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mercoledì 16 novembre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AUSTRALIANO DINKUM 'VERO', 'GENUINO'

Molti anni fa mi è capitato di imbattermi in una strana parola gergale dell'inglese australiano, il cui suono mi ha subito colpito per il suo aspetto fonetico a dir poco inconsueto: dinkum, che significa "vero", "genuino". Mi sono domandato quale ne potesse essere l'origine, poi ho dovuto occuparmi d'altro e la questione per un po' è sprofondata nei mie banchi di memoria stagnante. Ora ne è riemersa. 

Partiamo dai dati disponibili: 

dinkum
Pronuncia: /'dɪŋk
əm/
Uso: aggettivo 
Comparativo: more dinkum 
Superlativo: most dinkum 
Significato: 
1) vero 
2) genuino  
3) onesto 
Prima attestazione nota: 1879 
Nazione: Australia  
Attestazioni in dialetti inglesi: Derbyshire, Lincolnshire (fine XIX secolo) 
Area di uso attuale: Australia, Nuova Zelanda 
Condizioni: slang in fase di obsolescenza 

dinkum
Pronuncia: /'dɪŋk
əm/
Uso: sostantivo 
Origine: derivazione aggettivale
Significato: 
1) duro lavoro 
2) verità 
Prima attestazione nota: 1882, nel significato 1) 
Area di uso attuale: Australia, Nuova Zelanda 
Condizioni: slang in fase di obsolescenza 

Derivati: 

dinkum oil "la verità" 
fair dinkum "genuino", "onesto" 
straight dinkum "genuino", "onesto" 
dinky-die "genuino", "vero", "onesto" 



Esempi: 

1) aggettivo  

Hon. Sir Ross McLarty: We were always dinkum.
Mr. MAY: The ultimate result showed how dinkum the hon. member was.
(Parlamento dell'Australia Occidentale, dibattiti parlamentari, 1956)

The dinkum Aussie everyone talks about, almost always with a certain unreal sentimentality, is clearly a worker.
(Craig McGregor, Profile of Australia‎, 1966)

Larry's jeep was behind mine, and as I went past an intersection, I saw a lot of their chaps around a dinkum super Mark VI tank — p'raps a Mark VII or VIII. I didn't have a chance for a proper dinkum look-see, what?
(A. J. Liebling, Direction: Paris: Mollie and Other War Pieces, 2004) 

He explained that he was due to have a game of hazards that night with a couple of Italian prospectors and that he was doctoring the dice so that they would do just what he wanted them to do.
‘Tim, is this game dinkum?’ asked Ted.
Highly indignant that such a suspicion should arise, he replied angrily:
‘Of course it's dinkum. They'll have loaded dice too!’
(Ron Fitch, Australian Railwayman: From Cadet Engineer to Railways Commissioner, 2006) 

2) sostantivo 

You look real jockey — thats' the dinkum.
(Ralph Albert Parlette, The Lyceum magazine, 1917)

Etimologia: 

L'etimologia di dinkum è considerata sconosciuta. L'unico raffronto che ha una parvenza di verosimiglianza è con il verbo to ding "colpire", "infliggere un piccolo danno", che nel dialetto del Gloucestershire significa "lavorare duramente". 

to ding
Pronuncia: /tə 'dɪŋ/
Uso: verbo
III persona sing. indicativo presente: dings 
Participio presente: dinging
Passato semplice: dinged, dang *
Participio passato: dinged, dung *
Significato: 
1) colpire (glossa: hit or strike)
2) gettare violentemente 
3) infliggere un danno minore, specialmente colpendo 
4) licenziare 
5) penalizzare, sottrarre punti (alla patente, etc.) 
6) fallire un colpo (di palla da golf) 

*Le forme della coniugazione forte (irregolare) sono ormai obsolete. 

(Etimologia 1)

Questa sarebbe la catena di slittamenti semantici: 

Inglese to ding "colpire" => 
Inglese del Gloucestershire to ding "lavorare duramente" => 
Inglese australiano *ding-come "duro, indefesso" (detto di lavoro)  => "onesto" => "vero", "genuino"; 
=> dinkum "duro lavoro" => "cosa onesta" => "cosa genuina, vera" 

La ricostruzione *ding-come, che cerca di spiegare la strana terminazione della parola, svela un antico composto, il cui secondo elemento ci appare connesso al norreno kvǽmr "utile", a sua volta dal protogermanico *kwǣmiz (*kwēmiz) "utile", "adatto". 

La radice verbale che forma la prima parte del composto, è parimenti di origine protogermanica. Ecco alcuni dati utili:  

Protogermanico: *dingwanan 
Significato: battere 
Discendenti: 
    Antico inglese: dingan "colpire violentemente", 
         "attaccare"; "ottenere vittoria" 
      Medio inglese: dingen "colpire violentemente",
         "attaccare"; "ottenere vittoria" 
      Inglese: to ding "colpire"; "infliggere un piccolo danno"
    Antico svedese: diunga "battere"

Questa è la forma causativa: 

Protogermanico: *dang(w)ijanan 
Significato: battere, colpire, martellare 
Discendenti: 
   Antico inglese: denċgan, denġan "battere", "colpire"
      Inglese: to dinge "battere", "colpire" 
   Norreno: dengja "battere", "martellare" 
      Antico svedese: dængia "battere", "colpire"
   Medio alto tedesco: tengen "martellare"
      
Tedesco: tengeln, dengeln "martellare" 
Derivato nominale: 
Protogermanico: *dang(w)alaz 
Significato: martello 
Discendenti: 
    Antico alto tedesco: tangal "martello" 


Conclusioni: 

Giungo a ricostruire una parola gergale norrena *ding-kvǽmr "che batte in modo utile", "utile nel battere", in origine epiteto poetico del fabbro. Era una tipica kenning. Questo termine deve essere giunto in Inghilterra all'epoca dei Vichinghi, vivendo sotterraneamente per secoli come un fiume carsico in contesti marginali, per poi emergere in Australia e in alcune aree dell'Inghilterra sul finire del XIX secolo. 

lunedì 14 novembre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AFROAMERICANO TO DIG 'CAPIRE', 'APPREZZARE'

Tutti ormai sanno che in inglese il verbo to dig significa "scavare" (deriva dal medio inglese diggen). Solo pochi sanno che nell'inglese degli States è presente anche un verbo omonimo dal significato del tutto diverso: to dig "capire", "apprezzare". Tipicamente afroamericana, questa parola ha conosciuto giorni di gloria. A quanto pare, ormai è considerata alla stregua di slang datato, obsoleto. Quale ne è l'origine? Provvediamo ad indagare a fondo l'interessante questione. 

Partiamo dai dati disponibili:

to dig 
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: digs 
Participio presente: digging 
Passato semplice/participio passato: dug 
Significato: 
1) capire, comprendere 
2) apprezzare
3) mostrare interesse in qualcosa 
Contesto: mondo del jazz 
Diffusione del termine: anni '50 e '60 del XX secolo  

Questo è un derivato: 

to dig on "essere attratto" 

(Etimologia 2) 

Questi sono alcuni esempi dell'uso del verbo to dig

1) "capire", etc.

You dig? "capisci?"

McCord has blown. Mitchell has blown. No tap on my telephone / Halderman, Ehrlichman, Mitchell, and Dean / It follows a pattern if you dig what I mean
(Gil Scott-Heron, "H2Ogate Blues, 1974)

2) "apprezzare"

Baby, I dig you "piccola, mi piaci" 

"And dig her!" yelled Dean, pointing at another woman. "Oh, I love, love, love women! I think women are wonderful! I love women!"
(Jack Kerouac, On the Road, 1947) 

Oh, but California / California, I'm coming home / I'm going to see the folks I dig
(Joni Mitchell, Blue, "California", 1971) 

Louie said, "I dig this Theo. I'm gonna learn Swahili and rap with him."
Saul Bellow, Humboldt’s Gift, 1976 

Etimologia: 

Nella lingua degli Wolof si riesce a trovare facilmente una parola adatta a spiegare l'origine della parola afroamericana. Eccola:

Wolof: déega "udire"; "capire"   
Ortografie alternative:
déglu, dégă "entendre" (Dictionnaire Français-Wolof et Wolof-Français, 1855)
Ortografie inesatte trovate in Wikipedia:
dëgg, dëgga, degu 

Un esempio di frase Wolof contenente questo verbo: 
Déega naa la bu baax "ti sento molto bene" 

Questa è la trafila fonetica ricostruibile: 

Wolof déega => 
neo-Wolof afroamericano *deig /dɪ:g/ => 
inglese afroamericano dig /dɪg/ 

La semantica si è conservata quasi immutata. Infatti è stato perso il significato di "udire" pur essendosi conservato quello di "capire". Si notino i singolari sviluppi fonetici. 

Altre proposte etimologiche: 

1) Il verbo to dig "capire" sarebbe derivato dal Gaelico d'Irlanda tuig "capire", "comprendere", dall'antico irlandese ·tucci, forma protonica di do·uccai "capire" - a sua volta dal proto-celtico *unketi.  
2) Secondo un'altra scuola di pensiero, non ci sarebbe necessità alcuna di postulare un'etimologia per il verbo to dig "comprendere": si tratterebbe di un puro e semplice uso gergale del verbo inglese to dig "scavare": 

"scavare in qualcuno" => "capire qualcuno"
"scavare in qualcosa" => "capire qualcosa" 

I sostenitori di questa teoria, a mio avviso banalizzante, pensano che si tratti di un'abbreviazione di un precedente to dig into one's spirit "scavare nel proprio spirito", con riferimento ad un contesto che poneva la massima enfasi sulla comprensione personale e sulla consapevolezza. Inoltre fanno notare che il verbo è forte (irregolare), dato che la forma del passato semplice e il participio passato è dug, proprio come nel verbo to dig "scavare". Questa caratteristica grammaticale renderebbe difficile pensare a un vocabolo importato.  

Curiosità: 

Si trova questo verbo come prestito gergale in alcune lingue della Scandinavia: norvegese digge "apprezzare, amare" e finlandese digata "apprezzare, amare". Si tratta di articoli di importazione, radicatisi in epoca non troppo remota, dovuti alla diffusione dell'interesse per la musica jazz e per la subcultura correlata.  

Conclusioni: 

Sostengo a spada tratta la teoria Wolof, pur essendo stata ritenuta "improbabile" da molti, Wikipediani inclusi. C'è chi fa notare che la parola emerge molto tardi nel complesso contesto degli slang americani. C'è chi fa notare, numeri alla mano, che il popolo Wolof, residente in Senegal, in Gambia e in Mauritania, sarebbe stato toccato poco dal traffico di schiavi. Eppure resto dell'idea che gruppi di Wolof, trasferiti in Nordamerica, siano riusciti a sopravvivere per qualche tempo e a trasmettere alcuni elementi linguistici della loro eredità.   

sabato 12 novembre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AFROAMERICANO TO JIVE 'INGANNARE'; 'BALLARE'

Il jive o jive jazz è una danza in ritmo di 4/4, che ha avuto origine negli Stati Uniti d'America nei primi anni '30. Si è formata tra gli afroamericani; anche la musica che accompagnava il ballo è chiamata musica JiveNel ballo da sala da competizione, il jive è spesso raggruppato con i balli da sala di ispirazione latina, anche se le sue radici sono molto diverse e basate sullo swing. Questo è ciò che si puà apprendere esplorando il vasto Web. Ora rimane la solita domanda etimologica: qual è l'origine della parola jive?

Partiamo dai dati disponibili: 

to jive 
Pronuncia: /tə 'dʒaɪv/
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: jives
Participio presente: jiving 
Passato semplice/participio passato:
jived
Significato: 
1) ingannare, prendere in giro 
4) ballare 
Prima attestazione nota: 1928

jive 
Pronuncia: /dʒaɪv/
Uso: sostantivo 
Forma plurale: jives 
Origine: derivazione verbale 
significato: 
1) palese sciocchezza, stronzata, discorso palesemente ingannevole, presa in giro, esagerazione  
2) ballo popolare negli anni '40 e '50
3) swing (stile di musica jazz) 
4) gergo associato ai musicisti jazz (patois hepcat, gergo hipster) 
5) inglese volgare afroamericano (dispregiativo

jive 
Uso: aggettivo 
Significato: 
1) ingannevole 
2) insincero, pretenzioso 
Prima attestazione nota: 1968
     Glossa: not acting right  

Questi sono alcuni derivati: 

hand jive "tipo di danza degli anni '50"
      (variante: hand-jive)
jive around "ballare, danzare"
jive turkey "falso scemo"
jive-ass "falso scemo"
jiver "colui che inganna"; "falso scemo"  



Questi sono alcuni esempi di uso del verbo to jive

1) "ingannare", etc.

Don’t try to jive me! I know where you were last night! 

Lara was pretty certain Charlie was jiving her and she demanded a straight answer.

It's the year when all of the white politicians will be back in the so-called Negro community jiving you and me for some votes.
(Malcolm X, The Ballot or the Bullet, 1969) 

2) "ballare" 

There were a lot of people jiving on the dance floor.

You can dance, you can jive, having the time of your life; ooh, see that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!
(ABBA, Dancing Queen, 1976) 

"Can you flamenco?" "If I have to. How about you?" "Love, I can barely waltz. Jive a bit if I'm pissed enough."
(Peter Corris, Torn Apart, 2010) 

When it was time for stage games, I found myself jiving to Chinese orchestra and *Nsync tunes with my colleague’s sister — one of my “supporters”
(Yeo Sam Jo, The Straits Times, 2015) 

Questi sono alcuni esempi di uso del sostantivo jive

1) "stronzata", etc.

Don’t give me that jive. I know where you were last night. 

Pete asked for the facts without any jive

2) "ballo popolare negli anni '40 e '50" 

Jive, a lively and energetic dance style, has a colorful history that spans several decades and cultures.

3) "swing" 

Harry listens to a lot of jive.

4) "gergo hipster" 

Then the loud sound did seem to fade / Came back like a slow voice on a wave of phase / That weren't no DJ, that was hazy cosmic jive
(David Bowie, "Starman", 1972) 

5) "inglese volgare afroamericano"

Although speaking Western Japanese to your friends in Ōsaka, Kyōto, or Kōbe will allow you to get closer to them, speaking Western Japanese in Tōkyō might seem as outlandish as hearing a Japanese exchange student back home speaking jive or cockney. 
(Peter Tse, Kansai Japanese: The Language of Osaka, Kyoto, and Western Japan: This Japanese Phrasebook and Language Guide Teaches the Kansai Dialect, 1993)

"Oh come on," she said. "I heard you talking jive the other day when you were playing with your dolls. And back in February, when you recited that poem by, by—what was the poet's name?
"Langston Hughes?"
"Right, Langston Hughes," Kanta said. "You spoke jive when you read that poem, remember?"
(Mathea Morais, There You Are, 2019) 

Questi sono alcuni esempi di uso dell'aggettivo jive:

I've had enough of your jive talk; just tell me what I want to know.

Etimologia: 

Nella lingua degli Wolof si riesce a trovare facilmente una parola adatta a spiegare l'origine della parola afroamericana. Eccola:

Wolof: jev, jeu "parlare di una persona assente (in modo denigratorio)"  

Questa è la trafila fonetica ricostruibile: 

Wolof jev => *jēv => 
neo-Wolof afroamericano *jave /dʒeɪv/ => 
neo-Wolof afroamericano *jave /dʒεɪv/ => 
inglese afroamericano jive /dʒaɪv/ 

Questa è la trafila semantica ricostruibile: 

Wolof: "parlare di una persona assente (in modo denigratorio)" => 
neo-Wolof afroamericano: "denigrare" => "dire stronzate", "mentire", "ingannare" 
inglese afroamericano: "eseguire movenze di danza per schernire qualcuno" => 
inglese afroamericano: "ballare" 

Altre proposte etimologiche: 

Un'opinione diffusa, anche se problematica, è quella di chi vorrebbe considerare to jive uno sliluppo di to gyve "incatenare, mettere i ceppi". 

to gyve 
Pronuncia: /dʒaɪv/, /gaɪv/
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: gyves
Participio presente: gyving
Passato semplice/participio passato: gyved
Origine: derivazione dal sostantivo (vedi sotto)
Significato: 
1) Incatenare  
2) Mettere i ceppi 

gyve 
Pronuncia: /dʒaɪv/, /gaɪv/ 
Uso: sostantivo
Significato: 
1) catena 
2) ceppi  


Etimologia: 
Il sostantivo gyve deriva dal medio inglese gives, gyves "catene", "ceppi" (plurale tantum). L'origine ultima è considerata incerta, spesso però è ricondotta alle lingue celtiche: gallese gefyn "catena", "ceppi", irlandese geimheal "catena", "ceppi". Trovo l'ipotesi assai plausibile e la sostengo a spada tratta. Escludo invece ogni rapporto con to jive.
Il verbo to gyve, derivato dal sostantivo, è presente già nel medio inglese given "incatenare".  
N.B.
La pronuncia originale aveva un'occlusiva velare (come g- in gatto); il suono affricato postalveolare (come g- in getto) si è sviluppato a causa di un errore da parte di persone che, ignorando il vocabolo, lo hanno appreso dalla scrittura senza averlo mai udito prima, pronunciandolo male per analogia con altre parole a loro ben note. Si tratterebbe quindi di una pronuncia ortografica.

Uno strano caso di lenizione 

Esiste un verbo quasi omofono di to jive, pur avendo diversa origine:  

to jibe 
Pronuncia: /dʒaɪb/ 
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: jibes
Participio presente: jibing
Passato semplice/participio passato: jibed
Significato: 
1) rimproverare con parole sdegnose 
2) deridere, provocare, schernire  
3) dire qualcosa in modo scherzoso 
4) essere d'accordo (*) 

(*) In questa accezione, to jibe è un sinonimo di to agree. Esiste la variante to jive "essere d'accordo", che è considerata un errore dall'Oxford English Dictionary (OED). A parer mio non si tratta di un errore: il mutamento è dovuto a una lenizione. Simili evoluzioni sono documentate in un vasto numero di lingue.  

jibe 
Pronuncia: /dʒaɪb/ 
Uso: sostantivo
Forma plurale: jibes 
Origine: derivazione verbale
Significato: 
1) frecciata, stoccata 
2) beffa 


Etimologia: 
Nel senso di "deridere" e simili, deriva dall'antico francese giber "impegnarsi in scherzi; praticare un'attività sportiva in modo rozzo". In ultima istanza deriva dal norreno geipa "dire sciocchezze".  
Nel senso di "essere d'accordo" deriva invece da una parola del gergo marinaresco, to jib, to gybe, con il senso originale di "spostare una vela o un boma sull'altro lato", forse dall'olandese gijpen, gijben "girare all'improvviso", a sua volta di etimologia incerta. 

Conclusioni: 

Sono convinto che to jive derivi dallo Wolof e che la sua trafila evolutiva sia separata da quelle di to jibe e di to gyve. Resta in ogni caso la difficoltà di orientarsi nel mare magnum di infinite voci di un passato oscurissimo, che si sovrappongono in modo sfocato a causa del rumore di fondo!  

lunedì 31 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AMERICANO PIZZAZZ 'ENERGIA', ''VIGORE'

Le parole gergali usate nell'inglese d'America sono per me fonte di continuo stupore e di sempre rinnovato interesse. Per pura e semplice serendipità, sono riuscito a scovarne una particolarmente strana:   

pizzazz 
Pronuncia: /pɪ'zæz/ 
Varianti: pizazzpizzazpazazzpazzazzpzazzbazazzbezazzbizazzbizzazz  
Uso: sostantivo 
Significato: 
  1) energia, vigore 
  2) vitalità 
  3) qualità eccitante 
Derivati: pizzazzy, pizazzy "caratterizzato da energia, vitalità, etc."; ''che esibisce energia, vitalità, etc." 
Contesto: mondo della moda 
Prima attestazione nota: 1912 
Diffusione del termine: Anni '30 del XX secolo 

Riporto alcune attestazioni per anno (i grassetti sono miei). Sono tutte prese da quotidiani ripugnanti che valgono meno della carta igienica usata! 

Brother Russel declared, bo, that his crowd had already framed it up with some of the big guys in the music world to put the kibosh on this line of junk, and that it was only a question of time before they would have such pieces as "When I Get You Alone Tonight" completely on the pizzazz
(1912) 

Pizazz, to quote the editor of the Harvard Lampoon, is an indefinable dynamic quality, the je ne sais quoi of function; as, for instance, adding Scotch puts the pizazz into a drink. Certain clothes have it, too. 
(1937) 

There's pizazz in this rust evening coat, swinging wide in back, jutting crazily over the shoulders, clasped with a cord at the throat.
(1937)

Classified as a lover with a certain pizzazz / And you might even call it razzamatazz. 
(1979)

Who says a beer can't be exciting, folks. Let me tell you something, folks, this here little can has got more oomph! More pazazz! More body than Mae West any day!
(1979) 

With his miner's helmet in one hand, a white towel in the other, [Mario] Sepúlveda began to dance. He spun with the gusto and pzazz of a huaso, a Chilean cowboy.
(2011) 

Driven by legalized gambling, many of the [Las Vegas] strip's motels had morphed into giant hotels with gambling floors and night clubs and surrounded by large parking lots. Closeness to Hollywood (with its fantasy world of entertainment bizazz) influenced strip architecture.
(2011)

Nah brov … nah brov … you see ultimately … without reason … without technique … without – pazzazz … one is sure to get, left behind …
(2012) 

I don't think bezazz was the particular specialty of my mother … That's right cement and gravel, Chicago. Nice girl I'm told … but more in the line of barns than bezazz. Of course I never really knew her.
(2013) 

As they prepare for Sunday's telling match with Newcastle, Southampton are 12th in the table and their new manager, Mauricio Pellegrino, has introduced such pizzazz that they have mustered five goals in seven league matches.
(2017) 

Per maggiori informazioni sull'origine dei futili e irritanti testi, rimando al Web: 



Proposte etimologiche:

Esistono, per così dire, due scuole di pensiero a proposito dell'etimologia di pizzazz

1) L'origine di pizzazz è dai dialetti dell'Italia Settentrionale, in cui bizzo significa "morso". La parola bizzo è di chiara etimologia longobarda, così come lo è pizza, che in origine significava "boccone" - cfr. antico alto tedesco bîʐan, pîʐan "mordere", pizzo, pizo "morso; boccone"; tedesco moderno beißen, beissen "mordere", etc. Agli inizi del XX secolo, l'uso gergale di bizzo descriveva l'aggiunta di liquore a una bevanda analcolica. Aggiungere il bizzo a qualcosa significava così "dare forza, vigore". In italiano standard potremmo tradurre la parola con "mordente". Un Cuba Libre ha mordente, mentre la semplice Coca Cola non ne ha. Questo è lo slittamento semantico ricostruibile: 

"morso" => 
"mordente", "aggiunta di un alcolico" => 
"energia", "vigore". 

Inoltre deve essere postulato un suffisso accrescitivo/peggiorativo -azzo

bizzo + -azzo = *bizzazzo 

Resta la difficoltà fonetica: sia bizzo che il suffisso -azzo hanno una consonante affricata sorda /tts/, come in cazzo e in mazzo. Non è molto plausibile un suo passaggio alla fricativa sonora /z/ che si trova in pizzazz (è la -s- di rosa). 

2) L'origine di pizzazz è dall'ebraico פזז /pa:'zaz/, che significa "essere agile, veloce" e servirebbe a descrivere l'entusiasmo. Questo è lo slittamento semantico ricostruibile: 

"essere agile, veloce" => 
"vivace", "energico" => 
"cosa vivace", "cosa energica" => 
"energia", "vigore". 

Non sussistono difficoltà fonetiche, dato che il fonema /z/ della parola ebraica è lo stesso che troviamo nella parola gergale inglese. Tuttavia sembra che la semantica sia soddisfacente. Innanzitutto, la parola ebraica פזז è un verbo, per cui si dovrebbe postulare il passaggio prima ad un aggettivo e poi a un sostantivo indicante una qualità. Inoltre la parola ebraica פזז è rara: ricorre due volte soltanto nelle Scritture e denota un tipo di abilità fisica, probabilmente l'agilità. Il Patriarca Giacobbe che le braccia di suo figlio Giuseppe erano agili (Genesi 49:24) e quando Michal vide Davide ballare ed essere agile mentre portava dentro l'Arca dell'Alleanza, lo disprezzò nel suo cuore (2 Samuele 6:16). Esiste anche un altro verbo omonimo פזז /pa:'zaz/, che ricorre soltanto una volta in 1 Re 10:18, ma con un significato del tutto dissimile (e incerto), secondo alcuni "raffinare, purificare", detto dell'oro, secondo altri "solidificare". È estremamente difficile credere che una parola biblica rara e in ogni caso di traduzione incerta possa aver dato origine a una parola gergale in inglese americano. Forse siamo di fronte a uno scherzo escogitato da un rabbino interessato sia agli studi biblici che al mondo della moda? 


Conclusioni: 

Pur apparendo molto verosimili e ragionevoli, entrambe le proposte etimologiche reperibili nel Web presentano problemi notevoli, quasi insormontabili. Questo caso difficile potrebbe rimanere irrosolto ancora per molto tempo.

sabato 29 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI MEZCAL, MESCAL 'DISTILLATO DI AGAVE'

In Messico si produce attualmente una bevanda distillata a base di succo di agave, che spesso è confusa con la tequila. Si tratta del mezcal (adattamento in italiano: mescal; talvolta scritto mescal anche in inglese). A differenza della tequila, che è prodotta distillando unicamente il succo dell'agave blu (Agave tequilana), il mezcal è prodotto a partire dal succo di più di trenta specie delle circa 200 presenti naturalmente nel territorio messicano. Quasi tutta la produzione avviene nello Stato di Oaxaca. Qui in Italia, questa bevanda è nota soprattutto per lo splendido verme che si trova sul fondo della bottiglia. Secondo alcune fonti, l'aggiunta in alcune bottiglie del tipico verme (in spagnolo gusano, in Nāhuatl ocuilin) sarebbe una trovata pubblicitaria abbastanza recente (Salzstein, 2009). In realtà si tratta di un parassita temibile, che infesta l'agave e riduce notevolmente la qualità del succo estratto. Ci sono due tipi di vermi del mezcal. Il primo è la larva del lepidottero Comadia redtenbacheri (detta gusano rojo, ossia "verme rosso"), il secondo è invece la larva del coleottero Scyphophorus acupunctatus (volgarmente chiamato picudo del agave, ossia "punteruolo dell'agave"). La prima di queste larve, che tecnicamente parlando è una tarma, è considerata più pregiata della seconda. Molti sono pronti a giurare che il verme contribuisce all'aroma della bevanda, cosa che trovo difficile da credere. Ho bevuto più volte il mezcal, mangiando anche il verme, senza riscontrare un aroma attribuibile a questa singolare aggiunta. Il sapore del distillato non è a mio avviso molto diverso da quello della tequila. 

Alcune note etimologiche:

In epoca coloniale, la parola mezcal indicava il succo fermentato di agave, così il distillato che se ne ricavava  era chiamato vino de mezcal. La stessa denominazione era attribuita alla tequila. L'etimologia è dalla lingua Nāhuatl:   

   mexcalli /meʃ'kalli/
     
1) "tipo di succo fermentato d'agave";
      2) "foglie cotte di agave" 
      Si tratta di un composto derivato dai seguenti sostantivi:
      metl /met͡ɬ/ "agave" 
      ixcalli /iʃ'kalli/ "decozione" (*) 
            dal verbo ixca "cuocere al forno" 
   Derivati: 
   mexcalmetl "tipo di agave" (da cui si estrae il mexcalli

(*) Da non confondersi con l'omofono ixcalli "finestra". 

Alcune note fonetiche: 

La consonante -x- è usata per trascrivere il suono palatale scritto -sh- in inglese (è come sc- dell'italiano scia). In genere nelle parole Nāhuatl passate in spagnolo, viene adattato in una fricativa velare scritta come -j-, più raramente come -x-. Il caso dell'esito sibilante in mezcal è un'eccezione, dovuta alla presenza della consonante velare seguente. In epoca coloniale si scriveva mexcal, plurale mexcales.  

Il Mezcal nella Settima Arte:

Famosissimo in Italia è il bandito Mezcal, quello che massacrava a sganassoni i Mormoni, pretendendo che gli servissero il vino e l'arrosto anziché le odiose minestre insipide! Evidentemente aveva tratto il soprannome dalla  sua predilezione per il distillato d'agave di Oaxaca. L'attore, il robusto Remo Capitani, definiva il suo stesso personaggio "un messicano scaciato, un zozzone bono a gnente". In realtà credo che sia una figura da rivalutare. Tutti ricorderanno il film di cui sto parlando: Lo chiamavano Trinità (1970), diretto da Enzo Barboni (pseudonimo E.B. Clucher). 

Altre specie vegetali: 

Anche se non so bene spiegarmi il motivo, è invalso l'uso di chiamare mescal un vegetale che non ha nulla a che fare con l'agave e con i suoi prodotti: è il peyote (nome scientifico Lophophora williamsii; Nāhuatl peyōtl), un piccolo cactus carnoso e senza spine, notissimo per le sue proprietà psicoattive. Da questa bizzarra pianta succulenta prende il nome la mescalina (inglese mescaline, mescalinmezcalin; nome scientifico 3,4,5-trimetossi-β-fenetilammina), che è l'alcaloide psichedelico in essa contenuto. Si devono evitare le confusioni: la bevanda distillata dal succo di agave non ha proprietà allucinogene!

Esiste anche un altro omofono: è il mescal, nome di una pianta della famiglia delle Fabacee (nome scientifico Dermatophyllum secundiflorum), molto comune nel Messico e in alcuni territori degli Stati Uniti (Nuovo Messico, Texas). Si presenta come un arbusto o albero sempreverde, alto da 1 a 15 metri, con fiori azzurrognoli tendenti al violetto, profumati. Ha foglie pennate, coriacee e glabre, lunghe da 6 a 15 centimetri.  I suoi semi, arancioni e sgargianti, hanno elevato valore ornamentale. Il suo legno, rossiccio, ha scarso valore commerciale. Cresce molto lentamente e predilige i luoghi solatii. È una pianta mellifera, da cui le api bottinano nettare e producono miele; è velenosa in tutte le sue parti. Si segnala l'uso dei suoi semi come intossicanti presso le popolazioni native. Si tratta di una pratica assai rischiosa. Infatti anche il consumo di un singolo seme può essere sufficiente ad uccidere un adulto, dato che oltre al principio psicoattivo allucinogeno è contenuto un alcaloide fortemente tossico, la citosina. Proprio da questa consuetudine di intossicarsi con i semi del mescal hanno preso il loro nome gli Apache Mescaleros. Attualmente questi semi sono stati soppiantati dal peyote come "sostanza ricreativa". 
Nomi scientifici alternativi: 

  Agastianis secundiflora (Ortega) Raf. 
  Broussonetia secundiflora Ortega
  Calia erythrosperma Terán & Berland 
  Calia secundiflora (Ortega) Yakovlev
  Calia secundiflora f. xanthosperma (Rehder) Yakovlev 
  Calia secundiflora subsp. albofoliolata Yakovlev
  Cladrastis secundiflora (Ortega) Raf. 
  Dermatophyllum speciosum Scheele 
  Sophora secundiflora (Ortega) Lag. ex DC. 
  Sophora secundiflora f. xanthosperma Rehder 
  Sophora speciosa (Scheele) Benth. 
  Virgilia secundiflora (Ortega) Cav. 

martedì 25 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI PUNCH 'TIPO DI BEVANDA ALCOLICA'

La parola inglese punch "tipo di bevanda alcolica" ha le sue origini nel subcontinente indiano: deriva dal numerale Hindi पाँच pānc "cinque" (pronuncia /pɑ̃ːtʃ/), per via dei suoi cinque ingredienti originali: un distillato alcolico (in genere rum o arrack), acqua, succo di limone, zucchero, spezie. Il numerale Hindi è a sua volta di origine sanscrita ed eminentemente indoeuropea: sanscrito पञ्चन् páñcan "cinque", a sua volta da IE *penkwe
Se questa derivazione fosse confermata al di là di ogni dubbio, saremmo di fronte a un caso davvero molto interessante di numerale che ha dato origine a un sostantivo concreto, diventato poi una parola viaggiante (Wanderwort) o prestito culturale esteso su vastissimi territori. Ecco alcuni esiti in varie lingue: 

=> Tedesco: Punsch 
   => Ungherese: puncs
   => Russo: пунш (punš
   => Lettone: punšs 
=> Olandese: punch; punspons (obsoleto) 
   => Inglese: punce (obsoleto) 
=> Francese: punch /pɔ̃ʃ/ 
=> Italiano: punch (1); ponce, poncio (obsoleto) 
=> Spagnolo: ponche, punch
=> Catalano: ponx
=> Portoghese: poncha, ponche 
=> Galiziano: ponche
=> Irlandese: puins 
   => Inglese: pince (obsoleto) 
=> Gallese: pwnsh 
=> Polacco: poncz 
=> Giapponese: ポン酢 (ponzu) (2)
=> Giapponese: パンチ (panchi) (3) 
=> Coreano: 펀치 (peonchi)

(1) Ricordo che la sussiegosa Mary Poppins pronunciava la parola con una vocale -o-: /pɔntʃ/. Oggi la pronuncia standard è /pantʃ/. La variante ponce è usata a livello locale (es. a Livorno, in Abruzzo).
(2) Il termine giapponese ponzu, indicante un tipo particolare di punch, è tornato in inglese per effetto boomerang!
(3) Il giapponese ha due forme distinte, ponzu e panchi, perché sono state prese a prestito in tempi e contesti differenti, sviluppandosi così in maniera indipendente. 


Altri tentativi etimologici:

Va detto che esistono studiosi scettici a proposito dell'etimologia di punch dalla lingua Hindi. La sintesi di queste critiche, abbastanza serrate, è contenuta nel dizionario etimologico Etymonline.com. Nel seguito ne riporto la traduzione, che considero sommamente utile. 

(n.2)

La spiegazione risale a "A New Account of East India and Persia, in Eight Letters" (1698) di John Fryer, ma i lessicografi hanno da tempo notato difficoltà fonetiche e storiche. Non c'è prova di una bevanda chiamata panch in India, o altrove, prima della parola inglese; e si sa ora che la parola inglese era in uso prima che gli inglesi diventassero commercianti regolari con le Indie o tentassero insediamenti in India.

Miscele simili al punch a cinque ingredienti, a base di vino, venivano bevute in Europa fin dal Medioevo. Gli alcolici distillati divennero comuni in Inghilterra solo nel XVII secolo, quando divenne comune anche la bevanda punch. Nel 1650 il punch venne chiamato "una bevanda indiana". Assomiglia molto alla bevanda mediorientale sherbet (sorbetto), che differiva solo per essere analcolica; ma l'associazione potrebbe essere stata con il commercio della Compagnia delle Indie Orientali che rendeva gli ingredienti esotici della bevanda accessibili in Inghilterra. Nelle fonti del XVII secolo è spesso associato alle Indie Occidentali: 

"[T]here is a pernicious sort of Drink in great Reputation and Use amongst them [our Country-men, viz. in Iamaica, Barbadoes and the Leward Islands], call'd, PVNCH , [...] This sort of beloved Liquor is made of Brandy or Run, Sugar, Water, Lime-Iuice, and sometimes Ginger or Nutmegs: Now here are four or five Ingredients, all of as different Natures as Light is from Darkness, and all great Extreams in their kind, except only the Water."
[Thomas Tryon, "The planter's speech to his neighbours & country-men of Pennsylvania, East & West Jersey and to all such as have transported themselves into new-colonies for the sake of a quiet retired life." 1684.] 

Traduzione: 

"C'è una sorta di bevanda perniciosa di grande reputazione e uso tra loro [i nostri connazionali, vale a dire in Giamaica, Barbados e Isole Leward], chiamato, PVNCH, [...] Questo tipo di amato liquore è fatto di brandy o rum, zucchero, acqua, succo di lime e talvolta zenzero o noce moscata: ora qui ci sono quattro o cinque ingredienti, tutti di nature tanto diverse quanto la Luce lo è dall'Oscurità, e tutti grandi Estremi nel loro genere, tranne soltanto l'Acqua."  

L'inglese punch è attestato per la prima volta nel termine punch pot (scritto paunche pot), e il riferimento potrebbe essere a una bevanda servita da un particolare tipo di recipiente piuttosto che a una particolare ricetta di bevanda. L'ortografia più vecchia suggerisce una possibile connessione o influenza da parte di paunch ("pancia"). Un collegamento proposto con puncheon ("barile per sapone o liquore") è notato nell'Oxford English Dictionary: "il nome [...] potrebbe essere stato un abbreviazione marinara di puncheon, come quello che i marinai avrebbero cercato per la loro razione di liquore." Ma il primo utilizzo non suggerisce l'origine nautica. 

Un puncheon o poncheon (attestato intorno al 1400) era anche il nome di un'unità di misura per vino o liquore di circa 70 galloni, più dell'uso quotidiano di una famiglia, ma la storia registra ciotole da punch di dimensioni considerevoli destinate a servire grandi riunioni, che potrebbe collegarlo alla nave. Confronta anche le varianti dialettali del francese medio del poncheon, come pochon, con i significati che includevano: una tazza o un bicchiere, un grande mestolo per la zuppa e una sorta di padella o casseruola a tre piedi. 

Un'interpretazione fuorviante:  

Sono rimasto allibito quando sul sito Dersut ho petto quanto segue, in un articolo sul liquore detto ponce alla livornese:  

"Gli inglesi con il loro “punch” a base di 5 ingredienti (punch = “pugno”, “cinque”) – , zucchero, acquavite, limone e cannella – ispirarono la nascita del ponce alla livornese in cui il tè veniva sostituito con del caffè concentrato." 

L'articolista fa confusione tra la parola inglese punch "colpo dato con un pugno" e il numerale Hindi pānc "cinque". In altre parole, afferma che in inglese esista la parola punch "cinque"! Ovviamente si tratta di un'omofonia: punch "colpo dato con un pugno" ha tutt'altra origine, derivando dal medio inglese punchen, bunchen, bonchen "dare un pugno, sferrare un colpo", "battere", di etimologia oscura.  

Conclusioni: 

Nonostante le obiezioni, molto interessanti e dettagliate, riportate da Etymonline.com, resto favorevole all'idea che il nome della bevanda sia derivato dal numerale indiano. Non è necessario che nelle lingue dell'India esistesse già nel XVII secolo una parola panch (o simili) designante una bevanda alcolica composita. È sufficiente che tale parola sia stata utilizzata in modo gergale in un contesto britannico in India (si noterà che la Compagnia Inglese delle Indie Orientali nacque il 31 dicembre 1600). Questa possibilità non può essere esclusa a priori. Così è altrettanto possibile che il termine, formatosi nelle Indie Orientali, si sia radicato molto presto nelle Indie Occidentali. Non dimentichiamoci che i traffici erano intensi e muovevano non soltanto immense quantità di merci, ma anche idee. Era un'epoca interessante, pullulante di sorprendenti connessioni tra paesi lontanissimi.

venerdì 21 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI COCKNEY 'NATIVO DI LONDRA', 'DIALETTO DI LONDRA'

La prima volta che mi capitò di udire la parola "Cockney" mi trovavo a Londra durante una vacanza estiva con la scuola. Mi giunse voce che nella capitale fosse parlato un dialetto incomprensibile a chi conoscesse soltanto l'inglese standard. La cosa destò subito il mio interesse, ma non potei accedere a informazioni utili. All'inizio riuscii soltanto a sapere che i tassisti londinesi si esprimevano correntemente in questo idioma, cosa che metteva in qualche difficoltà gli stranieri.  Poi, un anno fui ospitato da una famiglia che abitava a Saltdean, nell'East Sussex, ma che era originaria di Londra. L'uomo, un robusto macellaio, era di madrelingua Cockney. Mi disse alcune parole, che trovai stravaganti e impenetrabili. 
A questo punto bisogna porsi una domanda: qual è l'origine della parola Cockney? Passiamo in rassegna i dati disponibili.  

Cockney 
uso: sostantivo 
forma plurale: Cockneys 
significato: 
1) londinese nato a portata d'orecchio delle campane di St Mary-le-Bow 
2) abitante o nativo di parti dell'East End di London 
3) londinese di classe operaia (slang) 
4) dialetto londinese

cockney 
uso: sostantivo 
forma plurale: cockneys 
significato: 
1) variante di Cockney (vedi sopra)
2) persona effeminata; bambino viziato (obsoleto) 
   - sinonimi: sissy, pansy, nancy 

Cockney 
uso: aggettivo 
significato: 
1) dell'East End di Londra
2) di Londra in generale 
3) di o relativo a persone dell'East End o al loro stile di linguaggio. 


Il sostantivo e aggettivo Cockney deriva dal medio inglese cokeney, cokenay "uovo malformato", alla lettera "uovo di gallo". In origine era detto di uomini malaticci, fragili o poco virili. La glossa inglese è infatti “a spoiled child; a milksop, an effeminate man”, ossia "bambino viziato; persona debole, uomo effeminato". Il mistero, soltanto apparente, è presto svelato. Quando si sventra un gallo o un pollo, al suo interno si trovano facilmente i suoi testicoli, che sono un'autentica prelibatezza. Nei secoli passati non era facile avere nozioni sensate di anatomia degli uccelli, così i testicoli del gallo potevano essere facilmente ritenuti uova non pienamente sviluppate - anche perché confondibili nell'aspetto con le ovaie delle galline. Ricordo che da bambino chiamavano quei testicoli "le uova del gallo" o "le uova del pollo". È del tutto naturale passare dalla designazione di un "uovo non ben sviluppato" a un "bambino non ben sviluppato" e simili, e lo era a maggior ragione in un'epoca in cui non esisteva il politically correct a bloccare ogni pensiero.  
La prima attestazione della parola Cockney come etnonimo risale al 1600 e si trova nell'opera di Samuel Rowland The Letting of Humours Blood in the Head-Vaine, dove compare nella locuzione "a Bowe-bell Cockney". Questo è un riferimento al tradizionale quanto stravagante criterio per l'identificazione di un vero Cockney: nel suo luogo di nascita si dovevano sentire le campane della chiesa di St Mary-le-Bow.  

Veniamo ora al medio inglese cokeney, cokenay, vocabolo oltremodo interessante. In medio inglese esisteva la declinazione, anche se le terminazioni si erano molto usurate rispetto a quelle dell'antico inglese (anglosassone). 
Questa è la declinazione delle parole coke "gallo", ey "uovo", che corrispondono rispettivamente all'inglese moderno cock e egg

coke "gallo" 
genitivo: coken 
dativo/accusativo: coken 

plurale: 
coken "galli" 
genitivo: coken
dativo/accusativo: 
coken 

ey "uovo" 
genitivo: eyes 
dativo: eye 
acusativo: ey 

plurale: 
eyren "uova" 
genitivo: eyren
dativo/accusativo: eyren 

Come si può ben vedere, il cosiddetto "genitivo sassone" non era ancora un universale marchio agglutinante come nella lingua moderna. 

Note etimologiche: 

Per quanto riguarda l'etimologia di coke "gallo", risale all'antico inglese cocc, a sua volta prestito dal francese antico coc "gallo", con ogni probabilità di origine onomatopeica, cfr. francese moderno coq. Il norreno deve aver preso kokkr "gallo; uccello maschio" dall'antico inglese o direttamente dall'antico francese.
È stata ricostruita una protoforma germanica *kukkaz "gallo; uccello maschio", che però mi sembra aver poco fondamento. Non è certo tra le più solide. Rimando ad altra sede per una trattazione più approfondita delle origini del nome francese del gallo.  

In inglese moderno, l'uovo è chiamato egg, come tutti ben sanno. Ebbene, è un prestito dal norreno egg "uovo" (plurale egg "uova"), entrato in inglese a partire dai dialetti del Nord, quelli parlati in territori che avevano avuto la maggior influenza da parte dei Vichinghi (Danesi, Norvegesi). Questo scandinavismo, occorso ben oltre la fine dell'Epoca Vichinga, si è molto diffuso nell'Inghilterra meridionale, favorito dal fatto che ey "uovo" era diventato quasi omofono di eye "occhio" (anche se la declinazione era diversa: plurale eyen "occhi", etc.). 
La protoforma germanica ricostruibile è *ajjan "uovo". 

Altri tentativi etimologici:  

1) Medio inglese Cockaigne "Paese della Cuccagna", celeberrimo nome di una terra immaginaria di abbondanza estrema, popolarissima nei racconti di epoca medievale. Il Paese della Cuccagna è descritto tra gli altri da Boccaccio nel Decamerone: ricordo nitidamente la sua narrazione, dominata da enormi montagne di lasagne calde e di formaggio parmigiano grattugiato. Nell'immaginario dei contadini, Londra sarebbe stata la terra dell'abbondanza, una specie di Paese della Cuccagna, da cui sarebbe derivato il nome dei suoi abitanti. Resta il fatto che, in tal caso, l'aspetto morfologico di Cockney non si spiegherebbe facilmente. Forse da una metatesi gergale in cui il dittongo è migrato nella sillaba finale? Non si tiene poi conto dal fatto che in origine l'epiteto Cockney era riferito a un'area ristrettissima. 
Sia l'inglese Cockaigne (varianti: Cocagne, Cocaigne, Cockayne) che l'italiano cuccagna derivano dall'antico francese cocagne, in ultima analisi dal protogermanico *kōkōn "torta". Un'omofonia bizzarra: in inglese moderno Cockaigne suona in modo identico a cocaine "cocaina".  

2) Medio inglese cokeren "coccolare" (glossa inglese: to pamper, coddle; inglese moderno to cocker). Possibili paralleli di questo verbo sono il gallese cocru "indulgere; accarezzare" e il francese coqueliner "vezzeggiare"; "imitare il canto del gallo"; "correre dietro alle ragazze", "fare la corte". In ultima istanza, credo plausibile che dal francese antico sia derivata la forma del medio inglese, e da questa sia a sua volta derivata quella del gallese. Si deve trattare di una derivazione dell'antico francese coc "gallo" (moderno coq), ma l'aspetto morfologico di Cockney non si spiegherebbe in alcun modo.  

Conclusioni: 

Sono dell'idea che l'etimologia corretta di Cockney sia proprio quella che lo fa derivare dal medio inglese cokeney "uovo di gallo". Rende conto meglio di ogni altra dell'aspetto della parola; la trovo soddisfacente anche per quanto riguarda la semantica. Le cose dovettero andare così: in un'area ristrettissima di Londra a un certo punto ci fu grande abbondanza e ricchezza, così le famiglie viziarono i figli, volendo risparmiare loro le durezze della vita. Questi bambini coccolati, crescendo persone deboli e malaticce. I ragazzi divennero effeminati e sodomiti passivi, che andavano in giro a cercare gli stalloni. Le ragazze divennero spitinfie schifiltose e  tirosissime, crudeli puttanelle. Per il resto, non si può dire molto sul preciso contesto storico in cui prese piede questo processo di trasformazione antropologica.