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sabato 1 gennaio 2022

 
SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA

Titolo originale: Salò o le 120 giornate di Sodoma
Paese di produzione
: Italia, Francia
Anno
: 1975
Lingua: Italiano, francese, tedesco, sanscrito  
Durata
: 145 min (versione originale)
       117 min (versione rimontata e distribuita)
       111 min (versione italiana censurata)
Genere
: Grottesco, drammatico 
Sottogenere: Pseudo-snuff, scatofilia
Regia
: Pier Paolo Pasolini
Soggetto
: Pier Paolo Pasolini (tratto da Le 120 giornate
     di Sodoma
del Marchese de Sade e dagli scritti di
     Roland Barthes e Pierre Klossowski)
Sceneggiatura
: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti, Pupi
    Avati (collaboratori non accreditati)
Produttore
: Alberto Grimaldi, Alberto De Stefanis,
    Antonio Girasante (ultimi due non accreditati)
Fotografia
: Tonino Delli Colli
Montaggio
: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi,
    Enzo Ocone
Effetti speciali
: Alfredo Tiberi
Musiche
: Pier Paolo Pasolini, Ennio Morricone
Scenografia
: Dante Ferretti
Costumi
: Danilo Donati
Interpreti e personaggi
    Paolo Bonacelli: Il Duca
    Giorgio Cataldi: Il Monsignore
    Uberto Paolo Quintavalle: L'Eccellenza
    Aldo Valletti: Il Presidente
    Hélène Surgère: La Signora Vaccari
    Elsa De Giorgi: La Signora Maggi
 
   Caterina Boratto: La Signora Castelli
    Sonia Saviange: La Pianista
    Marco Lucantoni: Prima vittima (maschio)
    Anna Troccoli: Prima vittima (femmina)
    Sergio Fascetti: Sergio - vittima (maschio)
    Bruno Musso: Carlo Porro - vittima (maschio)
    Antonio Orlando: Tonino - vittima (maschio)
    Claudio Cicchetti: Vittima (maschio)
    Franco Merli: Franco - vittima (maschio)
    Umberto Chessari: Vittima (maschio)
    Lamberto Book: Lamberto Gobbi (vittima, maschio)
    Gaspare Di Jenno: Vittima (maschio)
    Giuliana Melis: Vittima (femmina)
    Faridah Malik: Fatimah - vittima (femmina)
    Graziella Aniceto: Graziella - vittima (femmina)
    Renata Moar: Vittima (femmina)
    Dorit Henke: Doris - vittima (femmina)
    Antiniska Nemour: Vittima (femmina)
    Benedetta Gaetani: Vittima (femmina)
    Olga Andreis: Eva - vittima (femmina)
    Tatiana Mogilansky: Figlia
    Susanna Radaelli: Figlia
    Giuliana Orlandi: Figlia
    Liana Acquaviva: Figlia
    Rinaldo Missaglia: Collaborazionista (soldato)
    Giuseppe Patruno: Collaborazionista (soldato)
    Guido Galletti: Collaborazionista (soldato)
    Efisio Etzi: Collaborazionista (soldato)
    Claudio Troccoli: Collaborazionista (repubblichino
       di leva)
    Fabrizio Menichini: Collaborazionista (repubblichino
       di leva)
    Maurizio Valaguzza: Bruno - collaborazionista
       (repubblichino di leva)
    Ezio Manni: Ezio - collaborazionista (repubblichino
       di leva e criptocomunista)
    Paola Pieracci: Ruffiana
    Carla Terlizzi: Ruffiana
    Anna Maria Dossena: Ruffiana
    Anna Recchimuzzi: Ruffiana
    Ines Pellegrini: Serva nera 
    Alessandro Gennari: Ufficiale della OVRA
    Dante Trazzi: Reclutatore
Doppiatori originali
    Giancarlo Vigorelli: Il Duca
    Giorgio Caproni: Il Monsignore
    Aurelio Roncaglia: L'Eccellenza
    Marco Bellocchio: Il Presidente
    Laura Betti: La Signora Vaccari 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: Salò, or the 120 Days of Sodom
   Tedesco: Die 120 Tage von Sodom
   Francese: Salò ou les 120 Journées de Sodome
   Spagnolo: Saló o los 120 días de Sodoma
   Svedese: Salò, eller Sodoms 120 dagar
   Russo: Сало, или 120 дней Содома
   Giapponese: ソドムの市 (Sodomu no ichi)
 
Trama: 
Anno del Signore 1944, Marzabotto, Repubblica di Salò. La narrazione si divide in tre parti, in qualche modo ispirate alla geografia dell'Inferno di Dante; in particolare ricalca la tripartizione del Girone dei Violenti. Questa peculiare struttura dantesca si trova già nell'opera di Sade. 
 
1) Antinferno 
Quattro libertini sadiani, i Signori, soprannonimati il Duca, il Monsignore, L'Eccellenza e il Presidente, si chiudono in una villa sontuosa con un gran numero di giovani prigionieri provenienti da familie antifasciste e sovversive, rastrellati dai soldati repubblichini e dalle SS. Siglano quindi un patto di sangue: ciascun Signore dà una propria figlia in sposa a un altro suo pari. Stabiliscono il Codice, che detta alle loro vittime le draconiane regole di condotta, che le degradano a oggetti. La villa è isolata dal resto del mondo, i Signori vi esercitano il potere assoluto. I prigionieri sono destinati a compiere orge sodomitiche, incestuose e adulterine. Gli atti vaginali sono banditi e puniti con l'amputazione di un arto. Anche per il più piccolo e insignificante atto di devozione religiosa è decretata come punizione la morte.
 
2) Girone delle Manie 
La prima Megera, la Signora Vaccari (così chiamata dal cognome del suo primo cliente), descrive le sue esperienze sessuali giovanili seguendo con voce cantilenante le note del piano. Parte da quando aveva sette anni e un professore dall'enorme favone le ha schizzato sulla faccia il materiale genetico, per poi proseguire con descrizioni sempre più hard, come quello del libertino che era schifato dalla visione della sua vulva e che l'ha fatta girare a pancia in giù per iniziarla alla penetrazione anale. I pruriginosi racconti della Signora Vaccari infiammano i Signori, che si abbandonano a sevizie sui gracili corpi delle loro vittime, aiutati dalle reclute repubblichine. Uno di questi militari mette una ragazza corvina a carponi e le infila nell'intestino il gigantesco fallo eretto. Lei urla di strazio, poi si quieta mentre il suo violatore anale la stantuffa. Purtroppo la sequenza viene guastata dall'intervento del laidissimo presidente, un lubrico sodomita passivo che pretende di essere sodomizzato dal giovane: gli impone di estrarre il membro dal budello della fanciulla, quindi se lo spinge tra le chiappe! Come dimenticare la visione incubica del volto distorto e congestionato del Presidente, mentre il bombardiere gli devasta lo sfintere?  
Dopo essersi sfiniti con una giornata di eccessi, i Signori si ritirano in una grande stanza da letto, quindi disquisiscono dottamente su tematiche come l'etica del libertinismo e l'intrinseca anarchia del potere. Tra cicchetti di whisky e ciniche barzellette, citano a memoria testi di Klossowski, Baudelaire, Proust e Nietzsche, talvolta facendo qualche piccola confusione. 
Ogni nuovo giorno, le aberrazioni riprendono vigore. Un ragazzo e una ragazza, entrambi dai capelli biondicci, vengono uniti in un matrimonio farsesco e subito dopo separati. Viene loro impedito di copulare e finiscono sottoposti separatamente a sevizie. Poi le vittime vengono tenute al guinzaglio e viene imposto loro di comportarsi come cani. Ogni dignità umana è annichilita. Il cibo viene gettato o messo in ciotole metalliche. In un'occasione, un boccone di polenta è riempito a bella posta di chiodi: la ragazza che lo porta alla bocca, una delle figlie-spose, subisce lesioni e perde un copioso fiotto di sangue.
 
3) Girone della Merda 
La seconda Megera, la Signora Maggi, intrattiene i Signori e gli ospiti parlando della sua infanzia travagliata, del suo esordio nel mondo della prostituzione, delle sue pratiche anali, oro-anali e scatofile. Narra la storia di un vecchio libertino moribondo, che intendeva spirare adorando il buco del culo di una puttana. Così la Signora Maggi ha avvicinato le sue natiche alla bocca del libertino, che ha le leccato avidamente l'ano infilando la lingua nel budello. Quindi l'adoratore ha chiesto di poter ingurgitare gli escrementi, che lei gli ha prontamente rilasciato in bocca. Si riconosce subito una forma di Viatico Nero, una specie di rito satanico in cui viene parodiata e dissacrata la Transustanziazione. 
Tra le altre cose, la Signora Maggi racconta di aver ucciso sua madre nel corso di un litigio, perché non voleva accettare le sue attività prostitutive. Una prigioniera biondiccia piange a dirotto, perché pensa alla propria madre morta per proteggerla. Il suo strazio eccita i Signori e in particolare il Duca, che defeca uno stronzo scuro sul pavimento e obbliga la vittima a mangiarlo con un cucchiaio. 
Il culmine del Girone è un banchetto fecale a base degli escrementi raccolti dalle vittime, per festeggiare il matrimonio dell'Eccellenza con Sergio, un giovane biondiccio dai capelli mossi vestito da sposa e imboccato con abbondanti forchettate di merda. Viene poi indetto un concorso di bellezza per premiare colui o colei che ha il deretano più bello: prigionieri e prigioniere sono messi a carponi nella semioscurità, in modo tale che nessuno possa indovinare il loro sesso (cosa che potrebbe condizionare il giudizio). Il premio è la morte immediata, tramite una pistolettata in una tempia. Vince Franco, un ragazzo dai tratti somatici marcati, ma la revolverata promessa è a salve: non sfugge ai carnefici che la morte sarebbe una benedizione e che non può essere facilmente concessa.
 
4) Girone del Sangue 
Le danze iniziano con un matrimonio fittizio, in cui il Presidente, il Duca e l'Eccellenza, acconciati come vecchie carampane, si uniscono ad altrettanti soldati. La cerimonia è celebrata dal Monsignore, che poco dopo sarà lui stesso posseduto sodimiticamente da un giovane nerboruto dotato di un colossale cazzone, una vera e propria sciabola di carne che affonda nell'intestino. Dopo essere stato sfondato e riempito di sperma, il Monsignore fa un giro d'ispezione tra i prigionieri nelle loro stanze. Si è instaurato un odioso sistema di tradimenti e delazioni. Tutti iniziano a tradirsi a vicenda in modo sistematico: Claudio rivela che Graziella nasconde una fotografia, Graziella a sua volta rivela che Eva e Antiniska hanno segretamente una relazione sessuale lesbica. Le due amanti, colte in flagrante, denunciano il repubblichino di leva Ezio, accusandolo di copulare ogni notte con una serva africana. I Signori sorprendono gli amanti nudi e avvinghiati. Ezio alza il braccio sinistro col pugno comunista e viene crivellato da molti colpi di arma da fuoco; la serva africana viene fulminata subito dopo con una revolverata nel cranio. Umberto, da vittima che era, viene scelto per sostituire Ezio. L'indomani, il Duca riunisce le vittime per annunciare i nomi di coloro che saranno sottoposti alla punizione capitale tramite tormenti aberranti: sono le quattro figlie-spose, sei ragazzi e sei ragazze, per un totale di sedici. A ciascun condannato viene consegnato un nastro azzurro. Chi non è stato chiamato, se continua la sua collaborazione, può sperare di seguire i Signori a Salò.
La terza Megera, la Signora Castelli narra la storia di un libertino che tortura in modo atroce le vittime usando macchinari manovrati da carnefici vestiti da diavoli. Nel cortile, i condannati vengono straziati, mutilati, marchiati, bruciati, impiccati, scotennati, stuprati, impiccati, mentre ogni libertino sadiano fa il suo turno per contemplare questi orrori, come un voyeur masturbante. La Pianista, affacciatasi alla finestra aperta, si rende improvvisamente conto con orrore delle atrocità che vengono commesse: si getta nel vuoto e muore di colpo nell'impatto, col cranio fracassato.  
 
5) Epilogo 
Due giovani soldati repubblichini, testimoni delle torture e delle uccisioni, ballano assieme qualche goffo passo di valzer. Uno chiede all'altro quale sia il nome della ragazza che lo sta aspettando e questi risponde che si chiama Margherita.
 
Citazioni: 
 
"Tutto è buono quando è eccessivo."
(Il Monsignore) 

"Ebbene sua eccellenza, si è convinto: è dall'abisso di coloro che non godono ciò che godo io e soffrono i peggiori disagi che deriva il fascino di poter dire a se stessi "comunque io sono più felice di questa canaglia che si chiama popolo". Ovunque gli uomini siano uguali e non esista questa differenza nemmeno la felicità esisterà mai."
(Il Duca) 

"Noi Fascisti siamo i soli veri Anarchici. Naturalmente, una volta che ci siamo impadroniti dello Stato. Infatti la sola vera Anarchia è quella del Potere."
(Il Duca)

"Imbecille! Come potevi pensare che ti avremmo ucciso? Non lo sai che noi vorremmo ucciderti mille volte, fino ai limiti dell'Eternità, se l'Eternità potesse avere dei limiti?" 
(Il Monsignore) 
 
"Vi renderete conto che non esiste cibo più inebriante, e che i vostri sensi trarranno nuovo vigore per le tenzoni che vi attendono."
(La Signora Maggi, parlando della merda)
 
"Wie ihr wohl wißt, es genügt nicht... den selben Menschen immer wieder zu töten. Es ist dagegen zu empfehlen so viel Wesen wie möglich umzubringen."
("Come ben sai, non è soddisfacente uccidere la stessa persona più e più volte. Sarebbe raccomandabile uccidere quanti più esseri viventi possibile").
(La Signora Castelli)

Dialoghi: 

Il Duca: "Il gesto sodomitico è il più assoluto per quanto contiene di mortale per la specie umana. Il più ambiguo, perché accetta le norme sociali per infrangerle."
Il Monsignore: "C'è qualcosa di più mostruoso del gesto del sodomita, ed è il gesto del carnefice"
Il Duca: "È vero, ma il gesto del sodomita ha il vantaggio di poter essere ripetuto migliaia di volte."
Il Monsignore: "Si può trovare anche il modo di reiterare il gesto del carnefice."  
 
Presidente: "Carlo! Metti le dita così. Sei capace di dire "non posso mangiare il riso" tenendo le dita così?"
Carlo: "Non posso mangiare il riso!"
Presidente Durcet: "E allora mangia la merda!"

Corrispondenze dei Signori nell'opera di Sade: 
 
   Il Duca: Il Duca di Blangis
   Il Presidente: Il Banchiere Durcet (Presidente della Banca
       Centrale)
   Il Monsignore: Il Vescovo
   L'Eccellenza: Il Presidente de Curval (Presidente della
       Corte d'Appello) 
 

Recensione: 
Lo scandalo provocato da questa potente pellicola è stato immenso e non accenna a placarsi. Ancora a distanza di tanti anni, moltissimi commentatori definiscono il capolavoro pasoliniano "violento", "vomitevole", "una pugnalata nello stomaco", "allucinante" e via discorrendo. A dire il vero, posso guardare anche le sequenze più truci con assoluta tranquillità mentre mangio, senza perdere l'appetito. Mi rendo conto che la mia reazione è qualcosa di molto raro. Essendo la mia stirpe destinata all'Estinzione, non ho alcuna paura. Tutto ciò che nella vita mi può capitare, avrà la sua fine quando Azrael verrà a ghermirmi. Così non è per coloro che hanno procreato. Ogni genitore, vedendo Salò, si sentirà invadere dall'inquietudine e dal terrore. Penserà questo: "E se capitasse a mio figlio? E se capitasse a mia figlia?" Oppure: "E se capitasse ai miei nipoti, ai miei pronipoti?"  
Sono stati scritti innumerevoli trattati nel tentativo di spiegare il significato delle sequenze sadiane, ritenute di volta in volta metafore del potere della borghesia, del potere della dittatura fascista, del consumismo, della società edonistica, persino della scuola dell'obbligo. Ecco così che il Duca, il Monsignore, l'Eccellenza e il Presidente acquistano l'apparenza di geroglifici del potere dinastico, religioso, giudiziario ed economico. Tutte questa massa di estenuanti elucubrazioni politiche e sociali lascia il tempo che trova e in fin dei conti non risolve nulla. Sono consapevole che la parola "metafora" era usata dallo stesso regista. Penso che fosse lo spirito di quei tempi, in cui nessuna narrazione era accettata dal pubblico se non era vista come una "metafora" di qualcosa. Trovo che sia necessario andare oltre. Me ne esco così con una chiave d'interpretazione per certi versi rivoluzionaria: e se Salò fosse la pura e semplice storia di un gruppo di carnefici sodomiti e delle pratiche da loro inflitte a vittime inermi? Se fosse da interpretarsi in senso letterale? Se vedo un cazzone che si infila nel culo, perché diamine dovrebbe essere un'allegoria di qualcosa? Semplice. È innanzitutto un cazzone che si infila nel culo! È il potere in sé ciò che il regista ci mostra, il potere dell'essere umano sull'essere umano. In quanto tale, senza infingimenti. Per Caligola era un atto di voluttà infliggere supplizi efferati esercitando un arbitrio assoluto sulle vite dei suoi sudditi, che erano terrorizzati dalla sua presenza. Non c'era alcun bisogno di una spiegazione razionale. È proprio questo che non capiscono i critici cinematografici, i radical chic intellettualoidi, etc.
Troppo spesso si è detto che Salò sarebbe il testamento poetico di Pasolini, ma penso che poche cose siano più lontane dal vero. Egli cercava infatti di realizzare una Trilogia della Morte, contrapposta alla Trilogia della Vita, che era composta da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974). Ebbene, nelle sue intenzioni Salò doveva essere proprio il primo film della Trilogia della Morte. Si converrà che con un simile progetto in mente, non si fanno testamenti di sorta. Mi piacerebbe riuscire a immaginare come sarebbero stati il secondo e il terzo capitolo della Trilogia della Morte! Purtroppo, non potremo mai nemmeno immaginarcelo.
 
Il potere della censura
 
Se si dovesse fare un riassunto dell'accanita persecuzione giudiziaria che si è abbattuta su questo film, forse non basterebbe un'enciclopedia per esaurire l'argomento. Furono aperti più di 30 processi postumi (secondo alcuni sono stati 31, secondo altri addirittura 33) e la pellicola passò da un sequestro all'altro. Ogni volta che veniva proiettata, c'era qualche grave rogna che portava nuovamente alla sua scomparsa. Trovo difficile mettere a fuoco questo complesso percorso persecutorio. Rimando quindi alle numerose fonti presenti nel vasto Web, in cui si possono trovare dettagli e approfondimenti. Ecco un link che può essere utile:


Pasolini fu assassinato sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia, il 2 novembre 1975, prima dell'uscita del film. Giuseppe "Pino" Pelosi, un diciassettenne di Guidonia Montecelio già noto come ladro e "ragazzo di vita", fu arrestato e incolpato dell'omicidio. Ammise di aver investito molte volte il corpo del regista con l'automobile, schiacciandolo in seguito a una lite furibonda. Per tale delitto fu quindi condannato, eppure a distanza di molti anni negò ogni coinvolgimento. Il caso rimane irrisolto. Sono state fatte moltissime ipotesi, anche complottistiche, per spiegare l'accaduto. Nessuno potrà mai togliermi dalla mente l'idea che le motivazioni della morte del regista abbiano in qualche modo a che fare con Salò. A parer mio, politici potenti devono aver commissionato l'uccisione, perché non volevano che la popolazione arrivasse a concepire atti sessuali considerati  eversivi. Oggi nel Web si trovano con grande facilità immagini e video di atti di sesso anale e di coprofagia, solo per fare qualche esempio, ma dobbiamo tener conto della realtà dell'Italia dell'epoca, dominata dalla Democrazia Cristiana, in cui non si respirava ed era un problema già menzionare le gambe dei tavoli. Non c'è più la soffocante cappa della censura che rese difficile la vita a Pasolini, ma dobbiamo combattere contro la minaccia del politically correct, ancor più grave e corrosiva.  


L'anarchia di ogni potere 
 
Queste sono le parole del regista sulla sua opera: 

"Il film è preso da ‘Le 120 giornate di Sodoma’ di De Sade, ma è ambientato durante la Repubblica di Salò, cioè tra il ’44 e il ’45. Quindi c’è molto sesso. Ma il sesso che c’è nel film è il tipico sesso di De Sade, la cui caratteristica è esclusivamente sadomasochistica, in tutta l’atrocità dei suoi dettagli e delle sue situazioni. A me questo sesso interessa come interessa a De Sade, per quello che è, ma nel mio film tutto questo sesso assume un significato particolare ed è la metafora di ciò che il potere fa del corpo umano. La mercificazione del corpo umano, la riduzione del corpo umano, è tipica del potere, di qualsiasi potere. Quindi il mio film è un film contro qualsiasi forma di potere e precisamente contro quella che io chiamo l’anarchia del potere, ed è questa la ragione per cui ho scelto Salò e la Repubblica fascista di quel periodo, perché mai come in quel momento il potere è stato anarchico, arbitrario e gratuito, potendo fare qualsiasi cosa". 
 
E ancora: 
 
"Il reale senso del sesso nel mio film è quello che dicevo, cioè una metafora del rapporto del potere con chi gli è sottoposto. Tutto il sesso di de Sade, cioè il sadomasochismo di de Sade, ha dunque una funzione ben specifica, ben chiara. Cioè quella di rappresentare ciò che il potere fa del corpo umano, la riduzione del corpo umano alla cosa, la mercificazione del corpo. Cioè praticamente l'annullamento della personalità degli altri, dell'altro. È quindi un film non soltanto sul potere, ma su quello che io chiamo "l'anarchia del potere", perché nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. [...] Questo vuole essere un film sull'inesistenza della storia. Cioè la storia così come vista dalla cultura eurocentrica, il razionalismo e l'empirismo occidentale da una parte, il marxismo dall'altra, nel film vuole essere dimostrato come inesistente... Beh! Non direi per i nostri giorni, lo prendo come metafora del rapporto del potere con chi è subordinato al potere, e quindi vale in realtà per tutti. Evidentemente la spinta è venuta dal fatto che io detesto soprattutto il potere di oggi. È un potere che manipola i corpi in modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio di culture viventi, reali, precedenti."

Il concetto è sacrosanto: ogni dittatore è anarchico, perché non deve rendere conto a nessuno e non riconosce alcun potere superiore al suo. Ovviamente i suoi sottoposti sono soltanto ingranaggi nel meccanismo di stritolamento. L'anarchia è come la corona, soltanto il Sovrano la può portare. Se a farlo è qualche suddito, allora diventa un crimine e un pericolo.
Facciamo un esempio concreto. Adolf Hitler non amava Max Stirner. Eppure era in tutto e per tutto uno stirneriano puro: solipsista, nichilista, individualista, egoista, capace di affermare l'unico e la sua proprietà. Non tollerava che altri al di sotto di lui portassero avanti queste idee, perché ciò avrebbe significato l'inizio della fine del suo potere.
Naturalmente la parola "anarchia" in questo contesto non ha nulla a che vedere col significato che comunemente le masse le attribuiscono.
 

Aldo Valletti nel ruolo del Presidente

Il fulvo e paonazzo Valletti (Roma, 1930 - Roma, 1992) fu scelto per la sua fisionomia grottesca, per i suoi lineamenti faineschi, da freak. I suoi occhi microscopici e scuri ardono di una luce assolutamente malsana. Quando chiesero a Pasolini perché gli avesse assegnato il ruolo del Presidente, rispose così: "Si tratta di un generico che in più di vent'anni di lavoro non ha mai detto una battuta".
In una intervista sul film, il regista affermò questo: "I signori e i potenti li ho scelti parte tra gli intellettuali in grado di recitare (Uberto Paolo Quintavalle, e alcuni doppiatori), parte tra persone che non dovessero recitare ma solo essere (Giorgio Cataldi e Aldo Valletti), e parte tra attori (Paolo Bonacelli, Elsa de Giorgi)".
Ezio Manni, che interpretò un repubblichino di leva, ebbe a dire: "Valletti era così come lo vedi in Salò, un imbranato. Era dolce, timoroso, a fine giornata si chiudeva in albergo e non usciva più. Diceva che doveva prepararsi per il giorno dopo, poi veniva sul set e sbagliava tutto. Si scordava le battute, si bloccava. Quando doveva torturare i ragazzi con la candela accesa, gli tremava la mano. Nella scena della mia uccisione, non gli sparava la pistola, una frana".
Per questi motivi e per la sua scarsa capacità recitativa che fu scelto di farlo doppiare da Marco Bellocchio, collaboratore di vecchia data del regista.
Uberto Paolo Quintavalle aggiunge altre informazioni non proprio eulogistiche: "Un ex seminarista che non si era poi fatto prete e aveva tirato avanti fino allora, per venticinque o trent'anni cioè, dando ripetizioni di latino e facendo la comparsa all'Opera di Roma o a Cinecittà".  
Eppure la barzelletta del Presidente su Perotto è tuttora definita "agghiacciante". A me sembra del tutto innocua. Eccola. Un uomo deve incontrare un amico di nome Perotto, a notte fonda. Si può immaginare che intenda sodomizzarlo. A un certo punto sente qualcuno muoversi. "Sei Perotto?", chiede. Quello risponde: "Quarantotto!"
Certo, il fatto considerato "agghiacciante" dal pubblico è che la barzelletta è raccontata in presenza di una ragazza sgozzata, uccisa per aver compiuto un atto di devozione religiosa.
 
 
Paolo Bonacelli nel ruolo del Duca

Senza dubbio Paolo Bonacelli, nato a Civita Castellana nel 1937, è il migliore attore tra coloro che hanno recitato in questa pellicola. Lo trovo una spanna al di sopra degli altri. La sua interpretazione incarna alla perfezione lo spirito perverso del Divin Marchese! Sprovvisto di pazienza, vorrebbe piegare l'Universo al suo volere, dando in escandescenze quando per qualche motivo non ci riesce. I suoi tremendi scatti d'ira sono proverbiali. Prima di Salò, Bonacelli aveva al suo attivo una parte di attore in ben 18 film. Tra questi menzioniamo L'arcidiavolo (Ettore Scola, 1966), Giordano Bruno (Giuliano Mondaldo, 1973), il bizzarro Milarepa (Liliana Cavani, 1974) e il profetico La banca di Monate (Francesco Massaro, 1975).
A questo punto devo riportare uno strano fatto che mi è accaduto qualche anno fa. Si tratta di un caso di prosopagnosia. Era il 2020. A causa dei postumi di un'infezione da SARS-CoV-2, il mio cervello ha avuto per quasi un anno gravi difficoltà a riconoscere i volti. Quando vidi una foto del Duca, interpretato magistralmente da Bonacelli, lo scambiai per Ramzan Khadyrov. "Ecco, questo è il ceceno biondiccio!", commentai su Facebook a un carissimo amico, che rimase esterrefatto. In realtà la somiglianza tra l'attore e il politico ceceno è a dir poco vaga. Detto ciò, non credo proprio che Khadyrov sarebbe entusiasta delle attività sodomitiche del Duca! 
 
 
Sul ponte di Perati 

A un certo punto, il Duca biondiccio intona un canto della Brigata Alpina "Julia", seguito dagli altri Signori e da alcuni degli ospiti. Riporto nel seguito il testo completo della canzone, di cui nel film si sente soltanto una sintesi delle prime due strofe. Alcuni versi sono redatti in un veneto molto italianizzato, mentre altri sono in italiano.

Sul ponte di Perati

Sul ponte di Perati
bandiera nera:
l'è il lutto degli Alpini
che va a la guera.

L'è il lutto della Julia
che va a la guera
la meglio gioventù
che va sot'tera.

Sull'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio.

Col fazzoletto in mano
mi salutava
e con la bocca i baci
la mi mandava.

Queli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati.

Sui monti della Grecia
c'è la Vojussa
col sangue degli Alpini
s'è fatta rossa.

Un coro di fantasmi
vien zo dai monti:
l'è il coro de li Alpini
che son morti.

Gli Alpini fan la storia,
la storia vera:
l'han scritta con il sangue
e la penna nera.

Alpini della Julia
in alto il cuore:
sul ponte di Perati
c'è il Tricolore!

Il componimento commemora la grande battaglia del Ponte di Perati tra la Grecia e l'Albania (24 aprile 1941), che coinvolse truppe italiane e greche. Dopo sei mesi di combattimenti durissimi e logoranti, la 9° Armata Italiana occupò nuovamente il ponte, congiungendosi con le forze tedesche. Perati è il villaggio di Perat in Albania. 
Il Duca ovviamente considera la bandiera nera menzionata nel canto come il vessillo fascista, derivato direttamente da quello anarchico - piaccia o no. In occasione della proiezione del film il 10 gennaio 1976, ci fu un risvolto penale. L'Associazione Nazionale degli Alpini fu offesa e indignata nell'udire il canto intonato da ripugnanti aguzzini: alle proteste seguì subito una denuncia. I nervi erano scoperti, bastava un nonnulla per finire in tribunale!  


Uberto Paolo Quintavalle nei panni dell'Eccellenza 

L'Eccellenza è un uomo di un'intelligenza vivissima e attento ai dettagli. Scansiona l'intera realtà che si offre ai suoi sensi e la mappa con la potenza delle sue sinapsi. Vuole sapere tutto. In particolare pretende che i racconti sui libertinaggi siano completi della descrizione particolareggiata dei cazzoni smisurati dei protagonisti. Quando ho voluto passare dal personaggio alla conoscenza del suo interprete, sono rimasto sorpreso. L'attore, nato a Milano nel 1926 e deceduto a New York nel 1997, era di famiglia aristocratica, iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana. Era figlio di Bruno Antonio Quintavalle, Conte di Monasterolo d'Adda, e di Paola Marelli, figlia dell'industriale Ercole Marelli. Era giornalista e scrittore, ma non aveva precedenti esperienze cinematografiche. Collaborò con il Corriere della Sera e proprio nel contesto giornalistico conobbe Pasolini, essendo tra i primi ad essere informato del progetto del film sodomitico. Fu autore di diversi romanzi, tra cui La festa (1953), Code senza lucertola (1965), Il viaggiatore supercompresso (1964), Pao Pao, anticamera del paradiso (1965), Il Dio riciclato (1989) e In cerca di Upamanyu (1995). Devo assolutamente approfondire la conoscenza degli scritti di questo autore.


Giorgio Cataldi nei panni del Monsignore

All'inizio del Girone del Sangue, durante la surreale celebrazione del matrimonio posticcio tra tre dei Signori e gli stalloni, vediamo il Monsignore vestito come un antico sacerdote di Baal. Indossa un surreale abito di porpora che è come un'impalcatura grottesca. Il ministro, nell'atto di officiare le unioni tra i suoi compari travestiti grottescamente da carampane e altrettanti montatori, pronuncia parole incomprensibili che si sentono a malapena. Come le ho udite, mi è parso che avessero la sonorità di un antico idioma della Mezzaluna Fertile. Non sono del tutto sicuro che la formula sia la stessa per tutte le "coppie"; in ogni caso, riascoltando di continuo l'ultima celebrazione, quella in cui la voce dell'officiante è più chiara, sono riuscito a distinguere questo frammento: "atmàn daghishmàn vaesatràn atmanàm mahèma itma samarkàn...". Seguono altre due o tre parole che non sono riuscito in alcun modo a trascrivere. La mia trascrizione potrebbe essere distorta e inesatta. All'inizio ho pensato che questa fosse la perduta lingua di Sodoma. Presto l'illusione è caduta e mi sono accorto che è sanscrito pronunciato in modo approssimativo. Senza approfondire troppo, così di getto si possono tradurre le seguenti parole: 
 
ātman "tu stesso", "il sé"
vaiśastra "governo, regola"
ātmānaṃ "corpo" 
mahema "che possiamo onorare"
samarhana "mostrare onore", "offerta fausta" 
 
Si comprende all'istante che queste traduzioni sono compatibili con una formula nuziale. Così il mistero è risolto. Quello che non è del tutto chiaro è cosa può aver indotto Pasolini a compiere questa scelta. Credo che fosse ben consapevole della necessità di dare una lingua concreta a Sodoma e che per questo abbia ideato la sequenza: voleva attrarre l'attenzione. Ovviamente non era a conoscenza di come si parlasse nella Pentapoli, si è limitato a darcene un'idea e trasmettere il dubbio, l'inquietudine che la conoscenza di tale eredità possa essersi trasmessa in modo esoterico, segreto, dall'epoca di Lot fino ad oggi. Ha così preso il sanscrito, che tanto era conosciuto da ben poche persone in Italia. In fondo, aveva scarsa importanza l'ontologia linguistica sodomitica: Dante Alighieri non sapeva nulla della lingua parlata dai Demoni dell'Inferno, eppure ci ha trasmesso un immortale "Papè Satàn, papè Satàn aleppe".  
Oltre al film sodomitico, l'attore Giorgio Cataldi ha interpretato soltanto La ragazza alla pari (Mino Guerrini, 1975). Non si hanno molte informazioni sulla sua vita: si ignora persino la sua data di nascita, nemmeno si sa se sia tuttora in vita. Dovrebbe essere nato a Roma e apparteneva all'ambiente degradato delle borgate. Fu scoperto da Pasolini, che probabilmente rimase colpito dalla sua espressività e dai suoi occhi cerulei. Avrebbe dovuto interpretare il ruolo del protagonista di Accattone (1961); non poté farlo perché si trovava in prigione e fu così sostituito da Franco Citti. Non comparve nel primo film di Pasolini. Comparve nell'ultimo.
 

Le tre Megere e la Pianista
 
Il duetto comico-grottesco della Signora Vaccari e della Pianista è memorabile. È un numero di bravura recitato in perfetto francese. Pasolini era un entusiasta ammiratore del regista còrso Paul Vecchiali, nato ad Ajaccio nel 1930. In particolare era rimasto impressionato dal film Femmes Femmes (1974), alla cui proiezione aveva assistito a Venezia. Volle così che le sue protagoniste, la bionda Hélène Surgère (1928 - 2011) e la rossiccia Sonia Saviange (vero nome Christine Vecchiali, 1923 - 1987), recitassero proprio in Salò. Il duetto a quanto pare si trova nel film di Vecchiali ed è stato qui riproposto tal quale. Il risultato può dirsi eccellente. Mi piace molto Elsa de Giorgi (1914 - 1997) nel ruolo della Signora Maggi, famosa dovunque per il suo sensualissimo culo. L'attrice era di stirpe nobile, figlia di un'antica famiglia aristocratica umbro-marchigiana, i Giorgi Alberti di Bevagna e Camerino, patrizi di Spoleto. Purtroppo di questi tempi non la ricorda più quasi nessuno, ma è stata un'attrice e una scrittrice molto prolifica; come regista ha diretto il film Sangue più fango uguale logos passione (1974), oggi praticamente introvabile.
La meno riuscita delle tre Megere sembra essere la Signora Castelli, interpretata da Caterina Boratto (1915 - 2010). Forse questa mia impressione deriva dal fatto che la vedo fredda rispetto alle sue compari e che le è stato riservato un ruolo meno prominente. Inoltre va detto che lo spettatore, arrivato in pieno Girone del Sangue già sovraccarico di input sensoriali bizzarri, si trova davanti alle scene di tortura ed è meno incline a prestare troppa attenzione alla figura della tenutaria. 
 

Le feci finte 

Gli escrementi usati nelle scene di coprofagia non erano ovviamente reali, soprattutto per motivi sanitari. Furono realizzati moltissimi stronzi posticci con una grossolana mistura di cioccolato, cacao in polvere, marmellata di arancia amara, canditi e altri ingredienti dai sapori stridenti (sembra che ci fosse anche del formaggio spalmabile, ma non ne sono sicuro). Nessuna fonte riporta contemporaneamente tutti gli ingredienti citati: alcuni menzionano i canditi anziché la marmellata, altri il cacao in polvere anziché il cioccolato; devo dire che non sono riuscito a reperire la ricetta dell'intruglio nel Web. Le reazioni di disgusto erano comunque reali, anche se non arrivano ai conati di vomito che sarebbero stati indotti in molte persone dal materiale fecale autentico. Sembra che il solo Bonacelli abbia gradito molto il dolciume dall'aspetto escrementizio, ingozzandosene con avidità! Non sarebbe male fondare una branca della pasticceria che imita gli escrementi! Non mancherò di tenere informati dei miei esperimenti culinari gli eventuali lettori.
 
Dio! Dio! Perché ci hai abbandonati? 
 
Pasolini non fa mancare nemmeno qualche interessante spunto di riflessione teologica. Una ragazza, immersa in una tinozza piena zeppa di feci calde assieme alle sue compagne, a un certo punto insorge, si leva piena di rabbia ed esclama: "Dio! Dio! Perché ci hai abbandonati?" Il suo urlo disperato riecheggia quello di Cristo sul Golgota, pronunciato poco prima di spirare sulla croce: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?" (variante: "Elì, Elì, lama sabachthani"). In aramanico significa per l'appunto questo: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" La risposta che mi sento di dare alla ragazza è la seguente: "Se Dio fosse egli stesso un libertino sadiano, proprio come i quattro Signori, sarebbe tutto più chiaro."  
 
Scomode analogie 
 
Salta agli occhi che il tiranno dotato di maggior potere è proprio la divinità. Che sia il Dio delle religioni abramitiche oppure un qualsiasi essere divino/demoniaco di una qualsiasi tradizione politeista, in fondo poco importa. Il concetto di divinità, introdotto nel mondo a causa della paura, mostra una sorprendente somiglianza con quello di libertino sadiano. La divinità detta la sua legge assurda e arbitraria, costringe l'adoratore con la minaccia, la punizione, l'insopportabile senso di colpa e di peccato. Questo è il fondamento dell'idea stessa di religione normativa, una funesta innovazione formatasi nel Neolitico.  


Il problema del finale 
 
Pasolini a un certo punto si trovò di fronte a una serie di enormi difficoltà. Che conclusione dare alla vicenda dei quattro libertini sadiani? Gli vennero in mente quattro diversi finali alternativi, nessuno dei quali ritenne soddisfacente. Eccoli, in estrema sintesi: 

1) A un certo punto compare una bandiera rossa al vento, con la scritta "È amore".  
2) Tutto finisce nella sala delle orge, coperta da bandiere rosse, in cui vittime e carnefici si scatenano al ritmo del boogie woogie. La bardatura comunista rappresenta l'arrivo di una nuova epoca.
3) I quattro Signori, usciti dalla villa, parlano tra loro, cercando di fare il punto sull'accaduto e sul suo significato. Finiscono quindi con l'autoassolversi, ritenendo le loro uccisioni "insignificanti" in confronto a quanto sta avvenendo nel mondo sconvolto dalla guerra.
4) Due giovani repubblichini, timidi e impacciati, ballano come se fossero ragazzo e ragazza, mentre la radio trasmette una canzone sdolcinata tipica di quei tempi. 
 
I finali 1) e 2) avrebbero mandato tutto in merda. No, non si può smerdare così una sublime sequela di atti di sadismo, sodomia e coprofagia con stronzate politiche banali, retoriche, inconsistenti, stupidissime. Pasolini lo capì all'istante. Sarebbe scaduto nella "morale psichedelica" tanto in voga in quegli anni. Sapete, le idiozie dei nuovi lotofagi che volevano trasformare Stalin in un figlio dei fiori. Il punto è che il regista detestava tutto ciò in modo viscerale. A quanto pare il finale 2) venne realmente girato, anche se non fu poi utilizzato: risultò confuso, caotico, del tutto vano. Il finale 3) avrebbe posto un problema ancora maggiore: siccome i fatti si svolgevano a Marzabotto, come mostrato chiaramente da un cartello stradale, si profilava il grave rischio di far passare il film per una giustificazione o minimizzazione della strage che avvenne in quel luogo il 29 settembre 1944. 
Come si poteva uscire da questo blocco? Pasolini scelse quindi il finale 4), quello dei due ragazzi repubblichini danzanti. 


Curiosità 
 
Maurizio Costanzo lavorò alla prima versione della sceneggiatura. Pupi Avati diede al copione alcuni contributi non accreditati. A quanto pare, chiese in modo esplicito che il suo nome fosse cancellato, forse perché si vergognava. 
 
Gli stalloni, dotati di falli colossali, in realtà portavano protesi peniene fatte di gomma e molto realistiche, tanto che si possono vedere persino le venature del prepuzio. 

Il film ha avuto una diffusione molto limitata a livello mondiale ed è tuttora bandito in molti paesi. Il paese in cui ha avuto una maggior diffusione è la Svezia, dove nel 1976 ha venduto ben 125.000 biglietti. Ciò significa che è stato visionato dall'1,5% della popolazione svedese. 
 
L'enigma del furto delle pizze
 
Nel corso della lavorazione del film, settantaquattro pizze di negativi scomparvero dalle celle frigorigere degli stabilimenti Technicolor di Cinecittà. Furono rubate anche bobine di altri due film: Il Casanova di Federico Fellini (Federico Fellini, 1976) e Un genio, due compari, un pollo (Damiano Damiani, 1975). Le tre pellicole avevano in comune la casa di produzione, la PEA, di proprietà di Alberto Grimaldi. Non si seppe mai chi trafugò questo materiale. Per la sua restituzione fu chiesto un riscatto di cento milioni di lire, ma Grimaldi rifiutò di cedere al ricatto. Il montaggio Salò fu effettuato comunque utilizzando due artifici:
1) i cosiddetti "doppi", ossia le scene girate da un'inquadratura diversa;
2) le pellicole "intermediate", che permisero di ricostruire i negativi tramite una tecnica innovativa messa a punto dalla Kodak.
Le pizze sottratte furono infine ritrovate dai Carabinieri il 2 maggio 1976, dopo l'uscita del film e dopo la morte del regista. È stato ipotizzato che Pasolini sia caduto nell'agguato all'Idroscalo di Ostia in seguito a un'informazione sul supposto ritrovamento delle pizze. Le prove tuttavia non sembrano esserci. 
 

Il genere nazi-erotico 
 
La critica ha spesso considerato Salò come il capostipite del genere nazi-erotico, detto anche nazisploitation, diffuso a metà degli anni '70 dello scorso secolo. Si tratta di una dozzina di pellicole imperniate sugli agghiaccianti esperimenti condotti da carnefici nazisti su prigionieri e prigioniere dei campi di concentramento. Le analogie con l'opera pasoliniana sembrano piuttosto superficiali, limitate all'imitazione di qualche sequenza. È più verosimile che il vero capostipite del nazi-erotico sia Salon Kitty (1976), diretto da Tinto Brass. Tuttavia si deve notare che l'attrice Antiniska Nemour, la provocante brunetta dai capelli crespi e dai vivaci occhi scuri, comparve in un nazi-erotico due anni dopo aver interpretato Salò: è L'ultima orgia del III Reich (1977), diretto da Cesare Canevari. La bella Antiniska mi è molto simpatica perché mi ricorda F., un'amica conosciuta ai tempi di Splinder.
Non sono un patito di film di nazisploitation, tuttavia devo notare che attualmente non potrebbero essere più girati e nemmeno concepiti nell'anticamera del cervello.  
 
Memorie di strani giorni
 
Ero uno studente universitario. Ricordo ancora un viaggio sul treno, in una giornata estiva assolata. C'era un pazzo che enunciava i fondamenti della sua fede. Affermava che il pane mangiato durante il giorno è pane, mentre il pane mangiato durante la notte è sterco. Evocava la coprofagia e menzionava a gran voce il titolo dell'opera del Marchese de Sade, Le 120 giornate di Sodoma. Con ogni probabilità, era rimasto traumatizzato dalle sequenze del film di Pasolini.  
 
Etimologia di Salò 

Il toponimo Salò non ha etimologia chiara. Tuttora rappresenta una grave crux: non si sono trovate proposte convincenti. Bisogna scartare senza indugio le storielle inventate ad hoc da topi di biblioteca ottocenteschi, che vogliono il nome di Salò derivato da un fantomatico lucumone etrusco Saloo o da un'altrettanto insostanziale regina etrusca Salodia. Possiamo dire questo: la forma latina del toponimo, attestata in epoca medievale, è Salodium, da cui deriva l'aggettivo salodiano. Verosimilmente la consonante -d- è antica e non deriva da eufonia, come vorrebbero i romanisti. Varianti di Salodium sono Salude e Salaude. Queste strane variazioni sono antiche e di difficile spiegazione.  Bisogna scartare, alla luce di queste attestazioni complesse, la derivazione dal latino salūs "salute". Nel Web si trova spesso menzionata una derivazione da una voce latina fantomatica, *salodium, che indicherebbe "sale e stanze di cui erano ricche le ville a lago di epoca romana". Si tratta di una formazione artificiosa fatta derivare dall'italiano sala, di chiara origine longobarda. Non poteva esistere in epoca imperiale. Da scartarsi anche l'accostamento al francone *sahla "salice". In realtà la forma germanica è errata, deve essere *salha, come l'antico alto tedesco salaha "salice". La proposta è implausibile già soltanto per la natura inesplicabile del suffisso -od- / -aud- / -ud-. Si potrebbe accostare Salò a idronimi paleoeuropei formati dalla radice *sal-, ma temo che ci vorranno molti anni di studi per arrivare a una conclusione ragionevole. Una curiosità: gli abitanti di Salò in gergo sono chiamati Salàm "Salami" o Salamì "Salamini".

venerdì 10 dicembre 2021

 
BALLE SPAZIALI

Titolo originale: Spaceballs
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1987
Durata: 96 minuti
Rapporto: 1,85:1
Lingua: Inglese
Genere: Azione, fantascienza, commedia, avventura,
   parodia, satira
Sottogenere: Demenziale
Regia: Mel Brooks
Soggetto: Mel Brooks, Thomas Meehan, Ronny Graham
Sceneggiatura: Mel Brooks, Thomas Meehan,
    Ronny Graham
Produttore: Mel Brooks
Coproduttore: Ezra Swerdlow
Fotografia: Nick McLean
Montaggio: Conrad Buff IV
Effetti speciali: Industrial Light & Magic
Musiche: John Morris
Scenografia: John Franco Jr.
Direttore artistico: Harold Michelson
Trucco: Ken Diaz, Melanie Levitt
Effetti sonori: Sandina Bailo-Lape
Supervisore dei dialoghi: Michael John Bateman
Interpreti e personaggi:
    Mel Brooks: Presidente Scrocco/Yogurt
    Rick Moranis: Lord Casco Nero 
    Bill Pullman: Stella Solitaria  
    Daphne Zuniga: Principessa Vespa 
    John Candy: Ruttolomeo, il Canuomo 
    George Wyner: Colonnello Nunziatella 
    Dick Van Patten: Re Rolando 
    Lorene Yarnell: Dorothy
    Jim J. Bullock: Principe Valium 
    Leslie Bevis: Comandantessa Zircon
    Bubba Smith: Soldato
    Dom DeLuise: Pizza Margherita 
    Michael Winslow: Tecnico radar
    John Hurt: Kane
    Tim Russ: Soldato
    Jeff MacGregor: Snotty
    Sandy Herberg: Dott. Schlotkin (chirurgo plastico)
    Brenda Strong: Assistente del Dott. Schlotkin
    Jim Jackman: Maggiore Stronzo 
    Sal Viscuso: Operatore radio
    Mitchell Bock: Operatore video
    Ronny Graham: Ministro di culto di Druidia
    Stephen Tobolowsky: Capitano della Guardia
    Henry Kaiser: Operatore del raggio magnetico
    Denise Gallup: Charlene (gemella bionda)
    Dian Gallup: Marlene (gemella bionda)
    Tony Griffin: Guardia carceraria
    Rick Ducommun: Guardia carceraria
    Bryan O'Byrne: Organista
    Rhonda Shear: Donna nel ristorante
    Tommy Swerdlow: Capo dei soldati
    Earl Finn: Guardia col capitano
    Tom Dreesen: Guardia del transformer
    Ken Olfson: Usciere capo
    Ed Gale: Dink
    Antonio Hoyos: Dink
    Felix Silla: Dink
    Arturo Gil: Dink
    Tony Cox: Dink
    John Kennedy Hayden: Dink
    Dee Booher: Donna barbuta
    Johnny Silver: Caddy
Doppiatori originali:
    Joan Rivers: Dorothy
Doppiatori italiani:
    Sergio Fiorentini: Presidente Scrocco/Yogurt
    Vittorio Stagni: Lord Casco Nero
    Sandro Acerbo: Stella Solitaria
    Emanuela Rossi: Principessa Vespa
    Massimo Giuliani: Ruttolomeo
    Michele Gammino: Colonnello Nunziatella
    Manlio De Angelis: Re Rolando
    Emanuela Rossi: Dorothy
    Anna Rita Pasanisi: Comandantessa Zircon
    Vittorio De Angelis: Soldato
    Pino Ammendola: Pizza Margherita
    Nino Prester: Snotty
    Roberto Chevalier: Caporale
Nomi originali dei personaggi:
   Captain Lone Starr: Stella Solitaria
   Barfolomew (Barf): Ruttolomeo (aka Rutto, Rigurgita)
   Princess Vespa: Principessa Vespa
   Dot Matrix: Dorothy
   President Skroob: Presidente Scrocco
   Yogurt: Yogurt
   Lord Dark Helmet: Lord Casco Nero
   Pizza the Hutt: Pizza Margherita
   Vinnie:  Vincenzino
   King Roland: Re Rolando
   Colonel Sandurz: Colonnello Nunziatella
   Commanderette Zircon: Comandantessa Zircon
   Prince Valium: Principe Valium 
   Major Asshole: Maggiore Stronzo 
Titoli in altre lingue:
   Tedesco: Spaceballs - Mel Brooks' verrückte Raumfahrt
   Francese: La Folle Histoire de l'espace
   Spagnolo: La loca historia de las galaxias
   Polacco: Kosmiczne jaja
   Russo: Космические яйца
   Turco: Uzay Topları
   Giapponese: スペースボール
Colonna sonora:
    "Spaceballs Main Title Theme" – John Morris
    "My Heart Has a Mind of Its Own" – Jeffrey Osborne and
       Kim Carnes
    "Heartstrings" – Berlin
    "Spaceballs Love Theme" (Instrumental) – John Morris
    "The Winnebago Crashes"/"The Spaceballs Build Mega-
       Maid" – John Morris
    "Spaceballs" – The Spinners
    "Hot Together" – The Pointer Sisters
    "Good Enough" – Van Halen
    "Wanna Be Loved by You" – Ladyfire
    "Raise Your Hands" (hidden track) – Bon Jovi
Budget: 22,7 milioni di dollari US
Box office: 38,1 milioni di dollari US

Trama: 
Il pianeta Spaceball è guidato dal Presidente Scrocco, scemo come la merda e ai limiti della demenza. La sua ecosfera ha un problema non da poco: nel corso dei secoli è stata dissipata quasi tutta la sua aria respirabile. Il perfido Scrocco progetta quindi di sottrarre l'atmosfera al vicino pianeta Druidia, costringendo il suo sovrano, Re Rolando, a dargli il codice dello scudo protettivo che lo circonda. La figlia di Re Rolando, la Principessa Vespa, fugge da Druidia per evitare un matrimonio combinato con il principe narcolettico Valium, a cui non sta in piedi il nerbo. La nave Spaceball One, comandata dal Colonnello Nunziatella, che trasporta il terribile Lord Casco Nero, viene inviata a rapire Vespa e la sua servitrice dall'accento napoletano, il droide di latta dorata Dorothy. Il mercenario Stella solitaria e il suo compagno Rutto, un Canuomo (metà uomo e metà cane), sono in viaggio sul loro camper-astronave Winnebago Eagle 5, quando vengono contattati e minacciati dal boss mafioso Pizza Margherita, intenzionato a recuperare un credito con la massima urgenza, con interessi astronomici. Anche Re Rolando contatta Stella Solitaria e Rutto, offrendo loro una grande ricompensa se riportano Vespa a Druidia. La strana coppia recupera Vespa e Dorothy, scappando alla velocità della luce giusto in tempo per evitare la cattura e la doportazione a bordo di Spaceball One. Lord Casco Nero e un riluttante Colonnello Nunziatella usano la massima velocità iperluce, ma superano gravemente il gruppo quando cercano di seguirlo. Il camper rimane senza carburante e Stella Solitaria è costretto a fare un atterraggio di fortuna su una luna deserta. I quattro fuggitivi viaggiano a piedi per un po', ma alla fine svengono per il caldo implacabile. Vengono trovati dai Dink-Dink, un gruppo di minuscoli alieni rimbambiti in abiti scintillanti, che li portano nella grotta occulta del saggio Yogurt. Questi, un umanoide dorato, pubblicizza il merchandising correlato al film, quindi inizia a istruire Stella Solitaria sulle vie di un potere misterioso noto come Sforzo (che anche Casco Nero può controllare). Stella Solitaria e Vespa sviluppano una reciproca passione romantica. Questo nonostante l'insistenza di Vespa sul fatto che può sposare solo un principe (glielo ha detto il Babau!). A un certo punto Stella Solitaria mostra a Yogurt un medaglione con un messaggio indecifrabile che è stato trovato con lui quando è stato abbandonato da bambino. Gli Spaceballs rompono il quarto muro esaminando una videocassetta VHS del film nel disperato tentativo di localizzare Stella Solitaria e i suoi amici. Casco Nero si traveste da Re Rolando per attirare Vespa e la droide napoletana fuori dalla grotta. Mentre Stella Solitaria si prepara a inseguire il rapitore, riceve in dono da Yogurt un anello che può essere usato per incanalare lo Sforzo. Casco Nero estorce il codice dello scudo d'aria a Re Rolando (era un puerile 12345), minacciando di incaricare un chirurgo plastico di ridare a Vespa il nasone gigantesco che aveva prima di subire un intervento estetico, poi la imprigiona assieme alla sua servitrice. Stella Solitaria e Rutto si infiltrano nella prigione e fanno evadere tutti, scappando sul camper e lasciando catturare le loro grottesche controfigure. Spaceball One si riconfigura come un transformer in una titanica cameriera, apre lo scudo che circonda il pianeta Druidia e usa un aspirapolvere per aspirarne l'aria. Stella Solitaria attinge allo Sforzo per invertire il flusso e restituire l'aria, salvando appena in tempo Re Rolando e i Druidiani, quindi pilota il camper nella testa del transformer. Stella Solitaria trova per caso un pulsante di autodistruzione, ma Casco Nero lo interrompe: i due si impegnano in un furioso duello usando armi simili a spade laser che si estendono dai loro anelli dello Sforzo. Casco Nero ruba l'anello di Stella Solitaria e lo lascia cadere attraverso una grata del pavimento. Grazie a un messaggio telepatico da parte di Yogurt, Stella Solitaria capisce che il potere risiede dentro di lui e non nella materialità fisica dell'anello, così fa levitare uno specchio e riflette il raggio del suo avversario, facendolo cadere sul pulsante di autodistruzione. Stella Solitaria ritorna sul camper e lo pilota in salvo; Scrocco, Casco Nero e Nunziatella non riescono a raggiungere nessuna capsula di salvataggio in tempo e scoprono che l'annullamento dell'autodistruzione è fuori servizio, mentre il transformer esplode. I superstiti precipitano su un pianeta abitato da scimmie senzienti. Dopo essere stati spaventati da uno xenomorfo che canta in una tavola calda, Stella Solitaria e Rutto trovano un messaggio finale di Yogurt, nascosto in un biscotto della fortuna. Questa è la rivelazione: il medaglione di Stella Solitaria significa che egli è un principe e può quindi sposare Vespa. I due tornano a Druidia giusto in tempo per interrompere il matrimonio con quella merda impotente di Valium. Stella Solitaria proclama la sua stirpe reale e sposa Vespa. Segue la partenza per il viaggio di nozze in camper col Canuomo arrapato! 


Recensione: 
Senza dubbio questo è in assoluto uno dei film che ho visto più volte, tanto che ogni singola battuta si è impressa nella mia memoria. Dopo un'attenta analisi, sono giunto alla conclusione che è addirittura meglio di Guerre Stellari! Diciamocela tutta: col passar del tempo avvizzisce ogni entusiasmo per l'universo di Star Wars, che ha finito col diventare troppo complicato, contorto, arzigogolato, ripetitivo e privo di senso. Mi è capitato sotto gli occhi un trattato enciclopedico sulle spade laser e sui codici dei colori delle lame di energia, in cui si disquisiva dei cazzuti cristalli kyber e delle loro interazioni col carattere del proprietario. Mi sono sentito mortalmente annioiato e schifato, come se un genio malefico di colpo mi avesse caricato del fardello di vent'anni d'invecchiamento. Alla perversa degenerazione dei fan e al loro futile furore esiste un solo rimedio: il potere della Farsa! Certo, non ci sono grandi contenuti morali o filosofici in questa pellicola dell'ashkenazita Melvin James Kaminsky, in arte Mel Brooks. Tuttavia si possono notare molte cose interessanti sotto il profilo filologico ed antropologico. Tra geniali guizzi di metacinema e infinite trovate grottesche, ci si diverte molto.
 
La mente esplosa degli Americani 
 
Alla base della comicità demenziale c'è una caratteristica tipica della sottospecie Homo americanus: un universo mnemonico composto da milioni di dettagli tra loro del tutto privi di connessione. L'americano medio ricorda a menadito innumerevoli nominativi di personaggi pubblici (attori, sportivi, politici, etc.), eventi nazionali e locali, risultati di elezioni e di partite di diversi sport (baseball, rugby, football, hockey, etc.), marche di prodotti alimentari e non, catene di distribuzione, battute di film, show e altri stupidi programmi, una foresta immensa di sigle, acronimi e via discorrendo, fino alla completa saturazione delle capacità dei neuroni e delle sinapsi. Si capisce che in queste condizioni resta ben poco spazio per pensare. La comicità demenziale sfrutta proprio l'immenso patrimonio delle informazioni stoccate nei cervelli di milioni di spettatori. C'è un piccolo problema: si tratta di un patrimonio completamente inutile. È una montagna di spazzatura alta come l'Everest. Tuttavia, in mezzo all'immondizia, capita di trovare qualche gemma, se si dispone del tempo e della determinazione di frugare. 

Parodie seriali
 
Questo è un elenco di film e serie TV oggetto di parodie in Balle Spaziali:  
 
Guerre Stellari (Star Wars, George Lucas, 1977)
L'Impero colpisce ancora (The Empire Strikes Back,
    Irvin Keshner, 1980)
Il ritorno dello Jedi (Return of the Jedi, Richard
    Marquand, 1983)
Alien (Ridley Scott, 1979)
Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, Frankin
     J. Schaffner, 1968)
Star Trek (serie TV, Gene Roddenberry, 1966-1969)
2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odissey,
    Stanley Kubrick, 1968)
Lawrence d'Arabia (Lawrence of Arabia, David Lean,
    1969)
Il Mago di Oz (The Wizard of Oz, Victor Fleming, 1939)
Rocky (John G. Avildsen, 1976)
Venerdì 13 (Friday the 13th, Sean S. Cunningham, 1980)
Rambo (First Blood, Ted Kotcheff, 1982)
The Transformers (serie TV, Kōzō Morishita, 1984-1987)
Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven
     Dwarfs
, David Hand et al., 1937)
Il principe coraggioso (Prince Valiant, Henry Hathaway,
    1954)

Un'ardua opera di traduzione 
 
Data la natura autoreferenziale ed effimera della cultura americana, che reputa di essere l'intero Universo, riesce particolarmente difficile ogni adattamento in altre lingue. La trasposizione in italiano del film di Mel Brooks è quasi sempre molto superiore all'originale. 


The Schwartz : lo Sforzo
 
Il riferimento è al mitico Arnold Schwartzenegger, irriso per il suo impegno politico a favore dell'ambiente. Un americano non riuscirà mai a pronunciare in modo decente una sola parola in tedesco: anche per motivi ideologici userà sempre obbrobriose pronunce ortografiche. Così il cognome del povero Schwartzenegger, anziché /ʃvaɐ̯tsṇ'ɛgɐ/ sarà pronunciato /ʃwɔ:ɹtsən'ɛgə(ɹ)/ - in forma sintetica /ʃwɔ:ɹts/. L'adattamento in italiano di Schwartz come Sforzo è sì fonetico, ma ha anche un'allusione scatologica alla spinta defecatoria, ossia alla contrazione con cui si aiuta la fuoriuscita delle feci da un retto troppo pigro. In pratica la brutta sensazione che colpisce quando una massa di merda si trova a metà strada e fatica ad uscire. 
 
Memorabile: L'imitazione delle spade laser, posizionate in modo da ricordare peni eretti! Poi si attorcigliano, chiara allusione alla pratica del frotting!

 
Lone Starr : Stella Solitaria 
 
Si vede subito che Lone Starr è una chiara parodia di Han Solo, scelta probabilmente per il suo suono, più scattante di quello che avrebbe avuto Solitary Starr. In ogni caso sembra che Solitary Starr, pur non essendo attestato, sia l'antenato diretto della forma italiana Stella Solitaria. Non si capisce bene perché abbia scelto di fare il mercenario: avrebbe avuto un grande avvenire come proctologo!
 

Barfolomew (Barf) : Rutto 
 
In inglese barf significa "rutto". Il nome proprio maschile Bartholomew "Bartolomeo", che in inglese britannico era un tempo pronunciato /'ba:tɔlmɪ/, ha poi acquisito la pronuncia ortografica /bɑː'θɔləmjuː/, in inglese americano /bɑɹ'θɑləmju/. La pronuncia dei blesi e degli ubriachi fa sì che il suono interdentale /θ/ venga realizzato come /f/. Credo che anche tra i Goti ci fosse questo problema. In italiano il  gioco di parole non ha potuto essere conservato. Così Barf è stato reso in modo letterale con Rutto; quando è stato necessario menzionare la forma estesa del nominativo del Canuomo, ne è nato un incongruo Ruttolomeo
 
Memorabile: Rutto che si prepara il pastone e lo ingurgita avidamente mentre la musica suona a tutto volume; sbatte il codone in faccia a Stella Solitaria e cerca di ingozzarlo di savoiardi vitaminizzati! Le scarpe da ginnastica rotte da cui fuoriescono zampe pelose e abnormi! La "Zona Plaid", satira dei viaggi iperspaziali! Il codone che si infila tra le gambe delle donne!

Mawg : Canuomo 
 
Nell'originale in inglese, la spiegazione che Barf dà della natura della propria specie è questa: "I'm a Mawg: half man, half dog". Mawg /mɔ:g/ è una parola macedonia (in inglese portmanteau). Simili formazioni sono oltremodo comuni nell'inglese d'America. In italiano, Mawg è stato reso naturalmente con Canuomo. Per ovvi motivi non poteva diventare Cuomo.
 

Pizza the Hutt : Pizza Margherita 
 
Tutti conosciamo Jabba the Hutt, il laido criminale simile a un gigantesco rospo sireniforme reso familiare dal terzo film della prima trilogia di Star Wars, Il ritorno dello Jedi. Hutt è il nome della specie, divisa in un gran numero di clan estesi. Coinvolto nel contrabbando, nell'omicidio su commissione, nel traffico di droga e nella pornografia interspecie (umani che fanno sesso con alieni), Jabba è ormai da decenni entrato nell'immaginario collettivo. Mel Brooks lo satirizzò tramutandolo in Pizza the Hutt. L'ispirazione gli è venuta dalla famosa catena di ristorazione Pizza Hut, che ha come punti vendita innumerevoli locali a forma di capanna col caratteristico tetto rosso. In Italia questa catena non ha alcun punto di vendita e non è conosciuta. Così Pizza the Hutt è stato adattato in Pizza Margherita - anche se sembra più che altro una pizza capricciosa con l'aggiunta di würstel! 
 
 
Gangsterismo spaziale! 
 
Nella versione originale in inglese, Pizza the Hutt e il suo tirapiedi Vinnie (adattato in Vincenzino) non hanno alcun accento particolare. Nella versione in italiano, questi criminali parlano con tipici accenti meridionali molto marcati: Vincenzino parla siciliano e Pizza parla napoletano. Com'è giusto che sia!
 
Memorabile: il teatrino pizzesco.  
 
Stella Solitaria: "Ciao, Vincenzino. Che vuoi?"
Vincenzino: "No, no, no, no, no. Non è quello che vogghiu io. È quello che vuole... lui!"
Pizza Margherita: "Ah ah ah ah ah!"
Stella Solitaria e Rutto: "Pizza Margherita!!"
Pizza Margherita: "Uarda uarda, Stella Solitaria e il suo shcagnozzo Rigurgita!"
Rutto: "No, Rutto."
Pizza Margherita: "Rutto, Rigurgita, è 'a shtessa cosa!"
Pizza Margherita: "Ma 'ro stanno i solda mia?" 
Stella Solitaria: "Non ti preoccupare, Pizza. Li avrai entro la prossima settimana." 
Pizza Margherita: "No, no! Li voglio entro domana, amico!"
Stella Solitaria: "Cosa?! Centomila dollari spaziali entro domani, hai detto?!"
Pizza Margherita: "Cendomila? Ah ah! Ti shbagli! Hai dimendicato gli interessi, e questo li porta a... un milione di dollari shpaziali!" 
Stella Solitaria: "Un milione?! Ma è scorretto!"
Pizza Margherita: "È shcorretto per chi paaga, ma no' per chi ingassa! Ah ah ah ah ah ah! Comungue pagherai, o altrimendi..." 
Rutto: "Altrimenti cosa?"
Pizza Margherita: "Diccillo, Vincenzì!" 
Vincenzino: "Altrimenti Pizza ci va in puzza e te fa a pezzi!" 
 
Tutto ciò è nettamente superiore all'originale!


Yogurt! 
 
Il Maestro Yoda, quello che continuava a contrarre lo scolo, è diventato un irresistibile Yogurt. Rispetto all'originale, il simpatico esserino dorato ha un finissimo fiuto per gli affari. Ci mostra come il film farà i veri soldi: collezioni di gadget che vanno dai cereali per la prima colazione a giocattoli pericolosi, ossia lanciafiamme che sarebbero in grado di incenerire gli xenomorfi. C'è anche la carta igienica con impressa l'immagine di Casco Nero, in modo che sia smerdata quotidianamente da migliaia di culi. Quella della carta igienica stampigliata con l'effigie del malnato è una fissazione del cineasta, che compare anche in Robin Hood - Un uomo in calzamaglia (Robin Hood: Men in Tights, 1993).  


Skroob : Scrocco

Il Presidente del pianeta Spaceball, incompetente, ridicolo e corrotto fino al midollo, ha come nome un semplice anagramma dello pseudonimo del regista ashkenazita: Brooks /bɹu:ks/ è diventato Skroob /skɹu:b/. In italiano ci si sarebbe aspettato l'adattamento in Scrubbo, che però non ha il benché minimo senso. Così è stato utilizzato Scrocco, dal termine tipico dell'italiano lombardo, che significa "furbo" - anche se il Presidente di Spaceballs, come si direbbe in Brianza, l'è minga tant scrocch
 
Memorabile: Il teletrasporto che ricompone il Presidente Scrocco invertendo la parte inferiore del corpo!  
 
 
Lord Dark Helmet : Lord Casco Nero
(= Lord Glande Sporco
)

Alla base della denominazione del malvagio di turno, evidente parodia di Darth Vader, c'è un osceno gioco di parole gergali. Il termine helmet sta sia per "casco" che per "glande" o "membro circonciso"; in slang lo smegma è chiamato anche soot, ossia "fuliggine". La trasposizione in italiano, Casco Nero, è abbastanza naturale, anche perché non si poteva certo chiamarlo Glande Sporco! In questo modo è stata persa l'assonanza tra Dark e Darth
 
Memorabile: Casco Nero infantile che gioca con i pupazzetti, fantasticando di impressionare la Principessa Vespa con le dimensioni del proprio... cazzco!

 
Colonel Sandurz : Colonnello Nunziatella

Il Colonnello Nunziatella è un grottesco adattamento del nome di Sandurz, che secondo alcuni sarebbe un'allusione alla celebre accademia militare britannica di Sandhurst (dove fu formato l'ex primo ministro Winston Churchill), ma in realtà è un semplice accostamento goliardico a Colonel Sanders, nome del fondatore della catena americana di fast food Kentucky Fried Chicken (KFC). È il colonnello dei polli! Per rendere chiaro il riferimento, Lord Casco Nero chiede al militare: "What's the matter, Colonel Sandurz? Chicken?" In italiano la domanda è stata resa così: "Qual è il problema, colonnello Nunziatella? Cacarella?"  
Questa è una traduzione in broccolino, tipico gergo italoamericano: "Guazzamara, Cornello Sandurso, cicche?" (in pratica è inglese americano italianizzato foneticamente). 
La parola gergale chicken "paura" è un'abbreviazione di chickenshit "paura", alla lettera "merda di pollo". Questo è un tipico uso idiomatico della parola shit "merda". Si immagina che una persona impaurita si defechi addosso una massa di escrementi mollicci, la cui consistenza ricorda quella degli stronzi dei polli! In italiano Nunziatella è stato costruito all'unico scopo di ottenere una rima con cacarella, visto che Colonel Sanders nel Bel Paese è poco conosciuto (anche se ho potuto verificare che attualmente ci sono 80 punti vendita di KFC, il primo aprì a Napoli nel 1975).

 
Asshole : Stronzo

In Italia lo stronzo è un bastardo o comunque una persona sgradevole (es. "è una stronza", "quanto sei stronzo", etc.). Per gli Anglosassoni il buco del culo, asshole, è invece un idiota (es. "you're a fucking asshole", etc.). Quindi la "traduzione" in italiano non è perfettamente sovrapponibile all'originale. Casco Nero a un certo punto sbotta: "Lo sapevo! Sono circondato da stronzi!" In realtà intendeva dire: "Lo sapevo! Sono circondato da idioti!" 
 
 
Princess Vespa : Principessa Vespa 
 
Non è stato facile capisce da dove il regista abbia tratto ispirazione per questo nome. In realtà è partito da una traduzione in italiano della parola inglese wasp, intendendola in senso etnico:

WASP (White Anglo-Saxon Protestant) => wasp "vespa" 

Questo nome fuorviante, Vespa, era stato attribuito alla figlia da Re Rolando nel disperato tentativo di nascondere alla Galassia le sue vere origini non goy, come si può dimostrare con solidissimi argomenti. 

Memorabile: L'attacco di rambite acuta!


King Roland : Re Rolando 

L'adattamento dell'antroponimo regale in italiano non ha comportato grosse difficoltà. Il castello sul pianeta Druidia è riconoscibile all'istante: è il castello di Neuschwanstein di Re Ludovico II in Baviera. Lo splendido maniero è stato modificato tramite verniciatura opaca con rampe aggiuntive. Apparso in molti film, è l'ispirazione originale per tutti i castelli dei parchi a tema Disney. 
 
 
Il sacro vincolo del Maiale!

Il Ministro di culto di Druidia erompe in un'imprecazione blasfema quando la cerimonia viene interrotta dal rumore fatto dal camper di Stella Solitaria. Il "sacro vincolo del matrimonio" diventa il "sacro vincolo del Maiale"! Non ci sono dubbi: quel Vescovo dei Druidi Riformati è di origine veneta! Suo nonno migrò su Druidia dal centro di Padova, dove passava il suo tempo a bestemmiare e a gorgogliare, proprio come fa Azathoth nel centro dell'Universo! Poi, guardando il film in lingua originale, si rimane sommamente delusi. Non c'è alcuna traccia di bestemmia. La parola più violenta pronunciata dal Ministro è "Holy!" Interessante notare come da "Holy!" si sia passati al "Maiale!" Si segnala l'ottima interpretazione dell'attore, l'espressivo Ronny Graham, che ci mette un impegno immenso.  


Una canzone satirica militare 
 
Vi ricordate il film di David Lean Il ponte sul fiume Kwai (The Bridge on the River Kwai, 1957)? Sì, quello con Alec Guinness che interpretava il colonnello britannico preso prigioniero dai Giapponesi. Quell'irritante e fastidiosissimo motivetto fischiettato incessantemente dagli inglesi, senza parole, in realtà era un canto satirico militare. Perché le parole sono state omesse? Semplice: per via della loro natura problematica, dato che contenevano menzione degli organi genitali. Mi occupo di riportarle in questa sede, tali e quali erano:
 
Hitler Has Only Got One Ball 
 
Hitler has only got one ball,
Göring has two but very small,
Himmler is rather sim'lar,
But poor old Goebbels has no balls at all. 

Questa è la spiegazione: 

- Adolf Hitler: voci di monorchidismo
   (una sola palla) 
- Göring e Himmler: voci di microorchidismo
   (palle piccolissime)
- Goebbels: voci di anorchidismo
   (assenza di palle) 
 
Ebbene, erano tutte voci insensate, propagandistiche. Ad esempio, Hitler non sarebbe stato arruolato e non avrebbe mai combattuto la Grande Guerra se avesse avuto un solo testicolo. Spesso le leggende hanno una concretezza che supera quella di un blocco di cemento, che permette loro di entrare a far parte dell'immaginario collettivo. Così Mel Brooks ha preso questo canto di scherno usato dalle truppe alleate e lo ha fatto fischiettare ai Dink-Dink, creature ispirate ai Jawa di Tatooine, che tutti abbiamo visto in Guerre Stellari. Con questa operazione, è stata ancora una volta esorcizzata la resurrezione di Hitler e dei suoi gerarchi: non torneranno come zombie.  
 
 
 L'umorismo del ghetto

Mel Brooks, nato Kaminsky e cresciuto nella rigida osservanza della religione ebraica (era stato avviato a diventare rabbino), è un ashkenazita tedesco da parte di padre e un ashkenazita russo da parte di madre. Da questo contesto ha ereditato un particolare tipo di umorismo caustico, corrosivo e in completa antitesi con lo stesso concetto di politically correct. Philip Roth lo aveva definito "umorismo del ghetto". Nel film in lingua originale ci sono diverse battute incentrate sull'identità ebraica della Diaspora, allusioni che uno spettatore italiano farebbe molta fatica a riconoscere. Eccone un elenco: 
 
1) Si evince che Lord Casco Nero è ebreo dal fatto che utilizza la parola yiddish putz "pene" (scritto putts nella sceneggiatura e nei sottotitoli). 
2) La Principessa Vespa è descritta da Barf come "Druish Princess" anziché come "Druid Princess". Nell'attuale pronuncia americana, Druish è quasi indistinguibile da Jewish. Il Canuomo in qualche modo considera "ebrea" la figlia di Re Rolando, anche se precisa che "She doesn't look Druish" (ossia: non ha il nasone). Il pianeta Druidia viene a contenere la radice di jew "ebreo": è quasi come se fosse Giudia, un segnacolo occulto che con i Druidi delle Gallie non ha nulla a che vedere.
3) La Principessa Vespa da giovane aveva un nasone colossale, proprio come Barbra Streisand, così suo padre Re Rolando le aveva regalato un intervento di chirurgia plastica per il suo compleanno. Allo stesso sovrano di Druidia, che pure ha le chiome intonse come un Merovingio, secondo alcuni sarebbero attribuiti tratti stereotipati del Popolo dei Numeri - anche se pare un semplice inglese dal volto grassoccio. Ecco... i capelli sono arricciati! 
3) La Principessa Vespa è minacciata di una forma di tortura che consiste nell'invertire il suo naso ("nose reversal"). Anche se non ha più un immenso nasone, la nobildonna trema di terrore all'idea di tornare com'era, tanto che capitola di fronte a questo punto sensibile. 
4) La Principessa Vespa afferma che l'asciugacapelli gigante le è "indispensabile per sopravvivere". Reagisce poi come una furia quando un colpo di folgoratore le sfiora la chioma. I capelli sono un argomento molto sensibile, basti pensare ai famosi riccioli, che pure sono tipici dei soli maschi. Evidentemente gli Ashkenaziti ortodossi hanno l'uso di portare sempre con sé un fon per acconciarsi i capelli. 
 
Queste sottili manifestazioni di umorismo yiddish sono talmente aliene alla sensibilità italiana da non essere state notate; le prime due non sono state neppure conservate nella traduzione. 
 
Nota: 
Per colmo dell'ironia, l'attrice Daphne Zuniga è cattolica romana; ha antenati guatemaltechi, polacchi e finlandesi. 
 
 
Non freniamo per nessuno

Sul retro dell'astronave compare la scritta We brake for nobody "Non freniamo per nessuno", memoria degli adesivi umoristici in voga nel Nord America, che dichiaravano l'intenzione di frenare per evitare di investire gli animali (es. I brake for animals, I brake for squirrels, I brake for raccoons, etc.). Nel sistema scolastico italiano il verbo to brake "frenare" non viene insegnato, così viene abitualmente confuso con il suo omofono to break "rompere", che tra l'altro si pronuncia allo stesso modo: /bɹeɪk/
 
 
 
Passione anale! 
 
Sul camper di Stella Solitaria compare un adesivo con la scritta I 💓 URANUS. In realtà è un codice goliardico: Uranus sta per Your Anus "il tuo ano". Così "Io amo Urano" = "Io amo il tuo ano". Cosa vuol farci capire il Signor Kaminsky con questo rebus? Ci comunica una verità subliminale: Stella Solitaria ha un'intensissima passione per l'orifizio anale delle femmine. Ci si può solo augurare che nel corso degli interminabili viaggi spaziali non utilizzasse il Canuomo come surrogato... Ebbene, ci sono alcuni fotogrammi che non lasciano adito a dubbi!
 
 
Curiosità 
 
In un'intervista televisiva del 2013 (poco prima di ricevere l'AFI Lifetime Achievement Award), Mel Brooks ha dichiarato di aver ottenuto personalmente il pieno permesso di George Lucas di parodiare qualsiasi cosa relativa a Star Wars a una condizione: che nessuna merce di alcun genere potesse essere prodotta e messa in vendita a partire dal film. Mel Brooks si è vendicato facendo fare merchandising a Yogurt - anche se nessuno dei prodotti esibiti è mai stato fabbricato in serie o venduto pubblicamente in alcun modo. George Lucas era così consapevole della natura inconsistente di Merde Stellari da temere in modo folle la concorrenza dei personaggi di Balle Spaziali!
 
Mel Brooks ha dovuto sopportare eroicamente sofferenze tremende per interpretare il personaggio di Yogurt. Il trucco color oro gli provocava terribili eruzioni cutanee sul viso e sul collo; siccome doveva camminare in ginocchio, aveva dolori lancinanti, nonostante indissasse le ginocchiere. Tuttavia, a dispetto di tutte queste difficoltà, gli è piaciuto moltissimo interpretare Yogurt e ha affermato che ne è valsa la pena. 
 
John Hurt ha affermato che Mel Brooks lo ha convinto a auto-parodiare il suo ruolo in Alien (1979), traendolo in inganno e facendogli sembrare che sarebbe stato un breve "cameo". Solo quando Hurt arrivò sul set si rese conto che l'intera scena era un'elaborata parodia della scena dell'eruzione toracica del feto alieno. Hurt rimase seccato perché il regista ashkenazita, abbastanza tirchio, non gli corrispose alcun compenso.  
 
Una maschera a pieno facciale simile al muso di un bulldog rugoso è stata originariamente costruita per il personaggio di Rutto, ma l'arguto Mel Brooks ha "scherzato" dicendo: "Se avessero voluto nascondere John Candy dietro una maschera, si sarebbe potuto anche assumere qualcun altro per la metà del prezzo". Successivamente hanno applicato un pezzo di naso posticcio e un labbro superiore di gomma, che Candy ha approvato - ma ancora una volta l'oculato regista ha detto no. Alla fine hanno optato per le orecchie animatroniche collegate a un parrucchino rossiccio, una piccola applicazione sul naso e una benda su un occhio, proprio come il cane Petey dei cortometraggi Our Gang.  

 
Sequel progettati e abortiti 
 
Alla concreta possibilità di un sequel si allude già nel film, quando Yogurt dice: "Ci vedremo tutti in Balle Spaziali 2 se troveremo un produttore disposto a farlo".  Questo è puro genio cinematografico, unito alla dissacrazione assoluta del successo di Guerre Stellari. A un certo punto si è parlato di Spaceballs 2 - The Search for More Money, che non si è mai concretizzato. Secondo Moranis, a questo sequel ne doveva seguire addirittura un altro: Spaceballs III - The Search for Spaceballs II - ma forse era soltanto un equivoco nato da un lazzo goliardico dell'Ashkenazita.
 
Una serie di animazione 
 
Risale al 2009 una serie a cartoni animati per adulti ispirata a Balle Spaziali, intitolata Spaceballs: The Animated Series (2008-2009), copro-dotta dallo stesso Mel Brooks, da Chad Hammes e da Rainer Soehnlein. Una copro-duzione USA-Canada-Germania. Lo stesso Brooks ritornò a doppiare il Presidente Scrocco e Yogurt. Tino Insana ha sostituito John Candy nel doppiaggio del Canuomo, dato che nel frattempo l'attore era deceduto. 

Uno pseudo-sequel  
 
Un film del 1989, diretto da David Odell, Martians Go Home, è stato distribuito in Italia come Balle Spaziali 2 - La vendetta. In realtà è una commedia fantascientifica vagamente ispirata al romanzo Marziani, andate a casa! (Martians, Go Home, 1955) di Fredric Brown (proprio lui, quello di Sentinella!). In buona sostanza è una satira delle storie di invasioni aliene. La pellicola di Odell non ha nulla a che fare con quella di Mel Brooks; ovviamente nel mondo anglosassone nessuno la associa a Balle Spaziali.