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sabato 25 marzo 2023


E-DOLL

Titolo originale: e-Doll
AKA: Il fabbricante di sorrisi 
Autore: Francesco Verso
1ª ed. originale: 2009 
2ª edizione: 2012
3ª edizione: 2015
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza, noir, hard-boiled
Sottogenere: Cyber-sex-punk 
Lingua originale: Italiano 
Editore: Arnoldo Mondadori Editore;
      Kipple Officina Libraria; Mincione Edizioni 
Collana (Mondadori): Urania 
  Numero: 1552 
Collana (Mincione): Future Fiction 
Pagine (Urania): 304 pagg.
Codice ISBN (Kipple): 9788895414867 
Premi: Premio Urania 2008 

Sinossi (da MondoUrania.com):
"Donna morta, rannicchiata in posizione fetale. Bagno di sangue, liquidi ovunque. Bella mattinata mi si prospetta... Eri una squillo? Una di quelle disposte a tutto? Persino a farsi passare per una bambola di plastica?... Il polpastrello dell'investigatore sfiora una superficie tonda. Ne segue il percorso finché non tocca il prisma cilindrico della pompa cardiaca... 'Accidenti! Credevo... invece non è una donna.'" Ma se non è una donna, cos'altro è la vittima? La risposta viene da oltre il confine dell'umano, racchiusa in una sigla che si può pronunciare "e-doll" oppure "idol". Loro servono a questo, a vivere gli eccessi senza superarli, a eccedere senza causare altri inutili eccessi. Solo che, stavolta, l'esperimento è andato tragicamente male.

Sinossi (da Futurefiction.org):
Romanzo vincitore del premio Urania Mondadori 2008. 
Da tempo le abitudini sessuali degli esseri umani hanno subito un'evoluzione epocale grazie alla creazione degli e-Doll: più sofisticati dei normali androidi, i replicanti denominati e-Doll rappresentano la risposta definitiva alla richiesta di una sessualità senza limiti da parte di un'umanità previdente ma al tempo stesso decadente.
Maya, irrequieta adolescente moscovita, si finge un e-Doll e conduce una doppia vita. Da una parte è una studentessa svogliata, dall'altra si vende per sentirsi amata. Angel, un e-Doll ermafrodito esperto nell'arte amatoria, medita su come diventare un essere umano. I due protagonisti s'incontreranno in sessoteca e si scambieranno qualche cosa che li avvicinerà alla realizzazione di se stessi.
e-Doll è un noir fantascientifico che ci invita a riflettere sui limiti del concetto di "natura umana".

Trama: 
Mosca. Anno del Signore 2053. Il cadavere di una donna viene trovato in un cesso. Riverso accanto alla tazza, tra sangue e altri fluidi corporei. Arrivano il Tenente Igor Gankin e il cadetto Aleksej Shaparov per le indagini. Presto scoprono che non si tratta di un essere umano di sesso femminile, bensì di un simulacro robotico del tipo conosciuto come e-Doll e usato per soddisfare le pulsioni sessuali. A fabbricare queste mirabili creature è una grande azienda, la Silitron, il cui motto è "Fate l'amore. Vivrete meglio, vivrete di più!" Non si tratta di semplici giocattoli. Impossibili a distinguersi a colpo d'occhio dagli esseri umani, questi androidi sono provvisti di parola e della capacità di operare autonomamente. Hanno in circolo miliardi di nanobot, ossia robot microscopici, che assicurano loro la capacità di autoripararsi. In pratica sono quasi immortali. Il problema è quel "quasi": in questo specifico caso il danno è stato troppo grande e non c'è possibilità di recupero. Nel corso delle indagini, Gankin viene a scoprire che il caso di cui si sta occupando non è affatto isolato. Moltissimi e-Doll sono stati distrutti in tutto il mondo, come se fosse in atto un progetto di annientamento. Il poliziotto si rivolge così proprio al capo della Silitron, Grigorij Kursilov, ideatore degli e-Doll, detto il Fabbricante di Sorrisi. L'origine di questo soprannome è chiara. Con la sua opera, Kursilov ha reso possibili milioni di orgasmi intensissimi, sconvolgenti. Così spiega a Gankin che il motto della Silitron descrive una concreta realtà e non si limita ad essere una mera strategia di marketing. Due ambigui personaggi interagiscono tra loro, conoscendosi in sessoteca: l'e-Doll ermafrodita Angel e la problematica figlia adolescente dello stesso Fabbricante di Sorrisi, Maya Kursilova. Maya, sconvolta dalle tempeste ormonali della sua età, stravede a tal punto per i simulacri sessuali da desiderare di assumere la loro identità, incurante dei gravissimi pericoli che corre. Il percorso esistenziale dell'ermafrodita Angel è l'inverso di quello della giovane Maya, dato che vorrebbe diventare umano. Nella relazione che nasce tra loro, cercano qualcosa in grado di avvicinarle alla realizzazione dei loro più profondi desideri. Le linee narrative che scaturiscono da Gankin, Angel e Maya, finiscono col convergere fino ad arrivare a un'inaspettata soluzione di ogni mistero. 


Recensione: 
Ho letto questo romanzo appena uscito, nel lontano 2009. Aveva ricevuto il Premio Urania giusto un anno prima, nel 2008 (20a edizione). Quando ho deciso di recensirlo, a molti anni di distanza, mi sono accorto che mi restavano in mente soltanto pochi brandelli di trama, a malapena recuperabili dai banchi di memoria stagnante. Ricordo che non mi era dispiaciuto, anche se non aveva suscitato in me uno sconfinato entusiasmo. Ho dovuto analizzarlo in formato .pdf per ravvivare i ricordi e trovare agevolmente le informazioni cercate, rintracciandole con la giusta paginazione della versione cartacea. L'importanza di e-Doll è soprattutto filosofica ed etica: è ricchissimo di spunti di riflessione sulla natura dell'essere umano, sul suo comportamento e sull'origine ultima della violenza. Tratta inoltre il problema dell'Intelligenza Artificiale e del mistero insondabile della coscienza. Un androide è un essere vivente? Lo si può paragonare a un oggetto inanimato, a un virus oppure a un essere umano? Tutti temi di grandissima attualità, domande cogenti a cui urge trovare una risposta. Si perdoneranno quindi facilmente le occasionali inconsistenze e le bizzarrie che qua e là emergono nel testo. Si nota inoltre una conoscenza profonda della Russia e della sua realtà antropologica, maturata dalla personale esperienza dell'autore, che ha vissuto a lungo a Mosca. 

Il caso del meticcio abbronzato 

Non mancano gli spunti ironici e divertenti. Una cosa si è stampata nella mia mente e mi ha destato l'effetto di un'inalazione di gas esilarante. Si tratta di un brano che riporto in questa sede (Urania n. 1552, pag. 35). I grassetti sono miei. 

"Sergej scuote l'ampolla con maggiore forza, provocando un vistoso attaccamento del liquido ai bordi. 
— Ne dubito. Come può vedere, questo non è sangue umano. Nessun essere vivente può produrre una sostanza così ricca di melatonina e qui dentro ce n'è una concentrazione tale da trasformare un albino in meticcio nel giro di un paio di giorni.
"Melatonina?" si chiede Gankin. "È un cosmetico? Un trattamento estetico d'ultima generazione? Magari una cura a base di unguenti per migliorare le prestazioni sessuali. Qualcuno alla Silitron è in vena di sabotaggi? D'altronde potrebbe anche trattarsi di uno scherzetto della SimVita o di un cantinaro che vuole promuovere i suoi cloni di serie B."

La melanina (pigmento nero del corpo umano) è stata qui confusa con la melatonina (l'ormone che regola il ritmo sonno-veglia), di cui pure è data una sintetica descrizione in un altro passo (Urania n. 1552, pag. 62).  
Evidentemente Gankin e il suo collega non hanno la benché minima idea di cosa sia l'albinismo e non sanno che esistono molti albini nell'Africa Subsahariana. Non sembrano nemmeno avere idea di cosa sia un meticcio - che non è necessariamente scuro di pelle. Solo per fare un esempio, un meticcio europeo-cinese ha la pelle chiara come quella dei suoi genitori. Ebbene, la melatonina non c'entra proprio nulla col colore della pelle. Detto questo, l'autore non deve giustificare nulla. Secondo me è stato un errore cercare di farlo. Non si può attribuire all'autore la colpa del fatto che non funziona il discorso sulla melatonina e sui meticci: se qualcuno descrive due ignoranti in un suo testo, non significa che la loro ignoranza gli debba essere imputata! Del resto, il romanzo è ambientato in Russia, dove hanno idee molto particolari e amano poco la Scienza. Se uno li critica, si becca un'accusa di "russobobia" (!). 

Il problema dell'invecchiamento

Com'è invecchiato e-Doll? Meglio di molte altre opere di SF, anche pubblicate soltanto ieri. Scritto in un'epoca di grandi trasformazioni già in atto, non sempre è riuscito ad essere così predittivo nel campo della tecnologia come ci si sarebbe aspettati, ma solleva sempre questioni sociali del massimo interesse. 
Nel 2053 è menzionato una ventina di volte il congegno chiamato pad, che è in tutto e per tutto simile allo smartphone. Si coglie lo sforzo di descrivere un'umanità che utilizza questi mezzi in ogni istante della giornata, anche se non arrivando ai livelli di tirannia tecnocratica e di dipendenza a cui oggi siamo sottoposti. La cosa in assoluto più difficile è adattare alle macchine la prospettiva dei personaggi di un romanzo. Gli smartphone costituiscono la nostra visuale sull'Universo, ma il nostro modo di concepire le storie si è formato in un tempo in cui simili mezzi non esistevano. Dovremmo descrivere le navigazioni compulsive e nevrotiche fatte anche quando siamo seduti sulla tazza? Dovremmo parlare dei dialoghi fatti con l'Intelligenza Artificiale mentre stiamo defecando? 

Interrogativi etici inediti 

L'uccisione dei simulacri sessuali è citata nel corso del romanzo. "Scusi, ma non ne vengono uccisi tutti i giorni?", chiede il cadetto Aleksej Shaparov a un certo punto (Urania n. 1552, pag. 15). 

Ancora più importante è questa citazione (Urania n. 1552, pag. 138): 

"Gli e-doll neutralizzano la noia atavica degli esseri umani e la rendono un’evenienza passeggera, lieve come una piuma. Inoltre conoscono il modo di sedare quel viscerale bisogno di amore e morte che è congenito alla loro stessa natura. 
Le morti a ripetizione e gli omicidi sessuali inscenati allo scopo di lenire una sofferenza e una depravazione diffusa e mal esorcizzata, servono a questo. E per questo gli e-doll vengono uccisi, sfigurati, smembrati, soffocati, impiccati, seviziati, squartati e quant'altro possa via via estrarsi dall'immaginazione, dal rancore, dalla sperimentazione più ardita e fine a se stessa." 

Qualcuno, a una presentazione del libro, disse che G. (RIP), un amabile e dottissimo vecchietto, sarebbe ringiovanito di 20 anni se ci fossero stati gli e-Doll, se avesse potuto disporne. Immagini ripugnanti mi hanno sconvolto. Non oso pensare al povero e gentile G. intento a stuprare, seviziare, sfigurare e mutilare un e-Doll dalle sembianze di una ragazzina, per poi ucciderlo in modo atroce impiccandolo, soffocandolo,  smembrandolo, squartandolo. G. non nascondeva in sé una belva! Ci sono rimasto di merda a sentire un simile discorso folle! Poco importa che gli e-Doll siano in grado di autoripararsi e di resuscitare, capacità che gli esseri umani non hanno. Domanda: "Uccideresti qualcuno se fossi in grado di farlo poi rivivere?" Ovviamente la risposta è NO. Sempre di uccisione si tratta!  

La teoria idraulica
e la teoria del gusto acquisito

Quella che l'autore afferma in e-Doll è la cosiddetta teoria idraulica della violenza. In parole povere, significa che ogni uomo ha necessità di torturare e uccidere gli inermi: se normalmente non lo fa, è per via della deterrenza della Legge, di quello che Hobbes chiamava Leviatano. Conviene temere il carcere e le punizioni. Quindi, per mantenere il patto sociale, gli esseri umani si astengono dal commettere delitti, pur avendo il sé una natura belluina, pronta ad esplodere se non trova uno sfogo adeguato (ad esempio la guerra, le rivolte, i pogrom, le esecuzioni, etc.). 
Sono invece convinto della validità della teoria del gusto acquisito. Ogni essere umano sperimenta nel corso della sua esistenza una serie di vittorie su una sensazione che all'inizio gli era parsa spiacevole o addirittura disgustosa, per assuefarsi e iniziare ad amare ciò che al primo impatto non gli era molto piaciuto. Ne abbiamo innumerevoli esempi nella vita di tutti i giorni. In campo alimentare si va dal vino secco al gorgonzola e a piacevolezze come il casu martzu. In campo sessuale si va dai pompini al leccare i buchi del culo e via discorrendo. Moltissime donne che ne avevano schifo, sono diventate avide fellatrici e spermatofaghe guardando grandi quantità di materiale pornografico. Così è possibile acquisire ogni cosa, soltanto con un po' di esposizione e di buona volontà. Anche la coprofagia, la necrofilia, il cannibalismo, il sadismo estremo. Esposizione provoca assuefazione. Assuefazione provoca gusto acquisito. Quali sono i limiti etici di questo processo? Simulacri come gli e-Doll avrebbero un effetto devastante sulla società umana. Non solo non farebbero affatto diminuire le violenze e gli omicidi: questi atti aumenterebbero in modo esponenziale, non sarebbero più ritenuti moralmente ripugnanti, si radicherebbero come genere voluttuario. Come direbbe l'Ispettore Derrick, sarebbe la Fine. La Fine di Tutto.

Peculiari scelte stilistiche 

Proprio all'inizio (Urania n. 1552, pag. 7) si legge: "Fa un caldo melenso alle prime luci di un'alba estiva moscovita"
Domanda: il caldo può essere melenso? Forse sì, intendendo la parola "melenso" come "appiccicoso", anche se il suo significato principale è "scemo", "lento nei movimenti". Sulla semantica e sull'origine ignota di questo aggettivo si potrebbero scrivere volumi. In ogni caso è una scelta inconsueta.  
Noto che il Tenente Gankin viene menzionato per cognome, mentre il cadetto Shaparov viene più spesso chiamato Aleskej. Questa scelta non nuoce alla narrazione. 
Mi imbatto in un "post-mortem", scritto col trattino. Mi rendo conto che non tutti sono latinisti. In fin dei conti, le cose che ho menzionato sono più che altro curiosità. 

False etimologie 

Il Fabbricante di Sorrisi fa una disquisizione "filologica" in cui si cimenta in alcune false etimologie: riconduce l'inglese harlot  "prostituta" e il tedesco Hure "prostituta" al greco hierodulai "sacerdotesse" (Urania n. 1552, pag. 91). Tali derivazioni, basate su semplici assonanze fallaci, sono impossibili già soltanto per ragioni fonetiche. Ancora una volta, l'autore non ha colpa se descrive un personaggio che crede fermamente in grossolane scempiaggini. Il problema è che c'è gente che scandaglia migliaia di siti del Web alla ricerca di simili "perle", considerandole vere. Si vede il dramma della Rete a due velocità: c'è chi può accedere a studi sofisticatissimi di linguistica e chi si ostina a basarsi su etimologie popolari ottocentesche, che non dovrebbero nemmeno più circolare.
In altra sede tratterò in modo dettagliato le etimologie delle voci citate. 

Stravaganti mitologemi 

Con buona pace delle credenze del Fabbricante di Sorrisi, il soma, bevanda sacra e rituale dell'antica India, non era la secrezione della ghiandola pineale. Cosa fosse esattamente non lo sa nessuno, si sa soltanto che era un succo estratto da una pianta non identificata, oggetto di culto sacrificale. Ho trovato molto divertenti le scene evocate dalla mia immaginazione leggendo i brani in cui viene glorificato il sangue mestruale. Quello che forse il pubblico scandalizzato non riesce bene a capire, è che nessuno può impedire a un autore di attribuire a un suo personaggio il feticismo del mestruo!  

Curiosità  

In tutto il volume Vladimir Putin non viene menzionato neppure una volta; si cita tuttavia l'educazione Komsomol.  


Altre recensioni e reazioni nel Web 

Il Web si è diviso e polarizzato: appena il romanzo è stato pubblicato, si sono avute da una parte alcune recensioni entusiastiche e dall'altra un gran numero di recensioni fortemente negative, spesso al limite del denigratorio (ricordo una tale Gamberetta che si era accanita in modo particolare). Alcune reazioni (rare) rasentano l'apoteosi. Eccone qualche estratto significativo:

"In definitiva Verso ha mescolato tecnologia, erotismo, affetti famigliari e filosofia, senza dimenticare un accenno alle radici della fantascienza, rappresentate da Asimov e Dick, in un romanzo affascinante, degno vincitore del Premio Urania." 
(Giampaolo Rai, Fantascienza.com) 
https://www.fantascienza.com/13060/e-doll

"... Verso riesce a costruire una storia avvincente e, nello stesso tempo, capace di concedersi riflessioni a voce alta sul destino futuro dell'umanità. È questo forse il compito primario della narrativa odierna di genere – non tanto (o soltanto) riservarsi lo spazio dell’azione e dell’avventura quanto contribuire ad analizzare narrativamente un futuro che stinge già nel presente e che del presente conserva i caratteri dell’incubo e del dolore di vivere ma che ancora potrà forse essere riscattato da un semplice atto d’amore." 
(Giuseppe Panella, Retroguardia) 

"E' parlando di sesso che Verso ci conduce sui campi della narrativa d'anticipazione, attraverso tecnologia e fotografia sociale, lasciando emergere a tratti la riflessione a tratti il thriller, lasciandosi sfuggire qualche afflato filosofico mentre il mistero va a svelarsi e la vicenda trova il suo epilogo in un finale drammatico e - a modo suo - poetico." 
(Fabio Novel, ThrillerMagazine.it) 

Le reazioni negative sono principalmente dovute a due cause: 
1) L'inveterato puritanesimo di uno zoccolo duro di lettori uranisti, pardon, di lettori di Urania; 
2) Motivazioni stilistiche, narrative, tecniche, tutte puramente pretestuose. 

Il summenzionato zoccolo duro puritano non ha origini religiose. Ha le sue origini nello scientismo (cosa ben diversa dalla Scienza). Coloro che ne fanno parte sfoggiano un atteggiamento pedante e sterile da scolarette gnè-gnè-gnè e sono convinti di vivere nella realtà idealizzata dei documentari di Piero Angela, in cui in decenni non si è menzionata nemmeno una volta l'esistenza della merda! Gente simile etichetta come "pornografia" qualsiasi cosa che non sia "lui sopra, lei sotto, al buio, con la camicia col buco"
 
Ecco alcune recensioni negative tratte dal sito Anobii.com:   


Un certo Fayd, convinto che la fantascienza abbia l'imperativo di essere asessuata come le amebe, ha scritto: 

Non mi è piaciuto. Questo è un Giudizio personale, è ovvio.
Ho trovato questo libro assolutamente vuoto. Del porno con sprazzi di filosofia spicciola. Una fatica ad arrivare all'ultima pagina che non avevo mai provato prima. Descrizioni pretenziose quasi ad emulare grandi scrittori di altri tempi.
Scene spinte di coiti spesso violenti e assurdi. Esasperate e asasperanti (sic) riflessioni che sinceramente trovo di una banalità rara.
[...] Se questo è il futuro della fantascienza italiana forse devo cambiare genere oppure devo semplicemente continuare a leggere i "maestri". Mi rituffo in Dan Simmons che avevo lasciato da parte per finire questo strazio. Spero di vedere altra fantascienza italiana nel mondo ....ma badate bene ho detto FANTASCIENZA non pornoscienza o filopornoscienza. 

L'utente HAL9000, più sintetico, ha scritto: 

Nonostante l'elevato numero di pagine, la trama è piuttosto semplice. Lo stile spesso troppo ricercato è appesantito da lunghe ed intricate dissertazioni che rendono la lettura poco scorrevole e un po' stucchevole. Il contenuto a base di sesso "malato" lascia spazio anche a qualche buona idea, ma che non basta a risollevare il romanzo. 

Alex Marchetti ha scritto: 

Le citazioni, i riferimenti e i rimandi a Blade Runner si sprecano in questo saggio filosofico travestito da romanzo di fantascienza. La trama è la leva attraverso la quale l'autore propone e dispone le sue teorie sulla sessualità e sull'evoluzione, a volte fondate, ma più spesso strampalate per servire esse stesse alla trama. 
[...] Ma è nel finale che un romanzo potenzialmente sufficiente perde consistenza, nelle azioni confuse e incoerenti dei personaggi, nel finalino happy end che stride con le pretese neo-noir del resto della storia e, in ultima analisi, nell'assoluta inconsistenza di una vicenda che si riveste di fantascienza senza esserlo.
Insipido come lacrime diluite nell'acqua piovana.

Una chiusura più insensata delle scorregge di un pollo. Questo pensa che "come lacrime diluite nell'acqua piovana" sia diverso da "come lacrime nella pioggia"!  

Altre recensioni non proprio eulogistiche si trovano su Goodreads.com


Riporto poi una frase volante, sentita da A. (si dice il peccato ma non il peccatore): "Fa il verso a Houellebecq"

L'opinione di Zoon

Chiudo infine con l'opinione di Sandro "Zoon" Battisti, pubblicata come commento su Anobii.com e molto condivisibile. La riporto in questa sede:

il romanzo di francesco è un viaggio verso le propaggini di un'umanità che sta abbandonando le sue antiche fattezze. ma è una transumanità che abbonda di malvezzi e deviazioni prossime - se non superiori - all'umano.
l'autore ha messo mano a questi vizi e li ha mostrati, una critica del futuro per parare al presente, e lo ha fatto sostanzialmente bene, riuscendo a coinvolgermi mentre legggevo il libro in posti disagiati e rumorosi. qualche difetto c'è, e direi imputabile più che altro a un editing non accuratissimo, ma la polveriera che è esplosa in concomitanza con la pubblicazione di questo premio urania è meritata, ma immeritate sono molte critiche che si basano, alcune, su un sentito dire o su un tabù ancora intoccabile che è il sesso.
i personaggi principali li ho torvati credibili, e il finale mi ha sorpreso dopo che avevo sbagliato in precedenza almeno tre colpevoli. 

sabato 22 agosto 2020

 
BLOG GENERATION
 
Autore: Giuseppe Granieri 
Anno: 2005
Edizioni: 1a ed. 2005, IV rist. 2009 
Editore: Laterza 
Pagine: VIII-185
Collana: Saggi Tascabili Laterza (n. 287)
ISBN carta: 9788842075646
ISBN digitale: 9788858102152
Argomenti: Attualità culturale e di costume, giornalismo,
      informatica, scienze della comunicazione 
Prefazione: Derrick De Kerkhove
Copertina: flessibile
 
"Se questo libro non fosse anche molto piacevole da leggere, direi che si tratta di una sorta di studio sociologico sui weblog e sui motori di ricerca. La prospettiva di Granieri è al tempo stesso ampia e precisa: attraverso l'individuazione dei suoi attori e l'esame della tecnologia, la trasformazione delle relazioni personali oggi in atto è messa in luce nei suoi vari aspetti. Il libro di Granieri è ispirato a una visione della democrazia e dell'organizzazione sociale in movimento. La sua è una vera vocazione politica, non di partito, ma di umanità."
(Derrick De Kerckhove)
 
Indice (edizione 2005): 

Prefazione di Derrick De Kerckhove 
 
Nota dell'autore 

Prologo. Di come le percezioni diventano realtà 
     Platone snack bar
     Cosa sanno di noi 
     La democrazia come lotta contro la complessità 

Parte prima
Non la tecnologia: la pratica. Come nasce un modello nuovo 

Capitolo 1. La rivoluzione della pagina "What's New" 
    1.1 Di cosa parliamo quando parliamo di Internet
    1.2 Una tecnologia che esiste da quando è nato il Web 
    1.3 Il problema dell'ornitorinco 
 
Capitolo 2. Per una descrizione della blogosfera 
    2.1 Dalla prassi allo standard 
    2.2 "The Power of Linking": cenni di economia politica del 
          Web 
    2.3 Le regole della conversazione 
    2.4 La palestra delle idee 
    2.5 La moltiplicazione dei pani e dei pesci 
 
Capitolo 3. Il Super-Google 
   3.1 "The ant colony", ovvero la redazione più grande del 
          mondo 
   3.2 "RSS way of life": come cambia il nostro rapporto con le 
          informazioni 
 
Parte seconda
Prove tecniche di rappresentazione del mondo 

Capitolo 4. Ecosistema dei media 2.0 
   4.1 Al lupo, al lupo! 
   4.2 Interazione numero uno: miglior giornalismo 
   4.3 Interazione numero due: il patto critico 
   4.4. La "Google Generation"

Capitolo 5. Democrazia 3.0
    5.1 Campagne elettorali open-source 
    5.2 Modi e tempi del dibattito politico

Capitolo 6. Quello che ci meritiamo 
    6.1 Cosa ne faremo
    6.2 La rivincita della politica 

Bibliografia 

Indice dei nomi
 
Recensione: 
 
In estrema sintesi, il libro granieresco è una massa di contenuti molto datati, che ormai l'editoria potrebbe considerare carta da macero. Fu pubblicato per la prima volta nel febbraio del 2005, a poca distanza dalla mia entrata nel mondo blogosferico di Splinder (luglio 2004). Una ragazza che all'epoca era una diciottenne, adesso è una milf. Una donna che all'epoca era una quarantenne, adesso sia avvia a diventare una vecchia carampana. Un adolescente dei nostri giorni, all'epoca era soltanto uno spermatozzo! Ricordo ancora quando quello stesso anno, credo fosse settembre, fui invitato allo IULM insieme ad alcuni altri splinderiani, tra cui spiccava il giovane Jack the Ripper. Era costui un individuo alquanto bizzarro. Parlammo di Ernst Röhm e di Gregor Strasser, delle SA e dell'omosessualità nella Germania di Weimar. A dire il vero di quella giornata ricordo soltanto lui e un anziano signore il cui portale si intitolava "Ceci n'est pas un blog". Gli altri che incontrai mi parvero assolute nullità, tanto che ogni traccia mnestica della loro esistenza è scomparsa dai miei banchi di memoria stagnante. A parte l'organizzatrice dell'incontro, che aveva i capelli rossicci, non sono nemmeno sicuro che ci fossero delle ragazze. Il motivo di questo lungo flashback è presto detto: proprio allo IULM diedero in omaggio una copia del libro di Granieri a me e agli altri blogger presenti. Lì per lì lo trovai interessante. Dopo anni lo ripresi in mano e mi parve più lontano da noi di una tavoletta d'argilla con iscrizioni cuneiformi. Soprattutto mi parve futile. Pensate, l'opera è tutta innervata da illusioni politiche e da velleità messianiche! Sono andato con la mente ai tempi in cui all'improvviso mi trovai in Splinder: molti facevano un gran parlare del blog come strumento di informazione. C'era chi pensava di usare questo mezzo per migliorare il mondo, senza voler accettare il fatto che non si può pulire un cesso usando la merda. Molti si atteggiavano a giornalisti di un nuovo tipo, mai visti prima e destinati a rivoluzionare il pianeta. Era tutto un pullulare di cronisti d'assalto politicizzati, esperti in materie legali e attivisti pacifisti, che agivano utilizzando il Web anziché i media tradizionali. Cosa ne è rimasto? Niente. Dove sono finiti tutti i movimenti contro la guerra? Ricordo i tempi in cui fu rapito e ucciso Enzo Baldoni (splinderiano, autore di "Bloghdad"). Qualunque cosa succedesse in Iraq aveva un riflesso immediato nella blogosfera splinderiana. Ricordo quando dal mattino alla sera comparve un grottesco blog intitolato "Le due Simone subito libere!" (ormai nessuno se ne ricorda più: le Simone erano due giovani volontarie rapite in Iraq). Esisteva una massiccia presenza di portali politici di ogni genere. Bastava mettersi nell'homepage di Splinder e comparivano post di un gran numero di blog di Forza Nuova, in pratica uno per città. Anche l'Ulivo (che poi è diventato il Piddì) aveva blog territoriali, di cui presto ne rimase uno solo: quello dell'Ulivo di Velletri. C'erano i "Bloggers contro la guerra", "La torre di Babele" di Pino Scaccia e innumerevoli altri. Lo stesso concetto di blog politico è stato nel frattempo dimenticato. Nessuno più coltiva quell'idea puffesca di realizzare la Democrazia Universale tramite la Blogosfera. Per quanto riguarda i gruppi antidemocratici, sono migrati in altri ambienti, come ad esempio Facebook.

Durante l'incontro allo IULM, l'organizzatrice ci invitò a formulare una definizione di blog. Dopo una breve discussione si convenne che un blog differisce da un comune sito web in questo:
1) è aggiornabile facilmente tramite un'apposita finestra di editing e un tasto di pubblicazione;
2) presenta gli aggiornamenti, detti post, in uno storico, di solito in ordine crononogico inverso (anticronologico);
3) permette l'interazione in tempo reale tramite commenti. 
 
Col senno di poi, aggiungerei un'altra caratteristica:
 
4) fa parte di una piattaforma, che è il suo universo-contenitore. 
 
Questo quarto punto, lo capisco sempre di più, è fondamentale. Un portale solitario, con un proprio dominio, non può essere definito un vero blog, perché non è parte di alcuna struttura della galassia informatica. Non è parte della Blogosfera. Ai tempi di Blog Generation, questo concetto non era chiaro. Era addirittura comune l'invidia verso portali come quelli di Granieri e quello di Mantellini (il famoso Manteblog), che si diceva viaggiassero sulle mille visite al giorno. Era quasi un feticismo delle visite. Lo affermo con veemenza, anche a costo di farmi nemici: se l'url di un portale non ha un suffisso che marca la piattaforma, non è un blog. Al massimo può essere definito pseudo-blog.
 
Se ci pensiamo bene, nel trattato di Granieri non viene nemmeno data una vaga definizione di cosa sia un blog. Viene considerata una cosa scontata. A parer mio questo è stato un colossale errore. Un segno che Blog Generation era rivolto unicamente ai blogger, come se fossero una setta priva di aperture verso il mondo esterno, coincidente con l'intero Web. L'insistenza con il tema del dibattito politico e della democrazia digitale è fortissima fin dalle prime pagine: sembra quasi una lente distorcente attraverso cui l'autore guarda l'Esistenza. Eppure la maggior parte dei blog non ha mai avuto contenuti politici articolati. Un ex collega aveva un blog i cui post erano tutti uguali: "Berlusconi vi ruba il futuro". La stessa identica frase, ripetuta centinaia, forse migliaia di volte. Certo, è una frase politica, ma se vogliamo è un po' scarna. Per ogni portale di un attivista, ce ne saranno stati centinaia e centinaia che trattavano di tutt'altro. C'erano blog di varie subculture. Ve li ricordate gli Emo? Erano quei giovani magrissimi e vestiti di nero che facevano feste orgiastiche e si cospargevano di sperma! E le anoressiche? All'epoca erano molto attive in Splinder, al punto che ci furono tentativi di fare leggi per reprimerle. Poi c'erano moltissimi a cui non importava un bel niente di nulla. In fondo, con buona pace di Granieri, uno può benissimo aprire un diario on line e scrivere cose del tipo: "Oggi ho la diarrea! Il suo odore di uova marce stordirebbe le mosche!" C'era poi un portale il cui autore ripeteva soltanto il carattere "ù", in innumerevoli post di questo genere: "ùùùùùùù". Riceveva moltissimi commenti di internauti adirati che si lamentavano dello spreco di risorse. Il tempo ha affossato la Blog Generation, proprio come ha affossato Nabucodonosor e il Re di Sodoma. Certi concetti graniereschi suonano così distanti dalla realtà che al confronto ci sembra concreto e immanente il magico mondo dei Puffi! Non tutto però è una melassa di ingenuità e di stucchevole panglossismo. Ci sono anche spunti per riflessioni di un certo interesse, a patto di saperli scorgere nella massa delle scorie ideologiche. 
 
La natura aristocratica del Web segue i princìpi della Teoria delle Reti, così ben descritti dal cibernetico ungherese Albert-László Barabási. Si comprese ben presto che non tutti i blog potevano avere la stessa visibilità. Accadde quando in Splinder cominciarono ad emergere le cosiddette blogstar. In molti casi i loro contenuti erano di una stupidità spaventosa, di un vuoto desolante, eppure erano graditi a un numero immenso di utenti, a loro volta stupidi e vuoti. Granieri non manca di parlare di questo fenomeno, citando il caso di un blogger  splinderiano conosciuto come Personalità Confusa. Di lui si parlò a fondo anche allo IULM. Da quello che ricordo, era uno studente che fingeva di essere una baby sitter alle prese con pannolini sporchi di merda e simili amenità. Il suo delirante diario piacque a un gran numero di utenti, tanto che divenne uno dei blog più citati dai media. Non si capirà mai perché sia andata così. In pratica ha funzionato come la formazione di un cristallo intorno a un minuscolo nucleo di aggregazione in una soluzione satura di sali. Non è poi così strano che Granieri abbia riportato proprio questo esempio, anche se non sembra essere politicamente spendibile. Il meccanismo che permetteva a un blog di attirare enormi consensi era visto come qualcosa della massima importanza: c'era l'illusione di poterlo comprendere e di utilizzarlo per realizzare la democratizzazione blogosferica dell'intero Universo, fino alle più remote galassie. A distanza di anni anche queste blogstar sono scomparse: già da tempo si erano avviate lungo i sentieri dell'Estinzione.
P.S.
A quanto si scopre, i contenuti di Personalità Confusa sono stati migrati in un tristissimo portale indipendente con suffisso .net. Gli aggiornamenti sono continuati fino a tempi recenti, ma tutto ciò non mi sembra la stessa cosa di Splinder.     

Il caso del Connettivismo 
 
Peccato che anche per motivi cronologici Granieri non abbia potuto menzionare la complessa interazione blogosferica da cui è nato un movimento artistico della massima importanza, il Connettivismo, a cui ho avuto il privilegio di aderire fin dagli inizi del 2005. Il nucleo iniziale del Connettivismo era il blog splinderiano Cybergoth di Zoon. Su un template nero come l'Abisso Siderale scorreva un flusso incessante di post che erano frammenti di universi collassati. È stato per me un grande privilegio parteciparvi! Estinto Splinder, il progetto di Zoon continua su HyperHouse (NeXT Hyper Obscure), ospitato dalla piattaforma WordPress. Si tratta di uno degli ultimi blog in cui permane l'antica scintilla. 
 
 
Se penso alle antiche glorie, mi commuovo. Mi limiterò a riportare l'inizio del Manifesto del Connettivismo e a rimandare a una pagina del sito Fantascienza.com.    
 
"Siamo i Custodi della Percezione, i Guardiani degli Angeli Caduti in Fiamme dal Cielo, i Lupi Siderali. Un gruppo di liberi pensatori indipendenti. Viviamo nel cyberspazio, siamo dappertutto. Non conosciamo frontiere. Questo è il nostro manifesto." 
 

Sono le Ultime Stelle, che diffondono la loro fioca luce nel Nero Assoluto, nella Morte Termodinamica del Multiverso.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Queste sono due recensioni di Blog Generation, che reputo interessanti:
 
"Il 2004 è stato tutto un pullulare di libri sui blog, sui blogger e via discorrendo. Continuo a chiedermi da un lato se hanno un certo qual successo, e dall'altro se servono a qualcosa. In fin dei conti è anche vero che chi scrive su un blog tende a leggere più della media, e con le tirature medie italiane basta "leggersi addosso" per ottenere un discreto successo. Questo agile saggio nasce per spiegare il fenomeno da un punto di vista sociologico. Granieri è una figura molto nota nel campo, e il suo punto di vista è che la Rete permetterà una maggiore partecipazione dei cittadini alla "politica", intesa sia nel senso usuale che in quello etimologico di "scambio di informazioni e conoscenze tra le persone; il tutto favorito dai sistemi software di aggregazione di quanto noi rendiamo pubblico, che faranno sì che ognuno di noi si costruirà il proprio giornale interattivo. Il libro è scritto in uno stile che si mantiene quasi sempre scorevole, senza usare quei paroloni che danno l'aria di voler nascondere la scarsa conoscenza degli argomenti. Chi conosce il "guru" Granieri si potrà piuttosto stupire che non è stata mai usata alcuna faccina: è proprio vero che un sito web e un libro richiedono formalismi diversi. L'unica pecca che ho trovato è il tono a volte troppo trionfalistico, come se i blog fossero la Rivoluzione Totale e Definitiva invece che uno strumento utile ma non certo indispensabile. Forse però la mia è una visione prevenuta: in fin dei conti faccio già parte della Blog Generation."
(Maurizio Codogno) 

"15.000 blog nuovi al giorno l'anno scorso; forse quest'anno anche di più. Il libro ci spiega che cosa è un blog e come funziona: in che modo è la forma più matura di internet. La possibilità per ogni utente del web di avere un proprio punto di presenza, fa la differenza rispetto ai sistemi finora in uso: newsgroup, forum, e-mail, ecc. Inoltre il blog - dice ancora Granieri - inverte la sequenza letteraria cui eravamo finora abituati: esso prima pubblica e poi filtra. L'esigenza di tale filtro, ovviamente, dovrebbe portare (porta) alla scrematura della fuffa, e quindi far sì che solo la punta della piramide abbia una consistenza. Il resto è vanità! Granieri riferisce numerosi episodi per avvalorare l'incidenza dei blog anche nei confronti dei media tradizionali, che tendevano ad ignorarne la presenza. La lettura è piacevole oltre ad essere istruttiva."
(Romolo Pranzetti) 

Parole che a pochi anni di distanza suonano come rumore di fondo!
 
Epilogo 
 
Dov'è finita la Blog Generation? Nel Nulla. È finita nel Nucleo del Nulla. Non ne resta quasi alcun ricordo, solo qualche traccia mnestica in dissoluzione nella Noosfera demente di questa umanità terminale.

lunedì 27 luglio 2015


LA TRENTUNESIMA ORA 

Sceneggiatura:
    Sandro Battisti
    Francesco Cortonesi
    Giovanni De Matteo
Basata su un soggetto di:    
    Sandro Battisti
    Giovanni De Matteo
    Marco Milani
Regia:
    Marco Cerilli
Interpreti:     
     Francesco Trani
     Giulia Tramentozzi
     Sandro Battisti
Durata: circa 30 min
Colore: colore 

Sinossi (da Hyperhouse):

Un matematico è prossimo alla morte, un cancro lo sta divorando così come un gusto per lo studio dei numeri primi sta divorando la sua creatività: egli è convinto che dietro ogni numero primo si celi un messaggio, un criptico esistere delle dottrine occulte che hanno attraversato le ere degli uomini. Feynman, il matematico, ha una storia con Ilaria, che è anche l’infermiera che segue i suoi frequenti soggiorni in ospedale; lei non sembra interessarsi ai numeri primi e non riesce a capire perché lui si ostini a rincorrere quelle bizzarre teorie, perdendoci il sonno e quel residuo di salute che gli è rimasta. Feynman è tormentato e fa fatica a discernere la realtà dai suoi pensieri, vede cose strane accadergli intorno che s’intrecciano, apparentemente, con i suoi deliri; tutto l’universo sembra parlargli e lui è ora certo di aver trovato la soluzione ai suoi supplizi cerebrali. Ma Feynman è davvero al sicuro quando ritiene la sua scoperta attinente soltanto al mondo sottile delle dottrine occulte e non, invece, passibile di applicazioni pratiche?

Recensioni:

Il primo cortometraggio connettivista (o mediometraggio, la definizione esatta appare un po' problematica). Un esperimento iniziato nel gennaio 2006, che ho seguito fin dall'inizio sul blog che descriveva ogni fase del suo sviluppo. I risultati si sono rivelati eccellenti, di estremo interesse. Segnalo la magistrale interpretazione di Sandro Battisti nel ruolo di Nephilim, l'agente alieno. Così scrivevo nel resoconto della Prima NextCon, svoltasi a Vimercate il 3 marzo 2007, sul blog splinderiano Supernova Express, purtroppo scomparso:

"Ho rivisto con estremo piacere La trentunesima ora, e mi sono immerso in complessi turbini di purissimi memi matematici. Intuizioni sui numeri primi mi hanno sfiorato come tentacoli, sfuggendomi sempre. Per un attimo mi è quasi parso di poter cogliere il segreto di Feynman, ma la musica delle quasar ancora una volta si è dissolta in me. Più consono alla mia natura, il personaggio di Nephilim rappresenta un'epifania dell'insondabile sempre viva in me."

Il blog di Paolo Marzola, oggi estinto, conteneva una notevole recensione del mediometraggio connettivista, ma purtroppo soltanto un breve frammento si è potuto salvare: il link al portale è attualmente soltanto una pagina piena zeppa di geroglifici informatici, e in tutto il Web non si trova null'altro. Riporto così quanto sono riuscito a recuperare dal mio vecchio blog Esilio a Mordor:

"La trentunesima ora è film di contenuti, poetico senza dubbio, con una storia che potrebbe vagamente ricordare Pi greco il teorema del delirio ma che in realtà cela al suo interno come scatole cinesi svariati argomenti, diciamo che può essere, come molte opere concettuali, analizzato e percepito secondo vari livelli di interpretazione. Personalmente, dopo averlo visto paio di volte per meglio coglierne tutti i riferimenti, sono riuscito ad apprezzare il lato indubbiamente nostalgico e onirico che circonda questa opera prima, l’andamento a spirale della storia che confonde finzione e realtà. I temi che la permeano sono importanti: il mistero della morte prima di tutto che si presenta in forma di visioni e allucinazioni da parte del protagonista, l’amore, il mistero dell’infinito, il dolore che ognuno di noi cela nei momenti di difficoltà o di malattia, per fluisce in un finale estremamente poetico e rivelatore."

Riporto anche la recensione trovata sul blog Neurone Proteso di Masque, a quanto pare ormai spento (l'ultimo post è del 2013):

"Il corto, mi ha ricordato un po’ PI di Darren Aronofsky (ma l’associazione, era abbastanza scontata, avendo entrambi dei matematici ossessionati e malati come protagonisti ;-) ).
Belle le inquadrature, ed anche i colori mi sono piaciuti molto, specie il contrasto fra i colori accesi delle scene nell’ostello ed il buio delle inquadrature esterne. Non so se l’effetto grana nelle inquadrature notturne fosse voluto, ad ogni modo, ci stava bene. :-)
È un film che, mentre lo guardi, al pari di PI, riesce a trasmetterti la paranoia e l’ossessione del protagonista. Capiterà di accorgersi di fare particolare attenzione ai numeri degli autobus che si vedono ed, in generale, a qualsiasi numero che appare sullo schermo. Verrà spontaneo cercare di trovare dei pattern nella grana delle inquadrature notturne. Gli eventi non seguono una cronologia lineare, quindi, è necessaria una seconda visione per cogliere certi particolari. Questo anche perché i dialoghi o, più comunemente, le didascalie (essendo un film quasi muto), sono molto ermetici. La trama sembra quasi funzionale all’atmosfera ed allo scopo dichiarato di coinvolgere lo spettatore nelle paranoie del protagonista."

Altre informazioni e link: 

Un tempo era possibile visualizzare il filmato in streaming, ed esiste tuttora una pagina di Fantascienza.com che ne reca testimonianza. Ho potuto constatare che tutte le pagine che lo permettevano sono sclerotizzate. In Youtube è presente il trailer: 



Per maggiori informazioni, per la storia del corto e per i dettagli sulla lavorazione si rimanda all'attuale blog di Sandro "Zoon" Battisti:


La sceneggiatura completa è consultabile seguendo questo link: 


Esiste tuttora una pagina con le informazioni necessarie per ordinare il cortometraggio. Non so se siano ancora valide, in ogni caso fornisco il link: