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sabato 26 aprile 2014

LA LINGUA DEI TAIFALI

Tra i popoli più misteriosi e singolari della tarda antichità si possono citare senza dubbio i Taifali. Si tratta di una popolazione le cui sedi originarie erano in quella che attualmente sono le regioni orientali della Germania. L'etnonimo è noto con numerose varianti: Taiphali, Taifalae, Theifali, Tafili, Thaphili, Tayfali. Migrati a meridione, i Taifali sono giunti in Oltenia, nel territorio della Dacia che trae il suo nome dal fiume Olt (antico Alutus). La loro storia, assai tormentata, li porta ad associare per molto tempo le loro sorti a quelle dei Goti, pur essendo a mio avviso chiara la loro origine dissimile.

Se alcuni si dicono tanto certi dell'origine germanica dei Taifali da ritenerli un ramo dei Goti, non tutti sono d'accordo con quest'idea semplicistica. Esiste una radicata tradizione sull'origine sarmatica di queste genti, ma non esiste alcuna prova convincente in favore di tale ipotesi. I Sarmati erano popolazioni nomadi di linqua iranica, che abitavano nelle steppe orientali. Discendenti degli Sciti, il loro ultimo residuo è il popolo degli Osseti, che abita tuttora nel Caucaso. In passato gli Alani (etnonimo corradicale di sanscrito arya- "signore"), di stirpe sarmatica, sono giunti in Occidente, dando origine a numerosi stanziamenti in Italia, nelle Gallie e in Iberia. A far propendere diversi autori per la tesi della natura sarmatica dei Taifali stanno principalmente alcuni fatti di valore tuttavia scarso:

1) I Taifali erano nomadi e bellicosi come i Sarmati
2) I Taifali erano cavalieri eccellenti
3) I Taifali avevano vicini Sarmati

Da ciò è stato dedotto che tutto ciò che non è chiaramente germanico debba essere ritenuto sarmatico. Difficilmente argomenti simili sarebbero presi in considerazione in un altro campo dello scibile umano. A quanto pare soltanto in linguistica vige una tale faciloneria. Le fallacie logiche sono evidenti. I costumi e la cultura materiale possono essere presi a prestito; se si hanno prove dell'esistenza di Germani e di Sarmati nelle regioni orientali d'Europa, questo non implica che non esistessero altre genti di ceppo diverso (non sequitur; dall'assenza di prove non segue la prova dell'assenza). Va precisato che sia le lingue germaniche che quelle iraniche non sono di alcun aiuto nello spiegare l'etnonimo. Mi è capitato persino di imbattermi in una soluzione di compromesso che parla di "un'etnia di origine vandalica fortemente sarmatizzata". Da respingersi senza indugio l'idea di chi deriva Taifali dal vocabolo arabo taifa "tribù", che è un evidente anacronismo.  

L'emblema dei Taifali era un drago blu con due perle su sfondo bianco. La perla centrale era circondata da un bordo rosso, ed è un elemento difficilmente compatibile con un'origine nelle steppe asiatiche: implica per necessità che i lontani antenati di questo popolo vivessero in prossimità del mare. Questo emblema ci è ben conosciuto in quanto compariva sugli scudi dell'unità degli Equites Honoriani Taifali seniores, stanziata in Britannia, e dell'unità degli Equites Honoriani Taifali iuniores, stanziata in Gallia. 

A proposito dei Taifali, Ammiano Marcellino (IV secolo) riporta che erano sessualmente depravati e animati da una fortissima lussuria che li spingeva ad indulgere in tutta una serie di atti sessuali definiti ripugnanti. In particolare destava scandalo l'uso dei Taifali di nominare un tutore per ogni loro figlio maschio, con diritto di abusare del suo corpo tramite coito sodomitico e di imporgli ogni umiliazione sessuale. L'unico modo che un rampollo di queste genti aveva per liberarsi da tale vincolo innaturale era superare una prova virile che consisteva nell'uccidere un orso o un un grosso cinghiale. Colui che dimostrava così il proprio valore era esentato all'istante dal subire sodomia e dal dover fellare.  
Si noti che Ammiano Marcellino era un autore pagano: la repulsione per i costumi taifalici non gli veniva dal Cristianesimo.

"Taifalorum gentem turpem obscenae vitae flagitiis ita accepimus mersam, ut apud eos nefandi concubitus foedere copulentur maribus puberes, aetatis viriditatem in eorum pollutis usibus consumpturi. Porro si qui iam adultus aprum exceperit solus vel interemerit ursum immanem, conluvione liberatur incesti."
(Res gestae a fine Corneli Taciti, Liber XXXI, IX, 5.)

Questi costumi non erano tipici dei Germani, anche se qualcuno riporta che tra gli Eruli i ragazzi dovevano subire pederastia nel corso di rituali di iniziazione guerriera. Anzi, in genere i Germani erano piuttosto puritani e avevano la tendenza ad attribuire il coito anale passivo ai necromanti, odiatissimi per la loro supposta capacità di provocare disgrazie, sconfitte in battaglia e carestie. I costumi dei Taifali sono invece simili a quelli dei Celti, che erano veri e propri fanatici della penetrazione anale. Si dice che tra i Galli i giovani dovessero giacersi con i guerrieri più anziani e li dovessero soddisfare, potendo condurre la loro vita in modo indipendente solo dopo aver superato una prova di valore. Di per sé queste usanze non escludono però una vicinanza all'area sarmatica, dal momento che Diodoro Siculo riporta che i costumi dei Celti erano simili a quelli degli Sciti in materia di omosessualità e di coito anale.

Cosa sappiamo in concreto sull'appartenenza etnica dei Taifali e sulla loro lingua? Non sarò reticente: la risposta è che non si sa nulla di certo. Sono tuttavia dell'avviso che qualcosa in più si possa dedurre da un'attenta analisi degli scarsi dati a nostra disposizione.  

Innanzitutto i Taifali sono ritenuti della stessa stirpe dei Victofali, altro popolo misterioso della Germania Orientale, il cui nome presenta numerose varianti come Victovali, Victufali, Victohali, Victuali. La terminazione -fali è la stessa nei due casi. Se ipotizziamo che la forma originaria fosse Victovali, ecco che il nome si dimostra essere senza dubbio celtico. La radice *wiχto- significa "battaglia" (irlandese antico fecht "spedizione militare"), e la radice *walo- significa "potente" (antico irlandese faln- "dominare", antico gallese gwaladr "signore supremo"). Così l'etnonimo significa "potenti in battaglia". Ora, cos'è accaduto al nome dei Victovali per diventare prima Victofali, poi Victufali, Victohali, Victuali? Semplice: l'originario suono /w/ è diventato /β/ all'inizio della parola e /f/ all'interno. Quindi /f/ si è indebolito in /h/, con tendenza a scomparire. Questi mutamenti non sono tipici delle lingue germaniche. Sono invece compatibili con l'ipotesi che la lingua in questione fosse celtica.
Possiamo a questo punto formulare una proposta etimologica per Taifali. L'etnonimo deriverebbe da *deiwo-walo-, ossia "divinamente potente" o "potente come gli Dei". La radice *deiwo- "dio", che in gallico ha dato de:wo- (scritto devo-), di:wo- (scritto divo-), evolvendosi in neogallico in di:o (attestato come dio a Lione), ha dato invece in lingua taifalica *taif-, *theif-. Il dittongo /ei/ si è conservato, mostrando una tendenza a divenire /ai/. Non sappiamo se fosse una lingua celtica con /kw/ conservato (celtico Q) o labializzato in /p/ (celtico P). Si potrebbe ipotizzare una rotazione consonantica, con i seguenti mutamenti: 

1) /t/ /k/ diventate /th/ /x/ (scritte come th, ch) - tranne che in alcuni contesti postconsonantici (es. se precedute da /s/)
2) /b/ /d/ /g/ diventate /p/ /t/ /k/ e quindi /ph/ /th/ /kh/ (scritte p, t, c ma anche ph, th, ch).

Un altro dato determinante è il nome di Senoch, un monaco della stirpe dei Taifali vissuto nelle Gallie all'epoca dei Merovingi (VI secolo). Si deve infatti sapere che i Taifali si sono stanziati soprattutto in due regioni: quella che ora è l'Emilia-Romagna, in particolare a Modena, Reggio e Parma, e nella regione francese del Poitou, dove il toponimo vandeano Tiffauges ancora ricorda il loro nome. Evidentemente in seguito alla migrazione e al cambiamento delle loro abitudini (da razziatori sono diventati agricoltori), le costumanze pederastiche che li caratterizzavano sono venute meno, così come sono stati anche cristianizzati. Tuttavia, hanno mantenuto molto a lungo la loro identità, almeno fino al VI secolo.
Ora, il nome Senoch è di chiarissima origine celtica e significa "vecchio". È possibile che l'austero abate avesse i capelli bianchi dalla nascita e che per questo abbia ricevuto un simile nome.
La radice celtica *seno-, attestata in antroponimi gallici come Seno-carus, Seno-condus, Seno-uirus (la desinenza -us è adattamento latino del gallico -os), alternava con *senoko-. Esiste una glossa gallica senoca che indicava la febbre malarica, e che più anticamente designava il tremore della vecchiaia. In irlandese antico senchae "storico" deriva da *senokios, e senchas "antichità, storia antica" deriva da *senokađđu-. L'antroponimo taifalico doveva pronunciarsi con una fricativa velare o uvulare finale, /senoχ/, che conferma quanto da me in precedenza dedotto. Purtroppo non sono riuscito a recuperare altri antroponimi di questo popolo. Sarò sempre grato a chi mi permetterà di colmare questa lacuna, ammesso che le informazioni che vado cercando esistano da qualche parte.

I Taifali sarebbero stati quindi l'estrema sopravvivenza di un antico popolamento celtico rimasto per molto tempo isolato e lontano dalle genti dello stesso ceppo.

Com'è immaginabile, la lingua taifalica doveva avere nel suo lessico numerosi prestiti dal germanico. Così la città di Taphaleschat (Corrèze) deriva il suo nome da *Taifale-skatt, ove la radice skatt- in germanico indica il tesoro o il tributo (gotico skatts "moneta", norreno skattr "tesoro").

Potremmo addirittura azzardarci a comporre un breve vocabolarietto di lingua taifalica dei secoli V-VI d.C.: al momento si può catalogare la lingua da me ricostruita come una conlang, e per questo non appongo l'asterico alle voci ipotizzate. Chiedo scusa in anticipo se nuove consistenti scoperte dovessero smentire quanto da me dedotto.

amm, nome
ampacht, servo
arcanth, argento
arth, orso
athir, padre
aucar, freddo
auchsel, alto
aucht, gelo
cais, lancia
caistal, ostaggio
calar, malattia
caran, gru 
chacht, schiavo
chail, portento
chanth, cento
chanthal, canzone
chara, amico
charf, cervo
chath, battaglia
clan, puro
clast, verde, blu
cnath, figlio
kelf, giallo
keneth, ragazza
lapar, linguaggio
lauch, splendente
lauthar, bagno
mar, grande
march, cavallo
marf, morto
mathir, madre
naim, bellezza 
naip, vigore
nama, nemico
nanth, battaglia
nanth, valle
nathrich, serpenti
nem, cielo
nemeth, bosco sacro
nerth, forza
oman, terrore
paith, cibo
panf, porcello
path, morte
pif, vivo
pith, mondo
plath, fiore
prathir, fratello
pricht, magia
prif, ponte
raut, rosso
recht, legge
ri, re
saithal, età, vita umana
sachar, brutto
scachsal, demone
scaith, scudo
scath, tenebra
senoch, vecchio
senth, sentiero
sfat, dolce
sfesur, sorella
tac, buono
tacfir, buon uomo
taif, dio
terf, quercia
tharf, toro
thauth, tribù 
thir, terra
truch, cattivo
truchfir, uomo cattivo
trufit, sapienti
tuchtir, figlia
tup, nero
vicht, -ficht, battaglia
vint, -fint, bianco
vir, -fir, uomo

Per chiarire una volta per tutte l'origine dei Taifali potrebbero essere utili indagini genetiche. La proposta è quella di raccogliere campioni genetici delle genti di Parma, Modena e Reggio alla ricerca di aplogruppi comuni a campioni prelevati nel Poitou e in altre regioni in cui è storicamente accertata la presenza di Taifali. Ovviamente non c'è garanzia di successo, ma sono convinto che si potrebbero trovare riscontri interessanti. Essendo le regioni padane state spopolate più volte da peste e altre calamità in tempi antichi, non è improbabile che gli abitanti attuali dell'Emilia siano in maggioranza discendenti diretti di Taifali. Stando a quello che posso ipotizzare i Taifali fossero genti di grande bellezza: alti, slanciati, con capelli biondi o castani, occhi chiari e carattere passionale.