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domenica 8 dicembre 2019


THE THING - LA COSA

Titolo originale: The Thing 
Anno: 1982
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese, norvegese
Durata: 109 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore, fantascienza, azione, thriller
Regia: John Carpenter 
Soggetto: John W. Campbell, dal racconto La cosa da un
    altro
mondo (Who Goes There?, 1938)
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Produttore: David Foster, Lawrence Turman
Produttore esecutivo: Wilbur Stark
Casa di produzione: Universal
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Todd C. Ramsay
Effetti speciali: Roy Arbogast, Albert Withlock
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: John L. Lloyd
Costumi: Ronald I. Caplan
Trucco: Rob Bottin (special make-up effects)
Interpreti e personaggi:
    Kurt Russell: R.J. MacReady
    A. Wilford Brimley: Dr. Blair
    T. K. Carter: Nauls
    David Clennon: Palmer
    Keith David: Childs
    Richard Dysart: Dr. Copper
    Charles Hallahan: Vance Norris
    Peter Maloney: George Bennings
    Richard Masur: Clark
    Donald Moffat: Garry
    Joel Polis: Fuchs
    Thomas G. Waites: Windows
    Norbert Weisser: Norvegese
    Larry Franco: Norvegese con fucile
    Nate Irwin: Pilota dell'elicottero
    William Zeman: Pilota
    John Carpenter: Norvegese nel video (non accreditato)
    Jed: La cosa con l'aspetto da cane
Doppiatori originali:
    Adrienne Barbeau: Voce computer
Doppiatori italiani:
    Michele Gammino: R.J. MacReady
    Renato Mori: Dr. Blair
    Mauro Gravina: Nauls
    Raffaele Uzzi: Childs
    Sergio Rossi: Dr. Copper
    Gianni Marzocchi: Vance Norris
    Sergio Fiorentini: George Bennings
    Arturo Dominici: Garry
    Tonino Accolla: Windows
    Paolo Poiret: Palmer
Titoli tradotti:
   Tedesco: Das Ding aus einer anderen Welt
   Spagnolo (Spagna): La cosa 
   Spagnolo (Argentina): La cosa del otro mundo
   Spagnolo (Messico): El enigma de otro mundo
   Francese: L'Effroyable chose
   Portoghese (Portogallo): Veio do Outro Mundo
   Portoghese (Brasile): O Enigma de Outro Mundo
   Euskara: Gauza
   Polacco: Coś
   Russo: Нечто
   Lituano: Padaras
   Lettone: Radījums
   Turco: Şey
Budget: 15 milioni di dollari USA
Box office (Nordamerica): 19,6 milioni di dollari USA
Riconoscimenti:
  1982 - Razzie Awards
    Candidatura per Peggior colonna sonora a Ennio
    Morricone
  1982 - Saturn Award
    Candidatura per Miglior film horror
    Candidatura per Migliori effetti speciali a Rob Bottin 
 
 
Trama:
Anno del Signore 1982. Siamo in Antartide, nella base scientifica statunitense U.S. Outpost #31. La vita degli abitanti di quello sperduto avamposto polare trascorre in una noia mortale, finché un giorno accade qualcosa di insolito. In uno scenario lovecraftiano, nel bel mezzo delle Montagne della Follia, appare un elicottero che insegue un husky siberiano. A un certo punto il velivolo esplode, distrutto da una bomba che un occupante voleva lanciare contro il cane. Il pilota si salva e procede verso la base americana, cercando di uccidere il cane a fucilate e urlando in norvegese. L'elicottero distrutto proveniva infatti dalla base di ricerca appartenente alla Norvegia, non lontano da quella degli USA. Gli americani, tutti provetti pistoleros, non capiscono il motivo di tanto furore e prendono le difese del cane, così nasce una lite furibonda. Parte un colpo di arma da fuoco e il norvegese rimane ucciso. Il problema è che in quel cane c'è davvero qualcosa che non va. Anzi, tecnicamente parlando non si tratta nemmeno di un cane. Ne ha soltanto l'aspetto, in realtà è un organismo alieno pericolosissimo, che corre verso la base statunitense per propagare il contagio. Data la deprecabile chiusura mentale delle genti della Terra dei Coraggiosi, così ostili a qualsiasi lingua che non sia l'inglese americano, nessuno è in grado di intendere il norvegese. Nemmeno i rapporti di buon vicinato vengono curati: ovunque esistono solo e soltanto nemici da abbattere. Si spiega così perché nessun americano della base comprende di essere minacciato da una letale spada di Damocle. La squadra americana dei pistoleros, agli ordini del comandante Garry, è composta dai seguenti elementi: il pilota R.J. MacReady, il medico Cooper, i biologi Blair e Fuchs, il meteorologo George Bennings, il geologo Vance Norris, l'addetto alla radio Windows, i meccanici Childs e Palmer, l'addetto ai cani Clark e il cuoco Nauls. Non capendo cosa sia successo ai norvegesi impazziti, il comandante Garry decide di organizzare una spedizione per risalire alla reale provenienza dell'elicottero. Raggiunta con difficoltà la base norvegese, ne viene subito accertato lo stato di totale abbandono e di devastazione. I reperti sono raccapriccianti. Il cadavere di un suicida sembra urlare al Cielo il suo dolore. Un enorme blocco di ghiaccio presenta una cavità, come se qualcosa al suo interno si fosse liberato dalla gelida morsa per fuggire. Una creatura aberrante giace parzialmente carbonizzata, ha un corpo immane e due teste fuse insieme. Contro ogni sano principio viene deciso di portare alla base la mostruosa carcassa bicefala per eseguire approfondite analisi. Il biologo Blair, che esegue l'autopsia, stabilisce che gli organi interni sono normali. Nel frattempo l'husky tratto in salvo dalla furia dei norvegesi vaga liberamente per l'abitato; solo in un secondo tempo, in seguito alle atroci scoperte fatte nella base norvegese, viene deciso di confinarlo nel canile assieme agli altri suoi simili. Questa si rivelerà una scelta improvvida. Ecco che l'husky, trasformatosi in un mostro tentacolato, fa strage degli altri cani e li assimila. Un tentativo di incenerirlo col lanciafiamme risulta fallimentare: la creatura brucia solo in parte. I resti, analizzati in laboratorio da Blair, mostrano la presenza di cellule aliene in grado di inglobare quelle dell'organismo originale, imitandole così alla perfezione. In preda al terrore, il biologo interroga il computer sull'infestazione in corso e sulle possibilità di sopravvivenza. A partire dai dati disponibili, la macchina sputa responsi raggelanti: in caso di contatto dell'organismo alieno con la popolazione di una città, il contagio si sarebbe esteso rapidamente all'intero pianeta. Questo spinge Blair a distruggere a colpi di scure le apparecchiature per la comunicazione con l'esterno, pensando così di isolare la base contaminata. I suoi compagni lo immobilizzano e lo rinchiudono in una casupola, quindi visionano il materiale video rinvenuto nella base norvegese. Scoprono che all'origine di tutto c'è il rinvenimento del relitto di un'astronave aliena, precipitata migliaia di anni prima. MacReady, Norris e Fuchs si recano sul luogo degli scavi, dove trovando il disco volante lesionato e la cavità glaciale da cui è stato estratto il blocco contenente l'atroce creatura, uscita dal veicolo al momento dell'impatto. Nella base si scatena l'inferno. La prima decisione presa è quella di isolare in un magazzino i resti del corpo malformato che i norvegesi avevano incendiato. Il problema è che questo materiale cadaverico è ancora attivo e infetta Bennings, assumendone le sembianze. Gli altri si accorgono che c'è qualcosa di strano e riescono a eliminare in tempo la creatura, ma a questo punto si pone un problema drammatico. Appurato che il mostro può assumere la forma umana, esiste un modo sicuro per riuscire a smascherarlo? La paranoia più assoluta e il sospetto fanno la loro irruzione, corrodendo ogni rapporto tra esseri umani, annullando l'intera storia della socialità della specie per far piombare gli individui in una dimensione bestiale di terrore. Si instaura la lotta di tutti contro tutti e l'idea stessa di comunità è distrutta. In un crescendo frenetico si giunge al desolante epilogo, affermazione definitiva dell'Assurdo.
 
Citazione: 
"Come facciamo a sapere chi è umano? Se io fossi un'imitazione, una perfetta imitazione, come lo capireste che non sono veramente io?"
(Childs)
 
Recensione:
Oggi il film di Carpenter è considerato un cult e riconosciuto all'unanimità come una pietra miliare del cinema fanta-horror. Eppure alla sua uscita ha avuto uno scarso successo. Il motivo è abbastanza facile da individuare: essendo stato proiettato nelle sale in contemporanea a E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg, ha finito con l'essere malamente eclissato. Già. Alludo proprio a quello schifo di E.T., film obbrobrioso quanto deleterio, tutto incentrato su una visione nauseabonda e puffesca degli alieni! Ebbene, quel ripugnante concentrato uterino di prolattina ha attratto grandi masse nei cinema, mentre la pellicola carpenteriana in molti distretti non è nemmeno arrivata. Così non l'ho potuta vedere all'epoca: nella cittadina in cui abitavo non è stata semplicemente proiettata, mentre i muri di ogni edificio erano ricoperti da manifesti con l'immagine di quell'immondo bradipo oligofrenico e smerdante. Tra l'altro vengo a sapere a distanza di tanti anni che in Italia il film di Carpenter, ritenuto troppo traumatizzante dalla censura buonista, è stato addirittura vietato ai minori di 18 anni, neanche mostrasse sborrate a getto continuo da piselloni alieni! Ecco. Non avevo ancora compiuto 16 anni e non avrei potuto vederlo in ogni caso - e per giunta mi hanno trascinato a subire l'inverecondo ammasso di feci di Spielberg. Una concausa dell'insuccesso di The Thing può essere individuata nell'idea preconcetta che si trattasse di un semplice remake del film La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, di Christian Nyby e Howard Hawks, 1951) - che definire schifoso è ancora poco. In realtà non è possibile classificare l'opera di Carpenter come un rifacimento dell'oscena pellicola di Nyby-Hawks, pur essendo entrambe adattamenti del racconto di John W. Campbell, Who Goes There?, pubblicato per la prima volta nel 1938. Mentre Carpenter riesce a rappresentare in modo molto fedele il testo di Campbel, Nyby e Hawks hanno apportato modifiche tanto profonde che a malapena si riesce a riconoscere il soggetto. La cupa atmosfera di paranoia costituisce il comun denominatore tra il thriller di Carpenter e il racconto da cui è stato tratto. Non si trova affatto traccia di tutto questo nel film in bianco e nero del 1951, che fa degli alieni una pura e semplice incarnazione della minaccia comunista. 

 
Meccanismo di azione del patogeno 

L'alieno si introduce nell'ospite e ne assimila il fenotipo, fino a diventare quella che in apparenza potrebbe sembrare una sua copia. Lo scopo di questa mimesi è quello di ingannare gli individui della specie parassitata, in modo tale da potersi diffondere senza limiti. Sotto l'apparenza si nasconde un caos biologico, con una continua replicazione caotica, non funzionale, di grappoli di organi e di membra del corpo dell'ospite. In altre parole, si potrebbe dire che l'organismo infettato dallo xenopatogeno si riduce a un ammasso di tumori regolari nascosti da un'apparenza ingannevole. In pratica potremmo descrivere così il processo di xenogenesi: un fluido si insinua nel corpo della vittima e inizia una complessa operazione di traduzione del suo codice genetico, riscrivendolo nel proprio XNA, sequenza dopo sequenza, a partire da ogni singola base, da ogni singola molecola. Perché ciò possa accadere, il DNA originario e l'XNA finale devono essere compatibili. Non è difficile immaginare che questo possa avvenire tramite una sorta di grimaldello ribonucleico, in grado di forzare ogni resistenza. Il parassitoide alieno non ha una forma propria, definita in partenza da una serie di istruzioni, a differenza dello xenomorfo conosciuto come Alien; appartiene tuttavia alla stessa classe di armi biologiche, concepite per corrompere e annientare ogni forma di vita trovata sul proprio cammino. 
 
Una disputa puerile 
 
Quando i cultisti di Carpenter magnificarono questo film facendolo diventare un idolo noto a tutti, sorse al loro interno una diatriba. Si crearono due fazioni. La prima di queste sètte aveva come dogma l'idea che la Cosa stessa fosse l'artefice della tecnologia dei viaggi interstellari e la costruttrice dell'astronave precipitata in Antartide. La seconda setta riteneva invece, con più senno, che la Cosa fosse un parassita in grado di viaggiare approfittando degli ospiti, delle vittime della sua predazione xenogenetica. Ovviamente la sola ipotesi sensata è la seconda. Per sostenere la prima e affermare che la Cosa sia in grado di costruire mezzi tecnologici, è necessaria una sorprendente dose di ingenuità. Dirò di più. Non siamo di fronte a un parassita incontrato per puro caso in qualche peregrinazione spaziale degli ignoti astronauti extraterrestri. Si tratta di qualcosa di ancor più destabilizzante: un ordigno concepito scientemente come strumento di genocidio cosmico.

Curiosità 

Le riprese del film carpenteriano sono iniziate nello stesso giorno di quelle di Blade Runner, diretto da Ridley Scott. Entrambe le opere hanno avuto una brutta accoglienza da parte del pubblico, ai limiti dell'ostilità, ma sono diventati cult col passare degli anni. Questa comune sorte sembra il frutto di una strana sincronicità: pur non esistendo un nesso di causazione diretta, esiste comunque una correlazione, un collegamento.  

A quanto pare Carpenter fu sdegnato dalla visione di Alien (Ridley Scott, 1979) per il fatto che il mostro era a suo avviso soltanto un uomo con addosso una tuta. Così pensò di creare un'abominazione aliena fatta in modo completamente diverso, non riconducibile a un mero costume indossato da un attore. Per colmo del paradosso è scoppiato il putiferio quando William Gibson ha rivelato molti anni dopo il mistero della vera natura dello xenomorfo in Alien: Covenant (Ridley Scott, 2017), spiegando che si tratta di un'arma biologica che riscrive il DNA della vittima parassitata, traducendolo in XNA. Qualcosa di molto simile alla Cosa di Carpenter, tutto sommato. Per questo motivo le reazioni furibonde dei fantascientisti ortodossi si sono abbattute su Scott, accusandolo di tradimento, ma di questo si parlerà diffusamente in altra sede. 
 
Sono rimasto allibito quando ho letto che Carpenter amava moltissimo il film di Nyby-Hawks, La cosa da un altro mondo. Non so proprio spiegarmi una simile predilezione per un prodotto scadente che appartiene al Nulla cinematografico. Quando nel 1982 uscì The Thing, accadde una cosa orribile e portentosa: Christian Nyby andò su tutte le furie, definendo l'opera carpenteriana un prodotto di bassa macelleria e una pubblicità occulta del whisky J&B. Il regista di Carthage ci è rimasto malissimo. Spero che abbia depennato la pellicola del suo detrattore dalla lista delle preferenze!

Il film è stato criticato dai buonisti politically correct per il fatto che nemmeno un personaggio è di sesso femminile. Le prevedibili accuse sono state le seguenti: sessismo, misoginia, antifemminismo, esclusivismo, razzismo, fassismo e persino appartenenza a una setta massonica. Se vedono un gruppo di uomini in giro, li accusano di portare il grembiulino della Massoneria e di "discrinimare le donne": per far cessare l'aggressione bisogna esibire una patente di omosessualità. A sentir loro le donne sarebbero una "razza" e una "minoranza". Siamo al delirio! A dire il vero nel cast originale scelto da Carpenter doveva esserci una donna, ma all'epoca delle riprese era incinta, così non le fu possibile partecipare. Alle belve umane buoniste non è bastata neppure la presenza di un mandingo nel cast.  

Il saldatore (non accreditato) si chiamava Gary Zink. Nomen omen! Una coincidenza davvero notevole: in inglese zinc "zinco" si scrive con -c finale, ma esiste anche la variante obsoleta zink. In tedesco si ha Zink

Nell'agosto del 2003, due fan animati da furore mistico, Todd Cameron e Steve Crawford, raggiunsero il luogo inospitale in cui erano state effettuate le riprese (Stewart, British Columbia), riuscendo a trovare i resti dell'avamposto e dell'elicottero schiantato. Alcuni reperti di particolare valore affettivo, come una pala dell'elicottero, sono stati incorporati alla collezione privata di questi impavidi avventurieri. 
 
Il contributo musicale di Ennio Morricone non fu apprezzato dalla critica, che lo irrise, attribuendogli addirittura un umiliante Razzie Award (una sorta di spernacchiamento). Ebbene, accadde in seguito una cosa davvero strana: la musica non utilizzata per The Thing venne riutilizzata come colonna sonora di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino (2015), vincendo un Oscar tra applausi infiniti e trionfi. Certo, questo miracolo poté accadere perché il film tarantiniano ha avuto uno smisurato sostegno da parte dei fautori del buonismo politically correct

Nel campo norvegese vengono trovati molti bidoni vuoti con la scritta "karosin", che dovrebbe significare "kerosene". Il punto è che la parola norvegese per designare tale combustibile è "parafin" (un notevole falso amico!). 

Si rilevano diverse incongruenze dovute alla scarsa conoscenza di come le malattie infettive si possono trasmettere. Così si vede che il cane infetto è messo assieme agli altri senza particolari precauzioni, rischiando di comprometterli tutti. La cosa più sensata da farsi sarebbe stata imporgli un periodo di quarantena in un'area isolata. In modo simile viene utilizzato lo stesso coltello per raccogliere i campioni di sangue necessari per stabilire chi è umano e chi è stato assimilato, pur essendo ormai chiaro che l'organismo alieno è altamente infettivo. Si potrebbero spiegare questi apparenti errori se si capisse che il clima di paranoia ha compromesso irrimediabilmente le facoltà razionali di tutti.   
 
La Trilogia dell'Apocalisse 
 
Lo stesso Carpenter ha rilasciato interessanti interviste in cui spiega che considera The Thing come parte di una trilogia assieme a due suoi film successivi, Il signore del male (Prince of Darkness, 1987) e Il seme della follia (In the Mouth of Madness, 1999) - quest'ultimo densissimo di ispirazioni e di riferimenti all'opera di Lovecraft. Questi tre film carpenteriani sono noti come la Trilogia dell'Apocalisse. Qualcosa nell'ontologia incubica li lega, anche se non hanno in comune alcun personaggio e non descrivono eventi collocabili in una stessa linea narrativa. Tutto molto interessante e meritevole di futuri approfondimenti!  
 
Un interessante prequel  
 
Un film con lo stesso titolo, The Thing, è uscito nel 2011. Diretto da Matthijs van Heijningen Jr., è incentrato sulla scoperta dall'astronave aliena da parte dell'equipaggio della base norvegese e sulla conseguente diffusione del contaminante alieno, tre giorni prima degli eventi narrati dal film di Carpenter. Potrebbe benissimo essere uno dei pochi prequel sensati dell'intera storia della Settima Arte. Quando lo avrò visionato, non mancherò di recensirlo.   

lunedì 8 aprile 2019


EXISTENZ

Titolo originale: eXistenZ
Paese di produzione: Canada, Regno Unito, Francia
Anno: 1999
Lingua originale: Inglese
Durata: 97 min
Genere: Fantascienza, thriller
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttori:
    David Cronenberg
    András Hámori
    Robert Lantos
Compagnie di produzione:
    Canadian Television Fund
    Dimension Films
    Harold Greenberg Fund
    The Movie Network
    Natural Nylon
    Téléfilm Canada
    Serendipity Point Films
    UGC
Distriduzione:
    Miramax Films (US)
    Momentum Pictures (UK)
    Alliance Atlantis (CAN)
    Cecchi Gori (Italia)
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Jim Isaac
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Carol Spier
Interpreti e personaggi
    Jennifer Jason Leigh: Allegra Geller
    Jude Law: Ted Pikul
    Ian Holm: Kiri Vinokur
    Willem Dafoe: Gas
    Don McKellar: Yevgeny Nourish
    Callum Keith Rennie: Hugo Carlaw
    Kris Lemche: Noel Dichter
Doppiatori italiani
    Chiara Colizzi: Allegra Geller
    Riccardo Niseem Onorato: Ted Pikul
    Ettore Conti: Kiri Vinokur
    Ennio Coltorti: Gas
    Massimo Lodolo: Yevgeny Nourish
    Pasquale Anselmo: Hugo Carlaw
Riconoscimenti:
    Festival di Berlino
        Orso d'argento per l'eccezionale contributo artistico
Budget: 15 milioni di dollari USA
        (31 milioni di dollari canadesi)
Incassi al botteghino (USA): 2,9 milioni di dollari 


Trama: 

Ci troviamo in un futuro non meglio specificato, in apparenza molto simile alla realtà in cui siamo costretti a vivere, anche se appare fin dall'inizio ben più cupo e angosciante. Due compagnie produttrici di videogiochi che simulano la realtà, la Antenna Research e la Cortical Systematics, si combattono senza esclusione di colpi. La bionda Allegra Geller è una famosa creatrice di videogiochi della Antenna Research. La sua ultima creazione, eXistenZ, ha una notevole densità e permette a chi vi partecipa di calarsi in un mondo così realistico da non poter essere facilmente riconosciuto come finzione. Una sera la Geller presenta eXistenZ, offrendone una dimostrazione pratica al pubblico convenuto in una specie di auditorium, il relitto di una chiesa protestante da tempo dismessa per mancanza di fedeli. A un certo punto qualcosa va storto: irrompe un terrorista appartenente alla setta dei Realisti, un'organizzazione clandestina che si oppone alla manipolazione della realtà, combattendo entrambe le compagnie di videogiochi. L'attentatore, che si presenta col nome di Noel Dichter, colpisce la programmatrice a una spalla servendosi di una spettrale pistola organica simile a uno scafandro di pollo spolpato e bavoso. Viene abbattuto sul colpo dalla guardia del corpo, Ted Pikul, che si allontana nella notte con la ragazza. Allegra porta con sé la sua creatura, che è fatta di tessuto organico e ha l'aspetto di un osceno simbionte, chiamato "pod" in gergo. Il suo timore è che questo videogioco di carne modificata sia rimasto danneggiato nello scontro, così cerca di convincere Pikul ad aiutarla a testarlo. La posta in gioco è troppo alta. L'unico modo è caricare eXistenZ su una cavia umana e lanciarlo, ma per farlo è necessario che l'uomo si faccia installare una bioporta nella spina dorsale, dal momento che non he ha una (la sua condizione è una sorta di verginità). Tramite tale accesso al sistema nervoso, la giovane conta di inserire il cordone ombelicale del simbionte per verificare lo stato del programma. C'è soltanto un punto: Pikul non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua verginità spinale, anche perché in un piccolissimo numero di casi l'operazione di innesto della bioporta ha come simpatico effetto collaterale la paralisi della parte inferiore del corpo. La Geller però con la sua vocina stridula continua a martellare l'uomo fino allo sfinimento, fracassandogli gli zebedei al punto da convincerlo a fare qualsiasi cosa pur di liberarsi dall'afflizione. A questo punto si pone un altro problema: l'operazione deve avvenire in condizioni di clandestinità, dal momento che i due sono braccati sia dai terroristi che dalla Cortical Systematics. L'impianto viene quindi eseguito nell'officina meccanica di una stazione di servizio dal losco gestore, Gas, ambiguo amico della bionda e coinvolto nel mercato nero. Gli eventi precipitano: Gas rivela presto le sue intenzioni ostili e rimane ucciso da Pikul in una sparatoria. La bioporta installata si rivela difettosa e necessita di essere sostituita quanto prima. Così ha inizio una nuova sequenza ciclica di accadimenti pericolosi: la Geller porta l'uomo da un suo conoscente per sostituire la connessione neuronale difettosa. Questa volta si tratta del suo ex mentore Kiri Vinokur. Tutto sembra ripetersi, anche se le persone coinvolte e le situazioni sono diverse. Prima la coppia si immerge in un mondo virtuale per poter riparare la bioporta e curare il software, avendo subito qualche difficoltà in un ristorante cinese specializzato nel cucinare disgustosi mutanti. Uno schiavo di nome Yevgeny Nourish afferma di essere un contatto Realista, ma è difficile fidarsi di lui. Il cameriere cinese è una spia. Oppure no? Tanto finisce ucciso dallo stesso Pikul, che agisce come se fosse posseduto da una forza esterna. La ragazza si ammala a causa del pod infetto. Pikul taglia il cordone ombelicale, tentando di salvarla, ma lei si mette a sanguinare. Irrompe Nourish, che brucia il pod con un lanciafiamme, facendone scaturire nugoli di spore nere aggressive come calabroni furiosi. Poi la coppia si sveglia da tale livello di realtà infina, scoprendo che i Realisti stanno facendo irruzione nel resort sciistico di Vinokur, mitragliando a destra e a manca. Lo stesso Vinokur risulta una spia e raggiunge il cameriere cinese nell'Ade virtuale per mano della Geller, adirata perché si è accorta che egli ha approfittato del suo sonno per copiarle il gioco. Ma in sostanza, cosa cambia in tutti questi flash? Ecco pronto un nuovo loop, nella sostanza assimilabile al precedente. Ad ogni fuga per il rotto della cuffia, con l'adrenalina a mille, corrisponde l'ingresso in un incubo inatteso ma simile a quanto già vissuto, fino a giungere al finale, decisamente sconcertante. La frattura nel tessuto della realtà, introdotta da eXistenZ sembra sul punto di ricomporsi. Pikul e la Geller si risvegliano nell'Auditorium. Tutto era dunque soltanto un sogno? No, perché subito si insinua un elemento stonato e disturbante. Tra il pubblico si vede il cinese che faceva il cameriere, spaesato e delirante. Il videogame viene presentato da Nourish - e non dalla Geller, che è una semplice spettatrice - soltanto che non si chiama eXistenZ, bensì transCendenZ! Come posseduti, la ragazza e il suo compagno insorgono, agendo da terroristi Realisti, e tutto ricomincia!  

Recensione:

Un film di un onirismo potente, che non si dimentica facilmente. Alcune scene restano particolarmente impresse, come una manciata di coriandoli incandescenti e radioattivi cosparsi da una mano aliena sulle meningi. Si ha l'impressione assai nitida di essere caduti in un denso labirinto di illusioni da cui non ci si riesce a liberare. Il filo conduttore è l'imporsi universale di una Nuova Carne Tecnologica, in cui le sequenze genetiche alterate fatte di xeno-DNA sintetico si sostituiscono agli ormai desueti diodi e transistor. Senza dubbio è una Rivoluzione pervasiva, che trasforma le sequenze cromosomiche in circuiti, delegando ai mitocondri e ai nuclei cellulari ciò che i sogni del XX secolo proiettavano in un Cielo Elettronico.  


La bioporta e l'anilingus 

Il protagonista, sovraccarico e teso come un argano di balestra da campo, si trova in camera da letto con Allegra, che mette in bella mostra la sua schiena nuda. Un orifizio preternaturale spicca sulla morbida pelle della giovane donna: è la bioporta, il punto in cui le è stato installato nel midollo spinale un software di realtà virtuale tramite un'iniezione ad aria compressa. Quell'apertura è sensuale e seducente, proprio come uno sfintere anale, così il giovane, sommamente arrapato, protende la lingua verso quel ben di Dio e si mette a leccare con avidità, simulando quello che in Spagna chiamano beso negro! Lei trasale, evidentemente nessuno glielo aveva mai fatto prima. Lui emette il seme nelle mutande prima di ritrarsi sorpreso dalla propria audacia e di chiederle scusa, ne sono certo... Certo che Jude Law, con quel suo peculiare faccione ampio come la luna piena, interpreta alla perfezione il ruolo di avido leccatore di bioporte, capace di tradurre ogni fantasia in realtà! L'avessi avuto io quel somatismo bizzarro, sarei stato un autentico tombeur de femmes e non avrei sognato l'inverarsi dell'Apocalisse! 


Dare e ricevere 

Non ricordo bene il punto in cui la sequenza si colloca, ma nonostante ciò mi è rimasta impressa nei banchi di memoria stagnante. Forse per ricambiare il leccamento dell'ano preternaturale, a sua volta la bella Allegra soffia nel cordone ombelicale della sua creatura, innestata nello sfintere dorsale del suo compagno e collegato al suo sistema nervoso, simulando un rapporto orale particolarmente insano! Il suo ruolo di fellatrice non è rivolto verso il materiale genetico di Homo sapiens, bensì verso le sequenze cromosomiche artificiali del suo amato pod, da lei vezzeggiato al contempo come un amante e come un bambino partorito dal suo grembo. 


La Xenogenesi domina! 

Una lucertola bicipite guizza davanti alla bella Allegra e allo stupefatto Ted Pikul: si è formata da sé in una discarica di frammenti autoaggreganti di genomi impazziti, proprio come i pesci aberranti che il cuoco cinese cucina e serve ai clienti del suo ristorante. Se non ricordo male, la programmatrice etichettava l'animale aberrante come "salamandra" anziché come "lucertola", ma la sostanza non cambia molto, nonostante l'abisso che separa gli anfibi dai rettili, ed entrambi dalle opere della manipolazione genetica. Questa accelerazione evolutiva capace di dare nuova vita è una delle conseguenze più appariscenti della Nuova Carne Tecnologica, un dono estremo quanto grottesco delle forze vive della Xenogenesi! 

Un problema definitorio 

Come potremmo definire questo film? Ne sono convinto, si tratta di un grandissimo film olomanista. Cosa significa questa parola? Così mi chiederete, voi pochi lettori. Ecco, se avrete la pazienza di leggere il seguito, vedrete che la vostra curiosità sarà senz'altro soddisfatta.   

I princìpi dell'Olomanismo 

Nel corso della storia di questo sciagurato pianeta è emersa in alcune occasioni una strana idea, secondo cui l'intera esistenza sarebbe una creazione di chi la percepisce. Un'idea bislacca, sì, ma anche inconfutabile. Si è parlato di Idealismo o di Solipsismo. Cartesio e il suo genio beffardo, tanto per intenderci. In particolare, Solipsismo deriva dalle parole latine ipse "egli stesso" e solus "solo", per indicare una condizione di totale estraniazione dagli altri esseri viventi e più in generale dalla realtà esterna al proprio essere. Per il Solipsista, chi percepisce è il Creatore di tutto e gli altri non sono che una sua proiezione. Alcune sètte, come ad esempio la Chiesa di Satana di LaVey, percepiscono nel Solipsismo un grave pericolo per la propria sopravvivenza e quindi lo condannano duramente, con inusitata veemenza. "Il Solipsismo può essere molto pericoloso per i Satanisti", sentenziava lo stesso Anton LaVey, al punto da definirlo uno dei Nove Peccati Satanici. Poi però dava prova di intendere con Solipsismo qualcosa di poco consistente e di non comprendere bene il problema: "Proiettare le tue reazioni, risposte e sensibilità su qualcuno che è probabilmente molto meno in sintonia di te. È l'errore di aspettarsi che le persone ti prestino la stessa considerazione, cortesia e rispetto che dai loro naturalmente. Non lo faranno. Invece, i Satanisti devono sforzarsi di applicare il detto "Fai agli altri come fanno a te". È un lavoro per la maggior parte di noi e richiede una costante vigilanza affinché tu non scivoli in una comoda illusione di tutti come te. Come è stato detto, alcune utopie sarebbero ideali in una nazione di filosofi, ma purtroppo (o forse per fortuna dal punto di vista machiavellico) siamo lontani da quel punto". Il punto è che non intendo ciò che intendeva l'Organista di San Francisco. Non alludo all'aspettarsi qualcosa dalle persone, ma al negare la loro stessa esistenza, riducendole a ombre da me fatte scaturire dal mio Abisso Interiore. Termini come Solipsismo e Idealismo sono assolutamente riduttivi. Così utilizzerò una diversa parola, coniata da un carissimo e fraterno amico, che ha definito questa filosofia Olomanismo. Poi, a distanza di anni, ho scoperto che questo termine ha una chiarissima etimologia nella lingua Enochiana. Deriva infatti da OL OMAN "conosco da me stesso". OL è il pronome di prima persona singolare, mentre OM è la radice che indica l'atto di conoscere, di comprendere. Questi sono i princìpi cardinali dell'Olomanismo:

1) Io solo esisto.  
2) Tutto ciò che è al di fuori di me è solo una mia proiezione. 
3) Non esiste altro essere senziente all'infuori di me medesimo.


Questa è in estrema sintesi la narrazione mitologica su cui si fonda l'Olomanismo: 

In Principio Io ero una stella che splendeva nel Nulla Assoluto.
Nulla era all'infuori di Me.
Non potendo sopportare questa Eternità di Niente, sono caduto in uno stato di illusione.
In questa illusione ho cominciato a sognare, creando i mondi. 


Nessuno può confutare questo assunto. Non esistono argomentazioni che possano dimostrare la sua falsità. Certo, non posso provare agli altri che quanto affermo in questa occasione corrisponda al vero, ma chi ha davvero bisogno di provare qualcosa alle ombre? Nessuno, immagino. Dovrei mettermi forse a disquisire con un teatrino fatto di Nulla? In ogni caso ho la replica pronta, anche se so che non servirà a niente. Così risponderei a chi tentasse di usare violenza nei miei confronti per convincermi: "Ho sognato che un gangster mi stava uccidendo, ma poi mi sono svegliato. Il gangster non esisteva. Allo stesso modo, se verrò ucciso, mi sveglierò in un altro universo più denso, da me stesso creato e proiettato."

Si vede come il Solipsismo e l'Idealismo dei filosofi di questo mondo siano alquanto deboli in confronto all'immemsa potenza dell'Olomanismo, che mi vanto di avere introdotto nel mondo, sperando che faccia tutto il suo distruttivo corso fino a portare al genere umano la sua Nemesi! Un giorno potrebbe sempre giungere alla Casa Bianca un Presidente Olomanista, capace di lanciare in una notte l'intero arsenale nucleare degli Stati Uniti d'America. Se questo accadesse nel corso della mia esistenza terrena, ultimo ed estremo inganno dei miei sensi allucinati, allora tremerei di gioia e riderei come un Pazzo di Dio! 

Una difficile situazione linguistica 

Nonostante i nomi eminentemente anglosassoni delle aziende sfornatrici di videogames che alterano la realtà, sembrerebbe che nel mondo di Allegra Geller e di Ted Pikul si parli tedesco, o meglio una forma di neotedesco. Anche eXistenZ (Existenz) e transCendenZ (Transzendenz) sono parole tedesche dotte, di chiara origine latina. Se la guardia interpretata da Jude Law porta un nome insignificante che potrebbe avere qualunque origine, la bionda artefice di illusioni non stonerebbe nel mondo dell'Ispettore Derrick. Ma davvero il cognome Pikul è tanto irrilevante? Non ne sono del tutto sicuro. Dovrebbe essere una variante ortografica di picul, che indica un'unità di peso tipica del Sud Est asiatico, corrispondente circa a 60 kg. Non riesco ad andare più a fondo nell'analisi etimologica. Scopriamo infinte un fatto sorprendente: in tocario la parola pikul esiste e significa "anno". Si nota nel mondo costruito da Cronenberg una presenza slava considerevole: il gangsterismo russo evocato dalla pellicola sembra quasi profetizzare il dominio feudale di Putin e della sua compagine criminale. Guardando le sequenze di eXistenZ e immergendomi in quella distopia incubica, non mi sembra  proprio di trovarmi in America.

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Un interessante intervento di Elisa Battistini è comparso nel sito Quinlan.it (Rivista di critica cinematografica):  


"eXistenZ è una spirale di 92 minuti, in cui il regista riesce a compiere un viaggio attorno alla natura umana e alla sua condizione esistenziale. David Cronenberg realizza una pietra miliare del suo cinema, un grande omaggio alla fantascienza cyberpunk, uno dei suoi film più distopici e complessi. E rivisto oggi uno dei più terrorizzanti."

Anche la Chiesa Romana si interessa ad eXistenZ. Si segnala questo intervento, che combina osservazioni interessanti a conclusioni di una sconcertante banalità: 


"Nel mondo immaginato da 'eXistenZ' non ci sono 'segni' di modernità. Tutto si svolge all'interno di scenari di anonima, squallida, anche anacronistica quotidianità: la sala riunioni di una chiesa, una disordinata officina, la catena di montaggio di una fabbrica da sfruttamento tayloristico, un ristorante cinese da sconsigliare decisamente. Vi è assente, e di sicuro non a caso, l'elemento ludico che è all'origine dell'attrazione esercitata dai videogiochi".
(Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 6 gennaio 2000) 

Sul sito Aletrium Collection si cita Edgar Allan Poe, riportando i suoi versi immortali: 

“Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
  non è che un sogno dentro un sogno?” 
 


Nel sito si parla delle origini del film, da un'idea nata nel 1995 in seguito a un'intervista fatta dallo stesso Cronenberg allo scrittore inglese di origine indiana Salman Rushdie, che nel 1988 pubblicò il suo romanzo Versi Satanici (The Satanic Verses), attirandosi l'ira del mondo islamico. Dal Marocco all'Indonesia, orde di Haradrim inferociti friggevano dalla voglia di uccidere l'autore del testo considerato blasfemo e sacrilego. L'Ayatollah Khomeini pronunciò una fatwa, condannando a morte lo scrittore per la sua profanazione dell'Islam. Così l'indiano condannato a morte in contumacia visse per anni nascosto, comunicando col mondo esterno esclusivamente tramite computer. Questo fornì a Cronenberg lo spunto per la sua narrazione onirica. Eppure esistono nel Web moltissime foto che dimostrano l'immensa fortuna che Rushdie ebbe sempre con le donne. Nonostante il suo aspetto poco entusiasmante, le attirava come il miele attira le mosche! Evidentemente la sua miglior dote non è il suo volto grassoccio, e neppure la sua barba a cernecchi: deve essere provvisto di un poderoso, gigantesco e instancabile Schwanzstücker!

sabato 26 agosto 2017

ETIMOLOGIA DI OZYMANDIAS


Sappiamo che un epiteto di Ramesse (Ramsete) II era Ozymandias, un tempo adattato in italiano come Osimandia. Il nome regale è stato reso celebre da uno splendido sonetto di Percy Bysshe Shelley. 

OZYMANDIAS   

I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away.

Questa è una traduzione in italiano:

Incontrai un viandante di una terra dell'antichità,
Che diceva: “Due enormi gambe di pietra stroncate
Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là,
Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte,
E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità,
Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava,
Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre,
Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava:
E sul piedistallo, queste parole cesellate:
«Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re,
Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»
Null'altro rimane. Intorno alle rovine
Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.

Sono finiti da un pezzo i tempi in cui si prendeva tutto per quello che è senza porsi domande. Ozymandias ovviamente è un nome egiziano, trascritto in greco come Ὀσυμανδύας. Shelley ha tratto la sua ispirazione da un brano di Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, 1, 47, 4):

Ἐπιγέγραφθαι δ' ἐπ' αὐτοῦ· «Βασιλεὺς βασιλέων Ὀσυμανδύας εἰμί. Εἰ δέ τις εἰδέναι βούλεται πηλίκος εἰμὶ καὶ ποῦ κεῖμαι, νικάτω τι τῶν ἐμῶν ἔργων. 

Ossia: 

Si trova scritto su di essa: «Sono Ozymandyas, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese

Dovrebbe essere chiaro che l'antroponimo è stato filtrato dalla fonetica greca da parte di persone che con ogni probabilità non parlavano l'egiziano. Inoltre doveva rappresentare la forma in uso al tempo in cui gli autori greci la fissarono, non ai tempi di Ramesse II. Se si cerca nei documenti egiziani in geroglifici si trova il corrispondente dell'epiteto in questione. Questa è la sua traslitterazione:

wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ 

Non va dimenticato che nei sistemi di scrittura degli antichi Egizi erano notate soltanto le consonanti. Una trascrizione egittologica di wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ è User-maat-ra Setep-en-ra.

Le pronunce egittologiche sono false e convenzionali, vengono usate dagli accademici per rendere pronunciabili le trascrizioni dei geroglifici. Così si interpretano in modo sistematico come vocali i e u le semiconsonanti j e w, si trascrivono con a le consonanti ʔ (glottidale) e ˁ (faringale), quando è necessario si intercala una vocale e tra le altre consonanti. 
Bisogna ora capire come una forma simile, lunga come un poema, sia stata resa in caratteri greci, nella pronuncia demotica, come Osymndýas.

Vediamo di comprendere la formazione del composto.

wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ = Potente è la Verità del Sole, Prescelto del Sole

ozy- (più propriamente osy-) sta per wsr "potente"; 
ma- sta per
ʔ.t "Verità" (concetto che gli Egiziani non distinguevano da quello di "Giustizia"), trascritto dagli Accadi come -MUA- in NIBMUARIA "Signore della Verità del Sole" (si ricordi che nella scrittura cuneiforme le vocali sono indicate); 
-ndia- sta per n rˁ "del Sole": /an'ri:aˁ/.

La forma greca trascrive piuttosto un'abbreviazione dell'epiteto originale: wsr-mˁʔ.t n rˁ al posto di wsr-mˁʔ.t rˁ stp n rˁ. Infatti di stp /'sa:təp/ "prescelto" non resta traccia nella trascrizione greca, mentre il nome del Sole è pronunciato una sola volta.

/wa:sə-muˁʔa-n-'ri:aˁ/ > OZYMANDIAS (-S è il comune sigmatismo ellenico, di chiarissima origine indoeuropea)

Chiaramente l'accento si ritrae nel passaggio all'inglese, che realizza l'antroponimo faraonico come /ɔzɪ'mændɪəs/. Il carattere -z- usato per trascrivere la sigma originale della forma greca è dovuto chiaramente all'ortografia inglese. 


Ozymandias, la Fantascienza e Alien

Nel film Covenant di Ridley Scott, il nome Ozymandias è pronunciato dal sintetico David, il Messia della Xenogenesi, che conduce il genere umano alla Salvezza. Egli infatti pone le basi dell'Estinzione e per questo deve essere considerato Santo e Benedetto.