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mercoledì 15 settembre 2021

ETIMOLOGIA LONGOBARDA DI GUITTO E DELL'ANTROPONIMO GUITTONE

Negli anni della mia gioventù, ero convinto che la parola guitto fosse derivata dalla stessa radice germanica dell'inglese wit "detto sagace", "motto di spirito". Nonostante la sua grande bellezza, questa ipotesi si rivelò presto del tutto fallace. In estrema sintesi, i fatti sono questi:
 
1) Se ammettiamo l'etimo di cui sopra, la parola non può essere genuinamente longobarda, dato che manca della Seconda Rotazione Consonantica, che l'avrebbe resa *guizzo
2) Il termine "guitto" non aveva un tempo il suo significato attuale di "attorucolo": indicava piuttosto il vagabondo, inteso come "individuo inutile e sudicio". In toscano la parola è tuttora usata come aggettivo col significato di "meschino, misero, povero" e anche di "avaro, gretto", "squallido"
 
Vediamo ora di ingegnarci a chiarire l'origine della parola in esame, combattendo contro difficoltà di ogni genere pur di tirarla fuori dal pantano etimologico in cui sembra sprofondata. 
 
I guitti, cittadini di Guittalemme

Chi si ricorda di Erminio Macario? Certamente tra i Millennials, e ancor più tra la Z Generation, nessuno ha la benché minima idea dell'esistenza di questo personaggio, che iniziò la sua carriera come "comico grottesco". Ricordo che in un documentario, visto molti anni fa, si parlava della formazione giovanile di Macario a Guittalemme. Il toponimo Guittalemme stava a indicare una fantomatica città popolata dai guitti, forse addirittura il luogo d'origine di tutti i guitti. La formazione del toponimo immaginario è ben chiara: la radice è la parola guitto "attore vagabondo", mentre il suffissoide -lemme, interpretato popolarmente come "città", è stato estratto dai toponimi di origine ebraica Gerusalemme e Betlemme. Ovviamente si tratta di un procedimento abusivo e infondato, la cui causa è l'ignoranza della lingua ebraica. Infatti Gerusalemme è da יְרוּשָׁלַיִם Yerushalayim, tradizionalmente interpretato come "Fondazione di Pace", nonostante -ayim abbia l'aspetto di un suffisso duale fossilizzato; invece Betlemme è da בֵּית לֶחֶם Beth Lechem "Casa del Pane" (לֶחֶם lechem significa "pane"). Nel documentario su Macario si parlava delle "guittate", trovate da attorucoli privi di mezzi. Due esempi di guittate: salire sul palco con residui del trucco dello spettacolo precedente; simulare il passaggio dei soldati pestando ritmicamente dei manici di scopa sul pavimento dietro un tendone, da cui emergeva solo la paglia delle ramazze, che dovevano far venire in mente agli spettatori una fila di copricapi militari. Riporto a pubblica edificazione questi frammenti di memorie di un mondo perduto.
 
Alcune etimologie tradizionali 

Ipotesi catalana: 
Il Michaelis, citato nel Dizionario Etimologico Online, propone l'origine della parola guitto dall'aragonese e catalano guit, guito "cattivo, sfrenato, indocile", che a quanto pare sarebbe stato detto soprattutto dei muli - quegli equini caparbi, dotati di smisurato priapo e scorreggioni, che in preda a crisi convulsive tirano calci a destra e a manca. Così una mula guita significa "una mula recalcitrante". Il Diccionari de la llengua catalana glossa guit con "Que acostuma a tirar guitzes", ossia "che è solito tirare calci". In aragonese e in catanano, dalla stessa radice sarebbe derivato anche guiton "vagabondo, ozioso, mendico". Per quanto riguarda l'origine ultima, nel Dizionario Etimologico Online è indicato il basco gaitz "cattivo", cosa impossibile già soltanto per motivi di fonetica. Altre proposte etimologiche riportate in quella fonte sono ancora più stravaganti e implausibili (gallese gwid "vizio"; latino vietus "floscio, marcescente").   


Si nota che il catalano guit, guito, è pronunciato con un'occlusiva velare semplice e senza -u-, e tale era anche in epoca medievale, tanto che in italiano sarebbe stato adattato come *ghitto. In spagnolo esiste una variante güito "indocile" (detto di animale), pronunciato /'gwito/. Tuttavia proprio questa peculiarità fonetica della parola spagnola fa pensare che si tratti piuttosto di un prestito dall'italiano. Tutte le forme citate, aragonesi, spagnole e catalane, sono a parer mio prestiti dall'italiano guitto: il flusso è proprio l'inverso di quello descritto dai romanisti. 

Ipotesi olandese: 
Il Vocabolario Treccani sostiene l'origine della parola guitto dall'olandese guit "briccone, furfante". Com'è costume dei romanisti, nessuno sembra preoccuparsi minimamente di fornire una traccia etimologica in grado di spiegare la voce olandese.


Si deve ricorrere a fonti più aggiornate e decenti. Nel Wiktionary in inglese, si trova quanto segue: guit deriva dal medio olandese guyte, di origine incerta e probabilmente connesso con ghoiten "rimproverare" e con guiten, guten "prendere in giro, schernire". Possibili paralleli in altre lingue germaniche sono: norreno gauta "parlare molto" e antico alto tedesco gauzen "insultare con un nomignolo". Un problema di non poco conto è la pronuncia stessa della parola olandese, che ha un dittongo discendente /œy/, con l'accento sulla prima vocale: /γœyt/. Il dittongo era discendente anche in epoca medievale, per sua derivazione da un dittongo protogermanico. I romanisti hanno dato per scontato che la pronuncia fosse */gwit/, con un dittongo ascendente. In pratica, hanno ciccato! La parola del medio olandese non avrebbe mai potuto dare guitto in toscano. 


Per quanto riguarda la semantica, la somiglianza è abbastanza notevole, ma questo conta assai poco. Che una provenienza olandese della parola fosse abbastanza improbabile, è facile da capire.

L'antroponimo Guittone 
 
Nel XIII secolo esisteva in Toscana l'antroponimo Guittone, chiaramente derivato da guitto. Ci è ben noto Guittone d'Arezzo (Santa Firmina, 1230/1235 - Firenze, 1294). Aveva moglie e figli ed era libidinosissimo, poi ebbe una crisi religiosa e divenne un fratacchione... gaudente! Di lui si ricorderà certamente la poesia immortale "Stavasi un eremita in Poggibonsi"... 😀 Il nomen omen è una realtà!
 
La vera etimologia 
 
Si deve evitare il marasma, visto che in questo caso specifico esiste modo di farlo. Presento dunque la sorgente etimologica a cui bisogna fare riferimento. 
 
Proto-germanico:  *wiχtiz "essenza, essere; cosa, creatura" (genere: femminile). 

Singolare 

nominativo: *wiχtiz 
genitivo: *wiχtīz 
dativo: *wiχtī
accusativo: *wiχtin 
vocativo: *wiχti 
strumentale: *wiχtī
 
Plurale
 
nominativo: *wiχtīz
genitivo: *wiχtijōn
dativo: *wiχtimaz
accusativo: *wiχtinz 
vocativo: *wiχtīz
strumentale: *wiχtimiz

Discendenti (l'elenco non è esaustivo e non riporta tutte le varianti ortografiche): 

Gotico: waihts "cosa"
Norreno: véttr, vætr "creatura, specie di gnomo"
Antico inglese: wiht, uht "cosa" 
  Medio inglese: wight "creatura, cosa; persona; mostro; 
     piccola quantità" (pl. wightes
  Inglese moderno: wight "creatura, entità", whit "piccola 
    quantità" 
Antico olandese: wiht "creatura; bambino; ragazza"
  Medio olandese: wicht, wecht "creatura; bambino;
      ragazza"  
   Olandese moderno: wicht "creatura; bambino; ragazza"
Antico sassone: wiht (f.) "creatura, cosa; persona"
Antico alto tedesco: wiht "creatura; cosa"
  Medio alto tedesco: wicht "creatura; cosa" 
  Tedesco moderno: Wicht "piccola creatura; nano"
 
Esiste anche una variante i cui esiti non sono sempre facili da distinguere, specialmente nelle lingue moderne. Eccola: 
 
Proto-germanico *wiχtan "cosa; creatura" (genere: neutro).  

Singolare 

nominativo: *wiχtan
genitivo: *wiχtas, *wiχtis  
dativo: *wiχtai
accusativo: *wiχtan
vocativo: *wiχtan  
strumentale: *wiχtō
 
Plurale
 
nominativo: *wiχtō
genitivo: *wiχtōn
dativo: *wiχtamaz
accusativo: *wiχtō 
vocativo: *wiχtō
strumentale: *wiχtamiz
 
Discendenti (l'elenco non è esaustivo e non riporta tutte le varianti ortografiche): 
 
Gotico: ni waiht "nulla" 
Antico inglese: wiht "creatura, cosa";
     āwiht "qualcosa";
     nāwiht, nōwiht "niente"
  Medio inglese: wight "creatura, cosa, persona; mostro; 
     piccola quantità" (pl. wighten);  
     ought "qualcosa";
     naht, noht, noght, naght, naught "niente"
  Inglese moderno: wight "creatura, entità";
     nought
, naught "niente", not "non"
Antico olandese: wiht "creatura; bambino; ragazza"; 
      niewiht, nuwieht, niuweht "niente" 
  Medio olandese: wicht, wecht "creatura; bambino;
      ragazza"; 
      niwet, nit, niet "niente"  
   Olandese moderno: wicht "creatura; bambino; ragazza";
      niet "non", "no"
Antico sassone: wiht (n.) "creatura, cosa, persona"; 
     neowiht, niowiht, nieht "niente"  
   Medio basso tedesco: wicht, wucht (n.) "cosa"
Antico alto tedesco: wiht (m., n.) "creatura; cosa";
      niowiht "non"
  Medio alto tedesco: wicht "creatura; cosa"; 
     niuweht, nieweht, niht, nit "niente, nessuno; non"
  Tedesco moderno: Wicht "piccola creatura; nano";
      nicht "non"
 
A questo punto è chiarissima l'origine longobarda di guitto e di Guittone
 
Longobardo ricostruito: 
  GUICT "creatura, cosa"; "buono a nulla, vagabondo"; 
  NIGUECT, NEIGUECT, NAIGUECT "niente".
Il pronome indefinito ha lasciato importanti esiti in alcuni dialetti gallo-italici della Lombardia: milanese nigòtt "niente", brianzolo nigòtt, nagòtt "niente"; in bergamasco ho sentito vergòt, ergòt "qualcosa". 
 
Non ho dubbi sul fatto che il catalano guit provenga da una forma germanica, la stessa che troviamo nell'antico alto tedesco wiht. Si potrebbe pensare che l'origine sia nella lingua dei Franchi. Tuttavia si nota che non risulta un esito di questa radice passato al francese o al provenzale. Potrei sbagliarmi, ma se esistesse, i romanisti lo avrebbero già usato come fonte etimologica. Non credo che i Franchi avessero potere in Catalogna. Non può trattarsi di una parola del germanico orientale a causa del vocalismo. Resta un'unica soluzione: è provenuta dall'Italia. 
 
Conclusioni 
 
Con questo contributo ho fatto chiarezza su alcuni punti controversi. 
 
1) Ho dimostrato che l'italiano guitto non deriva dall'olandese guit
2) Ho dimostrato che l'italiano guitto non deriva dal catalano guit, essendo vero il contrario. 
3)  Ho enunciato l'origine longobarda dell'italiano guitto e dell'antroponimo Guittone.

sabato 14 agosto 2021

ETIMOLOGIA DEL NOME TOTILA: LA SOLUZIONE DI UN ANNOSO PROBLEMA

Totila (forse 516 - 552) fu un grande condottiero e il penultimo sovrano degli Ostrogoti, che combatté eroicamente contro i Bizantini, finendo sconfitto e morendo in battaglia. Cosa significa esattamente il nome Totila? Secondo una tradizione inveterata quanto fallace, Totila (pronuncia Tòtila) significherebbe "L'Immortale". Questa informazione distorta, la cui origine ultima non mi è affatto chiara, è riportata dovunque, sia in libri cartacei che nei siti del Web. Lo storico Procopio di Cesarea (VI secolo) non ne fa menzione. Ho reperito una fonte del XIX secolo, l'Almanacco perpetuo martiro-etimologico di Raffaello Mazzoni (1839), che consiste in un elenco di "traduzioni" di moltissimi nomi propri di persona, accompagnate da un'abbreviazione descrivente la lingua d'origine (teut. sta per "teutonico", ossia "germanico"). Ecco cosa è scritto su Totila:

Totila , m. Liberato dalla morte, teut. 

Gli almanacchi perpetui erano per così dire la Wikipedia dei tempi andati.
 
La lingua dei Goti è ben conosciuta nella sua forma usata da Wulfila per la traduzione delle Scritture, di cui ci restano in massima parte i testi del Nuovo Testamento. Dovrebbe essere quindi chiaro che Totila non può significare "Immortale", né tantomeno "Liberato dalla morte": stupisce che praticamente nessuno abbia sollevato la questione. 
 
1) Nonostante l'assonanza tra Totila e il tedesco moderno Tot "morte", tod "morto", la radice dell'antroponimo non ha a che fare con la morte. Questi sono i corrispondenti in gotico delle parole tedesche in questione (il carattere þ indica il suono di th dell'inglese thing; il dittongo au ha il suono di una o aperta e lunga): 
 
dauþus "morte"
dauþs "morto"  

In gotico il risultato del protogermanico *d- è d-, mentre in tedesco è t-, essendosi avuta la seconda rotazione consonantica. Se questa fosse la radice, ci aspetteremmo trascrizioni come *Dothila, *Dodila o simili, cosa che però non sussiste.
2) Il suffisso -ila è un diminutivo maschile. Così il nome Wulfila significa "Piccolo Lupo" e deriva da wulfs "lupo". In nessun modo il suffisso -ila può essere considerato un privativo o una forma negativa. 
3) L'unica possibilità sarebbe ammettere che il nome Totila non sia gotico, bensì originato in un'area che aveva la seconda rotazione consonantica nel VI secolo, come ad esempio la Baviera: in tal caso significherebbe "Piccola Morte". Questa ipotesi è stata enunciata da Marja Erwin in un gruppo di Google (2014). In gotico "Piccola Morte" sarebbe *Dauþula.
 
Avvertiamo subito una certa ridondanza nelle informazioni. Totila era un nome di guerra: sappiamo infatti che il vero nome del Re degli Ostrogoti era Baduila (varianti: Baduela, Baduilla), che possiamo tradurre facilmente con "Piccola Battaglia" o con "Piccolo Guerriero". 
 
Questa è la declinazione di *badwa "battaglia" in gotico:  
 
Singolare  
 
nominativo: *badwa "battaglia"
genitivo: *badwos "della battaglia"
dativo: *badwai "alla battaglia"
accusativo: *badwa "battaglia"
 
Plurale  
 
nominativo: *badwos  "battaglie"
genitivo: *badwo "delle battaglie"
dativo: *badwom "alle battaglie"
accusativo: *badwos "battaglie"
 
Corrispondenze in altre lingue germaniche: 
 
Antico inglese: badu, beado, beadu "battaglia" 
Antico sassone: badu-, -bad(u) "battaglia"
     (solo in nomi propri) 
Antico alto tedesco: badu-, batu-, pato-; -bad(u), -batu
     -pato "battaglia" (solo in nomi propri) 
Norreno: bǫð "battaglia" (poet.)
 
Queste sono le forme ricostruibili per il protogermanico: 
 
Singolare 
 
nominativo: *baðwō "battaglia" 
genitivo: *baðwōz "della battaglia" 
dativo: *baðwōi "alla battaglia"
accusativo: *baðwōn "battaglia" 
strumentale: *baðwō "con la battaglia" 

Plurale 

nominativo: *baðwôz "battaglie"
genitivo: *baðwôn "delle battaglie"
dativo: *baðwōmaz "alle battaglie"
accusativo: *baðwôz "battaglie"
strumentale: *baðwōmiz "con le battaglie" 

Il vocabolo protogermanico era di genere femminile, ma si usava la forma maschile *baðwaz quando era il secondo elemento di antroponimi maschili composti e quando era un antroponimo maschile semplice. 
Ritengo quindi un errore ricostruire in gotico un maschile *badus o *badws "battaglia" come sostantivo del linguaggio comune: doveva però essere *-badus o *-badws quando ricorreva come secondo elemento in antroponimi maschili composti (cfr. antico alto tedesco Deodpato, Sigipato) e quando era un antroponimo maschile semplice (cfr. antico alto tedesco Bado, Pato, Patto). 

L'antroponimo Baduila (pronuncia Bàduila) poteva anche essere un diminutivo del gotico *badwja "guerriero", regolarmente derivato tramite un suffisso agentivo -ja, con la declinazione debole. Esempi di sostantivi con questo suffisso: baurgja "cittadino"; ferja "informatore, spia"; fiskja "pescatore"; gudja "sacerdote"; haurnja "trombettiere"; kasja "vasaio";  timrja "carpentiere", etc.

Singolare 

nominativo: *badwja "guerriero"
genitivo: *badwjins "del guerriero"
dativo: *badwjin "al guerriero"
accusativo: *badwjan "guerriero"

Plurale 

nominativo: *badwjans "guerrieri"
genitivo: *badwjane "dei guerrieri"
dativo: *badwjam "ai guerrieri"
accusativo: *badwjans "guerrieri" 
 
Ecco la declinazione dell'antroponimo: 
 
nominativo: BADWILA
genitivo: BADWILINS 
dativo: BADWILIN 
accusativo: BADWILAN  
 
Corrispondenze in altre lingue indoeuropee: 

Celtico: *bodw- "battaglia"
   Attestato in antroponimi gallici: 
      Ate-boduus, Boduo-gnatus
   Antico irlandese: Bodb "Dea della battaglia" (in forma di 
       corvo)

La ricostruzione di Bradley
 
È anche possibile che il nome originale di Totila fosse un composto TOTABADWS, come ricostruito da Henry Bradley (1845 - 1923), filologo e lessicografo britannico succeduto a James Murray come senior editor dell'Oxford English Dictionary (OED). C'è tuttavia qualcosa che manca nella sua ricostruzione. Sembra che lo studioso non abbia compreso completamente il significato del nome composto. Se è consapevole del significato di -BADWS, non riporta nulla a proposito di TOTA-
 
 
Questo è quanto Bradley riporta nel testo originale, The Story of Goths: From the Earliest Times To the End of Gothic Dominion in Spain (1888), a pag. 280: 
 
It shoud be mentioned here that Totila seems on becoming king to have changed his name to Baduila. Or possibly the latter may have been his real nale, and Totila only a nickname. At any rate he was known to his countryman by both names, though Baduila is the only one which appears on his coins. However, in history he is always calles Totila ; the other name would have been unknown to us but for the coins and a solitary mention in Jordanes.1

1 Perhaps the truth may be that his original name was Totabadws, and that Totila and Baduila are diminutive of this (see Appendix). 
 
Traduzione:

Va qui menzionato che Totila, divenuto re, sembra abbia cambiato il suo nome in Baduila. O forse quest'ultimo potrebbe essere stato il suo vero nome, e Totila solo un soprannome. In ogni caso il suo connazionale lo conosceva con entrambi i nomi, anche se Baduila è l'unico che compare sulle sue monete. Nella storia però viene sempre chiamato Totila; l'altro nome ci sarebbe stato sconosciuto se non fosse stato per le monete e per una menzione isolata in Giordane.1

1 Forse la verità è che il suo nome originale era Totabadws, e che Totila e Baduila ne sono diminutivi (vedi Appendice). 

Questo è riportato nell'Appendice a pag. 370:

Amongst the Goths, as among all other peoples, diminutives or "pet names" were formed from ordinary pet names by shortening them and adding an affix. This affix was usually -ila, but sometimes -ika. Thus such a name as Audamer-s might become Audila or Merila ; Wulfareiks might become Wulfila or Reikila. But just as in modern timies children are sometimes christened Harry or Lizzie, so these Gothic diminutives were often used as regular names, as in the case of Bishop Wulfila and King Badwila or Totila.

Traduzione:

Presso i Goti, come tra tutti gli altri popoli, i diminutivi o "nomi vezzeggiativi" venivano formati dai vezzeggiativi comuni, abbreviandoli e aggiungendo un suffisso. Questo suffisso era solitamente -ila, ma talvolta -ika. Quindi un nome come Audamers potrebbe diventare Audila o Merila; Wulfareiks potrebbe diventare Wulfila o Reikila. Ma proprio come nei tempi moderni i bambini vengono talvolta battezzati Harry o Lizzie, così questi diminutivi gotici erano spesso usati come nomi regolari, come nel caso del Vescovo Wulfila e del Re Badwila o Totila.
 
Una spiegazione innovativa 
 
Nella lingua gotica doveva esistere la preposizione *tota /'to:ta/ "verso", pur non essendo attestata in Wulfila. Corrisponde alla perfezione all'antico alto tedesco zuoza (variante: zuozi) "verso", "a"; "con". In protogermanico è ricostruibile come *tō-tō "verso", "fino a"; secondo altri sarebbe *tō-ta, ma a parer mio non è necessario. In pratica è una forma duplicata della preposizione *tō, la stessa che ha dato origine anche all'inglese to e al tedesco moderno zu. Guardate queste attestazioni: 
 
Antico sassone: tōtō, tōte "fino a" 
  Medio basso tedesco: tôte, tote, tôt, tot "fino a"  
Antico olandese: tuote "fino a", "verso" 
  Medio olandese: tote, tot, toete, toet "fino a", "verso" 
  Olandese moderno: tot "fino a"
Antico frisone: tote, tot "fino a"  
Antico alto tedesco: zuoza, zuozi "verso", "a"; "con" 
  Medio alto tedesco: zuoze "verso", "a"; "con"  
 
In tedesco moderno questa preposizione duplicata non esiste più. 

A questo punto direi che esiste una sola possibilità plausibile. Il nome Totila e il nome Baduila sono ipocoristici derivati rispettivamente dal primo e dal secondo membro del nome composto TOTABADWS, come sostenuto da Bradley. A sua volta questo nome sarebbe stato formato ispirandosi a una frase TOTA BADWAI "verso la battaglia", che doveva essere un sinonimo dell'attestato du wigana "alla battaglia". Quindi Totila corrisponde alla perfezione aun antroponimo maschile attestato in antico alto tedesco: Zuozo. Cercando di dare una concreta traduzione del nome Totila, opterei per "Piccolo Bellicoso", alla lettera: "(che si scaglia) verso", "(che si scaglia) contro (il nemico)". 

giovedì 12 agosto 2021

ETIMOLOGIA DEL NOME DAUFER, DAUFERIUS: LA SOLUZIONE DI UN ANNOSO PROBLEMA

L'ultimo Re dei Longobardi fu Desiderio (in latino Desiderius). Nacque a Brescia in data sconosciuta; deve essere morto dopo il 774 nel monastero di Corbie, in Francia. Regnò dal 757 al 774. Il figlio Adelchi (Adelchis, Adalgis) fu da lui associato al trono a partire dal 759, forse con l'intento di evitare problemi di successione. La guerra contro i Franchi iniziò nella primavera del 773 ed ebbe esito catastrofico. Nel giugno del 774, con la deposizione di Desiderio e la fuga di Adelchi a Costantinopoli, ebbe fine l'indipendenza dei Longobardi. Carlo Magno assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum. La figura di Desiderio è ben nota in Italia per via dell'opera tragica di Manzoni, Adelchi, pubblicata nel 1822. 
 
Perché Desiderio avrebbe portato un nome latino? I romanisti ovviamente considerano questo fatto come un'evidenza della completa romanizzazione dei Longobardi. Tuttavia non tengono conto del fatto che l'antroponimia germanica era e continuò ad essere la norma, anche dopo la fine del Regno. Solo per fare un esempio, il figlio di Desiderio, il Principe Adelchi, aveva un tipico nome longobardo e mai pensò di adottarne uno latino. Fu invece proprio il Re Desidero a farsi conoscere con un nome latino, forse per il semplice e banale fatto che il suo nome originale non gli piaceva affatto. I libri di scuola tengono ben nascosto il vero nome di Desiderio, quello che ricevette quando fu battezzato. Il motivo di questa omissione è certamente ideologico. Per fortuna l'informazione non ci è sconosciuta. Egli si chiamava Daufer (a volte latinizzato in Dauferius).  

Roberto Rigoni, nel suo lavoro Note di toponomastica italiana, riporta quanto segue: "... ma gradatamente già prima della sconfitta del loro regno, nobili e arimanni, dai loro precedenti insediamenti rurali, avevano cominciato ad affluire nei centri urbani di saldo diritto latino e a fondersi con la sopravvivente aristocrazia latina, adottandone la lingua e costumi, costretti anche dal loro analfabetismo."
Quel "costretti dal loro analfabetismo" è una pura e semplice assurdità, proferita da chi sembra far fatica a capire che lingua parlata e lingua scritta sono due cose diverse. Nel corso dei secoli molte lingue sono state parlate senza sentire alcuna particolare necessità di una forma scritta. Può anche essere adottata una lingua scritta molto diversa da quella parlata. Peccato che queste ovvietà non siano considerate. In poche parole, siamo di fronte all'ennesimo caso di quello che potremmo chiamare razzismo scolastico antigermanico
Sempre Rigoni riporta questo a proposito del vero nome di Desiderio: "Alcuni di essi, come l'ultimo re Daufer, cominciarono ad adottare, accanto al loro nome germanico, un nome latino (Desiderius)."
 
A questo punto è necessario porsi una domanda, che nessuno sembra essersi mai posto, almeno a giudicare da quanto si trova nel vasto Web. Qual è il significato del nome Daufer
 
Ebbene, Desiderio non è la traduzione di  Daufer, il cui significato è del tutto dissimile. Daufer significa "Sopravvissuto al Coma" (letteralmente "che ha attraversato il coma"). Tale nome ha in sé qualcosa di macabro e si può facilmente pensare che causasse angoscia a chi lo portava. 
 
1) Primo elemento del composto: dau- 
 
In norreno significa "svenimento", "coma". Anche se con una pronuncia diversa, la stessa parola ha ancora il significato di "coma" in islandese moderno. Deriva in modo regolare dal protogermanico *dawan "perdita di sensi", "coma", con ogni probabilità connesso con il verbo *dawjanan "morire" (da cui il norreno deyja "morire", antico alto tedesco touwen "morire"). Questa è la declinazione del sostantivo norreno: 
 
nominativo: "coma"
genitivo: dás "del coma"
dativo: dái "al coma"
accusativo: "coma" 
 
Non sono presenti forme plurali per questo vocabolo. 
Questa è la declinazione ricostruibile per il protogermanico: 
 
nominativo: dawan "coma"
genitivo: dawasa "del coma"
dativo: dawai "al coma"
accusativo: dawan "coma"
 
2) Secondo elemento del composto: -fer(i) 
 
Il secondo membro dell'antroponimo Daufer proviene dal protogermanico *fēriz "che attraversa", "capace di attraversare", aggettivo derivato da un verbo *feranan "attraversare", "giungere in un luogo", che non ha tuttavia lasciato traccia. Questi sono gli esiti documentati della protoforma *fēriz nelle lingue storiche:
 
Antico inglese: 
      fǣre "che attraversa, capace di attraversare", 
      langfǣre, langfēre "durevole"
Antico alto tedesco:  
      fāri "che attraversa, capace di attraversare",  
      langfāri, lancfāri "durevole"  
 
3) La forma protogermanica del nome:  
 
*dawa-fḗriz "che ha attraversato il coma" 
 
L'aggettivo con la flessione forte può fungere da sostantivo quando è usato come nome proprio di persona composto. 
 
A questo punto è necessario notare alcune irregolarità fonologiche che sono alquanto interessanti, essendo in grado di guidarci a una più profonda comprensione della concreta genesi dell'antroponimo.
 
Possibile origine gotica del nome 
 
Siccome in longobardo il protogermanico *d- tende a dare origine a un'occlusiva sorda t- (es.: Tachipert, Tano, Tado, etc.), oltre al fatto che la vocale lunga *-ē- in genere diventa -ā- (es.: Aldemari, Filimari, Tado, etc.), dobbiamo dedurne che potrebbe trattarsi di un prestito dotto dal gotico. 
 
Questa doveva essere la declinazione dell'antroponimo in gotico: 
 
nominativo: *Daufers 
genitivo: *Dauferis 
dativo: *Dauferja 
accusativo: *Daufer  
 
La pronuncia avrebbe dovuto essere /'dɔ:fe:rs/ all'epoca di Wulfila (IV secolo), ma in epoca precedente era certamente /'daʊfe:rs/, con un dittongo. Se così fosse, il prestito dal gotico al longobardo dovrebbe essere avvenuto nel III secolo. Esiste però anche la possibilità che il dittongo si fosse conservato più a lungo in gotico, essendo l'antroponimo tratto da un vocabolo di formazione non certo popolare. In questo caso, sarebbe meglio forse scrivere *Dawfers. Si spera che un giorno si trovino attestazioni in grado di portare alla soluzione di queste incertezze. 
 
Sul vero nome di Papa Vittore III
 
Notiamo che esisteva nella tradizione onomastica dei Longobardi anche una variante più regolare dell'antroponimo, che aveva una -ā- lunga anziché -ē-: Daufari, latinizzato in Daufarius e sinonimo di Dauferius. Ben dopo la fine del Regno, ricordiamo che Papa Vittore III (Benevento, 1027 - Montecassino, 1087) aveva il nome di nascita Dauferio Epifani del Zotto, con le varianti Dauferi e Daufari. Era figlio di Landolfo del Zotto, della nobile stirpe longobarda dei Duchi di Benevento. Fu abate di Montecassimo dal 1058 fino alla morte. Quando divenne benedettino cambiò il suo nome in Desiderius ed è noto soprattutto come Desiderio da Montecassino. Richiamo l'attenzione su un dettaglio. Mi pare altamente significativo che anche questo Dauferio assunse il nome di Desiderio, proprio come aveva fatto l'ultimo sovrano dei Longobardi. Nel 1887, otto secoli dopo la sua morte, fu dichiarato beato.    

giovedì 29 luglio 2021

LA CLASSIFICAZIONE DELLA LINGUA DEGLI UNNI

Perché la lingua degli Unni, detta anche lingua unnica, è ancor oggi considerata inclassificabile? Perché si adduce una fantomatica mancanza di dati quando abbiamo numerose e significative informazioni dagli antroponimi attestati? Eppure è ben chiaro che il Codex Cumanicus sarebbe servito in gran parte per intendersi con Attila e che la lingua unnica è in buona sostanza una forma di turco antico. La risposta a questo interrogativo è semplice, per quanto frustrante. Il mondo accademico è stato preso dal terrore che qualche turco matto intendesse raccogliere l'eredità di Attila! Poi ci sono gli Ungheresi strepitanti, che giustamente ritengono Attila e Bleda eroi nazionali: per questo motivo si stracciano le vesti per far credere a tutti che gli Unni parlassero una forma di magiaro, ascrivibile quindi alla famiglia ugrofinnica. Come si può ben capire, non è esattamente un clima sereno in cui tenere un dibattito costruttivo. In altre parole, il rifiuto di classificare l'unnico è un fatto politico, non scientifico. Siamo di fronte a un evidente caso di influenza politica sul mondo accademico, la cui onestà non è sempre specchiata come comunemente si crede. 
 
Per illustrare il problema e risolverlo una volta per tutte, il modo migliore è senza dubbio quello di passare in rassegna i dati disponibili. Un lavoro estremamente interessante è senza dubbio quello dello storico ucraino Omeljan Yosypovych Pritsak (1919 - 2006), The Hunnic Language of the Attila Clan (1982).  

 
Questo è il link a un altro documento di capitale importanza, The World of the Huns, di Otto Maenchen-Helfen (University of California Press, 1973):   
 
 
Riporto in questa sede un elenco di antroponimi di Unni riportati dalle fonti latine e greche (Giordane, Prisco di Panion, Agazia, Teofane di Bisanzio, Olimpiodoro di Tebe, Socrate di Costantinopoli, Teodoreto di Antiochia, Sozomeno di Gaza e altri), commentandoli brevemente. Molti sono trattati da Pritsak, gli altri comunque si trovano nell'opera di Maenchen-Helfen. Le forme originali dei nomi, deducibili a partire dalle attestazioni in greco e in latino (che mostrano spesso adattamenti morfologici), sono riportate in grassetto. Per ognuna è fornita anche la pronuncia ricostruibile. 

Adami
Attestazione in greco: Ἀδάμις (nominativo), Ἀδάμει (dativo)
Genere: maschile 
Significato: "Cammello castrato" 
    Proto-turco: *atan "castrato, eunuco" 
        Turco: atan "cammello castrato" (hapax) 
       > Mongolo occidentale atan "cammello castrato"  
       Turco (XIV sec.): atġan, ataġan "cammello castrato" 
       Kirghiso: atan tȫ "cammello castrato" 
       Noghai: atan "cammello castrato"
       Tuvano: adan "cammello castrato"
       Yakuto: attā- "castrare" 
Pronuncia ricostruibile: /a'damɨ/
Note: 
Il nome era portato da un funzionario che potrebbe essere stato un eunuco, secondo Pritsak. Maenchen-Helfen si limita a ritenere l'antroponimo di origine incerta e non procede oltre. Pritsak menziona la problematica terminazione -m, considerandola un suffisso attributivo, senza ulteriore approfondimento. Resta il fatto che più probabilmente il suffisso è dal proto-turco *-me, o l'antroponimo non sarebbe stato grecizzato adattandolo alla declinazione in -i-.
 
Aigan 
Attestazione in greco: Ἀϊγάν
Genere: maschile
Significato: "Principe Luna" 
    Proto-turco: *āń(k) "luna; mese" 
        Cumano: ay "luna, mensis" 
        Turco moderno: ay "luna; mese" 
        Kirghiso: ay "luna; mese"  
        Tataro: ay "luna; mese"   
        Uzbeko: oy "luna; mese" 
        Proto-bulgaro: ayxı "luna"; ayıx "mese"  
        Ciuvascio: ujăh "luna; mese"
    Proto-turco: *qaγan "sovrano, re" 
        Turco antico siberiano: qaγan "sovrano"
        Cumano: can "imperator"
Pronuncia ricostruibile: /ai'γa:n/
Note: 
Uno dei sei figli del leggendario eroe Oghuz khan si chiamava Aï-khan "Principe Luna" (scritto Aï-can da Maenchen-Helfen). Si noti la lenizione del secondo membro del composto. Pritsak non menziona questo antroponimo nel suo lavoro.  
 
Alathar 
Attestazione in greco: Ἄλαθαρ
Attestazione in latino: Alathor, Alathort 
Significato ipotizzabile: "Uccello Screziato"  
   Proto-turco: *āla "variegato" 
       Turco moderno: ala "variegato", alaca "lentiggine" 
       Azero: ala "variegato"; "blu (detto di occhi")
       Yakuto: ala "pezzato"
       Ciuvascio: ola, ula "maculato"
   Proto-turco: *tAr- "tipo di uccello" 
       Turco medio: tarağay "specie di allodola"
       Turco moderno: tarağay :"falco" 
       Oyrat: tarqat "mergo" 
       Uzbeko: torğoq "specie di anatra" 
       Kirghiso: tartar "Re di quaglie" 
       Chakasso: taraγaj "mergo"; tārt "Re di quaglie" 
Pronuncia ricostruibile: /ala'θar/, /ala'θɔr(t)/
Note: 
Pritsak non tratta questo antroponimo. Maenchen-Helfen lo considera di incerta attribuzione e forse "germanico".

Althia
Attestazione in greco: Ἀλϑίας (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Sei" 
    Proto-turco: *altï "sei (6)"  
       Turco moderno: altı "sei (6)"  
       Cumano: alti "sex"  
       Ciuvascio: ultta "sei (6)" 
       Yakuto: alta "sei (6)"  
Pronuncia ricostruibile: /al'θɨa/
Note: 
Maenchen-Helfen (1973) riporta alcuni nomi di persona e di clan khazaki derivati da questo numerale: Altybai, Altyortak, Altyate e il patronimico Altyev, presi da Rásonyi (1961). Pritsak non tratta questo antriponimo. Se si analizza la finale -a come una terminazione, non la si comprende bene, a rigor di logica dovrebbe servire a formare patronimici, ma un simile suffisso non sussiste nelle lingue turche; è più probabile che sia solo un modo di trascrivere un suono non familiare, un dittongo sviluppatosi a partire dalla vocale /ɨ/

Anagai
Attestazione in greco: Ἀνάγαιος (nominativo)
Significato: "Uccello Augurale" 
   Proto-turco: *ana / *eńe "madre" 
Pronuncia ricostruibile: /ana'gai/ 
Note: 
Sono attestati molti nomi di uccelli augurali sia nelle lingue turche che in quelle mongole, con la caratteristica terminazione -gay, -kay, -qay. Così abbiamo in turco ottomano daragai "merlo". La prima parte dell'antroponimo è di origine incerta, forse è stata sottoposta a etimologia popolare per via di un tabù. 

Apsich 
Attestazione in greco: Ἀψίχ
Genere: maschile 
Significato: "Cavallino" 
    < Alanico: *apsa "cavallo" 
        Ossetico (Digor): æfsæ "giumenta"
Pronuncia ricostruibile: /ap'sɨχ/
Note: 
Un prestito iranico, con il suffisso diminutivo unnico -ch. Maenchen-Helfen (1973). 
 
Apsikal 
Attestazione in greco: Ἀψικάλ
Genere: maschile
Significato ipotizzabile: "Davanti al Cavallino"; "Parte 
    Anteriore del Cavallino"  
     < Alanico: *apsa "cavallo" 
         Ossetico (Digor): æfsæ "giumenta"
     Proto-turco: *āl- "fronte; davanti; parte anteriore"
         Turco moderno: alın "fronte"
         Kirghiso: al, aldı "parte anteriore"
         Baschiro: al, aldı "parte anteriore"
         Cumucco: al "parte anteriore"; aldan "verso la parte
              anteriore di" 
         Gagauz: annı "fronte" (< *al-nı)
         Ciuvascio: om "parte anteriore" (< *al-m)
Pronuncia ricostruibile: /apsɨ'kal/ 
Note: 
Maenchen-Helfe analizza il nome come Aps-ik-al, ma non si azzarda a fornire una traduzione concreta, pur riconoscendo che la prima parte corrisponde ad Apsich (vedi sopra). Il problema è che nelle lingue turche l'aggettivo viene sempre preposto al nome: -al non può essere dal Proto-turco *āl "rosso". Se -al derivasse da un radice verbale, (ad esempio Proto-turco *al- "ottenere"), avrebbe un suffisso agentivo. Questo antroponimo fu portato da un ostrogoto. Esisteva l'uso di attribuirsi un nome unno per incutere terrore, pur essendo visibilmente di altra stirpe. Si potrebbe pensare che l'ostrogoto abbia plasmato il suo nome a partire da elementi di unnico, usando però un ordine erroneo delle parole (un unno avrebbe detto *Alapsich "Cavallino Rosso"). Resta più verosimile l'idea che -al sia una postposizione.  

Argek 
Attestazione in greco: Ἀργήκ
Significato: "Maschio", "Uomo Virile"
   Proto-turco: *ẹr-kek "uomo; maschio; marito" 
      Turco moderno: erkek "uomo"  
      Oyrat: erkek "uomo; marito"
      Azero: erkäk "uomo" 
      Tuvano: irgek "maschio" 
      Yakuto: irgex "maschio"
      Salar: ärkex "uomo"  
Pronuncia ricostruibile: /ær'gek/ 
Note:  
Sembra plausibile: spero che si potrà dimostrare che la mia è una buona idea.

Askan 
Attestazione in greco: Ἀσκάν
Genere: maschile 
Significato "Antico Re"; "Grande Re"
    Proto-turco: *es-(kü) "vecchio, anziano; grande" 
       Turco moderno: eski "vecchio" (detto di oggetti)
       Azero: äski, äsilli "cresciuto" 
       Yakuto: ösük "tempi antichi" 
       Ciuvascio: as-lъ "grande"  
    Proto-turco: *qaγan "sovrano, re" 
       Turco antico siberiano: qaγan "sovreno" 
       Cumano: can "imperator" 
Pronuncia ricostruibile: /as'ka:n/
Note: 
Pritsak non tratta questo antroponimo, che pure non risulta di analisi difficile. Probabilmente si ha /as-/ al posto di /es-/ per la natura complessa della protoforma.
 
Atakam 
Attestazione in greco: Ἀτακάμ
Genere: maschile 
Significato: "Padre Sciamano" 
    Proto-turco: *Ata / *Ete "padre" 
        Turco moderno: ata "antenato"
        Cumano: ata "pater" 
        Cumucco: ata "padre"
        Tataro: ata, eti "padre" 
        Oyrat: ada "padre; antenato"
    Proto-turco: *Kiam, *kām "sciamano"
       Turco antico siberiano: qam "sciamano" 
       Turco moderno: kam "sciamano"
       Cumano: kam katun "incantatrix"(lett. sciamano
          regina"); kamadi "fascinavit", kamaladir "fascinat, 
          fascinando movet"  
       Tataro: qam "sciamano"
       Ciuvascio: jomś, jumśă "sciamano"
Pronuncia ricostruibile: /ata'kam/
Note: 
L'antroponimo, studiato da Pritsak, era forse un antico titolo religioso.  
 
Attila 
Attestazione in greco: Ἀττίλας, Ἀττιλᾶς (nominativo) 
Attestazione in latino: Attila
Genere: maschile 
Significato (forma gotizzata): "Piccolo Padre" 
Significato (forma originale): "Rinomato, Famoso" 
     Proto-turco: *āt "nome" 
         Turco antico siberiano: at "nome; reputazione;
           rango; fama"
         Turco moderno: ad "nome; reputazione; fama" 
         Cumano: at "nomen"   
         Uzbeko: ot "nome" 
         Turkmeno: āt, ād- "nome" 
         Baschiro: at "nome; reputazione" 
         Yakuto: aat "nome; fama"
         Ciuvascio: jat "nome"
Pronuncia ricostruibile (gotica): /'attila/ 
Pronuncia ricostruibile (originale): /at'la/ 
Note: 
Il nome Attila è verosimilmente una forma gotica, formata come calco proprio a partire dall'unnico ata- "padre". Anche se Pritsak è di diverso avviso, reputo implausibile il suo tentativo di ridurre Attila a una formazione genuinamente turca. Egli confonde il glorioso antroponimo con l'idronimo attestato nelle fonti greche come Ἀττίλαν (accusativo), Τίλ, Ἀτηλ, Ἀστηλ (Attila-, Til, Atel, Astel), nome del Volga in proto-bulgaro e Khazaro (da as "grande"; cfr. tunguso tilkan "inondazione"), che a mio avviso va tenuto distinto. A parer mio il nome originario del sovrano unno avrebbe potuto essere *Atla "Famoso", derivato dal proto-turco *āt "nome" (cumano at "nomen", atli "nominatus") e reinterpretato come nome gotico, forse con un preciso intento politico. Esiste anche la possibilità che derivi dal proto-turco *at "cavallo", *at-la- "saltare", *at-la-t- "superare, vincere" (cumano at "equus", atlu chisi "eques"). Risolvere la questione non è facile. Si nota che il nome proprio Attila era già comune tra i Goti e che ha avuto nei secoli una certa fortuna. 

Balach 
Attestazione in greco: Βαλάχ
Genere: maschile 
Significato: "Vitello"  
   Proto-turco: *bāla "giovane animale" 
       Turco moderno: bala "giovane animale; bambino" 
       Cumucco: bala "giovane animale; bambino" 
       Baschiro: bala "giovane animale; bambino"
       Uzbeko: bola "giovane animale; bambino"
Pronuncia ricostruibile: /ba'laχ/
Note: Il nome è formato col tipico suffisso diminutivo -ch. Esiste anche un omofono che indica la gamba dei calzoni (proto-turco *bAlak "caviglia; gamba dei calzoni; suola"). Portava questo nome il marito della Regina Boareg (vedi), che ne rimase vedova.

Balamir
Attestazione in latino (Giordane): Balamir, Balamber
     Balaber, Balambyr, Balamur
Genere: maschile
Significato: "Selvaggio", "Indomito"  
     Mongolo: balamud, balamad "selvaggio, indomito" 
     > Unnico  
Pronuncia ricostruibile: /balam'bɨr/, /bala'mɨr/
Note: 
Mongolo orientale bala bol- "perdere la memoria per intossicazione" (Pritsak, 1982). Non sono ancora riuscito a trovare un corrispondente in proto-turco. Probabilmente è un prestito da una lingua mongola. Maenchen-Helfen è dell'idea che si tratti del nome germanico orientale Valamer (Valamir) che sarebbe stato soggetto a distorsioni. L'idea salta subito all'occhio come implausibile e inconsistente, già soltanto a motivo della fonologia soggiacente alle varianti, che è incompatibile con un'origine gotica. La vocale ricostruibile per la sillaba finale è infatti /ɨ/. Nell'ortografia turca moderna si scriverebbe Balamır. Questo esclude altre etimologie che sono state proposte, come la connessione con il proto-turco bir "uno", che ha sempre una vocale anteriore. Nel Codex Cumanicus si trova una parola a prima vista allettante, mir "princeps", che però non può andar bene: la pronuncia doveva essere /mi:r/ e l'etimologia è dal medio persiano mihr "principe", a sua volta dal Sacro Nome di Mithra

Balmach 
Attestazione in greco: Βαλμάχ
Significato: "Dito della mano"
   Proto-turco: *biarŋak "dito della mano" 
       Cumano: barmac "digitus"
       Turco moderno: parmak "dito della mano"
       Turco moderno (dial.): barnak id.
       Tataro: barmaq "dito della mano" 
       Turkmeno: barmaq "dito della mano" 
       Ciuvascio: pürne "dito della mano"
Pronuncia ricostruibile: /bal'maχ/
Note: 
Maenchen-Helfen ritiene questo antroponimo una forma corrotta di Balach (vedi sopra), anche se portato da una diversa persona.

Basich
Attestazione in greco: Βασίχ
Genere: maschile 
Significato ipotizzabile: "Simile a una pantera"  
    < bars "pantera" + *-sig "simile" 
Pronuncia ricostruibile: /ba'sɨχ/
Note: 
La rotica di bars "pantera" (di origine iranica, vedi Oebars) sarebbe andata perduta per assimilazione a causa della sibilante doppia: *bars-sig > *bas-sich. Pritsak riporta che il suffisso *-sig si trova in antico turco; immagino che non fosse più produttivo, in ogni caso lo studioso non menziona esempi concreti di parole che lo contengono. Maenschen-Hilfen rigetta questa interpretazione e sostiene che l'antroponimo sia soltanto un diminutivo di baš "testa", col significato di "piccolo capitano". L'uso di baš col senso di "capo, comandante" è presente in tutte le lingue turche. Per risolvere la questione, dovremmo disporre dell'esatta pronuncia dell'antroponimo, cosa che è al di là della nostra portata.

Berich
Attestazione in greco: Βέριχος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Forte, Potente, Solido, Stabile" 
    Proto-turco: *berk "potente"  
        Turco antico siberiano: berk "potente"  
        Turco moderno: berk "potente" 
        Kazako: berĭk "potente" 
        Baschiro: birĭk "potente" 
        Sary-Yughur: perik "potente" 
        Turkmeno: berk "potente"       
        Azero: bärk "potente"   
        Yakuto: bert "potente"   
        Ciuvascio: parga "potente"    
Pronuncia ricostruibile: /'beriχ/
Note: 
L'accento deve essere stato sulla prima sillaba. Gli esiti più simili sono quelli del Kazako e del Baschiro.

Bleda, Blida
Attestazione in greco: Βλήδας, Βλίδας (nominativo) 
Attestazione in latino: Bleda, Blida
Genere: maschile 
Significato: "Sapiente" 
    Proto-turco: *bil- "sapere, conoscere" 
        Turco antico siberiano: bil- "sapere, conoscere" 
        Turco moderno: bil- "sapere, conoscere"  
        Azero: bil- "sapere, conoscere"
        Tataro: bel- "sapere, conoscere" 
        Baschiro: bel- "sapere, conoscere"  
        Tuvano: bil- "sapere, conoscere"
        Ciuvascio: peʷl- "sapere, conoscere" 
    Proto-turco: -da, suffisso agentivo  
Pronuncia ricostruibile: /'blɪdæ/
Note: 
La metatesi di *bil- in ble-, bli- è tipica dell'unnico. 
 
Boareg, Boarig
Attestazione in greco: Βωαρήξ, Βωαρίξ (nominativo); 
     Βωα Ρηγισσα (Malala)
Genere: femminile
Significato: "Vergine Boas" (il Boas era un fiume) 
    Proto-turco: *arɨ- "pulito, puro; pulire, purificare" 
      Turco antico siberiano: arïγ "pulito, puro" 
      Turco moderno: arı "pulito, puro"
      Tataro: aru "pulito, puro" 
      Kirghiso: aruu "pulito, puro"
Note:  
Questo era il nome di una famosa regina dei Sabiri, tribù unna nel cui territorio scorreva il fiume Βώας (Boas). Eppure è riportato che gli accademici ungheresi hanno studiato la questione per mezzo secolo, senza venirne a capo. Si capisce subito che la Regina Boareg era una sacerdotessa adorata come una personificazione del fiume Βώας.

Bocha 
Attestazione in greco: Βώχας (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Toro" 
    Proto-turco: *būka "toro" 
       Turco antico siberiano: buqa "toro" 
       Turco moderno: boğa "toro"
       Cumano: boga, buga "taurus" 
Pronuncia ricostruibile: /'bo:χa/
Note: 
L'antroponimo Buqa "Toro" è diffuso tra tutti i popoli turchi. 

Chalazar 
Attestazione in greco: Χαλαζάρ
Genere: maschile 
Significato: "Abile ad ammucchiare"
  Proto-turco: *Kāla- "ammucchiare"; *yara- "essere 
       profittevole"
Pronuncia ricostruibile: /χala'zar/
Note: 
Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo. Nessuno sembra volersene occupare. Forse la mia proposta etimologica è la prima, non sono riuscito a reperirne altre.
 
Charaton 
Attestazione in greco: Χαράτων
Genere: maschile 
Significato: "Veste Nera" 
   Proto-turco: *Kara "nero" 
      Turco antico siberiano: qara "nero; povero" 
      Turco moderno: kara "nero; scuro"
      Cumano: kara, chara "niger" 
      Azero: qara "nero; fantasma; allucinazione; incubo" 
      Oyrat: qara "nero"
      Uzbeko: qora "nero"
      Ciuvascio: hura "nero; scuro"
   Proto-turco: *tōn "veste" 
       Turco moderno: don "mutande; calzoni"
       Cumano: ton "vestimentum" 
       Azero: don "veste femminile; gonna" 
       Baschiro: tun "pelliccia"
       Ciuvascio: tum "veste"
Pronuncia ricostruibile: /χara'to:n/
Note: 
Il proto-turco *tōn è in ultima analisi un chiaro prestito dal Saka (iranico) thauna "veste". 

Chelchal 
Attestazione in greco: Χελχάλ
Genere: maschile
Significato: "Davanti all'animale da carico" 
     Proto-turco: *gȫl- "animale da carico" 
        Turco antico siberiano: kölük "animale da carico"
        Turco moderno: gölük "animale da carico"
        Oyrat: kölkö "animale da carico
        Kirghiso: kölük "animale da carico" 
        Tuvano: xöl, xölge "an imale da carico 
        Yakuto: kölö, kölgö "animale da carico"
     Proto-turco: *āl- "fronte; davanti; parte anteriore" 
         Turco moderno: alın "fronte" 
         Kirghiso: al, aldı "parte anteriore" 
         Baschiro: al, aldı "parte anteriore"
         Cumucco: al "parte anteriore"; aldan "verso la parte 
              anteriore di" 
         Gagauz: annı "fronte" (< *al-nı)
         Ciuvascio: om "parte anteriore" (< *al-m)
Pronuncia ricostruibile: /χöl'χal/
Note: 
L'armonia vocalica non si applica, data la peculiare struttura del composto. Maenchen-Helfen cita una tribù Ogurica denominata Chelch, Kolch, che ha verosimilmente la stessa origine. 
 
Dengizich 
Attestazione in greco: Δεγγιζίχ 
Attestazione in latino: Dingitzic, Dintzic 
Forme corrotte: Δεγζίχιρος, Δεγζίριχος 
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Mare" (i.e. "Vento Marino") 
    Proto-turco: *teŋiŕ "mare, lago"  
        Cumano: tengis "mare", tengizich "flatus a partibus
          maris proveniens" 
        Turco moderno: deniz "mare" 
        Uzbeko: dengiz "mare, oceano" 
        Turkmeno: deŋiz "mare"
        Tataro: diŋgez "mare 
        Ciuvascio: tinĕs "mare" (< Tataro)
Pronuncia ricostruibile: /deŋi'ziχ/ 
Note:   
L'antroponimo Dengizich "Piccolo Mare" (corrispondente al cumano tengizich "vento marino") è di importanza cruciale perché dimostra che la lingua degli Unni non era una forma di "turco r" (anche detto "turco LIR"), come il Ciuvascio, unico superstite delle lingue oghurice, bensì una forma di "turco z" (anche detto "turco SHAZ"), proprio come la maggior parte delle varietà moderne di turco. In altre parole, il fonema proto-turco */ŕ/ dava come esito una sibilante sonora /z/, con la possibile eccezione di alcuni prestiti. Per questo motivo, Pritsak, fautore della tesi opposta, ha cercato di forzare i dati sostenendo che la forma originale dell'antroponimo sarebbe quella contenente /r/ (Δεγζίχιρος) e ipotizzando la presenza del suffisso -siġ nel tentativo di spiegare la contemporanea presenza di /z/. Come giustamente fa notare Maenschen-Helfen, la forma Δεγγιζίχ è la sola autentica, che è stata sentita da Prisco con le proprie orecchie quando si trovava alla corte di Attila.   
 
Donat 
Attestazione in greco: Δονάτος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Cavallo" (segno zodiacale)
    Proto-turco: *junt- "cavallo, giumenta"
       Turco antico siberiano: yunt "cavallo"
       Turco medio: yunt, yunad "cavallo"
       Turco moderno (dial.): yont "cavallo" 
       Chagatai: yunt, yund "cavallo" 
Pronuncia ricostruibile: /dʲo'nat/
Note: 
Si noti il mutamento dall'approssimante palatale proto-turca /j/ a un'occlusiva dentale sonora  palatalizzata /dj/, trascritta con d-. Un simile mutamento si nota in diverse lingue imparentate. Maenchen-Helfen è invece dell'idea che si tratti semplicemente del nome latino Donatus e che il personaggio che lo portava fosse un romano disertore. Pritsak fa una dettagliata trattazione sui significati esoterici di questo nome, riferito dall'Anno del Cavallo e dato al predecessore di un re il cui nome significava "Veste Nera". Non si hanno prove dirette che questo personaggio fosse un re e che fosse di stirpe unna, tuttavia non è improbabile che il suo nome sia stato assimilato a un nome romano per una somiglianza fonetica fortuita. Servono studi più approfonditi per risolvere la questione. 

Edekon 
Attestazione in greco: Ἐδέκων 
Genere: maschile
Significato: "Seguace"  
   Proto-turco: *Eder- "seguire" 
       Turco antico siberiano: eder- "seguire"
       Tataro: iyär- "seguire" 
       Uzbeko (dial.): eyär- "seguire" 
       Sary-Yughur: ezer- "seguire"
       Tuvano: eder- "seguire" 
       Ciuvascio: jer- "seguire"
   Proto-turco: *Kün "persona; gente"
Pronuncia ricostruibile: /edæ'kü:n/
Note: 
Maenschen-Helfen ritiene l'antroponimo di origine germanica, cosa che mi pare oltremodo improbabile.

Ellac 
Attestazione in latino: Ellac 
Genere: maschile 
Significato: "Sovrano, Re"  
    Proto-turco: *ēl "regno; pace; regione" 
        Turco antico siberiano: él "unione di tribù"
        Turco moderno: el "paese, patria; provincia"
        Cumano: el "pax"; "regio" 
        Baschiro: il "paese, stato; gente" 
        Yakuto: il "pace; stato" 
        Uiguro: el "paese, nazione; popolazione; tribù"
        Ciuvascio: jal "villaggio"
    Radice quasi omofona: Proto-turco *el- "mano" 
        Cumano: el "manus"
Pronuncia ricostruita: /el'læχ/
Note: 
L'antroponimo è formato tramite il suffisso verbale -la-, dando origine al verbo *el-lä- "regnare", esteso con un ulteriore suffisso deverbativo . Il processo è lo stesso che si riscontra nell'antico turco baš-la- "iniziare", derivato da baš "testa" e che dà origine a baš-la-ġ "inizio".

Elmingir, Elminzur, Emnetzur
Attestazione in greco: Ἐλμίγγειρος (nominativo), Ἐλμίνζουρ 
Attestazione in latino: Emnetzur
Genere: maschile 
Significato: "(Uomo della) Tribù del Cavallo" 
     Tunguso: elmin "giovane cavallo"  
Pronuncia ricostruibile: /elmin'gir/, /elmin'tʃür/
Note: 
Un caso difficile. Secondo Maenschen-Helfen, la somiglianza di questo antroponimo con la parola tungusa elmin "cavallo" sarebbe una coincidenza, dato che non si trovano altri plausibili prestiti tungusi in unnico. Il ragionamento è paralogico: può darsi che non si tratti di un prestito dal tunguso all'unnico, ma di una parola antichissima comune alle due lingue e poi andata perduta. Maenschen-Helfen è convinto che sia un derivato di el "regno" (vedi Ellac), con un suffisso -min la cui funzione sarebbe del tutto indeterminabile. In cumano esiste elm "mundus", che però non va bene: è un prestito dall'arabo ˁalam "mondo". Ai tempi di Attila le genti di lingua turca non avevano alcun contatto con l'arabo: l'Islam non esisteva ancora. 
La terminazione -zur (documentata in molte lingue turche come čur) è un'apposizione che compare in nomi di nobili. Dato che Elminzur e Elmingeir sono varianti dello stesso antroponimo, si deduce che -geir /-gir/ equivale a -zur. Vedi nel seguito per ulteriori considerazioni su questi suffissi.  

Ernac 
Attestazione in greco: Ἠρνάχ, Ἡρνάχ    
Attestazione in latino: Ernac, Hernac
Attestazione in bulgaro (VIII sec.): Ирникъ
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Eroe"  
    Proto-turco: *ēr "uomo", pl. *eren "uomini" 
       Turco antico siberiano: er "uomo" 
       Turco moderno: er "uomo; maschio; guerriero"
       Cumano: er "mas, masculus; maritus" 
       Baschiro: ir "uomo; marito" 
       Turkmeno: ǟr "uomo; marito" 
       Yakuto: er "uomo; maschio; marito"
       Ciuvascio: ar "uomo" 
Pronuncia ricostruibile: /er'næχ/
Note: 
L'antroponimo è un diminutivo in -ch dell'originaria forma plurale *eren, che da "uomini" passò a significare "eroe". Sulla semantica Pritsak mi pare un po' confuso, incapace di integrare le informazioni disponibili per arrivare a una traduzione univoca.  
 
Eskam 
Attestazione in greco: Ἐσκάμ
Genere: maschile 
Significato: "Grande Sciamano" 
    Proto-turco: *es-(kü) "vecchio, anziano; grande" 
       Turco moderno: eski "vecchio" (detto di oggetti)
       Azero: äski, äsilli "cresciuto"
       Yakuto: ösük "tempi antichi"
       Ciuvascio: as-lъ "grande"
    Proto-turco: *Kiam, *kām "sciamano" 
       Turco antico siberiano: qam "scianamo"
       Turco moderno: kam "sciamano"
       Cumano: kam katun "incantatrix" (lett. "sciamano
          regina"); kamadi "fascinavit", kamaladir "fascinat, 
          fascinando movet" 
       Tataro: qam "sciamano"
       Ciuvascio: jomś, jumśă "sciamano"
Pronuncia ricostruibile: /es'kam/
Note: 
Un interessante antroponimo religioso, che testimonia la persistenza dell'antico sciamanesimo delle steppe. L'armonia vocalica non si applica.

Esla 
Attestazione in greco: Ἤσλας (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Intelligente" 
   Proto-turco: es "mente, intelligenza" 
      Cumano: es "intellectus" 
Pronuncia ricostruibile: /'εslæ/
Note: 
Secondo Pritsak si trattebbe di un derivato dell'aggettivo es "grande", che si trova anche nell'antroponimo Eskam (vedi sopra). Questa ipotesi mi pare poco plausibile, anche per via della diversa trascrizione della vocale. Secondo Maenchen-Helfen, si tratterebbe di un derivato del sostantivo , "compagno" (dal proto-turco *ēĺ- "compagno, amico"). Un suffisso -la (dal proto-turco *-lig), che forma aggettivi ma anche sostantivi, è tipico di molte lingue della famiglia, es. cumano: borla "vigna", derivato da bor "vino". Si noti il precoce dileguo della consonante finale della protoforma.  

Giesm 
Attestazione in greco: Γιέσμου (genitivo)
Genere: maschile 
Significato: "Buona Fortuna, Grazia" 
   Proto-mongolo: *kesig "grazia, favore"  
      Mongolo medio: kešig "parte di carne sacrificale"  
   > Proto-turco: *kes- "grazia, favore" 
      Ciuvascio: kasmăk jaški "tipo di zuppa augurale"
      Turco Ottomano (dial.): kesimiş "dono di nozze"; kesim 
      "affare, accordo"; kesme aşi "tipo di zuppa augurale"
Pronuncia ricostruibile:/'gʲesəm/ 
Note: 
Dal proto-mongolo la radice è stata presa in prestito anche dallo yakuto (käsi "presentino") e dal tunguso (Manchu käsi "favore; benedizione; fortuna; dono).  
 
Gubulgudu 
Attestazione in greco: Γουβουλγουδοῦ
Significato: "Motivo di Orgoglio" 
   Proto-turco: *güb- "orgoglioso, fiero; orgoglio; speranza"  
      Turco antico siberiano: küvez "orgoglioso"; küven- 
          "essere fiero, essere arrogante"
      Turco moderno: güven- "essere arrogante; sperare" 
      Noghai: küjez "orgoglioso" 
      Baschiro: köjäδ "orgoglioso"
   Proto-turco: *gǖd- "pascolare; assistere; aspettare;
          rispettare" 
      Turco moderno: güt- "controllare; amministrare"; 
          güdü "causa, motivo" 
      Gagauz: güt- "pascolare" 
      Baschiro: köt- "assistere; pascolare"
Pronuncia ricostruibile: /gübülgü'dü/ 
Note: 
Maenchen-Helfen non è stato in grado di cogliere un'etimologia così cristallina; non sembra averci nemmeno provato. Si nota che la radice *güb- mostra in unnico un suffisso particolare che non si trova nelle altre lingue turche.

Hunigasi, Onegesi 
Attestazione in greco: Ὀνηγήσιος (nominativo)
Attestazione in latino: Hunigasius (nominativo) 
Significato: "Onesto, Fedele" 
    Proto-mongolo: üne- "giusto, corretto"
       Mongolo: ünen "verità" 
       Calmucco: ünn "verità"  
    Proto-turco: *-gās, nomen futuri (necessitatis) + *-i 
Preonuncia ricostruibile: /üne'gæsi/
Note: 
Molto probabilmente un antico prestito dal proto-mongolo, come giustamente notato da Pritsak. Maenchen-Helfen ritiene che l'antroponimo sia germanico, riportando argomentazioni non convincenti. 
 
Iliger 
Attestazione in greco: Ἰλιγερ
Genere: maschile
Significato: "Principe-Uomo" 
    Proto-turco: *il(i)k "parte anteriore; prima; Est"
        Turco antico siberiano: ilk "primo" 
        Turco moderno: ilk "primo"  
        Azero: ilk "primo" 
        Ciuvascio: ĕlĕk "prima; tempo fa" 
    Proto-turco: *ēr "uomo" 
Pronuncia ricostruibile: /ili'γer/
Note: 
Si noti la lenizione di -k in -g
 
Krekan 
Attestazione in greco: Κρέκαν, Κρέκα, Χρέχα, Ἡρέκαν, 
    Ἠρέκαν
Genere: femminile 
Significato: "Focolare domestico", "Famiglia", "Moglie"
    Mongolo: gergei, gergen "moglie" 
    > Yakuto: kärgän "famiglia; casa; le persone che vivono in 
         una casa; membro di una famiglia"  
Pronuncia ricostruibile: /'krekæn/, /χrekæn/
Note: 
Un caso difficile. Sono stati fatti diversi tentativi di emendare l'antroponimo. Secondo Willi Bang-Kaup (1916), andrebbe letto *Αρέκαν (Arékan) e interpretato come *Ariqan "Pura Principessa" - senza contare che il femminile di qan "sovrano" è qatun "sovrana". Secondo Maenchen-Helfen riconosce l'esistenza di Κρέκα (Kréka) in diversi codici del testo di Prisco, ma nota che in altri si ha invece Ἡρέκαν (Herékan) e Ἠρέκαν (Erékan). Egli fa notare che gli autori aboliscono -n ma non la aggiungono quando è assente (a meno che non sia l'uscita dell'accusativo). Poi cita i nomi germanici attribuiti alla moglie dei Attila, che sono i seguenti: Herche, Helche (medio alto tedesco), Hrekja (norreno), Erka (norreno). A parer mio, il norreno Hrekja è compatibile con Κρέκαν. Pavel Poucha (1955) collegò l'antroponimo alla parola mongola gergei "moglie", conclusione cui giunse anche Pritsak in modo indipendente.   

Kuridach 
Attestazione in greco: Κουρίδαχος (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Lupo" 
    Proto-turco: *Kūrt "verme"
        Turco moderno: kurt "lupo"; kurtçuk "cagnotto"
        Azero: qurd "lupo; verme" 
        Kirghiso: kurt "verme" 
        Uiguro: qurut "verme" 
        Baschiro: qort "verme; ape" 
        Baschiro (arcaico): qort "lupo"
        Tuvano: kurt "verme" 
        Cumucco: xurt "verme; bruco"
        Ciuvascio: hort, hurt "verme; ape" 
Pronuncia ricostruibile: /kuri'daχ/
Note: 
Lo slittamento semantico da "verme" a "lupo" non è recente come è stato sostenuto, ma affonda le sue radici in un tabù anticissimo. Il fatto che questo slittamento semantico sia comune a tutte le lingue Oghuz sembrerebbe provare che l'unnico parlato da Attila apparteneva a tale raggruppamento di lingue turche. Va però notato che il senso di "lupo" si trovava un tempo anche in Baschiro, mentre in turco moderno è chiamata kurt anche la grossa larva del maggiolino e di altri coletteri.

Kursich 
Attestazione in greco: Κουρσίχ
Genere: maschile
Significato: "Simile a un Eroe" 
   Proto-turco: *gür "eroico; nobile; denso; universale"   
       Turco moderno: gür "denso, abbondante" 
       Tataro: kör "eroico, coraggioso; ben nutrito" 
       Chakasso: kür "eroico, coraggioso" 
       Kirghiso: kür "potente" 
       Cumucco: kür "eroico, coraggioso" 
       Tuvano: xür "ben nutrito, in salute"
       Yakuto: kür "ampio, vasto"
   Proto-turco: *-sig "simile a" 
Pronuncia ricostruibile: /kür'siχ/
Note: 
Pritsak fa notare che un capo dei Peceneghi portava il nome Kürä (trascritto in cirillico come Куря), derivato da kür "eroico; nobile; universale" tramite un suffisso e avente il significato di "eroe". Per il suffisso -sich vedi Basich. Maenchen-Helfen è invece convinto che si debba dividere Kurs-ich e riporta a sostegno della sua idea l'esistenza dell'antroponimo Churs, documentato in Armenia, che è senza dubbio dall'iranico xorz "buono". Il nome unnico ha però una fonologia incompatibile: se fosse derivato dalla parola iranica, avrebbe avuto una consonante iniziale aspirata e sarebbe stato scritto *Χουρσίχ. Il nome del generale bizantino Kurs (Κούρς), di probabile nascita unna, è con ogni probabilità sinonimo di Kursich e non prova che si debba dividere Kurs-ich: sarà piuttosto da analizzarsi come Kur-s. Sono necessari ulteriori studi.  

Kutilzi 
Attestazione in greco: Κούτιλζις (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Molto Fortunato" 
   Proto-turco: *Kut "sorte; buona fortuna"
       Turco antico siberiano: qut "buona fortuna"  
       Turco moderno: kut "buona fortuna"
       Kazako: qūt "grazia, abbondanza, ricchezza" 
       Kirghiso: kut "anima"
       Yakuto: kut "anima"
Pronuncia ricostruibile: /kutil'zi/
Note: 
Secondo Maenchen-Helfen, il turco antico qut significa "maestà", ma è chiaro che si tratta di un significato secondario. La traduzione "Molto Fortunato" parrebbe plausibile, anche se non è chiaro il suffisso -ilzi. Maenchen-Helfen è incerto se si debba segmentare -il-zi o se sia invece -elči; fatto sta di una traduzione concreta non la azzarda. L'armonia vocalica a quanto pare non si applica.  

Muageri 
Attestazione in greco: Μουάγερις (nominativo)
Significato: "Ululante" (i.e. "Lupo")
   Proto-turco: *böŋre- "ululare" 
      Kirghiso: mööröö "muggire" 
      Baschiro: möŋräv "muggire" 
      Tataro: mögrärgä "muggire"
      Turkmeno: möŋŋürmek "sospirare"
      Tuvano: mööreer "ululare" 
      Yakuto: maŋıraa "muggire"
Pronuncia ricostruibile: /mü'æŋeri/ 
Note: 
Un'etimologia popolare attribuisce a questo antroponimo l'origine dell'endoetnico degli Ungheresi, magyar (antico mogyër), o il contrario. In realtà l'antico ungherese mogyër deriva dal proto-ugrico *mańćɜ "uomo; persona", come il nome dei Mansi.
 
Mundzuc, Mundzuch  
Attestazione in greco: Μουνζίουχον (accusativo)
Attestazione in latino: Mundzuco, Mundzicco (ablativo)  
Genere: maschile 
Significato: "Gioiello, Perla"; "Vessillo" 
   Proto-turco: *bōnčok "perline" (da *bōń, *bōjn "collo)
       Turco moderno: boncuk (pron. /bon'dʒuk/) "perline" 
       Azero: muncuq "perline" 
       Tataro: muncak "perline" 
       Uzbeko: munčoq "perline"
       Kirghiso: mončoq "perla; perline" 
       Cumucco: minčaq "perline"
Pronuncia ricostruibile: /mun'dʒuχ/
Note: 
Questo è ancora il bunchuk dei Cosacchi (russo e ucraino Бунчук; polacco Buńczuk). Si tratta di un vessillo, tipico dei Turchi e del Mongoli. 
 
Octar 
Attestazione in greco: Οὔπταρος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Fiero" 
      Mongolo: öktem "forte, imperioso; fiero"; ökte-
        "diventare solido"
      Calmucco: öktem "forte, imperioso; fiero" 
    > Proto-turco: *ökte- "essere superbo"
         Chagatai: ökte-, öktä- "incoraggiare" 
         Cumano: öctem "superbus", öctelik "superbia", 
              öctenlänir "gloriatur"
Pronuncia ricostruibile: /ök'tær/
Note: 
Non è chiaro se questa radice sia un prestito da una lingua turca al mongolo o viceversa. Pritsak afferma che la sola lingua turca in cui è attestata, oltre all'unnico, sarebbe il Chagatai. Invece si trova anche in cumano (vedi Codex Cumanicus). Il suffisso -m è un deverbativo sia in turco che in mongolo. In mongolo, questo -m alterna con -ri, il cui corrispondente turco a detta di Pritsak è -z. Quindi la forma unnica sembrerebbe un po' anomala. Tuttavia si nota l'esistenza di un altro suffisso rotico molto diffuso nelle lingue turche, che deriva dal proto-turco *-ür. In turco moderno gli esiti sono -ar, -er, -ir, -ır, -ur, -ür, -r, a seconda della vocale della sillaba precedente. Forma sostantivi e aggettivi a partire da verbi.    

Oebarsi
Attestazione in greco: ᾯηβάρσιον (accusativo)
Genere: maschile 
Significato: "Come un Leopardo Bruno" 
   Proto-turco: *oń "grigio; bruno" (detto di manto equino) 
       Karakhanide: oy "grigio; bruno"
       Tuvano: oy "grigio; bruno"
Pronuncia ricostruibile: /oe'barsɨ/
Note: 
La parola bars "pantera, leopardo, tigre" è di origine iranica (< pārs). Si nota che l'adattamento greco del nome porta due accenti, uno circonflesso sulla prima sillaba e uno acuto sulla terza: questa peculiarità è eccezionale.  

Odolgan 
Attestazione in latino: Odolgan 
Attestazione in greco: 
Significato ipotizzabile: "Falcone del Regno" 
   Proto-turco: *ēl- "regno; pace; regione"  
   Proto-turco: *togan "falcone" 
      Turco antico siberiano: toγan "falcone
      Turco moderno: doğan "falcone" 
      Pecenego: towan "falcone"
Pronuncia ricostruibile: /oldo'gan/, /oldogan'do:n/ 
Note: 
La spiegazione più semplice è che sia occorsa una metatesi da Oldogan a Odolgan. Maenchen-Helfen riporta un antroponimo che compare nell'iscrizione runica di Uyuk-Tarlak, senza azzardarsi a fornire una traduzione. Il testo menziona un personaggio il cui nome traslitterato è El Togan Totoq, che si definisce "ambasciatore del suo regno del Cielo" (totoq significa "governatore"). Alla lettera, El Togan è il "Falcone del Regno". Potrebbe essere il nome di una figura mitologica e corrispondere all'antroponimo unno. Bisognerà indagare più a fondo. Per curiosità, il cognome turco Erdoğan significa "Uomo-Falcone".

Ruga, Rugila
Attestazione in greco: Ῥούγας (nominativo), Ῥοῦα (genitivo),
       Ῥωίλας (nominativo)
Attestazione in latino: Rua, Roas, Ruga, Rugila

Genere: maschile 
Significato: "Uomo-Onore" 
    Proto-turco: *ēr "uomo" 
    Proto-turco: *ȫ- "pensare"; *ȫ-g "pensiero; 
       -ge / -ga, suffisso che forma sostantivi:
      *ö-ge "onore; lode" 
Pronuncia ricostruibile: /ṛö(γ)æ/
Note: 
Il suffisso -ila della forma Rugila è evidentemente il famoso diminutivo maschile gotico. Formazioni di questo genere ricorrono di frequente in antroponimi e titoli dei popoli turchi: Er Böri "Uomo-Lupo", Er Buġa "Uomo-Toro", etc.

Sandil, Sandilch 
Attestazione in greco: Σάνδιλ, Σάνδιλχος (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Piccola Barca" 
Pronuncia ricostruibile: /san'dil/, /san'dilχ/
Note: 
La variante Sandilch (Σάνδιλχος) ha un tipico suffisso diminutivo -ch. Maenchen-Helfen nota che tra i Mamelucchi esisteva l'antroponimo Sandal, con lo stesso significato. 
 
Sigizan 
Attestazione in greco: Σιγίζαν 
Genere: maschile 
Significato: "Topo"
   Proto-turco: *sɨčgan "topo; ratto" 
      Turco antico siberiano: sïčγan "topo; ratto"
      Turco moderno: sıçan "ratto" 
      Baschiro: sısqan "topo" 
      Cumucco: çıçqan "topo"
Pronuncia ricostruibile: /sɨγɨ'tʃan/
Note:  
Alla lettera il nome proto-turco del topo significa "defecatore" (< *sɨč- "defecare"). Si noti la metatesi, probabilmente dovuta a un tabù. Maenchen-Helfen reputa questo antroponimo un nome germanico dalla ben nota radice sigi- "vittoria", senza poter specificare alcunché sulla sua terminazione.  

Simma 
Attestazione in greco: Σίμμας (nominativo) 
Significato: "Gallo cedrone"
   Proto-turco: *sɨm "gallo cedrone"
      Shor: sınma "gallo cedrone" 
      Oyrat: sımda "gallo cedrone" 
Pronuncia ricostruibile: /'sɨmma/
Note: 
Si nota l'assimilazione progressiva da -nm- in -mm-. L'etimologia è mia; Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo.

Skotta 
Attestazione in greco: Σκόττας (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Impetuoso, Testa calda" 
    Proto-turco: *sök- "spaccare; fare a pezzi" 
        Turco antico siberiano: sök- "fare a pezzi; abbattere; 
             irrompere", causativo sökit- (hapax) 
    Proto-turco: -da, suffisso agentivo
Pronuncia ricostruibile: /'sköttä/
Note: 
Trovo convincente l'etimologia data da Pritsak. 
 
Tarrach 
Attestazione in greco: Ταρράχ
Genere: maschile 
Significato ipotizzabile: "Spanditore"; "Ramo di Fiume"
   Proto-turco: *tar-, *dar- "spargere, spandere; biforcarsi" 
      Tataro: tar- "spargere"; tarmaq "ramo"
      Baschiro: tarmaq "ramo di fiume, biforcazione; 
           ramificazione"
      Yakuto: tarğaa "spargere, diffondere"
Pronuncia ricostruibile: /tar'raχ/
Note: 
Secondo Maenchen-Helfen, questo antroponimo "non può essere turco". Credo che ciò sia falso. Tra i Tuvani è ben noto il fiume Tarlak, il cui nome deriva dalla radice *tar- "spargere, spandere". La terminazione -lak è fossilizzata. In unnico il gruppo consonantico -rl- deve essere diventato -rr- per assimilazione regressiva. Ridicola l'idea di quegli accademici che hanno tentato di ridurre Tarrach al nome del santo Tarachus.

Tuldach 
Attestazione in greco: Τουλδάχ
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Sazio" 
   Proto-turco: *tōl- "essere pieno" 
     Turco moderno: dol- "essere pieno"; dolu "pieno"
        Cumucco: tolu "pieno"
        Baschiro: tulı "pieno; completo"
        Yakuto: tuol "essere pieno"
        Ciuvascio: tul "essere pieno"; tulli "pieno"
Pronuncia ricostruibile: /tul'daχ/
Note: 
Trovo implausibile l'idea di un'origine dalla stessa radice di Uldin: lo stesso Maenchen-Helfen fa questa ipotesi, senza poter dire nulla sul fantomatico prefisso t-.

Tuldich, Tuldila 
Attestazione in greco: Τουλδίχ 
Attestazione in latino: Tuldila  
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Sazio"
   Proto-turco: *tōl- "essere pieno" 
       Turco moderno: dol- "essere pieno"; dolu "pieno" 
       Cumucco: tolu "pieno" 
       Baschiro: tulı "pieno; completo"
       Yakuto: tuol "essere pieno"
       Ciuvascio: tul "essere pieno"; tulli "pieno"
Pronuncia ricostruibile: /tul'dɨχ/, /'tuldila/
Note: 
Il suffisso -ila è un diminutivo maschile, una traduzione letterale del suffisso -ch dell'unnico. Per il resto, vedi Tuldach.

Turgun 
Attestazione in greco: Τουργοῦν
Genere: maschile 
Significato: "Corvo" 
   Proto-mongolo: *turaγu "corvo, cornacchia" 
        Mongolo medio: tura'un "corvo, cornacchia"
   Proto-turco: *torgay "specie di uccellino, allodola" 
   Proto-Tunguso: *ture "corvo, cornacchia"  
Pronuncia ricostruibile: /tur'gu:n/
Note: 
L'antroponimo unnico somiglia molto alla forma proto-mongola. In turco ottomano Turgay è un nome proprio di persona maschile. 

Tutizar 
Attestazione in latino: Tutizar 
Genere: maschile 
Significato: "Abile ad afferrare" 
    Proto-turco: *tut- "afferrare"; *yara- "esser profittevole"
Pronuncia ricostruibile: /tuti'zar/
Note: 
Nome unnico portato da un ostrogoto. Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo. Nessuno sembra volersene occupare. Forse la mia proposta etimologica è la prima, non sono riuscito a reperirne altre.  

Uldach 
Attestazione in greco: 
Genere: maschile 
Significato: "Piccola Fortuna"  
   Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio" 
      Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio" 
    > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öl'dæχ/
Note: 
L'antroponimo, non trattato da Pritsak, è chiaramente dalla stessa radice di Uldin (vedi sotto), con il tipico suffisso diminutivo -ch. Deve essere un prestito dal proto-mongolo. 
 
Uldin
Attestazione in greco: Οὔλδης, Οὔλδις (nominativo), Οὔλδιν 
      (accusativo)
Attestazione in latino: Uldin, Huldin
Genere: maschile
Significato: "Fortuna"  
    Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
       Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio"
    > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"       
Pronuncia ricostruibile: /öl'din/
Note: 
Deve essere un prestito dal proto-mongolo, come giustamente sostenmuto da Pritsak. La radice proto-turca *öldi- "buon auspicio" è stata da me ipotizzata sulla base di questo antroponimo e di altri simili.

Ultzindur 
Attestazione in latino: Ultzindur
Genere: maschile 
Significato: "(uomo della) Tribù della Fortuna" 
     Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
     > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öldʒin'dür/
Note: 
Nome portato da un figlio di Attila. Spesso è scritto Vltzindur, ma non si comprende il perché di questa scelta arbitraria, dato che in latino non esisteva la distinzione tra le due lettere u e v.  
 
Zengilach 
Attestazione in greco: Ζηγγιλάχος (nominativo)
Significato: "Giovinetto" 
   Proto-turco: *jaŋɨ- / *jeŋi- "nuovo" 
      Turco antico siberiano: yaŋï "nuovo" 
      Turco moderno: yeni "nuovo"
      Baschiro: yaŋı "nuovo" 
      Tataro: yaŋa "nuovo"
      Oyrat: d´aŋı "nuovo"
      Dolgan: haŋa, hiŋil "giovane" 
      Yakuto: saŋa "nuovo" 
      Ciuvascio: śĕnĕ "nuovo"
Pronuncia ricostruibile: /zeŋi'laχ/
Note:  
Antroponimo formato con il tipico suffisso diminutivo.
 
Zerkon 
Attestazione in greco: 
Genere: maschile
Significato: "Ufficiale di Camera"
   Proto-turco: *ič- "interno di qualcosa; intestino; ventre";
          -er (suffisso che marca il divenire); *Kün "persona"
      Proto-bulgaro: HTZHRGOY 
Pronuncia ricostruibile: /tʃer'kü:n/  
Note: 
Questo era il nome di un nano di stirpe maura che fungeva da buffone per Bleda. Prisco ci riporta che nei suoi numeri, questo personaggio nanesco mescolava diverse lingue: l'unnico, il gotico e il latino. Attila aveva una vera e propria fobia nei confronti dei nani e si rifiutava persino di guardarlo. L'obiezione di Maenchen-Helfen è assolutamente ridicola: egli sostiene che non sarebbe stato dato a un nano di corte un nome altisonante. Evidentemente ignora tutto sulla natura umana. 

Zilgibi 
Attestazione in greco: Ζιλγίβις (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Simile a un Cembalo"  
   Proto-turco: *zil "cembalo" (< iranico)
   Proto-turco: *kēpi "simile a", "come" 
       Turco antico anatolico: gibi "simile a", "come" 
       Turco moderno: gibi "simile a", "come" 
       Azero: kimi "simile a", "come" 
       Turkmeno: kimīn "come" 
       Uzbeko: kabi "come" 
       Baschiro: kivik, kevek "come"
Pronuncia ricostruibile: /zil'gibi/
Note: 
Nome di principi unni del Caucaso. Anche in turco moderno gibi, esito di *kēpi, è postposto al nome a cui si riferisce. La traduzione sembra plausibile e non si capisce perché Maenchen-Helfen abbia ritenuto questo antroponimo impenetrabile.

Zolbon 
Attestazione in greco: Ζόλβων
Genere: maschile
Significato: "Stella del Pastore" (i.e. "Venere") 
    Proto-mongolo: *čolbun "Venere (stella del mattino)" 
    > Pr0to-turco: *čolbon "Venere (stella del mattino)"
        Turco moderno: çolpan "il pianeta Venere" 
              (si trova anche çoban yıldızı
        Tataro di Crimea: çolpan "il pianeta Venere"
        Cumucco: čolpan "il pianeta Venere"
        Kazako: šoban, šolpan "il pianeta Venere"
        Kirghiso: čoban, čolpon "pastore" 
Pronuncia ricostruibile: /tʃol'bon/
Note: 
Tra i Mamelucchi esisteva l'antroponimo Çolpan (pron. /tʃol'pan/), con lo stesso significato. 
 
Nel patrimonio onomastico unno si notano alcuni nomi di chiara origine iranica. Alcuni sono attribuiti ai Massageti, popolo scitico, ma Maenchen-Helfen ritiene che si tratti di identificazioni fittizie. Riporto i seguenti antroponimi: 
 
Aischman 
Attestazione in greco: Αἰσχμάνῳ (dativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Mente Potente"
Pronuncia ricostruibile: /e:ʃ'man/ 
Note: 
Maenchen-Helfen riporta la forma nominativa come Αἰσχμάνος, che tuttavia non sembra essere attestata. Il primo membro del composto equivale all'avestico aēša- "potente": il merito di questa etimologia va al linguista Alexis Manaster Ramer.
 
Ambazuka 
Attestazione in greco: Ἀμβαζούκης (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Forte Braccio"
Pronuncia ricostruibile: /am'bazuka/ 
Note:  
Avestico ama- "forte", bāzu- "braccio"
 
Balas 
Attestazione in greco: Βάλας  
Genere: maschile
Significato: antroponimo non trasparente 
Pronuncia ricostruibile: /'balas/
Note: 
È un comune nome persiano, che deriva in ultima analisi dal partico Walagaš "Splendente di Forza". In greco e in latino è documentato con moltissime varianti anche molto divergenti: Βάλας, Οὐαλᾶς, Βλάσης, Βλάσος, Vologaesus, etc.  
 
Chinialon 
Attestazione in greco: Χινιαλών
Significato: "Alano dell'Odio" i.e. "Alano Odiatore"
Pronuncia ricostruibile: /khinia'lo:n/ 
   Antico persiano: *kaina- "odio, rancore; vendetta" 
      Medio persiano: kyn "odio, rancore; vendetta"
      > Azero kin "odio, rancore; vendetta"
   Proto-scitico: *Aryanu "Terra degli Arii" 
      Proto-alanico: *Allānʉ "Terra degli Arii"  
Pronuncia ricostruibile: /kʰini'alo:n/
Note: 
A quanto risulta, la mia proposta etimologica sarebbe la prima, non sono riuscito a reperirne altre.
 
Chorsoman 
Attestazione in greco: Χορσομάνος (nominativo)
Significato: "Che ha Buone Intenzioni"
Pronuncia ricostruibile: /χorso'man/ 
Note:  
Ossetico xorz-aman "che ha buone intenzioni"

 
Chorsomanti, Chorsamanti 
Attestazione in greco: Χορσομάντις, Χορσάμαντις 
      (nominativo) 
Significato: "Che ha Buona Fortuna" 
Pronuncia ricostruibile: /χorso'manti/, /χorsa'manti/
Note: 
Ossetico xorz-amond "che ha buona fortuna". Manaster Ramer riporta l'antroponimo come Χορσάμαντις, ma la sostanza non cambia.

Hormidac 
Attestazione in latino: Hormidac
Significato: "Figlio di Hormizd" 
Pronuncia ricostruibile: /hormɨz'dak/
Note:  
È un comune nome persiano, Hormizdak, trascritto male. Hormizd è il Dio Supremo della religione di Zoroastro: il nome avestico è Ahura Mazdā. Maenchen-Helfen è convinto che il gruppo consonantico -zd- sia stato scritto erroneamente come -d-.

Styrak, Tyrank
Attestazione in greco: Στύραξ, Τύραγξ (nominativo)
Significato: "Grande" 
   Ossetico: styr "grande, ampio"
Pronuncia ricostruibile: /'stɨrak/, /'tɨrank/
Note: 
Nonostante il suffisso e le distorsioni, l'etimologia è riconoscibile.

Zabergan 
Attestazione in greco: Ζαβέργαν, Ζαβεργάν 
Significato: "Luna Piena" 
Pronuncia ricostruibile: /za'bergan/, /zaber'gan/
Note: 
Nome di un capitano dei Kutriguri. Maenchen-Helfen, che non era un iranologo, ha utilizzato questo criterio per identificare l'origine dell'antroponimo: siccome un ministro di Cosroe I si chiamava Zaberganes ed era certamente un persiano, doveva esserlo anche il suo nome. 

Zarter 
Attestazione in greco: Ζαρτήρ
Significato: "Mercurio d'Oro"
Pronuncia ricostruibile: /zar'tɪ:r/ 
Note: 
Come Henning ha dimostrato, l'antroponimo è formato a partire dal neme della divinità persiana Tīr, corrispondente a Mercurio, per indicare un gemello divino di Zarmihr (Mihr < Mithra); zar- significa "oro".
 
Il problema degli etnonimi

Rispetto agli antroponimi, gli etnonimi presentano maggiori difficoltà etimologiche. Notevole è la presenza del suffisso -gir, già visto nell'antroponimo Ἐλμίγγειρος. Indagando, ho scoperto che ha una corrispondenza notevole nelle lingue tungusiche: si trattava in origine di un plurale/collettivo in -r formato a partire da un nome locativo in -gi. La stirpe dei Tungusi è formata da molte tribù, tra le quali si menzionano le seguenti: Bultogir, Samagir, Manegir, Kindigir, Lakšikagir, Čapogir e ... Elmingir!

Akatzir, Akatir
Attestazione in greco:  Ἀκατίροι, Ἀκατζίροι
Attestazione in latino (Giordane): Acatziri
Significato al momento non determinabile 
Note: 
Un caso difficile. L'interpretazione (erronea) proposta da Tomaschek (1872) vorrebbe che questo etnonimo derivasse dalla parola turca ağaç "albero" e da un derivato di er "uomo": nel dizionario turco-arabo del 1245 pubblicato da Houtsma (Leida, 1894) è attestato realmente un termine Agaǰ-eri "uomini degli alberi", analogamente a Qum-eri "uomo delle sabbie", Turuk-eri "Turco" e Rum-eri "Romano". Il punto è che agaç "albero" deriva dal proto-turco *ï-gač, la cui radice è "legno"; -gač è un suffisso e non mostra alcuna variante con un'occlusiva sorda -k-. Se la proposta di Tomaschek fosse corretta, l'etnonimo Acatziri sarebbe stato trascritto con una sonora -g-, cosa che non avviene mai. Un'altra interpretazione comune, dovuta a Henning e Hamilton, è che gli Akatziri derivino il loro nome da *Aq-Khazar, ossia "Khazari Bianchi". Va detto che l'etnonimo dei Khazari non ha chiare origini e che questa etimologia, per come è enunciata, presenta gravi criticità: l'etnonimo Acatziri sarebbe stato trascritto con un'aspirata -ch-, -χ-, cosa che non avviene mai. Maenchen-Helfen mena il can per l'aia ma non arriva ad alcuna conclusione. 
 
Alpidzur 
Attestazione in greco: Ἀμιλζύροις (dativo)
Attestazione in latino (Giordane): Alpidzuros (accusativo) 
Forma corrotta: Alcildzuros
Significato: "Tribù dell'Eroe" 
   Proto-turco: *ălp "guerriero; eroe; coraggioso" 
        Turco moderno: alp "eroe; coraggioso" 
Pronuncia ricostruibile: /alpɨ'tʃur/
Note:  
Maenchen-Helfen considera correttamente questo nome come turco e ne individua la radice alp- "eroe", ma attribuisce all'elemento -i(l)- il significato di "popolo" (dal proto-turco *ēl "regno; regione"), che non pare molto plausibile: -i- sarà piuttosto una semplice vocale epentetica, mentre -l- sembra il prodotto di trascrizioni distorte. Si nota l'aggiunta del suffisso -čur già visto in alcuni antroponimi e diffuso nelle antiche lingue turche.  
 
Altziagir  
Attestazione in latino: Altziagiri, Altziagri, Ultziagiri
     Aultziagri 
Significato: "Tribù dei Sei"
Pronuncia ricostruibile: /alθɨa'gir/, /altsɨa'gir/
Note: 
L'etnonimo è formato dal numerale ALTHIA "sei" e dal suffisso -gir. Si notano evoluzioni fonetiche. 

Angiskir
Attestazione in greco: - 
Attestazione in latino (Giordane): Angisciros (accusativo) 
Forme corrotte: Augistiros, Angistros  
Significato: "Tribù delle Stoppie"
    Proto-turco: *(i)aŋɨŕ "campo di stoppie" 
       Turco medio: aŋız "stoppia" 
Pronuncia ricostruibile: /aŋɨs'kɨr/
Note:  
Si noti l'esito in sibilante della rotica palatale del proto-turco, tipico di tutte le lingue turche non oghuriche. Tra le lingue non oghuriche figura quella degli Unni di Attila, con buona pace di Pritsak. Il secondo membro è -gir, -kir, che compare negli antichi nomi tribali.  
 
Bardur, Bardor 
Attestazione in greco: 
Attestazione in latino: Bardores
Significato: "Tribù del Grande Fiume" 
Pronuncia ricostruibile: /bar'dur/
Note: 
L'etnonimo è formato con il suffisso -dur, -tur a partire dall'idronimo Var, nome unnico del Dniepr, di chiara origine iranica (< *varu- "ampio"). Un altro antico nome del Dniepr, attestato da Erodoto, è Βορυσθένης (Borysthénēs), derivato da *varu- "ampio" e da -stāna "terra".
 
Barselt 
Attestazione in greco: Βαρσήλτ, Βαρσῆλτ
Significato al momento non determinabile
Note: 
La prima parte del composto è chiara: deriva dall'iranico *varu- "ampio". Il problema è la seconda. Maenchen-Helfen è convinto che si tratti dello stesso nome tribale degli Ζάλοι (vedi Zal), ma la consonante iniziale non quadra. Come riporta lo stesso studioso, alcuni cercano di spiegare la -t finale come un plurale alanico. 

Burugund, Vurugund 
Attestazione in greco: Βουρουγούνδοι, Ουρουγούνδοι 
Attestazone in latino: Vurugundi, Urugundi
Significato ipotizzabile: "Aquile" 
   Proto-turco: *bürküt "aquila" 
       Turkmeno: bürgüt "aquila" 
Pronuncia ricostruibile: /bürü'günd/, /βürü'günd/
Note: 
Non vanno confusi con i Burgundi germanici. L'elemento nasale è con ogni probabilità il residuo di un antico suffisso plurale fossilizzato: *bürküt-n > *bür(ü)gund
 
Elminzur 
Attestazione in greco: Ἐλμινζούρ 
Significato ipotizzabile: "Tribù del Cavallo" 
    Tunguso: elmin "giovane cavallo"
Pronuncia ricostruibile: /elmin'ʃür/
Note: 
Questo etnonimo corrisponde all'omonimo antroponimo già analizzato. Non è raro che un nome proprio di persona derivasse da quello di una tribù.  

Sabir 
Attestazione in greco: Σάβιροι, Σαβεῖροι, Σαβήρ, Σαβίρ,  
     Σάπειρ
Attestazione in latino: Sabiri, Saviri
Attestazione in armeno: Sawirk', Sabirk'
Significato ipotizzabile: "Quelli del (fiume) Sabir" 
    Proto-turco: *sapɨ- "ondeggiare, agitare, scuotere" 
Pronuncia ricostruibile: /sa'bɨr/
Note: 
Un caso di etimologia ingannevole. Nessun accademico a quanto ha considerato che i Sabiri traevano il loro nome da quello di un fiume, il Sabir, anche chiamato Boas. L'informazione è riportata da Procopio di Cesarea, nella sua opera Storia delle guerre (Guerra Persiana, Libro II, 29, 14-15). Così Gyula Németh e Paul Pelliot hanno cercato un'etimologia adatta a un popolo di nomadi di cui non si sapeva altro, scegliendo il proto-turco *sap- "errare, vagare, andare fuori strada", il che... li ha portati fuori strada, per ironia. A parer mio la radice giusta è quasi omofona, *sapɨ-, che fa riferimento al moto impetuoso del fiume, anche se nelle lingue attuali si riferisce soprattutto al moto dei rami ad opera del vento.  
 
Sadagari 
Attestazione in greco: Σαδαγάρες  
Attestazione in latino: Sadagarii, Sadages; Sadagas 
       (accusativo); Sadares 
Significato ipotizzabile: "Uomini del Turcasso"
   Proto-mongolo: *saxadag "turcasso" 
    > Proto-turco: *sadak "turcasso"  
   Proto-turco: *ēr "uomo"
Pronuncia ricostruibile: /sada'γæri/ 
Note: 
Riprendo la prima etimologia data da Altheim, che mi sembra verosimile. Non tutti sono d'accorsdo sull'identificazione dei Sadagarii con i Sadages, ma questo non cambia la sostanza Il fatto che non siano mai indicati come Unni e che sembrino essere Sciti non è un argomento valido: è sempre possibile che abbiano adottato nomi unnici.

Ultzinzur
Attestazione in greco: Οὐλτίνζουροι
Attestazione in latino: Ultzinzures, Ultingures
Significato ipotizzabile: "Tribù del Buon Auspicio" 
    Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
       Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio"
     > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öltin'zür/, /öltʃin'zür/, /öldʒin'zür/
Note: 
Vedi l'antroponimo Ultzindur, che ne è derivato. 

Zal 
Attestazione in greco: Ζάλοι
Significato ipotizzabile: "Forza, Energia vitale"     
   Proto-turco: *jạlaŋuk "persona" 
   Proto-mongolo: *sülde "energia, vitalità"
Pronuncia ricostruibile: /zal/ 
Note: 
Non mi risulta siano state proposte finora etimologie per questo etnonimo. 

Zebender 
Attestazione in greco: Ζεβενδέρ
Significato ipotizzabile: "Anime dei Morti"
   Proto-turco: *jẹbe- "cimitero, tomba; anima dei morti;
         fantasma; funerale"
Pronuncia ricostruibile: /zeben'der/, /zeβen'der/
Note:  
Questo etnonimo è di un'importanza somma, perché attesta la desinenza plurale dei sostantivi unnici, corrispondente al turco moderno -lar, -ler. Dimostra anche che la desinenza diventava -dar, -der a seconda della consonante precendente, come in Kirghiso.
 
Solo in apparenza meno problematici sono i seguenti nomi di popoli Unni terminanti in -gur (greco -γουροι, latino -guri, -gures), che sono stati utilizzati da Pritsak per sostenere la sua idea di appartenenza dell'unno alle lingue oghuriche. Il punto è che questi etnonimi possono essere giunti ai Bizantini tramite mediazione di altri popoli, più precisamente di genti che parlavano proto-bulgaro. Spesso sono attestate molte forme diverse, tanto che è difficile comprendere come sia stata la forma originale. Suppongo che la terminazione -gur derivi dal proto-turco *ōkuŕ, a cui si può attribuire il senso di "tribù, popolo" (è un'estensione di *ōk "lignaggio"). Non si può tuttavia nascondere che in qualche caso troviamo varianti trascritte in greco con -γηροι, che sembra piuttosto rimandare a -gir. La confusione è tuttora grande. 

Bittugur 
Attestazione in greco: Βίττορες, Βίτγορες
Attestazione in latino: Bittugures, Bittugores
Forme corrotte: Burtugures, Buturgures  
Significato ipotizzabile: "Tribù dell'Amuleto" 
   Proto-turco: *bitig "scrittura; amuleto" + *ōkuŕ "tribù" 
Forma proto-unnica ricostruita: BITIG OGUZ
Forma proto-bulgara ricostruita: BITIG OGUR
Note: 
Questa tribù si è unita agli Ostrogoti nella loro migrazione in Italia.
 
Kutrigur 
Attestazione in greco: Κουτρίγουροι, Κουτούργουροι
    Κοτρίγουροι, Κοτρίγοροι, Κουτρίγοροι, Κοτράγηροι
    Κουτράγουροι, Κοτριαγήροι, Κοτζαγηροί
Adattamento in italiano: Kutriguri, Cutriguri
Significato: "Nove Tribù" 
    Proto-turco: *tokuŕ "nove" + *ōkuŕ "tribù"
Forma proto-unnica ricostruita: KOTUZ OGUZ  
Forma proto-bulgara ricostruita: KOTUR OGUR
Note: 
Senza dubbio è avvenuta un'antica metatesi, che ha portato da TOKUZ OGUZ a KOTUZ OGUZ. Si noterà che gli antichi Turchi siberiani, gli Uighuri (con -r-), chiamavano se stessi proprio Tokuz Oguz, ossia "Nove Tribù" (con -z-). Gli attuali Uiguri, pur non essendo loro discendenti diretti, potrebbero essere resti di Unni Kutriguri che si sono addentrati nelle immensità della Cina, rimanendo isolati dai loro consanguinei!

Onogur
Attestazione in greco: Ὀνόγουροι, Οὔρωγοι, Οὔγωροι
Attestazione in latino (Giordane): Hunuguri 
Adattamento in italiano: Onoguri
Significato: "Dieci Tribù"  
Forma proto-unnica ricostruita: ON OGUZ
Forma proto-bulgara ricostruita: ON OGUR 
    Proto-turco: *ōn "dieci + *ōkuŕ "tribù"
Note: 
Si noterà che questo etnonimo è stato attribuito a un popolo di lingua uralica, non turca. Proprio da Hunuguri è derivato Ungari

Saragur 
Attestazione in greco: Σαράγουροι
Adattamento in italiano: Saraguri 
Significato: "Tribù Bianche" 
    Proto-turco: *siarɨg "bianco; giallo" + *ōkuŕ "tribù"
Forma proto-unnica ricostruita: SARIG OGUZ 
Forma proto-bulgara ricostruita: SARIG OGUR 
Note:
 
Utigur
Attestazione in greco: Οὺτρίγουροι, Οὺττρίγουροι
    Οὺτίγουροι, Οὺτούργουροι
Adattamento in italiano: Utiguri, Utriguri 
Significato: "Trenta Tribù" 
    Proto-turco: *otuŕ "trenta" + *ōkuŕ "tribù" 
Forma proto-unnica ricostruita: UTUZ OGUZ  
Forma proto-bulgara ricostruita: UTUR OGUR
Note: 
 
Tre glosse fuorvianti 
 
Tre parole attribuite agli Unni sono state documentate da autori contemporanei ad Attila, come Prisco e Giordane: 
 
μέδος (medos) "bevanda inebriante affine all'idromele" 
κάμος (kamos) "bevanda di orzo affine alla birra"
strava "festa funebre" 
 
1) Il nome dell'idromele è chiaramente indoeuropeo, da *medhu-. Potrebbe essere una parola germanica, ma anche slava. 
2) Il nome della birra può essere ricondotto alla radice indoeuropea *kʷem- "bere, ingoiare", un cui esito si trova nel sanscrito cam- id. Non si tratta di una parola unnica: le genti della Pannonia bevevano camum molto prima che Attila comparisse (es. Editto di Diocleziano sui prezzi). Appurato che non è una parola celtica né germanica, apparterrà a quell'immenso continuum di lingue satem che dall'Illiria giungeva fino al Baltico e all'India.
3) Il nome della festa funebre è chiaramente slavo.  

Proto-slavo: *sъtrava "cibo"
Deriva da *sъ(n) "con" e dal verbo‎ *trāvìti "consumare"  

Esiste una parola omofona (strabae, pl.), che Lattanzio riporta per indicare un rito barbarico in cui le spoglie del nemico erano distese e accumulate per onorare la vittoria. A parer mio questa parola non ha nulla a che vedere con la cena funebre e potrebbe ben derivare dal gotico straujan "spargere", anche se il verbo è usato soprattutto parlando della paglia. 
 
Molto semplicemente le tre glosse "unniche" non appartengono affatto alla lingua di Attila, bensì a lingue parlate da popoli sottomessi e associati agli Unni. Molto probabilmente si tratta di Slavi (Anti, Sclaveni o Veneti), la cui progenie tuttora prospera.  

Il nome del turcasso 
 
Una parola unnica genuina ha invece dato origine al medio greco κούκουρον (koukouron) "turcasso, faretra". Le sue origini sono lontane e risalgono all'impervia Mongolia.
 
Proto-mongolo: *köke-xür "recipiente di cuoio per liquidi" 
   Bonan: kokor  
   Buriato: xüxüür 
   Khalkha: xöxüür  
   Calmucco: kökür  
 
Questa parola è stata presa a prestito da numerose lingue turche: 
 
   Kirghiso: köökör 
   Chakasso: küger
   Tuvano: kögeer 
   Yakuto: köğüör 

Da una lingua turca la parola è giunta anche nelle lingue uraliche, col senso di "borsa":
 
   Estone: kukkur
   Finnico: kukkaro
   Ingriano: kukkoro
   Careliano: kukkaro
   Veps: kukor
 
Anche nelle lingue a noi più familiari si trovano discendenti di questa radice: antico inglese cocer "turcasso", francese antico quiver id., da cui l'inglese moderno quiver. Maenchen-Helfen si mostra a torto scettico, argomentando che l'antica parola turca per indicare la faretra è sadaq. Non esiste problema alcuno. L'unnico aveva due parole con lo stesso significato: uuna era un eufemismo, /kö'kür/, mentre l'altra era sacra, /sa'daγ/ e ha dato l'etnonimo Sadagarii.
 
Ricostruzione delle radici proto-turche
 
Questo è il database con le radici proto-turche, compilato da Anna Dybo, contenuto nel sito The Tower of Babel, sulla cui capitale importanza spenderò sempre molte parole:   
 
 
Anche il Wiktionary contiene un database di radici proto-turche che dà un importante contributo:  
 

Tramite questi potenti strumenti il lavoro di indagine si è fatto enormemente più facile.
 
Armonia vocalica  
 
Nell'ortografia usata nelle fonti latine e greche non si trova presente alcun modo efficace per trascrivere alcuni tipici suoni vocalici delle lingue turche, che noi trascriviamo con ä, ö, ü, ï (ı). Tuttavia l'armonia vocalica deve essere esistita in unnico. Si nota che i fonemi /ö/ e /ü/ sono in genere resi in greco con ου anziché con υ, come sarebbe forse stato più logico. 

Esito del proto-turco *j-

A quanto ho potuto constatare, l'esito del proto-turco *j- dipende strettamente dalla vocale che segue. Se il fonema seguente è /a/, /a/, /e/, l'esito è /z/. Se il fonema seguente è /o/, /ö/, /u/, /ü/, l'esito è /d/ o /dʲ/. Se il fonema seguente è /i/, /ɨ/, la consonante scompare.

L'endoetnico del Cumani

Questo si trova scritto nel Codex Cumanicus: 
 
"Equidem vocabulum huun, cui in aliis dialectis turcicis formam respondentem non inveni, Cumanum interpretor. Cumani enim Hungariae se ipsos KŪN nominant (cum longa vocali in medio nominis)" 
 
Vediamo chiaramente che ancora all'epoca in cui fu compilato il Codex Cumanicus, i Cumani stanziati in Ungheria chiamavano se stessi Huun, Kūn, ossia Unni. In realtà, prima che si diffondessero denominazioni come Turchi e Tatari (adattato poi come Tartari), tutte le genti che parlavano una lingua della famiglia turca chiamavano se stesse con l'antico e glorioso nome degli Unni. 

Origine del nome degli Unni 
 
La radice proto-turca *Kün "persona" è imparentata con il proto-mongolo *küɣün, *kümün "persona". Potrebbe addirittura trattarsi di un prestito. La ricostruzione proto-turca infatti non rende conto di alcune peculiarità, come la vocale lunga e  l'esistenza dell'aspirazione iniziale nel nome degli Unni, che in greco era trascritto come Οὔννοι e in latino come Hunni, ma anche Chunni o Chuni.

Proto-mongolo: *küɣün, *kümün
Significato: persona
   Mongolo scritto: kümün
   Mongolo medio: gu'un, komon, kumnɛt, kuw(u)n
   Khalkha: xün (pl. xümǖs), xömǖn
   Buriato: xün
   Calmucco: kǖn, kümṇ
   Ordos: kün, kümǖn 
   Dongxian: kun
   Baoan: kuŋ
   Dagur: xuar, huare
   Shary-Yoghur: kūn
   Monguor: kun
   Mogol: ku, kut
 
Possa questo Sacro Nome durare fino alla Fine dei Tempi!
 
Glossario Unnico - Italiano: 
 
Il mio lavoro ha uno scopo ambizioso: riportare sulla Terra la voce di Attila e dei suoi Unni! Così comincio a compilare brevi liste di parole. L'ortografia, basata sulle attestazioni analizzate, è per necessità abbastanza instabile.
 
ADAMI "cammello castrato" 
AI "luna; mese"  
-AL "davanti; parte anteriore" 
ALA "variegato"  
ALON "Alano"
ALP "guerriero; eroe"
ALTHIA "sei (6)"  
AREG, ARIG "vergine; pura"
ATA "padre" 
BALACH "vitello"; "gamba dei calzoni"
BALAMIR "selvaggio, indomito"
BALMACH "dito della mano"  
BARS "pantera, leopardo; tigre" 
BERICH "forte, solido, stabile" 
BLEDA "saggio, sapiente"  
BOCHA "toro" 
CHARA "nero" 
CHARATON "veste nera"  
CHELCH "animale da carico" 
CHINI "odio"
DENGIZ "mare"  
DENGIZICH "piccolo mare"; "vento marino"  
DONAT "cavallo" (segno zodiacale)
EL "mano"
EL "pace" 
EL "regno" 
ELLAC "sovrano" 
ELMIN "cavallo"
ER "uomo, maschio" 
ES "grande; anziano" 
ES "intelletto" 
-GIBI "simile a" 
HUN, -KUN "persona, gente (i.e. "unno, Unni") 
ILIG "prima; principe" 
KAM "sacerdote pagano, sciamano"  
KAN, -GAN "re" (cumano can "imperator")
KUR "eroe, nobile" 
KURID "lupo; verme" 
KUT "maestà; fortuna" 
MUNDZUCH "gioiello; vessillo"
OE "bruno, scuro" 
ON "dieci (10)" 
SANDIL, SANDILCH "barca, imbarcazione" 
-S, -SI, -SICH "simile a"
TON "veste" 
TULD "pieno, sazio" 
UGA, UA "onore" 
ZENGIL "giovane"
ZIL "cembalo" 
ZOLBON "il pianeta Venere"
 
A questo punto oso procedere oltre, ricostruendo un certo numero di vocaboli unnici a partire dalle evidenze disponibili. Le forme unniche ricostruite sono in grassetto corsivo. Ho mostrato anche il corrispondente cumano, dove possibile. Credo che possa essere un esercizio interessante, di quelli che terrorizzano il mondo accademico: eppure ogni mia ricostruzione è ineccepibile e sono pronto a difenderla con accanimento.   
 
AC "bianco" (cumano ak, ac "albus") 
AIRAN "latte fermentato"
AIU "orso" (cumano ayu "ursus")  
AL "rosso" (cumano al "vermiculatus")  
ALMA "mela" (cumano alma "pomum")
ALTHUN "oro" (cumano altun "aurum")  
AND "giuramento"  
ANDAR "loro" (cumano anlar "ipsi")
ARIA "ape; vespa"
ARPA "orzo" (cumano arpa "hordeum")
AT "cavallo" (cumano at "equus") 
AT "nome" (cumano at "nomen") 
ATIM "il mio cavallo" 
ATIM "il mio nome"
BAL "miele" (cumano bal "mel")
BALA "bambino; giovane animale" (cumano balazuc 
    "pullaster") 
BALABAN "falco" (cumano balaban "falco")
BALICH "pesce (cumano balik, baluc "piscis") 
BAS "testa" (cumano bas "caput")
BIR "uno" (cumano bir "unus")
BIZ "noi" (cumano bix "nos") 
BODUN "popolo, paese" 
BOL "pieno"  
BOR "vino d'uva" (cumano bor "vinum") 
BORU "lupo" (cumano boru, böri "lupus")  
BOZ "grigio" 
BOZA "specie di birra o idromele" 
BULAN "alce maschio"
BURUN "naso" 
BUZAGU, BUZAU "vitello" (cumano buxau "vitulus")
CHAN "sangue" (cumano can, kan "sanguis")  
CHARGA "corvo"
CHUMURSCHA "formica" 
DONGUZ "maiale" (cumano tongus "porcus")  
DUZ "cento (100)"
DUMURTCHA "uovo" (cumano jumurtka "ovum")
DURT "accampamento" (cumano jurt "mansio")
ELIM "il mio regno"
ELMECH "pollice (dito)"
ELTZI "messaggero" (cumano elči "nuncius") 
ESAC "asino" (cumano esac, esek "asinus")  
ILAN "serpente" (cumano ilan "serpens")
ILME "pioppo tremulo"; "olmo"
INGAC "vacca, mucca" (cumano ynac "vacca")
IT "cane" (cumano it, itt "canis") 
KATON "regina" (cumano can catonj "imperatrix") 
KONGUR "bruno, marrone"  
KUM "sabbia" 
KUMIZ "latte fermentato"  
MEN "io" (cumano men "ego") 
MENG "cervello" (cumano meng "cerebrum") 
MING "mille (1.000)" 
MUAGUZ "corno" (cumano müz, müjüz, mügüz "cornu") 
MUNG "sofferenza, dolore" 
OBUR "vampiro, spirito maligno" 
OGUL "figlio" (cumano ogul, oul "filius")
OGUZ "bue" (cumano ogus "bos") 
OL "egli" (cumano ol "ille")
OLUG "morto" (cumano olu "mortuus")
OLUM "morte" (cumano olum "mors")
ONG "destro" (cumano ong "dexter")
ONG "salute" (cumano ong "salus")
ONGURTCHA "spina dorsale"  
ORMAN "foresta" (cumano orman "silva") 
OT "fuoco" (cumano ot "ignis")
SEN "tu" (cumano sen "tu")
SINGIR "nervo, tendine" (cumano singir "nervus") 
SIZ "voi" (cumano six "vos")
SU "acqua" (cumano su "aqua") 
TAS "pietra" (cumano tas "lapis") 
TEMUR "ferro" (cumano temir "ferrum")
TEMURTZI "fabbro" (cumano temirzi "faber ferrarius")
TENGRI "Dio; cielo" (cumano Tengri "Deus") 
TIL "lingua" (cumano til "lingua") 
TZALMUR "fango" 
UR, YR "canto" (cumano ur, yr, ir "cantus", "cantilena") 
URMACH "flagello" (cumano urmach "flagellum") 

MEN ATLA, TENGRING URMACH "Io sono Attila, il Flagello di Dio"
 
Mi spingo anche oltre: riporto qualche traduzione di parole unniche nella lingua di Wulfila. 
 
Glossario Unnico - Gotico 
(Le parole ricostruite sono in grassetto corsivo)  

ADAMI : ULBANDUS GALDIÞS
AI ("luna") : MENA 
AI ("mese") : MENOÞS
ALTHIA : SAIHS 
AREG, ARIG : HRAINS  
ATA : ATTA, FADAR  
BALACH : KALBO 
BALMACH : FIGGRS 
BARS : LIUBARDUS, KATTUS 
BERICH : MAHTEIGS 
BLEDA : FRODA, MANNA FROÞS   
CHARA : SWARTS 
CHARATON : PAIDA SWARTA  
CHINI : HATIS
DENGIZ : MAREI, SAIWS  
DONAT : AIǶS, MARHS   
EL ("mano") : HANDUS 
EL ("pace") : FRIÞUS 
EL ("regno") : ÞIUDINASSUS, ÞIUDANGARDI 
EL ("regno, dominio") : REIKI 
ELLAC : ÞIUDANS 
EMLIN : AIǶS, MARHS  
ER : MANNA, WAIR, ABA 
ES : MIKILS 
-GIBI : GALEIKS
KAN : ÞIUDANS 
KUR : HALIÞS  
KURID ("lupo") : WULFS 
KURID ("verme") : MAÞA, WAURMS 
KURIDACH : WULFILA
OE : BRUNS, AIRPS  
ON : TAIHUN
SANDIL, SANDILCH : SKIP  
- SICH : GALEIKS 
TON : PAIDA 
TULD : FULLS 
ZENGIL : JUGGS 
 
Queste sono alcune forme unniche ricostruite con la traduzione in gotico:  
 
AC : ǶEITS 
AIU : BAIRA
AL : RAUÞS  
ALMA : APLUS  
ALTHUN : GULÞ 
AND : AIÞS
ARPA : BARIS
BAL : MILIÞ
BALA : BARN 
BALICH : FISKS  
BAS : HAUBIÞ
BIR : AINS  
BIZ : WEIS
BOL : FULLS 
BOR : WEIN  
BORU : WULFS 
BOZ : GREWS 
BOZA : ALUÞ, MIDUS 
CHAN : BLOÞ  
CHARGA : HRABNS
DONGUZ : SWEIN
DUMURTCHA : ADDI 
DURT : ÞAURP 
ESAC : ASILUS 
IT : HUNDS  
MEN : IK  
MENG : ǶAIRNEI 
MING : ÞUSUNDI 
MUNG : SAURGA
OT : FON 
SEN : ÞU
SIZ : JUS 
SU : WATO  
TAS : STAINS
TEMUR : EISARN 
TEMURTZI : SMIÞA
TENGRI ("cielo") : HIMILS 
TENGRI ("Dio") : GUÞ
TIL : TUGGWO  
TZALMUR : FANI 
UR, YR : SAGGWS
 
Come si può ben vedere, si tratta di due lingue completamente diverse. L'unica somiglianza (unnico ATA "padre" : gotico atta "padre") è priva di qualsiasi valore, essendo in ultima analisi una forma espressiva infantile originatasi da una lallazione e presente in moltissime lingue prive di connessioni prossime ed evidenti.