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mercoledì 24 agosto 2022


LE NOTTI DEL TERRORE 

Titolo originale: Le notti del terrore 
Titolo in inglese: Burial Ground 
AKA: The Nights of Terror, The Zombie Dead, 
      Zombi horror, Zombie Horror, Zombi 3   
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia
Anno: 1981
Durata: 85 min
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco, etruscologico, incestuoso   
Regia: Andrea Bianchi (come Andrew White) 
Sceneggiatura: Piero Regnoli
Produttore: Gabriele Crisanti
Casa di produzione: Esteban Cinematografica
Distribuzione in italiano: Stefano Film
Fotografia: Gianfranco Maioletti
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Elsio Mancuso, Berto Pisano
Trucco: Rosario Prestopino 
Segretario alla produzione: Mirella Cavalloro,
    Gianfranco Fornari 
Supervisore alla produzione: Marcello Spingi 
Reparto artistico: Giovanni Fratalocchi 
Tecnico sonoro: Umbreto Picistrelli 
Fotografo: Fabio Cavicchioli 
Reparto elettrico e telecamera: Paolo Cavicchioli, 
    Gianni Marras 
Continuità: Paola Villa 
Interpreti e personaggi: 
    Wilma Truccolo: Janet
    Gianluigi Chirizzi: Mark
    Simone Mattioli: James
    Antonella Antinori: Leslie
    Roberto Caporali: George 
    Mariangela Giordano: Evelyn 
    Pietro Barzocchini: Michael (come Peter Bark)
    Claudio Zucchet: Nicholas
    Anna Valente: Kathryn
    Raimondo Barbieri: Professore* 
    *Secondo IMDb.com sarebbe invece Benito Barbieri
    accreditato come Renato Barbieri, in contrasto con 
    quanto riportato da Wikipedia in italiano. 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Die Rückkehr der Zombies 
   Francese: Le Manoir de la terreur 
   Siciliano: Li notti du tirruri  
   Finlandese: Hautaholvi Helvettiin 
   Russo: Могильный холм 

Trama: 
Uno scienziato dalla barba imponente è ossessionato dai segreti degli Etruschi e studia un'antica cripta vicino a una grande villa. Nel corso degli scavi scatena accidentalmente un'antica maledizione malvagia. Il maleficio rianima i morti sepolti nella necropoli e gli zombie risorgono per divorare le interiora di colui che li ha evocati. 
Nello stesso giorno, il ricco castellano George visita la sua nobile tenuta di campagna insieme alla sua amante Evelyn e al grottesco figlio adolescente Michael, un essere nanesco e macrocefalo danneggiato dal conflitto di Edipo. Altri ospiti sono due coppie di amici, giunti per trascorrere una vacanza vacanza serena e spensierata. Il gruppo è inizialmente sorpreso dall'assenza del bizzarro scienziato che aveva promesso loro una buona notizia, ma presto prendono la propria strada. Separatamente, nel tardo pomeriggio le coppie fanno lunghe passeggiate nell'adiacente parco del castello.
Nel frattempo, le creature semidecomposte, gravemente lesionate e aggredite dai vermi, si alzano e camminano con decisione, emettendo strani rumori. La loro prima vittima è George, che, nonostante sia armato e opponga una strenua resistenza, viene circondato dalle creature e ucciso nel vicino padiglione. Prima di spirare, era riuscito con abnegazione a distrarre i mostri da Evelyn e Michael, che hanno colto l'occasione e sono fuggiti. Contemporaneamente anche le altre due coppie fanno la "conoscenza" involontaria dei cadaveri vivi, salvandosi per il rotto della cuffia fuggendo verso il parcheggio o nel castello. Lungo la strada l'attraente Janet cade in una tagliola e si ferisce in modo atroce un piede. Il suo amico, il fotografo Mark, dopo aver respinto un attacco di morti viventi, finalmente la libera dalla lama e cerca di condurla in salvo. 
Il gruppo si barrica nella villa assieme al personale di servizio. La fuga con le auto sembra impossibile, perché gli zombie, dando prova di un'intelligenza sinistra e inquietante, hanno tagliato le gomme. I morti viventi iniziano il loro assedio dopo il tramonto e mostrano livelli insolitamente alti di cooperazione e d'ingegno, riuscendo ad usare strumenti come le asce per sfondare le porte. Ogni volta che la situazione sembra essersi un po’ calmata, le creature riprendono le loro incursioni con immutata ferocia. Oltre all'uso degli strumenti, questi esseri ripugnanti possiedono anche inaspettate capacità di arrampicata, tanto da fare diverse vittime tra la servitù. Diventa presto chiaro che il rifugio, percepito come sicuro, non può resistere all'assalto dei cadaveri in decomposizione. Il grottesco Michael, dal cranio angoloso e deforme, simile a un'incudine, ha così tanta paura che cerca la vicinanza e l'amore di sua madre. La tocca avidamente, fa di tutto per palparle i seni morbidissimi, per prenderle in bocca i capezzoli e ciucciarli. Al culmine della sua passione incestuosa, le mette le mani tra le gambe, facendosi strada fino a quell'umido e tiepido passaggio da cui tempo prima era uscito come feto! La madre, turbata dalle avance del figlio, gli fa capire che non tollererà in alcun modo questo rapporto incestuoso. Michael rimane sconvolto dal rifiuto della donna che lo ha messo al mondo. Poco tempo dopo, il ragazzo disturbato viene ucciso e cannibalizzato dalla domestica Leslie, che era morta e ora è risorta come zombie, prima di cadere anch'essa vittima di Evelyn, che si vendica fracassandole il cranio. Nel frattempo, l'edificio nobiliare viene invaso da un'orda di zombi, così numerosi da non poter essere fermati. Il gruppo decimato decide di attirare tutti i mostri nell'edificio per ottenere così un vantaggio sufficiente per la fuga imminente. Il loro piano riesce, così scappano. 
All'alba, Mark, James, la traumatizzata Evelyn e la ferita Janet raggiungono quello che sembra essere un monastero sicuro, ma a un esame più attento si rivela essere una roccaforte degli zombie: i fratacchioni sono stati contaminati e trasformati in cadaveri deambulanti! In una sala di preghiera, James viene sopraffatto e le sue viscere sono divorate da un'orda di creature demoniache che vestono ancora il saio bruno. Come risultato di questo atto, consumato tra forti urla, anche lui si trasforma in uno zombie affamato di carne, mentre i tre sopravvissuti scappano. La loro odissea li porta in un'opificio lì vicino, anch'esso popolato da zombie. Tra questi esseri dell'Inferno c'è il risorto Michael, che non sembra toccato dalle forze ctonie della decomposizione. Non sembra appartenere a CALU. La sua pelle è rosea e florida. Piena di gioia materna, Evelyn lo prende tra le braccia, credendo che le sia stato davvero restituito dall'Ade. A questo punto Michael le morde il seno, la strazia e la uccide brutalmente. Alla fine delle sequenze, anche Janet e Mark vengono circondati e sommersi da un gran numero di zombie famelici. Non è fornita alcuna informazione su dove si trovino a questo punto. 

Citazioni: 

"Sembrano corrosi dal tempo!"
"È incredibile: dei mostri viventi!" 
"Mamma, questo coso odora di morte!" 

  
Recensione: 
Il filone incentrato sugli Etruschi aveva una certa importanza nel complesso universo dei B-movie italiani. Ad affascinare il pubblico era il mistero impenetrabile di questa civiltà scomparsa, percepita come lugubre, rivolta interamente all'Annientamento e proiettata in un Oltretomba incubico, infernale. In altre parole, una civiltà della Morte Eterna. Il lavoro di Andrea Bianchi ha una sua peculiarità degna di nota: a quanto ne so, è l'unico film "etruscologico" a trattare il tema degli zombie. Inoltre introduce un'ulteriore innovazione. Dà agli zombie una marcia in più, rendendoli in qualche modo sociali e tecnologici. Il morto vivente classico non è in grado di comunicare né di aggregarsi ai suoi simili lavorando per un fine comune, così come si dimostra incapace di servirsi di utensili. Ne Il giorno degli zombi (Dawn of the Dead, 1985), George A. Romero ci mostra un morto vivente che riesce ad usare una pistola, ma in seguito a un intenso addestramento e con grande fatica. Le notti del terrore pullula di morti viventi in grado di usare spontaneamente falci, asce, forconi e addirittura di cooperare per fondare un portone servendosi di un tronco come ariete. Indubbiamente si è prodotto qualcosa di nuovo, che però non ha potuto svilupparsi. Non è stato capito il genio. I film devono essere classificati per regista, non per genere, come molti si ostinano a fare. Pochi sanno che Andrea Bianchi, a cui si deve questa buona pellicola zombesca, ha diretto anche una ventina di film pornografici. Cosa ha a che fare la produzione porno con una pellicola horror come questa? A unire tutti i film biancheschi è sicuramente lo stile: una particolare luce cupa che pervade ogni meandro della creazione cinematografica. La critica, velenosa, odia mortalmente questo regista ispirato e inveisce, giudicando immondizia le sue opere. Me ne frego delle opinioni di simili mezze calzette e insorgo contro di loro: Le notti del terrore è un capolavoro immortale! Non m'interessa se i mezzi sono trash e minimalisti (corpi di morti viventi che sembrano di cartapesta, cervelli colanti che sembrano gelato alla fragola squagliato al sole, interiora fatte di liquame di uova marce, etc.). L'idea che anima il tutto è sublime! 


Rituali dell'Immortalità 

Era credenza degli Etruschi che ci fosse la possibilità concreta di ottenere l'immortalità recitando apposite formule. Chi si fosse trovato a dire le giuste parole davanti agli Dei, avrebbe avuto in automatico la Vita Eterna. Non esistevano requisiti morali di alcun tipo: una persona sadica e malvagia che avesse recitato correttamente ogni sillaba, avrebbe vinto la Morte. Queste formule sinistre non ci sono giunte, sappiamo soltanto che sono esistite. Sarebbe stato molto interessante poterle analizzare per amore della Conoscenza e della Filologia. Com'è ovvio, non si può credere che abbiano alcuna efficacia. Del resto, il film di Andrea Bianchi dovrebbe essere un monito sempiterno verso che si illuda di poter far durare oltre ogni limite la condizione dell'esistenza terrena. 
 

Morbosità estrema 

Anche se appena abbozzati, i contenuti incestuosi sono sconvolgenti. Una volta che li si è visionati, restano per sempre stampati nella memoria! Pietro Barzocchini (anglicizzato in Peter Bark) è l'attore che ha interpretato il figlio della sensualissima Evelyn, perennemente sconvolto da incalzanti pulsioni edipiche. A dispetto delle apparenze, non era affatto un bambino. In realtà era un adulto affetto da una forma di nanismo ipofisario. All'epoca delle riprese aveva circa 26 anni (è nato nel 1955) e si può ben immaginare che fosse capace di poderose erezioni. Il regista ha fatto ricorso all'utilizzo di un attore adulto perché doveva aggirare leggi che impedivano di impiegare minorenni in scene dai contenuti erotici o violenti. Dal canto suo, sembra che la splendida Mariangela Giordano non abbia particolarmente apprezzato il proprio ruolo basato sulle fantasie d'incesto dell'attore nanesco. In particolare, a proposito della sequenza del seno strappato a morsi, ha dichiarato quanto segue: 
 
"Quella scena era così ridicola. Non riuscivo quasi a mantenere la faccia seria. Avevo un seno di gomma adattato al mio, che sembrava così finto che non posso credere che qualcuno lo prendesse sul serio!"  

Mentre la Giordano ha potuto godere di una carriera cinematografica lunga e varia, così non è stato per Barzocchini, che in qualche misura è stato colpito dallo stigma. Se è vero che l'interpretazione nel film di Bianchi gli ha dato una certa notorietà, questa non è stata certo positiva. Il pubblico italiano ha una mentalità molto chiusa e piena di pregiudizi, non apprezza questo genere di cose. Ha il terrore superstizioso. La Giordano è stata considerata una vittima innocente delle attenzioni del figlio malefico, ritenute "disgustose" e in grado di far adirare l'Artefice. La colpa della rappresentazione scenica dell'incesto è quindi ricaduta interamente su Barzocchini. Perché tutto questo? Semplice: il pubblico mostra più facilmente clemenza verso una bella donna che verso un uomo dai tratti inusuali. 


Adozione zombesca 

L'opinione comune del pubblico e della critica è che gli zombie etruschi a un certo punto si siano travestiti da frati, indossando sai marroni, allo scopo di far cadere in trappola i fuggitivi. Mi stupisce che sia fatta un'ipotesi così contorta. Sono convinto che la spiegazione sia molto più semplice e diretta: gli zombie etruschi hanno contaminato i frati, trasformandoli a loro volta in morti viventi. Sappiamo che le persone uccise dagli zombie etruschi sono destinate ad essere assimilate a loro, a condividerne l'atroce destino. Si può parlare di una vera e propria adozione. Il bambino grottesco e incestuoso, una volta ucciso, diventa a tutti gli effetti uno degli zombie, anche se non sono presenti segni di decomposizione sul suo corpo abnorme, inquietante, orribile. È come se gli zombie, sia quelli etruschi che quelli adottati, formassero un tutt'uno, parti diverse di un unico essere animato dalla volontà dell'Ade!  

 
Le profezie del Ragno Nero 

Secondo Renzo Baschera, studioso di paranormale e misteriologia, il Ragno Nero era una persona reale ed era davvero un profeta. Era un oscuro monaco bavarese, vissuto nel XVI secolo; voci sparse lo danno invece per austriaco o addirittura italiano. Il suo vero nome ci è sconosciuto; un commentatore in IMDb.com ipotizza che si chiamasse Federico Martell, senza specificare la fonte della sua illazione. Il soprannome del monaco profetico derivava dalla sua abitudine di siglare ogni foglio da lui manoscritto con il disegno di un ragno nero, sopra al testo. Avrebbe predetto con sorprendente precisione una lunga serie di luttuosi eventi futuri come le due bombe atomiche sganciate sul Giappone a Hiroshima e Nagasaki, il disastro di Chernobyl e la pandemia di AIDS. Le sue previsioni, classificate per anno, arrivano fino al 2042, in cui colloca una "Grande Trasformazione", seguita dall'Era dello Spirito (nello stile di Gioacchino da Fiore). La "profezia" mostrata nel cartello alla fine del film, tuttavia, è apocrifa. Questo è il testo in inglese, che riporto con i refusi originali ("nigths" per "nights"; "profecy" per "prophecy"): 

The earth shall tremble... 
graves shall open...
they shall come among the living 
as messengers of death and there shall be
the nigths of terror... 
"Profecy of the Black Spider"

Traduzione: 

La Terra tremerà... 
le tombe si apriranno... 
verranno tra i vivi 
come messaggeri di morte, e ci saranno
le notti di terrore... 
"Profezia del Ragno Nero" 

Va notata una cosa alquanto singolare: delle profezie del Ragno Nero, pubblicate dallo stesso Baschera, che ne sarebbe lo scopritore, ci è ignoto il testo originale. Il mondo accademico le giudica falsi grossolani, della cui reale esistenza non esistono prove concrete - mentre sono numerosi gli indizi che siano una fabbricazione (le profezie sono chiarissime fino all'anno dell'edizione di Baschera, non esatte o incomprensibili per gli anni seguenti; non sembrano essere conosciute nel mondo germanico, etc.). Il nome tedesco del Ragno Nero, che dovrebbe essere Die Schwarze Spinne (Spinne "ragno" è di genere femminile!), viene spesso riportato in modo erroneo e non grammaticale, come Der Schwarze Spinne o addirittura Schwarzer Spinner. Nel Web si trova una gran confusione sull'ordine di appartenenza del monaco: c'è chi lo vuole Cistercense, chi Francescano. Nonostante queste gravi difficoltà, tra i cattolici tradizionalisti esiste la tendenza a considerare autentico il materiale in questione. Si giunge a una desolante conclusione. Andrea Bianchi ha composto un passo apocrifo attribuito a un testo con ogni probabilità a sua volta apocrifo. 

Curiosità 

Il set del laboratorio visto al culmine del film è presente anche in Inferno (1980) di Dario Argento, in Contamination - Alien arriva sulla Terra (1980) di Luigi Cozzi e in Apocalypse domani (Cannibal Apocalypse, 1980) di Antonio Margheriti. Era un set di interni situato proprio nei Des Paolis Studios di Roma. 

Uno degli zombie indossa chiaramente una maschera di Frankenstein di Boris Karloff con abbondanza di sangue e una parrucca aggiunta per oscurarne le origini. 

Il film è stato girato a Villa Parisi, già Villa Taverna Parisi-Borghese, a Monte Porzio Catone, nei pressi di Roma. È una delle dodici Ville Tuscolane. Per molti anni vi abitò Paolina Bonaparte, moglie del principe Camillo Filippo Ludovico Borghese. Se non ricordo male, era quella che ha posato nuda per una statua di Venere, mostrando le tette prosperose. Nel 1966 a Villa Parisi fu girato in gran parte il film La lama nel corpo, diretto da Elio Scardamaglia con lo pseudonimo di Michael Hamilton. Nel 2019 il regista Dean Craig vi ha girato il film Un amore e mille matrimoni, una deprecabile commedia romantica con Sam Claflin, Olivia Munn ed Eleanor Tomlinson. 

Le riprese del film bianchesco sono durate in tutto quattro settimane. Il Tricolore è visibile in una delle stanze in cui gli zombie attaccano. 

Errori 

L'acconciatura della bionda Janet cambia continuamente nel corso del film, anche tra un'inquadratura e l'altra di alcune scene. A volte ha i capelli crespi, a volte sono lisci.

Quando Michael viene mostrato morto, ucciso da Leslie, una delle sue braccia è stata rimossa. Si vede che la stessa assassina sta masticando la carne dell'arto amputato. Tuttavia, quando Michael ritorna come zombie nel finale del film, ha entrambe le braccia intatte.

Ad un certo punto, un personaggio dichiara giustamente che sparare alla testa degli zombie è l'unico modo per ucciderli, anche se non viene spiegato come sia arrivato ad avere questa informazione. Spara e uccide alcuni zombie con un fucile, poi dice che sono rimasti solo due proiettili. Quando gli zombie irrompono nella villa, il fucile e la tattica vengono presto dimenticati. Alla fine del film Mark colpisce gli zombie senza una logica, ma ormai dovrebbe sapere che l'unico modo per ucciderli è distruggere loro la testa.

Quando i sopravvissuti nella villa sono circondati su tutti i lati da zombie mangiatori di carne, in grado di usare strumenti, a un personaggio viene un'idea incongrua. Suggerisce così che gli zombie potrebbero semplicemente volere qualcosa che si trova nella casa. La sua soluzione è quindi aprire le porte e lasciarli entrare. Non che abbia importanza, dato che gli zombie sanno come usare un ariete con cui presto forzano la porta d'ingresso. Inoltre, la teoria secondo cui gli zombie desidererebbero qualcosa oltre a mangiare carne umana non viene mai ulteriormente spiegata. 

Ad un certo punto entrambi i gruppi di sopravvissuti si riuniscono davanti al castello con tre zombie visibili. Si sente una donna chiedere "dove andiamo adesso?", e lo zombie più vicino nell'inquadratura alza chiaramente la mano sinistra e indica con entusiasmo nella direzione e tutti corrono in quella direzione.


Critica 

Consiglio agli eventuali lettori, giunti in questo antro solitario, la lettura del cut-up ricavato dai commenti apposti sul famoso sito di critica cinematografica Il Davinotti


"Perla imperdibile del trash italiano che vanta numerosissimi estimatori" 
"Il fascino del brutto colpisce ancora, in questo imperdibile B-movie"
"Mega-cult del trash nostrano"
"Se siete in cerca di crasse risate questo è il film che fa per voi" 
"i dialoghi ridicoli, gli attori impresentabili, l'inverosimiglianza di alcune situazioni (frutto di una sceneggiatura pessima e grossolana) contribuiscono a renderlo indimenticabile" 
"Bianchi infiamma la libido con un'opera zozza e morbosissima, dove salta fuori l'indole del regista di Cora e La moglie di mio padre
"Effetti splatter artigianali ma copiosi, recitazione terribile da parte dell'intero cast, scene di una ridicolaggine quasi ricercata, incesti edipici con attori nani in vece di bimbi, dialoghi che brillano di luce propria"
"il putridume alla Oltretomba è servito con portate di puro weird marcio e puzzolente e l'ossessione incestuosa resta un must"
"squallidissimo, accatastato su una sceneggiatura (di Piero Regnoli) pressoché inesistente" 
"Va riconosciuto: per scalcinato che sia l’acting, il necro-serraglio etrusco di Bianchi un timor panico più certo che vago lo incute ancora oggi: un lebbrosario deossoriano, un défilé di putredo che i morituri romerian-fulciani te salutant" 
"lo zombi etrusco qui proposto (credo peraltro unico caso nel cinema) per i canoni di allora è assolutamente convincente" 
"Risvegliare il sonno dei morti (etruschi in questo caso) non sembra una grande idea" 
"Una zombata pazzesca" 
"Lo script del matusa dei generi, Piero Regnoli, è carne putrida più che riscaldata, di cui il sig. Bianchi compie perfetto apocalittico macello" 
"Zombie-movie all'amatriciana (anzi alla coratella) con un'atmosfera generale fra il demenziale e l'assurdo, ma non priva di qualche attrattiva divertente"
"Uno dei capisaldi dell'horror-trash nostrano" 
"Pessimo" 
"Bianchi annienta da subito ogni logica ammannendoci (ex abrupto) adolescenti inquieti, copule, magie etrusche e frati zombi putrescenti" 
"L'incedere del film, ipnagogico e macilento, è quello stesso degli zombi"
"Con assoluto mestiere Bianchi concilia "alla perfezione" erotismo patinato, pulsioni incestuose ed esplosioni ultra-splatter"
"Esilaranti la pistoletta con ben undici colpi e l'inopinata tagliola. Non male il trucco dei mortacci"
"Allucinante, indifendibile, quindi prezioso"
"Paradossalmente assume un certo fascino malgrado la pochezza che lo caratterizza e la completa assenza di trama"
"Bravo Andrea Bianchi!"
"Il narrato, che appiattisce il fantastico en plein air tra fontane e roseti, è oscenamente pedestre" 
"Non lesina in quanto a teste fracassate e smembramenti con tanto di frattaglie sempre in bella vista oltre che a zombi a non finire" 
"Mistico" 
"È un oggetto che lascia ipotizzare un composto di immagini plasmate secondo idee in libertà di cinema eversivo (a suo modo, ovviamente)" 
"Il più assurdo degli zombie-movie made in Italy e quindi, trashisticamente parlando, il più imperdibile"
"la violenza e lo splatter che malgrado tutto nel finale inquietano"
"Qui gli zombi sono evoluti (prima di Romero, chissà?): usano falci, martelli, picconi e addirittura travestimenti" 
"I soldi sono pochi e Bianchi non si perde in chiacchiere" 
"Bistrattata da molti per l'animo trash e amatoriale, la pellicola lascia invece il segno per questo suo modo di essere che rende le atmosfere più morbose, acide, malsane" 
"Conoscendo il pedigree di questo film, perfino all'estero, è impossibile aspettarsi neanche lontanamente un erede di Fulci" 
"la pellicola sconfina nello splatter e nell'eccesso di dettagli ripugnanti (zombie con i vermi, banchetti di interiora umane) che inutilmente cercano di coprire la modestia complessiva dell'opera"
"Film imprescindibile per tutti gli amanti del cinema trash italiano" 
"Indimenticabile (!) il personaggio del "piccolo" Michael, specialmente nel suo ricongiungimento finale con la madre"
"Il film più trash che i mie occhi abbiano mai visto" 
"Il film m'è piaciuto parecchio" 

lunedì 22 agosto 2022


L'ASSEDIO DEI MORTI VIVENTI

Titolo originale: Children Shouldn't Play with Dead Things 
AKA: Revenge of the Living Dead; Things from the Dead; 
    Zreaks 
Lingua originale: Inglese 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1972
Durata: 87 min
Genere: Orrore, commedia nera  
Sottogenere: Zombesco, satanico 
Regia: Bob Clark (come Benjamin Clark) 
Soggetto: Bob Clark
Sceneggiatura: Alan Ormsby
Produttore: Bob Clark, Gary Goch
Produttore esecutivo: Ted V. Mikels, Peter James
Casa di produzione: Geneni Film Distributors
Fotografia: Jack McGowan
Montaggio: Gary Goch
Musiche: Carl Zittrer
Scenografia: Forest Carpenter
Trucco: Benita Friedman, Lee J. O'Donnell, Alan Ormsby, 
    Judy Whalen 
Reparto artistico: Ken Goch, Gene McCullum,
    David Trimble 
Reparto sonoro: Jim Clark, Henri Lopez 
Cineoperatore: Randy Franken 
Fotografo: Tony Gulliver 
Assistente alla telecamera: John McGowan 
Direttore della fotografia: Michael McGowan 
Elettricista: Robert Goggins, Chester Phebus 
Continuità: Sandra Marley 
Assistente alla produzione: Joe Bonvosu, Mike Harris, 
    Oliver Rish 
Interpreti e personaggi: 
    Alan Ormsby: Alan
    Valerie Mamches: Val
    Jeff Gillen: Jeff
    Anya Ormsby: Anya
    Paul Cronin: Paul
    Jane Daly: Terry
    Roy Engleman: Roy
    Robert Philip: Emerson
    Bruce Solomon: Winns
    Seth Sklarey: Orville Dunworth 
    Bob Sherman: Zombie 
    Curtis Bryant: Zombie 
    William R. "Bob" Smedley: Lo zombie più alto 
    Debbie Cummins: Zombie 
    Gordon Gilbert: Zombie 
    Peter Burke: Zombie 
    Chester Phebus: Zombie 
    Stuart Mitchell: Zombie 
    Lee J. O'Donnell: Zombie 
    Jack Sohmer: Zombie 
    Sandra Laurie: Zombie 
    Camille MacDonald: Zombie 
    Brendan Kenny: Zombie 
    Jean Clark: Zombie  
    Al McAdams: Zombie 
    Jane McAdams: Zombie 
    Stephanie Solomon: Zombie 
    Carl Richardson: Zombie 
    Paula Hoffer: Zombie 
    Andy Herbst: Zombie 
    Trey Ward: Zombie 
    Harry Boehme: Zombie 
    Heywood Banks: Zombie 
Budget: 50.000 dollari US 


Trama: 
La storia è incentrata su una squallida troupe teatrale che nottetempo viaggia in barca fino a raggiungere una piccola isola al largo della costa di Miami, utilizzata principalmente come cimitero per criminali d'ogni tipo: assassini, stupratori, psicopatici e quant'altro. L'intento dei guitti è quello di trascorrere una notte di divertimento e di giochi. Il loro direttore, Alan, è un individuo contorto e sadico, con l'ispida barbetta corvina e uno sguardo spiritato, luciferino. Indossa abiti sgargianti come un lanzichenecco. Il gruppo - che definisce i suoi "bambini" - è composto da Anya, Emerson, Jeff, Paul, Roy, Terry, Val e Winns. L'esagitato direttore parla senza sosta, raccontando numerose storie macabre relative alla tetra storia dell'isola e agli infami abitanti sepolti nel molle terriccio di morte. 
Cercando un luogo in cui pernottare, Alan conduce i suoi "bambini" in un cottage abbandonato, quindi apre una cassa che hanno portato con sé, indossa una veste cerimoniale e li prepara per un'evocazione a mezzanotte - con la minaccia di licenziare tutti se non fanno ciò che vuole. A mezzanotte, dopo aver dissotterrato il corpo di un uomo di nome Orville Dunworth, Alan usa un grimorio e inizia un rituale satanico, invocando il Maligno per resuscitare i morti. Anche se l'intento originale del rituale doveva essere solo uno scherzo di cattivo gusto, l'istrionico Alan sembra molto deluso dal fatto che non succeda nulla, così commette l'errore di insultare Satana. 
L'estenuante festa continua e Alan arriva ad estremi inaudito allo scopo di degradare gli attori, manipolando il cadavere di Orville e usandolo per le sue battute malate. Poi, però, all'improvviso, animati dal funesto rituale, i morti ritornano davvero in vita e costringono la troupe a rifugiarsi nella vecchia casa. In un ultimo disperato tentativo, il terrorizzato Alan tenta di leggere un altro incantesimo dal libro dei morti per riportare gli zombie nelle loro tombe. All'inizio sembra funzionare e i morti viventi iniziano a ritirarsi nella foresta. Tuttavia, non avendo rispettato la regola di riportare il cadavere di Orville nella sua tomba, gli zombie riprendono ad emergere e tendono un'imboscata al gruppo che sta lasciando la casa. Jeff e Val vengono uccisi, mentre Alan e Anya si ritirano di nuovo da dove sono usciti. Nonostante abbiano barricato la porta, gli zombie riescono ad irrompere, inseguendoli per le scale. Nel tentativo di salvarsi, Alan lancia Anya agli zombie. I morti viventi continuano però a concentrare la loro attenzione su di lui e a inseguirlo. Il folle pensa di salvarsi chiudendosi nella camera da letto dove ha lasciato il cadavere di Orville. Ora scopre che anche Orville si è animato, così attacca e lo abbatte, seguito dagli altri zombie che sfondano la porta. 
Mentre scorrono i titoli di coda del film, gli zombi salgono a bordo della barca di Alan. Le luci di Miami brillano sullo sfondo. 


Recensione: 
Volendo approfondire la filmografia di Bob Clark, questo film ha richiamato la mia attenzione. È stato girato subito dopo La morte dietro la porta (Deathdream, 1972), che ho apprezzato in modo particolare e che è stato distribuito nello stesso anno. Ho visto L'assedio dei morti viventi in spagnolo, lingua molto altisonante, che è in grado di irritare i timpani e i nervi acustici, specie se si è costretti ad ascoltare i discorsi ininterrotti di un guitto privo di senno. Direi che non è stata un'esperienza molto soddisfacente. Forse per questo, oltre che per il fatto che gli zombie appaiono con deprecabile ritardo, mi sono maldisposto. Certo, c'è da ammirare il nero siderale che percola come petrolio nel corso delle sequenze, come se il sole fosse morto per l'eternità e avesse lasciato il suo dominio al gelo dell'Estinzione Universale. Il finale ci mostra i prodromi di una pandemia zombesca che divorerà il mondo intero! I morti viventi, in grado di lasciare l'isola servendosi di barche, porteranno l'infezione dovunque! C'è qualche buona idea. Non è da buttar via il matrimonio tra l'enfatico officiante satanico e il cadavere di Orville (siamo ai confini della necrofilia!); peccato che le scintille creative siano soffocate in un mare di fuffa e banalizzate da un onnipresente clima di irrisione. In estrema sintesi si tratta di un racconto morale (morality tale), la cui sostanza non si discosta molto da quella del Toby Dammit di Edgar Allan Poe: non bisogna mai scherzare con ciò che non si conosce. 

Alan Ormsby è costantemente sopra le righe, come se avesse fiutato un quantitativo immane di bamba. È uno che ha sempre addosso la scimmia. Notevole  l'interpretazione dell'allucinata Anya Ormsby, che ha gli occhi strabuzzati come quelli dell'ineffabile Teocoli. La fissità dello sguardo della giovane donna ha qualcosa di agghiacciante, forse anche a causa dello strabismo e del colore chiaro degli occhi. In preda all'esaltazione, enuncia concetti New Age particolarmente stupidi e molesti: "Quello che la gente percepisce come cattivo nei fantasmi e negli spiriti è solo un riflesso del proprio male. E della propria paura. Le persone creano i propri demoni." Poi, alla fine, viene gettata agli zombie dal suo brillante ganzo, sbudellata e divorata viva. Le sue baggianate New Age non la salvano. 

Una reminiscenza baviana! 

A un certo punto (non ricordo il minuto e non ho intenzione di rivedere il film), nella casa in cui trovano scampo l'attore megalomane e i suoi adepti, vediamo una scala a chiocciola per gli Inferi, estremamente simile a quella vista in Operazione paura (1966), di Mario Bava. Potrei essere il primo a segnalare la cosa: finora non ho trovato nessuno che ne abbia parlato nel Web. 

Alcuni comuni equivoci

Se un testo di evocazione dei Demoni non è enunciato in una lingua arcana, come ad esempio l'Enochiano, non potrà mai sortire effetto alcuno. Purtroppo nella Settima Arte si tiene conto di rado di questa verità. Le "formule" in lingua volgare, quotidiana, come quelle usate da Alan, servono meno della carta igienica imbrattata. Tramite la magia nera si possono soltanto arrecare danni. Non si possono ottenere beni o vantaggi di sorta. Inoltre, cosa non meno importante, non esistono contro-evocazioni. La sola idea di evocare potenze del Male per poi ricacciarle indietro è stupida come pensare di infilare la merda nel culo da cui è stata defecata!  


Critica 

Marcel M.J. Davinotti Jr. definisce questo film "uno dei primi figli (non degeneri) del classico di Romero che aprì una nuova via al cinema horror". Credo che l'inciso "non degeneri" sia frutto di eccessiva magnanimità. La conclusione del critico è questa: "Purtroppo la povertà di mezzi è evidente, la fotografia scadente e il cast non proprio il massimo". "Eppure, a tratti, funziona", aggiunge. Certo che qualcosa funziona, per qualche manciata di secondi - purtroppo a film molto inoltrato! 
Riporto in questa sede giusto qualche opinione sparsa. Questa volta il cut-up davinottiano è abbastanza magro.


"Bizzarro zombie-movie dei primi '70"
"Curioso zombie-movie di Clark che si fa notare specialmente per il clima abilmente giostrato fra il lugubre e il buffo" 
"La gestione dei tempi è pessima (si arriva all'attesa svolta romeriana solo dopo un'ora)" 
"Discreto anche il make up, grottesco il giusto"
"Se Clark si fosse limitato a girare un mediometraggio, sicuramente l'opera ne avrebbe beneficiato" 

In Rete si trovano poche altre perle: 

"come se non bastasse leggono delle strane formule sul Manuale delle Giovani Marmotte sperando di resuscitare qualche morto"
(Mklane, letto su Cineastio.it

"Uno dei primi film di Bob Clark più tardi dedito alla saga dei Porcelloni" 
(letto su Mymovies.it

Il riferimento al clarkiano Porky's - Questi pazzi pazzi porcelloni (Porky's, 1981) ricorre anche in un commento dell'utente Gianfry su Filmscoop.it

"E' interessante notare come il regista Bob Clark, dopo questo film e altre due piccole perle dell'horror seventies (Black Christmas e La Morte Dietro la Porta) si sia dedicato poi negli anni '80 alla saga dei porcelloni (Porky's). Curiosita: il protagonista Alan Ormsby, assieme all'attore Jeffrey Gillen (quello più grasso) dirigerà l'anno seguente uno dei film a tema necrofilo più malsani della storia del cinema: "Deranged"." 

In conclusione, possiamo dire che il film zombesco di Clark sia quasi ignorato nel Web.


Curiosità 

Alan Ormsby e Anya Ormsby erano sposati al momento della realizzazione di questo film. Non mi si dica che il nepotismo è esclusivo dell'Italia! 

I nomi sulle lapidi sono quelli dei vari membri della troupe. Le stesse pietre tombali sono state realizzate in polistirolo, di marmo non c'è nemmeno l'ombra. Tutto si è svolto in estrema economia, sia di risorse che di tempo. La sceneggiatura è stata scritta in soli 10 giorni. 

La guida del 1990 "Uranian Worlds: A Guide to Alternative Sexuality in Science Fiction, Fantasy, and Horror" di Eric Garber e Lyn Paleo elenca questo film come uno dei primi film horror a mostrare personaggi maschili omosessuali in luce positiva (sebbene stereotipati), con anche un ruolo importante nella trama. Con l'aiuto di due sodomiti truccati da cadaveri, Alan fa uno scherzo pratico agli altri personaggi che li spaventa così tanto che uno di loro si piscia addosso. 

Un progetto insensato 

Nel 2005 (secondo IMDb.com nel 2007), preso da un attacco di insania, il regista avrebbe voluto produrre un remake della sua stessa opera; non ci riuscì a causa della sua morte in un incidente d'auto. Un remake in meno! In seguito, la Gravesend Film Enterprises tirò ancora in ballo questa idea inutile e deleteria del rifacimento, annunciando l'inizio delle riprese nel 2012, con la regia di Tom Savini e la sceneggiatura di Drew Daywalt. Per fortuna il progetto sembra essere finito in niente. Visto che qualcosa è andato storto, Savini si è giustamente occupato d'altro. Riporto in questa sede le sue stravaganti dichiarazioni: 

"Voglio creare qualcosa di unico e interessante e voglio anche portare gli zombie a un nuovo livello. I migliori zombie degli ultimi tempi sono stati quelli che Greg Nicotero ha creato per The Walking Dead. Sono favolosi... i migliori che abbia mai visto. Ma gli zombie in Children non sono i tuoi morti viventi del tipo sono-appena-morti-e-ora-sono-zombie-per-strada. Sono già morti da un pezzo, a volte da molto tempo. Quindi non sono solo zombi, sono cadaveri - cadaveri che camminano - ed è questo che voglio mostrare, ciò di cui voglio spaventarvi. C'è poco che puoi fare al viso, alle mani, al petto e ai vestiti degli zombie per renderli spaventosi, ed è ciò che Greg ha fatto in modo così magnifico - e questo è sempre stato l'handicap nel fare un film sugli zombie. Con la nuova versione di Children Should'nt Play With Dead Things, vogliamo rendere nuovamente spaventosi gli zombie." 
(Fonte: upcominghorrormovies.com)

Reputo Savini un genio per i suoi meriti dei tempi in cui collaborò con George A. Romero, ma non riesco a capire questa necessità di ricicciare sempre le stesse cose, ad infinitum. Fa parte dell'ansia di "riscrivere la storia", una malattia spirituale tipica di questi tempi malati. Mi sento di far notare alcune cose:  
1) The Walking Dead è in sostanza una commediola leggerella in cui ci sono gli zombie; 
2) Savini parafrasa le parole del Ciuffo di Zabaione, Donald Trump: il saviniano "we want to make zombies scary again" è un evidente calco del più famoso slogan politico "Make America great again" (che era stato usato anche da Bill Clinton e da Ronald Reagan). 

Il punto è questo: se gli zombie non terrorizzano più, non è che si possa risolvere il problema con l'ennesimo remake! Si deve piuttosto pensare a qualcosa di nuovo! Siamo sempre daccapo. I produttori, che sono avari, avidi e meschini, non vogliono rischiare nulla, hanno paura della loro ombra, hanno paura delle idee, non hanno il coraggio di rompere il loop infinito, etc. Meritano diarrea eterna e damnatio memoriae

domenica 14 agosto 2022


OPERAZIONE PAURA

Titolo originale: Operazione paura 
Titolo in inglese: Kill, Baby, Kill! 
Paese di produzione: Italia 
Lingua: Italiano 
Anno: 1966
Durata: 85 min
Genere: Orrore, gotico 
Regia: Mario Bava
Soggetto: Roberto Natale, Romano Migliorini
Sceneggiatura: Mario Bava, Roberto Natale,
     Romano Migliorini
Produttore: Nando Pisani e Luciano Catenacci per la
     F.U.L. Film 
Casa di distribuzione: Internazionale Nembo Distribuzione
     Importazione Esportazione Film
Fotografia: Mario Bava, Antonio Rinaldi
Montaggio: Romana Fortini
Musiche: Carlo Rustichelli
Scenografia: Alessandro Dell'Orco
Costumi: Tina Grani
Trucco: Maurizio Giustini 
Effetti speciali: Ettore Catalucci, Mario Bava 
Reparto sonoro: Romano Pampaloni, Armando Tarzia, 
    Giulio Tagliacozzo 
Continuità: Rosalba Scavia 
Assistente alla regia: Lamberto Bava 
Interpreti e personaggi:
    Giacomo Rossi Stuart: Dott. Paul Eswai
    Erika Blanc: Monica Schuftan
    Fabienne Dali: Maga Ruth
    Piero Lulli: Ispettore Kruger
    Max Lawrence: Borgomastro Karl
    Micaela Esdra: Nadienne
    Franca Dominici: Martha
    Giuseppe Addobbati: Taverniere
          (come John McDouglas)
    Mirella Pamphili: Irina Hollander
          (come Mirella Panfili)
    Valerio Valeri: Fantasma di Melissa Graps
    Giovanna Galletti: Baronessa Graps
          (come Giana Vivaldi)
    Aldo Barozzi: Paesano interrogato 
    Salvatore Campochiaro: Cocchiere 
    Quinto Marziale: Cliente della locanda 
    Mario Passante: Padre di Monica 
    Carla Cassola: Domestica dei Graps 
    Alfredo Rizzo: Maggiordomo dei Graps 
Doppiatori originali: 
    Renato Izzo: Dott. Paul Eswai
    Luisella Visconti: Monica Schuftan
    Benita Martini: Maga Ruth
    Antonio Guidi: Ispettore Kruger
    Giorgio Piazza: Borgomastro Karl
    Laura Carli: Baronessa Graps 
Titoli alternativi (inglese): Kill, Baby... Kill!;
    Dont' Walk in the Park; Operation Fear;
    Curse of the Dead; Curse of the Living Dead 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Die toten Augen des Dr. Dracula 
    Francese: Opération peur 
    Spagnolo (Spagna): Operación miedo 
    Spagnolo (Messico, Argentina): Mata, bebé, mata 
    Portoghese (Portogallo): Operação Medo 
    Portoghese (Brasile): O Ciclo do Pavor 
    Polacco: Operacja strach 
    Sloveno: Smrt iz onostranstva 
    Ungherese: 
    Greco (moderno): I katara ton zontanon nekron 
    Giapponese: 呪いの館 (Noroi no yakata) 
Location: Studi Titanus (Roma); Villa Grazioli (Roma); Faleria (Viterbo); Calcata (Viterbo)  
Box office: 201 milioni di lire italiane 

Trama: 
Anno del Signore 1907, Impero Austro-Ungarico terminale. Il Dottor Paul Eswai viene inviato nel villaggio germanofono di Kermingen, in un impervio distretto dei Carpazi, che vive immerso in un orrido clima di superstizione e terrore del Diavolo. Il medico ha il compito di eseguire un'autopsia su Irina Hollander, una donna morta in circostanze misteriose, gettandosi dal campanile di una chiesa abbandonata. La fulva Monica Schufftan, una studentessa di medicina nativa di Kermingen che è recentemente tornata a visitare le tombe dei suoi genitori, viene assegnata al medico come testimone. Durante l'autopsia, i due constatano che una moneta d'argento è stata conficcata nel cuore della defunta Hollander. I nativi ricorrono a pratiche magiche e a credenze superstiziose che il Dottor Eswai trova assurde: essi affermano che il borgo di Kermingen è perseguitato dal fantasma di una bambina biondiccia che maledice tutti coloro che hanno la sventura di vederlo, condannandoli all'Inferno. Dopo che Nadienne, la figlia del locandiere del paese, riceve la visita della bambina spettrale, giunge la strega Ruth, che esegue un macabro e sadico rituale per impedire alla maledizione di fare il suo corso. Quella sera, il Dottor Eswai incontra l'Ispettore Kruger, che intende visitare la villa della Baronessa Graps. Quando l'Ispettore Kruger sembra scomparso nel nulla, il medico va a cercarlo alla grande casa nobiliare decrepita. Qui l'anziana nobildonna lo informa però che non conosce nessun Kruger. Mentre l'uomo si avvia verso l'uscita, ecco che scorge il fantasma della bambina che gioca con la palla; lui le domanda quale sia il suo nome e lei gli risponde "Melissa"
Nel frattempo, Monica ha un incubo in cui le appare la bambina spettrale e al risveglio trova una bambola grottesca ai piedi del suo letto. Fugge dalla sua stanza e per strada incontra il Dottor Eswai, che si offre di portarla alla locanda perché possa dormire. Qui il medico scopre che la giovane Nadienne indossa un cilicio di filo spinato attorno al suo corpo, come parte del trattamento di Ruth. Vedendo che questa insana pratica le sta causando atroci sofferenze e ritenendo che possa mettere in pericolo la sua vita, le rimuove il cilicio nonostante le accorate preoccupazioni della sua  famiglia. Nel cimitero locale, il dottore trova due becchini che seppelliscono il cadavere di Kruger e constata che il funzionario asburgico è stato colpito alla testa. Contemporaneamente, Nadienne viene svegliata dalla bambina spettrale che le si mostra alla finestra e la costringe a trafiggersi a morte con un candelabro acuminato. 
Il Dottor Eswai e Monica vengono informati dal calvo Borgomastro Karl che la bambina spettrale è Melissa Graps, la figlia defunta della Baronessa, e che proprio la nobildonna è la responsabile della morte di Hollander e Kruger. A Monica viene rivelato che gli Schufftan non erano i suoi veri genitori. Quando il notabile va a recuperare le prove che dimostrano tutte queste cose, viene costretto da Melissa a distruggere i documenti e ad uccidersi sgozzandosi. Allontanati dal taverniere a causa della sua morte di sua figlia Nadienne, il medico e Monica tentano disperatamente di attirare l'attenzione dei riluttanti abitanti del villaggio suonando la campana maledetta della chiesa diroccata. 
All'interno della chiesa i due trovano un passaggio segreto, dove Monica sperimenta il déjà vu. Scoprono così la tomba della famiglia Graps, che include quella della biondiccia Melissa, morta nel 1887, all'età di sette anni. Tramite una scala che conduce fuori dalla tomba, giungono all'interno di Villa Graps, dove la Baronessa li affronta nel corridoio. La nobildonna rivela che Melissa è stata investita da una carrozza mentre cercava di recuperare una palla durante una grande festa pubblica in cui tutti erano ubriachi: nessuno l'ha soccorsa ed è morta dissanguata. Melissa appare nella stanza e Monica scompare improvvisamente attraverso una porta. Il dottore la insegue attraverso una serie ripetuta di porte che sono come il riflesso di uno specchio in uno specchio, girando a vuoto; nella sua affannosa e onirica ricerca, affronta un Doppelgänger di se stesso, quindi viene lasciato in una stanza chiusa e successivamente portato fuori dalla villa. Perde conoscenza e si risveglia a casa della strega Ruth. La fattucchiera gli spiega che le monete trovate nei cuori delle vittime sono state collocate da lei come talismani per allontanare i poteri soprannaturali della Baronessa, che ha usato poteri medianici per evocare il fantasma di sua figlia e punire gli abitanti di Kermingen. Quindi dichiara che intende uccidere la Baronessa per vendicare il Borgomastro pelato Karl, che era il suo amante. 
A questo punto la Baronessa rivela a Monica di essere sua madre e che Melissa è quindi sua sorella maggiore. Dopo la morte di Melissa, i servi della Baronessa, gli Schufftan, hanno preso Monica sotto la loro protezione, facendo sì che fosse cresciuta ed educata a Gräfenberg. Appare la bambina fantasma, che insegue Monica giù per le scale fino alla tomba e la spinge a gettarsi da un balcone vicino. Ruth arriva e affronta la Baronessa, che reagisce pugnalandola al petto con un attizzatoio. Prima di spirare, la strega riesce a strangolarla a morte, dando così riposo all'anima di Melissa; il Dottor Eswai arriva giusto in tempo per salvare Monica. I due, che ormai fanno coppia, lasciano Villa Graps mentre il sole sorge in lontananza. Vanno a ficcare! 


Recensione: 
Il punto di partenza è stata la mia ossessione per l'inconsueta rappresentazione del Diavolo nella forma di una bambina bionda. Tutto è cominciato con Toby Dammit, terzo episodio del film collettivo Tre passi nel delirio (1968), diretto da Federico Fellini. Il potere traumatizzante della bambina satanica è superiore a quello di qualsiasi mostro di gomma, proprio per la sua natura incongrua, fuori posto, che proietta nel mondo dei viventi l'ombra di un universo di annientamento della vita. È la manifestazione stessa dell'Inferno nella sua atroce vastità. Quando ho indagato l'origine di questa iconografia demoniaca, mi sono imbattuto nell'opera di Mario Bava. Finalmente ho potuto visionare questa ottima e potente pellicola, capolavoro del gothic horror, e ne sono subito rimasto entusiasta! 
Quando uscì nelle sale cinematografiche, Operazione paura non ebbe un grande successo, tuttavia in seguito riuscì ad ottenere una meritata immortalità.  

Alcune note sul titolo

Il titolo originale in italiano è stato scelto davvero male. Dare un titolo così a un film è insensato e controproducente, un po' come se uno decidesse di sua volontà di spararsi una fucilata in un piede. Eppure quando i produttori della F.U.L. Film, che a colazione mangiavano pane e volpe, imposero di chiamare la pellicola baviana Operazione paura, erano convinti di sfruttare il successo di opere che c'entravano come i cavoli a merenda, ad esempio Operazione Crossbow (Michael Anderson, 1965), Agente S 03: Operazione Atlantide (Domenico Paolella, 1965) e il pessimo Operazione San Gennaro (Dino Risi, 1966). Di grazia, quale sarebbe l'operazione? Non vedo nulla nella trama che possa essere descritto come "operazione", a parte forse l'autopsia. Non è il massimo nemmeno il titolo in inglese, Kill, Baby, Kill!, anche se è già più accettabile. Nella maggior parte delle altre lingue, si ha la traduzione letterale del titolo in italiano (ad esempio Operacion miedo) o di quello in inglese (ad esempio Mata, bebé, mata!). Come spesso accade, il tedesco si distingue per originalità, con il suo Die toten Augen des Dr. Dracula, ossia "Gli occhi morti del Dottor Dracula".

Alcune note sul soggetto 

Il soggetto è accreditato a Romano Migliorini e Roberto Natale, gli stessi che hanno concepito l'idea alla base di un'altra pellicola geniale, Il Boia Scarlatto (Massimo Pupillo, 1965) - che ovviamente non ha nulla a che vedere con gli scritti dell'ottimo Marchese de Sade, a dispetto di quanto sostenuto nella promozione. Alla coppia Migliorini-Natale si deve anche il soggetto di 5 tombe per un medium, anche questo diretto da Massimo Pupillo (1965). Quelli erano tempi, in cui la creatività poteva ancora esprimersi! Non come nella nostra luttuosa epoca di remake e di profitto a qualsiasi costo! Parafrasando Ezra Pound, si può dire che ormai non si dipinge più perché l'usura ha fatto arrugginire il pennello


Geometrie non euclidee

Una delle caratteristiche più inquietanti del film è la distorsione percettiva che ricorre nelle sequenze cruciali, manifestandosi nell'alterazione dello spaziotempo e nel cromatismo aberrante, esasperato, ai confini della psichedelia. Alcuni effetti furono realizzati tramite una speciale lastra in grado di alterare la luce. Questo dispositivo è stato utilizzato dal padre di Mario Bava, Eugenio, che fu scenografo, scultore e direttore della fotografia. Due sequenze geniali colpiscono in modo particolare:  

1) Il loop infinito 
Il Dottor Eswai sembra essere stato catturato in un circuito temporale chiuso in cui vede la sua stessa figura da dietro, inseguendola e cercando di raggiungerla. Nella stanza ci sono due porte una di fronte all'altra e ognuna di essa è sia l'ingresso che l'uscita. Sembra che la scena debba durare in eterno, come un incantesimo, quando si produce un lievissimo sfasamento tra l'inseguitore e l'inseguito, che porta al contatto. Quando si rompe la magia, il Dottor Eswai raggiunge e tocca quell'inspiegabile se stesso, che si volta verso di lui, rivelandosi come il suo Doppelgänger. Terrificante!  

2) Una scala a chiocciola per l'Inferno 
Mi ha sorpreso molto vedere materializzata una delle mie paure più profonde: la scala a chiocciola che rappresenta la Catabasi infinita. Nei miei incubi mi sono trovato spesso a dover scendere per una scala senza fondo, del tutto simile a quella del film, che portava a pianerottoli sempre più bui, fino ad arrivare a un punto in cui la tenebra era assoluta e potevo soltanto procedere alla cieca, finendo per svegliarmi in preda al terrore. Ero certo che la scala procedesse all'infinito in quell'Abisso, nella Morte Eterna! 

Se che molti non approveranno le mie parole, ma sono convinto che questo film incubico avrebbe decuplicato la sua carica di orrore se fosse stato girato in bianco e nero.  


Operazione paura e Toby Dammit
un rapido confronto 

In realtà c'è una grande differenza ontologica tra la bambina spettrale del film di Bava e quella del Toby Dammit di Fellini. La prima è l'anima inquieta di una bambina che ha vissuto su questo mondo, in carne ed ossa, trapassando a causa dell'iniquità delle genti di Kermingen. La seconda è Satana. 
Le implicazioni teologiche sono profonde. Melissa Graps e il fato di Kermingen almeno in parte rientrano nell'economia cristiana della Salvezza: la colpa degli abitanti del borgo nasce da un grave peccato (la negligenza che porta alla morte della bambina) e viene espiata tramite una punizione (la maledizione spiritica della Baronessa). Il fato del Toby Dammit felliniano invece è diverso, in quanto la colpa è in questo caso connaturata all'essere della vittima e non riconducibile a quella proprietà che i cattolici chiamano "libero arbitrio". Ricorda invece quanto scrisse Lutero nel De servo arbitrio, con il Diavolo che cavalca la giumenta che sarà dannata e Dio che cavalca quella che sarà salvata, senza possibilità di sottrarsi al proprio destino: 

"Così la volontà umana è posta tra i due come un giumento; il quale, se sul dorso abbia Dio, vuole andare e va dove vuole Dio, come dice il Salmo: «Io sono divenuto come un giumento e sono sempre con te»; se invece sul suo dorso si sia assiso Satana, allora vuole andare e va dove Satana vuole, e non è sua facoltà di correre e cercare l’uno o l’altro cavalcatore, ma i due cavalcatori contendono fra loro per averlo e possederlo."

Così le genti di Kermingen alla fine sono liberate dalla maledizione, mentre Toby Dammit è dannato, senza aver commesso altra colpa all'infuori della propria nascita. 


Il toponimo Kermingen 

Sembra che un centro abitato chiamato Kermingen si trovi in Germania. In ogni caso non nei Carpazi. Non esistono notizie nel Web riguardo a questo paesino (il che sarebbe assai strano se esistesse davvero) ma ho potuto comunque reperire un'unica interessante menzione. A quanto pare, una certa Suzanne Hessendens nacque proprio a Kermingen nel 1834, si trasferì in Algeria e lì si sposò con un francese, certo Jean-Baptiste Guillaume Badaroux. La data della morte della donna, avvenuta in Algeria, non risulta conosciuta. Riporto il link, sperando che resti attivo a lungo e non diventi "rotto": 


Non posso assicurare che quanto scritto in questa pagina sia fidedigno. Il dubbio è d'obbligo, visto che le fonti sono di una particolare tenuità. Va segnalato che il toponimo è scritto Karmingam nella versione inglese. La spiegazione è semplice: Karmingam è la trascrizione fatta da un responsabile del doppiaggio che non aveva alcuna familiarità con la lingua tedesca. Questa terminazione -ingam ricorda toponimi anglosassoni come Nottingham, Birmingham, anche se manca ogni traccia di -h-. L'inglese -ham corrisponde etimologicamente al tedesco -heim che si trova ad esempio in Mannheim, Pförzheim e via discorrendo. Dall'inglese, Karmingam è poi ritornato in italiano e si trova tuttora in svariati siti di critica cinematografica come trascrizione difettosa di Kermingen. Esempi di toponimi tedeschi formati col suffisso -ingen: Göttingen (italiano Gottinga), Esslingen, Oettingen, Gerolfingen, Bad Kissingen, etc. In genere -ingen marca la discendenza di una comunità da un antenato illustre. Ad esempio Gerolfingen indicava in origine i discendenti di un certo Gerolf. Invece è oscurissima la radice da cui Kermingen è stato tratto.   

Il cognome Graps 

Il cognome nobiliare Graps deriva dall'antico alto tedesco graban "scavare" (tedesco moderno graben). Il capostipite della stirpe doveva essere un fossore, ossia uno scavatore di fosse sepolcrali o di tombe. In pratica un becchino. Mi domando se Bava, Migliorini e Natale ne fossero consapevoli. Trovo difficile pensare a una pura e semplice coincidenza! 
Nonostante l'origine indiscutibilmente tedesca del cognome, è molto raro in Germania (1 persona), mentre è più frequente in Italia (95 persone), in Australia (10 persone), in Estonia (8 persone), negli Stati Uniti (8 persone) e in Brasile (7 persone). 


Il cognome Eswai 

Quando ho visionato il film di Bava, essendo sordastro ho interpretato il cognome del medico asburgico, Eswai, come Epswein. Non ho trovato riscontro per Epswein, tuttavia esiste Esswein (Eßwein), da alcuni ritenuto una variante di Ösenwein e interpretato come "forte bevitore di vino", dal medio alto tedesco ösen "ingurgitare, tracannare", wîn "vino". L'etimologia mi convince poco, soprattutto per ragioni grammaticali (ci aspetteremmo "vino-bevitore" e non "bevi-vino") e fonetiche (non ci aspetteremmo la sibilante -ss-, -ß-). Le etimologie popolari devono aver giocato un ruolo importante nella formazione di questi cognomi, ormai oscuri.  Secondo il sito Forebears.io, in Germania ci sono 706 persone che portano il cognome Eßwein, mentre in Svizzera ce n'è una sola. Non si può escludere che Esswein sia la forma originale nell'opera baviana, che sia stata male interpretata da un doppiatore con problemi di udito o trascritta male già in fase di sceneggiatura. 
A un certo punto mi è venuto in mente che Eswai potrebbe essere di origine ungherese, con una trascrizione secondo l'ortografia tedesca, con -w- che sta per l'ungherese -v-: non dimentichiamoci che, ai tempi dell'Austria-Ungheria, De  Gasperi per l'anagrafe era Degasperi e firmava i suoi articoli come De Gaßperi (l'ho visto coi miei occhi in un documentario). Detto questo, non ho trovato riscontro alcuno di un'origine ungherese di Eswai.
Il rarissimo cognome Eswai si trova in Libia (4 persone), in India (1 persona), in Malesia (1 persona) e in Svezia (1 persona); in quest'ultima nazione sarà stato importato. Un cognome assonante, Eshwai, si trova invece in Iran (8 persone). Mi piacerebbe proprio sapere cos'è passato per la mente a Bava e a Migliorini-Natale! 




Il cognome Schufftan 

In questo caso sono in grado di determinare ciò che ha dato origine all'ispirazione del regista e degli sceneggiatori. Il cognome utilizzato è quello dell'operatore tecnico e cinematografico Eugen Schüfftan (Breslavia, 1893 - New York, 1977). Da lui ha preso il nome il processo Schüfftan, una tecnica di effetti speciali che utilizzava specchi per inserire attori in set in miniatura. Uno dei primi utilizzi del processo fu per Metropolis (1927), diretto da Fritz Lang. La tecnica è stata ampiamente utilizzata per tutta la prima metà del XX secolo fino a quando non è stata soppiantata dal nuove tecniche, come il travelling matte e il bluescreen. Il riferimento è proprio alle tecniche mirabolanti usate da Bava! L'uso della vocale -u- al posto di -ü- (con l'Umlaut) è dovuta alla solita mancanza di dimestichezza con la lingua tedesca. Il cognome Schüfftan, chiaramente ashkenazita, è attualmente portato da 7 persone in Germania. Presenta le varianti Schüftan (15 persone in Germania), Schuftan (20 persone negli Stati Uniti, 4 in Australia, 3 in Cile, 3 in Israele, 1 in Brasile, 1 in Repubblica Dominicana, 1 in Sudafrica) e Schueftan (20 persone negli Stati Uniti, 8 in Cile e 5 in Brasile). Parrebbe che la variante Schuftan, diffusa in paesi non germanofoni, sia dovuta a una cattiva trascrizione di Schüftan: la stessa difficoltà incontrata da Bava e da Migliorini-Natale. L'origine ultima è dall'ebraico שפטן shiftán "giudice", "giudiziale", a sua volta dal verbo שפט shafát "giudicare". 


Il cognome Kruger, che ha le varianti Krüger e Krueger, è diffuso sia nell'area del basso tedesco che in quella dell'alto tedesco. Nella prima significa "Taverniere", mentre nella seconda significa "Vasaio". Deriva dalla parola Krug "brocca" (antico alto tedesco kruog "brocca"), che in alcuni composti significa "taverna" (Dorfkrug "taverna principale del paese"); in medio basso tedesco krôch, krûch significa "taverna". Kruger è un tipico cognome ashkenazita, derivato dalla professione esercitata dal capostipite. L'alternanza tra le vocali -u- e -ü- in questo caso non è dovuta a errori di trascrizione, si tratta di diversi esiti locali di una stessa antica protoforma. La distribuzione di questi cognomi nelle nazioni della Terra richiederebbe una trattazione a parte, cosa che esula dallo scopo di questo contributo: mi limiterò a riportare alcuni link utili. 





Curiosità 

La bambina fantasma Melissa Graps fu in realtà interpretata da un bambino, accreditato come "Valerio Valeri". Con ogni probabilità questo non era il vero nome dell'attore, la cui vera identità permane sconosciuta. Ho trovato soltanto una menzione sul fatto che fosse il figlio del portiere di Bava. Non mi risultano suoi ruoli in altri film. 

Parti della colonna sonora di Operazione paura erano stati precedentemente utilizzati nel film giallo-thriller Sei donne per l'assassino (1964), diretto dallo stesso Bava. Il compositore è Carlo Rustichelli, a cui si devono molte colonne sonore di film spaghetti-western.

A due settimane dall'inizio delle riprese, i produttori rimasero senza soldi. Il regista e il cast decisero di finire ugualmente il film senza pretendere il compenso. Questo è eroismo! Chi farebbe una cosa tanto coraggiosa ai nostri giorni?  

Secondo una retrospettiva di Bava del 1985 scritta da Tim Lucas per la rivista Fangoria (numero 43), il film è stato concepito in parte come una scommessa con i distributori americani sul fatto che il regista avrebbe potuto completare un film in 12 giorni. La sceneggiatura di 30 pagine è stata quindi scritta direttamente sul posto. Sembra tuttavia più probabile che le riprese siano state così rapide a causa della mancanza di budget. 

Il calvo Borgomastro Karl rimane ucciso quando la bambina fantasma lo costringe a tagliarsi la gola con uno strumento che è stata descritta come "un grande machete ricurvo". In realtà è una roncola, detta anche falcastro, proprio come quella con cui Carino da Balsamo ha spaccato il cranio dell'inquisitore Pietro da Verona. Una morte simile a quella del notabile pelato è mostrata nel successivo film giallo-thriller Reazione a catena (1971), diretto dallo stesso Bava. 

Diverse inquadrature di Melissa sono state girate con Valeri che esegue le azioni al contrario, conferendo un'atmosfera inquietante ai movimenti del personaggio. La scomparsa del suo fantasma alla fine del film è stata ottenuta attenuando la luce che proiettava il riflesso dell'attore bambino su una lastra di vetro angolata. 

Bava è rimasto impressionato dal borgo medievale di Calcata (da non confondersi con Calcutta!), descrivendolo come semideserto e arroccato su una grande altura di tufo. A quanto pare, all'epoca delle riprese il luogo era abitato quasi soltanto da una specie di comune di Figli dei Fiori. 

Il film baviano fu molto stimato da Luchino Visconti, Martin Scorsese, Joe Dante, Tim Burton e persino dall'antipaticissimo Quentin Tarantino.   

Secondo il giudizio del francese Jean-Louis Leutrat (Vichy, 1941 - Parigi, 1911), insegnante di storia del cinema, la palla bianca e lucidissima con la quale gioca ossessivamente la piccola Melissa Graps deriverebbe in ultima analisi da M - Il mostro di Düsseldorf (M), diretto da Fritz Lang (1931). 


Altre recensioni e reazioni nel Web 

Chuck Bowen ha scritto su Slant Magazine nel 2019:

"Il villaggio dei Carpazi di Operazione paura è uno dei successi più indelebili di Mario Bava: un regno di paura materializzato. [...] Bava usa la location come fonte del ritrovato espressionismo tedesco, fondendo le finestre inclinate e gli angoli apparentemente irrazionali delle strade e degli edifici accatastati con una cinematografia color caramello e set decisamente artificiali. Questo contrasto tra scoperto e creato suggerisce un confine poroso tra realtà e soggettività, passato e presente, antiquato e modernizzato. In Operazione paura, come in molti altri film di Bava, un personaggio può passeggiare per strade riconoscibili in dimensioni radicate nella sua stessa psiche, intrappolandosi in cicli temporali che possono incarnare una follia invadente. Bava interpreta la follia sia come luogo che come contagio." 

Pablo Kjolseth (Turner Classic Movies) ha scritto nel 2017:

"Se apprezzi l'umore e l'atmosfera rispetto ai moderni brividi viscerali, ci sono buone probabilità che finirai in quest'ultimo campo. Ricchi schemi di colori, edifici eleganti e fatiscenti, strade acciottolate coperte di nebbia, taverne polverose, vorticose scale a chiocciola e corridoi infiniti con decorazioni e disegni inquietanti, tutto aiuta a creare una manciata di esterni e interni che rendono magico il film."

Giuseppe Salza ha scritto sulla rivista Segnocinema nel 1984: 

"Una favola di Grimm al rovescio, dove la tragica e ignorata morte di una bambina apre un cerchio di sangue, destinato a concludersi soltanto nel sangue. Horror surrealista e supermanierato (...) l'apice del virtuosismo di Bava." 

Norbert Moutier ha scritto nel 1990: 

"Abbondano le scene oniriche ammirevolmente servite da effetti ottici che dilatano l'immagine, un po' alla Roger Corman."

Questo è un cut-up di opinioni tratte dal Web e in particolar modo dai siti Il Davinotti e Filmtv

"Ghost story di ambientazione ottocentesca in cui il clima cupo è accompagnato da colori vividi e caldi, spesso con effetti antinaturalistici." 
"la bimba con la palla "copiata" da Fellini" 
"uno dei migliori gotici italiani" 
"La solida sceneggiatura, che mescola con grande maestria il registro onirico con quello realistico, avvince lo spettatore tenendolo incollato alla sedia fino alla fine." 
"Non ai livelli de La maschera del demonio, ma poco ci manca; influenzerà tanti horror a venire." 
"Non sono un baviano: mi pare che il film in questione sia però fra i suoi migliori." 
"La scala tortile richiama una nota opera di Bosch." 
"La sceneggiatura parla della solita maledizione, ma sa farlo in modo inquietante, svelandosi poco a poco come fosse un giallo." 
"villaggio infestato, sinistre presenze, incubi, vento perenne e una mortifera bambina-fantasma che subirà svariati tentativi di imitazione" 
"Colonna sonora e lugubre ambientazione creano la giusta atmosfera" 
"Tutto è studiato ad arte per creare un clima di paura, anche se, qua e là, può risultare ingenuo." 
"cupissima storia di fantasmi e di vendetta con un tema musicale che non si dimentica" 
"Discreti gli attori anche se passano spesso in secondo piano." 
"Un Mario Bava praticamente in stato di grazia ci propone un vero e proprio capolavoro onirico, nel quale la coerenza della trama non ha nessun valore" 
"Splendido horror che farà scuola: lo ritroveremo non solo in Fellini (la bambina in Tre passi nel delirio) ma anche in Lynch (l'agente Cooper che insegue se stesso)." 
"La magia di Bava è la sua capacità di creare dal nulla (a volte CON nulla) un mondo fantastico completamente autonomo e sensato" 
"Molti registi successivi hanno saccheggiato questo film per prendere diverse idee." 
"Maestria pura." 
"Il film chiude il genere gotico e, probabilmente, ne costituisce l'esempio più alto." 
"Un archetipo cinematografico"   

lunedì 8 agosto 2022


TRILOGIA DEL TERRORE 

Titolo originale: Trilogy of Terror
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese 
Anno: 1975
Prima visione TV originale: 4 marzo 1975
   Rete televisiva: ABC
Prima TV in italiano: 7 dicembre 1978
   Rete televisiva: Rete 2
Formato: Film TV 
Tipologia cinematografica: Film a episodi 
Genere: Orrore, thriller 
Sottogenere: Magia nera, incesto, satanismo 
Durata: 72 minuti 
Colore: Colore 
Rapporto: 1.33:1
Regia: Dan Curtis
Soggetto: Richard Matheson
Sceneggiatura: William F. Nolan, Richard Matheson
Produttore: Dan Curtis 
Produttore associato: Robert Singer
Casa di produzione: ABC Circle Films, Dan Curtis
    Productions
Fotografia: Paul Lohmann
Montaggio: Les Green
Musiche: Bob Cobert
Scenografia: Leonard Mazzola
Costumi: Barbara Siebert
Trucco: Mike Westmore
Effetti speciali: Erik von Buelow 
Reparto musicale: Frank Kulaga 
Assistente alla produzione: Lois Kerst 
Interpreti e personaggi: 
    Karen Black: Julie/Millicent/Therese/Amelia
    Robert Burton: Chad Foster
    George Gaynes: Dr. Chester Ramsey
    John Karlen: Thomas Amman
    Kathryn Reynolds: Coinquilina di Julie
    Jim Storm: Eddie
    Orin Cannon: Portiere del motel
    Gregory Harrison: Arthur Moore
    Tracy Curtis: Tracy
Doppiatori e personaggi:
    Vittoria Febbi: Julie/Millicent/Therese/Amelia
    Pino Colizzi: Chad Foster
    Sergio Fiorentini: Dr. Chester Ramsey
    Manlio De Angelis: Thomas Amman 

Trama: 

1) Julie 
Un bulletto di nome Chad è arrapato al solo pensiero di toccare la sua professoressa di letteratura. Se la sogna nuda, vorrebbe penetrarla col suo cazzone durissimo. Trova così un sistema per riuscire nel suo intento. La corteggia con insistenza, fino a convincerla ad uscire con lui al cinema, in un drive-in. A questo punto le somministra una bibita in cui ha messo un sonnifero. Lei perde i sensi. Lui la porta in una camera di un albergo, la mette a letto e la fotografa nuda in diverse pose, quindi il giorno dopo inizia a ricattarla, pretendendo prestazioni sessuali, con la minaccia di divulgare le foto compromettenti in caso di ritrosia. Lei accetta e i due hanno una relazione, violando le leggi puritane che vietano ogni rapporto intimo tra insegnanti ed alunni. Lo studente si crede un gran furbo. Quando pensa di sperimentare il sesso anale, si trova con un'amara sorpresa. Scopre, stordito, che ora è proprio la professoressa ad averlo avvelenato e a rivelargli la sua natura di iper-predatrice. Si rivela a lui come una serial killer che dopo essersi accoppiata con innumerevoli giovani, li uccide in modo atroce! Prima che il bulletto spiri, non manca di umiliarlo, accusandolo di non avere fantasia, mentre altri suoi amasi le hanno leccato avidamente gli orifizi e i piedi! 

3) Millicent and Therese 
Millicent e Therese sono due sorelle gemelle. Dovrebbero essere identiche, invece sono tra loro diversissime. Mentre la brunetta Millicent è bigotta, puritana e timidissima, il tipico prodotto di un'educazione calvinista, la bionda Therese è esuberante, volgare e interessata a tutto ciò che dai religiosi è ritenuto morboso, perverso, orribile: pornografia, satanismo, stregoneria. Millicent affronta Thomas, l'amante di Therese, rivelandogli che lei le ha raccontato tutto di un evento immorale non specificato accaduto durante la loro relazione sessuale: forse lui le ha spinto il fallo nel deretano. Poi spiega a Thomas che a Therese non interessa nulla di lui, che sta solo cercando di corromperlo con il potere del Male. L'uomo, che è un evangelico ipocrita, fugge via terrorizzato. Millicent confida al suo amico e medico di famiglia, il dottor Ramsey, che sua sorella è dedita all'incesto e a mille diavolerie: ha fatto sesso con il padre, ha avvelenato la madre e la tiene prigioniera all'interno della villa, esultando per le sue azioni scellerate. Ramsey visita l'abitazione per parlare con Therese, che si avvicina a lui, volendolo fellare. Quando l'uomo rifiuta il pompino, lei si infuria come una belva e lo sbatte fuori di casa. Millicent scrive una lettera al dottore, spiegando che ha stabilito che Therese è diabolica e che la fermerà a costo della vita, utilizzando una bambola voodoo per ucciderla. Quando il medico entra in casa, trova Therese morta sul pavimento della sua camera da letto con la bambola accanto a lei, senza alcuna causa apparente di decesso. Rivela quindi che "Therese" e "Millicent" sono in realtà la stessa persona. Therese soffriva di un disturbo di personalità multipla a causa dell'incesto con suo padre e dell'assassinio di sua madre. "Millicent" non esisteva: era una personalità alternativa nata dalla sessualità repressa per far fronte all'orrore delle sue azioni aberranti. L'omicidio è stato in realtà un suicidio. 

3) Amelia 
Amelia è riuscita finalmente a raggiungere la propria indipendenza e ad abitare da sola in un appartamento proprio. La madre, una donna velenosa e odiosissima, non si rassegna alla cosa e telefona di continuo, volendo sapere ogni dettaglio della sua vita, in particolare ciò che riguarda il fidanzato. Amelia cerca di tenerla a bada: ogni venerdì sera esce a mangiare assieme a lei. Soltanto che per una sfortunata coincidenza, viene un venerdì in cui cade il compleanno del ganzo della giovane donna e l'appuntamento con la madre minaccia di saltare. Siccome la megera insiste come una colica renale, alla fine l'ha vinta. In occasione della ricorrenza, il regalo di Amelia è un orripilante feticcio degli Zuñi, un mostriciattolo rachitico con una dentatura da squalo. Una pergamena, allegata al simulacro, spiega che la catenina d'oro allegata al pacco deve sempre essere al suo collo, altrimenti lo spirito maligno che lo abita gli farà prendere vita. Amelia, che è materialista e irridente, non si cura dell'avviso. Così il feticcio si anima, la aggredisce e la strazia! Dopo una lotta terribile e molto sangue perso dalle ferite, la donna infila il mostruoso Zuni nel forno a microonde e lo brucia. Il problema è che lo spirito maligno passa in lei e la trasforma per indemoniamento in una predatrice dai denti aguzzi, pronta a macellare con un coltellaccio la propria madre afflittiva!  


Recensione: 
Il film a episodi di Curtis descrive tre tipologie femminili inquietanti quanto comuni nella realtà. Sono figure terribili che popolano da sempre gli incubi del genere maschile: la psicopatica omicida, la schizofrenica e l'indemoniata. A queste possiamo aggiungere un demone ancor più spaventoso, da cui tutte queste aguzzine traggono la loro origine: la madre nevrotica ossessivo-compulsiva. È la suocera, che è al contempo la Vedova Nera! Ne emerge un quadro spaventoso, manicomiale, aberrante. Chi cade vittima di questi esseri mostruosi è dannato in eterno! Ciò che porta un uomo sprovveduto ad essere seviziato dalle arpie è l'illusione del godimento sessuale. 

Tecnicamente parlando, non si può fare a meno di rilevare alcune cose che possono sembrare banalità: 

1) Karen Black interpreta tutti e tre gli episodi del film, per un totale di quattro ruoli diversi; 
2) Il film è un capoplavoro ed è riuscito ad acquisire lo status di cult;  
3) Il feticcio Zuñi è realizzato con straordinaria maestria ed è per così dire un unicum nel cinema horror; 
4) Il feticcio Zuñi ha avuto un immenso effetto traumatizzante sul pubblico, tanto da popolare gli incubi di intere generazioni.

Produzione e distribuzione 

Tutti e tre gli episodi sono basati su storie dell'orrore di Richard Matheson. "Julie" è stato tratto dal racconto L'aspetto di Julie (The Likeness of Julie, 1962). "Therese and Millicent" è stato tratto dal racconto Therese (Needle in the Heart, 1969). "Amelia" è stato tratto dal racconto A caccia (Prey, 1969). Per quei pochi che non lo sapessero, questo Matheson è davvero un pezzo grosso, uno cazzuto: è quello che ha scritto Il mio nome è leggenda (I Am Legend, 1954), in pratica il capostipite di un immenso filone vampiresco, che ha generato più remake di quante sono le stelle della Via Lattea! Nel corso degli anni si è dedicato con tenace stacanovismo alle sceneggiature: senza di lui, Dan Curtis non sarebbe riuscito a dar vita a questo capolavoro del feticcio assassino. Anche se tutti e tre gli episodi di Trilogia del terrore sono stati tratti da opere di Matheson, soltanto "Amelia" è stato da lui sceneggiato. "Julie" e "Therese and Millicent" sono invece stati sceneggiati da William F. Nolan.  


Curiosità 

Nella versione in italiano da me visionata, andata in onda su Telenorba, l'ordine degli episodi era diverso da quello dell'originale: "Amelia" era il primo e "Therese and Millicent" l'ultimo. Non sono mai riuscito a trovare una motivazione razionale di questo cambiamento. 

Karen Black all'inizio non voleva accettare di interpretare i quattro ruoli di questo film. Ha cambiato idea quando è stato scritturato suo marito, Robert Burton, per la parte di Chad Foster. Il nepotismo impera nella Settima Arte! Sarà un pettegolezzo, ma lo voglio riportare comunque: la coppia si è separata poco dopo la fine delle riprese, prima ancora che il film fosse trasmesso in televisione. 

Nell'episodio "Julie", lo studentello itifallico porta la sua professoressa libidinosa al drive-in, a vedere proprio un film TV dello stesso Dan Curtis: Una storia allucinante (The Night Stalker, 1972). Se non è autocelebrazione questa! 

Il bulletto che vuole penetrare e riempire di sperma l'insegnante, si registra al motel come Jonathan Harker, il ben noto protagonista del romanzo Dracula di Bram Stoker.  

Il feticcio Zuñi parlotta, ma i suoni sono confusi. Soltanto a tratti sembra di cogliere qualche sillaba, pronunciata nella sua antica lingua che sarebbe ormai irriconoscibile persino dai discendenti del cacciatore da cui ha avuto origine. Mi piace pensare che lanci terribili maledizioni in proto-Zuñi.  

Censura 

Quando il film fu proiettato per la prima volta sulla televisione brasiliana nel marzo 1981, le rigide norme di censura in Brasile all'epoca richiedevano che l'episodio "Amelia" fosse completamente tagliato. Era infatti vietato qualsiasi riferimento alla Magia Nera e ai feticci! Per questo motivo, la stazione televisiva che lo ha diffuso è stata costretta a cambiare il titolo in portoghese in "Duas Histórias de Terror" ("Due storie dell'orrore"). 

Sequel 

La trilogia curtisiana ha avuto un seguito nel 1996, a parer mio del tutto prescindibile.  


TRILOGIA DEL TERRORE II

Titolo originale: Trilogy of Terror II
Paese: Stati Uniti d'America 
Lingua: Inglese 
Anno: 1996 
Prima visione TV: 30 ottobre 1996
   Rete televisiva: USA Network
Formato: Film TV 
Tipologia cinematografica: Film a episodi 
Genere: Orrore, thriller 
Sottogenere: Magia nera, satanismo 
Durata: 90 minuti
Colore: Colore 
Rapporto: 1.33 : 1
Regia: Dan Curtis
Soggetto: Dan Curtis, William F. Nolan, Henry Kuttner,
    Richard Matheson
Sceneggiatura: Dan Curtis, William F. Nolan,
    Richard Matheson
Produttore: Julian Marks
Produttore esecutivo: Dan Curtis
Casa di produzione: Dan Curtis Productions, Wilshire
    Court Productions, Power 
Fotografia: Elemér Ragályi
Montaggio: Bill Blunden
Musiche: Bob Cobert
Scenografia: Veronica Hadfield
Costumi: Melanie Jennings
Trucco: Marie Nardella
Effetti speciali: Eric Allard, Rick Stratton, Frank C. Carere 
    Pictures
Interpreti e personaggi: 
    Lysette Anthony: Laura/Alma/Dottoressa Simpson
    Geraint Wyn Davies: Ben
    Matt Clark: Ansford
    Geoffrey Lewis: Stubbs
    Blake Heron: Bobby
    Richard Fitzpatrick: Jerry O'Farrell
    Thomas Mitchell: Lew
    Gerry Quigley: Akers
    Dennis O'Connor: Brig
    John McMahon: Taylor
    Alex Carter: Breslow
    Aron Tager: Steve
    Peter Keleghan: Dennis

Trama: 

1) I topi del cimitero (The Graveyard Rats
Una fascinosa e giovane bionda, Laura, è sposata con il ripugnante plutocrate Ansford, decrepito e paralitico. Il vecchiaccio scopre che lei lo tradisce e le mostra le registrazioni degli amplessi. Licenzia l'amante, un brutaloide che lavorava per la sua azienda, quindi impone un durissimo diktat alla moglie, minacciando di diseredarla se scoprirà anche soltanto una minima cornificazione. Accade così che il bruto si faccia venire un'idea guardando alla televisione un film in cui un anziano sulla sedia a rotelle viene scaraventato dalla tromba delle scale. Detto fatto, mette in atto il piano e uccide il plutocrate. Il punto è che l'eredità è bloccata in una banca svizzera, protetta da un codice contenuto in un microfilm. All'improvviso Laura si ricorda che questo microfilm è contenuto nell'orologio d'oro del defunto, sepolto assieme a lui. Così i due complici pensano di procedere all'esumazione. Non tutto andrà come desiderato: la bara del plutocrate è assaltata da un branco di spaventosi ratti carnivori dagli occhi rossi come rubini, che saranno la nemesi  della profanatrice! 
P.S. 
Chissà come mai, l'inglese rat, che significa "ratto", "pantegana", viene spesso tradotto con "topo". Si tratta di una traduzione erronea: la parola per indicare il topo è mouse (plurale mice). Credo che la causa sia da identificarsi nel sistema scolastico italiano, che insegna un inglese molto approssimativo.

2) Bobby  
In una lussuosa villa sul bordo di un baratro, una ricchissima e piacevole signora, corvina, morbida e sensuale, non si rassegna alla morte di quel piccolo fetente di suo figlio, un pestilenziale bulletto biondiccio. Così la donna ricorre alla stregoneria, invocando il demone Euronymus perché le restituisca la prole.  Viene accontentata. Il bambino bussa alla porta ed è proprio il morto redivivo. Presto però qualcosa va storto: il ritornante si rivela essere pazzo ed estremamente aggressivo. Tenta di uccidere la madre, che alla fine gli spara, facendolo precipitare nel burrone. Tuttavia la voce del bambino demoniaco annuncia l'odio di Bobby per colei che lo ha messo al mondo, e sulla scala si materializza un gobbolino, pardon, un goblin, con un atroce ghigno stampato sui lineamenti deformi, orripilanti!

3) Colui che uccide (He Who Kills)
Le riprese iniziano proprio dove finivano quelle dell'episodio "Amelia" del film originale. Un investigatore sta indagando sulla scena del delitto. Sia l'indemoniata che la sua madre isterica sono state uccise. Il ganzo della giovane è stato convocato per il riconoscimento dei cadaveri, pieni zeppi di sangue. Nel forno a microonde vengono rinvenuti i resti carbonizzati dell'abominevole feticcio degli Zuñi. La dottoressa Simpson, una sensualissima brunetta, viene obbligata a passare la notte a fare le analisi. Durante il suo lavoro, si rende conto che il simulacro raccapricciante si sta rigenerando sotto la crosta annerita. Arriva il suo ganzo, che ha comprato i biglietti per un volgare spettacolo, ma lei riesce a tenerlo a bada promettendogli un pompino. Ovviamente non usa parole così esplicite: dice che lo farà felice (glielo leccherà sulla punta fino a portarlo al culmine e prenderà in bocca il suo sperma). Una volta che il mandrillone se ne è andato, promettendo di passarla a prendere più tardi, ecco che il feticcio si anima. Approfittando di una pausa della dottoressa Simpson, scesa a mangiare una pizza con i guardiani, l'immondo spirito cacciatore comincia a uccidere. Presto la donna si ritrova asserragliata nel laboratorio, con il mostriciattolo che la terrorizza tagliandola con il coltello. Non avendo a disposizione un forno a microonde come nel primo film, lei riesce a gettare il nemico in un grande recipiente ermetico pieno di acido altamente corrosivo. Credendolo morto, la Simpson si mette i guanti, ignorando la protezione degli occhi e del viso, con l'insanissima idea di rovistare nell'acido per recuperare i resti dello Zuñi. Lo spirito demoniaco salta fuori ed entra in lei, trasformandola in un mostro dai denti acuminati. Ecco che passa il ganzo, ignaro, che viene aggredito a colpi di scure e massacrato a morte.

Recensione: 
Mi sorge una domanda. Ha senso fare un sequel dopo 21 anni? I primi due episodi non hanno a che fare con quelli della precedente trilogia, mentre il terzo sembra una riedizione di Amelia. È la stessa storia rigirata, in pratica un remake ad uso sequel. Sono venuto a sapere che l'episodio Bobby è stato riciclato da un'altra antologia dell'orrore dello stesso Dan Curtis, Notte di morte (Dead of Night, 1977), che non ho visionato. Il regista ha voluto raschiare il fondo della pentola e cavare sangue dalle rape. "Quando hai una buona idea, ripetila all'infinito", recita il motto fondante del cinema americano. 

Un errore marchiano 

La donna che evoca il Signore della Morte per riavere il figlio defunto, anziché Tetragrammaton pronuncia un assurdo Tetragrammation (ossia Tetragrammescion, con la finale in -escion del celentanesco Svalutescion). Non avendo visto il film in lingua inglese, non so se il ridicolo errore fosse già presente nell'originale o se sia stato introdotto nel doppiaggio in italiano - un po' come Darth Vader diventato Dart Fener per colpa di un doppiatore raffreddato. Potrebbe anche esserci una causa superstiziosa. Tutto ciò che ha a che fare con la Morte Eterna viene trattato con una certa prudenza dai popoli religiosi. 

Euronymus, il Signore della Morte 

Nella demonologia cristiana tradizionale, Euronymus è un demone connesso con tutto ciò che riguarda i cadaveri, il cannibalismo e la necrofagia. Ai tempi delle grandi tregende, i necromanti lo invocavano per scagliare la morte contro i nemici. In tempi più recenti, la Chiesa di Roma è diventata molto restia a pubblicizzare i suoi trattati demonologici, è ovvio: a spingerla al riserbo è il terrore che le genti si mettano ad invocare il Signore del Male e gli spiriti immondi!  

Una contraddizione?
No, è schizofrenia
 

Se la donna era snaturata con il figlio Bobby, come sembra emergere dalla narrazione, perché lo avrebbe voluto strappare all'Oltretomba? Se poi la morte del ragazzino non era stata accidentale, bensì voluta dalla stessa madre, perché questa avrebbe invocato i Demoni per riaverlo? Non avrebbe dovuto lasciarlo dove stava? 

Gli Zuñi 

Gli Zuñi sono vivi e vegeti, la loro cultura è viva e vitale. Risiedono nel Nuovo Messico. Ad essere estinta da almeno cinque secoli è la civiltà degli Anasazi, la cui origine è problematica. Un'analisi della questione esula dagli scopi di questa recensione. Una cosa però è certa. Pressato da rappresentanze di giganteschi Mandingo dai pugni simili a magli, il regista ha fatto sì che la dottoressa Simpson affermasse che gli Zuñi erano africani! Si cominciavano già a scorgere i primi segni della propaganda woke dominionista nera, che vuole costringere gli Anglosassoni all'autorazzismo, non facendosi scrupolo di sacrificare gli Amerindiani sull'altare della demenza!