Visualizzazione post con etichetta clark ashton smith. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta clark ashton smith. Mostra tutti i post

mercoledì 3 novembre 2021

 
... E TU VIVRAI NEL TERRORE!
- L'ALDILÀ
  
 
Titolo originale: ...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà
AKA: L'aldilà
Titolo in inglese: The Beyond
Paese di produzione: Italia
Anno: 1981
Durata: 86 min 
Lingua: Italiano
Genere: Orrore, weird
Sottogenere: Splatter, zombesco, demoniaco  
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Giorgio Mariuzzo,
     Lucio Fulci
Produttore: Fabrizio De Angelis
Casa di produzione: Fulvia Film
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Giannetto De Rossi, Maurizio Trani,
     Germano Natali
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Lentini
Costumi: Massimo Lentini
Trucco: Giannetto De Rossi, Maurizio Trani
Interpreti e personaggi:
    Catriona MacColl: Liza Merril
    David Warbeck: Dottor John McCabe
    Cinzia Monreale: Emily
    Antoine Saint-John: Zweick, il pittore maledetto*
    Veronica Lazar: Martha
    Al Cliver: Dottor Harris
    Michele Mirabella: Martin Avery
    Giampaolo Saccarola: Arthur
    Laura De Marchi: Mary Ann
    Lucio Fulci: Bibliotecario
    Tonino Pulci: Joe**
    Giovanni De Nava: Zweick zombificato
    Larry Ray: Larry
    Maria Pia Marsala: Jill
    Roberto Dell'Acqua: Zombie
    Gilberto Galimberti: Zombie
    *Nella versione in inglese il cognome è Schweick.
    **Spesso accreditato erroneamente come Giovanni De Nava.
Doppiatori originali:
    Serena Verdirosi: Liza Merril
    Gino La Monica: Dottor John McCabe
    Emanuela Rossi, Isabella Pasanisi: Emily
    Pino Colizzi: Zweick e voce dell'aldilà
    Cesare Barbetti: Dottor Harris
    Manlio De Angelis: Martin Avery
    Mario Mastria: Bibliotecario
Titoli in altre lingue:
   Tedesco: Über dem Jenseits
   Francese: l'Au-delà
   Spagnolo (Spagna): El más allá 
   Spagnolo (Messico): Las siete puertas del infierno
   Portoghese (Portogallo): As Sete Portas do Inferno
   Portoghese (Brasile): A Casa do Além
   Olandese: Hotel der verdoemden
   Polacco: Siedem bram piekieł
   Russo: Седьмые врата ада
   Greco: Η 7η πύλη της Κολάσεως

   Ungherese: A pokol hét kapuja
   Giapponese: ビヨンド (Biyondo)
Budget: 400.000 dollari US
Box Office: 416.652 dollari US  
 
Citazioni: 
 
"Ora affronterai il Mare delle Tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile."
(Libro di Eibon)

Slogan promozionali:

"Se vi dicessimo che questo film contiene delle sequenze agghiaccianti potreste pensare alle solite invenzioni pubblicitarie. Noi vi diciamo soltanto: ENTRATE SE AVETE IL CORAGGIO!"

"Dietro questa porta si trovano i terribili e indicibili segreti dell'Inferno. Nessuno che li scopre vive per descriverli. E vive nelle tenebre per tutta l'eternità."
 
Trama: 
Anno del Signore 1927, Louisiana profonda e palustre. Uno stravagante e controverso pittore, certo Zweick, ha la sua residenza nell'Hotel Sette Porte, nella camera 36, dove sta lavorando a un dipinto di soggetto infernale che ritrae la fine del genere umano e del mondo. A un certo punto, nel cuore della notte, alcuni facinorosi fanno irruzione nella stanza e si gettano sull'artista, sospettato di avere commercio col Diavolo e di praticare la stregoneria. Prima lo colpiscono con le catene fino a fracassargli le ossa e a squarciargli la carne, quindi lo trascinano in uno scantinato, dove lo crocifiggono e lo cospargono di calce, ustionandolo fino a farlo morire tra atroci dolori. Sulla parete dell'orrendo supplizio è dipinto un simbolo satanico. Mentre queste cose accadono, una vecchia dagli occhi bianchi e ciechi legge l'antico libro necromantico "Eibon" e profetizza l'apertura di una delle Sette Porte dell'Inferno. Il tomo prende fuoco tra le sue mani!
Anno del Signore 1981. La giovane e biondiccia Liza Merril di New York eredita l'hotel delle Sette Porte, ormai ridotto a un rudere. Migra così in Louisiana per prendere possesso della proprietà, con l'intenzione di ristrutturare l'edificio e di rimetterlo in funzione. Durante i lavori, un operaio intravede attraverso una finestra la figura di una donna dagli occhi bianchi. Preso dal terrore, perde l'equilibrio cade dall'impalcatura. Il medico locale John McCabe porta l'uomo ferito in ospedale. Nel frattempo il campanello della stanza 36 suona, ma poiché l'attività deve ancora aprire, Liza lo considera un malfunzionamento. Un idraulico, Joe, indaga sulla mancanza di acqua corrente, scoprendo nel seminterrato allagato un'area murata. Apre così la Porta dell'inferno, venendo aggredito da un ghoul, che gli estirpa gli occhi e lo uccide. Il corpo di Joe, da cui scaturisce sangue corrotto, viene scoperto dalla cameriera, Martha, assieme ai resti putrefatti e grigiastri del pittore Zweick. I cadaveri vengono portati all'obitorio dell'ospedale locale, dove John McCabe e il suo assistente, il fulvo dottor Harris, eseguono l'autopsia. Quando Harris cerca di captare le onde cerebrali di Zweik con un rilevatore, non ottiene alcun risultato. I due medici escono dalla sala ed ecco che il rilevatore si attiva di colpo! Giungono all'obitorio la vedova dell'idraulico con la figlia Jill, fulva come Harris e con le treccine. Mentre sta armeggiando con il cadavere, acconciandolo per la sepoltura e mettendogli tra le mani un rosario, accade una disgrazia: un contenitore pieno di acido le si rovescia addosso, uccidendola in modo atroce. La bambina, che era rimasta fuori ad aspettare, quando entra nell'obitorio si imbatte nella madre morta, con l'acido che continua a colarle addosso. Viene aggredita da una massa ameboide rossa e schiumosa, mentre su di lei incombono gli zombie! Mentre guida verso la città, Liza incontra una donna cieca di nome Emily, accompagnata dal suo cane guida, Dicky. Emily, i cui orribili occhi sono biancastri, avverte Liza che riaprire l'hotel sarebbe un grave errore, intimandole di tornare a New York. Di fronte a questi spaventosi e funesti portenti, John esorta Liza a rinunciare al progetto di riaprire l'hotel. Tuttavia la donna rifiuta, avendo disperato bisogno di entrate finanziarie e non riuscendo a immaginare altra via per ottenerle (all'epoca non esisteva OnlyFans). Più tardi la cieca Emily racconta a Liza ogni dettaglio di Zweick, dei suoi orrori e della stanza 36, ​​avvertendola di non entrarvi per nessun motivo, affermando che l'assassinio del pittore sulfureo era considerato un sacrificio per maledire la Terra. L'ereditiera si fa beffe dell'avvertimento e le sue mani iniziano a sanguinare. Scopre il Libro di Eibon e il cadavere di Zweick inchiodato al muro del bagno. Terrorizzata, fugge dall'hotel; quando ritorna nella stanza 36 assieme a John, non c'è più traccia del volume e del corpo. Liza racconta a John del suo incontro con Emily, ma lui è scettico e insiste sul fatto che in città non vive nessuna donna cieca in città. Inoltre, afferma che la casa dove Liza sostiene che Emily viva è abbandonata da anni. Gli eventi precipitano. L'architetto di Liza, Martin, visita la biblioteca cittadina per ispezionare i progetti dell'hotel. Scopre che questi progetti rivelano un ampio spazio inspiegabile nel seminterrato. Subito Martin viene buttato giù dalla scala da una forza invisibile, si rompe il collo e rimane paralizzato. Mentre giace indifeso sul pavimento, compaiono molte tarantole gigantesche che lo spolpano vivo. Martha cerca di pulire il bagno della stanza 36, ma viene uccisa dallo zombie di Joe, emerso dall'acqua della vasca e deformato in modo raccapricciante. John irrompe nella vecchia casa dove dovrebbe vivere Emily. Trova il Libro di Eibon e inizia a leggerlo, apprendendo che l'hotel è una delle Sette Porte dell'Inferno. Emily viene aggredita dai cadaveri animati: ordina al cane Dicky di attaccarli. L'animale scaccia gli zombie, poi però inaspettatamente si rivolta contro Emily, uccidendola. Liza ritorna nel seminterrato dell'hotel e viene attaccata da un lavoratore zombificato. Mentre fugge, incontra di nuovo John all'ingresso. L'uomo indaga e non trova traccia del morto vivente, così Liza inizia a mettere in dubbio la propria sanità mentale. I due procedono in auto verso l'ospedale e vi trovano un'orda di zombie. Le uniche persone vive sono il dottor Harris e Jill, la figlia fulva di Joe. Harris viene ucciso da un vetro volante e John uccide Jill quando si trasforma attaccando Liza: la bambina diabolica finisce col cranio scoperchiato! Al culmine dell'orrore, John McCabe e Liza Merril scappano scendendo le scale ma scoprono di essere nuovamente arrivati ​​nel seminterrato. Procedono attraverso il labirinto allagato e si imbattono in una terra desolata, piena di cadaveri che sembrano pietrificati. Presto si rendono conto che è lo stesso paesaggio del dipinto di Zweick. Non importa in quale direzione si rivolgano, si ritrovano al punto di partenza. Voci orribili e confuse borbottano frasi smozzicate, puro rumore di fondo dell'Abisso. Alla fine i due dannati vengono accecati proprio come Emily e le loro figure scompaiono nel Nulla.  
 
 
Recensione: 
Questo film è il secondo capitolo della cosiddetta Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980); il terzo è Quella villa accanto al cimitero (1981). È una pellicola visionaria e apocalittica, forse la più estrema del regista romano. La si può considerare una colonna portante del genere horror-splatter. A parer mio ogni definizione di questo tipo è riduttiva: sarebbe meglio non attribuire troppe etichette stereotipate a quella che una vera e propria Catabasi!  
 
 
Le dichiarazioni metafisiche di Fulci 

Queste sono le parole del regista, che ha così cercato di spiegare il finale e il senso profondo della sua opera: 
 
"Il messaggio che cercavo di comunicare è che la nostra vita è un terribile incubo e che l'unica via di fuga è nascondersi in questo mondo fuori dal tempo. Alla fine del film i protagonisti hanno questi occhi privi di vista e c'è questo deserto senza luce, senza ombre, senza vento... il nulla assoluto. Credo di essermi avvicinato a ciò che gran parte della gente pensa dell'aldilà". 

Purtroppo il pubblico non gli ha prestato molto ascolto. La critica è stata superficiale. Gli stessi fan che hanno decretato lo stato di film di culto, sono per loro natura fissati con dettagli puramente esteriori come gli effetti speciali. Non hanno mai avuto un vero interesse per la filosofia della morte e per i destini ultraterreni del genere umano. Non possono capire l'irruzione dell'Alterità Assoluta! 
 
L'assurdità del Purgatorio
 
Una certa Meagan Navarro nel 2018 ha avanzato un'ipotesi inconsistente e meno intelligente della diarrea di un pappagallo, ritenendo l'Aldilà di Fulci analogo al concetto cattolico di Purgatorio. Non c'è somiglianza alcuna! Diabole Domine, ci arriverebbe anche un babbuino! Dante parlò delle anime del Purgatorio, definendole contente di stare tra le fiamme, solo in apparenza analoghe a quelle dell'Inferno, perché erano consapevoli che un giorno avrebbero avuto la libertà, venendo infine ammesse alla Gloria del Paradiso. Nel paesaggio annientato dell'Aldilà di Fulci c'è invece soltanto disperazione irrimediabile, perché non esiste possibilità alcuna di uscire da una condizione che può essere descritta soltanto come Dannazione Eterna. È la Morte dell'Essere. Ecco le parole di Dante Alighieri che la descrivono in tutta la sua tremenda natura: 

"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate."
(Inferno III, vv. 1-9) 
 
Annientamento 

Sacchetti fondava la sua concezione dell'Oltre su personalissime riflessioni sulla morte e sulla "sofferenza di nascere condannato a morte… [di essere] nato per essere cancellato". Cercò quindi di dipingere l'Oltretomba come un vuoto infernale pieno di anime morte, un non-mondo esistente "al di fuori della geometria euclidea". La sua geometria non euclidea è la stessa che caratterizza il luogo perduto dove Cthulhu attende sognando: R'lyeh. 
 
Cecità 
 
Un tema importante, secondo lo studioso di cinema Phillip L. Simpson (2018), è quello della cecità fisica come risultato dell'esposizione al Male, specificamente legato al Libro di Eibon. Egli interpreta le immagini pervasive di cecità e mutilazione degli occhi, ricorrenti nel film, come direttamente consequenziali al contatto dei personaggi con il testo maledetto. Questa mutilazione sarebbe a suo avviso la conseguenza di un impiego improprio del contenuto esoterico. Questo impiego abusivo sarebbe caratterizzato da due gravi difetti: la negligenza e l'ignoranza. Al contempo, lo stesso Simpson era dell'idea che solo due esseri possiedono la capacità necessaria per interpretare il contenuto del libro, una vera e propria seconda vista: il pittore-stregone linciato nel prologo del film, ed Emily, una "veggente che trascende la temporalità"
 
 
Un errore pacchiano  

Nella prima parte del film vediamo le sequenze a colori smorti dell'esecuzione del pittore-stregone da parte di una gang di abitanti del luogo. Certamente sarebbe stato eccessivo far indossare loro le vesti spettrali del Ku Klux Klan, che avrebbero nascosto i volti contratti dall'ira e dallo odio, privandoci di una scena d'intensità drammatica eccezionale. La crocefissione avviene in modo corretto, con i chiodi piantati nei polsi, non nei palmi delle mani come da tradizione popolare quanto inconsistente. Tuttavia i maggiori problemi vengono dalla chimica e dalla sua scarsa conoscenza, non da scelte stilistiche. La calce viva (ossido di calcio, CaO) si spegne rapidamente una volta entrata a contatto con l'acqua. Il pastone che si ottiene è infatti calce spenta (idrossido di calcio, CaOH), che non ha lo stesso potere caustico del materiale di partenza. Pur essendo una base forte, la sua azione irritante sulla pelle non è istantanea. Quindi nella realtà non sarebbe stato possibile ustionare e uccidere una persona come mostrato nel film di Fulci. 

 
Il Libro di Eibon  
 
Ricorre in tutto il film un vetusto volume sulla cui copertina color crema spicca il titolo EIBON. È uno dei cosiddetti "libri maledetti di Lovecraft". A dire il vero è stato creato (o piuttosto evocato) da Clark Ashton Smith (1893 - 1961), poeta, scrittore e artista statunitense, comparendo per la prima volta nel suo racconto breve Ubbo-Sathla (prima pubblicazione nel 1933). Un racconto di Clark Ashton Smith, L'avvento del verme bianco (The Coming of the White Worm, 1941) è addirittura presentato come un capitolo del Libro di Eibon. In ogni caso il volume demoniaco compare anche nei seguenti racconti del Solitario di Providence: L'orrore nel museo (The Horror in the Museum, scritto con Hazel Heald, 1932), L'uomo di pietra (The Man of Stone, scritto con Hazel Heald, 1932), La cosa sulla soglia (The Thing on the Doorstep, 1933), I sogni della casa stregata (The Dreams in the Witch House, 1933), Dagli eoni (Out of the Aeons, 1935), L'abitatore del buio (The Haunter of the Dark, 1936), L'ombra calata dal tempo (The Shadow Out of Time, 1936), Il diario di Alonzo Typer (The Diary of Alonzo Typer, 1938). Ho verificato una ad una tutte le citazioni. Nel racconto I sogni della casa stregata, il Libro di Eibon è definito "frammentario". Nel racconto L'abitatore del buio, il testo è citato col suo titolo in latino medievale, Liber Ivonis (edizione del X-XI secolo), mentre nel racconto Il diario di Alonzo Typer compare col titolo in francese, Livre d'Eibon (edizione del XIII secolo, traduzione di Gaspard du Nord, necromante di Averoigne).
 
Questa è la sintetica descrizione del testo data dallo stesso Clark Ashton Smith: 

"... The Book of Eibon, that strangest and rarest of occult forgotten volumes ... is said to have come down through a series of manifold translations from a prehistoric original written in the lost language of Hyperborea."
(Clark Ashton Smith, Ubbo-Sathla
 
Traduco per i pochi non anglofoni rimasti:
 
"... Si dice che il Libro di Eibon, il più strano e raro dei volumi occulti dimenticati, sia giunto attraverso una serie di molteplici traduzioni da un originale preistorico scritto nella lingua perduta di Iperborea." 

Eibon è il nome di un potentissimo stregone vissuto nella terra di Mhu Thulan, adoratore della divinità demoniaca Zhothaqquah (Tsathoggua), che in sostanza è un mostruoso essere alieno migrato sulla Terra da Cykranosh, ossia da Saturno. Clark Ashton Smith introduce il personaggio di Eibon nel racconto La porta di Saturno (The Door to Saturn, 1932), dicendo che fu dichiarato eretico da Morghi, l'Alto Sacerdote della Dea Yhoundeh. Nel film di Fulci non si menziona nemmeno il più piccolo dettaglio di tutta questa complessa architettura narrativa e concettuale: si trova soltanto la scritta Eibon impressa sul frontespizio del grosso libro dalle pagine sottilissime. 
 
Il problema delle traduzioni dei testi magici 
 
Esiste un grave vulnus, un punto debole dell'intera letteratura Weird. A rigor di logica, il Libro di Eibon dovrebbe essere letto nella lingua originale, quella di Iperborea. Qualsiasi traduzione gli farebbe perdere ogni potere. Che senso ha tradurre in una lingua moderna le parole di un antico necromante? I Demoni non ascolterebbero le evocazioni, le maledizioni scagliate non sortirebbero alcun effetto. Mi sono sempre posto questo interrogativo. Probabilmente quella delle traduzioni è una scelta degli autori fatta per evitare eccessive complessità narrative. Qualche volta Lovecraft ed altri riportano poche frasi isolate nella lingua originale, come ad esempio quella di R'lyeh, ma questo è tutto. Si converrà che esistono difficoltà pratiche non irrilevanti nel tramandare fedelmente nei millenni una lingua antichissima e priva di relazione con qualsiasi cosa nota nella vita di tutti i giorni. Basti fare un breve esempio di come tutto si ingarbuglierebbe. Se il Libro di Eibon non fosse stato tradotto in inglese, John McCabe non avrebbe potuto semplicemente aprirlo e leggerne alcune pagine. Per leggerlo e intenderne i contenuti, sarebbe stato costretto a seguire studi specifici, forse quasi inaccessibili. Sarebbero bloccate moltissime trame che prevedono situazioni simili. Tutto diverrebbe ingestibile. Suppongo anche che gli spettatori non amerebbero udire suoni di strane parole. Ricordo una donna attraente, R., che avendomi sentito pronunciare alcune glossolalie, mi disse che quelle erano "brutte parole" e mi pregò di non usarle più. Non ne poteva comprendere il senso, ma il semplice suono la inquietava, probabilmente per la presenza di gruppi consonantici inusuali e aspri. Eppure sono dell'idea che la potenza narrativa dei film raggiungerebbe livelli incredibili se si usassero evocazioni e maledizioni nelle lingue degli Antichi. Credo che subentrino due fattori, che impediscono una simile innovazione:
1) Non si trovano molte persone come me, in grado di articolare alla perfezione certi suoni; 
2) Esistono paure superstiziose che una simile attività possa portare disgrazie.
Ecco. L'idea è che si aprirebbe davvero una Porta dell'Inferno! Fulci ci avrebbe creduto, non ho dubbi su questo.
 
Etimologia di Eibon 
 
Nella lingua degli antichi Guanche è documentato un interessantissimo vocabolo, noto con diverse varianti a seconda degli autori che lo tramandano: 
 
yone "indovino", "colui che predice" 
varianti:
yoñe, jonne, ibone, eiunche
nota:
Ibone compare come antroponimo; alcuni lo separano dalle altre forme e non lo ritengono genuinamente Guanche. Non concordo col loro giudizio.
 
Sono consapevole del fatto che la radice di questi nomi è proto-berbera (*junn- "dire"). I Quorani maledetti mi piomberebbero addosso dicendo che si tratta di una correlazione e non di un nesso causale, gnè gnè gnè gnè, riportando stupide foto esplicative e vignette memetiche per cancellare ogni dissenso. Tuttavia amo fantasticare, inebriarmi in voli pindarici che mi procurano un particolare piacere. Così ho in me uno strano senso di cristallina certezza: la protoforma originale è *wunn- "dire", da cui si forma l'agentivo *e-i-wunn- "colui che dice". Il significato del nome del necromante Eibon è proprio questo: "Indovino", "Colui che predice". Proprio come sono convinto che il nome del sacerdote suo persecutore, Morghi, significhi "Decimo (nato)" e abbia la stessa radice del Guanche di Tenerife marago "dieci". Adesso pongo una domanda: cosa poteva saperne Clark Ashton Smith dell'esistenza di queste parole tra gli antichi abitanti delle Canarie? 

 
L'artista satanico è Zweick o Schweick?

Questo è un prospetto delle occorrenze del cognome del pittore maledetto nelle principali versioni del film: 

Versione in italiano: Zweick 
Versione in inglese: Schweick
Versione in tedesco: Schweick
Versione in francese: Zweick
Versione in spagnolo: Schweick
Versione in portoghese: Schweick
Versione in polacco: Schweick 
Versione in russo: Швейк (trascrizione di Schweick)
Versione in greco: Scweick (sic, in caratteri latini)
Versione in ungherese: Schweick 
 
Questa dovrebbe essere la pronuncia trascritta in caratteri fonetici IPA, che evidenzia la differenza tra i due fonemi iniziali:  
 
Schweick /ʃvaɪk/ 
    /ʃ/ è la sc di scena.
Zweick /tsvaɪk/ 
   /ts/ è la zz di cazzo.

Invece si scopre che la differenza è soltanto grafica: nel film in italiano la pronuncia è /ʃvaɪk/, come se fosse scritto Schweick. A quanto pare, abbiamo la forma scritta Zweick soltanto in italiano e in francese. Le ragioni di tutto questo sono semplicemente misteriose. La direzione dell'adattamento grafico deve essere da Schweick a Zweick, già soltanto per la maggior frequenza della prima forma rispetto alla seconda. Un tedesco è in grado di pronunciare correttamente entrambe le versioni del cognome, ma a questo punto è evidente che l'equivoco sia nato da qualcuno che ignorava i fondamenti della lingua germanica e che ha effettuato una trascrizione difettosa di ciò che ha udito, propagando poi l'errore. 
 
 
Il mito delle Sette Porte dell'Inferno 
 
Il mitologema fulciano delle Sette Porte dell'Inferno è fondato su un'omonima leggenda metropolitana, molto diffusa negli States, che riguarda alcuni luoghi della Contea di York, in Pennsylvania, denominati Seven Gates of Hell e considerati maledetti. Esistono due versioni della funesta leggenda: in una si parla di un manicomio distrutto da un incendio, mentre l'altra è basata sulla figura di un dottore eccentrico - quindi sospettato di avere commercio col Diavolo, proprio come il pittore del film. Entrambi le storie concordano sul fatto che ci sono sette cancelli in una zona boscosa di Hellam Township, e che chiunque li attraversi tutte e sette finisca direttamente all'Inferno, con il proprio corpo fisico. In realtà il luogo in questione non ha mai ospitato un'istituzione manicomiale, mentre è stato appurato che il bizzarro medico costruì soltanto un cancello allo scopo di tenere lontani gli intrusi. Probabilmente la diceria è nata semplicemente dallo strano toponimo Hellam, che in inglese è interpretabile come "Villaggio dell'Inferno" (Hell "Inferno"; -(h)am "villaggio"). Non mancano aspetti legali, certamente più concreti: i cancelli maledetti si trovano in una proprietà privata e visitarli potrebbe portare gli incauti a una denuncia per violazione di domicilio. 

 
Le migali masticatrici 
 
Oltre all'inconsistenza della calce viva bagnata, ne troviamo un'altra che riguarda un campo di studi decisamente inusuale: l'aracnologia, ossia la scienza che si occupa degli aracnici (ragni, scorpioni, acari, etc.), creature poco amate dal pubblico. Gli aracnidi non sono insetti, come è sempre bene ricordare, e non c'entrano nulla con le arachidi. L'anatomia di questi animaletti è affascinante e dà gioie infinite allo studioso. L'apparato buccale di un ragno come la migale non presenta veri e proprie zanne atte a dilaniare la carne delle vittime. Presenta invece i chelicheri, apparati complessi che servono ad afferrare e ad iniettare il veleno. Tutti gli aracnidi di questo tipo possono ingerire soltanto cibi liquidi, così rigurgitano i succhi gastrici, riducono in brodo il malcapitato e succhiano tale liquame con tutto comodo. Cosa molto interessante, lo stomaco dei ragni utilizza per la digestione sostanze basiche (esempio: la soda caustica) anziché acide (esempio: l'acido cloridrico), come invece avviene nei vertebrati. C'è anche un altro dettaglio piuttosto buffo. Quando l'architetto cade nella biblioteca, i ragni che gli strisciano addosso emettono cinguettii come i canarini, mentre il suo volto cambia rapidamente avanti e indietro, passando da quello di un vero attore coperto di sangue a un'evidente testa finta e modellata. 

 
Effetti speciali 
 
Si devono a Giannetto De Rossi, Maurizio Trani e Germano Natali gli effetti speciali, creati sugli stessi attori servendosi di speciali protesi. Solo per fare un esempio, all'attrice che ha interpretato Emily sono state applicate lenti finte in grado di simulare occhi ciechi e biancastri tramite pupille dipinte. Un occhio finto con la parte anteriore coriacea servì per simulare l'occhio estirpato dell'idraulico Joe; il resto era molliccio e composto di plastilina. Esiste una controversia, di per sé abbastanza futile, sulla mano che esce dal muro per agguanta il povero Joe: sarebbe di De Rossi, ma Trani affermò che invece era la sua. Le migali che hanno spolpato l'architetto Martin non erano vere: si trattava di modellini pilotati a distanza da De Rossi tramite un telecomando, anche se sembra che siano state utilizzati anche alcuni aracnidi veri. Non posso confermare quest'ultima informazione, mi affido ad Albiero e Cacciatore. A quanto pare, fu lo stesso De Rossi ad avere l'idea della migale che si introduce nella bocca di Martin. Così c'erano due bocche, entrambe finte: una serviva per le riprese esterne, l'altra per quelle interne. La prima era a grandezza naturale, la seconda era tre volte più grande. La lingua fittizia che doveva simulare l'estirpazione era provvista di un ricettacolo pieno di sangue artificiale ed era fatta di lattice. 

La critica cinematografica:
accanimento e successiva rivalutazione 

La critica si mostrò spietata e si accanì con particolare ferocia contro il film fulciano. Riporto alcuni degli iniqui giudizi che furono formulati.  
Il Corriere della Sera: "Il primato il film lo tocca solo nello stomachevole. E siamo sinceri: a tale livello è più tollerabile la pornografia."
La Repubblica: "Il risultato è quello del solito teatrino del macabro interpretato da personaggi scontati."
Tullio Kezich parlò di "banalità dei contenuti e il cattivo gusto sanguinolento", ma anche di "una scrittura filmica efficace e persino elegante".
In epoca più recente, in Italia sono comparse recensioni eulogistiche su riviste dedicate al cinema di genere.
Nocturno: "L'aldilà non va visto, va "vissuto". Schegge di grande cinema (si pensi alla prima apparizione di Cinzia Monreale in quella highway deserta e annebbiata) si fondono con furibonde cavalcate nel purulento, marcescente, universo dello splatter tanatologico, di cui Fulci resta maestro incontrastato."
Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore scripserunt: "un vero e proprio incubo filmico basato sui canoni della casa infernale. Fulci realizza quello che è da molti ritenuto il suo capolavoro, di certo la sua opera più visionaria, sovversiva ed estrema."
Antonio Tentori scripsit: "Con L'aldilà Fulci riesce a realizzare quell'horror estremo, libero, totale e coinvolgente che più rappresenta lo spirito vero dell'autore." 
 
Censura 
 
In Italia il film ha avuto due riedizioni, entrambe le volte con il titolo L'aldilà, nel 1987 e 1988. Sia nel 1980 che nel 1987 il film è stato vietato ai minori di 18 anni. Nel 1988 si è avuta derubricazione e il divieto ai minori di 14 anni.
 
 
Curiosità 
 
Questo film è ambientato nel seminterrato di una casa a New Orleans, in Louisiana. Tuttavia, New Orleans si trova sotto il livello del mare e nessuna casa ha scantinati: sarebbero invasi dalle acque e renderebbero instabile l'edificio. 
 
I corpi che sembrano pietrificati e polverulenti nel paesaggio dell'Aldilà mostrato nel finale, sono stati realizzati utilizzando vagabondi reclutati dalla strada in un modo molto semplice e ingegnoso: il pagamento è avvenuto in alcol! Tutto ciò è genio assoluto! 
 
In origine, la sequenza finale dell'ingresso nell'Aldilà doveva svolgersi in un parco divertimenti, dove i due personaggi principali, ormai trapassati, avrebbero avuto la possibilità di divertirsi nel "grande parco divertimenti della vita". Per fortuna una simile stronzata non ha mai visto la luce!

Fulci ha deciso di non lavorare più per i distributori italiani che hanno prodotto il suo film Zombi 2 (1979), a causa del fallimento causato dal suo titolo, il cui scopo era quello di trarre profitto dal successo del film di George A. Romero, Zombi (Dawn of the Living Dead, 1978). Il regista si è avvicinato a Medusa Distribuzione (rendendo tecnicamente il film una produzione tedesca): inizialmente voleva che la sua opera fosse fosse un horror puramente metafisico, in cui soltanto il malvagio Zweick che era uno zombie. Tuttavia, i dirigenti hanno insistito per scatenare un assalto degli zombie da qualche parte nel climax del film, poiché il film di Romero era stato un enorme successo in tutto il mondo, inclusa la Germania. Fulci all'inizio era titubante, ma ha finito per accettare, dopo che gli era stato promesso il controllo creativo su qualsiasi altro aspetto nella pellicola. Il film è stato ribattezzato sia in Germania che negli Stati Uniti. A differenza di Zombi 2, i titoli erano originali e non destinati a trarre profitto da altre opere.
 
Sono rimasto stupefatto venendo a sapere che nel 1998 Quentin Tarantino restaurò la pellicola nella versione integrale e la distribuì negli Stati Uniti (prima di allora erano circolate soltanto versioni censurate). Questa sarebbe la sua prima buona azione da che è nato! Trovo la cosa a dir poco incredibile, perché di questo sono assolutamente sicuro: ci sono persone che fanno qualcosa di buono soltanto quando compiono il passaggio all'Aldilà, liberando il mondo dalla loro influenza nefasta! Il pupillo di Harvey Weinstein è sicuramente tra queste. Possa Thor incenerirmi col fulmine se dico il falso! La si prenda come una mia semplice opinione personale, che però devo avere il diritto di esprimere.  
 
Un sequel fantomatico 
 
A quanto ho potuto leggere nel Web, a un certo punto sono corse voci sul progetto di un sequel, che si sarebbe dovuto intolare Beyond the Beyond (ossia "Oltre l'Oltre"). Una specie di brochure di questo immaginario film sarebbe comparsa su una fanzine francese, il cui nome non sono però riuscito a reperire da nessuna parte - eppure qualcuno giurava di averla vista con i proprio occi. Si è infine appurato che un simile progetto non ebbe mai alcuna sostanza: era una semplice trovata pubblicitaria per promuovere la pellicola di Fulci. In seguito la notizia del progetto del sequel fu smentita dalla figlia del regista, Antonella, che avrebbe però confermato l'esistenza effettiva di una larvata sceneggiatura. La fonte sembra essere Dossier Nocturno 3. L'opera al nero. Il cinema di Lucio Fulci. (Autori vari, 2003). Non sono riuscito a trovare nulla di sostanziale. Non so se la stessa questa storia delle voci di un sequel abbia qualche fondamento, non ne sono così sicuro da scommetterci gli attributi.