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sabato 18 dicembre 2021

 
GLI UCCELLI 
 
Titolo originale: The Birds
Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Lingua originale: Inglese
Anno: 1963
Durata: 120 min
Dati tecnici: Technicolor
Rapporto: 1,37:1 (negative ratio)
      1,85:1 (widescreen ratio)
Genere: Orrore, thriller
Sottogenere: Apocalittico
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Tratto dall'omonimo racconto di Daphne du Maurier
Sceneggiatura: Evan Hunter
Produttore: Alfred Hitchcock
Casa di produzione: Universal Studios
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: George Tomasini
Effetti speciali: Larry Hampton, Ub Iwerks
Musiche: Matthew Ross
Effetti sonori: Oskar Sala
Scenografia: George Milo
Costumi: Edith Head
Interpreti e personaggi:
    Tippi Hedren: Melania Daniels
    Rod Taylor: Mitchell "Mitch" Brenner
    Jessica Tandy: Lydia Brenner
    Suzanne Pleshette: Maestra Annie Hayworth
    Veronica Cartwright: Cathy Brenner
    Ethel Griffies: Signora Bundy, ornitologa
    Malcolm Atterbury: Al Malone
    Charles McGraw: Sebastian Sholes, pescatore
    Ruth McDevitt: Signora MacGruder, commessa del negozio di
         uccelli
    Lonny Chapman: Deke Carter, il barista
    Darlene Conley: Cameriera
    Joe Mantell: Commesso viaggiatore cinico
    Doodles Weaver: Pescatore che aiuta con la barca a nolo
    John McGovern: Impiegato dell'ufficio postale
    Karl Swenson: Profeta di sventure ubriaco nella tavola calda
    Elizabeth Wilson: Helen Carter, la moglie di Deke
    William Quinn: Sam
    Doreen Lang: Madre isterica
    Alfred Hitchcock: "Cameo" (uomo che passeggia con due
       cani bianchi al guinzaglio)
Adattamento in italiano: 
   Il nome originale della protagonista, Melanie Daniels, è stato
   adattato come Melania Daniels.
Doppiatori italiani:
    Maria Pia Di Meo: Melania Daniels
    Giuseppe Rinaldi: Mitchell "Mitch" Brenner
    Rina Morelli: Lydia Brenner
    Rita Savagnone: Annie Hayworth
    Serena Verdirosi: Cathy Brenner
    Franca Dominici: Signora MacGruder
    Renato Turi: Commesso viaggiatore cinico
    Ferruccio Amendola: Impiegato dell'ufficio postale
    Wanda Tettoni: Signora Bundy, ornitologa
    Sergio Graziani: Deke Carter, il barista
    Flaminia Jandolo: Helen Carter, la moglie di Deke
    Micaela Giustiniani: Madre isterica
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Die Vögel
   Francese: Les Oiseaux
   Spagnolo: Los pájaros
   Finlandese: Linnut
   Ungherese: Madarak
   Turco: Kuşlar
Budget: 3 milioni di dollari US
Box office: 11,4 milioni di dollari US 
 
Trama: 
San Francisco, anni '60. In un negozio di animali, la socialite bionda Melania Daniels si imbatte nell'avvocato Mitch Brenner, un bellimbusto che vuole comprare una coppia di pappagallini per il compleanno della sua sorellina Cathy. In realtà l'uomo ha già visto Melania, che era comparsa in tribunale per uno scherzo finito male, ma finge di scambiarla per una commessa. Mette alla prova la sua conoscenza sugli uccelli, contando sul fatto che dovrebbe averne una notevole esperienza. Lei però non supera il test: a quanto pare non è un'ornitologa. L'uomo le rivela di averla già conosciuta e se ne va a mani vuote. Colpita dall'accaduto, Melania decide di comprare i pappagallini e di andare a Bodega Bay dopo aver appreso che Mitch intende trascorrervi il fine settimana, nella fattoria della sua famiglia. Giunta in loco, viene indirizzata a un'insegnante di Bodega, Annie Hayworth, da cui apprende il nome di Cathy per scrivere il biglietto. Annie è l'ex amante di Mitch: la loro relazione è finita in merda a causa della prepotente madre di lui, Lydia, che è una vecchia megera arcigna, autoritaria, iperprotettiva, possessiva, insopportabile e gelosa, piena di vivo odio verso qualsiasi possibile futura nuora. Melania noleggia una barca e attraversa la baia per lasciare i pappagallini alla fattoria dei Brenner senza dare nell'occhio. Mitch la vede mentre si allontana e si dirige verso il molo per incontrarla. Quando la donna si prepara ad attraccare, un gabbiano la attacca, beccandola sul capo. Mitch la porta in una tavola calda, si prende cura della sua ferita alla testa e la invita a cena. Lydia arriva e incontra i due; è angosciata dal fatto che alla fattoria le galline si rifiutano di mangiare. Alla vecchiarda non piace Melania e adduce come scusa l'esuberante reputazione della socialite, resa pubblica dalle colonne dei quotidiani di gossip; in realtà l'astio è dovuto alla propria infame natura di strega maledetta. Nel corso della serata, Mitch invita Melania alla festa di compleanno di Cathy, che si terrà all'aperto il giorno successivo. A un certo punto si sente un inquietante tonfo davanti alla porta di Annie. Sulla soglia viene trovata la carcassa di un gabbiano. Alla festa, Melania racconta a Mitch del suo passato travagliato e di sua madre, che l'ha abbandonata quando aveva l'età di Cathy per scappare col ganzo. Mentre stanno giocando, i bambini vengono aggrediti dai gabbiani furiosi. La sera stessa, mentre Melania sta cenando con i Brenner, accade un portento funesto: i passeri sciàmano per la casa attraverso il camino, spargendo il terrore. Mitch insiste perché la donna resti per la notte. La mattina dopo, Lydia fa visita al suo vicino per discutere delle cause della prodigiosa inappetenza delle galline, ma la casa sembra deserta e la camera da letto ha le finestre rotte. Presto la carampana trova il cadavere dell'uomo, a cui gli uccelli hanno cavato gli occhi becchandoli, così fugge in preda al panico. Di fronte a simili orrori, Melania si offre di andare a prendere a Cathy a scuola. Mentre la bionda aspetta fuori dall'edificio scolastico, vede uno stormo di corvi che invade la palestra dietro di lei; presentendo un attacco, avverte Annie. Gli alunni sono evacuati dalla struttura, ma non è possibile evitare l'assalto dei corvi. Mitch ritrova Melania alla tavola calda. La signora Bundy, una matura ornitologa, è incapace di dare una spiegazione scientifica di ciò che sta accadendo. Quando i gabbiani inferociti si gettano sul benzinaio, Mitch e altri uomini lo aiutano; un passante ignaro getta un fiammifero sulla benzina versata e provoca un'esplosione. Divampa un incendio. Melania e gli altri corrono fuori, ma vengono aggrediti da uno stormo di gabbiani. La socialite si rifugia in una cabina telefonica, da cui viene estratta da Mitch, che la riporta alla tavola calda, dove un'isterica sconvolta dal fanatismo la incolpa del comportamento anomalo degli uccelli, sostenendo che gli attacchi sono iniziati con il suo arrivo (post hoc ergo propter hoc). Mitch e Melania vanno a casa di Annie a prendere Cathy. Trovano il cadavere dell'insegnante: i corvi l'hanno uccisa mentre cercava di proteggere Cathy. Portano a casa la bambina superstite, tremebonda e traumatizzata. Quella notte, Melania e i Brenner si barricano nella casa di famiglia, che viene attaccata da uccelli tanto furiosi da sfondare quasi le porte e le finestre sbarrate. Durante una pausa, Melania indaga sul suono di uno strano svolazzamento che sembra provenire dalla camera da letto in mansarda. Scopre che gli uccelli sono riusciti ad entrati dal tetto. Viene attaccata e intrappolata finché Mitch non accorre tirandola fuori. L'uomo decide di condurre tutti a San Francisco per assicurare le cure ospedaliere a Melania, ridotta in gravi condizioni e in preda alla catatonia. Mentre prepara l'auto e la sposta fuori in silenzio, un'immensa massa di uccelli si accalcata intorno alla dimora dei Brenner. L'autoradio annuncia estesi attacchi di uccelli su Santa Rosa e altre comunità della zona, parlandando del possibile intervento dei militari. Cathy recupera i suoi pappagallini - i soli uccelli a non aver mai mostrato segni di aggressività -  quindi si unisce a Mitch e Lydia mentre guidano Melania dentro l'auto, oltre l'incombente marea di pennuti. Il veicolo si allontana lentamente mentre gli ostili volatili osservano.  
 
Citazioni: 
 
"Guardate gli uccelli dell'aria! Loro non seminano, né raccolgono, ma il vostro Padre Celeste li nutrica!" 
(Il profeta ubriacone)
 
 
Recensione: 
Una cosa possiamo affermare con certezza: Gli uccelli è innanzitutto una potentissima visione onirica, ineguagliata nell'intera storia della Settima Arte. Quando una persona è imprigionata in uno spaventoso incubo, non si domanda quale ne sia l'origine. Vive ogni istante nel terrore assoluto! In ciò sta la potenza della visione che ci ha donato questo capolavoro! Questa pellicola del Maestro Hitchcock è un residuo di un'epoca d'oro in cui le idee più sublimi pullulavano, si formavano come per incanto e si incarnavano in opere compiute, in modo prodigioso! Anche le cose più quotidiane potevano diventare ideogammi alieni in grado di trascrivere e di eternare la lingua dell'Orrore Assoluto. Un semplice passeraceo è una creatura innocua ed armoniosa; tuttavia, se si prendono cento o mille passeracei e li si fa agire in modo non consono alla loro natura, il loro stesso movimento trasmetterà la più spaventosa inquietudine ontologica, più della comparsa di un dragone sulfureo scaturito dalle viscere della Terra. Era un incommensurabile universo di idee, generate e diffuse da una fonte che sembrava inesauribile. Oggi invece le idee non ci sono più, le sorgenti della creatività si sono inaridite senza speranza, mentre abbondano i pavoni che si vantano delle proprie futili opere, essendo in realtà soltanto ricicciatori della stessa eterna merda! Non soltanto non nasce più un nuovo genio paragonabile a Hitchcock, ma se uno si azzarda a scrivere da qualche parte un pensiero un po' strano, glielo rubano anche, magari soltanto per averne un profitto di pochi spiccioli, come iene che strapperebbero il bolo dalla bocca di un senzatetto agonizzante, che venderebbero ai necrofili il cadavere della loro madre.  
 
 
Il racconto di Lady Browning
e la genesi del film
 
 
Gli uccelli (The Birds) è un racconto horror della scrittrice gotica britannica Daphne du Maurier, Lady Browning (Londra, 1907 - Par, 1989), pubblicato per la prima volta nel 1952, nella sua collezione di storie brevi The Apple Tree. Senza dubbio è una delle autrici inglesi più popolari e lette nel mondo. Riporto in questa due estratti di The Birds:
 
"Dal Ministero degli Interni, ore undici. Da tutto il paese giungono continue notizie sull'enorme quantità di uccelli che si affollano sulle città, sui villaggi e sulle zone più lontane, provocando intasamenti e danni e in certi casi attaccando le persone. Si pensa che il flusso d'aria proveniente dall'Artide, che al momento investe le isole britanniche, spinga gli uccelli ad emigrare verso sud in immensi stormi e che la fame li porti ad attaccare gli esseri umani. Si raccomanda alle famiglie di chiudere finestre, porte e camini e di prendere le necessarie precauzioni per garantire la sicurezza dei bambini." 
(Sellerio editore Palermo, 1977. Traduzione di Marina Vaggi)
 
"Qui Londra. Lo stato di emergenza è stato proclamato alle quattro del pomeriggio in tutto il paese... È assolutamente indispensabile che tutti rimangano in casa, stanotte, e che nessuno esca in strada o rimanga in luoghi aperti. Gli uccelli, a gruppi molto numerosi, attaccano chiunque sia in vista e hanno già iniziato l'assalto agli edifici..."
(Sellerio editore Palermo, 1977. Traduzione di Marina Vaggi)
 
Hitchcock ha mantenuto del racconto soltanto l'idea fondante, quella degli uccelli che si rivoltano contro gli esseri umani. I personaggi sono stati creati ex novo. Il protagonista dell'opera della nobildonna inglese è Nat Hocken, un bracciante che vive sulla costa della Cornovaglia. Il finale è molto più pessimistico di quello del film: resosi conto di essere l'unico superstite, il protagonista barricato e assediato da orde di volatili attende rassegnato che riescano ad abbattere la porta e a penetrare in casa; fuma la sua ultima sigaretta e getta il pacchetto vuoto nel fuoco del camino, guardandolo mentre si consuma. L'autrice aveva tratto la sua ispirazione osservando un contadino attaccato da uno stormo di gabbiani. A quanto pare, il geniale cineasta ha pensato proprio a The Birds mentre stava leggendo The Sentinel, un quotidiano di Santa Cruz, in California, ed è venuto così a conoscenza di un'invasione di uccelli nella città costiera di Capitola, avvenuta il 18 agosto 1961 e descritta come più ampia e devastante di quella dell'anno precedente. Ecco un estratto dell'articolo del cronista:

"Capitola residents awoke to a scene that seemed straight out of a horror movie. Hordes of seabirds were dive-bombing their homes, crashing into cars and spewing half-digested anchovies onto lawns". 

Traduzione: 
 
"Gli abitanti di Capitola si sono svegliati con una scena che sembrava uscita da un film dell'orrore. Orde di uccelli marini bombardavano in picchiata le loro case, si schiantavano contro le auto e vomitavano sui prati acciughe semidigerite." 
 
Il Maestro del Brivido aveva conosciuto il racconto della nobildonna inglese molti anni prima dei fatti di Capitola mentre soggiornava a San Moritz. Si può dire che un'idea sia germogliata lentamente in lui fino a produrre i suoi pieni frutti molto tempo dopo. La sceneggiatura è stata scritta dal geniale Evan Hunter.  
 
 
Il cast e la produzione 
 
I costi erano già altissimi per via dei numerosi effetti speciali necessari, che erano molto complessi per l'epoca. Per questo motivo, Hitchcock decise di non ricorrere ad attori famosi. Non dovevano essere sprecate inutilmente preziose risorse. All'inizio aveva pensato di far interpretare Mitch Brenner da Cary Grant, ma presto accantonò l'idea, dando la parte a Rod Taylor, che già faceva l'attore pur non avendo ancora ottenuto ruoli di rilievo. Al posto di Anne Bancroft, proposta dallo sceneggiatore, fu scelta Suzanne Pleshette, che si era fatta notare in alcuni programmi televisivi. Per la parte della protagonista fu scritturata Nathalie Kay "Tippi" Hedren, nota come modella e con solo qualche comparsa pubblicitaria, priva di esperienza cinematografica. Fu il regista a formarla, rendendola un'autentica attrice, tanto che la volle anche come protagonista del suo successivo film, Marnie (1964): la bionda Hedren seppe interpretare magistralmente la parte della moglie sessuofoba, che provava sommo orrore anche solo all'idea di un minimo contatto con il corpo di un uomo. Da parte di padre è di origini svedesi, da parte di madre è di origini tedesche e norvegesi. È la madre di Melanie Griffith e la nonna di Dakota Johnson, entrambe attrici. Hitchcock, che a quanto pare aveva un enorme Schwanzstücker, era ossessionato dalla Hedren: la divorava con gli occhi durante tutte le riprese, era gelosissimo e in un'occasione arrivò anche a farle delle esplicite avance, prontamente respinte. Dato che lei si era rifiutata di accogliere lo Schwanzstücker, l'eccentrico regista si vendicò rendendole la vita difficile sul set, arrivando al punto di mettere a rischio la sua incolumità fisica e mentale. Quando la figlia della Hedren, Melanie, compì 6 anni, Hitchcock le regalò un'effigie in cera della madre morta e composta in una bara. Davvero un atto di crudeltà mentale degno del Marchese de Sade.
 
 
Un finale (forse) mai realizzato

Furono presi in considerazione diversi finali. In uno di questi, particolarmente annichilente, l'auto guidata da Mitch Brenner sarebbe arrivata fino a San Francisco, trovando il Golden Gate Bridge interamente coperto da uccelli! Il regista e storico del cinema Peter Bogdanovich, che conosceva bene Hitchcock e vide Gli uccelli nella sua versione cinematografica originale del 1963, sostiene che una simile scena non sia mai stata girata. Sempre secondo Bogdanovich, a un certo punto il regista stava pianificando questa scena finale col Golden Gate Bridge infestato dagli uccelli, ma l'ha accantonata perché si è rivelata troppo costosa. Nonostante il parere dello stesso Bogdanovich, esiste una persistente leggenda metropolitana secondo cui alcune sequenze di questo finale alternativo sarebbero state realmente predisposte e girate. Secondo un'interpretazione, l'effetto sullo spettatore sarebbe stato troppo traumatizzante, perché avrebbe suggerito l'idea di un totale annientamento del genere umano ad opera degli uccelli. Così il regista optò per un finale aperto. Nella versione originale non compariva nemmeno la scritta "The End", che fu imposta dai produttori ed è visibile nella versione finale. 
 
L'incomprensibile causa dell'invasione
(la tormentata sequenza del Tides Café)

 
Nel corso del film si assiste a un complesso dialogo tra gli avventori della tavola calda, tutti incapaci di dare una spiegazione al comportamento degli aggressori volanti, piuttosto incomprensibile sia alla luce della Scienza che nell'economia cristiana della Salvezza.
 
1) L'anziana ornitologa espone (in modo grottesco e parodistico) le proprie convinzioni scientifiche, ritenendo che non sia possibile una rivolta di tutti gli uccelli contro il genere umano. Snocciola qualche numero, dicendo che esistono 8.650 specie diverse di volatili in tutto il mondo (stima abbastanza corretta, dovrebbero essere tra le 9.000 e le 10.500); quindi non è possibile che tutte agiscano di comune accordo. All'inizio la studiosa insiste col suo scetticismo pierangelista, arrivando al punto di negare l'evidenza, ritenendo che i volatili agiscano spinti dalla pura e semplice ricerca di cibo. Poi, man mano che le testimonianze si accumulano, si chiude in uno stupore inquieto, quasi solipsistico. 
2) Il predicatore alcolizzato cita passi di Ezechiele e attribuisce la catastrofica invasione all'ira di Dio, che intende punire il genere umano per i suoi peccati. La tesi fondante del fanatico è questa: uomini e donne fanno sesso sfrenato e anale, così Dio, sentendosi offeso, scatena Armageddon. Non avrebbe fatto prima a creare gli umani privi dell'ano e a farli defecare dalla bocca? Oppure a renderli focomelici come il Tyrannosaurus rex, per impedire che si masturbassero?
3) Un marinaio, più sobrio, evita sproloqui biblici, limitandosi a constatare che il suo peschereccio è stato realmente assaltato dai gabbiani. Ritiene condivisibile l'angoscia della bionda Melania e non è interessato a dare una spiegazione del fenomeno portentoso - razionale o irrazionale che sia. 
4) Un commesso viaggiatore enuncia il suo odio mortale nei confronti di tutti gli uccelli e sostiene con fermezza la necessità del loro completo sterminio. Genocidio aviario! Un olocausto assoluto, evocato con furia viscerale, in cui ogni singolo essere umano dovrebbe trasformarsi in un pistolero e sparare a ogni creatura dotata di piume. Secondo il motto "l'unico uccello buono è un uccello morto", il cinico avventore prefigura immense catene montuose interamente composte di carcasse piumate!
5) Una puritana isterica inveisce contro la povera Melania, apostrofandola come "strega" e "malvagia": la identificava con una delle Streghe di Salem, sopravvissuta ai secoli e giunta fino a Bodega per portare disgrazia! Quando la bionda reagisce ai sanguinosi insulti e assesta un ceffone alla convulsionaria, dà quasi l'impressione di essere stata toccata nel vivo, come se la sua natura più intima fosse davvero stregonica. 
 
 
Tentativi di spiegazione  

Già ci furono tentativi da parte della critica di dare spiegazioni "razionaliste" al racconto gotico di Lady Browning. Alcuni sproloquiano sull'ansietà che durante la Seconda Guerra mondiale pervadeva i cittadini britannici, terrorizzati dall'intrusione di aggressori nei propri spazi privati e dall'incapacità delle autorità governative di fornire adeguata protezione. Allo stesso modo, il film di Hitchcock fu sottoposto a un incredibile numero di analisi minuziosissime quanto vane, per cercare di farlo quadrare in schemi preconcetti più o meno ideologici. Oltre all'idea della collera di Dio tipica degli infiniti predicatori invasati d'America, già esposta e messa come dovuto in ridicolo, ne esistono altre, e alcune sono addirittura più stupide.

1) Cosmologia New Age. L'Uomo, alterando l'ordine del Cosmo e l'equilibrio degli Elementi della Natura, avrebbe provocato la furiosa ritorsione degli uccelli.
2) Ecologia profonda. L'Uomo, sfruttando e perseguitando gli uccelli per secoli o millenni, sarebbe diventato il bersaglio della loro consapevole volontà di vendetta. 
3) Politica e Storia. Il film sarebbe un geroglifico della Seconda Guerra mondiale e della successiva Guerra Fredda. L'invasione degli uccelli rappresenterebbe il terrore di un conflitto termonucleare, sentito incombente all'epoca in cui uscì questo capolavoro di Hitchcock. Secondo alcuni ricorderebbe inoltre la tremenda situazione di insicurezza a cui furono esposte le popolazioni bombardate - anche se va fatto notare che questa sorte non toccò agli Americani, fu invece da loro inflitta alla Germania, al Giappone e all'Italia (qualcuno ancora ricorda la distruzione di Dresda e i bombardamenti incendiari su Tokyo). 
4) Psicologia e tirannia famigliare. Secondo questa tesi, più scema di un mulo scorreggiante, gli uccelli aggressivi sarebbero un semplice riflesso delle tensioni che animavano i protagonisti della pellicola. In altre parole, se i corvi e i gabbiani dilaniano una vittima, qualcuno crede che la causa sia una suocera che polverizza i coglioni con il martello pneumatico! Ma va' a caghèr!
5) La psicanalisi cazzuta. Lo psicanalista e filosofo marxista sloveno Slavoj Žižek, quello che si faceva fotografare sulla tazza di Gianni mentre smerdava, ha escogitato una tesi strampalata quanto grottesca. Secondo lui, gli uccelli sarebbero il geroglifico dell'esplosione delle "forze intrapsichiche" e dei "desideri repressi". I desideri non vengono davvero repressi, semmai sono irrealizzabili per mancanza di opportunità - e non generano uccelli! 
 
Il trailer del film fornisce un indizio interessante: presenta un Hitchcock tipicamente impassibile che parla di sua prossima "lezione" sugli uccelli e sul loro rapporto con l'umanità. Poi prosegue fornendo numerosi esempi di maltrattamenti da parte dell'umanità nei confronti dei volatili, accennando all'abuso dei polli nelle fattorie e alla caccia alle anatre. L'implicazione è che gli uccelli attacchino a causa dell'indifferenza e della crudeltà dell'umanità nei confronti della Natura. Quindi, nell'intenzione del regista, la spiegazione sarebbe quella dell'ecologia profonda. 

Alcune opinioni della critica 

"Unico film fantastico nella carriera di Hitchcock, comincia in cadenze di commedia mondana e termina nei toni di un'allegoria apocalittica, basata sulle 3 unità della tragedia classica (luogo, tempo, azione). Inquietante, non soltanto impressionante."
(Il Morandini) 
 
"Gli uccelli può venire meglio apprezzato non come una narrazione lineare, ma più come un poema lirico tragico i cui episodi sono come stanze che rafforzano un singolo tema a livello emotivo."
(Federico Fellini) 
 
"Il film è chiaramente una costruzione intellettuale, una fantasia."
(François Roland Truffaut)

"Sono dell'idea che gli uccelli siano matti e lo desumo dallo sguardo. Hitchcock, nel portare sugli schermi il film Gli uccelli, aveva assolutamente ragione nel ritrarli come simbolo di paura folle."
(Maurizio Costanzo) 

"La magnifica atmosfera impressionista della scena finale cos'altro è se non l'incubo del Giudizio Universale tradotto in luce?"
(Natalino Bruzzone, Valerio Caprara)

Un cattolico decisamente inusuale 
 
Si ravvisano singolari contraddizioni nella condotta morale del Maestro del Brivido, che aderiva notoriamente alla Chiesa Romana. Da un lato ha sempre sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale, poi però voleva che la Hedren gli ciucciasse il gigantesco sigaro. Evidentemente non agiva in lui alcuna consapevolezza della dissonanza cognitiva, fenomeno molto diffuso nella specie Homo sapiens. Chiaramente il clero papista, volendo tirar l'acqua al suo mulino, ha fabbricato narrazioni per dimostrare la perfetta aderenza del cineasta alla dottrina cattolica. Ad esempio, sul Wall Street Journal sono state pubblicate le parole del gesuita Mark Henninger: "Hitchcock era stato lontano dalla Chiesa per qualche tempo e rispondeva alla messa in latino, come si usava tempo fa. Ma lo spettacolo più notevole è stato quando, dopo aver ricevuto la comunione, ha pianto in silenzio, le lacrime gli scendevano sulle enormi guance."
Francamente, di tutto ciò m'importa ben poco. Ci fossero più cattolici della pasta di Alfred Hitchcock! Sarebbe un progresso notevole per il mondo intero. 
 
 
Curiosità  

L'ambientazione principale del film è Bodega Bay. È un villaggio del mondo reale, situato nella Contea di Sonoma, in California, che prende il nome dalla vicina insenatura rocciosa e poco profonda di Bodega Bay. L'insenatura si trova a circa 40 miglia (60 chilometri) a nord-ovest di San Francisco e 20 miglia (32 chilometri) a ovest di Santa Rosa. 

Nel film, l'ornitologa Bundy considera la parola "corvo" (in inglese crow) come un sinonimo del nome scientifico degli uccelli della specie Corvus brachyrhynchos. In realtà il termine "corvo" può essere utilizzato per tutte le specie appartenenti al genere Corvus. In particolare, Corvus brachyrhynchos (che significa "corvo dal becco corto") è la denominazione dell'uccello più noto come "corvo americano" (in inglese American crow). È una specie il cui habitat copre gran parte degli Stati Uniti, Canada, Messico settentrionale e varie isole dei Caraibi. 

Nel film, l'ornitologa Bundy considera la parola "merlo" (inglese blackbird) come un sinonimo del nome scientifico degli uccelli della specie Euphagus cyanocephalus. Questa denominazione designa il cosiddetto "merlo di Brewer", un merlo di medie dimensioni che alligna nel Nuovo Mondo. È originario degli Stati Uniti occidentali, ma durante l'inverno migra negli Stati Uniti sudorientali e in Messico. È una specie protetta negli Stati Uniti, secondo i termini del Migratory Bird Treaty Act del 1918.
 
Nella trasmissione The Dick Cavett Show (1968), il regista dichiarò che per realizzare la pellicola erano stati ammaestrati ben 3.200 uccelli. Ray Berwick si occupò di addomesticarli, addestrando gabbiani, corvi e cornacchie a colpire, a ritornare ai loro posti, per poi piombare di nuovo sulle loro vittime. I corvi erano i più intelligenti, mentre i gabbiani erano i più perversi. Si consideri che i corvi si sono dimostrati capaci di contare fino a 4, forse addirittura fino a 5, usando suoni codificati - mentre esistono popoli nelle cui lingue non esistono numerali (ad esempio quelle del gruppo Grande Andamanese). I gabbiani sono violenti e hanno inclinazioni da libertini sadiani: rapiscono e dilaniano i pulcini delle galline, per il solo gusto di infliggere dolore e morte. 
 
Un corvo di nome Archine sembrava davvero non amare Taylor, l'attore che interpretava Mitch Brenner. Il volatile ha fatto di tutto per attaccare l'uomo, anche quando le telecamere non stavano riprendendo. "Ogni mattina, se fossimo stati insieme sul set, sarebbe venuto e mi avrebbe morso", ha rivelato Taylor, "lo odiavo e lui odiava me". Non sarebbe una novità. Si dice che un sovrano della Lituania pagana, Gediminas, avesse addestratto un corvo a beccare il cranio dei cortigiani qualora vi scorgesse capelli bianchi. L'uccello, che pensava di predare vermi, andava avanti ad infierire fino a coprire di piaghe il cuoio capelluto dei malcapitati!

Le inquadrature previste erano ben 3.000, circa il doppio di quelle di un film normale, addirittura quasi il triplo di quante ne usasse Hitchcock di solito. Di queste, soltanto 400 circa contenevano trucchi e fotomontaggi. Si utilizzarono anche uccelli meccanici, costruiti apposta per le scene in cui recitavano i bambini, per ridurre la possibilità di incidenti e di lesioni. Furono utilizzate tecniche di animazione, anche se in misura molto limitata. All'inizio c'era l'idea di utilizzare soltanto uccelli meccanici e animazioni, presto però si scoprì che le riprese così ottenute erano smerdanti. Urgeva una soluzione, quindi furono acquistati, spesso in modo rocambolesco, numerosissimi esemplari vivi. 

L'uso delle tecniche standard del bluescreen per realizzare riprese degli uccelli si è rivelato inaccettabile. Il rapido movimento delle ali dei volatili ha causato un'eccessiva frangiatura blu nelle riprese. È stato deciso che il processo al vapore di sodio avrebbe potuto essere utilizzato per realizzare i compositi. L'unico studio in America attrezzato per questo processo era quello della Walt Disney. A questa produzione fu assegnato Ub Iwerks, divenuto il massimo esperto mondiale del processo al vapore di sodio.

La American Humane Society, associazione per la protezione degli animali, era presente sul set nella persona di Paul Ridge, per assicurarsi che non venisse fatto del male agli uccelli, che fossero alimentati in modo corretto e che non si abusasse del loro lavoro. In particolare, le creature non dovevano essere sottoposte a eccessivo stress. Nonostante ciò, è riportato che i gabbiani erano nutriti con una mistura di frumento e di whiskey, che infondeva loro particolare energia, non facendoli stancare mai. In altri casi, furono invece somministrati tranquillanti e fu chiuso il becco con nastro adesivo per impedire che gli attori subissero lesioni. Per dirigere il loro volo verso le macchine da presa, all'obbiettivo venivano legati pezzi di carne.  
 
La scuola di Bodega, la Potter Schoolhouse, fu attiva dal 1873 al 1961 ed era nota per essere infestata da fantasmi già quando si svolsero le riprese. Secondo la Hedren, l'intero cast era spaventato da quel luogo spettrale. A quanto ha riportato in seguito, l'attrice aveva la sensazione che l'edificio fosse immensamente popolato, anche se non c'era nessuno. Tra i Vichinghi si sarebbe detto era dotata di una seconda vista e che era in grado di vedere le "cose". Quando venne detto a Hitchcock che l'edificio era infestato, si ringalluzzì e fu ancora più incoraggiato a filmare proprio lì. Attualmente l'ex scuola è una residenza privata.  

Il cast mostra alcune coincidenze astrologiche aberranti. Tippi Hedren è nata il 19 gennaio e Suzanne Pleshette è morta il 19 gennaio. Il padre di Suzanne, Gene Pleshette, è nato il 7 gennaio e Rod Taylor è morto il 7 gennaio. Gene è morto l'11 settembre e Jessica Tandy è morta l'11 settembre. 

Nel film, Mitch Brenner usa la frase latina "caveat emptor", la cui traduzione è "che l'acquirente stia attento". Si tratta di una frase legale altamente tecnica. Significa che l'acquirente non può recuperare i danni dal venditore, in seguito alla vendita di beni difettosi. Esistono eccezioni a questa regola se la vendita comporta una frode intenzionale o se la legge riconosce una "garanzia implicita" relativa alla vendita di determinati beni. 
 
Una colonna sonora unica

La colonna sonora è originalissima: non è composta da musica, bensì dagli inquietanti versi degli uccelli. Questo ha contribuito ad instillare nello spettatore un terrore subliminale. Remi Gassmann e Oskar Sala, esperti in musica elettro-acustica, ebbero il compito di creare artificialmente i rumori degli uccelli utilizzando nastri magnetici accelerati in lettura e con uno strumento elettronico chiamato Trautonium (l'etimologia è dal nome del suo inventore, Friedrich Trautwein, realizzatore del prototipo nel 1929). A Oskar Sala si deve il merito di aver perfezionato lo strumento, creando un ibrido tra organo e sintetizzatore musicale. Secondo Norman Lloyd, l'idea di non usare musica sarebbe stata di Bernard Herrmann.
Esistono soltanto due motivetti nell'intero film: 
1) Il Première Arabesque di Claude Debussy, accennato da Melania al pianoforte; 
2) Risseldy Rosseldy, una canzone infantile che è la versione americana dell'originale scozzese Wee Cooper O'Fife. Il testo, appartenente alla tradizione anglosassone del nonsense, è questo:
"I married my wife In the month of June, Risseldy, rosseldy, Mow, mow, mow, I carried her off In a silver spoon, Risseldy, Rosseldy, Hey bambassity, Nickety, nackety, Retrical quality, Willowby, wallowby, Mow, mow, mow."
Nella versione in italiano del film, le parole della canzoncina sono state lasciate in inglese. Sembra che il fastidioso motivetto abbia dato origine a Bidibi Bodibi Bu, di cui è attestata anche una versione blasfema.

Alcuni sequel e un possibile remake

Questo film ha avuto due sequel:
1) Uccelli 2 - La paura (El ataque de los pájaros), diretto da René Cardona Jr. (1987), apocrifo;
2) Gli uccelli II (The Birds II: Land's End), diretto da Rick Rosenthal (1994), ufficiale. 
In sintesi, entrambe le pellicole ebbero meno successo del crepitio ventrale di una bertuccia. L'unica presenza comune al cast originale è Tippi Hedren nel film di Rick Rosenthal, sebbene in un ruolo diverso. 
Si deve poi menzionare una specie di remake, sommamante squallido: 
Birdemic (Birdemic: Shock and Terror), diretto dal regista vietnamita James Nguyen (2010). 
Chiaramente Birdemic è una sgraziata parola macedonia formata dalla fusione di bird(s) e di pandemic "pandemia". Anche in questo escremento di celluloide, che sarebbe stato meglio non fosse mai realizzato, troviamo Tippi Hedren. Evidentemente l'attrice non comprendeva che prestarsi a ruoli in simili produzioni era cosa dannosa, non utile ad alcuna causa, al punto che sarebbe stato più sensato se avesse realizzato un paio di video di gangbang.
 
Un remake rimasto fantomatico
 
Un remake in pre-produzione presso la Platinum Dunes doveva uscire il 3 luglio 2009 negli Stati Uniti, ma fu rinviato a tempo indeterminato a causa di numerosi problemi di produzione. Sempre ispirato al racconto di Daphne De Maurier, avrebbe dovuto essere diretto da Michael Bay, poi sostituito da Martin Campbell. Era stata confermata Naomi Watts per il ruolo di Melanie Daniels. Il rifacimento non si è fatto e possa Thor incenerire con la folgore chiunqua intenda riprendere il progetto!   

domenica 5 settembre 2021

ETIMOLOGIA DI CHIHUAHUA

 
Come tutti ben sanno, il chihuahua è un terribile canide di proporzioni microscopiche, distorto, rachitico, capace di emettere versi spaventosi e oltremodo molesti, che non potrebbero salire nemmeno dalla gola di Cerbero o di Garmr! Data la scarsa curiosità delle genti di questo pianeta, quasi nessuno si è chiesto quale possa essere l'etimologia della parola chihuahua. Basta interrogare Google per ottenere un responso meno utile di un ammasso di feci pastose: 
 
"Il nome è dovuto alla capitale dell'omonimo Stato messicano in cui sono nati i suoi primi allevamenti, dove è conosciuto come chihuahueño (pronuncia spagnola [ʧiwaˈweɲo])." 

Perché dico che il responso googliano è stolto? Perché non va oltre la superficie. Tutti possono arrivare con facilità estrema alla conclusione ovvia che il cane distorto e deforme trae il suo nome dallo Stato di Chihuahua, in Messico. Resta però una domanda aperta: perché lo Stato di Chihuahua ha questo nome? Quale ne è l'etimologia?  

Questo riporta il dizionario etimologico Etymonline.com
 
 
Chihuahua (n.)

city and state in Mexico, said to be from a lost native word that meant "dry place." The dog breed is attested by that name from 1854, though such dogs seem to have been bred there long before. Early American explorers in the west seem to have confused them somewhat with prairie dogs. 
 
Traduzione:  
 
"Città e stato in Messico, che si crede derivato da una perduta parola nativa il cui significato è "luogo secco". La razza di cani è attestata con questo nome dal 1854, anche se tali cani sembrano essere stati allevati in quel luogo molto tempo prima. I primi esploratori americani nel West sembrano averli confusi con i cani della prateria."  
 
Questo riporta Wikipedia in inglese alla voce Chihuahua (state)
 
 
The etymology of the name Chihuahua has long been disputed by historians and linguists. The most accepted theory explains that the name was derived from the Nahuatl language meaning "the place where the water of the rivers meet" (i.e. "confluence", cf. Koblenz). 

Traduzione: 

"L'etimologia del nome Chihuahua è stata a lungo disputata da storici e linguisti. La teoria più accettata spiega che il nome è derivato dalla lingua Nahuatl e significa "luogo dove le acque dei fiumi si incontrano (ossia "confluenza", cfr. Koblenz)."
 
Si evidenzia all'istante una ciclopica contraddizione. Le traduzioni "Luogo Secco" e "Confluenza" sono incompatibili! Non possono essere entrambe valide. Le possibilità sono due: o è valida una e l'altra è falsa, oppure sono false tutte e due! 
 
Il blog Thpanorama - Diventa meglio oggi (Tutto su scienza, cultura, educazione, psicologia e stile di vita), riporta un certo numero di tentativi etimologici, che a colpo d'occhio ci appaiono rudimentali. 


Ora dobbiamo passare in rassegna e commentare tutte le etimologie riportate dal blog e altrove nel Web, che coinvolgono diverse lingue amerindiane, come il Nāhuatl, il Tarahumara ed altre. Ho le prove che il blogger ha preso il suo articolo da una fonte in inglese, perché vi si trovano tracce di "traduttese" (ad esempio in un caso l'inglese bark "abbaiano" è tradotto con "corteccia", per via della notoria omofonia con bark "corteccia"). Dopo qualche ricerca sono riuscito a trovare l'originale: 


Conosco il Nāhuatl, che ho appreso quando studiavo all'università. Questo mi basta per scartare all'istante i tentativi di ricondurre il nome Chihuahua a questa nobilissima lingua.
Nel blog etimologico, viene menzionato un libro intitolato "Diario de los Curiosidades Históricas" (in spagnolo corretto dovrebbe "Diario de las Curiosidades Historicas"), a quanto pare scritto nel 1899. Autore? Sconosciuto. Nessuna menzione nel Web. Secondo quest'opera, probabilmente fantomatica, la forma originale del nome Chihuahua sarebbe "xicuauhua", definita "una parola di origine Azteca". Non esiste alcun fondamento. 
Ecco dunque la confutazione delle maldestre etimologie popolari spacciate per azteche.  
 
1) Chihuahua non significa "luogo secco". Non esiste in Nāhuatl una parola *xicuahua con questo senso. 
- Non esiste una parola o un prefisso xi(c)- col significato di "luogo".
- Questo è il verbo che esprime il concetto di secchezza e di aridità: 
   huāqui "diventare secco"
       pronuncia: /'wa:ki/ 
Non esiste una voce di questo verbo o un derivato che suoni *huāhua o qualcosa di simile. 
A proposito della fantomatica parola *xicuahua, nel blog etimologico è riportato quanto segue: 
"Quando la scomponiamo, ci accorgiamo che "xi" significa "come" e che "cuahua" significa "cosa secca" o "cosa sabbiosa".
Nulla di tutto questo ha senso nella lingua degli Aztechi: sono soltanto invenzioni.  

2) Chihuahua non significa "confluenza". Non esiste in Nāhuatl una parola *xicuahua con questo senso. 
- In Nāhuatl esiste la parola xictli "ombelico", che significa anche "centro".
- In Nāhuatl esiste la parola ātl "acqua". 
Detto questo, āxictli significa "gorgo", alla lettera "centro d'acqua". Ciò è quanto di più simile si possa trovare. 
L'ipotetica parola *xicuahua non può essere formata a partire da xictli e da ātl: è completamente sbagliata a livello grammaticale. 
Nel blog etimologico è riportato quanto segue: 
"La parola "chi" significa "luogo" e "hua" (significa) "acqua"; due volte "hua" si riferisce ai due fiumi (il Sacramento e il Chuvíscar)." 
Neanche così può funzionare, né in Nāhuatl né nella lingua dei Tarahumara.

3) Chihuahua non significa "i cani abbaiano". Non esiste in Nāhuatl una frase *chi huahua con questo senso.
- In Nāhuatl chichi significa "cane". Non è una parola scomponibile. In particolare, non può essere ridotta a una semplice sillaba *chi
- Il plurale di chichi è chichimeh "cani".
- A quanto mi risulta, non esiste in Nāhuatl un verbo *huāhua "abbaiare". 
 
La lingua dei Tarahumara 

Non conosco bene la lingua dei Tarahumara, detta anche Rarámuri o Ralámuli e parlata soprattutto nello Stato di Chihuahua. I suoi parlanti sono almeno 70.000. So che appartiene alla stessa famiglia Uto-Azteca a cui appartiene il Nāhuatl, ma è molto diversa, più o meno come il russo lo è dallo spagnolo. Riporto alcuni esempi di somiglianze e di differenze. 
 
Parole derivate dalle stesse radici Uto-Azteche:
 
Rarámuri: ba'wí "acqua" 
Nāhuatl: ātl "acqua" 

Rarámuri: 'osá "due" 
Nāhuatl: ōme "due"
 
Rarámuri: karí "casa" 
Nāhuatl: calli "casa" 
 
Rarámuri: busí "occhio" 
Nāhuatl: īxtli "occhio"  

Rarámuri: kasí "gamba" 
Nāhuatl: icxitl "piede", "gamba"
 
Rarámuri: naká "orecchio" 
Nāhuatl: nacaztli "orecchio" 
 
Rarámuri: nawó "quattro" 
Nāhuatl: nāhui "quattro" 
 
Rarámuri: marí "cinque" 
Nāhuatl: mācuīlli "cinque"  
 
Rarámuri: michá "luna" 
Nāhuatl: mētztli "luna"  

Rarámuri: si'orí "mosca" 
Nāhuatl: zāyōlin "mosca"

Parole che non hanno la stessa origine: 
 
Rarámuri: biré "uno" 
Nāhuatl: "uno"
 
Rarámuri: rihóy "uomo" 
Nāhuatl: oquichtli "uomo" 
 
Rarámuri: 'ubí "donna" 
Nāhuatl: cihuātl "donna"  

Rarámuri: rayénari "sole" 
Nāhuatl: tōnatiuh "sole" 
 
Rarámuri: chomá "naso" 
Nāhuatl: yacatl "naso" 
 
Rarámuri: rará "piede"
Nāhuatl: xotl "piede", "gamba"  
 
Rarámuri: a'wé "aquila" 
Nāhuatl: cuāuhtli "aquila" 
 
Rarámuri: basachí "coyote" 
Nāhuatl: coyōtl "coyote" 
 
Rarámuri: ohuí "orso" 
Nāhuatl: cuetlachtli "orso" 

Rarámuri: kabósari "gufo" 
Nāhuatl: tecolōtl "gufo" 

Rarámuri: rochí "pesce" 
Nāhuatl: michin "pesce" 
 
Questo è il link alle pagine sulla lingua dei Tarahumara nel sito Native-languages.org:
 
 
A questo link si trova un utilissimo dizionario della lingua dei Tarahumara, che usa un'ortografia lievemente diversa da quella standard:
 

Queste sono alcune etimologie del toponimo Chihuahua ricondotte al Rarámuri, di cui ho potuto trovare qualche conferma nella maggior parte dei casi: 
 
1) Chihuahua significherebbe "Banda di ladri".
Questo riporta il blog etimologico: 
"Un altro studio si riferisce alla parola "chihuá" col significato del verbo "rubare". Questo è come fare riferimento a una banda di ladri." 
Ho potuto constatare che in Rarámuri esiste realmente il verbo chiwá (chihuá) "rubare". Significa anche "ferire" e "pugnalare". Il suo intensivo chiwawa (chihuahua) significa "rubare molto". Dalla stessa radice derivano chigó "rubare" e chigórami "ladrone". 
 
2) Chihuahua significherebbe "Sacco di cuoio".
Questo riporta il blog etimologico:  
"Gli antropologi hanno stabilito la relazione con le parole "chihuahuira", "chihuahuara" o "maruca", che sono usate nella lingua indigena per indicare un sacco di cuoio o una borsa dove sono conservate piccole cose."
Ho potuto constatare che in Rarámuri esiste realmente la parola chiwáwara (chihuáhuara) "sacco di cuoio".
 
3) Chihuahua significherebbe "Stalla".
Questo riporta il blog etimologico: 
"Stabilendo un'associazione con la parola "chihuaca", che significa "latte", i linguisti osano affermare che "Chihuahua" può riferirsi a una "stalla", dove le vacche riposano prima di essere munte.
Nel materiale Rarámuri sono riuscito a trovare la parola chi'wara (chi'huara) "seno materno", che somiglia senza dubbio al chihuaca riportato nella fonte, sia nella fonetica che nella semantica. Sicuramente la parola è imparentata con il Nāhuatl chīchi "succhiare il latte", donde chīchīhualli "seno materno". 
 
4) Chihuahua significherebbe "Pietre forate". 
Questo riporta il blog etimologico: 
"Gli storici hanno stabilito una relazione tra le sillabe iniziali della parola Guaguachiqui (città della municipalità di Urique) con la finale "huahua", e hanno fatto l'associazione all'entrata della luce attraverso Cerro Coronel. Anche se molti hanno accettato questo significato, altri linguisti obiettano perché dicono che in lingua Tarahumara una pietra è chiamata "reheque"; tuttavia accettano la coincidenza con Guaguachiqui, che significa "buco"."   
Sono riuscito a trovare soltanto rité "pietra". Non sono riuscito a trovare traccia della parola reheque. Per quanto riguarda guaguachiqui, ho trovato soltanto iwáachi (ihuáachi) "buco", derivato dal verbo iwá (ihuá) "avere un buco" e vagamente simile. Il tutto appare abbastanza implausibile.

La lingua dei Conchos

Ci sono poche tracce della lingua dei Conchos, estinta nel XVIII secolo, ma alcuni pensano che fosse affine al Rarámuri o addirittura una sua variante dialettale. Questo è riportato da Guillermo Cervantes: "el idioma hablado en el antiguo poblado ribereño de los conchos era la misma en las cumbres de la sierra empleada por los tarahumaras"
Questi sono i nomi di alcuni gruppi tribali in cui erano suddivisi i Conchos:

Abasopalme 
Aycalme 
Bachilmi 
Baopapa 
Cacalotito 
Guamichicorama 
Guelasiguicme 
Guiaquita 
Obome 
Ochan 
Olobayaguame 
Polacme 
Posalme 
Topacolme 
Yacchicahua
Yaochan
Yeguacat
 
Sono noti anche alcuni toponimi. Esempi: 
 
Bachimba 
Cauimuli 
Namiquipa
 
L'ideale sarebbe analizzarli in dettaglio, in modo tale da poter stabilire se realmente appartengono alla lingua Rarámuri o se sono piuttosto resti di uno strato linguistico più antico. A una prima analisi degli etnonimi, mi è subito sembrato che fosse una lingua del tutto diversa dal Rarámuri. Si nota che la rotica /r/, comunissima in Rarámuri, è assente nei nomi dei Conchos. Questo è l'articolo di Julián Contreras Álvarez (2020), che tra le altre cose riporta la discutibile opinione di Guillermo Cervantes:  
 
 
Approfondendo le mie ricerche, ho reperito un'informazione oltremodo interessante. Della lingua dei Conchos sono conosciute soltanto tre parole (Sauer, 1934): 
 
bate "acqua" 
sanate "mais" 
yolli "gente" 
 
La parola yolli "gente", che si trova anche scritta yoli, era usata come endoetnico (Yoli = Conchos) Questi pochi vocaboli confermano che si tratta di una lingua Uto-Azteca, tuttavia molto distante dal Rarámuri. Ad ogni modo non è una lingua isolata, come all'inizio avevo temuto.  

Conchos: bate "acqua" 
Rarámuri: ba'wí "acqua" 
Nāhuatl: ātl "acqua" 
Sono corradicali.

Conchos: sanate "mais" 
Rarámuri: sunú "mais" 
Nāhuatl: centli, cintli "mais" 
Sono corradicali.

Conchos: yolli "gente" 
Rarámuri: pagótami, rarámuri "gente"; 
        si'néami "tutta la gente"  
Nāhuatl: tlācah "gente"; yōli "vivere" 
La parola della lingua dei Conchos ha la stessa radice del verbo Nahuatl e in origine doveva significare "viventi".
 
La lingua Tepehuana 
 
Il Tepehuano è un'altra lingua Uto-Azteca, parlata nello Stato di Chihuahua e nelle regioni settentrionali dello Stato di Durango. I parlanti sono circa 10.000.
 
Parole derivate dalle stesse radici Uto-Azteche: 
 
Tepehuano: ɨmado "uno" 
Nāhuatl: "uno" 
 
Tepehuano: góka "due" 
Nāhuatl: ōme "due" 
 
Tepehuano: báika "tre" 
Nāhuatl: yēi "tre" 
 
Tepehuano: maakóva "quattro" 
Nāhuatl: nāhui "quattro" 

Tepehuano: taáma "cinque" 
Nāhuatl: mācuīlli "cinque"
 
Tepehuano: áki "acqua" 
Nāhuatl: ātl "acqua"  

Tepehuano: tásai "sole" 
Nāhuatl: tōnatiuh "sole" 

Tepehuano: masádai "luna" 
Nāhuatl: mētztli "luna" 

Questo è il link alle pagine sulla lingua Tepehuana nel sito Native-languages.org

 
Conclusioni 
 
Si arriva a dedurre quanto segue: 
1) La lingua degli Aztechi non spiega il toponimo Chihuahua;
2) Esiste qualche possibilità che Chihuahua derivi da una parola della lingua dei Tarahumara, anche se le proposte fatte sembrano leggende popolari;
3) Al momento non si può dire molto della lingua dei Conchos, a parte il fatto che è Uto-Azteca: servono ulteriori studi per ricostruirla parzialmente;
4) La lingua Tepehuana non spiega il toponimo Chihuahua.
 
Curiosità 
 
Nel XIX secolo un chihuahua costava come una pizza (Fonte: Mondo Exotica. Suoni, visioni e manie della cocktail generation, Francesco Adinolfi, 2000).