martedì 30 giugno 2020

UNA CONLANG PALEOGERMANICA E ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI CIMBRI

Si è molto discusso sull'origine dei Cimbri del Veneto. Sappiamo che sono discendenti di Bavari giunti a partire dal XI secolo (il più antico insediamento documentato è Foza, anno 1098). Si è a lungo imposta la leggenda della derivazione di queste genti dagli antichi Cimbri giunti in Italia nel I secolo avanti Cristo. Persino lo scrittore Mario Rigoni Stern (1921 - 2008) ha sostenuto questa tesi stravagante e fondata soltanto su una vana assonanza. Secondo alcuni studiosi, questi Cimbri sarebbero stati chiamati così dalla Serenissima per motivi ideologici: parlando una lingua germanica essi erano assimilati agli antichi invasori. In realtà il loro nome significa "Boscaioli", "Taglialegna" e ha la stessa etimologia della parola tedesca Zimmer "camera", che anticamente significava "legname da costruzione" (antico alto tedesco zimpar). Nulla a che fare con l'antica popolazione giunta dallo Jutland, in Danimarca, il cui nome era pronunciato con un suono velare /k/ (in parole povere la "c di cane"). In altri termini, l'identificazione dei Cimbri bavaresi giunti in Veneto con i Cimbri affrontati dai Romani è dovuta a una fallace pronuncia ortografica e a un ipercorrettismo. Gli studiosi rinascimentali non avevano elementi e strumenti filologici per comprendere una realtà tanto complessa. Non possedevano alcuna nozione degli sviluppi delle lingue germaniche storiche a partire dal protogermanico e dell'evoluzione di quest'ultimo dal protoindoeuropeo. Oggi saremmo in grado di riconoscere all'istante se una strana lingua germanica è derivata dal tedesco medievale o se è più antica.  
 
Per il piacere filosofico dei pochissimi lettori, presento un singolare esperimento di linguistica ucronica - sperando che non tutti se ne vadano via sdegnati (l'ultima che affermava di essere interessata a "lingue e linguistica" era in realtà una "buddhana", che associava a tale predilezione la voce "tromba").

Immaginiamo ora un corso storico diverso dal nostro, una linea temporale in cui in regioni impervie del Friuli si trovano alcuni paesi abitati da una minoranza la cui lingua non è romanza e non somiglia nemmeno alle lingue germaniche note. Queste genti chiamano se stesse Kimbra. Nessuno mi dica che la mia opera è "invenzione di dati scientifici" o invoco contro di lui i poteri di Cthulhu e di Yog-Sothoth! Come ho specificato, il mio è un esperimento concettuale, fondato su elementi perfettamente logici e razionali, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Descrivo ora per sommi capi la lingua di questi Kimbra, che è una lingua costruita (conlang) distante da ciò che di fatto è documentato. Ecco una lista di vocaboli (l'ortografia usata per trascriverli è la più immediata che mi è venuta in mente): 
 
aika, quercia 
    aikâ, querce 
ain, uno 
ait, giuramento 
    aita, giuramenti 
aitar, veleno 
aitum, genero 
    aituma, generi 
akar, campo 
    akra, campi  
akwa, fiume 
    akwâ, fiumi  
alut, birra 
æwa, legge 
æwisk, disonore 
bâk, faggio
    bâka, faggi 
bero, orso 
    beran, orsi 
beran, portare 
bernjâ, orsa 
    bernjân, orse
bodum, fondo; parte bassa  
brâtar, fratello
    brâtri, fratelli 
brôwa, ponte 
brund, cervo maschio 
    brunda, cervi maschi 
burg, torre 
    burgi, torri 
dag, giorno
    daga, giorni 
denar, palmo della mano 
dôu, rugiada   
drinkan, bere
duχtar, figlia
    duχtri, figlie 
etan, mangiare 
êtum, anima, spirito 
gart, cortile  
    garta, cortili 
gast, ospite 
    gasti, ospiti 
gâd, buono
grêtan, piangere
jain, quello
kaik, guercio 
kamar, martello 
kamp, zoppo 
kano, gallo
    kanan, galli 
kapt, prigioniero 
    kapta, prigionieri
kari, esercito
    karja, eserciti 
karpist, autunno 
kauk, alto 
kelpan, aiutare 
kemin, cielo 
    kemina, cieli 
kert, focolare 
kerto, cuore 
    kertan, cuori  
kêlikan, torre
kêr, qui  
kimbar, cimbro
    Kimbra, cimbri 
kint, bambino; bambini  
klûtar, puro 
korn, corno; corni, corna   
korno, grano
krain, puro 
krapan, corvo 
    krapna, corvi  
kult, legno 
kuni, stirpe
kunink, nobiluomo 
    kuninka, nobiluomini
kunt, cane
    kunta, cani 
kuntarat, cento (100)  
kuzd, tesoro, gruzzolo 
kûs, casa; case  
kweman, venire
kwît, bianco 
kwaiti, frumento 
land, terra; terre 
laub, foglia 
   lauba, foglie   
letar, cuoio 
leud, gente 
   leudi, genti 
lintiworm, drago 
luksu, lince 
    luksi, linci  
mais, più 
manno, uomo 
    mannan, uomini 
matisax, coltello; coltelli 
mato, verme  
    matan, vermi
mâtar, madre
    mâtri, madri 
medu, idromele 
mekil, grande 
meku, molto 
mêno, luna  
nabo, ombelico 
nakt, notte 
    nakti, notti 
namo, nome  
   naman, nomi
natar, vipera 
   natra, vipere 
nau, morto, cadavere 
   nawi, morti, cadaveri 
naut, tribolazione 
neman, prendere 
paran, andare; viaggiare 
pârjan, guidare  
patar, padre
    patri, padri 
pink, fringuello
pisk, pesce
    piska, pesci 
plint, pietra focaia 
præu, sperma 
preusan, gelare 
pritu, pace 
prî, libero 
pulk, folla; schiera 
rat, ruota; ruote
raud, rosso 
rekwis, buio 
silbar, argento
singan, cantare 
skatt, denaro 
skatu, ombra  
    skati, ombre
snæu, neve  
snutar, saggio 
stain, pietra 
    staina, pietre 
sternâ, stella 
    sternân, stelle 
sumar, estate 
sulk, aratro 
sunu, figlio
    suni, figli 
swart, nero
swestar, sorella
    swestri, sorelle 
swîn, maiale; maiali 
taikar, cognato 
    taikra, cognati 
takar, lacrime 
tapan, offerta sacrificale (di cibo) 
teksu, destro 
tekswa, mano destra
teuta, popolo
    teutâ, popoli 
teutan, re, sovrano
    teutana, re, sovrani 
timbar, legname
Tunar, Thor 
tungâ, lingua 
tungal, astro 
tûskunt, mille (1.000)
wato, acqua 
     watan, acque
Wâtan, Odino 
wesan, essere 
wint, vento
wîn, vino 
word, parola; parole 
worm, serpente 
    wormi, serpenti  
wulp, lupo 
    wulpa, lupi

Elementi grammaticali 

Questa è la declinazione di dag "giorno" (maschile): 

Singolare 
nom./acc. dag
gen. dagis 
dat. dage 
strum. daga 

Plurale 
nom./acc. daga 
gen. dago 
dat. dagam 
 
Questa è la declinazione di swîn "maiale" (neutro): 

Singolare 
nom./acc. swîn 
gen. swînis 
dat. swîne 
strum. swîna 

Plurale 
nom./acc. swîn 
gen. swîno 
dat. swînam 
 
Questa è la declinazione di kano "gallo" (maschile): 
 
Singolare 
nom. kano
gen./dat. kanin 
acc. kanan 
 
Plurale 
nom./acc. kanan 
gen. kanâno 
dat. kanâm  

Questa è la declinazione di teuta "popolo" (femminile)

Singolare 
nom. teuta 
gen./dat. teutâ
acc. teuto 

Plurale 
nom./acc. teutâ 
gen. teutâno 
dat. teutâm
 
Questa è la declinazione di gast "ospite" (maschile): 
 
Singolare
nom./acc. gast 
gen. gastê 
dat. gaste
strum. gasti 
 
Plurale
nom. gasti 
gen. gastjo 
dat. gastim
acc. gasti 
 
Questa è la declinazione di sunu "figlio" (maschile): 
 
Singolare
nom./acc. sunu 
gen. sunô
dat. suno
strum. sunu
 
Plurale
nom. suni
gen. sunjo 
dat. sunum
acc. sunu
 
Pronomi personali 

ek, io 
, tu 
is, egli 
, ella 
it, ciò 
wîs, noi 
jûs, voi 
î, essi 
ija, esse
ija, queste cose 
wet, noi due 
jut, voi due 

Verbi 

Questa è la coniugazione di neman "prendere": 

Presente indicativo: 

nema, io prendo 
nemis, tu prendi 
nemit, egli prende 
nemam, noi prendiamo 
nemit, voi prendete 
nemant, essi prendono 
 
Passato indicativo:  

nam, io ho preso
namt, tu hai preso 
nam, egli ha preso
nêmum, noi abbiamo preso 
nêmut, voi avete preso
nêmun, essi hanno preso 
 
Presente congiuntivo: 
 
nemô, che io prenda 
nemês, che tu prenda 
neme, che egli prenda 
nemêm, che noi prendiamo 
nemêt, che voi prendiate
memên, che essi prendano
 
Passato congiuntivo:  

nêmjô, che io prendessi 
nêmîs, che tu prendessi
nêmi, che egli prendessi
nêmîm, che noi prendessimo 
nêmît, che voi prendeste
mêmîn, che essi prendessero 

Dal materiale esposto spiccano notevoli somiglianze con la lingua dei Goti, ma anche notevoli differenze.

Alcune note sulla fonologia
 
La separazione della lingua dei Kimbra deve essere avvenuta prima della formazione del protogermanico ricostruito a partire dalle lingue germaniche note. Non si è compiuta appieno la rotazione consonantica nota come Legge di Grimm. Il risultato è sorpendente: le occlusive sorde non sono diventate fricative. Sono rimaste immutate e si sono confuse con l'esito delle occlusive sonore. In sillaba tonica si ha la tendenza a mantenere distinte le vocali /e/ e /i/ dell'indoeuropeo, che in protogermanico appaiono come allofoni di un unico fonema. Si rilevano però alcune irregolarità: /e/ seguita dai gruppi consonantici /mp/, /nt/, /nk/, /mb/, /nd/, /ng/ diventa /i/. Come in protogermanico /a/ e /o/ dell'indoeuropeo si confondono in /a/, e lo stesso avviene per le vocali lunghe /a:/ e /o:/, che però sono confuse in /a:/ e non in /o:/. La vocale /o/ breve è una variante di /u/ quando precede /r/ e in altre condizioni non sempre chiare. Ecco il prospetto della mutazione consonantica dal protoindoeuropeo alla lingua dei Kimbra
 
IE p t k : sono rimaste invariate 
IE b d g : sono diventate rispettivamente p t k 
IE bh dh gh : sono diventate rispettivamente b d g 
 
Esisteva in Germania una foresta che era chiamata Silva Bacena. Il suo nome deriva proprio da /ba:k-/, faggio. La lingua che ha dato origine a tale toponimo doveva essere simile a quella da me descritta. 
 
Gli esiti delle sillabe atone finali sono peculiari: spesso sussistono gli effetti di un'antica consonante nasale scomparsa. Questi sono alcuni esiti comuni: 
 
/*-as/ > - 
/*-an/ > -o
/*-a:/ > -a; - (nei neutri plurali sparisce) 
/*-a:n/ > -o 
/*-a:s/ > -a  
/*-â:s/ >  
/*-ans/ > -a 
/*-æ:n/ > -o
/*-ai/ > -e 
/*-ais/ >
/*-ait/ > -e
/*-au/ > -o 
/*-aus/ >
/*-aun/ >
/*-is/ > -
/*-i:/ > -i
/*-i:s/ > -i 
/*-iwis/ > -i 
/*-us/ > -u 
/*-u/ > -u
/*-uns/
> -u
/*-u:/ > -u  
 
La lingua da me costruita che ho presentato è senza dubbio un esercizio molto utile. Non è una semplice masturbazione mentale o una perdita di tempo. Vediamo ora di compilare una brevissima lista di corrispondenze tra la lingua dei Kimbra (conlang ucronica) e la lingua dei Cimbri di Giazza (lingua attestata):  
 
brâtar : cimbro pruodar "fratello" 
kano : cimbro "gallo" 
karpist: cimbro herbost "autunno" 
kerto : cimbro heartz "cuore" 
korn : cimbro horn "corno" 
krapan : cimbro ram "corvo"  
matisax : cimbro meizar "coltello" 
mâtar : cimbro muotar "madre"  
mêno : cimbro , ma "luna" 
swestar : cimbro sbestar "sorella" 
swîn : cimbro sbain "maiale" 
 
Lo vedete? Se un dotto del Rinascimento si fosse imbattuto nei Kimbra, non avrebbe forse interpretato i dati nel modo corretto. Avrebbe anche potuto non ritenere così evidente la parentela tra la loro lingua e quelle germaniche a lui note. Soltanto con una filologia più avanzata si sarebbe capito qualcosa.

domenica 28 giugno 2020

UNA CONLANG PALEOBERBERA DALL'ASPETTO BASCOIDE

Mi sono cullato nella mia immaginazione, facendo prendere forma a scene di vita di un antico popolo delle montagne dell'Atlante. Genti biondicce e rachitiche, che vivevano in condizioni quasi bestiali, abitando spesso in caverne, pur avendo qualche contatto con popolazioni più avanzate. Spinto da una forza irresistibile, ho trascritto qualcosa della loro lingua, che è chiaramente di ceppo berbero, ma dotata di una sonorità molto anomala. Non saprei classificare bene questa mia ispirazione, tanto che l'opera sembra essere a metà strada tra la glossolalia e la consapevole costruzione di una conlang. Ho scorso un lungo elenco di radici protoberbere con i loro esiti nelle lingue attestate di quel ceppo: a per ognuna di queste radici ho fornito l'equivalente nella lingua dei cavernicoli dell'Atlante. Come mi è capitato altre volte, nel trascrivere le parole, ho avvertito in me un senso di pace cristallina, come se stessi attingendo a qualcosa di realmente esistito. 
  
La fonologia di questa lingua è infatti molto simile a quella del basco (Euskara), con poche differenze (sono presenti le geminate -ll- e -nn-, la rotica r è sempre trillata). L'ortografia che ho utilizzato per trascriverla si basa su quella del basco, a cui rimando (z è la sibilante laminale, s è la sibilante apicale, g è sempre un'occlusiva velare). Ecco una lista di vocaboli: 

abairru, cane selvatico; volpe
aballu, pene, fallo 
abar, fossa 
abaun, otre di cuoio 
aberkan, nero 
aborri, grillo 
adambain, bruno rossiccio 
agerda, topo
agorro, recinto 
ahal, parola magica; immunità  
ahamban, acque
aharra, recinto 
aharro, ventriglio 
ahodar, muro 
ahu, ginocchio 
ahulli, asino, onagro 
ain, bocca 
aiun, venire
ambu, bocca
anga, palato 
angargur, rana 
angur, naso 
arbide, sentiero, via 
argut, corvo 
arren, città 
ataun, andare 
atsil, vipera  
atzar, capelli
aulen, cuore 
aurak, giallo, verdognolo 
autz, struzzo 
azoha, valletta; rivolo  
azpe, giorno 
azullu, clitoride 
ba, madre  
bal, occhio 
ballen, occhi 
ban, persona, uomo 
barai, farina  
barra, figlio 
bat, madri 
bizkar, fianco di una collina 
bor, leone
borgu, zanzara 
bortamban, minerale di rame 
botson, sciacallo 
botzar, tortura 
buts, limaccia 
dingal, nano
ebaen, irrigare
ebegau, bue 
ebennen, disporre pietre, costruire
eberkau, vitello 
eboken, affrettarsi 
eborgen, innalzare 
edamben, sangue 
egaen, fare, mettere 
egordan, scorpione 
egordu, pulce  
elbe, pelle 
embirren, piovere  
emborren, correre 
embuden, chiedere 
embuten, morire 
ennain, vedere 
ennun, attraversare, passare 
ennutun, camminare 
entzun, starnutire 
ergen, bruciare 
errau, schiena 
errun, partorire, far nascere 
ezumben, succhiare 
ezun, bere
gaintz, arco (arma) 
gambur, labbro 
gan, albero 
gandutz, torello
giba, elefante 
gosi, cane 
gugan, molti 
guntza, cagnolino 
haina, pecora 
harui, cinghiale 
haura, giovane cammello 
hauren, farina 
heuren, giungere, arrivare  
idari, antilope, orice 
idau, gente, uomini 
iharren, essere buono 
ihe, seno di donna 
ikorren, essere secco   
ilbe, maiale 
illin, essere, stare 
illit, figlia
iltz, lingua 
imbaben, bocche 
inda, tutto 
innin, dire
intz, giovane uomo 
ipe, testa
itz, osso 
itzan, mosche 
itzi, mosca 
izamban, gazzella 
izpe, parola; nome 
jambi, mia madre 
jausen, giungere 
joan, uno 
magarda, collo; curva, ansa 
makoran, grande 
maspibir, farfalla 
matatak, lucertola 
mazaur, grande 
naho, vento fresco e umido 
nannak, che parla col naso (nome dato a ominidi microcefali che
     vivevano in valli molto isolate)
nil, acqua 
nir, fronte
taba, canale d'irrigazione
tabarrut, quaglia, pernice 
tagoga, macigno 
tahuri, lebbra 
taini, dattero 
talbaut, valle 
tambent, miele
tebegaut, vacca 
teberkaut, vitella 
tegordant, scorpione femmina 
teheri, coltello 
temba, mosca sarcofaga 
tillit, luna
tizizpit, ape
uha, fuoco 
uhuts, mano
urruts, vetta, cima di un'altura 
uzpe, faccia; apparenza
zauk, rosso
zuzpi, sputo

Elementi grammaticali: 
 
I nomi con il prefisso t- e il suffisso -t sono femminili. Si tratta di una delle catatteristiche più tipiche delle lingue berbere.  
 
Prefiggendo la particella en- ai nomi si ottengono le forme del genitivo. Spesso avvengono alcuni mutamenti eufonici. 
 
ahamban endalbaut, le acque della valle 
aulen endingal, il cuore del nano 
ipe enintz, la testa del giovane uomo 
itz engiba, avorio (lett. "osso di elefante") 
nil endaba, l'acqua del canale    

Gli aggettivi sono collocati dopo i sostantivi: 

ahamban gugan, molte acque
banaberkan, uomo nero; fabbro 
bantzauk, uomo dai capelli rossi
 
Pronomi personali: 

nik, io 
ki, tu (masch.) 
kin, tu (femm.) 
anda, egli, ella  
nikain, noi 
kauni, voi 
andain, essi, esse  
 
Come si può notare, solo i pronomi di seconda persona singolare sono distinti per genere. Quelli di terza persona singolare non mostrano questa distinzione. Una simile caratteristica è tipica delle lingue berbere.  

Suffissi possessivi: 

-i, mio 
-k, tuo (masch.)
-(e)n, tuo (femm.)
-tz, suo (masch., femm.)
-na, -da, nostro 
-bin, vostro 
-zen, loro (masch., femm.) 
 
Aggiunti ai nomi, questi suffissi possono subire svariate modificazioni eufoniche. Ecco alcuni esempi. 

nili, la mia acqua 
nilk, la tua acqua (masch.) 
nillen, la tua acqua (femm.)
niltz, la sua acqua
nilda, la nostra acqua 
nilbin, la vostra acqua 
niltzen, la loro acqua

bail, il mio occhio, la mia vista
balk, il tuo occhio, la tua vista (masch.)
ballen, il tuo occhio, la tua vista  (femm.)
baltz, il suo occhio, la sua vista
balda, il nostro occhio, la nostra vista
balbin, il vostro occhio, la vostra vista 
baltzen, il loro ogghio, la loro bista

ballein, i miei occhi
ballenk, i tuoi occhi (masch.)
ballannen, i tuoi occhi (femm.) 
ballentz, i suoi occhi
ballanda, i nostri occhi 
ballembin, i vostri occhi 
ballantzen, i loro occhi 

idabi, la mia gente 
idauk, la tua gente (masch.)
idaben, la tua gente (femm.)
idautz, la sua gente 
idauna, la nostra gente 
idaubin, la vostra gente 
idauzen, la loro gente 
 
tebegauti, la mia vacca 
tebegauzk, la tua vacca (masch.)
tebegauten, la tua vacca (femm.)
tebegautz, la sua vacca
tebegaunna, la nostra vacca 
tebegaupin, la vostra vacca 
tebegautzen, la loro vacca  

Sono possibili alcune ambiguità. Così itzi "il mio osso" si pronuncia proprio come itzi "mosca".

Gli stessi suffissi si usano per coniugare i verbi. La distinzione tra suffissi di seconda persona singolare maschile e femminile si trova anche in basco (e i suffissi stessi sono identici: -k per il maschile e -en per il femminile). Ecco alcuni esempi di forme verbali coniugate: 

aiui, io vengo 
aiuk, tu vieni (masch.)
aiuen, tu vieni (femm.)
aiutz, egli viene, ella viene 
aiuna, noi veniamo 
aiubin, voi venite 
aiuzen, essi vengono, essi vengono 
 
inni, io dico 
innik, tu dici (masch.)
innien, tu dici (femm.) 
innitz, egli dice, ella dice 
innida, noi diciamo
innibin, voi dite 
innizen, essi dicono 
 
illi, io sono, io sto 
illik, tu sei, tu stai (masch.)
illien, tu sei, tu stai (femm.)
illitz, egli è, ella è, egli sta, ella sta
illina, noi siamo, noi stiamo 
illibin, voi siete, voi state 
illizen, essi sono, essi stanno, etc.

Per curiosità, forniamo qui una brevissima lista di traduzioni in Euskara: 

abairru - basco azeri "volpe"
aberkan - basco beltz "nero"  
ahamban - basco urak "acque"
bal - basco begi "occhio"  
ebegau - basco idi "bue" 
ilbe - basco urde, zerri "maiale" 
iltz - basco mihi "lingua"
ipe - basco buru "testa" 
makoran - basco handi "grande" 
nil - basco ur "acqua"  
talbaut - basco haran "valle" 
tambent - basco ezti "miele" 
tebegaut - basco behi "vacca"  

Come si vede, non sembra esserci molta corrispondenza. Possiamo tuttavia fare un certo numero di significativi parallelismi:

bizkar "fianco di una collina" : basco bizkar "schiena" 
bortamban "minerale di rame" : basco urdin "blu"
botson "sciacallo": basco otso "lupo" 
ebegau "bue", tebegaut "vacca" : basco behi "vacca" 
ebennen "disporre pietre" : basco ipini "porre" 
egaen "fare" : basco egin "fare" 
errun "partorire, far nascere" : basco errun "deporre uova" 
hauren "farina" : basco irin "farina"  
ikorren "essere secco" : basco ihar, agor "secco"
izpe "parola; nome" : basco hitz "parola", izen "nome"  
tillit "luna" : basco ilargi "luna", ilabete "mese"  

Spero che questo mio esercizio attragga l'attenzione di qualche studioso interessato ad accertare i legami tra il basco e le lingue berbere, quale che sia l'origine delle assonanze. Che si tratti di legami genetici o dovuti a prestiti occorsi nel Neolitico, l'argomento è senza dubbio oltremodo stimolante!