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mercoledì 15 settembre 2021

ETIMOLOGIA LONGOBARDA DI GUITTO E DELL'ANTROPONIMO GUITTONE

Negli anni della mia gioventù, ero convinto che la parola guitto fosse derivata dalla stessa radice germanica dell'inglese wit "detto sagace", "motto di spirito". Nonostante la sua grande bellezza, questa ipotesi si rivelò presto del tutto fallace. In estrema sintesi, i fatti sono questi:
 
1) Se ammettiamo l'etimo di cui sopra, la parola non può essere genuinamente longobarda, dato che manca della Seconda Rotazione Consonantica, che l'avrebbe resa *guizzo
2) Il termine "guitto" non aveva un tempo il suo significato attuale di "attorucolo": indicava piuttosto il vagabondo, inteso come "individuo inutile e sudicio". In toscano la parola è tuttora usata come aggettivo col significato di "meschino, misero, povero" e anche di "avaro, gretto", "squallido"
 
Vediamo ora di ingegnarci a chiarire l'origine della parola in esame, combattendo contro difficoltà di ogni genere pur di tirarla fuori dal pantano etimologico in cui sembra sprofondata. 
 
I guitti, cittadini di Guittalemme

Chi si ricorda di Erminio Macario? Certamente tra i Millennials, e ancor più tra la Z Generation, nessuno ha la benché minima idea dell'esistenza di questo personaggio, che iniziò la sua carriera come "comico grottesco". Ricordo che in un documentario, visto molti anni fa, si parlava della formazione giovanile di Macario a Guittalemme. Il toponimo Guittalemme stava a indicare una fantomatica città popolata dai guitti, forse addirittura il luogo d'origine di tutti i guitti. La formazione del toponimo immaginario è ben chiara: la radice è la parola guitto "attore vagabondo", mentre il suffissoide -lemme, interpretato popolarmente come "città", è stato estratto dai toponimi di origine ebraica Gerusalemme e Betlemme. Ovviamente si tratta di un procedimento abusivo e infondato, la cui causa è l'ignoranza della lingua ebraica. Infatti Gerusalemme è da יְרוּשָׁלַיִם Yerushalayim, tradizionalmente interpretato come "Fondazione di Pace", nonostante -ayim abbia l'aspetto di un suffisso duale fossilizzato; invece Betlemme è da בֵּית לֶחֶם Beth Lechem "Casa del Pane" (לֶחֶם lechem significa "pane"). Nel documentario su Macario si parlava delle "guittate", trovate da attorucoli privi di mezzi. Due esempi di guittate: salire sul palco con residui del trucco dello spettacolo precedente; simulare il passaggio dei soldati pestando ritmicamente dei manici di scopa sul pavimento dietro un tendone, da cui emergeva solo la paglia delle ramazze, che dovevano far venire in mente agli spettatori una fila di copricapi militari. Riporto a pubblica edificazione questi frammenti di memorie di un mondo perduto.
 
Alcune etimologie tradizionali 

Ipotesi catalana: 
Il Michaelis, citato nel Dizionario Etimologico Online, propone l'origine della parola guitto dall'aragonese e catalano guit, guito "cattivo, sfrenato, indocile", che a quanto pare sarebbe stato detto soprattutto dei muli - quegli equini caparbi, dotati di smisurato priapo e scorreggioni, che in preda a crisi convulsive tirano calci a destra e a manca. Così una mula guita significa "una mula recalcitrante". Il Diccionari de la llengua catalana glossa guit con "Que acostuma a tirar guitzes", ossia "che è solito tirare calci". In aragonese e in catanano, dalla stessa radice sarebbe derivato anche guiton "vagabondo, ozioso, mendico". Per quanto riguarda l'origine ultima, nel Dizionario Etimologico Online è indicato il basco gaitz "cattivo", cosa impossibile già soltanto per motivi di fonetica. Altre proposte etimologiche riportate in quella fonte sono ancora più stravaganti e implausibili (gallese gwid "vizio"; latino vietus "floscio, marcescente").   


Si nota che il catalano guit, guito, è pronunciato con un'occlusiva velare semplice e senza -u-, e tale era anche in epoca medievale, tanto che in italiano sarebbe stato adattato come *ghitto. In spagnolo esiste una variante güito "indocile" (detto di animale), pronunciato /'gwito/. Tuttavia proprio questa peculiarità fonetica della parola spagnola fa pensare che si tratti piuttosto di un prestito dall'italiano. Tutte le forme citate, aragonesi, spagnole e catalane, sono a parer mio prestiti dall'italiano guitto: il flusso è proprio l'inverso di quello descritto dai romanisti. 

Ipotesi olandese: 
Il Vocabolario Treccani sostiene l'origine della parola guitto dall'olandese guit "briccone, furfante". Com'è costume dei romanisti, nessuno sembra preoccuparsi minimamente di fornire una traccia etimologica in grado di spiegare la voce olandese.


Si deve ricorrere a fonti più aggiornate e decenti. Nel Wiktionary in inglese, si trova quanto segue: guit deriva dal medio olandese guyte, di origine incerta e probabilmente connesso con ghoiten "rimproverare" e con guiten, guten "prendere in giro, schernire". Possibili paralleli in altre lingue germaniche sono: norreno gauta "parlare molto" e antico alto tedesco gauzen "insultare con un nomignolo". Un problema di non poco conto è la pronuncia stessa della parola olandese, che ha un dittongo discendente /œy/, con l'accento sulla prima vocale: /γœyt/. Il dittongo era discendente anche in epoca medievale, per sua derivazione da un dittongo protogermanico. I romanisti hanno dato per scontato che la pronuncia fosse */gwit/, con un dittongo ascendente. In pratica, hanno ciccato! La parola del medio olandese non avrebbe mai potuto dare guitto in toscano. 


Per quanto riguarda la semantica, la somiglianza è abbastanza notevole, ma questo conta assai poco. Che una provenienza olandese della parola fosse abbastanza improbabile, è facile da capire.

L'antroponimo Guittone 
 
Nel XIII secolo esisteva in Toscana l'antroponimo Guittone, chiaramente derivato da guitto. Ci è ben noto Guittone d'Arezzo (Santa Firmina, 1230/1235 - Firenze, 1294). Aveva moglie e figli ed era libidinosissimo, poi ebbe una crisi religiosa e divenne un fratacchione... gaudente! Di lui si ricorderà certamente la poesia immortale "Stavasi un eremita in Poggibonsi"... 😀 Il nomen omen è una realtà!
 
La vera etimologia 
 
Si deve evitare il marasma, visto che in questo caso specifico esiste modo di farlo. Presento dunque la sorgente etimologica a cui bisogna fare riferimento. 
 
Proto-germanico:  *wiχtiz "essenza, essere; cosa, creatura" (genere: femminile). 

Singolare 

nominativo: *wiχtiz 
genitivo: *wiχtīz 
dativo: *wiχtī
accusativo: *wiχtin 
vocativo: *wiχti 
strumentale: *wiχtī
 
Plurale
 
nominativo: *wiχtīz
genitivo: *wiχtijōn
dativo: *wiχtimaz
accusativo: *wiχtinz 
vocativo: *wiχtīz
strumentale: *wiχtimiz

Discendenti (l'elenco non è esaustivo e non riporta tutte le varianti ortografiche): 

Gotico: waihts "cosa"
Norreno: véttr, vætr "creatura, specie di gnomo"
Antico inglese: wiht, uht "cosa" 
  Medio inglese: wight "creatura, cosa; persona; mostro; 
     piccola quantità" (pl. wightes
  Inglese moderno: wight "creatura, entità", whit "piccola 
    quantità" 
Antico olandese: wiht "creatura; bambino; ragazza"
  Medio olandese: wicht, wecht "creatura; bambino;
      ragazza"  
   Olandese moderno: wicht "creatura; bambino; ragazza"
Antico sassone: wiht (f.) "creatura, cosa; persona"
Antico alto tedesco: wiht "creatura; cosa"
  Medio alto tedesco: wicht "creatura; cosa" 
  Tedesco moderno: Wicht "piccola creatura; nano"
 
Esiste anche una variante i cui esiti non sono sempre facili da distinguere, specialmente nelle lingue moderne. Eccola: 
 
Proto-germanico *wiχtan "cosa; creatura" (genere: neutro).  

Singolare 

nominativo: *wiχtan
genitivo: *wiχtas, *wiχtis  
dativo: *wiχtai
accusativo: *wiχtan
vocativo: *wiχtan  
strumentale: *wiχtō
 
Plurale
 
nominativo: *wiχtō
genitivo: *wiχtōn
dativo: *wiχtamaz
accusativo: *wiχtō 
vocativo: *wiχtō
strumentale: *wiχtamiz
 
Discendenti (l'elenco non è esaustivo e non riporta tutte le varianti ortografiche): 
 
Gotico: ni waiht "nulla" 
Antico inglese: wiht "creatura, cosa";
     āwiht "qualcosa";
     nāwiht, nōwiht "niente"
  Medio inglese: wight "creatura, cosa, persona; mostro; 
     piccola quantità" (pl. wighten);  
     ought "qualcosa";
     naht, noht, noght, naght, naught "niente"
  Inglese moderno: wight "creatura, entità";
     nought
, naught "niente", not "non"
Antico olandese: wiht "creatura; bambino; ragazza"; 
      niewiht, nuwieht, niuweht "niente" 
  Medio olandese: wicht, wecht "creatura; bambino;
      ragazza"; 
      niwet, nit, niet "niente"  
   Olandese moderno: wicht "creatura; bambino; ragazza";
      niet "non", "no"
Antico sassone: wiht (n.) "creatura, cosa, persona"; 
     neowiht, niowiht, nieht "niente"  
   Medio basso tedesco: wicht, wucht (n.) "cosa"
Antico alto tedesco: wiht (m., n.) "creatura; cosa";
      niowiht "non"
  Medio alto tedesco: wicht "creatura; cosa"; 
     niuweht, nieweht, niht, nit "niente, nessuno; non"
  Tedesco moderno: Wicht "piccola creatura; nano";
      nicht "non"
 
A questo punto è chiarissima l'origine longobarda di guitto e di Guittone
 
Longobardo ricostruito: 
  GUICT "creatura, cosa"; "buono a nulla, vagabondo"; 
  NIGUECT, NEIGUECT, NAIGUECT "niente".
Il pronome indefinito ha lasciato importanti esiti in alcuni dialetti gallo-italici della Lombardia: milanese nigòtt "niente", brianzolo nigòtt, nagòtt "niente"; in bergamasco ho sentito vergòt, ergòt "qualcosa". 
 
Non ho dubbi sul fatto che il catalano guit provenga da una forma germanica, la stessa che troviamo nell'antico alto tedesco wiht. Si potrebbe pensare che l'origine sia nella lingua dei Franchi. Tuttavia si nota che non risulta un esito di questa radice passato al francese o al provenzale. Potrei sbagliarmi, ma se esistesse, i romanisti lo avrebbero già usato come fonte etimologica. Non credo che i Franchi avessero potere in Catalogna. Non può trattarsi di una parola del germanico orientale a causa del vocalismo. Resta un'unica soluzione: è provenuta dall'Italia. 
 
Conclusioni 
 
Con questo contributo ho fatto chiarezza su alcuni punti controversi. 
 
1) Ho dimostrato che l'italiano guitto non deriva dall'olandese guit
2) Ho dimostrato che l'italiano guitto non deriva dal catalano guit, essendo vero il contrario. 
3)  Ho enunciato l'origine longobarda dell'italiano guitto e dell'antroponimo Guittone.

mercoledì 18 agosto 2021

ORIGINE ED ETIMOLOGIA DI GAMBRINUS

 
Nella cultura popolare, l'invenzione della birra è attribuita a un leggendario Re delle Fiandre. Il suo nome è Gambrinus, con la variante meno comune Cambrinus. A lui sono stati intitolati innumerevoli locali in molte nazioni. Solo per fare un esempio, notissimo è il Caffè Gambrinus a Napoli. Esiste persino una famosa lega calcistica cèca, la Gambrinus liga. Nell'iconografia tradizionale, il sovrano è ritratto come un uomo robusto e biondiccio, incoronato, con barba e capelli intonsi come i Merovingi, seduto su un grande barile. In mano regge un capiente boccale pieno della bevanda spumeggiante. Alcuni lo chiamano anche il Bacco della birra. Sorge una domanda che esige una risposta. Chi era veramente Gambrinus? Qual è l'origine genuina del suo stranissimo nome?  
 
Bisognerà passare in rassegna le etimologie finora proposte. Alcune sono evidentemente false etimologie, partorite non soltanto dall'ignoranza popolare, ma anche dalle contorsioni mentali di parrucconi accademici privi di mezzi filologici, dediti al culto di assonanze peraltro vaghe. Altre possono contenere qualche elemento interessante, anche se non mi sembrano comunque convincenti. 
 
1) Dal latino cambarus "cellerario, addetto alle cantine";
2) Dal latino ganeae birrinus "colui che beve in una taverna"; 
3) Dal celtico camba "pentola per la preparazione della birra" 
4) Corruzione di Jan Primus "Giovanni Primo", con possibile allusione a due nobili: 
    i) Duca Giovanni I di Brabante; 
    ii) Duca Giovanni Senza Paura di Borgogna. 
5) Derivato da Gambrinus, nome del coppiere di Carlo Magno (o di uno dei coppieri), secondo un mito; 
6) Derivato dal nome pannonico della birra, tramandato in latino come camum
7) Distorsione di Gambrivius, nome di un antico sovrano delle Fiandre; 
8) Dal nome della città francese di Cambrai (latino Camaracum, di origine gallica), di cui sarebbe stato il fondatore; 
9) Dal nome della città sassone di Amburgo (tedesco Hamburg, antico sassone Hammaburg), di cui sarebbe stato il fondatore; 
10) Dall'antico alto tedesco gambra "germinazione del grano".

Discussione dell'etimologia 1) 

Non sono riuscito a reperire alcuna attestazione del vocabolo cambarus riportato da decine di siti Web con la glossa "cellerario, addetto alle cantine". Non è chiaramente una parola latina classica. Non se ne trova alcuna menzione nel ricchissimo Glossarium mediæ et infimæ latinitatis di Du Cange et alteri, che ha soltanto CAMBARIUS "brasiator, potifex, seu cerevisiæ confector" ("produttore di birra"): si rimanda quindi all'etimologia 3). Ovviamente si trova il quasi omofono GAMBARUS "cancer, astacus" (ossia "granchio, astice"), che non ha alcuna attinenza con l'oggetto della nostra ricerca. 
 

 
Discussione dell'etimologia 2) 
 
Il vocabolo ganea "taverna" è ben attestato già in epoca classica e nessuno può dubitare della sua reale esistenza. Per contro, il vocabolo birrinus, che dovrebbe significare "bevitore", presenta più di un problema. Non sembra attestato: centinaia di siti del Web riportano in modo acritico soltanto la glossa  di ganeae birrinus come "colui che beve in una taverna" o "bevitore di taverna" (in inglese "a drinker in a tavern" o "tavern drinker", in tedesco "einer Schenke Trinkende"), senza specificare l'eventuale fonte ultima della locuzione. Questo birrinus potrebbe essere una forma medievale derivata dalla contrazione di *biberinus, possibilmente da un aggettivo coniato a partire da bibere "bere" o da biber "bevanda". Esiste un santo di nome Birrino (latino Sanctus Birrinus), che però ha una chiara etimologia celtica (cfr. gallese byrr "corto") e non ha alcuna relazione con la birra o col ganeae birrinus: è ricordato principalmente par aver convertito Re Cynegisil dei Sassoni Occidentali.  

Discussione dell'etimologia 3)

Una parola celtica camba col significato di "pentola per la preparazione della birra" deve essere esistita, essendo attestata nel latino tardo delle Gallie come elemento di sostrato/adstrato. Abbiamo un'ulteriore glossa di camba: "Brassiatorum officina, seu locus, ubi cerevisia coquitur et conficitur, quem vulgo brasseriam, vel braxatoriam nuncupamus", da cui l'antico francese cambe "birrificio". Ancora oggi nella Francia settentrionale e nei Paesi Bassi è chiamato cam il sostegno del calderone in cui viene fatto bollire il mosto di birra. La parola camba in gallico aveva il significato primario di "curva" o "cosa curva", dall'aggettivo cambo- "curvo": per via di una semantica gergale, questo vocabolo deve essere stato usato per indicare un recipiente per la birrificazione, dalla forma caratteristica, quindi per estensione il luogo stesso della produzione di birra. Tutto ciò è molto logico. Quello che è meno logico è passare da camba a Gambrinus. Procediamo con ordine. Da camba, in latino volgare si formò il sostantivo cambarius "produttore di birra", con il tipico suffisso -ārius, che ha una vocale lunga. Da cambarius, evolutosi in camberius, nel francese settentrionale è derivato cambier "birraio". Si capisce subito che è una tipica forma settentrionale per via della mancata palatalizzazione della consonante iniziale. Per arrivare al nome del Re della Birra, servirebbero i seguenti passaggi: l'applicazione di un suffisso -in-, la caduta della vocale mediana, la produzione del nesso -mbr- e la sonorizzazione di /k/ iniziale in /g/. Tutto ciò pare abbastanza implausibile, anche se non impossibile. 
Trovo molto interessanti due derivati di camba attestati in latino volgare: 
1) cambagium "tributum quod dominis exsolvebant subditi pro coquenda cerevisia", ossia "tassa sulla produzione della birra", da cui è derivato in francese antico cambaige, cambage, gambage.
2) cambitor "cambarius, brasiator, confector cerevisiæ", ossia "produttore di birra", da cui è derivato in francese antico cambgeur, cangeour.  
 
 
 

Discussione dell'etimologia 4)

L'idea stessa che Gambrinus possa derivare da Jan Primus "Giovanni Primo" è ridicola. Non si può pensare che una consonante occlusiva /g/ si sia potuta formare in un simile contesto. Purtroppo questa deprecabile etimologia popolare è quella che ha riscosso più successo, a dispetto della sua palese assurdità. Gli stessi birrai moderni la vedono con particolare favore, sia in Germania che in Francia, pur essendo rivali.
 
Discussione dell'etimologia 5) 
 
Carlo Magno era un avidissimo divoratore di arrosti, tuttavia in fatto di bevande inebrianti era molto parco. Non era astemio, ma per l'epoca era particolamente moderato: non beveva più di tre calici di vino ad ogni banchetto. Aborriva l'ubriachezza e non amava vedere altri in quello stato, al punto che emanò leggi che vietavano la tipica costumanza franca di fare libagioni per la salute eterna dei morti. Un'altra legge, molto moderna nei concetti, si occupava di igiene nella produzione dei cibi e delle bevande, vietando ad esempio di pigiare l'uva coi piedi e di conservare il vino in otri di pelle. Non sembra che il sovrano amasse particolarmente la birra, anche se sotto il suo regno i birrifici furono incentivati. Certo, questo non implica che non avesse un coppiere che servisse anche la birra, tuttavia l'attribuzione di Gambrinus alla corte carolingia non ha alcun fondamento storico. Si tratta dell'associazione di elementi mitologici a un personaggio reale, come del resto è accaduto con il fabbro Weland (Galan). Conosciuto in norreno come Vǫlundr, è protagonista di narrazioni tipiche del mondo germanico. Proprio come Gambrinus, ha incrociato il suo destino con quello di Carlo Magno. Il punto è che questo processo mitopoietico, pur interessante, non chiarisce affatto l'etimologia dei nomi in questione.

Discussione dell'etimologia 6) 
 
Questa è la glossa di camum data da Du Cange: "Species potionis ex hordeo et aliis frugibus confectæ". Era una bevanda fatta con orzo e altri cereali, probabilmente a seconda della disponibilità del momento. Si potrebbe pensare a una derivazione di Gambrinus da questa radice cam- "birra" e dal protoceltico *ber- "portare", ma è a mio avviso poco plausibile. 
 

Discussione dell'etimologia 7) 
Gambrinus o Gambrivius?

La forma corretta dell'antroponimo potrebbe essere Gambrivius, nel qual caso Gambrinus sarebbe un errore di trascrizione: la lettera -n- avrebbe avuto origine dall'interpretazione fallace della legatura delle due lettere -v- e -i- ad opera di qualche copista. Posso dimostrare che non c'è bisogno di supporre un errore di questo genere: le due forme erano semplici varianti antiche dello stesso nome, di cui sussiste una documentazione inaspettata.  
 
 
Il mito di Re Gampar, figlio di Mers 
 
L'umanista bavarese Johann Georg Turmair, anche noto come Johannes Aventinus  (1477 - 1534). 
Nella sua opera Annales Boiorum, egli fornì un elenco di sovrani dei popoli germanici, che avrebbero regnato a partire dall'epoca appena successiva al Diluvio Universale, fino ad arrivare ai tempi di Giulio Cesare. La riportiamo con tanto di cronologia.  
 
Tuitsch (2214 a.C. - 2038 a.C.)
Mannus (1978 a.C. - 1906 a.C.)
Eingeb (1906 a.C. - 1870 a.C.)
Ausstaeb (1870 a.C. - 1820 a.C.)
Herman (1820 a.C. - 1757 a.C.)
Mers (1757 a.C. - 1711 a.C.)
Gampar (1711 a.C. - 1667 a.C.)
Schwab (1667 a.C. - 1621 a.C.)
Wandler (1621 a.C. - 1580 a.C.)
Deuto (1580 a.C. - 1553 a.C.)
Alman (1553 a.C. - 1489 a.C.)
Baier (1489 a.C. - 1429 a.C.)
Ingram (1429 a.C. - 1377 a.C.)
Adalger (1377 a.C. - 1328 a.C.)
Larein (1328 a.C. - 1277 a.C.)
Ylsing (1277 a.C. - 1224 a.C.)
Brenner I (1224 a.C. - 1186 a.C.)
Heccar (1186 a.C. - 1155 a.C.)
Frank (1155 a.C. - 1114 a.C.)
Wolfheim Siclinger (1114 a.C. - 1056 a.C.)
Kels I, Gal e Hillyr (1056 a.C. - 1006 a.C.)
Alber e altri 6 ignoti (1006 a.C. - 946 a.C.)
Walther, Panno e Schard (946 a.C. - 884 a.C.) 
Main, Öngel e Treibl (884 a.C. - 814 a.C.)
Myela, Laber e Penno (814 a.C. - 714 a.C.)
Venno e Helto (714 a.C. - 644 a.C.)
Mader (644 a.C. - 589 a.C.)
Brenner II e Koenman (589 a.C. - 479 a.C.)
Landein, Antör e Rögör (479 a.C. - 399 a.C.)
Brenner III (399 a.C. - 361 a.C.) 
Schirm e Brenner IV (361 a.C. - 263 a.C.) 
Thessel, Lauther e Euring
(279 a.C. - 194 a.C.)
Dieth I e Diethmer (194 a.C. - 172 a.C.)
Baermund e Synpol (172 a.C. - 127 a.C.)
Boiger, Kels II e Teutenbuecher (127 a.C. - 100 a.C.)
Scheirer (100 a.C. - 70 a.C.)
Ernst e Vocho (70 a.C. - 50 a.C.)
Pernpeist (50 a.C. - 40 a.C.)
Cotz, Dieth II e Creitschir (40 a.C. - 13 a.C.
 
Il Re Gampar (o Gambrivius), figlio di Mers (o Marsus), avrebbe regnato dal 1711 a.C. al 1667 a.C.: un regno lungo e prospero di oltre 40 anni. Cosa dire di questo materiale? Si capisce subito che è stato fabbricato. È però stato fabbricato con ingegno. Esiste qualche corrispondenza storica: Boiger è una distorsione di Boiorix, nome di un sovrano dei Cimbri; Teutenbuecher è una capricciosa distorsione di Teutobodo, nome di un capo dei Teutoni. Ariovisto è diventato Ernst. Molti nomi di sovrani sono eponimi: si riconosce all'istante in essi il nome di un popolo germanico. Così Mers è l'eponimo dei Marsi; Schwab è l'eponimo dei Suebi; Wendler è l'eponimo dei Vandali; Frank è l'eponimo dei Franchi; Baier è l'eponimo dei Baiuvari (Bavari). Sono integrate importanti informazioni fornite dagli Autori. In Tuitsch riconosciamo subito il capostipite Tuisto menzionato da Tacito. In Mannus riconosciamo subito il figlio di Tuisto. I tre capostipiti delle nazioni germaniche sono menzionati come Eingeb (Ingaevones), Ausstaeb (Istaevones) e Herman (Herminones). Anche il nome Gampar segue la logica sopra illustrata: è l'eponimo dei Gambrini o Gambrivii.   
 
I Gambrini o Gambrivii 
 
Tacito ci parla di un'enigmatica popolazione che abitava nella Germania settentrionale, proprio nel territorio delle attuali Fiandre: i Gambrini, anche detti Gamabrini. Evidentemente Gamabrini è una forma più antica, che ha poi subìto la perdita della vocale mediana -a-. Si riporta questo nome anche un'altra variante: Gambrivii. A questo punto tutto torna alla perfezione. Così come i gloriosi Tencteri erano a tutti noti per la loro abilità di allevare cavalli di razza, allo stesso modo i Gambrini dovevano essere a tutti noti per aver elaborato un'ottima birra di malto, tanto da passare per inventori della bevanda. 
 
"Celebrant carminibus antiquis, quod unum apud illos memoriae et annalium genus est, Tuistonem deum terra editum. Ei filium Mannum, originem gentis conditoremque, Manno tris filios adsignant, e quorum nominibus proximi Oceano Ingaevones, medii Herminones, ceteri Istaevones vocentur. Quidam, ut in licentia vetustatis, pluris deo ortos plurisque gentis appellationes, Marsos Gambrivios Suebos Vandilios adfirmant, eaque vera et antiqua nomina; ceterum Germaniae vocabulum recens et nuper additum, quoniam qui primi Rhenum transgressi Gallos expulerint ac nunc Tungri, tunc Germani vocati sint: ita nationis nomen, non gentis, evaluisse paulatim, ut omnes primum a victore ob metum, mox et a se ipsis invento nomine Germani vocarentur." 
(Tacito, De origine et situ Germanorum, II) 

Traduzione: 

"In antichi carmi, che presso di loro è l'unico genere di memorizzazione e di tradizione storica, celebrano il dio Tuistone nato dalla terra. A lui assegnano il figlio Manno, origine e fondatore della popolazione, a Manno tre figli, dai cui nomi i più vicini all'Oceano sono chiamati Ingevoni, quelli intermedi Ermioni, gli altri Istevoni. Alcuni, come capita nella libertà di chi racconta cose antiche, affermano che nacquero più figli al dio e più nomi, Marsi, Gambrivii, Suebi, Vandilii, e che quelli sono i nomi veri e antichi; per il resto il nome della Germania è recente e aggiunto da poco, poiché quelli che, avendo oltrepassato il Reno per primi, cacciarono i Galli e ora (sono chiamati) Tungri, allora furono chiamati Germani: così un po' alla volta prevalse il nome di una popolazione, non della stirpe; sicché tutti venivano chiamati Germani in un primo momento dal vincitore per paura, poi anche da loro stessi una volta trovato il nome."
 
Discussione delle etimologie 8) e 9) 

Accanto alla denominazione latina (di origine gallica) di Cambrai, Camaracum, ne è registrata anche un'altra: Gambrivium
Accanto alla denominazione alto tedesca di Amburgo, Hammaburg, ne è registrata anche un'altra: Gambrivium
Non ho reperito i dettagli di questo toponimo e delle sue attestazioni, ma è edivente che sia derivato dal nome dei Gambrivii di cui parla Tacito. 
 
Discussione dell'etimologia 10)  
 
Questa deve essere l'antica radice del nome di Gambrinus

Protogermanico: *gambraz / *gamaβraz 
Antico alto tedesco: gambar, kambar  
Longobardo: Gambara (n. pers. f.)
Glossa latina: strenuus; sagax 
Traduzione: forte; coraggioso; potente; sagace
 
Derivati: 
 
Protogermanico: *gambrīn 
Antico alto tedesco: gambarī, gambrī
Traduzione: forza, vigore; potere, virtù 
 
Protogermanico: *gambrō 
Antico alto tedesco: gambra 
Traduzione: "germinazione del grano" 
   Significato originario: "forza, potere, virtù" 
 
Quest'ultimo esito non va confuso con l'omofono seguente: 
 
    Protogermanico: *gamb(r)ō(n
    Antico inglese: gombe 
    Antico sassone: gambra 
    Traduzione: "tributo" 
    Note: Prestito dal celtico: gallico cambio- "tributo". 

Esistono alcuni notevoli esiti in norreno, che mostrano uno slittamento semantico peggiorativo: 

Protogermanico: *gambran 
Norreno: gambr 
Traduzione: "discorso sfrenato", "vanteria" 
   Significato originario: "esibizione di forza" 

Protogermanico: *gambrōnan 
Norreno: gambra 
Traduzione: "parlare in modo sfrenato", "vantarsi" 
   Significato originario: "esibire la propria forza" 

Protogermanico: *gambrisaz 
Norreno: gambrs 
Traduzione: "tipo di uccello" 
Note: Non sono riuscito ad identificare la specie precisa di volatile designato con questo strano appellativo.
 
L'etimologia ultima della radice protogermanica è sconosciuta: deve essere un relitto del sostrato preindoeuropeo. 
 
Conclusioni 
 
L'identità di Gambrinus è a questo punto evidente. Egli è Wotan, l'inventore di tutte le Arti.  

giovedì 12 agosto 2021

ETIMOLOGIA DEL NOME DAUFER, DAUFERIUS: LA SOLUZIONE DI UN ANNOSO PROBLEMA

L'ultimo Re dei Longobardi fu Desiderio (in latino Desiderius). Nacque a Brescia in data sconosciuta; deve essere morto dopo il 774 nel monastero di Corbie, in Francia. Regnò dal 757 al 774. Il figlio Adelchi (Adelchis, Adalgis) fu da lui associato al trono a partire dal 759, forse con l'intento di evitare problemi di successione. La guerra contro i Franchi iniziò nella primavera del 773 ed ebbe esito catastrofico. Nel giugno del 774, con la deposizione di Desiderio e la fuga di Adelchi a Costantinopoli, ebbe fine l'indipendenza dei Longobardi. Carlo Magno assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum. La figura di Desiderio è ben nota in Italia per via dell'opera tragica di Manzoni, Adelchi, pubblicata nel 1822. 
 
Perché Desiderio avrebbe portato un nome latino? I romanisti ovviamente considerano questo fatto come un'evidenza della completa romanizzazione dei Longobardi. Tuttavia non tengono conto del fatto che l'antroponimia germanica era e continuò ad essere la norma, anche dopo la fine del Regno. Solo per fare un esempio, il figlio di Desiderio, il Principe Adelchi, aveva un tipico nome longobardo e mai pensò di adottarne uno latino. Fu invece proprio il Re Desidero a farsi conoscere con un nome latino, forse per il semplice e banale fatto che il suo nome originale non gli piaceva affatto. I libri di scuola tengono ben nascosto il vero nome di Desiderio, quello che ricevette quando fu battezzato. Il motivo di questa omissione è certamente ideologico. Per fortuna l'informazione non ci è sconosciuta. Egli si chiamava Daufer (a volte latinizzato in Dauferius).  

Roberto Rigoni, nel suo lavoro Note di toponomastica italiana, riporta quanto segue: "... ma gradatamente già prima della sconfitta del loro regno, nobili e arimanni, dai loro precedenti insediamenti rurali, avevano cominciato ad affluire nei centri urbani di saldo diritto latino e a fondersi con la sopravvivente aristocrazia latina, adottandone la lingua e costumi, costretti anche dal loro analfabetismo."
Quel "costretti dal loro analfabetismo" è una pura e semplice assurdità, proferita da chi sembra far fatica a capire che lingua parlata e lingua scritta sono due cose diverse. Nel corso dei secoli molte lingue sono state parlate senza sentire alcuna particolare necessità di una forma scritta. Può anche essere adottata una lingua scritta molto diversa da quella parlata. Peccato che queste ovvietà non siano considerate. In poche parole, siamo di fronte all'ennesimo caso di quello che potremmo chiamare razzismo scolastico antigermanico
Sempre Rigoni riporta questo a proposito del vero nome di Desiderio: "Alcuni di essi, come l'ultimo re Daufer, cominciarono ad adottare, accanto al loro nome germanico, un nome latino (Desiderius)."
 
A questo punto è necessario porsi una domanda, che nessuno sembra essersi mai posto, almeno a giudicare da quanto si trova nel vasto Web. Qual è il significato del nome Daufer
 
Ebbene, Desiderio non è la traduzione di  Daufer, il cui significato è del tutto dissimile. Daufer significa "Sopravvissuto al Coma" (letteralmente "che ha attraversato il coma"). Tale nome ha in sé qualcosa di macabro e si può facilmente pensare che causasse angoscia a chi lo portava. 
 
1) Primo elemento del composto: dau- 
 
In norreno significa "svenimento", "coma". Anche se con una pronuncia diversa, la stessa parola ha ancora il significato di "coma" in islandese moderno. Deriva in modo regolare dal protogermanico *dawan "perdita di sensi", "coma", con ogni probabilità connesso con il verbo *dawjanan "morire" (da cui il norreno deyja "morire", antico alto tedesco touwen "morire"). Questa è la declinazione del sostantivo norreno: 
 
nominativo: "coma"
genitivo: dás "del coma"
dativo: dái "al coma"
accusativo: "coma" 
 
Non sono presenti forme plurali per questo vocabolo. 
Questa è la declinazione ricostruibile per il protogermanico: 
 
nominativo: dawan "coma"
genitivo: dawasa "del coma"
dativo: dawai "al coma"
accusativo: dawan "coma"
 
2) Secondo elemento del composto: -fer(i) 
 
Il secondo membro dell'antroponimo Daufer proviene dal protogermanico *fēriz "che attraversa", "capace di attraversare", aggettivo derivato da un verbo *feranan "attraversare", "giungere in un luogo", che non ha tuttavia lasciato traccia. Questi sono gli esiti documentati della protoforma *fēriz nelle lingue storiche:
 
Antico inglese: 
      fǣre "che attraversa, capace di attraversare", 
      langfǣre, langfēre "durevole"
Antico alto tedesco:  
      fāri "che attraversa, capace di attraversare",  
      langfāri, lancfāri "durevole"  
 
3) La forma protogermanica del nome:  
 
*dawa-fḗriz "che ha attraversato il coma" 
 
L'aggettivo con la flessione forte può fungere da sostantivo quando è usato come nome proprio di persona composto. 
 
A questo punto è necessario notare alcune irregolarità fonologiche che sono alquanto interessanti, essendo in grado di guidarci a una più profonda comprensione della concreta genesi dell'antroponimo.
 
Possibile origine gotica del nome 
 
Siccome in longobardo il protogermanico *d- tende a dare origine a un'occlusiva sorda t- (es.: Tachipert, Tano, Tado, etc.), oltre al fatto che la vocale lunga *-ē- in genere diventa -ā- (es.: Aldemari, Filimari, Tado, etc.), dobbiamo dedurne che potrebbe trattarsi di un prestito dotto dal gotico. 
 
Questa doveva essere la declinazione dell'antroponimo in gotico: 
 
nominativo: *Daufers 
genitivo: *Dauferis 
dativo: *Dauferja 
accusativo: *Daufer  
 
La pronuncia avrebbe dovuto essere /'dɔ:fe:rs/ all'epoca di Wulfila (IV secolo), ma in epoca precedente era certamente /'daʊfe:rs/, con un dittongo. Se così fosse, il prestito dal gotico al longobardo dovrebbe essere avvenuto nel III secolo. Esiste però anche la possibilità che il dittongo si fosse conservato più a lungo in gotico, essendo l'antroponimo tratto da un vocabolo di formazione non certo popolare. In questo caso, sarebbe meglio forse scrivere *Dawfers. Si spera che un giorno si trovino attestazioni in grado di portare alla soluzione di queste incertezze. 
 
Sul vero nome di Papa Vittore III
 
Notiamo che esisteva nella tradizione onomastica dei Longobardi anche una variante più regolare dell'antroponimo, che aveva una -ā- lunga anziché -ē-: Daufari, latinizzato in Daufarius e sinonimo di Dauferius. Ben dopo la fine del Regno, ricordiamo che Papa Vittore III (Benevento, 1027 - Montecassino, 1087) aveva il nome di nascita Dauferio Epifani del Zotto, con le varianti Dauferi e Daufari. Era figlio di Landolfo del Zotto, della nobile stirpe longobarda dei Duchi di Benevento. Fu abate di Montecassimo dal 1058 fino alla morte. Quando divenne benedettino cambiò il suo nome in Desiderius ed è noto soprattutto come Desiderio da Montecassino. Richiamo l'attenzione su un dettaglio. Mi pare altamente significativo che anche questo Dauferio assunse il nome di Desiderio, proprio come aveva fatto l'ultimo sovrano dei Longobardi. Nel 1887, otto secoli dopo la sua morte, fu dichiarato beato.