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domenica 24 ottobre 2021

 
L'ACCADEMIA DELLE SCIMMIE 
 
Qual è la differenza tra Scienza e scientismo? Molto semplice. La Scienza deve procedere a partire dalle osservazioni e dalle misure, basandosi sul metodo scientifico, elaborando teorie atte a spiegare nel miglior modo possibile quanto osservato e misurato. Lo scientismo assume le vesti del metodo scientifico, ma in realtà cristallizza pregiudizi e preconcetti in proposizioni dogmatiche.  
 
Questa è un'autorevole definizione della parola scientismo

"Il particolare atteggiamento intellettuale di chi ritiene unico sapere valido quello delle scienze fisiche e sperimentali, e svaluta quindi ogni altra forma di sapere che non accetti i metodi propri di queste scienze. Il termine fu coniato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento e si diffuse poi altrove, avendo di volta in volta significato positivo o negativo: si designarono polemicamente come scientisti (e di conseguenza come antimetafisici) i positivisti (per es., H. Taine); di contro impiegarono spregiativamente il termine coloro che, come E. Boutroux, vedevano nel determinismo positivistico e nell’affermazione dell’oggettiva necessità delle leggi naturali, estese anche al mondo umano, l’espressione di un rigido dogmatismo. Oggi il termine è usato solo nel suo significato negativo a indicare l’indebita estensione di metodi scientifici ai più diversi aspetti della realtà."
(Fonte: Enciclopedia Treccani) 
 
Questa fede assoluta per paradosso ha in tutto e per tutto un aspetto eminentemente religioso, anche se la sua essenza è materialistica. Ostacola qualsiasi progresso nel tentativo di comprendere la nostra condizione nell'Universo, in quanto proclama una verità che non può essere messa in discussione, pur non essendo dimostrata né dimostrabile. Forte della sua prosopopea, afferma che nulla sfugge alla sua capacità di spiegazione. In realtà individua eretici e li perseguita aspramente.  
 
Un atteggiamento simile posso definirlo soltanto in un modo: scimmiesco. Perché uso l'aggettivo "scimmiesco"? Il riferimento fondante è ovviamente al film Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968), diretto da Franklin J. Schaffner e basato sull'omonimo romanzo (Le Planète des Singes, 1963) dello scrittore francese Pierre Boulle, che a sua volta ha tratto in larga misura ispirazione dal romanzo di fantascienza Gorilla sapiens (Genus Homo, 1941) di Lyon Sprague Le Camp e Peter Schuyler Miller. Come funzionava il mondo accademico tra le Scimmie? Gli Oranghi detenevano il potere assoluto nell'Università e dettavano i confini nettissimi tra ciò che si può indagare e ciò che è tabù. Gli Scimpanzé, per loro natura più timidi, capivano che qualcosa non quadrava e cercavano di trovare le cause di questa confusione, procedendo da un indizio all'altro, incamminandosi però su un sentiero molto pericoloso. 
 
Per fissare le idee, riporto ora due esempi elementari e ben comprensibili a tutti.   
 
L'ulcera peptica e le sue cause 
 
Ricordo che quando ero un moccioso, non esistevano molte cure convincenti per l'ulcera grastrica o duodenale. Si soffriva per un'intera vita. Ricordo quanto soffrì mio padre (RIP), che ebbe anche diverse emorragie. Ricordo poi un pretino, un brav'uomo che a causa dello stesso male viveva di bistecche ai ferri e di riso in bianco scondito. Un compaesano di mio padre era riuscito a guarire, con una cura così ripugnante che quasi nessuno se la sentiva di intraprenderla: aveva ingurgitato lumaconi senza guscio, dopo averli avvolti in un'ostia. Il mondo scientifico si ostinava a dire che queste afflizioni avevano cause psicosomatiche. Queste era il ragionamento dei medici: uno si tiene tutto dentro, si arrovella, così si forma una piaga nelle mucose gastriche o duodenali. Le cose migliorarono di gran lunga con il Maalox. Poteva essere ingerito in formulazione liquida o sgranocchiato in compresse. La vera rivoluzione però fu la scoperta della vera causa della malattia in questione: un'infezione causata da un batterio, denominato Helicobacter pylori. Per fortuna la Scienza si è adattata alla scoperta e ha abbandonato le vecchie teorie sull'origine psicosomatica dell'ulcera peptica, che pure all'epoca sembravano solide come dogmi religiosi. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.
 
La teoria della deriva dei continenti  
 
Il carissimo e fraterno amico P. mi raccontava spesso di un fatto increscioso accadutogli quando era uno scolaro delle elementari, in una scuola tetra e opprimente. Notando un mappamondo, disse che le coste dell'America del Sud e quelle dell'Africa sembravano combaciare, come se i due continenti si fossero divisi da un'unica massa di terra. Senza saperlo, aveva enunciato la stessa teoria rivoluzionaria concepita da Alfred Lothar Wegener (1880 - 1930). La maestrina, un essere afflittivo e più odioso di uno stronzo acciambellato di cane rabbioso, subito gli diede contro, assieme alla scolaresca. P. fu umiliato a morte, deriso fino all'impossibile da marmocchi di un'ignoranza cieca, brutale ed oscena. Dopo qualche giorno la maestrina porse le scuse a P., dicendo che aveva ragione e ponendo fine alla persecuzione. La donna aveva trovato la teoria di Wegener su un libro, venendo così a conoscenza di qualcosa che non avrebbe mai sospettato. Lo stesso Wegener aveva dovuto affrontare lo scherno e l'irrisione del mondo accademico, che si era scagliato contro di lui con particolare accanimento. In un'occasione, Isaac Asimov ammise di aver contribuito al linciaggio, pubblicando un contributo dissacrante il cui affermava che "La teoria della deriva dei continenti andò alla deriva" (traduzione piuttosto libera di "The theory eventually foundered on hard facts")*. Poi saltarono fuori le prove inoppugnabili: l'espansione della dorsale atlantica. Così tutti cessarono di deridere. La frase denigratoria di Asimov è attualmente difficile a reperirsi: l'autore ha cercato di togliersi la merda di dosso nelle successive edizioni della sua opera. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.

* The Intelligent Man's Guide to Science: The Physical Sciences (1a ed. 1960). 
 
Asimov individua due tipi di eretici scientifici:
1) gli endoeretici, che sono interni alla comunità scientifica, di cui parlano il linguaggio; 
2) gli esoeretici, che sono esterni alla comunità scientifica, di cui ignorano il linguaggio. 
Secondo l'Ashkenazita, gli endoeretici sarebbero spesso all'origine del progresso e le loro idee eterodosse hanno una possibilità concreta di essere accettate dal mondo accademico. Per contro, gli esoeretici sarebbero soltanto mostri stravaganti. Le azioni di questi fricchettoni avrebbero come solo scopo la distruzione della Scienza nel suo insieme, con l'aiuto del populismo. 
Esempi di endoeretici: Galileo Galilei, Alfred Wegener. 
Esempi di esoeretici: Rudolf Steiner, David Icke. 
Resta però un fatto innegabile: soltanto quando le teorie di uno scienziato eterodosso infine trionfano, il mondo accademico riconosce che si trattava di un endoeretico, non di un esoeretico.
 
«Un'insidia perniciosa deriva dalla pretesa di alcuni scienziati, anche di rilievo, che la scienza presto possa fornire una spiegazione completa di tutti i fenomeni del mondo naturale e di tutte le nostre esperienze soggettive, non solo delle percezioni e delle esperienze di bellezza, ma anche dei nostri pensieri, fantasie, sogni, emozioni e credenze [...] È importante riconoscere che, quantunque uno scienziato possa formulare simili affermazioni, egli non agisce come uno scienziato ma come un profeta travestito da scienziato. Questo è lo scientismo, non la scienza, ma impressiona fortemente il laico, convinto che la scienza somministri la verità. Al contrario, lo scienziato non dovrebbe far finta di possedere una sicura conoscenza di tutta la verità. Il massimo che gli scienziati possono fare è di avvicinarsi quanto maggiormente possibile alla comprensione dei fenomeni naturali, eliminando gli errori nelle nostre ipotesi. È della massima importanza per gli scienziati comparire dinanzi al pubblico come sono realmente: umili ricercatori della verità.»
(John Carew Eccles in La psiche umana, 1986) 
 

martedì 29 giugno 2021

LA DEFECAZIONE IN SCANDINAVIA E IN ISLANDA NEI TEMPI ANTICHI

Quando la Scandinavia era pagana, tutti defecavano all'aperto. In Islanda, isola che fu popolata da coloni norvegesi, erano praticate ovviamente le stesse usanze, almeno finché ebbe corso il Costume Antico. Le regole del buon vivere dettate da Odino consigliavano di svuotare gli intestini durante le ore notturne, per alzarsi leggeri e riposati, essendo meglio togliere tempo al sonno piuttosto che all'azione (Hávamál; Tufano, 1996). Così la gente si recava nottetempo all'aperto per soddisfare le proprie esigenze corporali. Nella Saga degli uomini di Eyr (Eyrbyggja saga), ambientata in Islanda, si fanno alcune descrizioni molto interessanti sulle abitudini defecatorie dei primi coloni e dei loro discendenti. Vi è descritto uno scoglio in riva al mare, che in norreno era chiamato Dritsker, ossia "scoglio della merda" (da drit "merda, sozzura" e da sker "scoglio"). Immagino che dovesse essere ben squallido trovarsi là sotto la pallida luce del sole. Chi nella notte si avventurava da quelle parti, doveva portare una fiaccola per illuminare la via. Sicuramente c'erano molti disagi, specialmente d'inverno, quando il clima era piuttosto inclemente. Vediamo ora quali sono le origini del Dritsker e perché è stato designato per questa bisogna.
 
Questo è il testo di riferimento in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 4): 
 
Þórólfr kallaði Þórsnes milli Vigrafjarðar ok Hofs­vágs. Í því nesi stendr eitt fjall. Á því fjalli hafiði Þórólfr svá mikinn átrúnað, at þangat skyldi enginn maðr óþveginn líta ok engu skyldi tortíma í fjallinu, hvárki fé né mǫnnum, nema sjálpt gengi í brott. Þat fjall kallaði hann Helgafell ok trúði, at hann mundi þangat fara, þá er hann dǿi, ok allir á nesinu hans frændr. 
Þar sem Þórr hafði á land komit, á tanganum nessins, lét hann hafa dóma alla ok setti þar héraðsþing. Þar var ok svo mikill helgistaður at hann vildi með engu móti láta saurga vǫllinn, hvorki í heiptarblóði ok eigi skyldi þar álfrek ganga ok var hapt til þess sker eitt er Dritsker var kallat. 
Þórólfr gerðist rausnarmaðr mikill í búi ok hafði fjǫlmennt með sér, því at þá var gott matar at afla af eyjum ok ǫðru sæfangi.
 
Traduzione: 
 
Thorolf chiamò Thorsnes ("Promontorio di Thor") la zona tra Vigrafjörd e Hofsvag. Su quella penisola sorgeva un monte. Thorolf aveva per questo monte una venerazione così grande, che aveva proibito a ogni uomo di contemplarlo senza essersi lavato; nessun essere, né uomo né animale, poteva ricevere lì una punizione, tranne che vi si fosse smarrito. Egli chiamò questo monte Helgafell, e riteneva che su questo monte sarebbe dovuto comparire, dopo essere morto, e così tutti i suoi parenti.
Là dove Thor era approdato*, sulle propaggini del promontorio, fece tenere tutti i processi e v'insediò l'assemblea cantonale; ed era un luogo così sacro, che non volle lasciarlo contaminare a nessun patto, né con lo spargervi sangue, né con l'andarvi a depositare escrementi: per quest'ultima bisogna era stato scelto uno scoglio, che era chiamato
Dritsker.
Thorolf divenne un uomo molto importante nella sua zona e aveva molti uomini con sé, perché là c'erano buoni cibi con cui nutrirsi, cioè u
ova e animali marini.
 
*Si tratta di pilastri o stipiti del seggio che si trovava nel Grande Tempio dell'isola di Most, portati con sé da Thorolf Mostrarskegg nel suo lungo viaggio. Erano sagomati in modo tale da rappresentare la tonante divinità. 
 
Per il testo completo della saga in norreno, riporto questo link: 
 
 
Thorolf Mostrarskegg era una personalità molto importante. Nobile uomo dalla barba imponente, da cui aveva derivato il suo soprannome (skegg significa "barba"), aveva smontato il Grande Tempio dell'isola di Most, in Norvegia, trasportandolo in Islanda. Non va confuso con Thorhadd il Vecchio, che aveva compiuto un'impresa del tutto simile, smontando il Grande Tempio di Mæren, in Norvegia, trasportandolo parimenti in Islanda. È molto facile confondersi e distorcere le informazioni quando si tratta di opere complesse e articolate come le saghe islandesi, distantissime dal nostro modo di narrare gli eventi. Qualche anno fa mi è capitato di scambiare Thorolf Mostrarskegg con Thorhadd il Vecchio, attribuendogli erroneamente il sacerdozio nel Grande Tempio di Mæren anziché in quello del Grande Tempio di Most. Mæren si trova nella regione di Throndheim, molto distante dall'isola di Most, che si trova invece nello Hördaland del Sud, nella Norvegia meridionale. La sostanza però non cambia molto.   
 
Proprio come Thorhadd il Vecchio, Thorolf Mostrarskegg aveva portato persino le zolle di terra del luogo d'origine, che si trovavano sotto l'altare di Thor, perché l'edificio di culto fosse perfettamente ricostruito in ogni dettaglio anche minimo. Aveva seguito un rituale preciso. Come si può leggere nel testo della Eyrbyggja saga che ho riportato sopra, questo potente capo aveva una vera e propria fissazione per la purezza dei luoghi sacri e un'idea precisa di cosa potesse contaminarli: le feci e il sangue. Si fa capire in diverse occasioni che tutto ciò parve stravagante persino ai suoi seguaci. Soprattutto era una misura impopolare il divieto di depositare i propri escrementi nei campi consacrati alle divinità, fatto valere in modo assai rigido finché Thorolf Mostrarskegg fu in vita. L'osservanza di questa disposizione sembrava pesare moltissimo ad alcuni abitanti del luogo, tanto che alla fine si arrivò all'insurrezione e a uno scontro violentissimo. Una sanguinosa battaglia combattuta a causa della merda! L'effetto paradossale fu questo: il sangue versato rese impura la terra che gli eredi di Thorolf Mostrarskegg intendevano difendere. Quando le parti furono pacificate, si dovette procedere a scegliere nuove terre da consacrare alle Dei; queste terre furono considerate sacre, ma non al punto di non poter essere ingrassate con le feci. 
 
I Thorsnesingar erano il clan fondato da Thorolf Mostrarskegg (l'origine del nome è dal toponimo Thorsnes "Promontorio di Thor"). I Kjalleklingar erano il clan ribelle (il nome significa "Discendenti di Kjallak") Questo è il testo di riferimento in norreno, in cui si raccontano le origini dello scontro (Eyrbyggja saga, capitolo 9): 
 
Þat var eitt var á Þórsnessþingi, at þeir mágar, Þorgrímr Kjallaksson ok Ásgeirr á Eyri, gerðu orð á, at þeir mundi eigi leggja drag undir ofmetnað Þórsnesinga, ok þat, at þeir mundi ganga þar ørna sinna sem annars staðar á mannfundum á grasi, þótt þeir væri svá stolz, at þeir gerði lǫnd sín helgari en aðrar jarðir í Breiðafirði. Lýstu þeir þá yfir því, at þeir mundi eigi troða skó til at ganga þar í útsker til álfreka.  En er Þorsteinn þorskabítr varð þessa varr, vildi hann eigi þola, at þeir saurgaði þann vǫll, er Þórólfr, faðir hans, hafði tignat um fram aðra staði í sinni landeign. Heimti hann þá at sér vini sína ok ætlaði at verja þeim vígi vǫllinn, ef þeir hygðist at saurga hann. At þessu ráði hurfu með honum Þorgeirr kengr, som Geirrøðar á Eyri, ok Álptfirðingar, Þorfinnr ok Þorbrandr, sonr hans, Þórólfr bægifótr ok margir aðrir þingmenn Þorsteins ok vinir. 

Traduzione:
 
Una primavera, all'assemblea di Thorsnes, accadde che i cognati di Thorgrim, figlio di Kjallak, e Asgeir di Eyr decisero di non sopportare più la tracotanza dei Thorsnesingar; stabilirono di depositare i propri escrementi, durante le assemblee, sull'erba, come in qualsiasi altro luogo, anche se quelli erano così superbi da ritenere la loro terra più sacra di ogni altra terra a Breidafjörd; resero noto che essi non avrebbero più consumato le loro scarpe per andare su di uno scoglio lontano a depositare i propri escrementi. Ma come Thorstein Thorskabit venne a sapere questo, non volle sopportare che essi contaminassero quel terreno che suo padre Thorolf aveva venerato più di ogni altro suo possesso; fece venire presso di sé i suoi amici e dichiarò che avrebbe difeso combattendo quel terreno, qualora quelli avessero avuto l'intenzione d'insozzarlo. In questa decisione si unirono a lui: Thorgeir Keng, figlio di Geirröd da Eyr, e gli uomini dell'Alptafjörd, Thorfin e Thorbrand, figlio di lui, Thorolf "Gambastorta" e molti altri compagni d'assemblea e amici di Thorstein.   
 
I Thorsnesingar videro che i Kjalleklingar stavano deviando dal sentiero che conduceva al Dritsker, intenzionati ad andare a smerdare sul terreno consacrato! 
 
En um kveldit, er Kjalleklingar váru mettir, tóku þeir vápn sín ok gengu út í nesit. En er þeir Þorsteinn sá, at þeir sneru af þeim veg, er til skersins lá, þá hljópu þeir til vápna ok runnu eptir þeim með ópi ok eggjan. Ok er Kjalleklingar sá þat, hljópu þeir saman ok vǫrðu sik. En Þórsnesingar gerðu svá harða atgǫngu, at Kjalleklingar hrukku af vellinum ok í fjǫruna. Snerust þeir þá við, ok varð þar inn harðasti bardagi með þeim. Kjalleklingar váru færi ok hǫfðu einvalalið.  
 
Traduzione: 
 
E alla sera, allorché i Kjalleklingar furono sazi, presero le proprie armi e uscirono sul promontorio. Ma Thorstein e i suoi, quando videro che quelli si allontanavano dalla via che conduceva allo scoglio, corsero alle armi e gli si precipitarono dietro con grida e incitamenti. Quando i Kjalleklingar videro questo, si unirono e si difesero; ma i Thorsnesingar lanciarono assalti così impetuosi che i Kjalleklingar ripiegarono dal terreno, lungo la spiaggia; quindi ritornarono di nuovo all'attacco e s'ingaggiò tra loro una battaglia violentissima. I Kjalleklingar erano inferiori di numero, ma rappresentavano sempre una schiera eccellente. 
 
Gli eventi precipitarono. 
 
Þar fellu menn af hvárumtveggjum ok fleiri af Kjalleklingum, en fjǫlði varð sárr. Griðum varð engum á komit, því at hvárgir vildu þau selja, ok hétu hvárir ǫðrum atfǫrum, þegar því mǿtti við koma. Vǫllrinn var orðinn alblóðugr þar, er þeir bǫrðust, ok svá þar, er Þórsnesjngar stóðu, meðan barizt var. 
 
Traduzione:
 
Rimasero allora uccisi degli uomini da ambo le parti - molti da quella dei Kjalleklingar - e parecchi erano i feriti. Non si giunse a una pace, perché nessuna delle due parti voleva cedere, ed entrambe proclamavano che sarebbero ricorse ad altre aggressioni, qualora fosse avvenuto d'incontrarsi. Il terreno, su cui avevano combattuto, era tutto ricoperto di sangue, specie nel punto occupato, durante la battaglia, dai Thorsnesingar. 
 
Dopo la battaglia, fu necessario ricorrere all'arbitrato per cercare di pacificare i contendenti - dato che non esisteva in tutta l'Islanda un potere centrale. Il paciere, Thord Gellir, fu scelto perché era imparentato con entrambi i clan. Riporto alcuni testi in norreno sulla cronistoria degli eventi (Eyrbyggja saga, capitolo 10).
 
Þar urðu þær málalykðir, at Þórðr skyldi gera um með því móti, at Kjalleklingar skilðu þat til, at þeir mundi aldrigi ganga í Dritsker ørna sinna, en Þorsteinn skilði þat til, at Kjalleklingar skyldi eigi saurga vǫllinn nú heldr en fyrr. Kjalleklingar kǫlluðu alla þá hafa fallit óhelga, er af Þorsteini hǫfðu fallit, fyrir þat, er þeir hǫfðu fyrr með þann hug at þeim farit at berjast. En Þórsnesingar sǫgðu Kjalleklinga alla óhelga fyrir lagabrot þat, er þeir gerðu á helguðu þingi. En þó at vandliga væri undir skilit gerðina, þá játaði Þórðr at gera ok vildi heldr þat en þeir skilði ósáttir.
 
Traduzione:  
 
Allora furono d'accordo nell'attribuire a Thord la facoltà di decidere; solo i Kjalleklingar richiesero di non dover andare più a depositare i propri escrementi fino alla roccia di Dritsker; Thorstein invece pretese che i Kjalleklingar continuassero come prima a non contaminare il terreno sacro. I Kjalleklingar pretendevano che tutti coloro che erano caduti dalla parte di Thorstein fossero proclamati caduti senza diritto a risarcimento, per il fatto che per primi si erano lanciati contro di loro con l'intenzione di venire a contesa; ma i Thorsnesingar volevano far dichiarare "fuori legge" i Kjalleklingar per la violazione delle norme, che avevano perpetrata alla sacra assemblea. E benché fosse difficile venire a un accordo a simili condizioni, tuttavia Thord fu del parere di concludere un compromesso, piuttosto che lasciarli separare non pacificati. 
 
Thord Gellir giunge alla sua determinazione, che presuppone una cultura giuridica complessa, con buona pace di quanti liquidano come "barbaro" tutto ciò che non è romano. 
 
Þórðr hafði þat upphaf gerðarinnar, at hann kallar, at sá skal hafa happ, er hlotit hefir, kvað þar engi víg bǿta skulu, þau er orðit hǫfðu á Þórsnesi, eða áverka, en vǫllinn kallar spilltan af heiptarblóði, er niðr hafði komit, ok kallar þá jǫrð nu eigi helgari en aðra ok kallar þá því valda, er fyrri gerðust til áverka við aura. Kallaði hann þat eitt friðbrot verit hafa, sagði þar ok eigi þing skyldu vera síðan. 
 
Traduzione: 
 
Thord così esordì nel proclama che sanciva l'accordo: "Ognuno deve tenersi quello che gli è capitato". Disse che nessun omicidio, che fosse stato perpetrato a Thorsnes, doveva essere risarcito; come pure nessuna lesione doveva essere risarcita; dichiarò che il terreno era stato contaminato dal sangue versato dai contendenti, che quel terrenon ono era più sacro di qualsiasi altro, e che di quella situazione erano responsabili coloro che si erano decisi per primi a ferire gli altri; aggiunse che quella era stata una violazione del "friðr"*, e che d'allora in poi non si sarebbe più potuto tenervi alcuna assemblea.
 
*La parola norrena friðr designa la pace, la concordia e il benessere che devono regnare nella comunità. 
 
Come conseguenza di queste premesse, l'organizzazione religiosa di quel territorio islandese viene interamente riformata. Fu stabilito che Thorgrim figlio di Kjallak dovesse possedere metà del tempio e ricevere la metà dei tributi, che da lui dovessero dipendere metà degli uomini appartenenti all'assemblea, che dovesse sostenere Thorstein in ogni questione, qualunque fosse la divinità a cui quest'ultimo avesse consacrato il luogo della nuova assemblea.  
 
Þeir fǿrðu þá þingit inn í nesit, þar sem nú er. Ok þá er Þórðr gellir skipaði fjórðungaþing, lét hann þar vera fjórðungsþing Vestfirðinga. Skyldu menn þangat til sǿkja um alla Vestfjǫrðu. Þar sér enn dómhring þann, er menn váru dǿmðir í til blóts. Í þeim hring stendr Þórs steinn, er þeir menn váru brotnir um, er til blóta váru hafðir, ok sér enn bloðslitinn á steininum. Var á því þingi inn mesti helgistaðr, en eigi var mǫnnum þar bannat at ganga ørna sínna. 
 
Traduzione: 
 
Essi trasferirono la sede per le riunioni dell'assemblea sul promontorio, là dove ora si trova; e allorché Thord Gellir istituì le assemblee dei quattro cantoni, fece sì che quella fosse l'assemblea cantonale occidentale. Là si può vedere quel cerchio del giudizio dove gli uomini erano condannato a morte; in quel cerchio sta la pietra di Thor, su cui si spezzava la schiena agli uomini che erano stati scelti per il sacrificio, e sulla pietra si vedono le macchie di sangue. Questa assemblea si teneva in un luogo molto sacro, ma là non era vietato agli uomini di depositare i loro escrementi.
 
Dall'analisi di questo prezioso materiale storico, si possono fare alcune importanti considerazioni. Come si può vedere, prima delle stravaganti riforme religiose di Thorolf Mostrarskegg, la defecazione avveniva ovunque ci fosse un luogo adatto, anche nel corso di feste religiose che prevedevano grandi assembramenti di persone. Se un partecipante a uno di questi eventi avvertiva una pressione nel ventre e aveva l'impellente bisogno di evacuare, anche se era giorno non aspettava certo la notte. Si appartava e smerdava. Anche le donne smerdavano così, senza pensarci troppo. Facevano stronzi grassissimi, pastosi, enormi. 
C'è una questione che a mio avviso è molto interessante. Il capostipite della fazione dei Kjalleklingar aveva un nome di origine irlandese. L'antroponimo Kjallakr è infatti un adattamento norreno dell'antico irlandese Cellach, il cui significato è "Bellicoso". Sappiamo che moltissimi irlandesi furono presi come schiavi dai Vichinghi e deportati in Islanda. Questi schiavi erano cristiani, ma abbandonarono rapidamente la loro religione per adottare il politeismo dei loro padroni. Credo che sia possibile che i discendenti dei primi prigionieri irlandesi, che in molti casi erano liberti integrati nella società islandese, abbiano portato avanti qualche forma di astio. Il risultato di queste tensioni mai sopite potrebbe ben essere sfociato nella Guerra della Merda, così ben descritta nella Saga degli Uomini di Eyr

Glossario defecatorio 

ørna sínna "i propri bisogni" 
ganga ørna sínna "andare a defecare", ossia "andare a fare i propri bisogni" 

Si tratta chiaramente di espressioni eufemistiche, non dissimili dall'uso colloquiale dell'inglese business "affare" per "escremento".
 
Un nuovo rapporto con la defecazione    
 
Quando giunse il Cristianesimo e acquistò sempre maggior influenza, le cose cambiarono in modo radicale. Fu sentita la necessità di defecare in un luogo appartato, in altre parole in un gabinetto. Le cose stavano più o meno così: uno schiavo irlandese provvedeva a scavare una buca nella terra, su cui veniva posto uno sgabello di legno con un foro per il culo, in modo che vi potessero passare agevolmente le feci. Una grossolana casupola di assi di legno nascondeva la latrina alla vista dei passanti. Quando la buca nel terreno tracimava per l'eccessiva quantità di escrementi depositati, la casupola veniva smontata, la tavola di legno veniva rimossa, il luogo contaminato veniva interrato e si provvedeva a scavare una nuova buca da un'altra parte. In questo modo dovevano essere nati i gabinetti nel Nord. Sempre nella Saga degli Uomini di Eyr, si dice che alcuni avversari del goði ("sacerdote pagano") Snorri volevano tendergli un agguato e ucciderlo. Era notte fonda. Si aspettavano che dopo l'abbondante cena, al goði Snorri e ai suoi venisse voglia di andare al gabinetto. I tempi in cui si smerdava all'aperto erano ormai lontani. 
 
Questo è il testo in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 26): 
 
Þat haust, er berserkirnir kómu til Styrs, varð þat til tíðenda, at Vigfúss í Drápuhlíð fór til kolgerðar þangat, sem heita Seljabrekkur, ok með honum þrælar hans þrír. Einn hét Svartr inn sterki.  Ok er þeir kómu í skóginn, mælti Vigfúss: "Allmikill harmr er þat, ok svá mun þér þykkja, Svartr, er þú skalt verða ánauðigr maðr, svá sem þú ert sterkr ok drengiligr at sjá."
  "Vist þykkir mér mikit mein at því," segir hann, "en eigi er mér þat sjálfrátt."
  Vigfúss mælti: "Hvat villtu til vinna, at ek gefa þér frelsi?"
  "Eigi má ek þat með fé kaupa, því at ek á ekki, en þá hluti, er ek má, mun ek enga til spara."
  Vigfúss mælti: "Þú skalt fara til Helgafells ok drepa Snorra goða, en eptir þat skaltu sannliga fá frelsi þitt ok þar með góða kosti, er ek skal veita þér."
  "Því mun ek eigi til leiðar koma," segir Svartr.
  "Ek skal ráð til setja," segir Vigfúss, "þat er þetta skal framkvæmt verða mannhættulaust."
   "Heyra vil ek þat," segir Svartr.
  "Þú skalt fara til Helgafells ok ganga í lopt þat, er yfir er útidurum, ok rýma fjalir í gólfinu, svá at þú fáir þar lagt atgeiri í gegnum. En þá er Snorri gengr til kamars, þá skaltu leggja atgeirinum í gegnum loptsgólfit í bak Snorra svá fast, at út gangi um kviðinn, hlaup síðan út á ræfrit ok svá ofan fyrir vegginn ok lát náttmyrkrit gæta þín."
  Ok með þessu ráði fór Svartr til Helgafells ok rauf ræfrit yfir útidurum ok gekk þar inn í loptit. þat var í þann tíma, er þeir Snorri sátu við málelda.  Í þann tíma váru útikamrar á bǿjum. En er þeir Snorri gengu frá eldinum, ætluðu þeir til kamarsins, ok gekk Snorri fyrstr ok bar undan út í dyrrnar, áðr tilræðit Svarts varð. En Már Hallvarðsson gekk næst Snorra, ok lagði Svartr atgeirinum til hans, ok kom lagit á herðarblaðit ok renndi út undir höndina ok skar þar út, ok varð þat eigi mikit sár.  Svartr hljóp út ok ofan fyrir vegginn. Honum varð hált á brústeininum, ok fell hann fall mikit, er hann kom niðr, ok fekk Snorri tekit hann, áðr hann stóð upp.
 
Traduzione: 
 
Quell'autunno, in cui i berserkir si erano trasferiti presso Styr, accadde che Vigfus da Drapuhlid si recasse a una carbonaia, che si chiama Seljabrekka e con lui tre suoi servi: uno si chiamava Svart inn Sterki; quando furono giunti al bosco, Vigfus disse: "Questo è un grandissimo guaio, e così ti deve sembrare, o Svart, che tu debba essere uno schiavo, mentre tu sei forte e valente a vedersi." 
"Certo", rispose quello, "mi sembra una grave ingiustizia, ma non è dipeso da me." 
Vigfus replicò: "Che vuoi fare, perché ti conceda la libertà?" 
"Non posso acquistarmela col denaro, perché non ne posseggo, ma non voglio esimermi dal fare quello che posso." 
Vigfus disse: "Tu devi andare a Helgafell e uccidere il goði Snorri; dopo avrai davvero la libertà e, inoltre, un bel gruzzolo, che io ti fornirò." 
"Non m'indurrò a far questo", dice Svart. 
"Io ti darò consigli", dice Vigfus, "in modo che questo possa essere eseguito, senza alcun pericolo per te." 
"Odo questo volentieri", dice Svart. 
"Tu devi andare a Helgafell e introdurti in quella stanza superiore che sta sopra la porta d'uscita; togli quindi via alcune assi dal pavimento, in modo da poter collocare un'asta attraverso l'apertura; quando Snorri uscirà per andare al gabinetto, conficca l'asta, attraverso il pavimento della stanza, nella schiena di Snorri, così violentemente da farla uscire dalla parte del ventre; corri poi sul tetto e giù lungo la parete e scompari nell'oscurità della notte." 
Fornito di queste istruzioni, Svart andò a Helgafell, sfondò il tetto sopra la porta d'uscita ed entrò nella camera sovrastante; questo avvenne mentre Snorri e i suoi stavano seduti per cena. In quell'epoca i gabinetti stavano fuori delle case. Quando Snorri e i suoi si alzarono dal tavolo vicino al fuoco, pensarono di andare al gabinetto. Snorri uscì per primo e passò attraverso la porta, prima che l'agguato di Svart fosse pronto; invece Mar, figlio di Hallvard, passò dopo Snorri, e Svart lo colpì con l'asta, lo raggiunse attraverso la scapola, scivolò lungo il braccio, tagliò via un po' di carne, ma non produsse una grave ferita. Svart corse via, passando lungo la parete andò a finire su di un lastricato e fece una grave caduta, precipidando giù. Snorri riuscì ad afferrarlo, prima che si rialzasse.
 
Questi fatti accadevano 14 anni prima che in Islanda venisse adottato per legge il Cristianesimo. L'influenza cristiana aveva preso largamente piede in Islanda già prima che la nuova religione finisse col prevalere nell'anno 1000. Lo stesso goði Snorri finì col farsi battezzare, conservando il suo titolo, che nessuno ormai connetteva più a rituali pagani e che ormai era usato come semplice onorificenza politica. Dal racconto del fallito attentato al goði Snorri si possono trarre alcune interessanti considerazioni. L'autore della saga ha notato che ai tempi della Cristianizzazione i gabinetti erano esterni alle case, segno che in seguito a quell'epoca ci sono stati sostanziali cambiamenti nel costume, tanto che lo stanzino defecatorio è stato trasferito all'interno delle case. Occorrerebbero studi molto più approfonditi di questo trattatello per chiarire meglio la questione. 
 
Glossario defecatorio 
 
kamarr "gabinetto" (genitivo kamars; plurale kamrar
ganga til kamars "andare al gabinetto" 
 
Si comprende subito che il vocabolo kamarr è un prestito, che in ultima istanza deriva dal latino camera "stanza a volta". Questo prestito lessicale non sarebbe stato possibile senza il Cristianesimo. Esiste anche una denominazione di chiara origine tabuistica per indicare il luogo defecatorio: annat hús "l'altra casa".
 
Igiene personale 
 
Per pulirsi, i Vichinghi utilizzavano il bagno turco. La parola norrena bað (genitivo baðs; plurale bǫð), che ha la stessa origine dell'inglese bath "bagno" e al tedesco Bad "bagno", indicava precisamente il bagno tramite il vapore, non tanto il bagno tramite immersione nell'acqua. Le genti del Nord si servivano del vapore scaturito dall'acqua bollente introdotta in un'apposita stanza, in genere sotterranea, chiamata baðstofa (genitivo baðstofu; plurale baðstofur). Non era considerato conveniente defecare e lavarsi nello stesso ambiente, come invece facciamo noi oggi. Un possidente era molto afflitto da due berserkir, Halli e Leiknir. Ha così trovato un modo molto ingegnoso per ucciderli entrambi, servendosi proprio del vapore bollente di una sauna.

Questo è il testo in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 28): 
 
Eptir þetta tóku þeir at ryðja gǫtuna, ok er þat it mesta mannvirki. Þeir lǫgðu ok garðinn, sem enn sér merki. Okveptir þat gerðu þeir byrgit.
 En meðan þeir váru at þessu verki, lét Styrr gera baðstofu heima undir Hrauni ok var grafin í jǫrð niðr, ok var gluggr yfir ofninum, svá at útan mátti á gefa, ok var þat hús ákafliga heitt.
 
Traduzione: 

Quindi [i berserkir] si posero a costruire la strada, ed era un'opera faticosa. Rizzarono anche la palizzata, di cui ancora si vede traccia. Dopo costruirono il recinto per le pecore. Mentre erano intenti a quest'opera, Styr fece costruire a casa sua, a Hraun, un locale per i bagni: era un locale scavato sottoterra, e sopra la stufa vi era un'apertura, in modo da poter introdurre l'acqua; il locale era straordinariamente caldo.

E ancora, sempre dallo stesso capitolo, poco oltre: 
 
Berserkirnir gengu heim um kveldit ok váru móðir mjǫk, sem háttr er þeira manna, sem eigi eru einhama, at þeir verða máttlausir mjǫk, er af þeim gengr berserksgangrinn.  Styrr gekk þá í mót þeim ok þakkaði þeim verk ok bað þá fara í bað ok hvíla sik eptir þat. Þeir gerðu svá. Ok er þeir kómu í baðit, lét Styrr byrgja baðstofuna ok bera grjót á hlemminn, er var yfir forstofunni, en hann lét breiða niðr nautshúð hráblauta hjá uppganginum. Síðan lét hann gefa útan á baðit í glugginn, er yfir var ofninum. Var þá baðit svá heitt, at berserkirnir þolðu eigi í baðinu ok hljópu á hurðirnar. Fekk Halli brotit hlemminn ok komst upp ok fell á húðinni. Veitti Styrr honum þá banasár. En er Leiknir vildi hlaupa upp ór durunum, lagði Styrr í gegnum hann, ok fell hann inn í baðstofuna ok lézt þar.  Síðan lét Styrr veita umbúnað líkum þeira. Váru þeir fǿrðir út í hraunit ok kasaðir í dal þeim, er þar er í hrauninu, er svá er djúpr, at engan hlut sér ór nema himin yfir sik.
 
Traduzione: 
 
I berserkir andarono a casa la sera, ed erano molto stanchi, come è costume di quegli uomini, che non hanno solo l'aspetto, ma sono spossati, dopo essere stati soggetti al "berserksgang". Styr andò loro incontro, li ringraziò per il lavoro e li invità ad entrare nel bagno, e quindi a riposarsi. Quelli così fecero; e appena furono entrati nel bagno, Styr fece chiudere la stanza e porre delle pietre sull'apertura del tetto che stava sopra l'anticamera; all'uscita fece stendere una pelle di bue appena scuoiato. Poi fece versare l'acqua nel bagno attraverso l'apertura che era sopra la stufa: il bagno divenne così caldo, che i berserkir non riuscirono a sopportarlo, e corsero alla porta. Halli riuscì a sfondare l'apertura, ma inciampò nella pella: allora Styr gl'inferse un colpo mortale. E quando Leiknir volle scappare fuori dalla porta, Styr lo trafisse, e quello cadde nel bagno e vi morì. Poi Styr fece raccogliere i loro cadaveri; furono trasportati lassù sulla lava, e inumati in quella valle che si trova in mezzo alla lava, e che è così profonda, da non lasciare scorgere alcuna parte, tranne il cielo sopra di sé. 
 
Questi bagni erano spesso alimentati dalle acque termali, così comuni nell'Isola dei Ghiacci.    
 
Glossario igienico 
 
Nel vocabolario di Zoëga sono riportate diverse parole norrene per indicare il bagno, inteso come luogo della sauna. La glossa inglese è la stessa usata per designare il luogo defecatorio: "privy", cioè "latrina, cesso". 

salerni "bagno":
      derivato da salr "stanza, camera"; 
garðhús "bagno":
      derivato da garðr "cortile" e da hús "casa"
náðhús "bagno": 
      derivato da náð "grazia" e da hús "casa" 

La parola salerni è tuttora in uso nell'islandese moderno. Nella lingua attuale troviamo anche alcuni sinonimi: 
 
baðherbergi "bagno": 
    derivato da bað "bagno" e da herbergi "alloggio"
snyrting "bagno" (termine dotto): 
    derivato da snyrta "riordinare" 
vatnsalerni "bagno" (termine raro): 
    derivato da vatn "acqua" e da salerni "bagno".
 
La questione della pulizia anale 
 
Nella Russia Kievana, il viaggiatore arabo Ahmad ibn Fadlan (Baghdad, 877 - 960), si imbatté in una comunità di Vichinghi, conosciuti come Variaghi (dal norreno Væringjar "mercenari che servivano come guardie del corpo dell'Imperatore di Bisanzio"), che erano originari della Svezia. Ne descrisse con dovizia di particolari le usanze, che a lui parvero bestiali. Questo riportò nella sua opera:

"Essi sono le più sporche tra tutte le creature di Dio: non si lavano dopo aver defecato o urinato, né si lavano quando sono in uno stato di impurità rituale*, né si lavano le mani dopo aver mangiato. Sono davvero come asini vaganti."  

*L'impurità rituale è la condizione di chi ha emesso lo sperma. Le parole dell'arabo possono tradursi con "dopo aver copulato"

Non mi stancherò mai di ripeterlo: non si può conoscere davvero un popolo se non si sa nulla dei metodi che utilizzava per la pulizia del buco del culo. Gli Arabi criticavano i civilissimi Cinesi perché si pulivano l'ano usando soltanto la carta, senza detergersi con l'acqua. Avrebbero ritenuto "incivili" anche Socrate e Platone, che al pari dei Vichinghi usavano sassi lisci o muschio per asportare ogni traccia di escrementi dallo sfintere anale. Quanto riportato da Ibn Fadlan non è in contraddizione con ciò che scrivevano gli autori anglosassoni, che dall'alto della loro sozzura criticavano i Danesi perché si lavavano troppo spesso e si cambiavano con solerzia le vesti. Infatti il bagno turco risolveva i problemi: era un ottimo rimedio quando ci si sentiva laidi. Anche se queste pratiche igieniche dei Vichinghi erano ammirevoli per l'epoca, sono comunque ben distanti dagli standard attuali.   

 
Il coprolito di York 
 
Dell'attività defecatoria dei Vichinghi abbiamo qualche traccia tangibile e indagabile tramite il rigoroso metodo scientifico. Il reperto più significativo è senza dubbio il coprolito di York (Contea del North Yorkshire, Inghilterra), noto anche come Lloyds Bank coprolite, che è preziosissimo e vale come i Gioielli della Corona! Moltissime sono le pagine nel Web dedicate a questo oggetto assolutamente eccezionale, che è stato studiato a fondo dal paleoscatologo Andrew Jones. Eccone una:  


Non ci sono dubbi, è un vero e proprio record. Il più grande escremento umano di cui si abbia finora notizia è stato deposto da un glorioso vichingo e si è fossilizzato! Si tratta di uno stronzo colossale, lasciato nel IX in quello che all'epoca era il Regno di Jórvík; ha subìto un processo di mineralizzazione, giungendo fino ai nostri giorni. Lungo 20 centimetri e largo 5, è stato scoperto nel corso dei lavori di costruzione di una sede bancaria dei Lloyds. In pratica ha le dimensioni di un maestoso cazzone eretto! Dalle analisi si sono potute dedurre informazioni di grande utilità. Il guerriero che ha deposto questo prodigioso escremento si cibava principalmente di carne e di pane. Inotre era afflitto da una parassitosi: chiare evidenze delle uova del nematode Trichuris trichiura sono state trovate nel materiale fossile. Questo sgradevole verme infesta l'intestino crasso e si nutre del sangue dell'ospite tramite lo stiletto boccale; le sue uova fecondate, presenti nella materia fecale, sopravvvivono a lungo nell'ambiente. Si trovano questi pericolosi patogeni nel suolo dei paesi in cui la gente è abituata a smerdare all'aperto. I bambini, che sono coprofagi per inclinazione naturale, si portano alla bocca il terriccio contaminato e diventano un importante serbatoio dell'infezione. Non bisogna mai avere nostalgia delle epoche passate: erano piene zeppe di orrori per noi difficili anche solo a immaginarsi. Tra l'altro sembra che l'espulsione dell'immenso stronzo non sia stata molto agevole. In altre parole, è stato un vero e proprio travaglio anale! Devo anche riportare un episodio spiacevole. L'inestimabile reperto, esposto al Centro di Archeologia della città di York, nel 2003 si ruppe in tre pezzi a causa dell'incauta manipolazione da parte di alcuni bulli. Per fortuna gli archeologi sono stati in grado di ripararlo usando il Super Attak, così rifulge di nuovo in tutto il suo splendore!
 
I Vichinghi e scorregge
 
Nell'antica Scandinavia e nelle sue colonie che ne sono nate si credeva che fare peti fosse un segno di evidente salute. Tutti, uomini e donne, dovevano emettere flatulenze per mostrare che stavano bene, che non avevano problemi. L'emissione dei peti, anche di quelli più osceni e sulfurei, era assolutamente libera. Le mogli scorreggiavano beate davanti ai mariti. I mariti scorreggiavano senza freni davanti alle mogli. I peti divertivano, erano una parte importantissima della socialità. Erano considerati interessanti sia per il suono che per l'odore. In Islanda si tenevano vere e proprie gare di scorregge. Il nome norreno della scorreggia è vindgangr, che alla lettera significa "ventosità" (da vindr "vento"). Credo che questo sia un caso molto interessante, in cui una parola chiaramente tabuistica descrive un atto non reputato tabù. Riportiamo infine qualche significativo aneddoto su un personaggio assai bizzarro. Un arciere norvegese, Einar Thambarskelfir, era famosissimo perché era in grado di imitare il rumore del tuono! Durante la battaglia di Svölder, il Re Olaf Tryggvason udì un rumore spaventoso, come se un terremoto si stesse scatenando in tutta la sua potenza. Così chiese a Einar Thambarskelfir, che gli stava vicino, cosa fosse quel fragore immane. Così gli rispose lo scorreggione, con tagliente sarcasmo: "È la Norvegia, Sire, che si sta rompendo tra le vostre mani!" 

mercoledì 23 giugno 2021

 
THE DESCENT -
DISCESA NELLE TENEBRE
 
 
Titolo originale: The Descent 
Anno: 2005
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Neil Marshall
Sceneggiatura: Neil Marshall 
Produttore: Christian Colson, Paul Ritchie
Produttore esecutivo: Paul Smith 
Produttore associato: Keith Bell
Casa di produzione: Celador Films
Distribuzione in italiano: Eagle Pictures, Videa
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: John Rafique
Musiche: David Julyan
Scenografia: Simon Bowles, Jason Knox-Johnston
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Jennifer Harty 
Interpreti e personaggi:
    Shauna Macdonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Nora-Jane Noone: Holly Mills
    MyAnna Buring: Samantha "Sam" Vernet
    Oliver Milburn: Paul Carter
    Molly Kayll: Jessica Carter
    Craig Conway: Ominide
    Mark Cronfield: Ominide 
    Catherine Dyson: Ominide 
    Julie Ellis: Ominide
    Justin Hackney: Ominide
    Stephen "Steve" Lamb: Ominide 
    Stuart Luis: Ominide
    Tristan Matthiae: Ominide
    Leslie Simpson: Ominide 
    Sophie Trott: Ominide
Doppiatori italiani:
    Sabrina Duranti: Sarah Carter
    Monica Ward: Juno Kaplan
    Alessandra Korompay: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Raffaella Castelli: Rebecca Vernet
    Monica Bertolotti: Holly Mills
    Emanuela D'Amico: Samantha "Sam" Vernet
    Francesco Bulckaen: Paul Carter
    Giulia Luzi: Jessica Carter 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: The Descent: Abgrund des Grauens 
   Spagnolo: El Descenso 
   Portoghese (Brasile): Abismo do Medo
   Rumeno: Coborâre întunecată 
   Finnico: The Descent - loukussa 
   Svedese: Istängd  
   Ceco: Pád do tmy
   Russo: Спуск 
   Lituano: Nusileidimas
   Greco: Η κάθοδος 
   Greco traslitterato: I káthodos
   Ungherese: A barlang
Budget: 3,5 milioni di dollari US
Box Office: 57,1 milioni di dollari US
 
Trama: 
Un gruppo affiatato di sei ragazze si incontra per una vacanza da brividi. Sono tutte appassionate di sport estremi. I loro nomi sono Juno, Beth, Sarah, Sam, Rebecca e Holly. Passano una notte in una casupola tra abbondanti libagioni di birra, per conoscersi meglio: tre di loro (Juno, Beth e Sarah) formano un gruppo storico, mentre le altre si sono aggiunte in un secondo tempo. Sarah è la più problematica: un anno prima ha avuto un terribile incidente d'auto in cui sono morti suo marito Paul e sua figlia Jessica. Il giorno successivo, le ragazze salgono fino all'ingresso di una caverna in un'area montuosa e vi si calano. Dopo che il gruppo si è mosso attraverso uno stretto passaggio, la volta crolla dietro di loro, intrappolandoli. Si scatena un'accesa discussione e Juno, che è una bulla, ammette di aver condotto il gruppo in un sistema di grotte sconosciuto anziché in quello completamente esplorato che avevano programmato di visitare. Il salvataggio è quindi impossibile. Mentre il gruppo esplora l'ambiente, scopre vecchie attrezzature da scalata e un dipinto rupestre che suggerisce l'esistenza di una via di uscita. Holly, pensando di vedere la luce del sole, corre avanti, ma cade in un buco e si rompe una gamba. Mentre le altre aiutano Holly, Sarah si allontana e osserva una pallida creatura umanoide che beve in una piscina, fuggendo subito via. Successivamente, il gruppo si imbatte in una tana piena di ossa di animali e viene improvvisamente attaccato dall'ominide. Holly viene uccisa quando un ominide le squarcia la gola. Sarah corre e cade in un buco, perdendo i sensi. Juno cerca di impedire che il corpo di Holly venga trascinato via, uccide un ominide con il suo piccone ma colpisce accidentalmente Beth al collo. Beth crolla e la implora di non lasciarla, ma lei è traumatizzata e fugge. Sarah si sveglia e si ritrova in una distesa di carcasse umane e animali, dove vede il corpo di Holly sbranato e divorato dagli ominidi. Juno scopre segni di precedenti esploratori che indicano un percorso specifico attraverso le caverne, quindi individua Sam e Rebecca. Sam ha dedotto che gli ominidi sono ciechi: si affidano all'udito per cacciare. Nel frattempo, Sarah incontra Beth, che la implora di sopprimerla per evitarle una morte atrocissima. Sarah, seppur con riluttanza, le fracassa il cranio con una roccia. Viene quindi aggredita da numerosi ominidi e riesce a ucciderli tutti. Cade in una fossa piena di escrementi e ne emerge coperta di sozzure innominabili. In un altro recesso, Juno, Sam e Rebecca sono inseguiti da un folto gruppo di ominidi. Raggiungono un baratro e Sam cerca di scavalcarlo, ma un ominide che scala il soffitto la attacca e le strappa la gola. Sam lo accoltella prima di morire dissanguata di fronte a Juno e a Rebecca. Rebecca viene quindi trascinata via e sbranata viva. Juno incontra Sarah, che le mente sulla morte di Beth. Dopo aver sconfitto un gruppo di ominidi vicino a un'uscita, Sarah affronta Juno, vede che porta un particolare ciondolo e la accusa: il defunto marito le faceva le corna con lei! Così per vendicarsi la colpisce a una gamba col piccone e la lascia morire mentre un branco di ominidi si avvicina. Si sente Juno urlare per l'ultima volta mentre Sarah scappa, solo per cadere in un buco e perdere i sensi. Sarah si risveglia nella grotta dopo aver fatto un sogno in cui riusciva a fuggire. Si alza a sedere e vede la Jessica seduta di fronte a lei, con in mano una torta di compleanno. Mentre Sarah sorride, l'inquadratura si allarga per rivelare che il lume di candela del compleanno della torta è in realtà la luce della sua torcia. L'oscurità assoluta circonda la donna mentre si sentono gli ominidi avvicinarsi. 
 
 
Recensione:
Come ho visto il film, sono subito stato affascinato dalla sua idea portante, quella della deriva genetica che ha dato origine agli spettrali cannibali imperanti nei sotterranei. Un recensore classico scriverebbe per ore dei tecnicismi e dei giochi di luce, delle riprese e dei parallelismi con altri film. Nulla di tutto ciò è di mio interesse. Quando sono messo di fronte a una creatura immaginaria, sono portato a indagarne la natura e l'ascendenza come se fosse assolutamente reale.      
Neil Marshall ha descritto gli ominidi come uomini delle caverne che sono rimasti sottoterra. Il regista lo ha spiegato in modo assai chiaro: 
 
"Si sono evoluti in questo ambiente nel corso di migliaia di anni. Si sono adattati perfettamente per prosperare nella grotta. Hanno perso la vista, hanno un udito e un olfatto acuti e funzionano perfettamente nel buio pesto. Loro Sono scalatori esperti, quindi possono scalare qualsiasi parete rocciosa e questo è il loro mondo."
(originale: "They've evolved in this environment over thousands of years. They've adapted perfectly to thrive in the cave. They've lost their eyesight, they have acute hearing and smell and function perfectly in the pitch black. They're expert climbers, so they can go up any rock face and that is their world."). 
 
E ancora: 
 
"È una colonia e ho pensato che fosse molto più credibile che renderli i classici mostri. Se fossero stati tutti maschi, non avrebbe avuto senso, quindi ho voluto creare un contesto più realistico per loro. Volevo avere questa specie molto selvaggia e primordiale che vive sottoterra, ma volevo renderli umani. Non volevo renderli alieni perché gli umani sono le cose più spaventose."
(originale: "It is a colony and I thought that was far more believable than making them the classic monsters. If they had been all male, it would have made no sense, so I wanted to create a more realistic context for them. I wanted to have this very feral, very primal species living underground, but I wanted to make them human. I didn't want to make them aliens because humans are the scariest things."). 

Queste considerazioni restano senza dubbio vere, quale che sia l'esatta collocazione tassonomica di una specie tanto portentosa! Questa è purissima fantapaleontologia! Mille volte meglio delle baggianate viste in infiniti remake di fantascienza spicciola!
 
Etimologia di crawler 
 
La parola con cui nelle descrizioni della pellicola di Marshall  sono denominati gli ominidi cavernicoli è crawler. Non mi pare che nel film le creature ctonie fossero menzionate. Alla lettera crawler significa "strisciatore", dal verbo to crawl "strisciare" (sinonimo di to creep). Attestato nel medio inglese come creulen "muoversi lentamente trascinando il corpo sul terreno" (circa 1200, varianti: crewlen, crallen), l'origine ultima è il norreno krafla "gattonare". Non trovo soddisfacente chiamare "crawlers" i mostruosi antropoidi degli Appalachi e non m'interessa granché il fatto che questo nome sia diventato generale tra i fan.    
 
Ipotesi I: Homo sapiens mutante 

Una comunità di umani moderni, ossia di Homo sapiens proprio come noi, sarebbe passata dall'Asia alle Americhe tramite la Beringia, non diversamente dagli antenati degli Amerindiani. Si sarebbe quindi arroccata in un sistema di grotte, finendo col non uscirvi mai più, proprio come postulato da Marshall. L'aspetto particolare di questi esseri deriverebbe da una grave forma di una malattia  genetica che è forse all'origine del mito dei vampiri: la porfiria. L'effetto del fondatore e dei suoi geni recessivi sarebbe stato determinante. Si dovrebbe ipotizzare che i discendenti rimasti intrappolati nel sistema di grotte abbiano subìto una serie di mutazioni radicali. Avrebbero perso la vista, tanto per fare un esempio. La porfiria spiegherebbe l'ipersensibilità alla luce solare. Anche se cieche, queste creature hanno gravi reazioni al minimo contatto coi raggi del sole, cosa che spiegherebbe come mai facessero brevi sortite dal loro ambiente sotterraneo soltanto di notte. La cosa che più mi colpisce è però un'altra: la perdita dell'uso del linguaggio articolato. Che si sappia, non si sono mai dati casi simili. Non conosciamo alcuna comunità umana priva della capacità di esprimersi in una lingua dotata di struttura. Già Darwin, che pure era pieno di pregiudizi sui cosiddetti "selvaggi", dovette ammettere che non esistono "lingue primitive" e che l'intelligenza dell'essere umano è frutto dell'uso continuo di una lingua perfetta. 
 
Ipotesi II: Una specie diversa da Homo sapiens 
 
Nelle Americhe non sono mai stati trovati resti di specie ominidi diverse da Homo sapiens. I geni neanderthaliani e denisovani presenti negli Amerindiani sono frutto di incroci avvenuti in Eurasia: Homo neanderthalensis e Homo denisova non sembrano aver messo piede nel Nuovo Mondo. Si potrebbe pensare che gli ominidi del film di Marshall siano i discendenti di una specie particolarmente arcaica migrata precocemente. Ho letto che la colonizzazione della Siberia da parte di Homo sapiens è stata a lungo impedita dalla presenza di una specie ferale, la terribile iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), che infestava quelle regioni inospitali, dilaniando qualsiasi intruso. Non mi convince molto pensare a una specie ominide in grado di farsi strada in una contesto così ostile fino ad attraversare la Beringia. Dovrei verificare i dettagli, ma sono portato a credere che sia un'assurdità. 
 
Una proposta di denominazione 
 
Possibile nome scientifico della creatura: Homo appalachiensis.  
 
Questa denominazione sarebbe coerente in ogni caso. Rimarrebbe valida sia nel caso che Homo appachiensis fosse un discendente di Homo sapiens per mutazione dovuta a porfiria, sia che fosse un ramo indipendente e separato derivato da Homo heidelbergensis (l'antenato comune di Homo neanderthalensis, Homo denisova e Homo sapiens). Queste difficoltà tassonomiche non mi preoccupano troppo: un giorno ogni ostacolo sarà appianato.   
 

Il lago di merda! 
 
Gli ominidi hanno fogne comuni, proprio come il ratto talpa (Heterocephalus glaber). Quello in cui Sarah si immerge non è sangue, come gli ingenui potrebbero credere: è merda. I riflessi rossastri del pastone semiliquido sono dovuti al fuoco della torcia. La visione di donne arroganti immerse nelle feci è uno spettacolo catartico. Aggressive e determinate, le sensuali creature giunte dal mondo esterno sono più feroci dei cannibali, eppure sono costrette a puzzare, a fare schifo, ad essere umiliate fin nella più intima essenza. Il loro genere è infinitamente più pericoloso di una sparuta comunità di subumani isolati dal mondo, visto che il pianeta è infestato da più di sette miliardi di creature voraci e brulicanti, tutte partorite da fighe umane! Non sono i cannibali i veri predatori e carnefici: sono invece vittime di un genocidio, visto che finiscono massacrati, col cranio fracassato, ridotti a pura e semplice immondizia.

Possibili incoerenze da spiegare 
 
Come può un sistema di caverne permettere la sussistenza di una comunità di ominidi tanto numerosa? Certamente c'è abbondanza di acqua, ma il cibo sarebbe in ogni caso un problema. Le trappole in cui cadono gli animali, soprattutto cervi, non sarebbero sufficienti ad assicurare nutrimento per tutti. Anche le sortite per battute di caccia notturna non basterebbero. Si dovrebbe anche spiegare la mancata interazione tra queste creature e la popolazione caucasica degli Appalachi nel corso dei secoli. Si converrà che in America se sparisce qualcuno fanno un cancan dell'ostrega.     

 
Il mito di Wendigo  

La tesi di Marshall ha una conseguenza semplice e interessante: gli ominidi divoratori di carne umana avrebbero interagito nei secoli passati con gli Indiani Algonchini, dando così origine al mito di Wendigo, il temibile mostro cannibale dall'aspetto emaciato e dalla forza portentosa. La descrizione del mostro chiamato Wendigo è alquanto varia e differisce a seconda delle tribù. Alcuni lo ritenevano dotato di una testa di cervo con palchi imponenti, quasi tutti lo consideravano irsuto. Potremmo credere che gli ominidi nel corso della loro involuzione abbiano perduto alcuni costumi, come quello di indossare pelli strappate ai cervi e maschere fatte con i crani di quegli animali.  
 
Curiosità 
 
L'intero film è stato girato nel Regno Unito. L'ambientazione negli Appalachi è stata simulata in modo eccellente: nessuno direbbe mai che le sequenze sono state riprese in Albione. La carcassa trovata dalle donne prima di entrare nella grotta è quella di un cervo rosso (Cervus elaphus), una specie del Vecchio Mondo, che non esiste in North Carolina. Per qualche misterioso motivo, la Wikipedia in italiano riporta come ambientazione i Monti Catskill, sempre parte della catena montuosa degli Appalachi ma situati nello Stato di New York anziché nel North Carolina. 
 
Gli ominidi sono stati progettati per assomigliare al Nosferatu del film Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, Friedrich Wilhelm Murnau, 1922). All'inizio le creature dovevano avere enormi occhi bianchi, sporgenti dalle orbite, ma questa caratteristica è stata presto cancellata perché ne sarebbe risultato un aspetto troppo buffo. Il titolo tedesco, The Descent - Abgrund des Grauens, ricorda molto quello del film di Murnau.  
 
I cineasti hanno tenuto nascosta alle attrici l'esistenza stessa degli ominidi fino a quando non hanno fatto irruzione nelle scene dell'esplorazione del sistema di caverne. Questa trovata è stata escogitata per consentire la reazione più naturale possibile, pur non essendo esente dal rischio di poco piacevoli inconvenienti (infarto, morte improvvisa, etc.). Il trucco necessario per trasformare gli attori nei sanguinari ominidi ha comportato in tutto tre ore e mezza di trucco, inclusa la depilazione completa dell'intero corpo dei maschi: soltanto le femmine di quella specie avevano i capelli. 

Sono stati fatti due diversi finali. Nella versione originale nel Regno Unito, viene presentato il finale completo, che però è stato tagliato per il rilascio negli Stati Uniti perché i dannati buonisti politically correct temevano che fosse troppo deprimente. Certo, se un bambino prende la pistola della madre e le spara nella schiena, la cosa non è considerata deprimente. Se invece un film non ha un finale ottimista, si spappolano tutti come bruchi.
 
Pochi sembano aver notato una sequenza alquanto singolare: durante una lotta nell'acqua, l'indomita Sarah afferra il pene di un ominide e lo strappa. Una donna pericolosa! 
 
I bastoncini luminosi al neon visti nel film sono stati acquistati in un sexy shop: erano in realtà falli finti e certamente le attrici se li sono infilati fino in fondo nella vagina e nel retto, con immensa libidine! 
 
Una continuazione
 
Un notevole seguito del film di Marshall è stato concepito come una sua seconda parte. Anche se è stato considerato un sequel, in realtà è non dovrebbe essere costretto in una definizione tanto riduttiva. Eccone tutti i dettagli. 

 
THE DESCENT - PART 2 
 
Titolo originale: The Descent - Part 2
Anno: 2009
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Jon Harris
Sceneggiatura: James McCarthy, J Blakeson, James Watkins
Produttore: Christian Colson, Ivana MacKinnon
Produttore esecutivo: Paul Smith, Neil Marshall
Casa di produzione: Celador Films
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: Paul Hyett
Musiche: David Julyan
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Kirstie Stanway
Interpreti e personaggi:
    Shauna MacDonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Krysten Cummings: Elen Rios
    Michael J. Reynolds: Ed Oswald
    Jessica Williams: Susanne Small
    Douglas Hodge: Dan
    Joshua Dallas: Greg
    Anna Skellern: Cath
    Gavan O'Herlihy: Vaines
    Doug Ballard: Dr. Roger Payne
    Josh Cole: Lynch
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Myanna Buring: Samantha "Sam" Vernet 
    Robin Berry: Ominide
    Adam Harvey: Ominide
    Nicholas Daines: Ominide
    Kengo Oshima: Ominide 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: The Descent 2 - Die Jagd geht weiter
    Spagnolo: El descenso: parte 2
    Russo: Спуск 2
 
Trama: 
Due giorni dopo gli eventi del primo film, Sarah emerge dal sistema di grotte traumatizzata e ricoperta di sangue misto a merda, senza alcun ricordo di quanto accaduto. Viene portata in ospedale, dove il medico scopre che parte del sangue su di lei è dello stesso gruppo sanguigno di Juno, una delle sue amiche scomparse. Lo sceriffo Vaines e il vicesceriffo Rios portano con sé l'amnesica Sarah e tre specialisti di esplorazioni speleologiche - Dan, Greg e Cath - per trovare le donne scomparse nel sottosuolo. Vengono fatti scendere attraverso un vecchio pozzo minerario gestito da Ed, un vecchio custode. Il gruppo scopre il cadavere mutilato di Rebecca vicino all'ingresso, facendo sperimentare a Sarah dei flashback degli eventi nelle caverne prima della sua fuga. Vaines la crede responsabile della scomparsa delle altre donne. Mentre striscia attraverso un tunnel, Sarah attacca improvvisamente Vaines e Greg prima di fuggire. Quando la squadra si divide alla sua ricerca, Vaines scarica accidentalmente la sua pistola dopo che un ominide lo ha spaventato. Di conseguenza, parte della caverna crolla e intrappola Cath sotto un mucchio di rocce, separandola dagli altri. Decidono di trovare un modo alternativo per cercare di liberare Cath, ma arrivano in una stanza piena di ossa, trovando la videocamera danneggiata di Holly tra i detriti. Guardano le registrazioni e si rendono conto che le donne scomparse erano state attaccate dagli ominidi. Sarah, nascosta nelle vicinanze, ascolta la registrazione e riacquista i suoi ricordi. Rios, in preda al panico, inizia a chiedere aiuto, attirando i predatori. Sarah la salva coprendosi la bocca, sapendo che gli ominidi sono ciechi e cacciano affidandosi all'udito. I due guardano e aspettano mentre un ominide uccide Dan e trascina via il suo corpo. Nel frattempo, Cath si fa strada e uccide un ominide schiacciandolo sotto le rocce. Si imbatte in Greg; scappano da un altro aggressore e trovano il cadavere di Samantha che penzola dal soffitto attraverso un baratro. Decidono di usare quei resti umani per attraversare l'abisso, ma vengono nuovamente attaccati. Greg si sacrifica per guadagnare tempo per Cath. Sebbene lei arrivi dall'altra parte del baratro, attira un ominide. Urla il nome di Greg e viene uccisa. In un altro recesso, Vaines viene attaccato da un ominide ma viene salvato da Juno, che si rivela essere ancora viva e capace di combattere i nemici. Sarah e Rios uccidono un ominide in una pozza piena di feci. Presto incontrano Vaines e Juno. Sarah è traumatizzata nel vedere Juno viva, furiosa per essere stata ferita con un piccone e abbandonata. Rios la calma dicendo che Sarah li ha portati a trovarla volontariamente. Quindi Juno li conduce a una fossa che conduce in superficie in superficie e che viene usata dagli ominidi come trappola, facendovi precipitare animali. L'ottuso Vaines ammanetta Sarah a se stesso in modo che non li abbandoni; quando cade da una sporgenza, quasi la trascina con sé. Mentre gli ominidi si avvicinano, Juno ordina a Rios di tagliare la mano di Vaines per salvare Sarah. Lei lo fa: Vaines e a lui attaccati precipitano nell'abisso. Sarah, Juno e Rios raggiungono l'uscita, dove vengono bloccati da un gruppo di ominidi guidati dal loro grosso capobranco. Cercano di sgattaiolare ma Greg, che sta morendo per le ferite riportate, appare e afferra la gamba di Juno in un ultimo tentativo di salvarsi. Lei urla e attira gli ominidi. Greg muore e le donne devono combattere ancora una volta. Dopo che tutti gli aggressori sono stati uccisi, Sarah cerca di salvare Juno dal loro capo, ma lui le strazia lo stomaco, ferendola mortalmente. Sarah uccide il subumano prima che Juno le muoia tra le braccia. Quando arrivano altri ominidi, Sarah attira la loro attenzione su di sé urlando, dando a Rios la possibilità di scappare. Rios fugge dalla spelonca e cerca di chiedere aiuto. Tuttavia viene raggiunta dal vecchio Ed, che la tramortisce con una pala e la trascina di nuovo all'ingresso della caverna, lasciandola lì. Mentre Rios riprende lentamente conoscenza, un ominide coperto di sangue emerge dalla sottosuolo con le braccia tese.
 
 
Recensione: 
Ho visto questo film in spagnolo, con tutti gli effetti surreali che ne derivano, semplicemente perché non è stato rilasciato in italiano. Non credo nell'utilità dei sequel, eppure non mi è affatto dispiaciuta la sua visione. Ho analizzato le sequenze con estremo interesse, arrivando a conclusioni inattese.
 
A parte i toni della pelle più scuri e una migliore capacità di mimetizzazione, le creature ctonie sembrano più selvagge, piene di cicatrici e con più deformità che suggeriscono anni di connubi incestuosi. Inoltre hanno diverse file di denti come gli squali, per strappare meglio la carne. Va da sé che sono scarse le possibilità di spiegare scientificamente una simile eruzione dentale in una specie del genere Homo.   
 
Inizialmente gli ominidi dovevano essere esclusivamente maschi, come nel primo film, ma è stato deciso di aggiungere femmine e bambini al film per mostrare che si trattava di una colonia attiva. Una decisione di buon senso! Avere a che fare con soli maschi non avrebbe avuto alcun significato, dato che l'esistenza di una simile colonia sarebbe stata impossibile. Si nota che le femmine sono dotate di una folta chioma, ovviamente impastata di sporcizia, a differenza dei maschi glabri.
 
Il lago di merda 2! 

Troviamo una fossa fecale simile a quella già vista nel primo film, questa volta senza i riflessi rossastri del fuoco di una torcia: vediamo subito che il pastone è di un color bruno nerastro. Questa volta nessuno spettatore può avere dubbi o indulgere in interpretazioni da sempliciotto: si vede arrivare un ominide che si accovaccia sul bordo del pozzo e a un certo punto escono le polpette!
 
Curiosità 
 
Sono state ricostruite 30 caverne artificiali per questo film. Il regista ha riprogettato leggermente gli ominidi per questo sequel. Come il primo film, la storia si svolge nei Monti Appalachi del Parco Nazionale delle Great Smoky Mountains negli Stati Uniti. Come già il primo film, anche questo non è stato girato in America, bensì nelle foreste del Regno Unito e della Scozia.
 
Neil Marshall, che è il creatore, sceneggiatore e regista del primo film, ha rifiutato di dirigere questo sequel. Ha argomentato la cosa in modo alquanto strano: sentiva che avrebbe distrutto l'ambientazione e l'atmosfera di mistero che il primo film si era lasciato alle spalle. Marshall riteneva che il vero terrore consistesse nel dubbio dello spettatore sulla realtà di quanto accaduto, essendo possibile spiegarlo come un'allucinazione di Sarah. Alla fine del primo film non viene davvero rivelato se le creature sono reali o se Sarah è la vera assassina delle sue amiche. A seguito della decisione di Marshall di non scrivere o dirigere questo sequel, è stato sostituito da Harris, che aveva lavorato come montatore del primo film, mentre sono subentrati tre nuovi sceneggiatori. Marshall è rimasto solo come produttore e non ha avuto un gran potere decisionale. 
 
Una delle sceneggiature scartate per il film era composta da 6 personaggi maschili, tutti studenti di giornalismo, che sarebbero entrati nella grotta per portare a termine il loro progetto universitario di indagine sulla misteriosa scomparsa dei protagonisti del primo film. Anche se la sceneggiatura è stata scartata, alcuni suoi elementi sono stati conservati: la scoperta dei cadaveri delle esploratrici, lo scontro tra Beth e Juno. 
 
Conta dei morti 

Homo sapiens: 7 
Homo appalachiensis: 13
 
Gretti calcoli e fede nel randello 
 
Diversi ranger e residenti degli impervi distretti degli Appalachi si sono dimostrati molto contrari alla pellicola di Harris. Affermavano di trovare particolarmente disgustosa la scena in cui un ufficiale è stato lanciato in un dirupo per salvare una prigioniera affetta da gravi turbe mentali. In certe zone degli States, basta che uno sia po' strano e lo spedirebbero nel braccio della morte. Va poi detto che in Appalachia vivono numerose persone il cui sostentamento dipende dal turismo: naturale che abbiano sostenuto questo film. Immagino che non abbia riscosso particolare entusiasmo nemmeno l'opera di Marshall.  
 
Il vecchio che nutriva i cannibali 
 
Si intravede la possibilità di una sorta di inquietante collaborazione tra l'anziano guardiano della miniera e gli ominidi antropofagi. L'uomo procura numerose prede a quella tribù sanguinaria, facendole cadere in un canale che conduce al sistema di caverne. Prede animali e prede umane. Se questo fosse confermato, si dovrebbe per necessità concludere che gli ominidi non siano poi così stupidi e involuti come potrebbe sembrare a prima vista. Anche questo è un motivo della feroce opposizione al film da parte del White Trash degli Appalachi: nuoce al turismo mostrare un vecchiaccio perverso che dà da mangiare a Wendigo.  
 
Una folle interpretazione decostruzionista  
 
Qualcuno ha pensato che tutte le vicende speleologiche dei due film, dall'inizio alla fine, siano soltanto il prodotto delle allucinazioni di Sarah, causate dalla mancata somministrazione dei farmaci prescritti dagli strizzacervelli - cosa che risolverebbe tutti i problemi di coerenza che abbiamo descritto con dovizia di particolari. Eppure non sono soddisfatto di una simile spiegazione, la reputo puerile.