LA POSSIBILITE D'UNE ÎLE
(film)
Titolo originale: La Possibilité d'une ile
Titolo internazionale: Possibility of an Island
Anno: 2008
Paese: Francia
Lingua originale: Francese, Inglese, Spagnolo
Durata: 95 min
Formato: Colore
Rapporto: 1:2,35
Genere: Fantascienza, drammatico
Sottogenere: Distopico
Regia: Michel Houellebecq
Primo assistente alla regia: Hubert Engammare
Sceneggiatura: Michel Houellebecq
Produttore: Éric Altmayer, Nicolas Altmayer
Copro-duttori: Jeremy Burdek, Christoph Hahnheiser,
Nadia Khamlichi, Adrian Politowski
Nadia Khamlichi, Adrian Politowski
Produttore associato: Pepón Sigler
Assistente produttore: Arthur Grec
Copro-duzione: Morena Films, Black Forest Films GMBH,
Wat Productions, Arte France Cinéma, Lagardère, Studio 37,
Michel Houellebecq LTD, Cofinova3, Cofinova4
Wat Productions, Arte France Cinéma, Lagardère, Studio 37,
Michel Houellebecq LTD, Cofinova3, Cofinova4
Distribuzione: Bac Films
Dialogo aggiuntivo in inglese: Gavin Bowd
Dialogo aggiuntivo in spagnolo: Fernando Arrabal
Consigliere tecnico: Philippe Harel
Montaggio: Camille Cotte
Scenografia: Katia Wyszkop
Costumi: Lena Mossum
Fotografia: Éric Guichard, Jeanne Lapoirie
Musica: Mathis Nitschke
Effetti speciali: Oscar del Monte, Nacho Diaz, Isaac Maté
Interpreti e personaggi:
Benoît Magimel: Daniel
Ramata Koite: Marie23
Patrick Bauchau: Il Profeta
Andrzej Seweryn: Slotan Miskiewicz
Serge Larivière: Rudi
Jean-Pierre Malo: Jérôme
Jordi Dauder: Gérard
Arielle Dombasle: Delegata messicana
Juan Carlos Valera: Delegato argentino
Philippe Delest: Delegato lussemburghese
Sandra Murugiah: Hostess indiana
Ramata Koite: Marie23
Patrick Bauchau: Il Profeta
Andrzej Seweryn: Slotan Miskiewicz
Serge Larivière: Rudi
Jean-Pierre Malo: Jérôme
Jordi Dauder: Gérard
Arielle Dombasle: Delegata messicana
Juan Carlos Valera: Delegato argentino
Philippe Delest: Delegato lussemburghese
Sandra Murugiah: Hostess indiana
Marie De Biasio: Ilona
Patrick Rameau: L'animatore
Clara Ponsot: Dacha
Fernando Arrabal: L'imperatore
Conrad Cecil: Il prete
Robbie Nock: L'amico del prete
David Bowd: Il calciatore inglese
Antonio Muñoz Bellesta: Il presidente della giuria
Michel Houellebecq: Il fumatore in fondo alla sala
(non accreditato)
Mikhail Krasnoborov Redwood: Delegato ucraino
(non accreditato)
(non accreditato)
Mikhail Krasnoborov Redwood: Delegato ucraino
(non accreditato)
Data di uscita (Francia): 10 settembre 2008
Budget: 6 milioni di €
Location:
Spagna:
Benidorm, Alicante, Comunidad Valenciana
Grand Hotel Bali, Benidorm, Alicante, Comunidad Valenciana
Ciudad de la Luz, Alicante, Comunidad Valenciana
Lanzarote, Isole Canarie
Minas de Riotinto, Huelva, Andalucía
Parque Natural de Cabo de Gata-Níjar, Almería, Andalucía
Parque Natural de Cazorla Segura y Las Villas, Jaén, Andalucía
Valencia, Comunidad Valenciana, Spagna
Valencia, Comunidad Valenciana, Spagna
Belgio
Parole chiave:
aldilà,
cervello,
clonazione,
DNA,
esistenzialismo,
filosofia della vita,
fine vita,
guru,
mondo futuro,
neurologia,
religione,
setta religiosa,
significato della vita,
suicidio,
terra sterile,
terra sterile,
umanità,
vita e morte,
vita eterna.
Trama:
Daniel è un uomo dai capelli rossicci, al seguito del Profeta, il fondatore della religione degli Elohimiti. Il film comincia quando la setta ufologica era ancora agli albori e il Profeta girava la Francia e il Belgio su una specie di camper, portando con sé tutte le sue proprietà e il suo scarso personale. Giunto nella terra dei Valloni, la trasposizione di Raël si ritrova in una specie di capannone fatiscente a perorare un gruppetto di persone demotivate, tra cui alcuni robusti mandingo e un certo numero di veci macilenti. Daniel siede nella cabina del camper e sembra abbastanza demotivato. Ha l'aria di essere un seguace della prima ora, ma in realtà è il figlio del Profeta. Il capo settario è ritratto come un guru sgangherato, che versa in condizioni ben poco prospere. Dopo tre anni tutto è cambiato: la setta degli Elohimiti è riuscita a guadagnare un grande successo. Organizza un meeting in una struttura lussuosa, a cui partecipa lo scienziato Slotan Miskiewicz, che afferma di aver scoperto il segreto dell'immortalità del corpo. In virtù del fatto di essere il figlio del Profeta, Daniel è il primo essere umano a sperimentare il progetto della clonazione.
Unico superstite della devastazione che ha colpito il genere umano, Daniel25, venticinquesimo clone dell'originale Daniel1, conduce un'esistenza eremitica, passando quasi tutto il suo tempo in un cubicolo sotterraneo. La sua sola compagnia è il cagnolino Fox, anch'esso clonato. Il mondo esterno è contaminato, e Daniel25 osserva tramite un monitor portatile le immagini che gli vengono trasmesse via satellite. Lo stesso strumento gli serve anche per leggere gli antichi scritti del suo predecessore. All'improvviso qualcosa lo spinge a uscire dalla sua dimora ctonia. Seguendo i messaggi del suo computer, scopre che in realtà esiste un'altra persona sopravvissuta alla catastrofe: una sensuale donna di colore. Si capisce che è essa stessa un clone dal fatto che ha con sé un monitor portatile del tutto analogo a quello del protagonista. Vinta ogni paura e portando con sé un fucile per difendersi da eventuali predatori, Daniel25 procede per le terre desolate alla ricerca della sua simile, assieme all'inseparabile Fox. Quando i due stanno per incontrarsi, compaiono i titoli di coda e il film finisce così, nel Nulla.
Recensione:
Liberamente tratto dal romanzo La possibilità di un'isola (La Possibilité d'une île, 2005), questo film è stato un clamoroso insuccesso, un fallimento totale, miserabile e irredimibile. Come era giusto che fosse, direbbe l'amico S.M., in modo lapidario. Forse il fiasco del cineasta Houellebecq è stato causato dal fatto che l'adattamento è stato troppo libero. Sono state apportate semplificazioni eccessive, che hanno raso al suolo l'estrema complessità dell'opera originale. Sono stati cancellati numerosi personaggi fondamentali. Non si trova traccia alcuna dell'erotica spagnola Esther e della psicorigida Isabelle. Il finale è un puro atto di autolesionismo che il regista si è voluto infliggere senza ragione alcuna. È come se si fosse sparato in un piede! "La stessa cosa, Marco, pari pari", ha commentato S.M. quando ho espresso questo mio pensiero. Tutto ciò è tanto più incomprensibile se si pensa che il regista è lo stesso autore del soggetto. Diabole Domine, perché ha fatto strame delle parole che ha messo su carta in modo tanto ispirato? Come può aver deciso di annientare in questo modo la propria carriera cinematografica? Non è dato sapere. Posso solo azzardare un'ipotesi. Houellebecq voleva farsi conoscere anche in ambiti diversi da quello letterario, ma si è trovato di fronte al problema dell'intraducibilità dei suoi stessi scritti. La struttura del romanzo di partenza è tutto fuorché lineare. Non è umanamente possibile trasporla nelle sequenze di una pellicola. Questo pessimo adattamento non toglie nulla alla genialità di Houellebecq come scrittore. In fondo non ci dobbiamo dimenticare che Michelangelo Buonarroti, che come scultore era divino, non valeva proprio nulla come poeta: provava un'immensa pena e faceva fatica soverchia a plasmare la parola, mentre gli riusciva incredibilmente agevole lavorare il marmo. Allo stesso modo Houellebecq, che è maestro nell'arte di plasmare la parola, non vale nulla come regista di film. Prima di questa pellicola, ha avuto alcune esperienze dirigendo tre cortometraggi: Cristal de souffrance (1978, in bianco e nero, muto, durata 30 minuti), Déséquilibres (1982, muto, durata 12 minuti) e La Rivière (2001, durata 16 minuti circa). È anche stato cosceneggiatore del cortometraggio Monde extérieur, diretto da David Rault (2004, durata 10 minuti). Non voglio avere pregiudizi indotti dalla visione del lungometraggio La Possibilité d'une île, dal momento che non ho ancora visionato questi corti. Quando lo avrò fatto, provvederò a recensirli e saprò dire se il problema è davvero in Houellebecq regista o piuttosto nel suo romanzo inadattabile.
Un sintetico corso di formazione sui cloni
Il Profeta degli Elohimiti, interpretato in modo abbastanza convincente da Patrick Bauchau, ha investito tutto sulla creazione di una nuova specie umana. Lo Scienziato Pazzo, Slotan Miskiewicz, tiene questo discorso al suo pubblico, in cui spiega i rudimenti della clonazione ed espone per sommi capi il proprio progetto delirante (parla in inglese e ci sono i sottotitoli in francese, la traduzione è mia):
"Questo è un essere umano. Questo contenitore riflette in modo molto preciso la composizione chimica di un adulto di 62 kg. Come potete vedere, siamo fatti principalmente di acqua. Naturalmente ci sono grandi differenze, ma queste differenze, per quanto importanti siano, possono essere riassunte in una sola parola: l'informazione. L'essere umano è materia più informazione. Cos'è la clonazione? È un'operazione che consiste, prendendo come punto di partenza l'informazione genetica contenuta nel DNA, nel fabbricare un essere umano identico da una diversa materia. Attualmente questa è una tecnica che padroneggiamo perfettamente. Ma la clonazione è soltanto un metodo primitivo.
Il DNA contiene l'informazione necessaria per la fabbricazione di un essere umano, per l'embriogenesi, ma contiene anche l'informazione necessaria per il suo funzionamento. Ora che comprendiamo il funzionamento del codice genetico, noi possiamo eliminare lo stadio embrionale e creare direttamente esseri umani adulti. La fabbricazione di un nuovo essere umano richiede all'incirca 18 anni. Grazie ai metodi che stiamo sviluppando, questo lasso di tempo può essere ridotto a 10 minuti."
Il DNA contiene l'informazione necessaria per la fabbricazione di un essere umano, per l'embriogenesi, ma contiene anche l'informazione necessaria per il suo funzionamento. Ora che comprendiamo il funzionamento del codice genetico, noi possiamo eliminare lo stadio embrionale e creare direttamente esseri umani adulti. La fabbricazione di un nuovo essere umano richiede all'incirca 18 anni. Grazie ai metodi che stiamo sviluppando, questo lasso di tempo può essere ridotto a 10 minuti."
Tutto ciò mi ricorda le assurde pretese dei corsi di formazione, il cui fine è trasmettere una mole di conoscenza partendo dal presupposto che l'utente sia un robot in grado di memorizzare ogni dettaglio anche senza capire alcunché. Si nota che ad assistere alla presentazione dello Scienziato Pazzo ci sono autentici scribi del Faraone, che imparano tutto in modo pappagallesco, senza alcun reale coinvolgimento delle sinapsi connesse ai processi intellettivi elevati. Se anche il professore si mettesse ad esporre concetti che ne contraddicono altri, a bella posta, nessuno se ne accorgerebbe.
L'assurdità dell'autotrofia dei cloni
Non è la prima volta che la Fantascienza esplora il tema dell'autotrofia di esseri umani o umanoidi. Possiamo citare ad esempio il romanzo Un pianeta e tre stelle (Under the triple suns, 1955), dell'americano Stanton A. Coblentz (1896 - 1982). Si tratta di una storia del tutto inverosimile, in cui una coppia di superstiti sfuggiti su un razzo a una catastrofe nucleare, giunge su un pianeta di un sistema stellare triplo, popolato da mirabili forme di vita. Ci sono due specie intelligenti su quel globo terracqueo: gli alati e benevoli Lil-bro e gli sgraziati Ugwug, malvagi e dotati di due facce come Edward Mordake. Coblentz descrive i Lil-bro come esseri autotrofi, che praticano la fotosintesi. Si nutrono leccando un po' di acqua, ottenendo i carboidrati necessari dall'esposizione alla luce dei tre soli. Hanno una biologia affine a quella delle piante. Non so se Houellebecq abbia letto Un pianeta e tre stelle.
Ecco il discorso che lo Scienziato Pazzo, Slotan Miskiewicz, tiene al suo pubblico nel film:
"La nutrizione animale è un sistema la cui efficienza è mediocre e che soprattutto produce un'eccessiva quantità di rifuti. Rifiuti che non solo devono essere evacuati, ma che tramite la combustione infliggono all'organismo un'usura considerevole. È uno strano capriccio dell'Evoluzione che la fotosintesi sia stata fin dall'inizio monopolizzata dal Regno Vegetale, quando si tratta ovviamente di un sistema più robusto, efficace ed affidabile, come mostra la durata della vita praticamente illimitata raggiunta dalle piante. L'uomo futuro che propongo di costruire avrà le capacità attualmente riservata alle piante. Si potrà nutrire di acqua e di luce."
Questo invece è scritto nel romanzo La possibilità di un'isola, da cui il film è stato tratto:
"Ero presente alla riunione in cui Scienziato ci annunciò che, lungi dall'essere una semplice visione di artista, i disegni di Vincent prefiguravano l'uomo del futuro. Da un pezzo la nutrizione animale gli sembrava un sistema primitivo, di un rendimento energetico mediocre, responsabile di una quantità di residui nettamente eccessiva, residui che non solo dovevano essere evacuati ma che, nell'intervallo, provocavano un'usura non trascurabile dell'organismo. Da un pezzo pensava di dotare il nuovo animale umano del sistema fotosintetico che, per una bizzarria dell'evoluzione, era privilegio esclusivo dei vegetali.
L'utilizzazione diretta dell'energia solare era evidentemente un sistema più efficace, più robusto e più affidabile - come testimoniava la durata di vita quasi illimitata delle piante.
Inoltre, l'aggiunta alla cellula umana di capacità autotrofe era lungi dall'essere un'operazione complessa come si poteva immaginare; le sue squadre lavoravano già al problema da un po' di tempo, e il numero di geni interessati risultava straordinariamente modesto.
L'essere umano così trasformato si sarebbe sostentato esclusivamente mediante l'acqua, una piccola quantità di sali minerali e naturalmente l'energia solare; l'apparato digestivo, come l'apparato escretore, potevano dunque scomparire - gli eventuali minerali in eccesso sarebbero stati facilmente eliminati, con l'acqua, attraverso il sudore."
L'utilizzazione diretta dell'energia solare era evidentemente un sistema più efficace, più robusto e più affidabile - come testimoniava la durata di vita quasi illimitata delle piante.
Inoltre, l'aggiunta alla cellula umana di capacità autotrofe era lungi dall'essere un'operazione complessa come si poteva immaginare; le sue squadre lavoravano già al problema da un po' di tempo, e il numero di geni interessati risultava straordinariamente modesto.
L'essere umano così trasformato si sarebbe sostentato esclusivamente mediante l'acqua, una piccola quantità di sali minerali e naturalmente l'energia solare; l'apparato digestivo, come l'apparato escretore, potevano dunque scomparire - gli eventuali minerali in eccesso sarebbero stati facilmente eliminati, con l'acqua, attraverso il sudore."
Lasciamo da parte per un attimo l'immagine ridicola dei Neoumani privi di ano. Il problema delle scorie, una massa marrone di entropia pastosa, è reale. Anche la donna più bella deve smerdare. La merda che ogni essere umano evacua è composta da tossine e immondizie. Qualcuno, come il mitico Gianni, la mangia, soprattutto in contesti sessuali, nonostante il danno che porta alla salute. La merda è la prova che il Creatore dell'Universo non ha dato origine a una Creazione perfetta. La merda è una frattura ontologica, qualcosa che ci fa subito capire di essere in un incubo, in una realtà infernale. C'è tuttavia dell'altro. Non ci si può liberare dalla merda. Lo Scienziato Pazzo è ingannevole. Se comprende senza dubbio il problema dell'entropia, ossia della produzione merdosa, non considera affatto il problema del rendimento energetico. Non è soltanto un folle, è anche un incompetente. Non sembra rendersi conto che la fotosintesi è un processo dal rendimento scarsissimo. Il Regno Vegetale ha pagato un prezzo gravosissimo per la disponibilità di energia e di nutrienti tramite la fotosintesi: l'immobilità! Le piante non vanno da nessuna parte, caro Slotan, non si muovono. Sono inchiodate al terreno in cui sono cresciute e non hanno speranza di poter modificare il loro destino. Nessun animale potrebbe avere sufficiente energia per muoversi, se si dovesse nutrire soltanto di acqua e di luce!
Non dovremmo stupirci più di tanto dell'infondatezza dell'autotrofia dei cloni. Le conoscenze di Houellebecq nella maggior parte dei campi dello scibile umano si dimostrano spesso fallaci e distorte. Non dimentichiamoci che già nel suo primo romanzo, Estensione del dominio della lotta (1994), ha commesso un clamoroso errore nel campo della botanica, confondendo il sicomoro con l'acero del Canada. Dopo l'inconsistenza dei Neoumani fotosintetici, ha proseguito con gli spropositi, questa volta nel campo della musica: in Serotonina (2019) ha scritto che Ummagumma è l'album dei Pink Floyd che ha in copertina una vacca pezzata (errore segnalato da Cesare Buttaboni).
La rimozione del sesso
Nel film di Houellebecq non si parla di seghe, di pompini, di cunnilingus e di scopate. Inoltre non c'è nulla di politicamente scorretto. Che noia. Ho avuto l'impressione, mentre le sequenze scorrevano davanti ai miei occhi in un'oscurità da locale lounge, che un intero universo fosse stato rimosso chirurgicamente. Dov'è finito il sesso? Non lo si trova da nessuna parte. Si vedono soltanto alcune ragazze in un complesso alberghiero mentre partecipano a una specie di concorso di bellezza, valutate da una giuria. Una giovane viene intervistata da un mandingo e dice di venire da Kiev. Nulla di interessante. Ci tenevo proprio a vedere come sarebbe stata interpretata la figura della biondissima pompinara spagnola dedita alle gangbang nel corso dei party orgiastici! La mia delusione è stata immensa, non posso nasconderlo: parlerò male di questo film finché avrò vita. Michel, perché hai fatto una cazzata simile? Non riesco a farmene una ragione. Hai avuto l'opportunità di mostrare al mondo, in carne ed ossa, un essere splendido e vi hai rinunciato, lasciando i tuoi lettori a fantasticare!
Elementi incongrui
Ci sono sequenze che non trovano corrispondenza alcuna nel romanzo. A un certo punto compare uno strano prete segaligno, giovane, riconoscibile dal colletto. Indossa un abito di un inconsueto color lavanda pallido, quasi grigio. Osserva una bacheca con i manifesti di una discoteca, del beach volley e del concorso di Miss Bikini, blaterando qualcosa sul fatto che Cristo vincerà. Più che una profezia, le sue parole sembrano i vaneggiamenti di un folle. Il Profeta degli Elohimiti ha fatto costruire la Città del Futuro, invitando un gran numero di delegati di tutte le nazioni. Si assiste alla stupidissima conversazione tra la delegata del Messico, una milf biondiccia dagli occhi ardenti, e il delegato dell'Argentina, un allupato che ci prova spudoratamente. Il dialogo è utile come una sigaretta rollata con sterco di vacca essiccato. Mi domando che bisogno ci fosse di mostrare simili sequenze senza senso. Non sarebbe stato meglio usare quel nastro di celluloide per far vedere qualcosa di forte?
Curiosità
Nel sito di cinema Sentieri Selvaggi (www.sentieriselvaggi.it) sono riportate alcune informazioni utili.
Ebbene, sembra che Houellebecq avesse scritto il romanzo La possibilità di un'isola pensando già di dirigere personalmente un suo futuro adattamento. Esisteva persino un sito dedicato al film, ma il dominio risulta scaduto e non ci sono più contenuti:
Il mistero si infittisce. Se Houellebecq pensava fin da subito alla realizzazione di un film, perché poi il lavoro è stato fatto in modo tanto approssimativo, con una sceneggiatura rudimentale? Eppure, come spiegato su Sentieri Selvaggi, lo stesso regista ha chiamato sul set vari architetti e scultori per plasmare le tetre ambientazioni del futuro distopico.
La pellicola, che non ha avuto alcun successo al Locarno Film Festival, nello stesso anno della sua uscita, ha comunque avuto una nomination per il miglior film al Catalonian Film Festival di Sitges, sempre nel 2008.
Altre recensioni e reazioni nel Web
Se in Italia la pellicola è sconosciuta, in Francia ha destato qualche critica. Nel sito Allociné (www.allocine.fr) ci sono più di novanta commenti, di cui alcuni molto significativi. Ne faccio qui un rapido collage, ben lungi dall'essere esaustivo:
"Del resto, non troviamo abbastanza di ciò che è il sale del romanzo: lo sguardo acuto dell'autore sulla società contemporanea e la poesia che sprigiona dalle ultime pagine."
"Un cattivo film incredibilmente noioso, pretenzioso e soprattutto incomprensibile. Dove stiamo andando con questa storia? Alle prigioni sotterranee!!"
"Completamente stupido, noioso, un film che ha tanto interesse quanto guardare lo schermo nero della tua televisione per 1 ora e 30 minuti."
"In generale il romanzo è abbastanza piacevole da leggere, d'altra parte il suo adattamento dello stesso Houellebecq si rivela semplicemente catastrofico. La storia non ha nulla di accattivante (e non ha quasi punti in comune con il romanzo) e siamo annoiati a morte per tutto il film."
"Houellebecq si perde nel suo incomprensibile delirio. Pensa di essere Kubrick e si schianta completamente. La fine arriva come una liberazione e un grande sollievo (il culmine della pretesa sarebbe stato far durare il film 2h 30), e non fa venire voglia di leggere il libro."
"Anche scrivere una recensione sembra dare troppa importanza a questo film completamente privo di interesse e di una profonda, mortale noia... da evitare!"
"È una vera merda e un insulto al cinema: produzione scadente, attori ridicoli, storia completamente illogica. Che peccato! Da evitare."
"Mai visto un pastone del genere! Nessuna sceneggiatura, solo una serie di vignette confuse e brutte, con attori robotici (il belga, grande vincitore della Palma di Cartone per la migliore interpretazione dell'anno!) e montaggio senza alcun motivo umano. Anche gli sfondi sono ridicoli: una vecchia signora in un circolo turistico con un turbante multicolore appiccicato in testa, e dietro un pappagallo, un vecchio giocatore di basket che si cimenta con il calcio, un falso re che doppia una donna nuda e dipinta (quindi bodypainting)... si arriva al nonsense! Dannazione!"
Mi sembra che sia sufficiente.