkenazita Nat Wachsberger, e suo figlio, il produttore Patrick Wachsberger (che aveva appena sviluppato la società di produzione americana Film Enterprises Productions), firmarono per il film nel maggio 1977 durante il Festival di Cannes. Questo sarebbe avvenuto dopo aver visto un lavoro campione creato da Cozzi per gli investitori. Quindi il tutto sarebbe avvenuto prima dell'uscita di Star Wars. Sarà davvero così? Tutto è molto contraddittorio. Altri rapporti affermano con sicumera che Nat Wachsberger chiese specificamente a Cozzi di realizzare una space opera come Star Wars e che lo stesso Cozzi non avesse mai visto quel film, avendone tuttavia il romanzo nella sua biblioteca. Così lo avrebbe letto, iniziando a lavorare sulla propria fantasiosa versione, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto fondare un genere space fantasy. Ormai chi potrà appurare i fatti? Il mio sospetto è che si tratti di una marpionata! Non dimentichiamoci i titoli di testa, narrativi e scorrevoli proprio come quelli di Star Wars. Possibile che sia stato George Lucas a copiarli da Lewis Coates? Credat iudaeus Apella, non ego.  
Nel 1980 Caroline Munro è apparsa sulla copertina della rivista fantasy di fantascienza Starburst al fianco di Mark Hamill e Kirk Douglas. È stata intervistata su questo film, sui suoi ruoli in altri film, sulla sua infanzia e sulla sua carriera da modella. La rivista includeva un poster bonus della splendida fanciulla in posa davanti alla macchina fotografica. 



La spada laser 

A un certo punto compare una singola spada laser verdognola, impugnata da Akton e del tutto identica a quelle tipiche dei Cavalieri Jedi. Utilizzando quest'arma, Akton sconfigge i Neanderthaliani in un labirinto di caverne. In seguito affronta due robot del Conte Zarth Arn, ne distrugge uno con la lama lucente, ma viene ferito a un braccio. Il Principe Raima-Simon raccoglie la spada laser caduta e con essa combatte in modo accanito contro il robot superstite, finendo però con l'avere la peggio. Con le sue ultime forze, Akton si getta sul robot e lo scaraventa su un congegno nucleare, facendolo esplodere. Sembrano scene della galassia di Guerre Stellari, tuttavia manca il costrutto. L'arma Jedi in Starcrash non ha alcuna spiegazione, è un masso erratico piovuto da chissà dove. Che altro dire? La mancanza di una spiegazione in genere permette di comprendere la direzione del prestito, proprio come avviene in linguistica!   


L'Imperatore dell'Universo

Christopher Plummer ha ammesso di aver realizzato il film per poter visitare l'Italia gratuitamente. In un'intervista ha detto: "Dammi Roma ogni giorno. Farò porno a Roma, finché posso arrivare a Roma. Arrivare a Roma è stata la cosa più bella che mi è capitata." ("Give me Rome any day. I'll do porno in Rome, as long as I can get to Rome. Getting to Rome was the greatest thing that happened in that for me"). Con ogni probabilità esaltato da qualche euforizzante, ha rincarato la dose aggiungendo: "Come puoi interpretare l'Imperatore dell'Universo? Che ruolo meraviglioso da interpretare. Mette Dio in un momento molto rischioso, non è vero? È molto insicuro, Dio, quando c'è l'Imperatore." ("How can you play the Emperor of The Universe? What a wonderful part to play. It puts God in a very dicey moment, doesn't it? He's very insecure, God, when the Emperor’s around."). Non so come l'abbia presa l'Artefice. 

Colonna sonora di John Barry

Queste sono le tracce della colonna sonora, che per anni fu considerata l'unica cosa degna di nota del film: 

1. "Starcrash Main Title" (2:36)
2. "Escape Into Hyperspace" (1:49)
3. "Captured" (2:09)
4. "Launch Adrift" (1:42)
5. "Beach Landing" (2:09)
6. "The Ice Planet/Heading for Zarkon" (3:03)
7. "The Emperor's Speech" (3:17)
8. "Strange Planet/The Troggs Attack" (2:37)
9. "Akton Battles the Robots" (2:18)
10. "Network Ball Attack" (1:00)
11. "Space War" (4:40)
12. "Goodbye Akton" (3:34)
13. "Starcrash End Title" (2:57)
14. "Starcrash Suite" (7:14) 


Curiosità 

Marjoe Gortner aveva un passato molto sorprendente: da giovanissimo era stato un predicatore pentecostale! E sembra anche che avesse un successo travolgente! Questo spiega quella strana luce di fanatismo che scaturisce dai suoi occhi chiari e spiritati.

In origine il personaggio di Akton era stato concepito come un alieno grottesco, ma Marjoe Gortner si è rifiutato di truccarsi pesantemente: ciò sarebbe andato contro la sua religione, che gli vietava di deturpare l'aspetto datogli da Dio. 

Caroline Munro inizialmente avrebbe dovuto indossare un bikini succinto in pelle per tutta la durata del film, ma i dirigenti dello studio americano hanno insistito affinché lo scrittore e regista Luigi Cozzi facesse indossare all'attrice abiti meno provocanti nella seconda metà: pensavano che altrimenti il film avrebbe avuto problemi a essere trasmesso sulla reti televisive. La Munro, che durante le riprese fu afflitta da un grave problema gastrointestinale, ebbe un tale bisogno di correre al cesso che rischiò di smerdarsi addosso. In seguito dichiarò in un'intervista che in quell'occasione le avrebbe fatto comodo indossare una veste di plastica sopra il bikini.  

I realizzatori di questa pellicola erano molto riluttanti a permettere al grande John Barry di visionarla: dato che la bruttezza di Starcrash è oggettiva, esisteva la temutissima possibilità concreta che il famoso compositore decidesse di abbandonare il progetto! Lewis Coates e soci non volevano certo restare col cerino in mano!

Roger Corman, che era un produttore della New World Pictures, ha scelto proprio questo film per vedere se esisteva un mercato per space opera a basso budget. Ciò influenzò la sua decisione di portare avanti I magnifici sette nello spazio (Battle Beyond the Stars), un film brutto come la merda, che uscì nel 1980. 

A Ennio Morricone venne inizialmente offerta l'opportunità di comporre la colonna sonora del film, ma rifiutò. Pensate come sarebbe stato se avesse accettato! 


Lewis Coates e la GAFI! 

Luigi Cozzi ricorda di aver chiesto a Renato Savino di selezionare una ventina di ragazze che avrebbero dovuto interpretare le Amazzoni. Ecco la conversazione: 
"Sono entrato nell'ufficio che mi era stato riservato. Dopo un paio di minuti è entrato Renato Savino insieme alla prima ragazza, che era molto bella. L'ho osservata, era davvero attraente, e mi è sembrato che la scelta fatta da Savino fosse proprio giusta. Stavo per dirlo, quando Savino mi ha preceduto dicendo alla giovane: "Dai, dai, fatti vedere dal direttore come hai già fatto con me." Prima che potessi rendermi conto di ciò che stava accadendo, la ragazza si spogliò velocemente, abbassò le mutandine e rimase completamente nuda davanti a me, con il seno e il pube ben in evidenza. La giovane rimase così per diversi lunghi secondi, mentre io la guardavo stupito. Poi Savino disse: "Va bene, il direttore ha visto. Adesso si vesta e ne faccia entrare un'altra." La ragazza è uscita ed è passato un minuto prima che entrasse quella successiva. Ne ho approfittato per dire a Savino: "Perché l'hai costretta a spogliarsi? Le scene che dovremmo fare non prevedono foto di nudo!" "Certo che lo so," rispose lui con un grande sorriso, "Ma non vuoi vederle comunque nude? Le ho già spogliate tutte... E ora anche tu ti godi lo spettacolo vista, te lo assicuro!" Quasi nello stesso momento entrò nella stanza la seconda ragazza, mentre io davvero non sapevo più cosa dire, Savino le ordinò: "Dai, spogliati, il direttore aspetta..." e la giovane si spogliò in fretta di tutto e cominciò a mostrarmi con orgoglio il suo "cespuglio", sperando che la scegliessi per la piccola parte. E così fecero tutte e venti, quel giorno, le aspiranti Amazzoni, e ognuna di loro mi mostrò la sua florida FIGA, e io continuavo. Oggi, ricordando quello spettacolo incredibile come inaspettato, ancora non so se ho fatto bene o meno a restare a godermelo fino alla fine".
Queste cose sono state raccontate da Cozzi e così le riporto, verbatim ab origine. Fulvio Farfuglioni ne sarebbe stato entusiasta!  


Critica

Fantafilm riporta questo giudizio non proprio eulogistico (Lattanzi-De Angelis, 2012): 

"Una folle girandola di situazioni che attingono a Flash Gordon, Barbarella, Star Trek, Guerre stellari (e l'elenco potrebbe continuare), condotta (pensiamo) volutamente su toni da parodia. I personaggi, appena abbozzati, vivono un'avventura in uno spazio intergalattico surrealmente illuminato da stelle e pianeti multicolori o si aggirano tra scenografie di cartapesta. Combattono contro scheletrici robot armati che fanno il verso alle creazioni di Harryhausen, contro inguardabili trogloditi e viaggiano a bordo di astronavi giocattolo."

Alcuni interessanti commenti si trovano sul sito Il Davinotti. Ne riporto in questa sede giusto qualcuno tra quelli che mi paiono particolarmente meritori. 


Aco ha scritto: 

"La “sfortuna” di questo film è di essere uscito dopo Guerre stellari, kolossal che ha sancito un prima e un dopo nel modo di intendere il cinema di fantascienza. La sua apparizione ha fatto invecchiare di colpo buona parte dei film fino ad allora realizzati. Starcrash rappresenta però la summa, nel bene e nel male, della fantascienza cinematografica degli anni Sessanta e Settanta, quanto ha saputo fare il cinema di genere in quel periodo. Rivedere questo film è come riscoprire le ingenue aspettative sul nostro futuro, connesse al nostro desiderio di evasione e avventura." 

Puppigallo ha scritto: 

"Applaudo un certo impegno, anche negli effetti, seppur grezzi e nel creare più situazioni (i vari pianeti visitati). Ma ciò non toglie che si tratti, in linea di massima, di una fantascemenza con un cattivo (il conte) in sovrappeso e in piena andropausa. In più, i personaggi vanno oltre il fumetto, risultando spesso ridicoli. Anche una pellicola senza pretese e fumettosa come questa dovrebbe comunque avere una propria dignità, mentre qui si svacca quasi subito, appena si forma l'equipaggio (un mastro lindo grigio verdognolo, un ricciolone, la bellona in costume e il robot da trasferta)." 

Markus ha scritto: 

"Scontri stellari... a Cinecittà. Che Luigi Cozzi sia un grande appassionato di fantascienza è cosa nota, ma quando si tenta di replicare per sommi capi il ricchissimo Guerre stellari, ci si scontra col più mostruoso degli intoppi: la mancanza di soldi. Questa povertà fa poi il paio (cosa forse ancor più grave) con dialoghi e situazioni da avanspettacolo. Certo, c'è qualche volto allora noto, ma non basta a elevare la pellicola dal limbo dello Z-movie da risate con amici e birra in mano. La Munro in eterno costume... da bagno!"

Cineforum Fantafilm

Il film fu proiettato al Cineforum Fantafilm a Milano il 4 maggio 2009. Ormai un'epoca lontanissima. 


Ricordo ancora il riso satirico del carissimo amico Andrea "Jarok" Vaccaro quando, presentando la trama, pronunciò il nome di Stella Star, rimarcandone l'ingenuità e destando nello sparuto pubblico un grande effetto comico. Una reazione di grande ilarità si registrò quando fu nominato Arrakis. A dire il vero non rammento molto altro di quella serata: ero pieno zeppo di vino bianco frizzante e di whiskey del Profondo Sud degli States, al punto che non so nemmeno come sono riuscito a prendere il treno e a tornare a casa! Ricordo quei tempi come qualcosa di beato. Purtroppo simili serate serene, gradevoli come un banchetto a base di pane e Nutella, non sono più realizzabili. 

giovedì 21 luglio 2022


BARBARELLA
 

Titolo originale: Barbarella 
Paese di produzione: Francia
, Italia 
Lingua originale: Inglese, italiano 
Anno: 1968
Durata: 98 min
Dati tecnici: Technicolor
    rapporto: 2,35:1
Genere: Commedia, fantascienza 
Sottogenere: Space opera
Regia: Roger Vadim
Soggetto: Jean-Claude Forest
Sceneggiatura: Terry Southern, Roger Vadim,
      Jean-Claude Forest, Vittorio Bonicelli
Produttore: Dino De Laurentiis 
Coproduttore: Henri Michaud (non accreditato) 
Fotografia: Claude Renoir
Montaggio: Victoria Mercanton
Musiche: James Campbell, Bob Crewe, Charles Fox,
      Michel Magne
Scenografia: Mario Garbuglia, Jean-Claude Forest 
     (consulenza artistica) 
Costumi: Jacques Fonteray, costume verde ispirato
     da Paco Rabanne; Giulio Coltellacci (non accreditato) 
Trucco: Amalia Paoletti, Euclide Santoli 
Effetti speciali: Gérard Cogan, Augie Lohman, Thierry
     Vincent-Fargo, Carlo De Marchis (non accreditato), 
     Carlo Rambaldi (non accreditato) 
Effetti ottici: Charls Staffell
Stuntmen: Patrizia Mannoia, Rico Lopez, Fabio Testi 
Dipartimento sonoro: David Hildyard, Primiano Muratori, 
    Vittorio Trentini 
Interpreti e personaggi: 
    Jane Fonda: Barbarella
    John Phillip Law: L'Angelo Pygar
    Anita Pallenberg: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo 
    Milo O'Shea: Concierge / Durand Durand
    Marcel Marceau: Professor Ping
    Claude Dauphin: Presidente della Terra
    Ugo Tognazzi: Mark Hand, l'Acchiappabimbe 
    David Hemmings: Dildano
    Giancarlo Cobelli: Rivoluzionario
    Serge Marquand: Capitano Sole 
    Véronique Vendell: Capitano Luna 
    Nino Musco: Il Generale 
    Franco Gulà: Il suicida (scena tagliata) 
    Catherine Chevallier: Stomoxys 
    Maria Therese Chevallier: Glossina 
    Umberto Di Grazia: Cittadino di Sogo 
    Honey Autumn: Ancella calva della Corte di Sogo 
    Silvana Bacci: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Aurora Battista: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Vita Borg: Incantatrice (non accreditata) 
    Chantal Cachin: Rivoluzionaria (non accreditata) 
    Giuseppe Castellano: Uomo fulvo barbuto (non accreditato) 
    Altiero Di Giovanni: Uomo trasparente (non accreditato) 
    Fabienne Fabre: Donna-Albero (non accreditata) 
    Sergio Ferrero: Messaggero del Gran Tiranno
        (non accreditato) 
    Giorgio Gruden: Sacerdote (non accreditato) 
    Susan Moren: Schiava (non accreditata)
    Maria Teresa Orsini: Ragazza suicida (non accreditato) 
    Talitha Pol: Ragazza che fuma la pipa (non accreditata) 
    Fred Robsahm: Assistente di Dildano (non accreditato) 
    Angelo Susani: Uomo barbuto che affronta Barbarella a Sogo 
        (non accreditato)
    Romolo Valli: Rapitore di Sogo (non accreditato)
Doppiatori italiani: 
    Maria Pia Di Meo: Barbarella 
    Pino Colizzi: L'Angelo Pygar
    Anna Miserocchi: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo
    Giuseppe Rinaldi: Concierge/Durand Durand
    Stefano Sibaldi: Professor Ping
    Luigi Vannucchi: Presidente della Terra
    Oreste Lionello: Dildano 
    Alighiero Noschese: Alfa 7 (voce) 

Trama: 
In un futuro non specificato, probabilmente intorno al 40.000 d.C.,  la bionda e sensualissima Barbarella, un'avventuriera spaziale, viene inviata dal canuto Presidente della Terra in una pericolosa missione, con l'obiettivo di recuperare lo scienziato pazzo Durand Durand. Questo maligno Durand Durand, rifugiatosi nel sistema planetario di Tau Ceti, è l'inventore del raggio positronico, un'arma alimentata dal laser verde, che i leader della Terra temono possa causare distruzione di massa e spaventosi genocidi. Barbarella precipita sul 16° pianeta del sistema Tau Ceti in una zona glaciale, perde i sensi e viene raggiunta da due bambine terribili, che la legano e la attaccano ai rottami dell'astronave usando bambole meccaniche con denti affilati come rasoi. A salvare Barbarella sopraggiunge l'ipertricotico Mark Hand, che è il pantagruelico e gargantuesco Tognazzi! Questo essere esercita la dubbia professione di "Acchiappabimbe", pattugliando il ghiaccio alla ricerca di bambini (ab)erranti. Mark Hand-Tognazzi dice alla donna terrestre che Durand Durand si trova nella perversa città di Sogo e le offre un passaggio alla sua nave con la sua "barca sul ghiaccio". Quando Barbarella si offre di ripagarlo, Mark Hand-Tognazzi le chiede di fare sesso con lui. Barbarella è confusa poiché i Terrestri non hanno più un contatto fisico intimo con chicchessia; invece, prendono apposite pillole e congiungono le mani fino a quando non viene raggiunto una sensazione di brivido chiamata "sincro". Il tognazzesco Mark Hand dice che non gli interessa e le suggerisce invece di fare sesso nel suo letto. Barbarella cede e viene penetrata dall'immenso cazzone dell'uomo, prende il suo sperma nella gafi e si diverte moltissimo. La consumazione del rapporto non la priva della sua ingenuità virginale: ammette di capire perché il sesso è considerato "primitivo" e "fonte di distrazione" sulla Terra. 
Barbarella, cercando di lasciare il pianeta, si schianta in un labirinto in cui vegetano gli emarginati che sono stati condannati dal potere Sogo. Viene trovata da Pygar, un angelo cieco e biondo che ha perso la capacità di volare. L'Angelo Pygar la presenta al Professor Ping, un attempato comunista che si offre di riparare la sua nave - compito tutt'altro che facile. Quindi l'antropoide alato porta Barbarella a Sogo, un covo di violenza e dissolutezza, dopo che lei gli ha ripristinato la voglia di volare consumando un rapporto sessuale con lui (e in particolare facendogli rizzare l'alimuscolo). L'Angelo Pygar e Barbarella vengono catturati dalla Regina Nera di Sogo, che porta il titolo di Gran Tiranno, e dal suo "Concierge", che descrive il Mathmos: energia vivente in forma liquida e simile a magma, alimentata dai pensieri malvagi, in grado di pervadere ogni cosa. Questo Mathmos è utilizzato come fonte di energia nella perversa città sodomitica, che sorge proprio sopra di esso, su un immenso lago che ne è pieno fin quasi a tracimare. L'Angelo Pygar, che in una precedente occasione era stato accecato dai Sogoiti, ora subisce una finta crocifissione e qualcuno gli infila il cazzone eretto nel deretano! Barbarella viene messa in una gabbia, dove centinaia di uccelli si preparano ad attaccarla. Viene salvata in extremis da Dildano, leader della resistenza locale (no, non è un dildo nell'ano, è un rivoluzionario comunista) - che subito la aiuta nella sua ricerca di Durand Durand. Dildano le dà una chiave invisibile per la Camera dei Sogni della Regina Nera, dove la sovrana dorme sognando: in quello stato non è protetta dalle sue guardie ed è vulnerabile. Può essere presa prigioniera, cosa che risolverebbe non pochi problemi.   
Ritornata a Sogo, Barbarella viene prontamente catturata dal "Concierge", che la inserisce nella "Macchina Exsexsive", uno strumento simile a un organo che induce un piacere sessuale così intenso da risultare fatale. Contro ogni aspettativa, Barbarella sopravvive alla macchina e la fa andare in tilt, incendiandola. Il "Concierge", scioccato dalla distruzione del suo perverso marchingegno sadico, si rivela essere proprio lo scienziato pazzo Durand Durand. Barbarella è sorpresa perché l'uomo ha solo 25 anni, pur essendo invecchiato moltissimo: si tratta di un evidente effetto collaterale dell'esposizione al Mathmos. Durand Durand vuole rovesciare la Regina Nera e diventare il nuovo sovrano di Sogo, il che richiede l'uso del suo raggio positronico come strumento repressivo, oltre all'accesso alla Camera dei Sogni della Regina. Quindi Durand Durand porta la sprovveduta Barbarella fino alla Camera dei Sogni, la inganna e la chiude dentro con la chiave invisibile che le aveva dato Dildano, non prima di essersi impadronito anche di quella originale. 
Barbarella, imprigionata senza possibilità di uscire, vede la Regina Nera, che le racconta di essere minacciata da una terribile profezia: quando nella Camera dei Sogni ci sarà un'altra persona oltre a lei, il Mathmos emergerà e divorerà ogni cosa. Durand Durand prende il controllo di Sogo mentre Dildano e i suoi ribelli iniziano il loro attacco alla città. Servendosi del raggio positronico, verde come la menta, li spedisce tutti nella Quarta Dimensione - un viaggio da cui non c'è ritorno. La Regina Nera reagisce rilasciando il Mathmos per distruggere la città. Durand Durand, ormai ridotto alla follia più completa, perde il controllo della situazione e soccombe, ardendo tra le fiamme. A causa dell'innocenza di Barbarella, il malvagio magma eruttato dalle profondità di Sogo forma una bolla protettiva attorno a lei e alla Regina Nera, espellendole in sicurezza dalle viscere del Regno Ctonio. Le due donne trovano l'Angelo Pygar, che le stringe tra le braccia, le solleva e vola via. Quando Barbarella chiede a Pygar perché ha salvato una carnefice che lo ha fatto accecare e lo sottoposto ad atroci torture, lui le risponde che un angelo non ha memoria del passato: la sua essenza è Amore. 


Recensione: 
Sì! Questa è in buona sostanza la storia di un'ingenua vergine che dalla Terra arriva su un remoto pianeta di Tau Ceti per farsi deflorare da Tognazzi! Quindi possiamo dire che Barbarella rientra a tutti gli effetti tra i film tognazzeschi! Subito, guardando la pellicola, salta agli occhi qualcosa di abbastanza inconsueto. Età mentale della protagonista: 8 anni. Non sto facendo ironia, la mia è la semplice descrizione di un dato di fatto. Si ha la contraddizione stridente, quasi scandalosa, tra un corpo femminile perfettamente adulto e una mente poco sviluppata, che può soltanto essere definita puerile. Nei tempi in cui viviamo, questo potrebbe essere un problema. All'epoca era una cosa del tutto normale e nessuno spettatore di sesso maschile ne sarebbe rimasto infastidito. 
Vadim spinse la moglie a interpretare la pellicola perché vedeva nella fantascienza una grande opportunità in continua espansione. Era un uomo molto pragmatico, in grado di capire subito ciò che gli sarebbe tornato utile. Le sue opinioni sul genere fantascientifico, per cui non nutriva alcuna stima, erano a dir poco deprimenti e in un'occasione le espresse con queste parole: "Nella fantascienza, la tecnologia è tutto... I personaggi sono così noiosi, non hanno psicologia. Voglio fare questo film come se fossi arrivato su uno strano pianeta con la macchina fotografica direttamente sulla spalla, come se fossi un giornalista che fa un cinegiornale." Al contempo, non volendo che la moglie si slinguazzasse con estranei e che sentisse la loro turgidità, si è inventato la storia della "vamp infantile". Questa bizzarria, forse unica nella storia della Settima Arte, avrebbe quindi avuto origine dalla gelosia del regista, unica componente in grado di temperare il suo cinismo. Per paradosso, il matrimonio di Vadim con la Fonda finì nel 1973, perché lui le metteva le corna! 
Anche i dettagli in apparenza più insignificanti hanno la loro importanza. Alighiero Noschese è colui che canta la sveglia a Barbarella nella versione italiana, intonando le seguenti parole: "Alfa 7, Alfa bù! Barbarella, salta su!" Certo, può sembrare una cosa piuttosto infantile, ma non dobbiamo mai dimenticarci che Noschese aveva le palle di granito: ha nascosto una pistola in una cavità di un albero, poi l'ha presa, si è seduto su una panchina e si è sparato una pallottola nel cranio! Con questo gesto eroico, si è sottratto a lunghi anni di agonia e di strazio! Sia sempre onore! 
Il film di Vadim è stato tratto da un fumetto seriale pubblicato su una rivista maschile francese all'inizio degli anni '60 del XX secolo. Creato dall'artista Jean-Claude Forest, questo fumetto era ispirato alla procace figura di Brigitte Bardot. Per questo motivo, proprio alla Bardot è stato proposto di interpretare Barbarella, ma lei ha rifiutato, dicendo che non era più interessata a recitare ruoli sexy. Si era stancata della "sessualizzazione" e già da anni era una combattiva attivista per i diritti degli animali, vegetariana, fortemente impegnata. Non era gradita a tutti e nel corso della sua vita è stata fatta oggetto di campagne d'odio, guadagnandosi addirittura epiteti come "fascista", "camicia nera" e "nazista". Subito dopo il rifiuto della Bardot, la parte di Barbarella fu offerta a Sophia Loren, che non accettò perché non si sentiva adatta, essendo in stato di gravidanza. Fu a questo punto che Vadim arrivò a concepire la sua contorta architettura mentale e a proporre la parte alla moglie. Tra l'altro Vadim aveva iniziato una relazione con la Bardot, ai tempi sedicenne, sposandola nel 1952 e divorziando nel 1957. Non è certo una coincidenza il fatto che abbia cercato di farne la protagonista del film. 

Il problema fondante delle space opera

Lo spogliarello di Barbarella all'inizio del film è stato notato da tutti. A non essere state notate sono le mancanze relative all'igiene personale. Barbarella, rientrata nell'astronave e spogliatasi della tuta spaziale, non entra in un gabinetto. Non si lava. Si stende sul giaciglio trasparente e dorme ininterrottamente per un periodo di 154 ore (poco più di 6 giorni). Quando viene destata dalla voce del computer Alfa 7, si limita a bere una specie di soluzione salina violacea, immagino per riequilibrare gli elettroliti. Non ingerisce alcun cibo solido e nemmeno delle pastiglie. Non va ad orinare e  ad evacuare. Ancora una volta non si lava. Non si passa nemmeno un panno umido. Poi, per tutta la durata del film, non si nota alcuna azione connessa con la nutrizione e con la rimozione di residui. Mi rendo conto che le regole del cinema americano impongano di non indugiare troppo su azioni considerate "banali", "abituali", "quotidiane", o addirittura di ometterle del tutto, eppure mi sembra che questa scelta crei una sensazione di eccessivo distacco dalla realtà. Negli spettatori si è creata l'idea di un mondo fatato in cui i corpi non hanno necessità, sono sempre puliti e possono continuare a funzionare a ciclo continuo!   


Etimologia di Sogo 

Il nome della città malvagia di Sogo (che qualcuno scrive SoGo, con la maiuscola mediana), nelle intenzioni del suo ideatore è un'abbreviazione dei nomi delle città bibliche di Sodoma e Gomorra. In altre parole, il toponimo Sogo è stato concepito come una brutta parola macedonia

Sodom + Gomorrah => Sogo 

aggettivo derivato: Sogovian
   (adattamento italiano: sogoviano)
sostantivo di provenienza: Sogoite, pl. Sogoites
   (atattamento italiano: sogoita, pl. Sogoiti)

La Regina Nera si traveste da prostituta guercia e frequenta gli angiporti, mescolandosi al suo popolo, fellando sconosciuti e concedendo loro l'uso del suo intestino. Non ci sono dubbi: questa è realmente la Pentapoli, il Paese di Sodoma e Gomorra trasportato nelle profondità del Cosmo!  
Quindi si deduce che il buco del culo di Barbarella è stato in pericolo per gran parte del film! Tuttavia sembra proprio che nessuno sia riuscito ad entrarci! Questo tema, troppo sensibile, non poteva essere affrontato liberamente nell'America di quell'epoca. Credo che ci sarebbero problemi anche oggi. Certamente è andata molto peggio all'Angelo Pygar, che è finito so-do-miz-za-to dai Sogoiti! Le urla dell'umanoide pennuto quando subisce immissio penis in anum sono inequivocabili! 

Piccole fetenti e perverse polimorfe!

Stomoxys e Glossina, le fastidiosissime nipotine della Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo, portano in realtà i nomi di due specie di mosche particolarmente nocive. Stomoxys calcitrans è la mosca delle stalle e Glossina morsitans è la famigerata mosca tse-tse, che trasmette il parassita Trypanosoma brucei, un protozoo in grado di provocare la malattia del sonno sia negli animali che negli esseri umani. Entrambe le bambine perverse si vedono, con abiti che ricordano la livrea delle coccinelle, a una festa sadomasochistica e sodomitica, tra gente avvezza a praticare il coito nel deretano! Ai nostri giorni tutto ciò non potrebbe essere più nemmeno pensato. Nel film di Vadim, le pestifere Stomoxys e Glossina propongono a Barbarella dei "giochini" non certo innocui. 



La verginità di Barbarella

All'epoca si pensava che il progresso tecnologico avrebbe portato al completo superamento della fisicità del genere umano. Sono temi ricorrenti nella fantascienza il disprezzo verso i "selvaggi", l'alimentazione tramite le "pillole degli astronauti" (di cui fece satira Totò, quando alcuni giovani gli dissero che "mangiare non è chic") e altre simili amenità. Se sulla Terra non c'è contatto fisico tra i sessi, Barbarella ha conservato l'imene integra fino al suo incontro con Tognazzi! Sembra addirittura che non capisca il significato dell'atto della penetrazione. Non avrà mai visto un pene eretto e neppure la fuoriuscita dello sperma. Evidentemente sulla Terra la procreazione avviene in vitro ed è programmata, così nessuna può più rimanere incinta naturalmente. Eppure, il Presidente della Terra sembra abbastanza malizioso. Forse contava di avere facilmente un incontro con Barbarella e di sfruttare il suo candore per convincerla a fare qualche porcata.  
 
Tentativi di censura 

Il film Barbarella ha ricevuto la valutazione "condannato" ("condemned" rate) dal National Catholic Office for Motion Pictures, che lo ha definito " un fantasy malato ed eccessivo, con nudità e rappresentazioni grafiche del sadismo", criticando la Production Code Administration per averlo approvato. Ingerenze aggressive, il cui fine era instaurare un "Index filmorum prohibitorum" e abolire ogni traccia di libertà di espressione. Da quando la Chiesa Romana è stata travolta da innumerevoli cause di pedofilia, la sua arroganza è comunque molto diminuita.  
Questo film ha avuto un'importante riedizione nelle sale nel 1977, grazie al grande successo al botteghino di Guerre Stellari in quello stesso anno. La pellicola è stata modificata per ottenere una classificazione americana "PG" (ossia "Parental guidance suggested – Some material may not be suitable for children"), con taglio del nudo integrale; aveva il sottotitolo aggiunto Queen of the Galaxy ("Regina della Galassia"), che non era presente nella versione originale del 1968. Sebbene tutte le versioni video americane altro non fossero che la versione originale non tagliata, la Paramount ha ripetutamente incluso lo stupidissimo tag "PG" sulla confezione, quando avrebbe dovuto apporre la dicitura "Not Rated"
Il fumetto di Jean-Claude Forest ha avuto qualche problema in più rispetto al film. Quando le strisce raccolte furono pubblicate come libro a sé stante nel 1964, furono ritenute pornografiche e scoppiò uno scandalo. Nella migliore delle ipotesi, quelle strisce erano leggermente erotiche. 


Etimologia di Durand Durand 

Il nome dello scienziato pazzo Durand Durand (pron. /dy'Rã dy'Rã/) colpisce subito l'attenzione per via della sua natura duplicata - anche se spesso Barbarella si rivolge a lui chiamandolo semplicemente Durand. L'ipotesi più plausibile è che Durand sia il cognome, di origine francese, e che i suoi genitori si siano divertiti a dare al figlio un nome di battesimo identico al cognome. Dopotutto non sarebbe un caso isolato. Basti pensare a esempi come Galileo Galilei, Paperone de' Paperoni, etc. L'etimologia, sia del cognome che del primo nome, è dall'antico francese Durant, che risale al latino Durandus, il cui significato è "Duraturo", "Durevole". L'origine è chiaramente augurale. Questo cognome presenta le varianti Durant, du Rand e du Randt, le ultime due comuni in Sudafrica. Resta il fatto che Barbarella non è mai chiamata con un cognome. Non è garantito che la mia spiegazione sia valida e che le genti della Terra futuribile abbiano cognomi. Nel fumetto originale non c'era alcun Durand Durand e nemmeno il suo raggio letale. Il personaggio fu inventato di sana pianta dallo sceneggiatore. Credo che ormai sia impossibile determinare a cosa si ispirò.  

Barbarella e la politica 

Questo film è stato realizzato prima della politicizzazione di Jane Fonda e della sua metamorfosi in una convulsionaria radical-femminista. Quando le è stato chiesto di difendere il film nel contesto delle sue opinioni politiche femministe, non ha avuto altra scelta che accettarlo per quello che era. Non avrebbe potuto riscrivere la storia, perché non si era ancora imposta la luttuosa "cancel culture"! Adesso sarebbe tutto diverso: imporrebbero la distruzione della pellicola, accusata di sfruttare le donne! Per queste fanatiche urlanti che si sono formate in verminai universitari come Berkeley, ogni donna dovrebbe mettersi i baffi finti, vestirsi di stracci e puzzare da far schifo, come una carogna e come la merda grassa, pur di non far piacere nemmeno al più sfigato degli uomini! 


La politica nel film Barbarella 

Sarebbe ingenuo pensare che nel film non esistano contenuti politici, soltanto perché il film risale a un'epoca in cui Jane Fonda non era politicamente impegnata. Subito appare evidente l'attiva presenza del Partito Comunista Rivoluzionario sul 16° pianeta di Tau Ceti. Non si può evitare di porsi una domanda. Chi ha portato il Marxismo a Sogo? È stato sicuramente Durand Durand. In fondo è stato lui a dare a Dildano le pillole per il sesso "sincro", segno che i due si conoscevano abbastanza bene. Ma a che pro? Che vantaggio avrebbe avuto lo scienziato pazzo a diffondere le dottrine di Marx ed Engels in un contesto privo di connessioni con quello della Terra? Forse all'inizio ha pensato di usare la Rivoluzione per contrastare il potere del Gran Tiranno, sperando nel crollo di quella società feudale. Poi, quando è stato a un passo dall'ottenere il potere in altro modo, Durand Durand si è opposto con ogni sua forza alla Rivoluzione, eliminando uno ad uno i dirigenti dell'Agitprop e gli insorti!  

La Stanza del Suicidio 

Credendo di essere molto furba, Barbarella a un certo punto varca un ingresso proibito, chiedendosi perché nessuno dei Sogoiti osi seguirla. Quella in cui è capitata è la Stanza del Suicidio. Ogni abitante di Sogo ha il diritto di terminare la propria esistenza quando vuole. Solo per questo sarebbe un luogo molto più civile dell'Italia, tanto per fare un esempio, Tuttavia c'è un problema di non poco conto. Nessuno può scegliere come porre fine ai propri giorni. L'aspirante suicida ha una sola possibilità: optare per una delle tre porte che si trova davanti. Nel caso non lo faccia, sarà inghiottito dal magma. Ciascuna delle tre porte immette in una stanza, invisibile dall'esterno, in cui il boia può fare qualsiasi cosa, ad esempio squartare il malcapitato, bollirlo vivo, amputargli gli arti, etc. Barbarella viene tratta in salvo da Durand Durand.

Barbarella e la varietà linguistica 

Il congegno che Barbarella definisce "chiacchieratore" dovrebbe avere la capacità di permetterle di comunicare con gente che parla lingue diverse da quella della Terra. Il primo incontro di Barbarella con le nipotine odiosissime della Regina Nera si risolve in una totale assenza di comprensione: avendo fallito il dispositivo per un inconveniente tecnico, la donna tenta di applicare il principio secondo cui "dovunque nell'Universo si parla inglese tranne che in Francia" e inizia ad esprimersi in francese (nel caso Tau Ceti si rivelasse essere una dependance del Paese di Luigi XIV). Visto che non riesce ad ottenere alcun successo, si impone un cambio di strategia strategia. Non si sa bene su quali basi scientifiche, Barbarella etichetta il parlottare delle bambine terribili come "dialetto galattico del gruppo 5". Quando finalmente riesce ad attivare il "chiacchieratore", in presenza dell'augusto Tognazzi, ogni problema comunicativo si risolve come per incanto. Tuttavia si rivela un gravissimo errore nel seguito. Questo "chiacchieratore", che è una specie di braccialetto, avrebbe dovuto spegnersi con l'esaurimento della pila atomica, che è una specie di cavigliera. Quando la luce nella cavigliera è spenta, significa che non c'è più alcuna fonte di energia. Non si capisce come possa Barbarella continuare a comprendere quanto le viene detto dai suoi interlocutori Sogoiti, dato che la pila atomica è spenta da tempo. Non sono stato il primo a notare questo errore così grossolano. 


Barbarella e la musica 

Lo scienziato pazzo Durand Durand è l'ispiratore del nome del gruppo New Wave e Synthpop britannico Duran Duran, che godette di immensa popolarità negli anni '80 del XX secolo, divenendo in Italia uno dei pilastri portanti del movimento dei Paninari. Nel 1997, i Duran Duran hanno dedicato alla loro eroina preferita la canzone Electric Barbarella, terza traccia dell'album Medazzaland
Questo non esaurisce di certo l'influenza che il film interpretato da Jane Fonda ha avuto nel mondo della musica. Ho raccolto e ordinato cronologicamente alcuni casi che mi sono parsi particolarmente interessanti.   
1) Bob Seger: la canzone Her Strut dell'album Against the Wind (1980) è ispirata al personaggio di Barbarella. Alla lettera, Her Strut significa "il suo avanzare impettito". 
2) Fuzzbox, band femminile il cui nome esteso è We've Got A Fuzzbox And We're Gonna Use It: il video della canzone International Rescue, dell'album Big Bang! (1989), mostra una parodia di Barbarella in cui il ruolo di Durand Durand è interpretato da Adrian Edmondson. Questo per ripicca, perché non è stato concesso loro di usare Thunderbirds
3) Barbarella, pseudonimo dei due produttori Sven Väth e Ralf Hildenbeutel: i singoli dell'album techno The Art of Dance (1992) sono ispirati al film Barbarella. Tra questi menzioniamo The Future, The Spaceship e The Mission
4) Kylie Minogue: il video della canzone Put Yourself in My Place, dell'album eponimo Kylie Minogue (1994), diretto da Kier McFarlane, ha una trama ispirata al film Barbarella. La protagonista è la stessa Minogue che si spoglia in un'astronave. 
5) Monster Magnet, band stoner/rock/psichedelica: il video del singolo All Friends and Kingdom Come, dell'album Dopes to Infinity (1995), contiene spezzoni del film Barbarella
6) Jamiroquai: il brano Cosmic Girl, dell'album Travelling Without Moving (1996) cita al suo interno il nome Barbarella.
7) The Devils, band di Nick Rhodes e Stephen Duffy: la canzone Barbarellas dell'album Dark Circles (2002) è ispirata al personaggio di Barbarella. 
8) Arctic Monkeys: il singolo Arabella, dell'album AM (2013), trae il suo titolo una parola macedonia formata dall'unione tra Arielle (ex fidanzata di Alex Turner) e Barbarella
9) Ariana Grande: il videoclip di Break Free, dell'album My Everything (2014), è ispirato al film Barbarella. Una scena ricalca l'incipit con la protagonista che si spoglia in assenza di gravità.
10) Tatum Rush: il singolo Barbarella (2020) contiene molteplici riferimenti al film. 


Curiosità 

La scena durante i titoli di testa, in cui Barbarella sembra fluttuare attorno alla sua astronave, sono state girate facendo sdraiare Jane Fonda su un enorme pezzo di plexiglas con un'immagine dell'astronave sotto di lei. Il tutto è stato filmato dall'alto, creando l'illusione di trovarsi a gravità zero. 

All'interno della capsula spaziale di Barbarella, in genere vista sul lato sinistro, è raffigurata la parte destra del famoso dipinto Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte (Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, 1884) del pittore puntinista francese Georges Seurat, un contemporaneo del pittore impressionista Pierre-Pierre-Auguste Renoir. Orbene, proprio Pierre-August Renoir era il nonno del direttore della fotografia del film, il francese Claude Renoir. Il dipinto fu in seguito l'ispirazione per un musical di Stephen Sondheim, Sunday in the Park with George.

Nel Labirinto, Barbarella chiede all'Angelo Pygar dove può trovare il canuto Professor Ping. A quel punto i suoni di sottofondo sono presi dalla colonna sonora de Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956) di Fred M. Wilcox, quando l'invisibile Mostro dell'Id lascia le impronte mentre si avvicina all'incrociatore spaziale.

Questa è la parola d'ordine usata dal rivoluzionario Dildano nella versione originale del film:
"Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch"
Riconoscibile all'istante, è il nome di un villaggio nel Galles, nel Regno Unito. Come si può facilmente intuire, questo toponimo è più lungo del Regno Unito e dell'intera Europa. È anche il secondo più lungo dell'intero pianeta. Il significato in lingua gallese è questo: "Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tisilio nei pressi della caverna rossa". Per comprensibili ragioni di praticità, si abbrevia in Llanfairpwll, ma è tuttora scritto per intero nella stazione ferroviaria del paese.  
Nella versione in italiano, l'interminabile toponimo gallese è stato sostituito con una parola d'ordine diversa, che tuttavia conserva in alcune parti una grossolana assonanza: 
"ciclotroneapogalatticoeliocentroparellittico-gogogò"
Queste sono le cose che succedono quando si hanno idee stravaganti e si è poi costretti ad adattarle in altre lingue! 

In origine Dildano doveva essere interpretato dall'attore italiano Antonio Sabato. Esistono foto dal set in cui Sabato che interpreta con Jane Fonda la famosa scena del sesso finto fatto congiungendo le mani. La performance di Sabato è stata considerata troppo seria, così è stato sostituito dall'attore inglese David Hemmings, più incline alla commedia. 

Jane Fonda si è autodoppiata nella versione in francese.

Charles B. Griffith in seguito dichiarò di aver lavorato alla sceneggiatura senza essere accreditato, spiegando che il team di produzione "ha assunto altri quattordici scrittori" dopo Terry Southern prima di arrivare a lui. Non sarebbe stato accreditato solo perché era l'ultimo. Griffith ha anche notato di aver riscritto circa un quarto del film che era stato girato, poi girato di nuovo, e ha aggiunto il concetto che erano trascorsi migliaia di anni da quando esisteva la violenza, quindi Barbarella è stata molto goffa per tutto il film: è pacifista, si spara ad un piede, arriva vergine su Tau Ceti, senza sapere cos'è il materiale genetico, poi viene posseduta carnalmente dal grottesco Tognazzi e tutto il resto. Anche le sequenze con Claude Dauphin nei panni del libidinoso Presidente della Terra e quelle della Stanza del Suicidio facevano parte del contributo di Griffith al film. 

Jane Fonda ha detto in un'intervista che ha dovuto ubriacarsi per trovare il coraggio di spogliarsi nuda per la scena durante i titoli di testa, anche se aveva girato scene di nudo in alcuni dei suoi film precedenti. 

L'istrionico Mike Myers ha tratto ispirazione da Barbarella per il personaggio di Felicity Shagwell della sua parodia spionistica Austin Powers - La spia che ci provava (Austin Powers - The Spy Who Shagged Me, 1999). Il cognome fittizio Shagwell significa "scopa bene". Il concetto che aveva in mente Myers era semplice, Barbarella "scopa bene" perché è arrivata a fare sesso dopo una vita di virtualità, senza aspettative, ansie da prestazione, paure, tabù, etc. Per contro, è un fatto che la virtualità della Rete ha avuto un effetto funesto sulle genti! 

Terry Southern suggerì Anita Pallenberg nel ruolo della Regina Nera di Sogo perché aveva stretto amicizia con lei quando lavorava con i Rolling Stones durante le prime fasi di sviluppo di Arancia meccanica (A Clockwork Orange, Stanley Kubrick, 1971). Inoltre, era una maliarda con una fama sinistra: a quanto pare era dedita alle droghe e faceva sesso anale con molti partner occasionali; si dice inoltre che praticasse la Magia Nera. 

La ragazza che fuma la pipa, Talitha Pol, era la moglie di John Paul Getty, il famoso miliardario. Quella che fumava era "essenza di uomo", una droga ottenuta dalla lavorazione di tonnellate di sperma, eiaculato da centinaia di uomini robusti sottoposti a costante stimolazione elettro-erotica! 

La pornodiva Virna Aloisio Bonino (aka Virna Anderson) ha preso il suo nome d'arte, Barbarella, proprio dal film interpretato da Jane Fonda. 

Un sequel abortito

Un sequel di Barbarella fu pianificato nel novembre 1968. Il produttore Robert Evans disse che il titolo provvisorio sarebbe stato qualcosa come "Barbarella Goes Down", con il personaggio che avrebbe avuto avventure sottomarine (in realtà quella frase in gergo era quasi un sinonimo di "Barbarella Gives Head"). Terry Southern ha detto di essere stato contattato da Dino de Laurentiis nel 1990 per scrivere un sequel "a buon mercato, ma con molta azione e molto sesso", possibilmente interpretato dalla figlia di Jane Fonda. Per grande fortuna del genere umano, non è mai stato prodotto. 

Un remake di cui non si sente bisogno 

Nel 1999 fu annunciato che era in lavorazione un remake del film e che la Warner Bros aveva acquisito i diritti dalla Paramount Pictures. Si vociferava anche che Drew Barrymore avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Barbarella e che questo rifacimento sarebbe stato più fedele al fumetto rispetto all'originale. Ancora nell'ottobre 2021, il progetto non era neppure cominciato. Di per sé sarebbe qualcosa di più inutile delle scorregge di un mulo. A cosa dovrebbe mai servire? Non si possono lasciare le voci dei Morti dove stannom senza arrecare disturbo alla Quiete del Nulla? 

Un altro tentativo di remake 

Una nuova versione di Barbarella è stata proposta negli anni 2000 e il regista Robert Rodriguez era interessato a svilupparne una versione. La Universal Pictures prevedeva di produrre il film, con Rose McGowan nel ruolo di Barbarella. Dino e Martha De Laurentiis hanno firmato con gli scrittori Neal Purvis e Robert Wade. Quando il budget del film superò gli 80 milioni di dollari, la Universal si ritirò. Secondo Rodriguez ha cercato finanziamenti alternativi e ha trovato uno studio in Germania che avrebbe fornito un budget di 70 milioni di dollari. Ma Rodriguez alla fine abbandonò il progetto, poiché usare quello studio avrebbe richiesto una lunga separazione dalla sua famiglia. A Joe Gazzam è stato quindi chiesto di scrivere una sceneggiatura, con la regia di Robert Luketic e Dino e Martha De Laurentiis ancora accreditati come produttori. Per fortuna non è mai stato prodotto! 

Un annuncio che si spera l'ultimo 

Nel marzo 2022 è stato annunciato un altro remake, diverso dai precedenti conati. A quanto pare, Barbarella sarà interpretata da Sydney Sweeney, sempre che Belzebù lo permetta. Uniche caratteristiche che la Sweeney ha in comune con Jane Fonda: i capelli biondi e il sesso femminile (ma di questi tempi bisogna stare attenti a parlarne troppo)! Sembra che il progetto sia soltanto al livello di annuncio, in tutto e per tutto embrionale, essendo sconosciuti sia il regista che lo sceneggiatore. Si vedrà cosa emergerà da questa incertezza. Forse si risolverà in un semplice peto. 

Un flusso di idee folli

Anche se non credo affatto nei remake, se dovessi dirigerne uno e potendo scegliere questo film, saprei già a chi affidare diverse parti. Ovviamente non rivelo l'identità della maliarda a cui attribuirei il ruolo di Barbarella, ma potete star certi che mi riserverei di interpretare l'ingordo Mark Hand-Tognazzi! Dildano lo farei interpretare a Luca K., basterebbe mettergli un'ispida parrucca rossiccia e sarebbe perfetto! Con il suo sguardo spiritato supererebbe l'originale! Il Professor Ping lo farei interpretare al dottissimo Marco A.: somiglia fisicamente all'attore e spiritualmente al personaggio!  

martedì 13 luglio 2021

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RADDOPPIAMENTO SINTATTICO

Su Quora, social network deprecabile quanto deleterio, è comparsa tempo fa questa domanda: 
 
 
"Ho fatto" si pronuncia con un raddoppiamento fonosintattico (ho ffatto)? 

Questa è la risposta del conlanger Alessandro: 

Sì.

Ora so che tutti ti diranno il contrario. Il raddoppiamento fonosintattico non viene notato nemmeno da chi lo usa. Non esiste in molte regioni italiane. Non viene scritto e quindi quando viene notato è subito bollato come errato, anche perché come regola non è intuitiva.

Innanzitutto: il raddoppiamento fonosintattico è la regola per cui le parole tronche (e altre) fanno raddoppiare la consonante iniziale della parola successiva.

Si utilizza anche in italiano standard. Non è un difetto regionale.

E dato che “ho” è monosillabico e tonico, conta come parola tronca. Dunque la parola successiva raddoppia la propria consonante iniziale: quindi, “ho ffatto”.

 
Così ho replicato, usando il mio vero nome, Marco Moretti: 
 
Qui in Lombardia il raddoppiamento fonosintattico non si usa. Non solo: viene percepito come un difetto regionale. Rimane allo stato fossile soltanto in parole come “ovvero”, “eccome” e via discorrendo. L’italiano lombardo si è ormai separato dal toscano e nella competizione linguistica ha acquisito un maggior prestigio (es. anche Pippo Baudo lo usa e non ha mai detto “avvolte hoffatto”). Le lingue cambiano. Nuove varietà si evolvono e lottano tra loro. Alcune prevalgono, altre avvizziscono e infine muoiono. Le accademie, che venerano la lettera scritta e trascurano la lingua viva, non sono in grado di normare la fonetica, limitandosi all’ortografia, alla grammatica e al lessico. Non comprendono che le lingue si trasformano in continuazione. Quando si accorgono di qualcosa, è già troppo tardi. 
 
L'utente ha risposto così al mio intervento: 

Secondo me dovresti ascoltarti meglio: se non senti il raddoppio fonosintattico stai certamente staccando le parole [ˈɔ: ˈfatto]; a Milano [ɔˈffatto] non suona affatto innaturale, purché il raddoppio della f sia debole tanto quello della t. 

Pensava di avere a che fare con un parlante inconsapevole, incapace persino di distinguere i suoni. Così ho ribattuto: 

Negativo. So benissimo come pronuncio le parole: [ɔˈfatto] con [f] come in bifolco e non con [ff] come in affetto, e senza staccare le parole. Così se dico “porta la ciotola a Fido”, il nome Fido ha [f] come bifolco e non si confonde con affido. Come me fanno milioni di Lombardi. Chi usa il raddoppiamento fonosintattico viene riconosciuto subito ed è percepito come bizzarro. Un mio collega, ad esempio, lo usa, e si sente. Dice “porta la ciotola affido”, “avvolte hoffatto”, etc. Tutto ciò può piacere o non piacere, me ne rendo conto, ma i dati di fatto non cambiano. 
 
Aggiungo anche che il "raddoppio della t" di ho fatto non è "debole". Il raddoppio in questione è in piena regola. 
 
Questi sono alcuni altri esempi di contrasti o coppie minime nell'italiano settentrionale: 
 
ha colto è diverso da accolto
ha detto è diverso da addetto 
ha fatto è diverso da affatto 
ha posto è diverso da apposto 
a posto è diverso da apposto 
a Dio è diverso da addio  
a letto è diverso da alletto 
a mettere è diverso da ammettere 
o fendere è diverso da offendere 
 
Esiste anche un interressante doppione: 
 
O Dio! è sentito come diverso da oddio!, pur avendo lo stesso significato
 
Eppure capita che i fautori fanatici del raddoppiamento sintattico, che lo vorrebbero imporre come normativo, ignorino tutte queste evidenze tratte dalla lingua viva usata in Lombardia e altrove. Poi si manifestano navigatori che non comprendono la questione e attribuiscono il problema a una pretesa difficoltà nella pronuncia delle consonanti doppie. In genuino toscano si direbbe che sono bischeri. Bisogna però capire la pervasività del condizionamento scolastico e della tradizione popolare. Quello che voglio far presente è che non siamo di fronte a una difficoltà di pronuncia delle consonanti doppie. Come ho esposto sopra, in "ho fatto" e in "ha fatto", la consonante -tt- è regolarmente doppia anche nell'italiano lombardo, proprio come in quello toscano. Nessuno pronuncia un fantomatico *fato anziché fatto: è assurdo quanto grottesco anche solo pensare una cosa del genere. 
 
Come già ho accennato sopra in un  io intervento, in Lombardia si pronunciano correttamente con la consonante doppia moltissime parole derivate dal raddoppiamento sintattico e fossilizzate. Ne riporto pochissime a titolo di esempio: 
 
ovvero
davvero
nevvero 
neppure  
oppure 
ossia 
chicchessia
dapprima 
siccome 
siffatto 
suvvia 
evviva 
cosiddetto  
 
Interessante è la testimonianza del pugliese Antonio Natile, che riporta un fatto di grande importanza: 

Non so perché ma nel mio dialetto pugliese diciamo “ efatt, afatt, ofatt" per dire “ho fatto, hai fatto, ha fatto”, però quando parliamo italiano tutti dicono “offatto, affatto". Nel dialetto raddoppiamo solo dopo alcuni monosillabi, cioè “è, e, a, più e il che complemento oggetto” e dopo “qualche” e “ogni”; non raddoppiamo neanche dopo le parole che finiscono con la vocale accentata, tipo: perchè, libertà ecc… Eppure quando parliamo italiano imitiamo grossomodo i raddoppiamenti standard, aggiungendo però i nostri, come le b e le g ad inizio parola, oppure raddoppiando la prima consonante di parole come “merda, robe, qua, , più”. 
 
Come si vede, la situazione non è così uniforme come molti vorrebbero. Questi dettaglio sono poco studiati o non lo sono affatto. Eppure meriterebbero maggiore approfondimento. 
 
L'origine del raddoppiamento sintattico 
 
Qual è la vera origine del raddoppiamento sintattico? Un'opinione comune è che risalga al latino. Alcune parole monosillabiche (preposizioni, pronomi, numerali) che finivano in consonante, avrebbero mantenuto causato il raddoppiamento della consonante iniziale della parola seguente. L'utente Josef G. Mitterer, che ha notevoli competenze linguistiche, spiega in dettaglio questa evoluzione fonetica. A pubblica edificazione riporto in questa sede l'intervento:  
 
 
Il raddoppiamento fonosintattico (o geminazione fonosintattica) è, per così dire, "l'eco" delle consonanti finali latine che nello sviluppo verso l'italiano sono scomparse. È il caso, ad esempio, nelle parole

    AD > a
    AUT > o
    ET > e
    PLUS > più
    (EC)CU HOC > ciò
    TRES > tre
    ecc.

La scomparsa di queste consonanti finali ha causato l'allungamento della consonante successiva: AD CASA >
a [kk]asa, AUT MELIU > o [mm]eglio, TRES LIBRI > tre [ll]ibri ecc. Si tratta, dunque di un allungamento compensativo che restituisce la quantità dei suoni in questione. Che dalla scomparsa di un suono risulti l'allungamento di un suono adiacente non è certo un processo particolarmente raro, anche se, almeno nelle lingue indoeuropee, è più frequente l'allungamento compensativo delle vocali, cf., ad esempio dĭsmittere > dīmittere in latino o la cosiddetta 'i lunga' (langes i) tedesca nella cui grafia ⟨ie⟩ si rispecchia ancora il vecchio dittongo /iɛ̯/ che è passato alla vocale scempia, ma, appunto, lunga /iː/. 

La geminazione fonosintattica è simile all'assimilazione totale, il cui risultato è la sostituzione di due consonanti brevi con una consonante lunga: FACTU > fatto, DIXI (= DICSI) > dissi o anche, già in latino, *ad-capere > accipere, *sterla > stella ecc.

In italiano la geminazione fonosintattica non è solitamente rappresentata nella grafia. Se, tuttavia, una delle parole che la causano si è fusa con un'altra parola iniziante per vocale, il fenomeno è afferrabile pure nella scrittura: AUT PURE >
oppure, PLUS TOSTU > piuttosto, (IL)LAC DE UBI > laddove ecc.

È del resto interessante che la geminazione fonosintattica è tuttora
distintiva. In italiano, l'unico esempio che mi viene in mente è la coppia minima a Roma /arroma/ vs. aroma /aroma/. Sono molto più rilevanti gli esempi in napoletano, specie nel "neutro di materia" la cui geminazione risale alla /-d/ finale nel dimostrativo neutro latino ILLUD > o, opposto a ILLU > o: ILLUD FERRU > o ffierro 'ferro (in contesto generico), ILLU FERRU > o ferro 'il ferro (concreto, presente)'.
 
I romanisti non si sono realmente occupati dei dettagli dell'evoluzione delle forme verbali dal latino volgare alle lingue romanze. Faccio un esperimento e provo a ricostruire alcuni di questi passaggi, perduti quanto negletti dagli studiosi.  
 
habes "tu hai" > *habs (1) > hai
habet "egli ha" > *hapt > ha
facis "tu fai" > *fax > fai 
facit "egli fa" > *fact > fa
potes "tu puoi" > *pos > puoi
potest "egli può" > *post (2) > può
sapis "tu sai" > *saps > sai
sapit "egli sa" > *sapt > sa 
vadis "tu vai" > *vas > vai
vadit "egli va" > *vat > va
*vols "tu vuoi" (sostituisce il classico vis) > vuoi   
*volt "egli vuole" (sostituisce il classico vult) > vuole  
 
(1) La h- del verbo habere è puramente grafica. La indichiamo soltanto per motivi storici. 
(2) La forma italiana antica puote è invece regolarmente da potest
 
Sono incline a cercare di ricostruire forme dirette e plausibili per le parole concretamente usate nella lingua italiana. Mi rendo conto di pooter essere scambiato per un costruttore di arzigogoli.   

*habnunt "hanno" > hanno 
facere "fare" > *facre > fare 
*facnunt > fanno
dicere "dire" > *dicre > dire  

Queste sono alcune brevi frasi ricostruite: 
 
*hapt dictu > ha ddetto 
*hapt factu > ha ffatto 
quid dicit? > che ddice? 
*quid fax? > che ffai? 
*quid fact? > che ffa? 
 
In alcune varietà di toscano e in napoletano avviene questo sviluppo: 
 
quid est? > chedè? 
 
Nel Web c'è gente che prova un sincero orrore per questa locuzione vernacolare, che a voler ben vedere è più autentica dell'italiano "cos'è?", risalendo in modo diretto al latino volgare - anche se in italiano standard non la si può usare altrimenti la Crusca si arrabbia. 
 
Dante Alighieri ci riporta nel De vulgari eloquentia il caso di una frase comune della parlata romana della sua epoca: 
 
Messure, quinto dici? "signore, cosa dici?" 
 
quid tu dicis? > *quittu dici? > quinto dici?   

Si tratta di una dissimilazione, in cui la consonante raddoppiata -tt-, venutasi a creare per motivi sintattici, viene mutata in -nt-. Mi pare che questo caso sia una reazione al raddoppiamento sintattico e che non sia stato studiato praticamente da nessuno.  
 
Il raddoppiamento sintattico che occorre dopo ogni potrebbe spiegarsi facilmente: 
 
Omnes Sancti > Ognissanti  

A questo punto tutto sembrerebbe filare liscio. 
 
Alcuni problemi di non poco conto
 
Esistono numerosi casi in cui il raddoppiamento sintattico non può essere giustificato dall'assimilazione di un'antica consonante finale di parola alla consonante iniziale della parola seguente. 
 
1) Forme verbali monosillabiche di prima persona singolare 
Consideriamo questi semplici casi: 
 
*habeo "io ho" > *habjo > *hajo > *hao, ao > ho
*sapio "io so" > *sabjo > *sajo > sao > so
 
La forma sao è realmente attestata in uno dei primi documenti in una lingua romanza, i Placiti Cassinesi, in cui ricorre tre volte, in due testimonianzze registrate nel marzo del 960 e in una testimonianza registrata nell'ottobre del 963. Eccole:  
 
1) Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.
(Capua, marzo 960)

2) Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette.
(Sessa, marzo 960)

3) Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie.
(Teano, ottobre 963)

Si nota subito il raddoppiamento sintattico: sao cco "so che". Eppure non ci dovrebbe essere. Si possono avere nel mondo romanzo anche esiti diversi di habeo e di sapio, in cui la consonante labiale seguita da approssimante palatale si è evoluta in un'affricata: in napoletano abbiamo aggio "io ho" e saccio "io so". Non si ha alcuna consonante finale in nessuno di questi casi di prime persone singolari monosillabiche del presente indicativo. Eppure esse producono il raddoppiamento sintattico. Come mai? I romanisti pensano che si tratti di esiti dovuti all'analogia con la terza persona singolare. 
 
2) Il pronome  di seconda persona singolare 
Il pronome tu dà luogo a raddoppiamento sintattico, eppure non ha mai avuto una consonante finale. Per rendere conto della spiegazione dei romanisti, dovremmo ammettere che esistono due possibilità: 
i) L'analogia con altri monosillabi;
ii) Il fatto che tu nell'italiano potrebbe derivare da forme più complesse, come tumet o tupte "tu stesso": 
 
tumet > *tumt > tu
tupte > *tupt > tu
tupte facis > *tupt fax > tu ffai 
tupte sapis > *tupt saps > tu ssai  
 
Queste protoforme romanze sono talmente contorte che difficilmente le si potrà ritenere sensate.  
 
3) I prefissi intra-, contra-, sovra- / sopra- 
Esistono in italiano numerose formazioni in cui non esiste alcuna consonante latente che possa giustificare il raddoppiamento. 
 
intrattenere 
intrattenitrice 
contraddire 
contraddetto 
contraddittorio 
contrapporre 
contrapposto
contrapposizione 
contravveleno 
contravvenire 
contravvenzione 
sopraggiungere 
soprattutto
sovrannaturale / soprannaturale 
sovrapporre 
sovrapposto 
sovrapposizione  
 
4) Alcuni prestiti esotici 
La parola caffè genera raddoppiamento sintattico nel composto caffellatte. Si è arrivati al punto che in Lombardia bisogna scrivere caffellatte altrimenti la Crusca si arrabbia, anche se si pronuncia a tutti gli effetti caffelatte. Ebbene, caffè deriva dall'arabo qahwa, che non ha alcuna consonante finale. In un racconto fantasy di Fritz Leiber, La maledizione delle piccole cose e delle stelle (The Curse of the Smalls and the Stars, 1988), il caffè è chiamato kahved. Notevole la consonante finale, che però non ha alcun fondamento etimologico. In italiano si è formato un diminutivo cafferino, segno che è diffusa la credenza popolare in una derivazione di caffè da una fantomatica protoforma *caffèr. Anche il derivato caffettiera sembra essere dovuto alla credenza popolare in una derivazione di caffè da una fantomatica protoforma *caffèt. Probabilmente esistono anche altre parole entrate in italiano in epoca non troppo remota, che generano un raddoppiamento sintattico senza una valida giustificazione. 
 
Una soluzione alternativa 
 
Sono dell'idea che la teoria delle consonanti latine latenti potrebbe non essere una spiegazione completa e definitiva del raddoppiamento sintattico. Forse sarebbe più semplice una spiegazione fonologica, che riduce tutto a un fenomeno compensativo: 
 
sillaba tonica + consonante semplice seguente => 
sillaba atona + consonante raddoppiata 
 
Del resto, se i romanisti attribuiscono all'azione dell'analogia qualsiasi cosa che depone contro la loro teoria, non si può dire molto di sensato. Proviamo ad applicare il Rasoio di Occam, tanto caro ai fautori del riduzionismo! Sarebbe cancellata ogni macchinazione romanistica. All'istante. Il filosofo Karl Popper direbbe che le teorie dei romanisti non sono falsificabili, quindi nessuno ne potrebbe mai dimostrare la veridicità. Va anche detto questo: se si nomina Popper, tutti dicono che è una specie di liquido volatile venduto dai pusher, che è annusato soprattutto dai sodomiti passivi! Detto questo, parlerò sempre in italiano lombardo, come mi hanno insegnato i miei genitori (RIP), respingendo con sdegno e orgoglio il raddoppiamento sintattico! Gli accademici fautori della lingua normativa possono anche tenersi un sacchetto di merda.