venerdì 3 marzo 2023

 
IL CAMPO DEI SANTI 
 
Titolo originale: Le Camp des Saints 
Titolo in italiano: Il Campo dei Santi 
Autore: Jean Raspail 
Anno: 1973 
Lingua originale: Francese 
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Fantapolitico, distopico 
Tematiche: Immigrazione, razzismo, xenofobia, 
    declino dell'Occidente,
scontro di civiltà, 
    sovrappopolazione 
1a edizione italiana: 1998
Editore (Italia): Edizioni di Ar
Collana: Il cavallo alato
Codice EAN:
9788898672585
Codice ISBN: 8898672586 
Pagine: 420 pagg.
Formato: Rilegato
Traduzione: Fabrizio Sandrelli 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: The Camp of the Saints 
   Tedesco: Das Heerlager der Heiligen 
   Olandese: Het legerkamp der heiligen 
   Afrikaans: Omsingel die laer van die heiliges 
   Spagnolo: El desembarco 
   Polacco: Obóz świętych 
   Ceco: Tábor svatých
   Finlandese: Pyhien leiri 
 
Sinossi (da Ibs.it)
‟Guidata da un personaggio carismatico, soprannominato il "coprofago", una folla immensa di paria s'impadronisce di un centinaio di imbarcazioni fatiscenti all'àncora nel porto di Calcutta. Inizia così una massacrante odissea che si concluderà dopo due mesi con l'approdo dell'"armata dell'ultima chance" sulle coste della Francia. Composto nel 1973, il romanzo di Raspail prefigura, e descrive con nettezza, i fenomeni che, a ritmo sempre più incalzante, si stanno oggi verificando.ˮ 

Trama: 
A Calcutta i preti cattolici promuovono l'adozione di bambini indiani da parte di chi è rimasto in Belgio, come forma di beneficenza. Quando il governo belga si rende conto che il numero di bambini indiani cresciuti in Belgio ha raggiunto quota 40.000 in soli cinque anni, una politica di emergenza tenta di fermare la migrazione. Temendo di non poter più mandare i propri figli nella Terra dell'Abbondanza, una folla di indiani disperati si riversa nel consolato. Mentre un operatore umanitario belga si fa strada tra la folla, un intoccabile noto come Coprofago per la sua abitudine di mangiare escrementi, solleva il suo bambino mostruosamente deforme e implora di portarli in Europa. L'operatore acconsente e assieme al Coprofago guida la folla al porto, dove si trovano centinaia di navi in disarmo. Molte di queste precarie imbarcazioni vengono requisite e salpano per l'Europa; le condizioni a bordo sono spaventose, insalubri e miserabili, con molti passeggeri, compresi i bambini, che fornicano in pubblico tra fiotti di spermi e salive sodomitiche. Mentre la flotta attraversano lo stretto di Ceylon, gli elicotteri le sorvolano, catturando immagini dei migranti per pubblicarle in Europa. 
Nel frattempo la situazione politica in Francia si fa più tesa. Durante una conferenza stampa sulla crisi, un funzionario che tiene un discorso di elogio dei migranti viene affrontato da un giornalista furioso che pretende di sapere se la Francia "avrà il coraggio di opporsi" ai migranti una volta sbarcati. Il funzionario definisce la domanda moralmente offensiva e minaccia di far espellere il giornalista. I media esacerbano le tensioni tra i francesi, gli africani e gli arabi che già vivono nel paese, iniziando a scrivere che la flotta dei migranti ha la missione di "arricchire, purificare e redimere l'Occidente capitalista". Mentre i lotofagi parigini esultano, la popolazione del sud della Francia, terrorizzata dall'arrivo dei migranti, fugge in massa verso nord. 
La flotta si avvicina al Canale di Suez, le forze militari egiziane la costringono a dirigersi verso sud, doppiando il Capo di Buona Speranza. Con sorpresa degli osservatori, il Sudafrica fornisce chiatte di cibo e provviste, che i migranti gettano in mare. La stampa internazionale è entusiasta, credendo che il rifiuto delle forniture sia una dichiarazione politica contro il regime di apartheid. I leader occidentali, fiduciosi che i migranti accetteranno i rifornimenti dalle loro nazioni "più virtuose", organizzano una missione di rifornimento, finanziata da governi, enti di beneficenza, rock star e importanti Chiese, per incontrare i migranti al largo di São Tomé. Tuttavia, la flotta non si ferma nemmeno su queste chiatte, e quando un lavoratore della chiatta del Papa tenta di salire a bordo di una delle navi, viene strangolato e gettato tra le onde. La stampa cerca di limitare la copertura dell'omicidio. 
Quando i migranti attraversano lo Stretto di Gibilterra, il presidente francese ordina alle truppe di dirigersi a sud e si rivolge alla nazione con il suo piano per respingerli. Tuttavia, a metà del discorso retorico, crolla, intimando alle truppe di seguire la propria coscienza. La maggior parte dei soldati abbandona all'istante le proprie posizioni e si unisce ai civili in fuga verso nord. Il sud, sguarnito, viene rapidamente invaso dai migranti. Alcuni degli ultimi soldati rimasti resistono e si rifugiano in un piccolo villaggio, insieme a Calguès, un anziano estimatore di Lord Kitchener e del Ku Klux Klan, e Hamadura, un indiano occidentalizzato terrorizzato dai suoi connazionali "sporchi e brutali", orgoglioso di avere più cose in comune con i bianchi. Le esigue truppe asserragliate nel villaggio, circondate dal "territorio occupato", rimangono l'ultima difesa dei valori occidentali e della Francia Libera contro gli invasori. 
I migranti si dirigono verso nord, senza alcun desiderio di assimilarsi alla cultura francese, continuando a rivendicare uno standard di vita da Primo Mondo, pur violando le leggi: non producono nulla e uccidono cittadini francesi, come i capi fabbrica, i negozianti e la gente comune che non li accoglie. A loro si uniscono anche gli immigrati già residenti in Europa, oltre a vari gruppi di sinistra e anarchici. In tutto l'Occidente, sempre più migranti arrivano e hanno figli, crescendo rapidamente fino a superare in numero i bianchi. Nel giro di pochi mesi, l'Occidente crolla e vengono insediati governi pro-immigrati, mentre ai bianchi viene ordinato di condividere case e appartamenti con gli immigrati. Il villaggio che ospita le truppe viene bombardato dagli aerei del nuovo governo francese, noto solo come "Comune Multirazziale di Parigi". Nel giro di pochi anni, il mondo occidentale cambia volto. Il sindaco di New York City viene costretto a condividere Gracie Mansion con tre famiglie afroamericane di Harlem; i migranti si radunano nei porti costieri dell'Africa occidentale e dell'Asia meridionale e si riversano in massa in Europa, Australia e Nuova Zelanda; Londra viene presa d'assalto da un'organizzazione nota come "Comitato del Commonwealth non europeo", che costringe la regina britannica a far sposare suo figlio con una donna pakistana; milioni e milioni di colossali Mandingo, sciamati dall'intero Continente Nero, si radunano presso il fiume Limpopo, invadono il Sudafrica e lo devastano. 
L'epilogo rivela che la storia è stata scritta nell'ultimo baluardo del mondo occidentale, la Svizzera. Tuttavia la pressione internazionale dei nuovi governi, che la isolano come stato canaglia per non aver aperto le frontiere, insieme agli elementi pro-immigrazione interni, la costringono a capitolare. A poche ore dall'apertura delle frontiere, l'autore dedica il libro ai suoi nipoti, nella speranza che crescano in un mondo in cui non si vergogneranno di lui per averlo scritto.

Citazioni: 

‟Il tempo dei mille anni giunge alla fine. Ecco, escono le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, il cui numero eguaglia la sabbia del mare. Esse partiranno in spedizione sulla faccia della terra, assalteranno il campo dei Santi e la Città diletta.ˮ 
Apocalisse, capitolo XX 
 
Dovremmo ricercare assieme un nuovo stile di vita che renda possibile la sussistenza di quegli otto miliardi di esseri umani che, secondo alcune stime, popoleranno la terra nel 2000. Altrimenti, nessuna bomba atomica potrà arginare la marea costituita dai miliardi di esseri umani che un giorno si muoveranno dalle aree più meridionali e povere del mondo, irrompendo negli spazi relativamente aperti del ricco emisfero settentrionale per cercare di sopravvivere.ˮ
Il Presidente algerino Houari Boumedienne
(Marzo 1974) 

La domanda attuale è questa: come potremmo trovare un modo di relazione pacifico con un gruppo etnico importante che fa parte, ormai, dello Stato francese e che ha il diritto di essere ciò che è, perché questa è una situazione di fatto che abbiamo accettato e voluto? Come potremmo trovare dei modi di convivenza interna alla Francia che rendano possibile tale coabitazione, nell’amore e nel rispetto della libertà di ciascuno? Questo è uno dei compiti delle generazioni future.ˮ 
Il cardinale Lustiger 
(Aprile 1984) 


Recensione:
Questo romanzo ha una pessima fama, nonostante sia ricco di spunti di riflessione e nel complesso si possa considerare sommamente meritorio. In Italia sembra addirittura colpito dal bando e dall'interdetto, al punto che ne viene ostacolata con ogni mezzo la diffusione. Perché questa censura? La risposta è semplice: il romanzo di Raspail, accusato più volte di veicolare contenuti razzisti, xenofobi e anti-immigrazione, è stato esaltato da un'estesa galassia di movimenti neofascisti e neonazisti (primi tra tutti i cosiddetti Suprematisti Bianchi americani), fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento di ogni specie di sostenitori del complottismo. Eppure sono dell'idea che Il Campo dei Santi vada considerato come un importante esperimento concettuale, che cerca di metterci davanti alle conseguenze di un incombente disastro apocalittico. Come reagiremmo? Sarebbe molto interessante se si facessero dibattiti costruttivi, anziché urlare al lupo politico e cercare di proibire le letture ritenute "sconvenienti"

L'origine del titolo 

Le parole di Raspail sono tratte da Apocalisse, 20:7-9, anche se non sono riportate in modo esatto: hanno subìto una sintesi e una rielaborazione non indifferente. Questo è il testo biblico (Nuova Riveduta):  

7 Quando i mille anni saranno trascorsi, Satana sarà sciolto dalla sua prigione 8 e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla battaglia: il loro numero è come la sabbia del mare. 9 E salirono sulla superficie della terra e assediarono il campo dei santi e la città diletta; ma un fuoco dal cielo discese e le divorò. 10 E il diavolo, che le aveva sedotte, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli. 

Si nota all'istante che nella narrazione di Raspail non esiste alcun fuoco dal cielo, nessun aiuto soprannaturale ai Santi assediati! Ogni riferimento al Diavolo è stato rimosso in modo chirurgico dalla citazione iniziale, ma in seguito salta fuori quasi per esteso, nel delirante discorso con cui il Coprofago arringa le masse. Tutto procede verso l'annientamento collettivo e non esiste speranza.  

Alcune note linguistiche 

In italiano il termine "campo" è abbastanza ambiguo: può indicare una distesa di terreno oppure un accampamento. In inglese questa ambiguità non sussiste. Mentre il termine "field" indica la distesa di terreno, "camp" indica invece l'accampamento (si notano alcuni significati obsoleti come "esercito" e "battaglia"). Anche il francese distingue tra "champ", che indica la distesa di terreno e "camp", che indica l'accampamento, la base militare o la fazione politica. Entrambe le forme, champ e camp, derivano direttamente dal latino campus "campo" (genitivo campi), seppur tramite percorsi diversi. Il titolo del romanzo di Raspail è ancora più chiaro in tedesco, dove "Heerlager" si traduce con "accampamento dell'esercito" (Heer "esercito" + Lager "accampamento"; la parola Lager significa anche "magazzino", "giaciglio" e simili). In olandese legerkamp si traduce con "campo militare", "accampamento"; in Afrikaans si ha laer, di identica etimologia. Chi ha tradotto il titolo in spagnolo si è sentito forse un po' a disagio e ha optato per qualcosa di totalmente diverso: "El desembarco", che alla lettera significa "Lo sbarco"
 
L'ispirazione 

Si dice che un giorno l'autore stesse contemplando la riviera della Costa Azzurra. A un certo punto un pensiero lo ha scosso:

‟E se dovessero venire? Non sapevo chi fossero "loro", ma mi sembrava inevitabile che gli innumerevoli diseredati del Sud, un giorno, come un'onda di marea, salpassero per questa riva opulenta, l'ampia frontiera del nostro fortunato paese.ˮ 

In un torpore allucinatorio indotto dalla luce e dal calore solare, l'autore si è sentito addosso tutte quelle masse, all'improvviso, rimanendone traumatizzato! Ha visto franare di colpo l'illusoria sicurezza su cui fondiamo le nostre esistenze. La gente crede che politica e ideologia abbiano il mirabile potere di fare sparire i dati di fatto, quando il crollo sistemico dovesse presentarsi. Temo che questo sia un gravissimo errore. 

Profezia? Ucronia? 

Il romanzo si svolge negli anni '90 del XX secolo, ossia un ventennio dopo la sua pubblicazione. Nonostante si dica spesso che è un testo profetico, chiaramente non descrive il nostro stesso corso storico: gli eventi narrati non hanno attinenza con quelli che si sono realmente verificati. Come in molti tentativi di descrivere il futuro, tutto precipita in modo troppo rapido, troppo vorticoso. Si noti che Raspail, tra le altre cose, non ha saputo prevedere i meccanismi che hanno portato alla fine dell'apartheid in Sudafrica. Il punto è che egli non profetizza davvero eventi particolari, puntuali, ma si fa annunciatore delle nubi temporalesche che si addensano all'orizzonte: l'irrompere del Caos, dell'entropia dilagante che travolgerà il mondo come un fiume in piena. Faccio piuttosto fatica a classificare l'opera come un'ucronia, dato che non si riesce a trovare un punto di divergenza. L'intera costruzione della crisi degli orfani indiani mandati in Belgio è con ogni probabilità completamente inverosimile, proprio come la concatenazione di eventi che ne sarebbero scaturiti. Sono artifici letterari. Lo scopo dell'autore non è quello di presentarci un'architettura ucronica. 

 
Ministro del Regno di Araucania e Patagonia  

Oltre ad essere un indefettibile esploratore, Jean Raspail (1925 - 2020) ricoprì anche un incarico importante nel Regno di Araucania e Patagonia, uno Stato fondato dall'avvocato e avventuriero francese Orélie-Antoine de Tounens (1825 - 1878), non riconosciuto da nessuna nazione del pianeta. Potremmo dire che si tratta di una micronazione, sconosciuta ai più ma dotata di una storia molto avvincente. Nel 1981 Jean Raspail si proclamò Console generale di Patagonia e ultimo rappresentante del Re Orélie-Antoine I. Scrisse anche un romanzo, Me, Antoine de Tounens, roi de Patagonie (1981), pubblicato da Editions Michel Albin, che vinse nello stesso anno il Grand Prix du roman de l'Académie française.  
 
Un grande provocatore 
 
Non bisogna dimenticare la portata dell'ironia caustica di Raspail, che purtroppo non viene compresa a fondo dalla massima parte del pubblico, sconvolto dalle sue dichiarazioni considerate "sovraniste" e "razziste", oltre che dalla sua opera di denigrazione degli immigrati, dipinti come mostri, come furie scatenate. Spesso le apparenze ingannano. Dopo essere stato eletto simbolo della destra identitaria ed esaltato dagli ultra-nazionalisti come eroe della lotta contro il declino dell'Occidente (Marine Le Pen si proclamava sua fan), ecco che il coriaceo esploratore ha spiazzato tutti affermando di essere un fervente sostenitore del Sarkoma di Kapozy, a cui dava regolarmente il suo voto!  
 
Mandingo soffocatori e altre amenità

Nei ghetti neri d'America, vige uno strano costume tra le gang criminali. Questi Mandingo robustissimi usano la loro terza gamba per soffocare le vittime! Capita così che un pappone si sieda sul petto del malcapitato di turno e gli infili in gola lo smisurato fallone eretto, impedendo la respirazione e provocandogli così una morte vile! Raspail ne parla senza mezzi termini, col suo abituale linguaggio ruvido, che rifugge da ogni ipocrisia. 

I gonorroici di Saint-Favier 
 
Talvolta le narrazioni raspailiane sono insensate e un po' indigeste, in quanto viziate da un'apparente assenza di comprensione della natura delle cose. In realtà è solo una trappola artatamente predisposta per catturare il pubblico ingenuo. Un esempio è la descrizione dell'epidemia di gonorrea scatenatasi a causa di una piscina pubblica nell'ameno borgo di Saint-Favier. L'infezione, che ha colpito agli occhi anche alcuni bambini, è partita da un gruppo di nordafricani dediti alla sfrenatezza venerea. Così l'autore spiega che un'indagine epidemiologica ha dimostrato l'estraneità della popolazione francese autoctona al contagio da Neisseria gonorroeae prima dell'apertura della piscina. Il batterio avrebbe infatti infettato soltanto due giovani debosciati drogati e un vecchio sporcaccione, mentre avrebbe avuto un'incidenza del 10% tra la popolazione magrebina. Tutto ciò è ben poco verosimile e sembra tradire una certa disonestà intellettuale. La gonorrea non si fa tanti problemi a infettare genti di qualsiasi etnia e provenienza. Esiste dove si fa sesso. Un uomo di mondo come Raspail lo sapeva bene: si è preso gioco dei lettori. Tra l'altro, il borgo di Saint-Favier è una sua invenzione, a dispetto del nome così verosimile! Non so se sia poi tanto improbabile la connessione con l'italiano fava, che tra le altre cose significa anche "membro virile".
 
Convulsioni sessuali 

Ed ecco un autentico pezzo di bravura della prosa di Raspail:  

"A bordo, la vita era ridotta allo stadio vegetativo: si mangiava, si dormiva, si risparmiavano le forze, si meditava sulla speranza e sul paradiso ove scorrevano il latte e il miele, ove fiumi calmi e pescosi irrigavano terre ricolme di messi spontanee. Solo i ragazzini che raccoglievano escrementi, correndo qua e là, le mani giunte a coppa, animavano questa massa colpita da paralisi, stesa sui ponti delle navi come caterva di cadaveri disseminati su di un campo di battaglia. Grazie al calore, all’inattività e al sole che agiva da droga sulla pelle e nei cervelli, alla specie di atmosfera mistica in cui era immersa questa moltitudine, grazie, sopra tutto, all’inclinazione naturale di un popolo per il quale il sesso non è mai stato sinonimo di peccato, la carne si mise a fermentare in silenzio. Quelle forme distese venivano percorse da movimenti di ogni genere. In alcuni momenti, i ponti delle navi somigliavano a quei bassorilievi dei templi così ammirati da turisti lùbrici o imbarazzati, ma di rado sensibili alla bellezza delle sculture e degli atti che queste raffigurano. Era tutto un guizzare di mani, bocche, natiche, sessi maschili. Sotto le tuniche bianche, i corpi fremevano, travolti da un’ondata di carezze. Gli adolescenti passavano di mano in mano. Giovinette dal fisico acerbo si coricavano intorpidite, la testa dell’una accanto ai piedi dell’altra, in un languido intreccio di braccia, gambe e capelli sciolti e quando si risvegliavano si leccavano in silenzio. Verghe affondavano in bocca fino alla radice, lingue appuntite si insinuavano in foderi di carne, le donne masturbavano i vicini. Lo sperma scorreva a fiotti sui corpi, in mezzo a seni, cosce, labbra e dita. Le coppie non erano più coppie, ma terzetti, quartetti, famiglie di carne in preda a una dolce estasi, uomini con donne, uomini con uomini, donne con donne, uomini con bambini, e bambini con bambini le cui mani sottili giocavano all’eterno gioco della felicità carnale. Vecchi smagriti sentivano rinascere in sé una forza perduta. Su tutti i visi, al di sotto degli occhi socchiusi, errava uno stesso sorriso calmo e sereno. Si udivano solo il vento del mare, l’ansimare dei petti e, talvolta, un grido, un gèmito, un richiamo che risvegliava altre forme distese e le invitava a congiungersi nella comunione dei corpi. 
Così, nella merda e nella lussuria, ma anche nella speranza, avanzava verso l’Occidente l’Armata dell’ultima chance." 

I fratacchioni!  

Ultimo residuo di quella costruzione culturale e ideologica nota come Cristianità, una congregazione di frati cerca di affrontare le orde giunte dal mare. L'abate regge un ostensorio d'oro e salmodia nomi di Santi, pensando che Dio non farà soccombere lui e i suoi confratelli. Anzi, è convinto che Dio non farà soccombere la Francia né le altre nazioni definite come "cristiane". Portae inferi non praevalebunt. Invece prevalgono. Non succede nulla. Non c'è intervento divino. Le orde avanzano e calpestano sotto migliaia di piedi il crocefisso, l'abate e i suoi confratelli. I corpi dei religiosi sono ridotti in poltiglia e dispersi nel Nulla. Incomprensibile è l'entusiasmo dei cattolici tradizionalisti e dei reazionari per l'opera di Raspail. Almeno, è incomprensibile se si ci si ostina a voler credere che questi elementi professino la loro religione come elemento vivo e fondante delle loro esistenze. Si comincia a capire qualcosa di più ammettendo invece che essi professino tale religione come puro e semplice calcolo politico. È come se sapessero di poter finire annientati, a dispetto delle parole di Gesù riportate in Matteo 16,18-19. 

Raspail e il mondo cattolico

Raspail esprime le seguenti opinioni sulla Chiesa di Roma. Da una parte sostiene il Cattolicesimo "di estrema destra", quello dei conservatori estremi, dell'aristocrazia nera, delle pretese di discendenza dai Merovingi, della demonizzazione dell'Illuminismo, dell'odio verso ogni forma di modernità e via discorrendo. Dall'altra stigmatizza il Cattolicesimo "di estrema sinistra", quello imperniato sull'accoglienza ai migranti, sul sostegno al Terzo e al Quarto Mondo, sul pauperismo, etc. Se ci riflettiamo, per Raspail, il Cattolicesimo "di estrema destra" e il Cattolicesimo "di estrema sinistra" non sono affatto la stessa religione: sono due religioni diverse

L'istinto di conservazione e la sua fine 

Ecco un interessante brano, che mi accingo a riportare in questa sede. In esso, Raspail esplora con grande acutezza le reazioni della popolazione di fronte alla catastrofe, ravvisando significative differenze con quanto avveniva in passato. 

"Il popolo non muoverà mai un dito, né in un senso, né nell’altro. Non siamo più nel Medioevo, quando i servi sfruttati correvano a rifugiarsi dentro le mura del castello feudale, se i rintocchi della campana del mastio annunciavano l’arrivo di bande di saccheggiatori. Se gli uomini d’arme del padrone – chiedo scusa, del signore – erano troppo pochi, i proletari – chiedo scusa, i servi – accorrevano sugli spalti delle mura, mentre le loro donne si affaccendavano attorno ai calderoni in cui bolliva la pece. Al servizio del signore si viveva male, ma si viveva, mentre dopo il passaggio dei saccheggiatori si moriva semplicemente di fame. Marcel non è più stupido del servo medievale, suo avo. Ma il Mostro gli ha succhiato il cervello senza che lui se ne sia accorto. Contro i migranti del Gange, nuovi saccheggiatori della fortezza Occidente, Marcel non accorreva sugli spalti. Gli uomini d’arme dovranno cavarsela da soli, è il loro mestiere! E se indietreggeranno o fuggiranno, non sarà certo Marcel a dar loro man forte! I castelli della nostra epoca, con le mura d’acciaio e di cemento, i sotterranei pieni di viveri, i magazzini ricolmi di merci, le officine operose, i camminamenti e i ponti levatoi dal traffico intenso, le terre fertili e le torri d’oro e d’argento, Marcel li abbandonerà al saccheggio. Non sa più riflettere. L’hanno castrato, estirpandogli l’istinto di conservazione..." 

Di fronte alle provocazioni dell'autore, immagino che ancor oggi molti borbottino come pentole di fagioli. Poi bisogna vedere cosa resterebbe della politica e del suo linguaggio quando un terribile maglio dovesse abbattersi sull'incudine. 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Nel 2002, l'editorialista Lionel Shriver descrisse il romanzo come "al tempo stesso lungimirante e spaventoso", certamente "razzista" ma "scritto con un'enorme energia verbale e passione". Shriver scrive che l'opera di Raspail "dà voce biliosa a un'emozione la cui espressione è sempre più tabù in Occidente, ma che non può che diventare più virulenta quando viene repressa: il feroce risentimento provato dalla maggioranza della popolazione quando tale status sembra minacciato"

William F. Buckley Jr. ha elogiato il libro nel 2004 come "un grande romanzo", avendo sollevato interrogativi su come rispondere all'immigrazione illegale di massa. Nel 2005, il conservatore Chilton Williamson ha elogiato il libro come "una delle opere di reazione letteraria più intransigenti del XX secolo"

Nel 2014, Mackubin Thomas Owens ha notato l'elogio di Buckley, osservando che "Raspail era avanti ai suoi tempi nel dimostrare che la civiltà occidentale aveva perso il suo senso di scopo e della Storia, il suo eccezionalismo." 
Alla stessa epoca risalgono ripetute dichiarazioni del notorio cospirazionista Steve Bannon, prima che diventasse consigliere strategico di Donald Trump. Eccole: 

«L’Europa centrale e poi quella occidentale e settentrionale sono quasi sottoposte a un'invasione del tipo "Campo dei Santi"»
(ottobre 2015) 

«In Europa tutta la questione ruota intorno all’immigrazione, ed è un problema mondiale ormai, questa specie di "Campo dei Santi" globale»
(gennaio 2016) 

«Quella a cui assistiamo non è una migrazione, è davvero un’invasione. Per me è il "Campo dei Santi"»
(gennaio 2016) 

Gli anni sono passati e l'Occidente non è ancora crollato, nonostante le molte criticità, segno che ad ispirare Steve Bannon in quegli anni era più che altro la paranoia. 

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