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domenica 20 agosto 2023

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE PAROLE POLIREMATICHE

Vorrei ora porre l'attenzione su un insidioso problema che ostacola in modo significativo l'apprendimento delle lingue. 
Una parola polirematica è un gruppo di parole che funziona come una singola unità di significato, ossia come un singolo lessema. Il suo significato, che è specifico e autonomo, e non è la semplice somma delle componenti. 
Sinonimi:
    unità polirematica,
    locuzione polirematica 
    polirematica 
Etimologia: dal greco πολύς (polýs) "molto" e ῥῆμα (rhêma) "parola".
Sinonimi meno comuni: 
    lessema complesso
    parola complessa
    parola sintagmatica
    unità lessicale superiore 
Traduzioni in inglese:
    phraseme,
    set phrase,
    fixed expression
    idiom
    multiword expression  
Traduzioni in tedesco: 
    Phraseologismus,
    Phrasem
    Idiom 
Traduzioni in francese: 
   phraséologie
   unité phraséologique
   phraséologisme
   phrasème     

Se pochi ne hanno sentito parlare, è perché la scuola insegna più che altro bullismo e politica. Eppure simili formazioni non possono essere trascurate, perché sono innumerevoli e pervasive.

Classificazione delle parole polirematiche ed esempi: 

i) nome polirematico: 
   aglio olio e peperoncino,
   anima gemella
   avvocato del diavolo,
   benzina senza piombo,
   camera a gas
   carta di credito
   cartoni animati
   casa di cura
   conferenza al vertice
   dato di fatto,
   ferro da stiro
   festa in costume,
   festa in maschera,
   fine settimana
   gomma per cancellare,
   guardia del corpo
   luna di miele
   macchina da scrivere,
   manna dal cielo,
   permesso di soggiorno
   scala mobile,
   tavola rotonda
   vuoto a rendere,
   etc. 
ii) aggettivo polirematico: 
   a caldo,
   acqua e sapone
   a rate
   bianco e nero,
   bianco sporco,
   buono a nulla
   chiavi in mano
   fuori stagione
   in bianco
   rosa pallido,
   rosso ruggine,
   senza arte né parte,
   senza infamia e senza lode,
   terra terra
   usa e getta
   vero e proprio
   etc. 
iii) pronome polirematico: 
   chissà cosa
   il tal dei tali,
   lo stesso
   noi altri
   noi stessi
   qualche cosa
   questo e quello,
   etc.
iv) verbo polirematico: 
   avere le mani bucate,
   buttare via
   dare retta
   dare una mano
   essere di guardia,
   fare acqua
   fare luce
   farla franca
   farsela addosso,
   farsela sotto,
   mettere in moto,
   mettere le corna
   portare avanti
   prendere piede,
   rendere conto
   rendersi conto
   volere bene
   volersi bene,
   etc.
v) avverbio polirematico: 
   alla mano
   avanti e indietro
   così così
   culo a terra,
   di male in peggio,
   di punto in bianco
   mani in alto
   meno male
   pancia all'aria,
   su e giù
   etc.
vi) preposizione polirematica: 
    assieme a
    nell'arco di,
    per quanto concerne
    quanto a
    riguardo a
    etc.
vii) congiunzione polirematica: 
   dal momento che,
   fermo restando che,
   in quanto,
   nella misura in cui,
   prima che
   etc. 
viii) interiezione polirematica: 
    apriti cielo,
    buonanotte al secchio
    in bocca al lupo
    per carità,
    santo cielo
    etc. 
   N.B.
   Le bestemmie sono tipicamente polirematiche!

Rigidità strutturale

Le unità polirematiche sono oggetti complessi, anche se di rado il parlante medio ne è consapevole. Sono particolarmente rigide, sia a livello semantico che sintattico. In particolare valgono le seguenti proprietà:  

- non è tollerata la sostituzione di componenti con sinonimi;  
- non è tollerata la frapposizione di elementi estranei;
- non è tollerata la dislocazione, né altro tipo di cambiamento d'ordine deio componenti; 
- non è tollerata la pronominalizzazione dei componenti.

Per approfondimenti sulla classificazione, si rimanda all'articolo di Francesca Masini (2011) sull'Enciclopedia dell'Italiano:


Va segnalato che esiste un fortissimo tabù nei confronti della violazione delle regole sopra enunciate. Chi sbaglia una parola polirematica o cerca di apportarvi variazioni indebite, è colpito da stigma sociale, come se avesse la lebbra, come se si presentasse in pubblico col volto imbrattato di escrementi.

Analizziamo in dettaglio alcuni notevoli esempi di rigidità strutturale, spingendo tale caratteristica fino alle estreme conseguenze:

1) avvocato del diavolo 
Significato: "chi porta argomenti contrari a quelli auspicati"; "chi ha sempre da ridire su tutto" 
Significato originale: "promotor fidei, incaricato di portare argomenti per mettere in discussione virtù e miracoli di un candidato alla canonizzazione" 
Fraseologia: fare l'avvocato del diavolo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *avvocato del demonio 
  *avvocato di Satana 
  *leguleio del diavolo 
  *azzeccagarbugli del diavolo  
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "avvocato" e "diavolo". Non si può dire: 
 *avvocato abile del diavolo
 *avvocato astuto del diavolo

Si può tuttavia preporre l'aggettivo all'unità polirematica: 
 un abile avvocato del diavolo 
 un astuto avvocato del diavolo

L'impossibilità di dislocazione è palese. Nessuno si sognerebbe di pronunciare frasi come questa: 
 *Quello del diavolo è l'avvocato più astuto.  

2) camera a gas 
Significato: "strumento di esecuzione o di sterminio in cui i condannati vengono asfissiati col gas".

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *stanza a gas  
  *stanzino a gas  
  *gabinetto a gas 
  *camera a esalazioni 
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "camera" e "gas". Non si può dire: 
  *una camera grande a gas 
  *una camera letale a gas 
  *una camera micidiale a gas

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
 *È a gas quella camera? 
 *Quella a gas era la camera che il Caporale di Braunau considerava il modo migliore di risolvere i problemi. 


3) casa di cura 
Significato: "luogo di residenza per persone che necessitano assistenza costante"
Sinonimi: casa di riposo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *palazzo di cura 
  *edificio di cura 
  *costruzione di cura 
  *casa di assistenza  
  etc.

Per contro, "casa di cura" e "casa di riposo" sono sinonimi anche se le parole "cura" e "riposo" non lo sono affatto.

Dovendo aggiungere un aggettivo, si hanno difficoltà quasi insormontabili. Non si può inserire l'aggettivo tra le parole "casa" e "cura"
Non si può dire: 
  *casa spaziosa di cura 
  *casa accogliente di cura 
  *casa efficiente di cura 
  etc. 

In alcuni casi si può sempre risolvere il problema preponendo l'aggettivo alla parola "casa"
Si può dire: 
  una buona casa di cura 
  una spaziosa casa di cura 
  un'accogliente casa di cura 
  un'efficiente casa di cura 
  etc. 

In ogni caso non si sentono molto spesso formazioni di questo genere, anche se di per sé non sono errate. 
Non sempre posporre l'aggettivo è una buona idea, perché potrebbe intendersi che possa essere riferito a "cura" anziché a "casa"

Stona dire: 
  una casa di cura spaziosa 
  una casa di cura accogliente 
  una casa di cura efficiente 

Tuttavia non sussiste il problema se si usa un intensivo formato con "molto":
  una casa di cura molto spaziosa 
  una casa di cura molto accogliente 
  una casa di cura molto efficiente 

4) far morire
Significato: "indurre turbamento (in genere erotico)"
Polirematiche di significato analogo: 
  far impazzire 
  far perdere la testa

Non è possibile sostituire questi verbi con altri sinonimi: 
  uccidere 
  ammazzare 
  far crepare 
  fare schiattare
  rendere demente 
  portare alla follia;
  decapitare 
  etc. 

Esempi di fraseologia: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa morire gli uomini. 

Variante ammessa: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa impazzire gli uomini. 

Non si può dire: 
Quella ragazza si mette in minigonna e uccide gli uomini.
etc.

In una frase di altro genere, che non includa un'unità polirematica, non si può usare "far morire" come sinonimo di "fare impazzire"! In altre parole, non vale la proprietà transitiva. 

Esempio:
  un veleno per far morire i topi 

Non si può sostituire la frase con le seguenti:  
  *un veleno per fare impazzire i topi 
  *un veleno che decapita i topi 

5) solo come un cane 
Significato: "in condizione di solitudine profonda, assoluta"

Se un uomo è solo come un cane, nulla da ridire. Ma cosa succede se a sentirsi così sola è una donna? Ebbene, bisogna dire così:
Quella donna è sola come un cane

Non si può dire:
*Quella donna è sola come una cagna. 

Pure mi è capitato di sentire una frase simile, "M. si sente sola come una cagna", pronunciata da qualcuno che non comprendeva la natura delle unità polirematiche e cercava a tutti costi la concordanza del genere delle parole. Questo errore ha pietrificato tutti i presenti, in particolar modo le donne: è stato considerato una grave gaffe, perché la parola "cagna", al pari di "vacca", è considerata un sinonimo di "prostituta".

6) topo di biblioteca 
Significato: "appassionato di libri", "avido lettore di libri"

Il tentativo di sostituire uno o entrambi i membri con sinonimi produce esiti ridicoli.
Non si può dire: 
  *sorcio di biblioteca
  *ratto di biblioteca 
  *roditore di biblioteca 
  *topo di libreria 
  etc.

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
  È di biblioteca quel topo? 

Non si possono nemmeno produrre negazioni elaborate. 
Si può dire: 
   Non è un topo di biblioteca.  
Non si può dire: 
   Quel topo non è di biblioteca. 
 
La complessità delle moltissime unità polirematiche usate nella lingua italiana è incredibile: per approfondire bene l'argomento, sarebbe necessario trattarle una per una - impresa impossibile, dato che non basterebbe un'enciclopedia. 

Utilizzo di lessemi peculiari

Alcune parole ricorrono soltanto o quasi soltanto in contesti limitatissimi, come una particolare unità polirematica. Non hanno praticamente altro impiego nella lingua.
Esempi: 

1) attesa spasmodica 
Significato: "attesa nell'angoscia e nell'ansia"

Nel linguaggio corrente, l'aggettivo spasmodico "angoscioso", "straziante", "lancinante" non si usa praticamente mai in contesti diversi. Ricordo un critico letterario che, parlando in una trasmissione televisiva, si lamentava dell'uso sclerotizzato e stereotipato di decine e decine di parole, tra le quali proprio "spasmodico". In realtà esistono attestazioni di uso con sostantivi diversi: 

ansia spasmodica
nervosismo spasmodico

ricerca spasmodica
tensione spasmodica

Ho trovato anche menzione di una frase in cui c'è inversione dei membri:

una spasmodica attesa

Con ogni probabilità le cose sono andate così: in origine la locuzione "attesa spasmodica" non era un'unità polirematica, anche se in seguito ha finito con diventarlo.
Non si può dire: 
 *Oggi mi sento spasmodico.
 *Il comportamento di quella donna è spasmodico. 

L'aggettivo spasmodico "caratterizzato da spasmo" appartiene al linguaggio medico e si riferisce a una contrattura dolorosa - per l'appunto a uno spasmo
Sinonimo medico: spastico 
Derivati: spasmodicamente 
Nota:
L'avverbio è documentato nell'opera Gadda, in cui si parla di una tipa che era spasmodicamente ghiotta di gorgonzola.

2) avere il batticuore 
Significato: "essere ansioso, trepidante"
(far) venire il batticuore
Significato: "provocare ansia o trepidazione"

Nel linguaggio corrente il termine batticuore non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + cuore. Raffaella Carrà in una canzone cantava "Cuore, batticuore". La traduzione medica è tachicardia.

3) in un battibaleno 
Variante: in un baleno 
Significato: "all'istante" 

Il termine battibaleno non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + baleno. A sua volta, anticamente la parola baleno era usata come sinonimo di lampo. Oggi è da considerarsi obsoleta. 

4) stare a galla
  rimanere a galla 
Significato: "non affondare"
  venire a galla 
Significato: "emergere" 

Che cos'è la galla? L'ho appreso fin da bambino, avendo la passione dell'entomologia: la galla è un'escrescenza leggerissima, simile a una pallina, che si forma sulle foglie o sulle gemme di certe piante a causa dell'azione di insetti o di patogeni. Questa parola può anche indicare una minuscola vescica che compare sulla pelle, soprattutto in seguito a una scottatura. 
Il problema è che nessuno usa il termine "galla" nel linguaggio comune: la sua natura è soltanto tecnica. Moltissimi ne ignorano persino l'esistenza al di fuori delle polirematiche riportate.
Derivati: galleggiaregalleggiantegalleggiamento   

5) tirare le cuoia 
Significato "morire" 

Il termine cuoia non è usato altrove. Deriva da un antico plurale di cuoio, nel senso di "pelle". Come altri plurali in -a (es. budella, ginocchia, fondamenta, etc.), spesso in senso collettivo, è una genuina sopravvivenza dell'antico neutro plurale latino (corium, plurale coria). Non quindi è del tutto vero che la lingua italiana non abbia il genere neutro.

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
 *tirare il cuoio 
 *tirare la pelle
 *tirare le pelli

Nessuna pronominalizzazione è ammissibile. Non si può dire:
  *Le cuoia sono state tirate da A.
  *Cosa ha tirato A.? Le cuoia.

Alcuni casi bizzarri 

Sono classificati come polirematiche alcuni segmenti che si trovano soltanto in formule fisse, che sono a loro volte unità polirematiche più complesse.

1) acqua e sapone 
Significato: "che non usa trucco"

L'aggettivo polirematico acqua e sapone ha una particolarità. È usato soltanto nelle seguenti locuzioni: 
  ragazza acqua e sapone 
  bellezza acqua e sapone 
  fascino acqua e sapone 
  sensualità acqua e sapone

Quindi si può dire che "ragazza acqua e sapone", "bellezza acqua e sapone" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. Non si può infatti dire *donna acqua e sapone - o comunque non si dice; non si dice nemmeno *moglie acqua e sapone, *figlia acqua e sapone, etc. 
Per il resto, non si possono invertire i membri che compongono l'unità "acqua e sapone". Non si può dire: 
  *sapone e acqua 

Non si possono usare sinonimi. Non si può dire:
 *acqua e detergente

Un esempio notevole di fraseologia: 
"Valentina Nappi è una ragazza acqua e sapone."
(Massimo Boldi) 

Questo però non basta. Non si possono praticare inserimenti tra nomi come "ragazza" e "acqua e sapone". Non si può dislocare "acqua e sapone" anteponendolo a "ragazza".  
Non si può dire: 
 *Valentina Nappi è una ragazza bellissima acqua e sapone.
 *È acqua e sapone una ragazza bellissima come Valentina Nappi.

Tutto ciò dimostra in modo incontrovertibile quanto intendo affermare: "acqua e sapone", che tecnicamente è un aggettivo polirematico, non ha un'esistenza autonoma.

2) chiavi in mano 
Significato: "con disponibilità immediata" (detto di immobile, servizio, etc.) 

L'aggettivo polirematico chiavi in mano ha una particolarità. È usato soltanto in un numero limitato di locuzioni tecniche, tutte stereotipate: 
   acquisto chiavi in mano 
   contratto chiavi in mano 
   fornitura chiavi in mano
   ristrutturazione chiavi in mano 
   servizio chiavi in mano
   vendita chiavi in mano 
   etc. 

Quindi si può dire che "acquisto chiavi in mano", "contratto chiavi in mano", "vendita chiavi in mano" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. 

3) richiesta estorsiva 
Plurale: richieste estorsive
Significato: "pressione o costrizione a pagare una certa somma per ottenere qualcosa"

Il nome polirematico richiesta estorsiva ha una particolarità: è usato spesso nella seguente locuzione: 
  accanimento delle richieste estorsive 

Quindi si può dire "accanimento delle richieste estorsive" sia a sua volta un nome polirematico. In realtà, questo è a sua volta parte di una frase fatta: 
 cedere al ricatto comporta l'accanimento delle richieste estorsive

Questa è una sacrosanta verità, più volte enunciata dall'Ispettore Derrick, che purtroppo la gente ignora con pervicacia.

Il ragazzo che parlava per frasi fatte

Andrea B., che era un ragazzo grassoccio dai capelli fulvi, una volta mi stupì dicendo queste cose: 

"Io parlo per frasi fatte. Uso soltanto frasi fatte. Tutto quello che dico è una frase fatta. Anche ciò che sto dicendo adesso. Dire "parlo per frasi fatte" è a sua volta una frase fatta." 

Andrea B. aveva qualcosa di inquietante. Era kafkiano! Riusciva a trasmettermi un'angoscia totalizzante, come certi cartoni animati prodotti in Unione Sovietica. Come l'Arte Panica. Peccato che tanto genio sia stato sprecato, e tutto per colpa dello stramaledetto sistema scolastico! 

Unità polirematiche estinte 

Con grande sorpresa, si scopre che nella lingua italiana di un tempo, esistevano moltissime polirematiche che oggi non sono più usate. Spesso non sono nemmeno conosciute dal parlante medio e necessitano di traduzione. Nel dizionario storico TLIO - Tesoro della Lingua Italiana delle origini si trova una Tabella delle polirematiche. Ecco il link:


Questo è un piccolissimo campionario: 

a buonissima otta 
a commendazione di 
beccume montanine 
bene odorifero 
cacca di occhi 
cantare il paternostro della bertuccia
dimettere in bonaventura 
gente radunaticcia 
gettare alcun sospiretto 
ingrassare gli ombelìcoli 
ingrassare il porco di Sant'Antonio 
intorcere come fuso in rocca 
intra greco e tramontana 
letto generativo
letto sposereccio 
luogo disonesto di femmine 
melone asinino 
membri belli e giovanili 
pisciare maceroni 
puttana palese 

Persino nel Web può risultare molto difficile reperire l'esatto significato di polirematiche come "ingrassare gli ombelìcoli"
Può essere utile esplorare il Glossario delle frasi fatte di Wikipedia: 


Origine delle polirematiche 

A volte è sufficiente una canzonetta per formare nuove unità polirematiche. Ecco qualche esempio: 

alle falde del Kilimangiaro 
ballare sul mondo 
pensare positivo 
sul cocuzzolo della montagna

In alcuni casi, l'uso è diventato comune, come "pensare positivo", mentre non ci si aspetta che qualcuno inserisca in un suo discorso "sul cocuzzolo della montagna" (però non è impossibile, una volta mi è capitato si sentirlo).
Altre volte a sclerotizzarsi è una battuta di un personaggio importante, di un politico o di un guitto. Il lessico politichese è formato in larga misura da polirematiche particolarmente opache. Eccone alcuni esempi:  

compromesso storico,
convergenze parallele, 
crescita negativa

danno collaterale
discesa in campo,
gestione dei migranti
patto del Nazareno,
pericolo fascismo,
rivoluzione liberale
seconda repubblica,
sostituzione etnica,
tagli strategici nella forza lavoro,
una tantum,
etc.

Tra le interiezioni polirematiche di origine politica e non troppo remota, si nota questa: 

Piove, governo ladro! 

Il suo uso è tipicamente satirico e documentato in opere di vari autori (es. Antonio Gramsci).

Problemi di traduzione

Nella massima parte dei casi non è possibile tradurre in modo letterale una parola polirematica in un'altra lingua. 

Italiano: mettersi nei panni di qualcuno 
Inglese: to be in someone's shoes 
  (lett. "essere nelle scarpe di qualcuno")

La traduzione di una polirematica non è necessariamente a sua volta una polirematica. Questo è un esempio in cui una polirematica italiana si traduce con un composto in inglese e in tedesco:

Italiano: topo di biblioteca 
Inglese: bookworm 
Tedesco: Bücherwurm

Occorre comprendere che le unità polirematiche sono come le parole semplici: vanno imparate di conseguenza. La scuola non produce né insegna elenchi di polirematiche, come invece dovrebbe. Si arriva così a tentativi patetici di traduzione letterale da parte di studenti "gnè gnè gnè", convinti che tutte le lingue del mondo siano perfettamente sovrapponibili. 

lunedì 14 agosto 2023

UNA FALSA ETIMOLOGIA DI HIC!, ONOMATOPEA DELL'UBRIACHEZZA NEI FUMETTI

Ricordo ancora una scena di un fumetto di Topolino, in cui un ubriacone molesto veniva cacciato a viva forza da una taverna. Questa era la bizzarra esclamazione proferita dall'inebriato: "La Bernardina! Hic!" Ogni altro dettaglio della storia è scomparso, sepolto nei banchi di memoria stagnante. L'alcol non era ancora stato bandito dal mondo dei Paperi e dei Topi, così non era raro imbattersi in episodi che includevano bevute anche pesanti. In alcuni casi, il vino veniva somministrato persino ai tre Paperini! In seguito molte storie sono state riscritte, trasformando le bevande alcoliche in aranciate e spume. Paragono l'opera immonda di chi si è prestato a un simile schifo alla censura dei "mutandari" che hanno occultato le nudità dei dipinti di Michelangelo nella Cappella Sistina! Se Dante vivesse ai nostri giorni, assicurerebbe loro un posto all'Inferno, proprio dove sono puniti i Massimi Traditori, masticati in eterno da Lucifero!

L'interiezione "hic!" deriva chiaramente dall'inglese hiccup, hiccough /'hɪkəp/ "singhiozzo", di origine onomatopeica. Basti confrontare lo spagnolo hipo /'ipo/ "singhiozzo" per avere un ulteriore esempio di formazione fonestetica. 
Perché è necessario specificare una cosa tanto ovvia, che potrebbe essere capita anche da un mulo?
Devo fare la precisazione perché esiste nel Web un'assurda leggenda popolare che cerca di spiegare la celeberrima interiezione "hic!" con la frase latina hic bibimus "qui beviamo" o simili. L'allusione è al mondo dei Goliardi medievali e alle loro canzoni. Così funziona il meccanismo di questi pseudoetimologi: 
1) Ignorano le cose più elementari, come la parola inglese per indicare il singhiozzo e la sua natura onomapeica;
2) Cercano la soluzione di tutto nel latino appreso malamente a scuola, come se al mondo non esistesse altro;
3) Fabbricano storielle senza fondamento alcuno, al fine di spiegare ciò che ignorano, forzando la realtà delle cose nel calco dei loro pregiudizi. 

Quali possono essere i motivi che animano questi nocivi fabbricatori di false etimologie? Forse, oltre all'ignoranza più belluina, bisogna considerare il loro ego sfrenato, in grado di gonfiarsi a dismisura ogni volta che possono mostrarsi più sapienti. Nei social, ogni "like" che viene loro dato equivale a leccare loro le emorroidi o a fellarli! Bisogna però considerare che le manipolazioni prodotte senza sosta da questi elementi non sono affatto innocue. Sono trappole per ingenui. Chi non ha le basi, chi non ha la cultura necessaria, può cascarci. Non solo: possono ingannare anche chi ha una cultura notevole in campi diversi dalla filologia. Ci sono fisici, chimici, ingegneri e biologi disposti a credere alle baggianate più invereconde!

Prima che si imponesse la spregevole tirannia del politically correct, il mondo di Topolino e dei Paperi era ben diverso da quello conosciuto dai Millennials e dalla Generazione Z. Era pieno zeppo di cose scomode, disturbanti, persino ai limiti della follia: non soltanto ubriachezza, ma anche vera e propria pornografia subliminale, mascherata e occultata con grandissima abilità. Così ha un'ovvia spiegazione il caso dell'ubriaco che singhiozzava la fatidica frase: "La Bernardina! Hic!" Cos'era dunque la Bernardina? ERA LA FIGA! 

lunedì 3 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: DISCHÖL 'FOLLETTO', 'SPIRITO MALIGNO'

In romancio esiste la parola dischöl "folletto", "spirito maligno" (variante döschel; la grafia -sch- trascrive la fricativa /ʃ/, come in tedesco e come -sh- in inglese). L'origine è chiaramente celtica. 

Proto-celtico: *dus(s)ijos "spirito immondo" 
   Ricostruzioni alternative: *dūsijos, *doussijos
   Possibili esiti in gallico:
        *dusijos, *dūsijos, *duđđijos, *dūđđijos
        *douđđijos
Forma latinizzata: d
usios (acc. pl.) (1),(2)
Forma latinizzata diminutiva: *du(s)siolus 
Bretone: Diz "diavolo"
Cornico: Dus "diavolo" 

(1) Et quoniam creberrima fama est multique se expertos vel ab eis, qui experti essent, de quorum fide dubitandum non esset, audisse confirmant, Silvanos et Panes, quos vulgo incubos vocant, improbos saepe extitisse mulieribus et earum appetisse ad peregisse concubitum; et quosdam daemones, quos Dusios Galli nuncupant, adsidue hanc immunditiam et temptare et efficere, plures talesque adseverant, ut hoc negare impudentiae videatur. ("Ed è notizia assai diffusa e molti confermano di averlo sperimentato o di avere udito chi l'aveva sperimentato che i Silvani e i Fauni, i quali comunemente sono denominati "incubi", spesso sono stati sfacciati con le donne e che hanno bramato e compiuto l'accoppiamento con loro; che certi demoni, denominati "Dusii" dai Galli, continuamente tentano e compiono questa porcheria lo affermano parecchi e sono di tale prestigio che negarlo sembrerebbe mancanza di rispetto.") 
Sant'Agostino, De civitate Dei, XV, 23 

(2) Pilosi, qui Graece Panitae, Latine Incubi appellantur, sive Inui ab ineundo passim cum animalibus. Unde et Incubi dicuntur ab incumbendo, hoc est stuprando. Saepe enim inprobi existunt etiam mulieribus, et earum peragunt concubitum: quos daemones Galli Dusios vocant, quia adsidue hanc peragunt immunditiam. ("I Pelosi sono chiamati in greco Paniti, in latino Incubi, o Inui, perché si insinuano ovunque con gli animali. Da qui anche il nome Incubi, da forzare, ossia stuprare. Spesso, infatti, i malvagi si presentano anche alle donne e riescono a giacere con loro. I Galli chiamano questi demoni Dusii, perché compiono senza sosta questa impurità.") 
Isidoro di Siviglia, Etymologiae, VIII, 11, 103

A partire dai dati disponibili, la ricostruzione esatta della protoforma appare molto incerta. Gli esiti passati dal sostrato celtico al protoromanzo e all'antico tedesco sono numerosi e confermano l'incertezza, dovuta con ogni probabilità all'esistenza di diverse varianti, sia per quanto riguarda il vocalismo che il consonantismo. La radice celtica in questione ha una lunga storia: appartiene all'Europa che andava delineandosi prima che Roma iniziasse la sua espansione, in modo del tutto inatteso. 

Esiti romanzi (oltre a quelli del romancio): 
  Piemontese: dosseul (pron. /du'söl/) "diavolo"
  Vallone: dûhon, dûhin "folletto" (-h- < -ss-)*  
  Ardennese: dusion "incubo"
  Lorenese: dusien "incubo" 

*Il mutamento è analogo a quello avvenuto in bergamasco e in bresciano, ma si verifica solo in posizione intervocalica.

Esiti di sostrato celtico in germanico occidentale:
  Basso tedesco (Westfalia): Düs "diavolo"
  Alto tedesco (Svizzera): Dusl "sfortuna"
Toponomastica tedesca: 
  Duisburg "Fortezza dei Demoni" 

Mi ero già occupato della questione anni fa, nella trattazione dell'etimologia del toponimo Desio:


La radice da cui è derivato questo nome antico, pertinente alla demonologia, è di eminente origine indoeuropea - ed è anche tra le più produttive. Estremamente varia negli esiti in molte lingue, ha prodotto alcune delle parole a noi più familiari, come fumo, fosco, furia, etc. Si presenta varia e differenziata già nella protolingua indoeuropea.  

Proto-indoeuropeo: *dhwes- "respirare"; "spirito";
     "essere animato", "animale" 
Variante: *dhews- 


Riporto un assortimento di forme derivate, senza la pretesa di essere esaustivo: 

Proto-germanico: *deuzan "animale" 
    Gotico: dius "animale" (pl. diuza "animali") 
    Norreno: dýr, djór "animale" 
Proto-germanico: *dunstan "nebbia", "foschia";
        "evaporazione"; "polvere" 
    Antico inglese: dūst "polvere" 
    Antico alto tedesco: tunist, dunist, dunst "foschia"
Proto-albanese: *dauša "ariete" 
    Albanese: dash "ariete" 
Proto-balto-slavo: *dauṣas "soffio", "anima", "spirito";
        "aria"; "cielo" 
   Lituano: daũsos (pl.) "aria"; "cielo" 
   Proto-slavo: *dȗxъ "soffio"; "anima", "spirito" 
   Proto-slavo: *duti "soffiare"; *duxati "soffiare" 
Proto-balto-slavo: *dwas- / *dwes- "respirare" 
   Lituano: dvasia "anima"; dvėselė "anima" 
   Lettone: dvasa "respiro"; dvesele "anima"
Proto-indoiranico: *dhwas- "spirare"; "volare"
   Sanscrito: ध्वंसति dhvaṁsati "egli cade nella polvere"
      (< "cadere esanime")
   Avestico: dvaṣ- "volare" 
 
Proto-italico: *fuskos "di colore scuro" 
   Latino: fuscus "scuro"
Proto-italico: *fuswos "di colore scuro"
   Latino: furvu s "scuro", "nerastro", "marrone" 
Proto-celtico: *dusnos, *dwosnos "bruno" 
   Gallico: donno- "bruno" 
Proto-germanico: *duskaz "scuro" 
   Antico inglese: dox "scuro" 
       Inglese moderno: dusk "crepuscolo"
Proto-germanico: *dusnaz "bruno" 
   Antico inglese: dunn "scuro", "marrone", "nerastro"
       Inglese moderno: dun "bruno" 
    (prestito dal celtico) 
Proto-indoiranico: *dhūs- "grigio" 
   Sanscrito: धूसर dhūsara "grigio" 

Proto-celtico: *dwosijos "essere umano" 
   Antico irlandese: doé, dae "essere umano" 

Proto-germanico: *dwǣsaz "stupido" (agg. e sost.) 
        (< "reso scemo dai demoni")
   Antico inglese: dwǣs "stupido", "persona stupida" 
   Olandese moderno: dwaas "persona stupida"
Proto-celtico: *dwās- "infuriarsi" 
   Antico irlandese: dásacht "furia" (< *dwāđđaχtā);  
         dáistir immum "mi sto infuriando"
Proto-italico: *fus- "adirarsi" (< "essere indemoniato")
   Latino: furō "io mi adiro", furere "adirarsi",
         furēns "adirato", furibundus "furibondo",
         furia "furia", etc. 
Nota:
Il diverso trattamento dell'indoeuropeo dh- e il rotacismo di -s- hanno oscurato l'intima somiglianza della radice latina con quella gallica. 

Proto-balto-slavo: *dūʔmas "fumo" 
   Antico prussiano: dumis "fumo" 
   Lituano: dūmas "fumo" 
   Proto-slavo: *dymъ "fumo", *dymati "fumare" 
Proto-ellenico: *thūmós "fumo" 
   Greco classico: θῡμός (thȳmós) "fumo" 
Proto-indoiranico: *dhuHmás "fumo", "vapore" 
   Sanscrito: dhūma "fumo", "vapore", "foschia" 
Proto-italico: *fūmos "fumo" 
   Latino: fūmus "fumo"  

sabato 10 giugno 2023

IL MITO DI ALI' AGAMET, IL MOSTRO DALLE MEMBRA PLURIME

Per pura serendipità mi sono imbattuto in un interessantissimo documento risalente al XIX secolo, che riporta strane notizie su un appariscente mostro da manuale di teratologia, Alì Agamet, scoperto da un capitano inglese il cui nome è riportato come Alimberto Valdames. Questo essere, alto 22 palmi (circa 2,5 metri), aveva due facce, quattro braccia e quattro gambe. 


Primo documento (1819) 

Questo è il titolo del resoconto: 

Narrazione di un nuovo mostro ritrovato nel mese di Agosto 1819, in una tartana di corsari di Cipro e preso da un vascello mercantile inglese . Esso chiamavasi Alì Agamet del Regno di Cipro .

Autore: Zavaterri, V.
Anno: 1819 
Lingua: Italiano 

https://wellcomecollection.org/works/c48nw8ng/items?canvas=9

Digitalizzato da Internet Archive nel 2016. 
Link: 
https://archive.org/details/b22014974

Secondo documento (1792) 

Esiste anche una versione più antica del resoconto, datata 1792 anziché 1819 e attribuita a un diverso autore.
Questo è il titolo: 

Distinta relazione di un nuovo mostro ritrovato nel 1792 in una tartana di corsari di Cipro e presa da una vascello mercantile inglese 

Autore: Tarlino Giacomo (Turlino)
Anno: 1792 
Lingua: Italiano 
Area di pubblicazione: Venezia, Treviso, Padova, Verona e Brescia, per Giacomo Tarlino 

Una copia di quest'opera si trova nella Biblioteca di Stato di San Marino, come dimostrato dal seguente link:

https://www.bibliotecadistato.sm/on-line/home/il-patrimonio/materiale-sammarinese/scheda18132447.html

Evidentemente il resoconto attribuito a Zavaterri è una pura e semplice copia di quello attribuito a Tarlino, con la modifica della data. Mi è subito parso chiaro che già il prototipo tarliniano fosse un falso. Mi sono convinto che la storia del mostro forse non sarà mai riconducibile ad eventi reali e documentabili, avendo la sua origine in una leggenda di marinai, di quelle che si ingigantivano passando di bettola in bettola, di porto in porto. 

 
Terzo documento (1702)

Nel corso della mia appassionante ricerca, mi sono imbattuto in un terzo resoconto! Una versione ancora più antica. Risale a 90 anni esatti prima di quello di Tarlino, ossia al 1702. Riporto la parte interessata della pagina 59 del volume Royal Empire Society Vol-iv, di Lewin Evans (1937), in cui è contenuto il cenno a quest'opera, che trascrivo anche qui di seguito, evidenziandolo in grassetto: 

MONSTROSITIES 

* Valdemss, A.  Distinta relazione d'un nuovo mostro ritrovato in una tartana di corsari di Cipro, presa da un vascello mercantile Inglese il giorno 20 agosto 1702, dove dentro vi trovarono questo mostro, chiamato Al Agamett, del Regno di Cipro. App.sm.Ato Londra, Genova, Venezia, Ronciglione, Ferrara & in Piacenza nella Stampa Vescovale del Zambelli, 1702.

Subito sotto c'è una sintetica descrizione in inglese: 
[The title page has an illustration of a man with two heads, four arms, & four legs, and the words Ali' Agamet del Regno di Cipro]  

Qualcuno dirà che potrebbe trattarsi di una distorsione del resoconto del 1792, con la cifra 9 erroneamente trascritta come 0. Questa supposizione mi sembra molto implausibile. Il nome del presunto autore, Valdemss, è una trascrizione alterata di Valdames, protagonista della storia, mentre Ali' Agamet diventa addirittura Al Agamett (essendo invece riportato correttamente nella descrizione). Sono incline a ritenere che sia davvero esistito questo terzo resoconto, anche per via della menzione della "Stampa Vescovale del Zambelli", in realtà Stampa vescovile del Zambelli, con sede a Piacenza, che non compare nelle altre due versioni e che era già attiva sul finire XVII secolo e agli inizi del XVIII. Non ho potuto avere accesso alle fonti usate da Evans, anche se ha operato in pieno XX secolo. Subito mi sono messo al lavoro per scoprire se siano esistiti altri resoconti ancora più antichi di quello stampato da Zambelli.

Quarto documento (1690) 

Finalmente ho avuto successo nella mia ricerca. Ancora un'altra versione! A questo punto si va avanti ad infinitum! Ecco un quarto resoconto, risalente al 1690. 
Questo è il titolo: 

Nova e verissima relatione del oribilissimo mostro chiamato Alì Agamet; nato ne’ deserti di Cipro, l’anno 1647 li 12 marzo e ritrovato da certi agà, che andavano alla caccia per quei boschi il mese di zugno prossimo passato, con un destinto racconto di sua complessione, del viver, mangiar, bever, vestir, conversar ed’ogni’altra circonstanza, essendo loro eletto capitano d’una squadra de rebelli di Cipro contro la Porta a favor di quel comandante, contro il regnante ottomano sollevato ...), Venezia, 1690  

Autore: al momento sconosciuto
Anno: 1960 
Lingua: Italiano 

La fonte è il lavoro di Anastasia Stouraiti, Marvels of the Levant: Print Media and the Politics of Wonder in Early Modern Venice, pubblicato su History Workshop Journal 90  (2020) e consultabile su Academia.edu.

https://www.academia.edu/43523925/
Marvels_of_the_Levant_Print_Media_
and_the_Politics_of_Wonder_in_Early_
Modern_Venice

Non ho la possibilità di consultare il testo, contenuto nella Biblioteca del Museo Correr a Venezia. Tutte le informazioni a mia disposizione sono tratte proprio dall'articolo della Stouraiti. 

Contenuti del resoconto del 1819

Una storia davvero avvincente. Si narra di come il Capitano Alimberto Valdames stesse viaggiando verso Algeri, conducendo un vascello mercantile inglese di media grandezza, con regolare licenza di esercitare il commercio. A un certo punto si imbatté in una tartana di grandi dimensioni, piena zeppa di corsari provenienti dall'isola di Cipro. Ne nacque uno scontro furibondo. Essendo gli Inglesi ben forniti di armi, riuscirono a prevalere e a catturare la tartana, dopo due ore di duri scontri, in cui imperversava il terribile gigante Alì Agamet, deforme e incredibilmente bellicoso. Ecco l'esito della battaglia: 

- Morti dalla parte inglese: 27.
- Morti dalla parte dei corsari: 19.
- Un numero imprecisato di feriti da entrambe le parti.
- Prigionieri cristiani liberati: 22. 
- Corsari ridotti in schiavitù e messi ai remi: 38 (incluso il gigante). 

Questa è una dettagliata descrizione dell'incredibile essere catturato: 

- presenza di due facce, rivolta una a destra e una a sinistra; 
- presenza di due occhi, uno per faccia; 
- presenza di due nasi, uno per faccia; 
- presenza di due bocche, una per faccia; 
- presenza di due folte barbe, una per faccia; 
- presenza di un mento tra le due facce;
- assenza di capelli e di peli sul corpo, ad eccezione delle due barbe; 
- presenza di quattro braccia, tutte abili e in grado di maneggiare armi; 
- presenza di quattro gambe, tutte abili e in grado di camminare; 
- capacità di mangiare contemporaneamente da entrambe le bocche;
- capacità di parlare contemporaneamente da entrambe le bocche;
- presenza di due grosse mammelle sul petto; 
- appetito insaziabile (mangiava come dieci persone affamate); 
- emissione di rutti spaventosi durante la nutrizione; 
- predilezione per la carne cruda e il sangue. 

Il mostruoso gigante 
dimostrò di non avere alcun problema di linguaggio articolato: si presentò descrivendo le sue origini e la sua condizione. Parlava nella sua lingua nativa (probabilmente il turco Ottomano), che evidentemente il Capitano Valdames conosceva bene.  

   "Io mi chiamo ALI' AGAMET , e sono di legge Maomettana ; nacqui nella superba Città di Babilonia , e fui figliolo di Selim Arabo , e di Ozime di Babilonia ; dandomi mia Madre alla luce , e vedendomi nato differente dagli altri uomini , procurò di tenermi celato più che fosse stato possibile temendo che potessi essergli rapito ; ma non scorse lungo tempo , che ne fu informato il nostro Bassa , il quale ordinò che immediatamente gli fossi presentato , il che fu eseguito . Visto che mi ebbe ordinò che fussi allevato nel suo proprio Palazzo , fintanto che pervenni all'età di dodici anni , e vedendomi così mostruoso pensò mandarmi in dono al Gran Signore Imperatore dei Turchi , come infatti fece . 
  Imbarcatomi adunque , e solcando l' onde , con prospero vento si navigava ; ma non durò molto la calma , perchè rivolgendosi il vento venne, quasi all’ improvviso una fierissima burrasca , e trasportato il Legno nei Mari di Cipro malamente reggendosi agli spessi colpi della fortuna si affondò, ed io dall’ onde abbattuto a terra mi ritrovai e mi ricoverai in un Bosco , che non troppo da lungi vidi , e vi soggiornai per lo spazio di sette mesi, senza veder mai persona alcuna , nutrendomi di erbe e di radiche o talvolta di Animali selvaggi , che ben spesso io prendeva . Dopo questo tempo capitò questa l' altana , che ora avete in vostro potere, dalla quale smontando molti per l’ acqua a loro mancata mi pigliarono, e vedendomi di questa' robustezza , e conoscendomi abile a maneggiar dell’ armi , mi vollero per loro compagno , ma però mai ad alcuno mi volli palesare , benchè molte volte facessi loro istanza , acciocchè al Gran Turco mi avessero condotto conforme mi aveva destinato il Bassa di Babilonia ; onde cosi incognito sono stato con esso loro lo spazio di nove anni solcando diversi Mari , facendo di grosse prede : e perchè detti Corsari erano di Cipro, mi cognominarono Alì Agamet del Regno di Cipro per molte mie prove , e prese fatte con terrore e spavento di tutti , ed oggi mi trovo vostro schiavo : e questo è quanto posso dirvi ."

Gli Inglesi fecero ritorno in Inghilterra. Fatta calafatare la tartana, organizzarono una specie di zoo umano nella città (il cui nome non è tramandato), facendo esibire Alì Agamet e riscuotendo grande successo. Così si conclude il racconto. 

I resoconti del 1819 e del 1690: 
un rapido confronto 

Nell'opera citata dalla Stouraiti, Alì Agamet mancava del linguaggio articolato, a differenza di quanto narrato dai resoconti successivi: sapeva esprimersi soltanto con gesti che apparivano esagerati, incoerenti e ridicoli agli stessi Turchi. La sua avidità nel bere lo faceva orinare di continuo, altra fonte di situazioni imbarazzanti. Viene ritratto con capelli lunghi, sporchi e carichi di polvere. Le sue guance erano ricoperte di un sudore nero e fetido, mentre gli occhi erano così rossi da sembrare carboni ardenti che "esalavano orrore". Altre caratteristiche erano identiche a quelle descritte da Zavaterri: due facce, due barbe, grosse mammelle, quattro braccia e quattro gambe. Non risulta alcuna menzione degli Inglesi di Valdames. Gli agà che hanno scoperto la creatura a Cipro erano locali ufficiali militari maomettani (in turco ağa significa "cacciatore"), che hanno pensato bene di arruolarlo e di utilizzarlo in un'insurrezione contro il Sultano. Questa insurrezione si dimostra fallimentare: molto probabilmente il gigante mostruoso allude al personaggio storico dell'insorto cipriota Mehmet Ağa Boyacioğlu, la cui ribellione fu stroncata dalle forze ottomane proprio nel 1690 (Stouraiti, 2020). La genealogia attribuita ad Alì Agamet è molto diversa da quella riportata da Zavaterri nel 1819: sarebbe stato figlio di un rinnegato che avrebbe abiurato la religione cristiana per convertirsi all'Islam, rapendo una donna cristiana e costringendola a sua volta ad abiurare. 

L'identità del capitano inglese

Azzardo una ricostruzione del nome originale del Capitano Valdames. A parer mio si chiamava Lambert Van Dammes ed era di origine fiamminga. Il nome di battesimo, Lambert, con ogni probabilità pronunciato /'læmbəɹt/, è stato italianizzato in Alimberto, nome raro ma effettivamente esistente: ad esempio ci è noto uno pseudonimo usato da Galileo Galilei, Alimberto Mauri. Possiamo fare qualche ipotesi in più: il nome potrebbe essere stato appreso dalla viva voce e trascritto in modo approssimativo. La vocale anteriore /æ/ avrebbe impedito che il nome fosse italianizzato in Lamberto. Un apprendimento dalla lingua scritta di un originale Albert avrebbe invece portato a italianizzare il nome in Alberto. Il cognome Van Dammes, la cui esistenza è attestata (pur essendo più comune Van Damme), deve aver prodotto Valdames per dissimilazione. La trascrizione di Valdames in ortografia inglese avrebbe poi dato il Valdemss riportato da Evans. Anche in questo caso, deve essere postulato l'apprendimento dalla viva voce, attraverso diversi passaggi. Colui che ha messo per iscritto il resoconto per la prima volta, deve aver ampliato qualcosa di mirabolante che ha sentito con le sue orecchie in un luogo sordido, in un angiporto o in una taverna malfamata. Ad ogni passaggio successivo, devono essere occorse ulteriori distorsioni.  
Appurato che al capitano inglese si potrebbe attribuire il nominativo Lambert Van Dammes, non possiamo in alcun modo ricondurlo a una persona effettivamente esistita, per via dell'estrema difficoltà ad accedere a documenti dell'epoca in cui si suppone abbia vissuto. Non dimentichiamoci la faccenda scabrosa della diversità delle date: 1819, 1792, 1702, 1690. Ne sono convinto: scavando bene, salterebbero fuori altre versioni più vetuste, che creerebbero più domande di quante contribuirebbero a risolvere! In ogni caso, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. 

Il nome Alì Agamet 

Evidentemente il nome del gigante mostruoso sta per Alì Ahmed. Alì (عليّ ʻAlī) significa "Sublime". Ahmed (أحمد Aḥmad) significa "Molto Lodevole". I due antroponimi, di chiara origine araba coranica, sono diffusissimi nel mondo islamico e non presentano alcuna difficoltà di analisi. La forma Agamet mostra, con la sua consonante sorda finale, una mediazione del turco. 

Un maomettano non molto osservante 

Alì Agamet si professava di religione maomettana, tuttavia non teneva in alcun conto le prescrizioni alimentari. Non soltanto mangiava qualsiasi tipo di carne e beveva birra: beveva anche il sangue, che anzi era la sua bevanda preferita. Nella nota proibizione coranica, sono vietati il sangue, le carogne e la carne di porco, tutte cose considerate impure e messe sullo stesso piano. Vero però è che è concessa esplicita licenza di nutrirsi di carne di porco in caso di viaggio in terre non islamiche o in condizioni estreme, come l'assenza di altro cibo. Allo stesso modo, è contemplata la possibilità che un viandante islamico si possa ubriacare in terra non islamica, con solo la raccomandazione di non pregare in quello stato. Va anche detto che non sempre, nel corso dei secoli, i Musulmani hanno sfoggiato dovunque quel rigore che oggi si tende ad attribuire loro. In particolare, nell'Impero Ottomano si beveva con una certa abbondanza e i divieti duravano al massimo tre giorni. 

Incongruenze interne 

Si noti che la stampa era già pienamente sviluppata in Inghilterra negli anni in cui si suppone che il fantomatico Lambert Van Dammes esibisse Alì Agamet in una città costiera. La presenza di un mostro così straordinario sarebbe stata documentata opportunamente e avrebbe destato immenso clamore dovunque. 
Anche il racconto più antico attestato presenta incoerenze. Se Alì Agamet, trovato a Cipro dagli ufficiali militari, non possedeva il linguaggio articolato, come poteva comunicare agli altri il proprio nome? Glielo avrebbero attribuito? 

Riscontro teratologico 

Alì Agamet aveva caratteristiche che possono essere originate dalla fusione di gemelli siamesi: diprosopia (duplicazione craniofacciale) e polimelia (presenza di arti soprannumerari). Altre peculiarità sorprendenti sono l'iperfagia e gli elementi di pseudo-ermafroditismo e ginecomastia (presenza di grosse mammelle). Nessuno si è mai preso la briga di descrivere i suoi genitali e le sue funzioni defecatorie. Quanti peni aveva? Tre, due o uno solo? E l'ano? Era unico o ne aveva due? Quello che stupisce è la perfetta funzionalità di tutte le membra: quattro braccia in grado di combattere e di adoperare armi, quattro gambe in grado di camminare avanzando e indietreggiando, perfettamente sincronizzate. Da condizioni che sono estremamente rare, non ha mai avuto origine un "gigante mostruoso" come quello descritto. In genere gli arti in eccesso non hanno piena funzionalità. Il folklore spesso esagera e combina caratteristiche rare per creare creature fantastiche. Si nota che la presenza di mammelle sviluppate in un uomo era considerata una caratteristica diabolica, spesso associata ad assassini particolarmente efferati. Non so se abbia senso insistere con i referti medici sul protagonista di quello che è nato come pamphlet

Possibile significato

Alì Agamet potrebbe essere una metafora e un prodotto del radicatissimo terrore per i Turchi. Non dobbiamo mai dimenticarci che i Turchi erano visti come un flagello, perché rapivano, riducevano in schiavitù e sodomizzavano! Soprattutto sodomizzavano. Devastavano l'intestino retto a tutti coloro su cui mettevano le mani. Uomini, donne, bambini, non si salvava nessuno. Non per niente si dice "cose turche". Potevano arrivare dovunque. Ci sono state scorrerie persino in Islanda. La Stouraiti è convinta che il terrore più insondabile che percorreva la Cristianità fosse quello delle abiure, in quanto erano molti ad abbandonare la Chiesa Romana per abbracciare l'Islam. Una cosa non esclude l'altra, questo è sicuro. Così possiamo concludere che Alì Agamet è fatto della stessa sostanza dell'Incubo!