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giovedì 14 ottobre 2021

RELITTI ALANICI, CELTICI E PRE-CELTICI NEGLI ARGOT DELLE ALPI PIEMONTESI E FRANCESI

Scorrendo l'opera di Albert Dauzat, Les Argots des Métiers Franco-Provençaux (1917), mi sono imbattuto in qualcosa di inatteso e sorprendente, scorrendo una lista di vocaboli dell'argot dei minatori di Usseglio, nell'Alta Valle della Stura, nel Piemonte alpino. Subito mi è caduto l'occhio su una parola: 
 
dána "acqua" 
 
Non ci sono dubbi sul fatto che si tratta di un vocabolo dell'antica lingua degli Alani, appartenente al ceppo iranico e giunta in Europa occidentale all'epoca della fine dell'Impero Romano. Gli attuali eredi di questo popolo glorioso vivono nel lontanissimo Causaco: sono gli Osseti, che hanno fama di grande valore guerriero e di essere implacabili nella vendetta; le loro donne sono di un'incredibile bellezza. 
 
Questa è la protoforma proto-indoiranica ricostruibile a partire dai dati delle lingue iraniche e indoarie:  

Proto-indoiranico: *dáHnu "acqua; fiume; succo"
 Proto-iranico: *dānu "fiume"
  Avestico: *dānu "fiume"
  Proto-scitico: *dānu "acqua; fiume"
    Alanico: *dān "acqua; fiume"
      Jassico: dan "acqua; fiume"
      Ossetico: дон (don) "acqua; fiume"
  Sanscrito: दानु dānu "goccia, rugiada" 
 
Idronimi slavi di chiara origine alanica:
  Don < *Dānu "Fiume"
  Dnepr < *Dānu apara "Fiume più lontano"
  Dnestr  < *Dānu nazdya "Fiume vicino"
 
La stessa radice, che Marija Gimbutas considerava preindoeuropea e nome della Grande Madre (Dana, Ana), si trova attestata nelle lingue celtiche, con ogni probabilità come resto di un precedente sostrato. In genere è considerarla inseparabile dalle attestazioni nelle lingue indoiraniche, anche se si può dimostrare che non tutto fila così liscio. Questi sono i dati relativi alle lingue celtiche insulari:   

Proto-Celtico: *Dānu- "Dea del Fiume"
  Irlandese antico: *Danu "Dea del Fiume" (gen. Danann)
  Gallese medio: Dôn, nome di una figura mitologica
    (presupposta femminile, anche se il genere non è indicato) 

L'attuale toponimo Doncaster (South Yorkshire, Inghilterra), documentato in latino come Dānum, deriva proprio dal britannico *Dānu-.

Nota:
Il nominativo dell'antico irlandese, *Danu, non è realmente attestato, bensì ricostruito dagli studiosi della fine del XIX secolo a partire dal genitivo Danann (irlandese medio Danand, Donand), che ha una vocale breve. A quanto ne so, il nome si trova soltanto nell'etnonimo mitico Túatha Dé Danann, generalmente tradotto come "Popolo della Dea Danu". Questo però è errato: una traduzione senza dubbio più corretta è "Popoli del Dio di Danann" (al plurale). La ricostruzione di *Danu presenta comunque gravi problemi fonetici e morfologici. Fatta per analogia di Ériu "Irlanda" (genitivo Érenn "dell'Irlanda), non tiene conto di questo fatto: un proto-celtico finale di parola si conserva in antico irlandese se preceduto da un'approssimante, mentre si dilegua se preceduto da altra consonante. Così Ériu termina in -u perché proviene da un precedente *Īwerijū (a sua volta da *Pīwerijū, alla lettera "Terra Grassa"). Così ci aspetteremmo che *Danu sia da un proto-celtico *Danijū. Una protoforma *Danū avrebbe dato invece *Daun. I filologi che hanno ricostruito *Danu non andavano tanto per il sottile: per loro Ériu "Irlanda" era corradicale del sanscrito ārya- "nobile" (da cui Ariani).

Esiste un importante derivato della radice *dānu-, attestato sia in Britannia che nel Continente: 

Proto-celtico: *Dānuwijos / *Dānowijos (idronimo)
  Gallese: Donwy (idronimo)
  Prestiti:
   => Greco antico: Δανούιος (Danóuios), Δανούβιος
     (Danóubios) "Danubio"
   => Latino: Dānuvius, Dānubius "Danubio"
   => Proto-germanico: *Dōnawjaz "Danubio" 

Antico inglese: Dōnua "Danubio"
   => Norreno: Dónua "Danubio"
Antico alto tedesco: Tuonouwa, Duonowa, Tuonouwe
    "Danubio" 
Medio basso tedesco: Dônouw, Dônouwe, Dunouw,
    Dunouwe "Danubio"
Gotico: *Donawi
  => Greco: Δούναβης (Dúnavis)
  => Slavo ecclesiastico: Dunavŭ 
        Russo: Дунай (Dunáj)
 
Analizzando i dati riportati, il dubbio che può venire è questo: il termine dána "acqua" dell'argot di Usseglio potrebbe essere di origine celtica o paleo-europea anziché alanica. Tuttavia ci sono complicazioni di non poco conto che mi portano a scartare questa ipotesi. Il teonimo antico irlandese *Danu mostra una vocale breve e non è adatto alla comparazione con l'idronimo *Dānuwijos / *Dānowijos. Esiste un altro teonimo femminile irlandese che è stato considerato un sinonimo di *Danu, anche se senza fondamento alcuno: Anu, Ánu (genitivo Anann, Ánann). Come si vede, ha una vocale brevo o lunga, ma manca di consonante iniziale. Questo parrebbe dare ragione alle tesi di Gimbutas, ma non bisogna dimenticarsi che Anu non è plausibilmente un sinonimo di *Danu. A quanto appurato, è più probabile che sia un epiteto della Dea della Guerra Mórrígan: come tale è indicato nel Lebor Gabála Érenn (Libro delle Invasioni dell'Irlanda). In totale, non si trova nelle lingue celtiche conosciute un concreto vocabolo *dānu- col significato di "acqua" che possa essere sopravvissuto fino a diventare l'argotico dána. Potrebbe essere pre-celtico, ma di fronte a qualcosa di postulato sulla base dell'antica idronimia, è preferibile qualcosa di attestato in epoca molto più recente, come per l'appunto la lingua degli Alani. 
 
Ulteriori analisi lessicali
 
Ora ci chiediamo se si possano scoprire nel gergo piemontese di Usseglio altri relitti alanici. A una prima occhiata, considerando le mie limitate conoscenze, ho pensato che non ce ne fossero. In ogni caso, non ci si può certo limitare a un'indagine superficiale. Cominciamo con l'elencare alcune parole. Alcune voci sono abbastanza banali, altre sono comuni a molti argot e furbeschi d'Italia, altre ancora sono di estremo interesse. Ecco un breve elenco, sempre tratto dal lavoro di Dauzat:
 
áfru "uova" 
arkist "soldato" (dal nome dell'archibugio)
armáji "vacca"
béra "pecora" 
bernia "soldi"
brüna "sera" (è il furbesco bruna)
ciamba "settimana" 
címa "vino"  
cípru "coltello"
dartún "pane" (cfr. Spasell arton "pane") 
ganéla "donna" 
kalagn "luna" 
kéla "formaggio" 
koiz "casa" 
krurina "carne" 
pija "vino" 
rébu "legno" 
ténu "fuoco" 
tiná "cuocere"  
tril "paese, villaggio" 
trisá "mangiare"
trumba "spia" (è come l'italiano tromba
vergne "città", "Torino"
vorp "pane" 
 
Considero sommamente utili queste operazioni di scrutinio di glossari più o meno estesi. Ecco un'altra parola possibilmente formata da una radice iranica, che sono incline ad attribuire agli Alani: 
 
krurina "carne"  
 
Queste sono le corrispoindenze iraniche che ho potuto reperire nel dizionario di Julius Pokorny, elencate sotto la radice proto-indoeuropea da lui ricostruita come kreu- , kreuǝ- : krū- ; kreus- , krus- "sangue, carne cruda; crosta, ghiaccio":
 
Avestico: xrūra- "sanguinante; sanguinario, crudele"; 
    xrvant- "terribile; sanguinario"
    xrū- (accusativo xrūm) "pezzo di carne insanguinata"
    xrvi-dru- "che brandisce un'arma di legno insanguinata"
    xrvīsyant- "sanguinario; terrificante"
    xrūma- "orribile"
    xrūnya- "crimine sanguinoso; abuso sanguinoso"
    xrūta- "orribile; crudele"
    xrūždra- "duro"
    xraoždva- "duro" 

Scitico: Xrohu-kasi- "Scintillante di Ghiaccio", donde "Caucaso" 

Resta il fatto che non abbiamo ancora una certezza assoluta.
1) Non sono riuscito a trovare informazioni sull'evoluzione del gruppo consonantico *χr- in ossetico; non sembra comunque implausibile che si sia conservato, finendo poi adattato in kr- in una lingua romanza; 
2) Non sono riuscito a trovare derivati ossetici di una radice proto-iranica *χrūra-
3) Il suffisso -in- di krurina è oscuro;
4) Esistono sia in celtico che in latino derivati della stessa radice proto-indoeuropea *krewh2- "sangue (fuori dal corpo)":
   Proto-celtico: *krūs / *krowos "sangue" 
      Irlandese antico: crú "sangue"; cró "morte violenta";
          "wergild
   Latino: cruor "sangue versato" (genitivo cruōris);
       cruentus "sanguinario" 
 
Tuttavia si noterà che né in celtico né in latino esistano derivati credibili che possano confrontarsi con la parola argotica krurina "carne". 

Il nome alanico del pane

In altri argot ecco che troviamo un vocabolo la cui attribuzione alla lingua degli Alani può dirsi sicura. 
 
Alta Savoia, argot dei muratori di Tarentaise: dzou "pane" 
Alta Savoia, argot dei vogatori: chou, zou "pane"
Alta Savoia, argot dei tagliatori di pietre: maca-jhoulâ
     "fare il pane" (macâ "lavorare" è di chiara origine
     germanica)
Valle d'Aosta: dzou "pane"
 
Questa parola è quasi identica all'ossetico dzul "pane" (scritto in caratteri cirillici дзул e pronunciato /ʒul/). La liquida finale -l deve essersi velarizzata e quindi dileguata, ma si noterà che se ne trova ancora traccia nell'argot dei tagliatori di pietre, che ha maca-jhoulâ "fare il pane". Purtroppo non sono riuscito a reperire informazioni sull'etimologia di questa parola ossetica, che sembra sconosciuta. Non mi è quindi possibile fare ulteriori speculazioni, a parte questa: la presenza di un vocabolo alanico per indicare il pane è un forte indizio a favore della natura alanica e non pre-celtica del vocabolo per indicare l'acqua, di cui abbiamo parlato sopra.  
 
Il nome celtico del fuoco  
 
Scorrendo il campione di materiale lessicale sopra riportato, vediamo poi una piacevolissima quanto inattesa sorpresa: un'importante radice celtica: 
 
ténu "fuoco" 
tiná "cuocere" 
 
Sempre il Dauzat riporta diverse occorrenze della stessa radice nel Giura meridionale o cretaceo: 
 
Giura meridionale, 1a fonte: teyno "fuoco", tena "secchezza"
Giura meridionale, 2a fonte: tino "fuoco" 
Giura meridionale, 4a fonte: tinna "fuoco, calore", tinna
   "cuocere"  

Questa è la protoforma celtica con le attestazioni dei suoi discendenti nelle lingue celtiche insulari:
 
Proto-celtico: *teϕnets < *tepnets "fuoco"
    (genitivo *teϕnetos < *tepnetos "del fuoco")
  Irlandese antico: teine "fuoco" (genitivo teined)
    Irlandese: tine "fuoco" (genitivo tine, tineadh)
    Gaelico di Scozia: teine "fuoco" (genitivo teine)
    Manx: çhenney "fuoco" (genitivo çhenney, pl. çhentyn)
  Gallese medio: tan "fuoco" 
    Gallese: tân "fuoco"
  Cornico: tan "fuoco" 
  Bretone: tan "fuoco" 

In ultima analisi, proviene dalla radice proto-indoeuropea *tep- "essere caldo", "essere ardente", la stessa che ha dato origine anche al latino tepēre "essere caldo", "essere tiepido". 

Un nome pre-celtico del fiume 

Negli argot del Giura meridionale o cretaceo, troviamo una parola importante, che trova la sua attestazione non solo nell'antica idronimia pre-celtica della Valle d'Aosta e del Piemonte, ma anche nel moderno piemontese: 

doira "fiume" < *duriā

La radice di questo vocabolo si trova nel nome di due fiumi: la Dora Baltea (latino Duria Bautica o Duria Maior) e la Dora Riparia (latino Duria Minor), ma la sua presenza si spinge fino all'Aquitania e all'Iberia. In Francia troviamo gli idronimi Dore, Doron e Douron. Il fiume Duero (latino Durius) è il terzo fiume più lungo della penisola iberica.

Alcuni brevissimi glossari
 
Nei glossari qui riportati, segno in corsivo grigio le corrispondenze certe. 
 
Glossario Ossetico - Argot di Usseglio 
 
art = ténu 
don = dana  
dzul = dartún, vorp 
mæj = kalagn  
 
Glossario Irlandese - Argot di Usseglio 
 
arán = dartún, vorp
gealach
= kalagn
tine = ténu 
uisce = dana 
 
Glossario Ossetico - Argot della Valle d'Aosta 
 
art = roubio 
don = vouace, vouache 
dzul = dzou 
 
Adesso mi sorge una domanda. Perché nessuno ha mai scoperto e studiato prima d'ora questi relitti? C'è moltissimo altro materiale sorprendente, che sarà trattato in modo approfondito in altre occasioni. 

lunedì 4 ottobre 2021

UN RELITTO PALEOSARDO IN SARDO CAMPIDANESE: NEA 'AURORA'

Tra le più strane e interessanti parole sarde che mi sia capitato di incontrare, posso annoverare sicuramente il campidanese nea "aurora, alba". Come c'era da aspettarsi, il tentativo di spiegare questo vocabolo erratico ha fatto impazzire gli studiosi. 
 
Così il Salvioni: 
 
 
CAMPID. néa AURORA   
 
Non vedo altra via per dichiarar la voce, che di invocare ēōs, riconoscendo nel n un resto della preposizione in concresciuta, e nell' -a, un facile metaplasma.  
 
Una simile invocazione è più stupida degli escrementi di una mosca su uno specchio di un postribolo d'infimo ordine. 
 
Salvioni invoca addirittura il greco epico ἠώς (ēṓs) "aurora", nemmeno il greco attico ἕως (héōs). E come diavolo avrebbe fatto una forma antiquata e dotta come quella ad arrivare tra i pastori del Campidano? 
Questo è l'elenco degli esiti del proto-indoeuropeo *h₂éwsōs "aurora" negli antichi dialetti della lingua dell'Ellade.
 
Epico: ἠώς (ēṓs) 
    trascrizione IPA: /e:'o:s/
Attico: ἕως (héōs)
    trascrizione IPA: /'heo:s/
Eolico: αὔως (áuōs), ᾱ̓́ϝως ´wōs)
    trascrizione IPA: /'auo:s/, /'a:wo:s/
Dorico: ᾱ̓ώς (āṓs)
    trascrizione IPA: /a:'o:s/
Beotico: ᾱ̓́ας
´as)
    trascrizione IPA: /'a:as/
Laconico: ᾱ̓ϝώρ (āwṓr), αβώρ (abṓr)
    trascrizione IPA: /a:'wo:r/, /a:'bo:r/
 
Possiamo essere sicuri che nessuna di queste varianti avrebbe trovato la sua via nell'impervia Sardegna. I romanisti, quando si trovano davanti una voce che non deriva da una trafila di una protoforma latina, vanno in marasma, perché gli schemi che hanno appreso non riescono a sorreggerli. In queste condizioni critiche, troppo spesso proferiscono scemenze! 
 
Tra l'altro, all'epoca in cui le genti di Bisanzio avevano contatti con la Sardegna, l'antico nome dell'aurora era stato sostituito da un'altra parola, αὐγή (augḗ). 
 
αὐγή (augḗ) f. (genitivo αὐγῆς); prima declinazione 

 1. luce del sole
 2. raggi del sole (plurale)
 3. aurora, alba  
 4. luce splendente (come quella del fuoco)
 5. riflesso sulla superficie di oggetti splendenti 
 
In greco antico la pronuncia era /au'ge:/, mentre in greco bizantino si era già evoluta in /avˈʝi/
 
I Neogrammatici sostengono che questo nome dell'aurora derivi dalla ben nota e produttiva radice indoeuropea *h₂ewg- "crescere, accrescere", da cui sono discese anche le parole latine augēre "crescere" (augeō "io cresco", augēs "tu cresci", auxī "io crebbi", auctum "essendo cresciuto"), augmen "aumento, crescita" e augustus "maestoso, venerabile". 
Non sono convinto dell'esattezza di questa ipotesi, nata da una grossolana applicazione del Rasoio di Occam. A parer mio ci sono le basi per postulare una radice indoeuropea omofona di *h₂ewg- "crescere, accrescere", ma indipendente: *h₂ewg- "raggio di sole", "splendore", con paralleli anche extra-indoeuropei (vedi nel seguito). 
 
Altri esiti indoeuropei di *h₂ewg- "raggio di sole": 
Albanese: ag "aurora" 
     < proto-albanese *(h)aug-
  agòj "albeggiare, fare giorno"  
Proto-slavo: *ju:gu "sud", "vento del sud"
     Slavo ecclesiastico: *jugŭ "meridione, sud",
          "vento del sud"  
     Russo: юг (jug) "sud" 
     Ucraino: юга (juhá) "vento caldo del sud"  
     Serbo: ју̏г (jȕg) "sud" 
     Croato: jȕg "sud" 
     Sloveno: jȕg "sud" 
     Polacco: jug "disgelo" (dialettale)
     Ceco: jih "sud" 
     Slovacco: juh "sud" 

Nemmeno il greco αὐγή può essere l'origine della parola campidanese.

Le opinioni di Pittau

Pittau sosteneva che il sardo campidanese nea "aurora" fosse un grecismo, ma non lo identificava con l'antico nome della Dea Eos: lo confrontava invece con il greco νέα ἡμέρα (néa hēméra) "nuovo giorno". La pronuncia in greco moderno è /'nea i'mera/
 
Ben noto è il quotidiano Νέα Ημέρα Τεργέστης (Néa Iméra Tergestis), ossia "Nuovo Giorno di Trieste" (fine XIX secolo - inizi XX secolo).  

Ancora una volta, riesce difficile comprendere tutti i passaggi. Ci saremmo aspettati che dalla locuzione greca derivasse in campidanese *neamera, *neimera o *nemera anziché semplicemente nea

Un possibile prestito dal ligure 

La soluzione più ovvia e razionale, quella di un termine proveniente dal sostrato pre-romano, a quanto pare non è stata mai nemmeno considerata. Lo reputo un grave errore, nato dal pregiudizio che offusca la visione e impedisce di conoscere. Procediamo per gradi.   
 
Il greco νέος (néos) "nuovo" e il latino novus "nuovo" hanno la stessa origine, come anche il gallico novio- "nuovo" (attestato ad esempio in Noviomagus "Campo Nuovo", etc.). Queste parole risalgono tutte alla stessa radice: 
 
Proto-indoeuropeo: *newos, *newyos "nuovo" 

La lingua degli antichi Liguri era indoeuropea, anche se con un sostrato lessicale più antico. Il concetto di "nuovo" era espresso dall'aggettivo *nevios, come provato da importanti documenti. 
L'idronimo ligure Neviasca è attestato nella Tavola bronzea di Polcevera, scritta in latino arcaico e risalente al 117 avanti Cristo, che ci conserva toponimi notevolissimi. Riporto in questa sede il brano che ci interessa (i grassetti sono miei): 

Langatium fineis agri privati: ab rivo infimo, qui oritur ab fontei in Mannicelo ad flovium / Edem: ibi terminus stat; inde flovio suso vorsum in flovium Lemurim; inde flovio Lemuri susum usque ad rivom Comberane(am); / inde rivo Comberanea susum usque ad comvalem Caeptiemam: ibi termina duo stant circum viam Postumiam; ex eis terminis recta / regione in rivo Vendupale; ex rivo Vindupale in flovium Neviascam; inde dorsum flovio Neviasca in flovium Procoberam; inde / flovio Procoberam deorsum usque ad rivom Vinelascam infumum: ibei terminus stat; inde sursum rivo recto Vinelesca: / ibei terminus stat propter viam Postumiam, inde alter trans viam Postumiam terminus stat; ex eo termino, quei stat / trans viam Postumiam, recta regione in fontem in Manicelum; inde deorsum rivo, quei oritur ab fonte en Manicelo, / ad terminum, quei stat ad flovium Edem.

Traduzione (di Agostino Giustiniani): 
 
"I confini dell'agro privato dei Langati: presso il fiume Ede, dove finisce il rivo che nasce dalla fonte in Manicelo, qui sta un termine. Quindi si va su per il fiume Lemuri fino al rivo Comberanea. Di qui su per il rivo Comberanea fino alla Convalle Ceptiema. Qui sono eretti due termini presso la via Postumia. Da questi termini, in direzione retta, al rivo Vindupale. Dal rivo Vindupale al fiume Neviasca. Poi di qui già per il fiume Neviasca fino al fiume Procobera. Quindi già per il Procobera fino al punto ove finisce il rivo Vinelasca; qui vi è un termine. Di qui direttamente su per il rivo Vinelasca; qui è un termine presso la via Postumia e poi un altro termine esiste al di là della via. Dal termine che sta al di là della via Postumia, in linea retta alla fonte in Manicelo. Quindi già per il rivo che nasce dalla fonte in Manicelo sino al termine che sta presso il fiume Ede."

L'idronimo Neviasca significa qualcosa come "quella del (luogo) nuovo".

La radice ligure in questione, ha formato almeno un toponimo oltre al nome di fiume sopra considerato. Nell'entroterra genovese, in Val Graveglia, si trova il piccolo borgo di Ne (pronuncia /nɛ/, con la vocale aperta). I romanisti hanno tentato di ricondurlo all'antroponimo Nevius, da loro considerato "romano" - e confuso col gentilizio Naevius. Molto peggio dei romanisti hanno fatto i latinisti d'accatto pullulanti nelle parrocchie ottocentesce e novecentesche. Alcuni di loro hanno preso il latino nāvis "nave" e lo hanno fatto diventare Ne, incuranti del fatto che in genovese ha dato nae. Altri hanno preso il latino nemus "bosco sacro" e lo hanno fatto diventare Ne, incuranti del fatto che la consonante -m- intervocalica non può dileguarsi nel latino volgare che ha dato il genovese. Questi escrementi concettuali, che dovrebbero stare sepolti in una fossa settica, sono stati esumati da Google e messi sotto il naso degli utenti. 
 
Ne deriva direttamente dal ligure *Neviom "(Luogo) Nuovo" (pronuncia /'newiom/). 
Propongo così la ricostruzione *nevia /'newia:/ "cosa nuova", che tra i vari significati doveva avere anche "inizio del giorno". 
Sappiamo che alcuni elementi indoeuropei di provenienza ligure si sono insinuati nel paleosardo (Blasco Ferrer, 2011). Ad esempio il sardo tevele "debbio", elemento di sostrato, è derivato in ultima analisi dal ligure *debelo- (Debelus fundus) < protoindoeuropeo *dheghw- "bruciare". Così è plausibile che si sia verificata questa trafila: 
 
ligure /'newia:/ > paleosardo /'neia/ > /'nea/.  

Decisamente meglio delle storture dei romanisti!
 
Altra proposta etimologica per nea "aurora"
 
Quando sono venuto a conoscenza della parola campidanese nea "aurora", la mente mi è andata subito al basco egun "giorno", derivato dal verbo proto-basco *e-gun-i "splendere" (detto del sole). La protoforma ricostruibile sarebbe dunque n-egu-a. Tuttavia mi è sembrata troppo contorta e insoddisfacente la derivazione, carente soprattutto dal punto di vista morfologico: trovavo difficoltà a spiegare l'iniziale n- e la terminazione -a (considerato che questa non può essere l'articolo basco -a, il cui antenato suonava diversamente). Così ho abbandonato questa etimologia.
 
Conclusioni 
 
Un annoso problema è stato finalmente risolto. Peccato che al mondo accademico non importerà mai nulla di tutto questo: basta che una cosa sia scritta su un blog e la considerano automaticamente immondizia, senza nemmeno leggerla.   

giovedì 9 settembre 2021

IL MARCHESE, NOME VOLGARE DEL MESTRUO: MITI E FALSE ETIMOLOGIE

Quando ero al liceo, mi capitò più volte di sentire una strana designazione del mestruo: il nome per indicarlo era marchese. Mi sono chiesto spesso quale ne fosse la vera etimologia. Non trovando alcuna risposta, salvo la possibile connessione col verbo marcare, la cosa è caduta nel dimenticatoio. Solo in epoca più recente mi sono di nuovo interessato alla questione e ho fatto qualche ricerca nel Web. Ovviamente ho constatato che impazzano le etimologie popolari e i miti infondati. Sull'oscenissimo social Quora mi sono imbattuto in alcuni vani tentativi di spiegazione di questa parola colloquiale. Ecco la fatidica domanda degli utenti, posta un paio di volte: "Perché al sud il ciclo mestruale veniva chiamato il marchese?", "Cosa significa “mi è venuto il marchese”? Cosa c’entra il marchese con le mestruazioni?"

 
 
Premesso che il marchese è detto così al Sud come al Nord, riporto in questa sede le più significative risposte alla domanda quorana. 
 
Questo è il commento di Domenico Bagnato (ho conservato refusi e spazi): 
 
L’ origine di questa espressione è molto semplice: i marchesi erano soliti indossare delle vestiti lunghi di colore rosso vivo per distinguersi dal popolo e sottolineare il loro rango nobiliare. C’è un rimando, dunque, al colore rosso. Oggi questo modo di dire è abbastanza inusuale, anche se ce ne sono tantissimi per denominare le mestruazioni: “ho le mie cose”, “sono in quei giorni”, “avere le regole”, “è arrivata la zia” e tante altre che cambiano anche da regione e regione.
 
Niki Hofer Chiavegato ha commentato così: 

Semplicemente perché era un modo di comunicare tra donne, madri nonne e figlie, per non farsi comprendere dai loro coetanei giovani.
 
"È arrivato il marchese? Si o no?"
 
I nobili dei secoli scorsi indossavano sottovesti di porpora, per distinguersi dai plebei in mutandoni e pezze. 
 
Dunque il colore rosso di tali ricche vesti veniva usato come parafrasi semplice ed elegante per indicare la prima mestruazione che "doveva arrivare"

Più stringato, Gabriele Calvillo ha scritto: 

Perche il sanguinamento e' anche detto marcatura. E popolarmente e' uscito il Marchese…

Alessandro Caccaviello insiste sul fantomatico rosso delle vesti dei marchesi: 
 
Effettivamente è un qualcosa di molto simpatico. Ti spiego, è un semplice richiamo al colore Rosso vivo degli abiti lunghi che i marchesi indossavano per distinguersi dalla popolazione comune (l'abito non fa il monaco ma in questo caso lo differenzia ).

Katia Balzano ripete la stessa versione: 

I marchesi indossavano delle palandrane (veste lunga e ampia da camera) di colore rosso vivo per distinguersi dal popolo e far capire chiaramente la loro nobilita rispetto alla plebe. Il nome deriva da questo

Paolo Memo elabora la leggenda, trovando parallelismi basati sul colore del sangue: 

Non solo a sud, anche al nord. È per via delle palandrane color rosso vivo che un tempo i marchesi indossavano. Altrove si parla de "gli inglesi" o "le giubbe rosse". Più catastrofiche le espressioni "Mar Rosso" o "profondo rosso". Tra le varie espressioni "le regole", "le mie cose", "quei giorni", "gli ospiti"… In questa pagina altre creative, divertenti od anche poetiche definizioni

Livio Felix sembra un po' più originale:

Perché quando il Marchese latifondista del Sud Borbonico, visitava le sue campagne per le quali metteva dei braccianti, visitava anche la moglie del contadino, che, ovviamente in quei giorni, non era disponibile per il marito.

Decisamente più dettagliato è quanto scritto da Carlo Coppola, che pure non si distacca nella sostanza dalla favola della palandrana rossa: 
 
Una domanda divertente.
 
L'uso di citare "il marchese" per dire che sono arrivate le mestruazioni deriva dal fatto che i marchesi un tempo, come molti altri nobili, usavano mantelle di colore rosso porpora per distinguersi dal popolo.
 
In altri Paesi del mondo si usano altre e divertenti frasi.
 
In Russia si usa dire
"красная армия атакует" per esempio e cioè "sta attaccando l'armata rossa". :-) .
 
In Inghilterra si usa "arrivano le Giubbe Rosse" in riferimento alla tenuta rossa dell'esercito britannico imperiale.
 
In America "arriva la zia Rosy".
 
Anche se molto interessanti, le espressioni idiomatiche usate in Russia, Inghilterra e Stati Uniti non sono davvero una prova della veridicità dell'inveterata storiella del marchese dalla veste purpurea.

Capisaldi di una pseudoscienza

In sostanza, questo è il processo con cui si producono e si affermano le etimologie popolari: 

1) Si trova una curiosa parola sfugge all'analisi; 
2) Non si cerca alcun lavoro sull'argomento; 
3) Si costruisce ad hoc un racconto infondato atto a dare una spiegazione, prendendo spunto da un'assonanza;
4) Si conclude di aver trovato la vera etimologia; 
5) Si sostiene questa versione con furore fanatico; 
6) Si cerca con ogni mezzo, ingiuria inclusa, di mettere a tecere chiunque osi sostenere il contrario.

Il punto 2) è fondamentale, è la chiave di volta di tutte le fabbricazioni di questo genere: se ci fosse una ricerca, unita alle basi per comprendere i risultati, l'etimologia popolare non si formerebbe nemmeno. Quello che mi stupisce è proprio l'autoreferenzialità degli etimologi popolari. Non attingono allo scibile nella sua interezza. Attingono in modo esclusivo soltanto alle proprie conoscenze, limitate e distorte, come se fossero l'Universo. Spesso si tratta di un mucchietto di stronzate apprese a scuola da una maestrina con un cervello microscopico, mera ripetitrice pappagallesca di stronzate udite da altri.

La vera etimologia

Nel furbesco italiano, robusto e creativo gergo dei furfanti attestato già nel XVI secolo, la parola marchese significava semplicemente "mese" e non aveva speciali associazioni al mestruo. Nasceva dalla semplice alterazione della parola mese intercalando una sillaba. Questo era il calendario furbesco:

Marchese del lenzore "Gennaio"
Marchese del scaglioso "Febbraio"
Marchese del cervante "Marzo"
Marchese del cornuto "Aprile"
Marchese dei carnosi "Maggio"
Marchese del roverso "Giugno"
Marchese del possente "Luglio"
Marchese del cerchioso "Agosto"
Marchese della giusta "Settembre"
Marchese del tossegoso "Ottobre"
Marchese del frizzante "Novembre"
Marchese del ben nassuto "Dicembre"
Coda di drago "Dicembre"

L'Ouroboros rappresenta l'anno, definito anche serpente e bero (ossia "vipera").

Il furbesco, nato col preciso intento di rendere incomprensibili ai profani le conversazioni dei malavitosi, iniziò la sua decadenza agli inizi del XX secolo e finì con l'estinguersi. Tuttavia ha lasciato traccie indelebili nella lingua italiana colloquiale, come l'esempio del marchese dimostra in modo eloquente. Se il furbesco fosse conosciuto al di fuori di una ristrettissima cerchia di studiosi, non sarebbe stato necessario inventare il racconto grottesco dei nobiluomini vestiti di rosso che sarebbero andati in giro a ispezionare le donne, annusando ciò che trovavano tra le loro gambe. In conclusione, le etimologie popolari non appartengono davvero al dominio della linguistica, essendo puri e semplici pacchetti memetici in grado di autopropagarsi come i virus. 

giovedì 29 luglio 2021

LA CLASSIFICAZIONE DELLA LINGUA DEGLI UNNI

Perché la lingua degli Unni, detta anche lingua unnica, è ancor oggi considerata inclassificabile? Perché si adduce una fantomatica mancanza di dati quando abbiamo numerose e significative informazioni dagli antroponimi attestati? Eppure è ben chiaro che il Codex Cumanicus sarebbe servito in gran parte per intendersi con Attila e che la lingua unnica è in buona sostanza una forma di turco antico. La risposta a questo interrogativo è semplice, per quanto frustrante. Il mondo accademico è stato preso dal terrore che qualche turco matto intendesse raccogliere l'eredità di Attila! Poi ci sono gli Ungheresi strepitanti, che giustamente ritengono Attila e Bleda eroi nazionali: per questo motivo si stracciano le vesti per far credere a tutti che gli Unni parlassero una forma di magiaro, ascrivibile quindi alla famiglia ugrofinnica. Come si può ben capire, non è esattamente un clima sereno in cui tenere un dibattito costruttivo. In altre parole, il rifiuto di classificare l'unnico è un fatto politico, non scientifico. Siamo di fronte a un evidente caso di influenza politica sul mondo accademico, la cui onestà non è sempre specchiata come comunemente si crede. 
 
Per illustrare il problema e risolverlo una volta per tutte, il modo migliore è senza dubbio quello di passare in rassegna i dati disponibili. Un lavoro estremamente interessante è senza dubbio quello dello storico ucraino Omeljan Yosypovych Pritsak (1919 - 2006), The Hunnic Language of the Attila Clan (1982).  

 
Questo è il link a un altro documento di capitale importanza, The World of the Huns, di Otto Maenchen-Helfen (University of California Press, 1973):   
 
 
Riporto in questa sede un elenco di antroponimi di Unni riportati dalle fonti latine e greche (Giordane, Prisco di Panion, Agazia, Teofane di Bisanzio, Olimpiodoro di Tebe, Socrate di Costantinopoli, Teodoreto di Antiochia, Sozomeno di Gaza e altri), commentandoli brevemente. Molti sono trattati da Pritsak, gli altri comunque si trovano nell'opera di Maenchen-Helfen. Le forme originali dei nomi, deducibili a partire dalle attestazioni in greco e in latino (che mostrano spesso adattamenti morfologici), sono riportate in grassetto. Per ognuna è fornita anche la pronuncia ricostruibile. 

Adami
Attestazione in greco: Ἀδάμις (nominativo), Ἀδάμει (dativo)
Genere: maschile 
Significato: "Cammello castrato" 
    Proto-turco: *atan "castrato, eunuco" 
        Turco: atan "cammello castrato" (hapax) 
       > Mongolo occidentale atan "cammello castrato"  
       Turco (XIV sec.): atġan, ataġan "cammello castrato" 
       Kirghiso: atan tȫ "cammello castrato" 
       Noghai: atan "cammello castrato"
       Tuvano: adan "cammello castrato"
       Yakuto: attā- "castrare" 
Pronuncia ricostruibile: /a'damɨ/
Note: 
Il nome era portato da un funzionario che potrebbe essere stato un eunuco, secondo Pritsak. Maenchen-Helfen si limita a ritenere l'antroponimo di origine incerta e non procede oltre. Pritsak menziona la problematica terminazione -m, considerandola un suffisso attributivo, senza ulteriore approfondimento. Resta il fatto che più probabilmente il suffisso è dal proto-turco *-me, o l'antroponimo non sarebbe stato grecizzato adattandolo alla declinazione in -i-.
 
Aigan 
Attestazione in greco: Ἀϊγάν
Genere: maschile
Significato: "Principe Luna" 
    Proto-turco: *āń(k) "luna; mese" 
        Cumano: ay "luna, mensis" 
        Turco moderno: ay "luna; mese" 
        Kirghiso: ay "luna; mese"  
        Tataro: ay "luna; mese"   
        Uzbeko: oy "luna; mese" 
        Proto-bulgaro: ayxı "luna"; ayıx "mese"  
        Ciuvascio: ujăh "luna; mese"
    Proto-turco: *qaγan "sovrano, re" 
        Turco antico siberiano: qaγan "sovrano"
        Cumano: can "imperator"
Pronuncia ricostruibile: /ai'γa:n/
Note: 
Uno dei sei figli del leggendario eroe Oghuz khan si chiamava Aï-khan "Principe Luna" (scritto Aï-can da Maenchen-Helfen). Si noti la lenizione del secondo membro del composto. Pritsak non menziona questo antroponimo nel suo lavoro.  
 
Alathar 
Attestazione in greco: Ἄλαθαρ
Attestazione in latino: Alathor, Alathort 
Significato ipotizzabile: "Uccello Screziato"  
   Proto-turco: *āla "variegato" 
       Turco moderno: ala "variegato", alaca "lentiggine" 
       Azero: ala "variegato"; "blu (detto di occhi")
       Yakuto: ala "pezzato"
       Ciuvascio: ola, ula "maculato"
   Proto-turco: *tAr- "tipo di uccello" 
       Turco medio: tarağay "specie di allodola"
       Turco moderno: tarağay :"falco" 
       Oyrat: tarqat "mergo" 
       Uzbeko: torğoq "specie di anatra" 
       Kirghiso: tartar "Re di quaglie" 
       Chakasso: taraγaj "mergo"; tārt "Re di quaglie" 
Pronuncia ricostruibile: /ala'θar/, /ala'θɔr(t)/
Note: 
Pritsak non tratta questo antroponimo. Maenchen-Helfen lo considera di incerta attribuzione e forse "germanico".

Althia
Attestazione in greco: Ἀλϑίας (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Sei" 
    Proto-turco: *altï "sei (6)"  
       Turco moderno: altı "sei (6)"  
       Cumano: alti "sex"  
       Ciuvascio: ultta "sei (6)" 
       Yakuto: alta "sei (6)"  
Pronuncia ricostruibile: /al'θɨa/
Note: 
Maenchen-Helfen (1973) riporta alcuni nomi di persona e di clan khazaki derivati da questo numerale: Altybai, Altyortak, Altyate e il patronimico Altyev, presi da Rásonyi (1961). Pritsak non tratta questo antriponimo. Se si analizza la finale -a come una terminazione, non la si comprende bene, a rigor di logica dovrebbe servire a formare patronimici, ma un simile suffisso non sussiste nelle lingue turche; è più probabile che sia solo un modo di trascrivere un suono non familiare, un dittongo sviluppatosi a partire dalla vocale /ɨ/

Anagai
Attestazione in greco: Ἀνάγαιος (nominativo)
Significato: "Uccello Augurale" 
   Proto-turco: *ana / *eńe "madre" 
Pronuncia ricostruibile: /ana'gai/ 
Note: 
Sono attestati molti nomi di uccelli augurali sia nelle lingue turche che in quelle mongole, con la caratteristica terminazione -gay, -kay, -qay. Così abbiamo in turco ottomano daragai "merlo". La prima parte dell'antroponimo è di origine incerta, forse è stata sottoposta a etimologia popolare per via di un tabù. 

Apsich 
Attestazione in greco: Ἀψίχ
Genere: maschile 
Significato: "Cavallino" 
    < Alanico: *apsa "cavallo" 
        Ossetico (Digor): æfsæ "giumenta"
Pronuncia ricostruibile: /ap'sɨχ/
Note: 
Un prestito iranico, con il suffisso diminutivo unnico -ch. Maenchen-Helfen (1973). 
 
Apsikal 
Attestazione in greco: Ἀψικάλ
Genere: maschile
Significato ipotizzabile: "Davanti al Cavallino"; "Parte 
    Anteriore del Cavallino"  
     < Alanico: *apsa "cavallo" 
         Ossetico (Digor): æfsæ "giumenta"
     Proto-turco: *āl- "fronte; davanti; parte anteriore"
         Turco moderno: alın "fronte"
         Kirghiso: al, aldı "parte anteriore"
         Baschiro: al, aldı "parte anteriore"
         Cumucco: al "parte anteriore"; aldan "verso la parte
              anteriore di" 
         Gagauz: annı "fronte" (< *al-nı)
         Ciuvascio: om "parte anteriore" (< *al-m)
Pronuncia ricostruibile: /apsɨ'kal/ 
Note: 
Maenchen-Helfe analizza il nome come Aps-ik-al, ma non si azzarda a fornire una traduzione concreta, pur riconoscendo che la prima parte corrisponde ad Apsich (vedi sopra). Il problema è che nelle lingue turche l'aggettivo viene sempre preposto al nome: -al non può essere dal Proto-turco *āl "rosso". Se -al derivasse da un radice verbale, (ad esempio Proto-turco *al- "ottenere"), avrebbe un suffisso agentivo. Questo antroponimo fu portato da un ostrogoto. Esisteva l'uso di attribuirsi un nome unno per incutere terrore, pur essendo visibilmente di altra stirpe. Si potrebbe pensare che l'ostrogoto abbia plasmato il suo nome a partire da elementi di unnico, usando però un ordine erroneo delle parole (un unno avrebbe detto *Alapsich "Cavallino Rosso"). Resta più verosimile l'idea che -al sia una postposizione.  

Argek 
Attestazione in greco: Ἀργήκ
Significato: "Maschio", "Uomo Virile"
   Proto-turco: *ẹr-kek "uomo; maschio; marito" 
      Turco moderno: erkek "uomo"  
      Oyrat: erkek "uomo; marito"
      Azero: erkäk "uomo" 
      Tuvano: irgek "maschio" 
      Yakuto: irgex "maschio"
      Salar: ärkex "uomo"  
Pronuncia ricostruibile: /ær'gek/ 
Note:  
Sembra plausibile: spero che si potrà dimostrare che la mia è una buona idea.

Askan 
Attestazione in greco: Ἀσκάν
Genere: maschile 
Significato "Antico Re"; "Grande Re"
    Proto-turco: *es-(kü) "vecchio, anziano; grande" 
       Turco moderno: eski "vecchio" (detto di oggetti)
       Azero: äski, äsilli "cresciuto" 
       Yakuto: ösük "tempi antichi" 
       Ciuvascio: as-lъ "grande"  
    Proto-turco: *qaγan "sovrano, re" 
       Turco antico siberiano: qaγan "sovreno" 
       Cumano: can "imperator" 
Pronuncia ricostruibile: /as'ka:n/
Note: 
Pritsak non tratta questo antroponimo, che pure non risulta di analisi difficile. Probabilmente si ha /as-/ al posto di /es-/ per la natura complessa della protoforma.
 
Atakam 
Attestazione in greco: Ἀτακάμ
Genere: maschile 
Significato: "Padre Sciamano" 
    Proto-turco: *Ata / *Ete "padre" 
        Turco moderno: ata "antenato"
        Cumano: ata "pater" 
        Cumucco: ata "padre"
        Tataro: ata, eti "padre" 
        Oyrat: ada "padre; antenato"
    Proto-turco: *Kiam, *kām "sciamano"
       Turco antico siberiano: qam "sciamano" 
       Turco moderno: kam "sciamano"
       Cumano: kam katun "incantatrix"(lett. sciamano
          regina"); kamadi "fascinavit", kamaladir "fascinat, 
          fascinando movet"  
       Tataro: qam "sciamano"
       Ciuvascio: jomś, jumśă "sciamano"
Pronuncia ricostruibile: /ata'kam/
Note: 
L'antroponimo, studiato da Pritsak, era forse un antico titolo religioso.  
 
Attila 
Attestazione in greco: Ἀττίλας, Ἀττιλᾶς (nominativo) 
Attestazione in latino: Attila
Genere: maschile 
Significato (forma gotizzata): "Piccolo Padre" 
Significato (forma originale): "Rinomato, Famoso" 
     Proto-turco: *āt "nome" 
         Turco antico siberiano: at "nome; reputazione;
           rango; fama"
         Turco moderno: ad "nome; reputazione; fama" 
         Cumano: at "nomen"   
         Uzbeko: ot "nome" 
         Turkmeno: āt, ād- "nome" 
         Baschiro: at "nome; reputazione" 
         Yakuto: aat "nome; fama"
         Ciuvascio: jat "nome"
Pronuncia ricostruibile (gotica): /'attila/ 
Pronuncia ricostruibile (originale): /at'la/ 
Note: 
Il nome Attila è verosimilmente una forma gotica, formata come calco proprio a partire dall'unnico ata- "padre". Anche se Pritsak è di diverso avviso, reputo implausibile il suo tentativo di ridurre Attila a una formazione genuinamente turca. Egli confonde il glorioso antroponimo con l'idronimo attestato nelle fonti greche come Ἀττίλαν (accusativo), Τίλ, Ἀτηλ, Ἀστηλ (Attila-, Til, Atel, Astel), nome del Volga in proto-bulgaro e Khazaro (da as "grande"; cfr. tunguso tilkan "inondazione"), che a mio avviso va tenuto distinto. A parer mio il nome originario del sovrano unno avrebbe potuto essere *Atla "Famoso", derivato dal proto-turco *āt "nome" (cumano at "nomen", atli "nominatus") e reinterpretato come nome gotico, forse con un preciso intento politico. Esiste anche la possibilità che derivi dal proto-turco *at "cavallo", *at-la- "saltare", *at-la-t- "superare, vincere" (cumano at "equus", atlu chisi "eques"). Risolvere la questione non è facile. Si nota che il nome proprio Attila era già comune tra i Goti e che ha avuto nei secoli una certa fortuna. 

Balach 
Attestazione in greco: Βαλάχ
Genere: maschile 
Significato: "Vitello"  
   Proto-turco: *bāla "giovane animale" 
       Turco moderno: bala "giovane animale; bambino" 
       Cumucco: bala "giovane animale; bambino" 
       Baschiro: bala "giovane animale; bambino"
       Uzbeko: bola "giovane animale; bambino"
Pronuncia ricostruibile: /ba'laχ/
Note: Il nome è formato col tipico suffisso diminutivo -ch. Esiste anche un omofono che indica la gamba dei calzoni (proto-turco *bAlak "caviglia; gamba dei calzoni; suola"). Portava questo nome il marito della Regina Boareg (vedi), che ne rimase vedova.

Balamir
Attestazione in latino (Giordane): Balamir, Balamber
     Balaber, Balambyr, Balamur
Genere: maschile
Significato: "Selvaggio", "Indomito"  
     Mongolo: balamud, balamad "selvaggio, indomito" 
     > Unnico  
Pronuncia ricostruibile: /balam'bɨr/, /bala'mɨr/
Note: 
Mongolo orientale bala bol- "perdere la memoria per intossicazione" (Pritsak, 1982). Non sono ancora riuscito a trovare un corrispondente in proto-turco. Probabilmente è un prestito da una lingua mongola. Maenchen-Helfen è dell'idea che si tratti del nome germanico orientale Valamer (Valamir) che sarebbe stato soggetto a distorsioni. L'idea salta subito all'occhio come implausibile e inconsistente, già soltanto a motivo della fonologia soggiacente alle varianti, che è incompatibile con un'origine gotica. La vocale ricostruibile per la sillaba finale è infatti /ɨ/. Nell'ortografia turca moderna si scriverebbe Balamır. Questo esclude altre etimologie che sono state proposte, come la connessione con il proto-turco bir "uno", che ha sempre una vocale anteriore. Nel Codex Cumanicus si trova una parola a prima vista allettante, mir "princeps", che però non può andar bene: la pronuncia doveva essere /mi:r/ e l'etimologia è dal medio persiano mihr "principe", a sua volta dal Sacro Nome di Mithra

Balmach 
Attestazione in greco: Βαλμάχ
Significato: "Dito della mano"
   Proto-turco: *biarŋak "dito della mano" 
       Cumano: barmac "digitus"
       Turco moderno: parmak "dito della mano"
       Turco moderno (dial.): barnak id.
       Tataro: barmaq "dito della mano" 
       Turkmeno: barmaq "dito della mano" 
       Ciuvascio: pürne "dito della mano"
Pronuncia ricostruibile: /bal'maχ/
Note: 
Maenchen-Helfen ritiene questo antroponimo una forma corrotta di Balach (vedi sopra), anche se portato da una diversa persona.

Basich
Attestazione in greco: Βασίχ
Genere: maschile 
Significato ipotizzabile: "Simile a una pantera"  
    < bars "pantera" + *-sig "simile" 
Pronuncia ricostruibile: /ba'sɨχ/
Note: 
La rotica di bars "pantera" (di origine iranica, vedi Oebars) sarebbe andata perduta per assimilazione a causa della sibilante doppia: *bars-sig > *bas-sich. Pritsak riporta che il suffisso *-sig si trova in antico turco; immagino che non fosse più produttivo, in ogni caso lo studioso non menziona esempi concreti di parole che lo contengono. Maenschen-Hilfen rigetta questa interpretazione e sostiene che l'antroponimo sia soltanto un diminutivo di baš "testa", col significato di "piccolo capitano". L'uso di baš col senso di "capo, comandante" è presente in tutte le lingue turche. Per risolvere la questione, dovremmo disporre dell'esatta pronuncia dell'antroponimo, cosa che è al di là della nostra portata.

Berich
Attestazione in greco: Βέριχος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Forte, Potente, Solido, Stabile" 
    Proto-turco: *berk "potente"  
        Turco antico siberiano: berk "potente"  
        Turco moderno: berk "potente" 
        Kazako: berĭk "potente" 
        Baschiro: birĭk "potente" 
        Sary-Yughur: perik "potente" 
        Turkmeno: berk "potente"       
        Azero: bärk "potente"   
        Yakuto: bert "potente"   
        Ciuvascio: parga "potente"    
Pronuncia ricostruibile: /'beriχ/
Note: 
L'accento deve essere stato sulla prima sillaba. Gli esiti più simili sono quelli del Kazako e del Baschiro.

Bleda, Blida
Attestazione in greco: Βλήδας, Βλίδας (nominativo) 
Attestazione in latino: Bleda, Blida
Genere: maschile 
Significato: "Sapiente" 
    Proto-turco: *bil- "sapere, conoscere" 
        Turco antico siberiano: bil- "sapere, conoscere" 
        Turco moderno: bil- "sapere, conoscere"  
        Azero: bil- "sapere, conoscere"
        Tataro: bel- "sapere, conoscere" 
        Baschiro: bel- "sapere, conoscere"  
        Tuvano: bil- "sapere, conoscere"
        Ciuvascio: peʷl- "sapere, conoscere" 
    Proto-turco: -da, suffisso agentivo  
Pronuncia ricostruibile: /'blɪdæ/
Note: 
La metatesi di *bil- in ble-, bli- è tipica dell'unnico. 
 
Boareg, Boarig
Attestazione in greco: Βωαρήξ, Βωαρίξ (nominativo); 
     Βωα Ρηγισσα (Malala)
Genere: femminile
Significato: "Vergine Boas" (il Boas era un fiume) 
    Proto-turco: *arɨ- "pulito, puro; pulire, purificare" 
      Turco antico siberiano: arïγ "pulito, puro" 
      Turco moderno: arı "pulito, puro"
      Tataro: aru "pulito, puro" 
      Kirghiso: aruu "pulito, puro"
Note:  
Questo era il nome di una famosa regina dei Sabiri, tribù unna nel cui territorio scorreva il fiume Βώας (Boas). Eppure è riportato che gli accademici ungheresi hanno studiato la questione per mezzo secolo, senza venirne a capo. Si capisce subito che la Regina Boareg era una sacerdotessa adorata come una personificazione del fiume Βώας.

Bocha 
Attestazione in greco: Βώχας (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Toro" 
    Proto-turco: *būka "toro" 
       Turco antico siberiano: buqa "toro" 
       Turco moderno: boğa "toro"
       Cumano: boga, buga "taurus" 
Pronuncia ricostruibile: /'bo:χa/
Note: 
L'antroponimo Buqa "Toro" è diffuso tra tutti i popoli turchi. 

Chalazar 
Attestazione in greco: Χαλαζάρ
Genere: maschile 
Significato: "Abile ad ammucchiare"
  Proto-turco: *Kāla- "ammucchiare"; *yara- "essere 
       profittevole"
Pronuncia ricostruibile: /χala'zar/
Note: 
Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo. Nessuno sembra volersene occupare. Forse la mia proposta etimologica è la prima, non sono riuscito a reperirne altre.
 
Charaton 
Attestazione in greco: Χαράτων
Genere: maschile 
Significato: "Veste Nera" 
   Proto-turco: *Kara "nero" 
      Turco antico siberiano: qara "nero; povero" 
      Turco moderno: kara "nero; scuro"
      Cumano: kara, chara "niger" 
      Azero: qara "nero; fantasma; allucinazione; incubo" 
      Oyrat: qara "nero"
      Uzbeko: qora "nero"
      Ciuvascio: hura "nero; scuro"
   Proto-turco: *tōn "veste" 
       Turco moderno: don "mutande; calzoni"
       Cumano: ton "vestimentum" 
       Azero: don "veste femminile; gonna" 
       Baschiro: tun "pelliccia"
       Ciuvascio: tum "veste"
Pronuncia ricostruibile: /χara'to:n/
Note: 
Il proto-turco *tōn è in ultima analisi un chiaro prestito dal Saka (iranico) thauna "veste". 

Chelchal 
Attestazione in greco: Χελχάλ
Genere: maschile
Significato: "Davanti all'animale da carico" 
     Proto-turco: *gȫl- "animale da carico" 
        Turco antico siberiano: kölük "animale da carico"
        Turco moderno: gölük "animale da carico"
        Oyrat: kölkö "animale da carico
        Kirghiso: kölük "animale da carico" 
        Tuvano: xöl, xölge "an imale da carico 
        Yakuto: kölö, kölgö "animale da carico"
     Proto-turco: *āl- "fronte; davanti; parte anteriore" 
         Turco moderno: alın "fronte" 
         Kirghiso: al, aldı "parte anteriore" 
         Baschiro: al, aldı "parte anteriore"
         Cumucco: al "parte anteriore"; aldan "verso la parte 
              anteriore di" 
         Gagauz: annı "fronte" (< *al-nı)
         Ciuvascio: om "parte anteriore" (< *al-m)
Pronuncia ricostruibile: /χöl'χal/
Note: 
L'armonia vocalica non si applica, data la peculiare struttura del composto. Maenchen-Helfen cita una tribù Ogurica denominata Chelch, Kolch, che ha verosimilmente la stessa origine. 
 
Dengizich 
Attestazione in greco: Δεγγιζίχ 
Attestazione in latino: Dingitzic, Dintzic 
Forme corrotte: Δεγζίχιρος, Δεγζίριχος 
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Mare" (i.e. "Vento Marino") 
    Proto-turco: *teŋiŕ "mare, lago"  
        Cumano: tengis "mare", tengizich "flatus a partibus
          maris proveniens" 
        Turco moderno: deniz "mare" 
        Uzbeko: dengiz "mare, oceano" 
        Turkmeno: deŋiz "mare"
        Tataro: diŋgez "mare 
        Ciuvascio: tinĕs "mare" (< Tataro)
Pronuncia ricostruibile: /deŋi'ziχ/ 
Note:   
L'antroponimo Dengizich "Piccolo Mare" (corrispondente al cumano tengizich "vento marino") è di importanza cruciale perché dimostra che la lingua degli Unni non era una forma di "turco r" (anche detto "turco LIR"), come il Ciuvascio, unico superstite delle lingue oghurice, bensì una forma di "turco z" (anche detto "turco SHAZ"), proprio come la maggior parte delle varietà moderne di turco. In altre parole, il fonema proto-turco */ŕ/ dava come esito una sibilante sonora /z/, con la possibile eccezione di alcuni prestiti. Per questo motivo, Pritsak, fautore della tesi opposta, ha cercato di forzare i dati sostenendo che la forma originale dell'antroponimo sarebbe quella contenente /r/ (Δεγζίχιρος) e ipotizzando la presenza del suffisso -siġ nel tentativo di spiegare la contemporanea presenza di /z/. Come giustamente fa notare Maenschen-Helfen, la forma Δεγγιζίχ è la sola autentica, che è stata sentita da Prisco con le proprie orecchie quando si trovava alla corte di Attila.   
 
Donat 
Attestazione in greco: Δονάτος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Cavallo" (segno zodiacale)
    Proto-turco: *junt- "cavallo, giumenta"
       Turco antico siberiano: yunt "cavallo"
       Turco medio: yunt, yunad "cavallo"
       Turco moderno (dial.): yont "cavallo" 
       Chagatai: yunt, yund "cavallo" 
Pronuncia ricostruibile: /dʲo'nat/
Note: 
Si noti il mutamento dall'approssimante palatale proto-turca /j/ a un'occlusiva dentale sonora  palatalizzata /dj/, trascritta con d-. Un simile mutamento si nota in diverse lingue imparentate. Maenchen-Helfen è invece dell'idea che si tratti semplicemente del nome latino Donatus e che il personaggio che lo portava fosse un romano disertore. Pritsak fa una dettagliata trattazione sui significati esoterici di questo nome, riferito dall'Anno del Cavallo e dato al predecessore di un re il cui nome significava "Veste Nera". Non si hanno prove dirette che questo personaggio fosse un re e che fosse di stirpe unna, tuttavia non è improbabile che il suo nome sia stato assimilato a un nome romano per una somiglianza fonetica fortuita. Servono studi più approfonditi per risolvere la questione. 

Edekon 
Attestazione in greco: Ἐδέκων 
Genere: maschile
Significato: "Seguace"  
   Proto-turco: *Eder- "seguire" 
       Turco antico siberiano: eder- "seguire"
       Tataro: iyär- "seguire" 
       Uzbeko (dial.): eyär- "seguire" 
       Sary-Yughur: ezer- "seguire"
       Tuvano: eder- "seguire" 
       Ciuvascio: jer- "seguire"
   Proto-turco: *Kün "persona; gente"
Pronuncia ricostruibile: /edæ'kü:n/
Note: 
Maenschen-Helfen ritiene l'antroponimo di origine germanica, cosa che mi pare oltremodo improbabile.

Ellac 
Attestazione in latino: Ellac 
Genere: maschile 
Significato: "Sovrano, Re"  
    Proto-turco: *ēl "regno; pace; regione" 
        Turco antico siberiano: él "unione di tribù"
        Turco moderno: el "paese, patria; provincia"
        Cumano: el "pax"; "regio" 
        Baschiro: il "paese, stato; gente" 
        Yakuto: il "pace; stato" 
        Uiguro: el "paese, nazione; popolazione; tribù"
        Ciuvascio: jal "villaggio"
    Radice quasi omofona: Proto-turco *el- "mano" 
        Cumano: el "manus"
Pronuncia ricostruita: /el'læχ/
Note: 
L'antroponimo è formato tramite il suffisso verbale -la-, dando origine al verbo *el-lä- "regnare", esteso con un ulteriore suffisso deverbativo . Il processo è lo stesso che si riscontra nell'antico turco baš-la- "iniziare", derivato da baš "testa" e che dà origine a baš-la-ġ "inizio".

Elmingir, Elminzur, Emnetzur
Attestazione in greco: Ἐλμίγγειρος (nominativo), Ἐλμίνζουρ 
Attestazione in latino: Emnetzur
Genere: maschile 
Significato: "(Uomo della) Tribù del Cavallo" 
     Tunguso: elmin "giovane cavallo"  
Pronuncia ricostruibile: /elmin'gir/, /elmin'tʃür/
Note: 
Un caso difficile. Secondo Maenschen-Helfen, la somiglianza di questo antroponimo con la parola tungusa elmin "cavallo" sarebbe una coincidenza, dato che non si trovano altri plausibili prestiti tungusi in unnico. Il ragionamento è paralogico: può darsi che non si tratti di un prestito dal tunguso all'unnico, ma di una parola antichissima comune alle due lingue e poi andata perduta. Maenschen-Helfen è convinto che sia un derivato di el "regno" (vedi Ellac), con un suffisso -min la cui funzione sarebbe del tutto indeterminabile. In cumano esiste elm "mundus", che però non va bene: è un prestito dall'arabo ˁalam "mondo". Ai tempi di Attila le genti di lingua turca non avevano alcun contatto con l'arabo: l'Islam non esisteva ancora. 
La terminazione -zur (documentata in molte lingue turche come čur) è un'apposizione che compare in nomi di nobili. Dato che Elminzur e Elmingeir sono varianti dello stesso antroponimo, si deduce che -geir /-gir/ equivale a -zur. Vedi nel seguito per ulteriori considerazioni su questi suffissi.  

Ernac 
Attestazione in greco: Ἠρνάχ, Ἡρνάχ    
Attestazione in latino: Ernac, Hernac
Attestazione in bulgaro (VIII sec.): Ирникъ
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Eroe"  
    Proto-turco: *ēr "uomo", pl. *eren "uomini" 
       Turco antico siberiano: er "uomo" 
       Turco moderno: er "uomo; maschio; guerriero"
       Cumano: er "mas, masculus; maritus" 
       Baschiro: ir "uomo; marito" 
       Turkmeno: ǟr "uomo; marito" 
       Yakuto: er "uomo; maschio; marito"
       Ciuvascio: ar "uomo" 
Pronuncia ricostruibile: /er'næχ/
Note: 
L'antroponimo è un diminutivo in -ch dell'originaria forma plurale *eren, che da "uomini" passò a significare "eroe". Sulla semantica Pritsak mi pare un po' confuso, incapace di integrare le informazioni disponibili per arrivare a una traduzione univoca.  
 
Eskam 
Attestazione in greco: Ἐσκάμ
Genere: maschile 
Significato: "Grande Sciamano" 
    Proto-turco: *es-(kü) "vecchio, anziano; grande" 
       Turco moderno: eski "vecchio" (detto di oggetti)
       Azero: äski, äsilli "cresciuto"
       Yakuto: ösük "tempi antichi"
       Ciuvascio: as-lъ "grande"
    Proto-turco: *Kiam, *kām "sciamano" 
       Turco antico siberiano: qam "scianamo"
       Turco moderno: kam "sciamano"
       Cumano: kam katun "incantatrix" (lett. "sciamano
          regina"); kamadi "fascinavit", kamaladir "fascinat, 
          fascinando movet" 
       Tataro: qam "sciamano"
       Ciuvascio: jomś, jumśă "sciamano"
Pronuncia ricostruibile: /es'kam/
Note: 
Un interessante antroponimo religioso, che testimonia la persistenza dell'antico sciamanesimo delle steppe. L'armonia vocalica non si applica.

Esla 
Attestazione in greco: Ἤσλας (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Intelligente" 
   Proto-turco: es "mente, intelligenza" 
      Cumano: es "intellectus" 
Pronuncia ricostruibile: /'εslæ/
Note: 
Secondo Pritsak si trattebbe di un derivato dell'aggettivo es "grande", che si trova anche nell'antroponimo Eskam (vedi sopra). Questa ipotesi mi pare poco plausibile, anche per via della diversa trascrizione della vocale. Secondo Maenchen-Helfen, si tratterebbe di un derivato del sostantivo , "compagno" (dal proto-turco *ēĺ- "compagno, amico"). Un suffisso -la (dal proto-turco *-lig), che forma aggettivi ma anche sostantivi, è tipico di molte lingue della famiglia, es. cumano: borla "vigna", derivato da bor "vino". Si noti il precoce dileguo della consonante finale della protoforma.  

Giesm 
Attestazione in greco: Γιέσμου (genitivo)
Genere: maschile 
Significato: "Buona Fortuna, Grazia" 
   Proto-mongolo: *kesig "grazia, favore"  
      Mongolo medio: kešig "parte di carne sacrificale"  
   > Proto-turco: *kes- "grazia, favore" 
      Ciuvascio: kasmăk jaški "tipo di zuppa augurale"
      Turco Ottomano (dial.): kesimiş "dono di nozze"; kesim 
      "affare, accordo"; kesme aşi "tipo di zuppa augurale"
Pronuncia ricostruibile:/'gʲesəm/ 
Note: 
Dal proto-mongolo la radice è stata presa in prestito anche dallo yakuto (käsi "presentino") e dal tunguso (Manchu käsi "favore; benedizione; fortuna; dono).  
 
Gubulgudu 
Attestazione in greco: Γουβουλγουδοῦ
Significato: "Motivo di Orgoglio" 
   Proto-turco: *güb- "orgoglioso, fiero; orgoglio; speranza"  
      Turco antico siberiano: küvez "orgoglioso"; küven- 
          "essere fiero, essere arrogante"
      Turco moderno: güven- "essere arrogante; sperare" 
      Noghai: küjez "orgoglioso" 
      Baschiro: köjäδ "orgoglioso"
   Proto-turco: *gǖd- "pascolare; assistere; aspettare;
          rispettare" 
      Turco moderno: güt- "controllare; amministrare"; 
          güdü "causa, motivo" 
      Gagauz: güt- "pascolare" 
      Baschiro: köt- "assistere; pascolare"
Pronuncia ricostruibile: /gübülgü'dü/ 
Note: 
Maenchen-Helfen non è stato in grado di cogliere un'etimologia così cristallina; non sembra averci nemmeno provato. Si nota che la radice *güb- mostra in unnico un suffisso particolare che non si trova nelle altre lingue turche.

Hunigasi, Onegesi 
Attestazione in greco: Ὀνηγήσιος (nominativo)
Attestazione in latino: Hunigasius (nominativo) 
Significato: "Onesto, Fedele" 
    Proto-mongolo: üne- "giusto, corretto"
       Mongolo: ünen "verità" 
       Calmucco: ünn "verità"  
    Proto-turco: *-gās, nomen futuri (necessitatis) + *-i 
Preonuncia ricostruibile: /üne'gæsi/
Note: 
Molto probabilmente un antico prestito dal proto-mongolo, come giustamente notato da Pritsak. Maenchen-Helfen ritiene che l'antroponimo sia germanico, riportando argomentazioni non convincenti. 
 
Iliger 
Attestazione in greco: Ἰλιγερ
Genere: maschile
Significato: "Principe-Uomo" 
    Proto-turco: *il(i)k "parte anteriore; prima; Est"
        Turco antico siberiano: ilk "primo" 
        Turco moderno: ilk "primo"  
        Azero: ilk "primo" 
        Ciuvascio: ĕlĕk "prima; tempo fa" 
    Proto-turco: *ēr "uomo" 
Pronuncia ricostruibile: /ili'γer/
Note: 
Si noti la lenizione di -k in -g
 
Krekan 
Attestazione in greco: Κρέκαν, Κρέκα, Χρέχα, Ἡρέκαν, 
    Ἠρέκαν
Genere: femminile 
Significato: "Focolare domestico", "Famiglia", "Moglie"
    Mongolo: gergei, gergen "moglie" 
    > Yakuto: kärgän "famiglia; casa; le persone che vivono in 
         una casa; membro di una famiglia"  
Pronuncia ricostruibile: /'krekæn/, /χrekæn/
Note: 
Un caso difficile. Sono stati fatti diversi tentativi di emendare l'antroponimo. Secondo Willi Bang-Kaup (1916), andrebbe letto *Αρέκαν (Arékan) e interpretato come *Ariqan "Pura Principessa" - senza contare che il femminile di qan "sovrano" è qatun "sovrana". Secondo Maenchen-Helfen riconosce l'esistenza di Κρέκα (Kréka) in diversi codici del testo di Prisco, ma nota che in altri si ha invece Ἡρέκαν (Herékan) e Ἠρέκαν (Erékan). Egli fa notare che gli autori aboliscono -n ma non la aggiungono quando è assente (a meno che non sia l'uscita dell'accusativo). Poi cita i nomi germanici attribuiti alla moglie dei Attila, che sono i seguenti: Herche, Helche (medio alto tedesco), Hrekja (norreno), Erka (norreno). A parer mio, il norreno Hrekja è compatibile con Κρέκαν. Pavel Poucha (1955) collegò l'antroponimo alla parola mongola gergei "moglie", conclusione cui giunse anche Pritsak in modo indipendente.   

Kuridach 
Attestazione in greco: Κουρίδαχος (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Lupo" 
    Proto-turco: *Kūrt "verme"
        Turco moderno: kurt "lupo"; kurtçuk "cagnotto"
        Azero: qurd "lupo; verme" 
        Kirghiso: kurt "verme" 
        Uiguro: qurut "verme" 
        Baschiro: qort "verme; ape" 
        Baschiro (arcaico): qort "lupo"
        Tuvano: kurt "verme" 
        Cumucco: xurt "verme; bruco"
        Ciuvascio: hort, hurt "verme; ape" 
Pronuncia ricostruibile: /kuri'daχ/
Note: 
Lo slittamento semantico da "verme" a "lupo" non è recente come è stato sostenuto, ma affonda le sue radici in un tabù anticissimo. Il fatto che questo slittamento semantico sia comune a tutte le lingue Oghuz sembrerebbe provare che l'unnico parlato da Attila apparteneva a tale raggruppamento di lingue turche. Va però notato che il senso di "lupo" si trovava un tempo anche in Baschiro, mentre in turco moderno è chiamata kurt anche la grossa larva del maggiolino e di altri coletteri.

Kursich 
Attestazione in greco: Κουρσίχ
Genere: maschile
Significato: "Simile a un Eroe" 
   Proto-turco: *gür "eroico; nobile; denso; universale"   
       Turco moderno: gür "denso, abbondante" 
       Tataro: kör "eroico, coraggioso; ben nutrito" 
       Chakasso: kür "eroico, coraggioso" 
       Kirghiso: kür "potente" 
       Cumucco: kür "eroico, coraggioso" 
       Tuvano: xür "ben nutrito, in salute"
       Yakuto: kür "ampio, vasto"
   Proto-turco: *-sig "simile a" 
Pronuncia ricostruibile: /kür'siχ/
Note: 
Pritsak fa notare che un capo dei Peceneghi portava il nome Kürä (trascritto in cirillico come Куря), derivato da kür "eroico; nobile; universale" tramite un suffisso e avente il significato di "eroe". Per il suffisso -sich vedi Basich. Maenchen-Helfen è invece convinto che si debba dividere Kurs-ich e riporta a sostegno della sua idea l'esistenza dell'antroponimo Churs, documentato in Armenia, che è senza dubbio dall'iranico xorz "buono". Il nome unnico ha però una fonologia incompatibile: se fosse derivato dalla parola iranica, avrebbe avuto una consonante iniziale aspirata e sarebbe stato scritto *Χουρσίχ. Il nome del generale bizantino Kurs (Κούρς), di probabile nascita unna, è con ogni probabilità sinonimo di Kursich e non prova che si debba dividere Kurs-ich: sarà piuttosto da analizzarsi come Kur-s. Sono necessari ulteriori studi.  

Kutilzi 
Attestazione in greco: Κούτιλζις (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Molto Fortunato" 
   Proto-turco: *Kut "sorte; buona fortuna"
       Turco antico siberiano: qut "buona fortuna"  
       Turco moderno: kut "buona fortuna"
       Kazako: qūt "grazia, abbondanza, ricchezza" 
       Kirghiso: kut "anima"
       Yakuto: kut "anima"
Pronuncia ricostruibile: /kutil'zi/
Note: 
Secondo Maenchen-Helfen, il turco antico qut significa "maestà", ma è chiaro che si tratta di un significato secondario. La traduzione "Molto Fortunato" parrebbe plausibile, anche se non è chiaro il suffisso -ilzi. Maenchen-Helfen è incerto se si debba segmentare -il-zi o se sia invece -elči; fatto sta di una traduzione concreta non la azzarda. L'armonia vocalica a quanto pare non si applica.  

Muageri 
Attestazione in greco: Μουάγερις (nominativo)
Significato: "Ululante" (i.e. "Lupo")
   Proto-turco: *böŋre- "ululare" 
      Kirghiso: mööröö "muggire" 
      Baschiro: möŋräv "muggire" 
      Tataro: mögrärgä "muggire"
      Turkmeno: möŋŋürmek "sospirare"
      Tuvano: mööreer "ululare" 
      Yakuto: maŋıraa "muggire"
Pronuncia ricostruibile: /mü'æŋeri/ 
Note: 
Un'etimologia popolare attribuisce a questo antroponimo l'origine dell'endoetnico degli Ungheresi, magyar (antico mogyër), o il contrario. In realtà l'antico ungherese mogyër deriva dal proto-ugrico *mańćɜ "uomo; persona", come il nome dei Mansi.
 
Mundzuc, Mundzuch  
Attestazione in greco: Μουνζίουχον (accusativo)
Attestazione in latino: Mundzuco, Mundzicco (ablativo)  
Genere: maschile 
Significato: "Gioiello, Perla"; "Vessillo" 
   Proto-turco: *bōnčok "perline" (da *bōń, *bōjn "collo)
       Turco moderno: boncuk (pron. /bon'dʒuk/) "perline" 
       Azero: muncuq "perline" 
       Tataro: muncak "perline" 
       Uzbeko: munčoq "perline"
       Kirghiso: mončoq "perla; perline" 
       Cumucco: minčaq "perline"
Pronuncia ricostruibile: /mun'dʒuχ/
Note: 
Questo è ancora il bunchuk dei Cosacchi (russo e ucraino Бунчук; polacco Buńczuk). Si tratta di un vessillo, tipico dei Turchi e del Mongoli. 
 
Octar 
Attestazione in greco: Οὔπταρος (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Fiero" 
      Mongolo: öktem "forte, imperioso; fiero"; ökte-
        "diventare solido"
      Calmucco: öktem "forte, imperioso; fiero" 
    > Proto-turco: *ökte- "essere superbo"
         Chagatai: ökte-, öktä- "incoraggiare" 
         Cumano: öctem "superbus", öctelik "superbia", 
              öctenlänir "gloriatur"
Pronuncia ricostruibile: /ök'tær/
Note: 
Non è chiaro se questa radice sia un prestito da una lingua turca al mongolo o viceversa. Pritsak afferma che la sola lingua turca in cui è attestata, oltre all'unnico, sarebbe il Chagatai. Invece si trova anche in cumano (vedi Codex Cumanicus). Il suffisso -m è un deverbativo sia in turco che in mongolo. In mongolo, questo -m alterna con -ri, il cui corrispondente turco a detta di Pritsak è -z. Quindi la forma unnica sembrerebbe un po' anomala. Tuttavia si nota l'esistenza di un altro suffisso rotico molto diffuso nelle lingue turche, che deriva dal proto-turco *-ür. In turco moderno gli esiti sono -ar, -er, -ir, -ır, -ur, -ür, -r, a seconda della vocale della sillaba precedente. Forma sostantivi e aggettivi a partire da verbi.    

Oebarsi
Attestazione in greco: ᾯηβάρσιον (accusativo)
Genere: maschile 
Significato: "Come un Leopardo Bruno" 
   Proto-turco: *oń "grigio; bruno" (detto di manto equino) 
       Karakhanide: oy "grigio; bruno"
       Tuvano: oy "grigio; bruno"
Pronuncia ricostruibile: /oe'barsɨ/
Note: 
La parola bars "pantera, leopardo, tigre" è di origine iranica (< pārs). Si nota che l'adattamento greco del nome porta due accenti, uno circonflesso sulla prima sillaba e uno acuto sulla terza: questa peculiarità è eccezionale.  

Odolgan 
Attestazione in latino: Odolgan 
Attestazione in greco: 
Significato ipotizzabile: "Falcone del Regno" 
   Proto-turco: *ēl- "regno; pace; regione"  
   Proto-turco: *togan "falcone" 
      Turco antico siberiano: toγan "falcone
      Turco moderno: doğan "falcone" 
      Pecenego: towan "falcone"
Pronuncia ricostruibile: /oldo'gan/, /oldogan'do:n/ 
Note: 
La spiegazione più semplice è che sia occorsa una metatesi da Oldogan a Odolgan. Maenchen-Helfen riporta un antroponimo che compare nell'iscrizione runica di Uyuk-Tarlak, senza azzardarsi a fornire una traduzione. Il testo menziona un personaggio il cui nome traslitterato è El Togan Totoq, che si definisce "ambasciatore del suo regno del Cielo" (totoq significa "governatore"). Alla lettera, El Togan è il "Falcone del Regno". Potrebbe essere il nome di una figura mitologica e corrispondere all'antroponimo unno. Bisognerà indagare più a fondo. Per curiosità, il cognome turco Erdoğan significa "Uomo-Falcone".

Ruga, Rugila
Attestazione in greco: Ῥούγας (nominativo), Ῥοῦα (genitivo),
       Ῥωίλας (nominativo)
Attestazione in latino: Rua, Roas, Ruga, Rugila

Genere: maschile 
Significato: "Uomo-Onore" 
    Proto-turco: *ēr "uomo" 
    Proto-turco: *ȫ- "pensare"; *ȫ-g "pensiero; 
       -ge / -ga, suffisso che forma sostantivi:
      *ö-ge "onore; lode" 
Pronuncia ricostruibile: /ṛö(γ)æ/
Note: 
Il suffisso -ila della forma Rugila è evidentemente il famoso diminutivo maschile gotico. Formazioni di questo genere ricorrono di frequente in antroponimi e titoli dei popoli turchi: Er Böri "Uomo-Lupo", Er Buġa "Uomo-Toro", etc.

Sandil, Sandilch 
Attestazione in greco: Σάνδιλ, Σάνδιλχος (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Piccola Barca" 
Pronuncia ricostruibile: /san'dil/, /san'dilχ/
Note: 
La variante Sandilch (Σάνδιλχος) ha un tipico suffisso diminutivo -ch. Maenchen-Helfen nota che tra i Mamelucchi esisteva l'antroponimo Sandal, con lo stesso significato. 
 
Sigizan 
Attestazione in greco: Σιγίζαν 
Genere: maschile 
Significato: "Topo"
   Proto-turco: *sɨčgan "topo; ratto" 
      Turco antico siberiano: sïčγan "topo; ratto"
      Turco moderno: sıçan "ratto" 
      Baschiro: sısqan "topo" 
      Cumucco: çıçqan "topo"
Pronuncia ricostruibile: /sɨγɨ'tʃan/
Note:  
Alla lettera il nome proto-turco del topo significa "defecatore" (< *sɨč- "defecare"). Si noti la metatesi, probabilmente dovuta a un tabù. Maenchen-Helfen reputa questo antroponimo un nome germanico dalla ben nota radice sigi- "vittoria", senza poter specificare alcunché sulla sua terminazione.  

Simma 
Attestazione in greco: Σίμμας (nominativo) 
Significato: "Gallo cedrone"
   Proto-turco: *sɨm "gallo cedrone"
      Shor: sınma "gallo cedrone" 
      Oyrat: sımda "gallo cedrone" 
Pronuncia ricostruibile: /'sɨmma/
Note: 
Si nota l'assimilazione progressiva da -nm- in -mm-. L'etimologia è mia; Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo.

Skotta 
Attestazione in greco: Σκόττας (nominativo)
Genere: maschile 
Significato: "Impetuoso, Testa calda" 
    Proto-turco: *sök- "spaccare; fare a pezzi" 
        Turco antico siberiano: sök- "fare a pezzi; abbattere; 
             irrompere", causativo sökit- (hapax) 
    Proto-turco: -da, suffisso agentivo
Pronuncia ricostruibile: /'sköttä/
Note: 
Trovo convincente l'etimologia data da Pritsak. 
 
Tarrach 
Attestazione in greco: Ταρράχ
Genere: maschile 
Significato ipotizzabile: "Spanditore"; "Ramo di Fiume"
   Proto-turco: *tar-, *dar- "spargere, spandere; biforcarsi" 
      Tataro: tar- "spargere"; tarmaq "ramo"
      Baschiro: tarmaq "ramo di fiume, biforcazione; 
           ramificazione"
      Yakuto: tarğaa "spargere, diffondere"
Pronuncia ricostruibile: /tar'raχ/
Note: 
Secondo Maenchen-Helfen, questo antroponimo "non può essere turco". Credo che ciò sia falso. Tra i Tuvani è ben noto il fiume Tarlak, il cui nome deriva dalla radice *tar- "spargere, spandere". La terminazione -lak è fossilizzata. In unnico il gruppo consonantico -rl- deve essere diventato -rr- per assimilazione regressiva. Ridicola l'idea di quegli accademici che hanno tentato di ridurre Tarrach al nome del santo Tarachus.

Tuldach 
Attestazione in greco: Τουλδάχ
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Sazio" 
   Proto-turco: *tōl- "essere pieno" 
     Turco moderno: dol- "essere pieno"; dolu "pieno"
        Cumucco: tolu "pieno"
        Baschiro: tulı "pieno; completo"
        Yakuto: tuol "essere pieno"
        Ciuvascio: tul "essere pieno"; tulli "pieno"
Pronuncia ricostruibile: /tul'daχ/
Note: 
Trovo implausibile l'idea di un'origine dalla stessa radice di Uldin: lo stesso Maenchen-Helfen fa questa ipotesi, senza poter dire nulla sul fantomatico prefisso t-.

Tuldich, Tuldila 
Attestazione in greco: Τουλδίχ 
Attestazione in latino: Tuldila  
Genere: maschile 
Significato: "Piccolo Sazio"
   Proto-turco: *tōl- "essere pieno" 
       Turco moderno: dol- "essere pieno"; dolu "pieno" 
       Cumucco: tolu "pieno" 
       Baschiro: tulı "pieno; completo"
       Yakuto: tuol "essere pieno"
       Ciuvascio: tul "essere pieno"; tulli "pieno"
Pronuncia ricostruibile: /tul'dɨχ/, /'tuldila/
Note: 
Il suffisso -ila è un diminutivo maschile, una traduzione letterale del suffisso -ch dell'unnico. Per il resto, vedi Tuldach.

Turgun 
Attestazione in greco: Τουργοῦν
Genere: maschile 
Significato: "Corvo" 
   Proto-mongolo: *turaγu "corvo, cornacchia" 
        Mongolo medio: tura'un "corvo, cornacchia"
   Proto-turco: *torgay "specie di uccellino, allodola" 
   Proto-Tunguso: *ture "corvo, cornacchia"  
Pronuncia ricostruibile: /tur'gu:n/
Note: 
L'antroponimo unnico somiglia molto alla forma proto-mongola. In turco ottomano Turgay è un nome proprio di persona maschile. 

Tutizar 
Attestazione in latino: Tutizar 
Genere: maschile 
Significato: "Abile ad afferrare" 
    Proto-turco: *tut- "afferrare"; *yara- "esser profittevole"
Pronuncia ricostruibile: /tuti'zar/
Note: 
Nome unnico portato da un ostrogoto. Maenchen-Helfen non conclude alcunché su questo antroponimo. Nessuno sembra volersene occupare. Forse la mia proposta etimologica è la prima, non sono riuscito a reperirne altre.  

Uldach 
Attestazione in greco: 
Genere: maschile 
Significato: "Piccola Fortuna"  
   Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio" 
      Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio" 
    > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öl'dæχ/
Note: 
L'antroponimo, non trattato da Pritsak, è chiaramente dalla stessa radice di Uldin (vedi sotto), con il tipico suffisso diminutivo -ch. Deve essere un prestito dal proto-mongolo. 
 
Uldin
Attestazione in greco: Οὔλδης, Οὔλδις (nominativo), Οὔλδιν 
      (accusativo)
Attestazione in latino: Uldin, Huldin
Genere: maschile
Significato: "Fortuna"  
    Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
       Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio"
    > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"       
Pronuncia ricostruibile: /öl'din/
Note: 
Deve essere un prestito dal proto-mongolo, come giustamente sostenmuto da Pritsak. La radice proto-turca *öldi- "buon auspicio" è stata da me ipotizzata sulla base di questo antroponimo e di altri simili.

Ultzindur 
Attestazione in latino: Ultzindur
Genere: maschile 
Significato: "(uomo della) Tribù della Fortuna" 
     Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
     > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öldʒin'dür/
Note: 
Nome portato da un figlio di Attila. Spesso è scritto Vltzindur, ma non si comprende il perché di questa scelta arbitraria, dato che in latino non esisteva la distinzione tra le due lettere u e v.  
 
Zengilach 
Attestazione in greco: Ζηγγιλάχος (nominativo)
Significato: "Giovinetto" 
   Proto-turco: *jaŋɨ- / *jeŋi- "nuovo" 
      Turco antico siberiano: yaŋï "nuovo" 
      Turco moderno: yeni "nuovo"
      Baschiro: yaŋı "nuovo" 
      Tataro: yaŋa "nuovo"
      Oyrat: d´aŋı "nuovo"
      Dolgan: haŋa, hiŋil "giovane" 
      Yakuto: saŋa "nuovo" 
      Ciuvascio: śĕnĕ "nuovo"
Pronuncia ricostruibile: /zeŋi'laχ/
Note:  
Antroponimo formato con il tipico suffisso diminutivo.
 
Zerkon 
Attestazione in greco: 
Genere: maschile
Significato: "Ufficiale di Camera"
   Proto-turco: *ič- "interno di qualcosa; intestino; ventre";
          -er (suffisso che marca il divenire); *Kün "persona"
      Proto-bulgaro: HTZHRGOY 
Pronuncia ricostruibile: /tʃer'kü:n/  
Note: 
Questo era il nome di un nano di stirpe maura che fungeva da buffone per Bleda. Prisco ci riporta che nei suoi numeri, questo personaggio nanesco mescolava diverse lingue: l'unnico, il gotico e il latino. Attila aveva una vera e propria fobia nei confronti dei nani e si rifiutava persino di guardarlo. L'obiezione di Maenchen-Helfen è assolutamente ridicola: egli sostiene che non sarebbe stato dato a un nano di corte un nome altisonante. Evidentemente ignora tutto sulla natura umana. 

Zilgibi 
Attestazione in greco: Ζιλγίβις (nominativo)
Genere: maschile
Significato: "Simile a un Cembalo"  
   Proto-turco: *zil "cembalo" (< iranico)
   Proto-turco: *kēpi "simile a", "come" 
       Turco antico anatolico: gibi "simile a", "come" 
       Turco moderno: gibi "simile a", "come" 
       Azero: kimi "simile a", "come" 
       Turkmeno: kimīn "come" 
       Uzbeko: kabi "come" 
       Baschiro: kivik, kevek "come"
Pronuncia ricostruibile: /zil'gibi/
Note: 
Nome di principi unni del Caucaso. Anche in turco moderno gibi, esito di *kēpi, è postposto al nome a cui si riferisce. La traduzione sembra plausibile e non si capisce perché Maenchen-Helfen abbia ritenuto questo antroponimo impenetrabile.

Zolbon 
Attestazione in greco: Ζόλβων
Genere: maschile
Significato: "Stella del Pastore" (i.e. "Venere") 
    Proto-mongolo: *čolbun "Venere (stella del mattino)" 
    > Pr0to-turco: *čolbon "Venere (stella del mattino)"
        Turco moderno: çolpan "il pianeta Venere" 
              (si trova anche çoban yıldızı
        Tataro di Crimea: çolpan "il pianeta Venere"
        Cumucco: čolpan "il pianeta Venere"
        Kazako: šoban, šolpan "il pianeta Venere"
        Kirghiso: čoban, čolpon "pastore" 
Pronuncia ricostruibile: /tʃol'bon/
Note: 
Tra i Mamelucchi esisteva l'antroponimo Çolpan (pron. /tʃol'pan/), con lo stesso significato. 
 
Nel patrimonio onomastico unno si notano alcuni nomi di chiara origine iranica. Alcuni sono attribuiti ai Massageti, popolo scitico, ma Maenchen-Helfen ritiene che si tratti di identificazioni fittizie. Riporto i seguenti antroponimi: 
 
Aischman 
Attestazione in greco: Αἰσχμάνῳ (dativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Mente Potente"
Pronuncia ricostruibile: /e:ʃ'man/ 
Note: 
Maenchen-Helfen riporta la forma nominativa come Αἰσχμάνος, che tuttavia non sembra essere attestata. Il primo membro del composto equivale all'avestico aēša- "potente": il merito di questa etimologia va al linguista Alexis Manaster Ramer.
 
Ambazuka 
Attestazione in greco: Ἀμβαζούκης (nominativo) 
Genere: maschile 
Significato: "Forte Braccio"
Pronuncia ricostruibile: /am'bazuka/ 
Note:  
Avestico ama- "forte", bāzu- "braccio"
 
Balas 
Attestazione in greco: Βάλας  
Genere: maschile
Significato: antroponimo non trasparente 
Pronuncia ricostruibile: /'balas/
Note: 
È un comune nome persiano, che deriva in ultima analisi dal partico Walagaš "Splendente di Forza". In greco e in latino è documentato con moltissime varianti anche molto divergenti: Βάλας, Οὐαλᾶς, Βλάσης, Βλάσος, Vologaesus, etc.  
 
Chinialon 
Attestazione in greco: Χινιαλών
Significato: "Alano dell'Odio" i.e. "Alano Odiatore"
Pronuncia ricostruibile: /khinia'lo:n/ 
   Antico persiano: *kaina- "odio, rancore; vendetta" 
      Medio persiano: kyn "odio, rancore; vendetta"
      > Azero kin "odio, rancore; vendetta"
   Proto-scitico: *Aryanu "Terra degli Arii" 
      Proto-alanico: *Allānʉ "Terra degli Arii"  
Pronuncia ricostruibile: /kʰini'alo:n/
Note: 
A quanto risulta, la mia proposta etimologica sarebbe la prima, non sono riuscito a reperirne altre.
 
Chorsoman 
Attestazione in greco: Χορσομάνος (nominativo)
Significato: "Che ha Buone Intenzioni"
Pronuncia ricostruibile: /χorso'man/ 
Note:  
Ossetico xorz-aman "che ha buone intenzioni"

 
Chorsomanti, Chorsamanti 
Attestazione in greco: Χορσομάντις, Χορσάμαντις 
      (nominativo) 
Significato: "Che ha Buona Fortuna" 
Pronuncia ricostruibile: /χorso'manti/, /χorsa'manti/
Note: 
Ossetico xorz-amond "che ha buona fortuna". Manaster Ramer riporta l'antroponimo come Χορσάμαντις, ma la sostanza non cambia.

Hormidac 
Attestazione in latino: Hormidac
Significato: "Figlio di Hormizd" 
Pronuncia ricostruibile: /hormɨz'dak/
Note:  
È un comune nome persiano, Hormizdak, trascritto male. Hormizd è il Dio Supremo della religione di Zoroastro: il nome avestico è Ahura Mazdā. Maenchen-Helfen è convinto che il gruppo consonantico -zd- sia stato scritto erroneamente come -d-.

Styrak, Tyrank
Attestazione in greco: Στύραξ, Τύραγξ (nominativo)
Significato: "Grande" 
   Ossetico: styr "grande, ampio"
Pronuncia ricostruibile: /'stɨrak/, /'tɨrank/
Note: 
Nonostante il suffisso e le distorsioni, l'etimologia è riconoscibile.

Zabergan 
Attestazione in greco: Ζαβέργαν, Ζαβεργάν 
Significato: "Luna Piena" 
Pronuncia ricostruibile: /za'bergan/, /zaber'gan/
Note: 
Nome di un capitano dei Kutriguri. Maenchen-Helfen, che non era un iranologo, ha utilizzato questo criterio per identificare l'origine dell'antroponimo: siccome un ministro di Cosroe I si chiamava Zaberganes ed era certamente un persiano, doveva esserlo anche il suo nome. 

Zarter 
Attestazione in greco: Ζαρτήρ
Significato: "Mercurio d'Oro"
Pronuncia ricostruibile: /zar'tɪ:r/ 
Note: 
Come Henning ha dimostrato, l'antroponimo è formato a partire dal neme della divinità persiana Tīr, corrispondente a Mercurio, per indicare un gemello divino di Zarmihr (Mihr < Mithra); zar- significa "oro".
 
Il problema degli etnonimi

Rispetto agli antroponimi, gli etnonimi presentano maggiori difficoltà etimologiche. Notevole è la presenza del suffisso -gir, già visto nell'antroponimo Ἐλμίγγειρος. Indagando, ho scoperto che ha una corrispondenza notevole nelle lingue tungusiche: si trattava in origine di un plurale/collettivo in -r formato a partire da un nome locativo in -gi. La stirpe dei Tungusi è formata da molte tribù, tra le quali si menzionano le seguenti: Bultogir, Samagir, Manegir, Kindigir, Lakšikagir, Čapogir e ... Elmingir!

Akatzir, Akatir
Attestazione in greco:  Ἀκατίροι, Ἀκατζίροι
Attestazione in latino (Giordane): Acatziri
Significato al momento non determinabile 
Note: 
Un caso difficile. L'interpretazione (erronea) proposta da Tomaschek (1872) vorrebbe che questo etnonimo derivasse dalla parola turca ağaç "albero" e da un derivato di er "uomo": nel dizionario turco-arabo del 1245 pubblicato da Houtsma (Leida, 1894) è attestato realmente un termine Agaǰ-eri "uomini degli alberi", analogamente a Qum-eri "uomo delle sabbie", Turuk-eri "Turco" e Rum-eri "Romano". Il punto è che agaç "albero" deriva dal proto-turco *ï-gač, la cui radice è "legno"; -gač è un suffisso e non mostra alcuna variante con un'occlusiva sorda -k-. Se la proposta di Tomaschek fosse corretta, l'etnonimo Acatziri sarebbe stato trascritto con una sonora -g-, cosa che non avviene mai. Un'altra interpretazione comune, dovuta a Henning e Hamilton, è che gli Akatziri derivino il loro nome da *Aq-Khazar, ossia "Khazari Bianchi". Va detto che l'etnonimo dei Khazari non ha chiare origini e che questa etimologia, per come è enunciata, presenta gravi criticità: l'etnonimo Acatziri sarebbe stato trascritto con un'aspirata -ch-, -χ-, cosa che non avviene mai. Maenchen-Helfen mena il can per l'aia ma non arriva ad alcuna conclusione. 
 
Alpidzur 
Attestazione in greco: Ἀμιλζύροις (dativo)
Attestazione in latino (Giordane): Alpidzuros (accusativo) 
Forma corrotta: Alcildzuros
Significato: "Tribù dell'Eroe" 
   Proto-turco: *ălp "guerriero; eroe; coraggioso" 
        Turco moderno: alp "eroe; coraggioso" 
Pronuncia ricostruibile: /alpɨ'tʃur/
Note:  
Maenchen-Helfen considera correttamente questo nome come turco e ne individua la radice alp- "eroe", ma attribuisce all'elemento -i(l)- il significato di "popolo" (dal proto-turco *ēl "regno; regione"), che non pare molto plausibile: -i- sarà piuttosto una semplice vocale epentetica, mentre -l- sembra il prodotto di trascrizioni distorte. Si nota l'aggiunta del suffisso -čur già visto in alcuni antroponimi e diffuso nelle antiche lingue turche.  
 
Altziagir  
Attestazione in latino: Altziagiri, Altziagri, Ultziagiri
     Aultziagri 
Significato: "Tribù dei Sei"
Pronuncia ricostruibile: /alθɨa'gir/, /altsɨa'gir/
Note: 
L'etnonimo è formato dal numerale ALTHIA "sei" e dal suffisso -gir. Si notano evoluzioni fonetiche. 

Angiskir
Attestazione in greco: - 
Attestazione in latino (Giordane): Angisciros (accusativo) 
Forme corrotte: Augistiros, Angistros  
Significato: "Tribù delle Stoppie"
    Proto-turco: *(i)aŋɨŕ "campo di stoppie" 
       Turco medio: aŋız "stoppia" 
Pronuncia ricostruibile: /aŋɨs'kɨr/
Note:  
Si noti l'esito in sibilante della rotica palatale del proto-turco, tipico di tutte le lingue turche non oghuriche. Tra le lingue non oghuriche figura quella degli Unni di Attila, con buona pace di Pritsak. Il secondo membro è -gir, -kir, che compare negli antichi nomi tribali.  
 
Bardur, Bardor 
Attestazione in greco: 
Attestazione in latino: Bardores
Significato: "Tribù del Grande Fiume" 
Pronuncia ricostruibile: /bar'dur/
Note: 
L'etnonimo è formato con il suffisso -dur, -tur a partire dall'idronimo Var, nome unnico del Dniepr, di chiara origine iranica (< *varu- "ampio"). Un altro antico nome del Dniepr, attestato da Erodoto, è Βορυσθένης (Borysthénēs), derivato da *varu- "ampio" e da -stāna "terra".
 
Barselt 
Attestazione in greco: Βαρσήλτ, Βαρσῆλτ
Significato al momento non determinabile
Note: 
La prima parte del composto è chiara: deriva dall'iranico *varu- "ampio". Il problema è la seconda. Maenchen-Helfen è convinto che si tratti dello stesso nome tribale degli Ζάλοι (vedi Zal), ma la consonante iniziale non quadra. Come riporta lo stesso studioso, alcuni cercano di spiegare la -t finale come un plurale alanico. 

Burugund, Vurugund 
Attestazione in greco: Βουρουγούνδοι, Ουρουγούνδοι 
Attestazone in latino: Vurugundi, Urugundi
Significato ipotizzabile: "Aquile" 
   Proto-turco: *bürküt "aquila" 
       Turkmeno: bürgüt "aquila" 
Pronuncia ricostruibile: /bürü'günd/, /βürü'günd/
Note: 
Non vanno confusi con i Burgundi germanici. L'elemento nasale è con ogni probabilità il residuo di un antico suffisso plurale fossilizzato: *bürküt-n > *bür(ü)gund
 
Elminzur 
Attestazione in greco: Ἐλμινζούρ 
Significato ipotizzabile: "Tribù del Cavallo" 
    Tunguso: elmin "giovane cavallo"
Pronuncia ricostruibile: /elmin'ʃür/
Note: 
Questo etnonimo corrisponde all'omonimo antroponimo già analizzato. Non è raro che un nome proprio di persona derivasse da quello di una tribù.  

Sabir 
Attestazione in greco: Σάβιροι, Σαβεῖροι, Σαβήρ, Σαβίρ,  
     Σάπειρ
Attestazione in latino: Sabiri, Saviri
Attestazione in armeno: Sawirk', Sabirk'
Significato ipotizzabile: "Quelli del (fiume) Sabir" 
    Proto-turco: *sapɨ- "ondeggiare, agitare, scuotere" 
Pronuncia ricostruibile: /sa'bɨr/
Note: 
Un caso di etimologia ingannevole. Nessun accademico a quanto ha considerato che i Sabiri traevano il loro nome da quello di un fiume, il Sabir, anche chiamato Boas. L'informazione è riportata da Procopio di Cesarea, nella sua opera Storia delle guerre (Guerra Persiana, Libro II, 29, 14-15). Così Gyula Németh e Paul Pelliot hanno cercato un'etimologia adatta a un popolo di nomadi di cui non si sapeva altro, scegliendo il proto-turco *sap- "errare, vagare, andare fuori strada", il che... li ha portati fuori strada, per ironia. A parer mio la radice giusta è quasi omofona, *sapɨ-, che fa riferimento al moto impetuoso del fiume, anche se nelle lingue attuali si riferisce soprattutto al moto dei rami ad opera del vento.  
 
Sadagari 
Attestazione in greco: Σαδαγάρες  
Attestazione in latino: Sadagarii, Sadages; Sadagas 
       (accusativo); Sadares 
Significato ipotizzabile: "Uomini del Turcasso"
   Proto-mongolo: *saxadag "turcasso" 
    > Proto-turco: *sadak "turcasso"  
   Proto-turco: *ēr "uomo"
Pronuncia ricostruibile: /sada'γæri/ 
Note: 
Riprendo la prima etimologia data da Altheim, che mi sembra verosimile. Non tutti sono d'accorsdo sull'identificazione dei Sadagarii con i Sadages, ma questo non cambia la sostanza Il fatto che non siano mai indicati come Unni e che sembrino essere Sciti non è un argomento valido: è sempre possibile che abbiano adottato nomi unnici.

Ultzinzur
Attestazione in greco: Οὐλτίνζουροι
Attestazione in latino: Ultzinzures, Ultingures
Significato ipotizzabile: "Tribù del Buon Auspicio" 
    Proto-mongolo: *ol-dige- "buon auspicio"
       Mongolo: olje, oljei, öljei "buon auspicio"
     > Proto-turco: *öldi- "buon auspicio"
Pronuncia ricostruibile: /öltin'zür/, /öltʃin'zür/, /öldʒin'zür/
Note: 
Vedi l'antroponimo Ultzindur, che ne è derivato. 

Zal 
Attestazione in greco: Ζάλοι
Significato ipotizzabile: "Forza, Energia vitale"     
   Proto-turco: *jạlaŋuk "persona" 
   Proto-mongolo: *sülde "energia, vitalità"
Pronuncia ricostruibile: /zal/ 
Note: 
Non mi risulta siano state proposte finora etimologie per questo etnonimo. 

Zebender 
Attestazione in greco: Ζεβενδέρ
Significato ipotizzabile: "Anime dei Morti"
   Proto-turco: *jẹbe- "cimitero, tomba; anima dei morti;
         fantasma; funerale"
Pronuncia ricostruibile: /zeben'der/, /zeβen'der/
Note:  
Questo etnonimo è di un'importanza somma, perché attesta la desinenza plurale dei sostantivi unnici, corrispondente al turco moderno -lar, -ler. Dimostra anche che la desinenza diventava -dar, -der a seconda della consonante precendente, come in Kirghiso.
 
Solo in apparenza meno problematici sono i seguenti nomi di popoli Unni terminanti in -gur (greco -γουροι, latino -guri, -gures), che sono stati utilizzati da Pritsak per sostenere la sua idea di appartenenza dell'unno alle lingue oghuriche. Il punto è che questi etnonimi possono essere giunti ai Bizantini tramite mediazione di altri popoli, più precisamente di genti che parlavano proto-bulgaro. Spesso sono attestate molte forme diverse, tanto che è difficile comprendere come sia stata la forma originale. Suppongo che la terminazione -gur derivi dal proto-turco *ōkuŕ, a cui si può attribuire il senso di "tribù, popolo" (è un'estensione di *ōk "lignaggio"). Non si può tuttavia nascondere che in qualche caso troviamo varianti trascritte in greco con -γηροι, che sembra piuttosto rimandare a -gir. La confusione è tuttora grande. 

Bittugur 
Attestazione in greco: Βίττορες, Βίτγορες
Attestazione in latino: Bittugures, Bittugores
Forme corrotte: Burtugures, Buturgures  
Significato ipotizzabile: "Tribù dell'Amuleto" 
   Proto-turco: *bitig "scrittura; amuleto" + *ōkuŕ "tribù" 
Forma proto-unnica ricostruita: BITIG OGUZ
Forma proto-bulgara ricostruita: BITIG OGUR
Note: 
Questa tribù si è unita agli Ostrogoti nella loro migrazione in Italia.
 
Kutrigur 
Attestazione in greco: Κουτρίγουροι, Κουτούργουροι
    Κοτρίγουροι, Κοτρίγοροι, Κουτρίγοροι, Κοτράγηροι
    Κουτράγουροι, Κοτριαγήροι, Κοτζαγηροί
Adattamento in italiano: Kutriguri, Cutriguri
Significato: "Nove Tribù" 
    Proto-turco: *tokuŕ "nove" + *ōkuŕ "tribù"
Forma proto-unnica ricostruita: KOTUZ OGUZ  
Forma proto-bulgara ricostruita: KOTUR OGUR
Note: 
Senza dubbio è avvenuta un'antica metatesi, che ha portato da TOKUZ OGUZ a KOTUZ OGUZ. Si noterà che gli antichi Turchi siberiani, gli Uighuri (con -r-), chiamavano se stessi proprio Tokuz Oguz, ossia "Nove Tribù" (con -z-). Gli attuali Uiguri, pur non essendo loro discendenti diretti, potrebbero essere resti di Unni Kutriguri che si sono addentrati nelle immensità della Cina, rimanendo isolati dai loro consanguinei!

Onogur
Attestazione in greco: Ὀνόγουροι, Οὔρωγοι, Οὔγωροι
Attestazione in latino (Giordane): Hunuguri 
Adattamento in italiano: Onoguri
Significato: "Dieci Tribù"  
Forma proto-unnica ricostruita: ON OGUZ
Forma proto-bulgara ricostruita: ON OGUR 
    Proto-turco: *ōn "dieci + *ōkuŕ "tribù"
Note: 
Si noterà che questo etnonimo è stato attribuito a un popolo di lingua uralica, non turca. Proprio da Hunuguri è derivato Ungari

Saragur 
Attestazione in greco: Σαράγουροι
Adattamento in italiano: Saraguri 
Significato: "Tribù Bianche" 
    Proto-turco: *siarɨg "bianco; giallo" + *ōkuŕ "tribù"
Forma proto-unnica ricostruita: SARIG OGUZ 
Forma proto-bulgara ricostruita: SARIG OGUR 
Note:
 
Utigur
Attestazione in greco: Οὺτρίγουροι, Οὺττρίγουροι
    Οὺτίγουροι, Οὺτούργουροι
Adattamento in italiano: Utiguri, Utriguri 
Significato: "Trenta Tribù" 
    Proto-turco: *otuŕ "trenta" + *ōkuŕ "tribù" 
Forma proto-unnica ricostruita: UTUZ OGUZ  
Forma proto-bulgara ricostruita: UTUR OGUR
Note: 
 
Tre glosse fuorvianti 
 
Tre parole attribuite agli Unni sono state documentate da autori contemporanei ad Attila, come Prisco e Giordane: 
 
μέδος (medos) "bevanda inebriante affine all'idromele" 
κάμος (kamos) "bevanda di orzo affine alla birra"
strava "festa funebre" 
 
1) Il nome dell'idromele è chiaramente indoeuropeo, da *medhu-. Potrebbe essere una parola germanica, ma anche slava. 
2) Il nome della birra può essere ricondotto alla radice indoeuropea *kʷem- "bere, ingoiare", un cui esito si trova nel sanscrito cam- id. Non si tratta di una parola unnica: le genti della Pannonia bevevano camum molto prima che Attila comparisse (es. Editto di Diocleziano sui prezzi). Appurato che non è una parola celtica né germanica, apparterrà a quell'immenso continuum di lingue satem che dall'Illiria giungeva fino al Baltico e all'India.
3) Il nome della festa funebre è chiaramente slavo.  

Proto-slavo: *sъtrava "cibo"
Deriva da *sъ(n) "con" e dal verbo‎ *trāvìti "consumare"  

Esiste una parola omofona (strabae, pl.), che Lattanzio riporta per indicare un rito barbarico in cui le spoglie del nemico erano distese e accumulate per onorare la vittoria. A parer mio questa parola non ha nulla a che vedere con la cena funebre e potrebbe ben derivare dal gotico straujan "spargere", anche se il verbo è usato soprattutto parlando della paglia. 
 
Molto semplicemente le tre glosse "unniche" non appartengono affatto alla lingua di Attila, bensì a lingue parlate da popoli sottomessi e associati agli Unni. Molto probabilmente si tratta di Slavi (Anti, Sclaveni o Veneti), la cui progenie tuttora prospera.  

Il nome del turcasso 
 
Una parola unnica genuina ha invece dato origine al medio greco κούκουρον (koukouron) "turcasso, faretra". Le sue origini sono lontane e risalgono all'impervia Mongolia.
 
Proto-mongolo: *köke-xür "recipiente di cuoio per liquidi" 
   Bonan: kokor  
   Buriato: xüxüür 
   Khalkha: xöxüür  
   Calmucco: kökür  
 
Questa parola è stata presa a prestito da numerose lingue turche: 
 
   Kirghiso: köökör 
   Chakasso: küger
   Tuvano: kögeer 
   Yakuto: köğüör 

Da una lingua turca la parola è giunta anche nelle lingue uraliche, col senso di "borsa":
 
   Estone: kukkur
   Finnico: kukkaro
   Ingriano: kukkoro
   Careliano: kukkaro
   Veps: kukor
 
Anche nelle lingue a noi più familiari si trovano discendenti di questa radice: antico inglese cocer "turcasso", francese antico quiver id., da cui l'inglese moderno quiver. Maenchen-Helfen si mostra a torto scettico, argomentando che l'antica parola turca per indicare la faretra è sadaq. Non esiste problema alcuno. L'unnico aveva due parole con lo stesso significato: uuna era un eufemismo, /kö'kür/, mentre l'altra era sacra, /sa'daγ/ e ha dato l'etnonimo Sadagarii.
 
Ricostruzione delle radici proto-turche
 
Questo è il database con le radici proto-turche, compilato da Anna Dybo, contenuto nel sito The Tower of Babel, sulla cui capitale importanza spenderò sempre molte parole:   
 
 
Anche il Wiktionary contiene un database di radici proto-turche che dà un importante contributo:  
 

Tramite questi potenti strumenti il lavoro di indagine si è fatto enormemente più facile.
 
Armonia vocalica  
 
Nell'ortografia usata nelle fonti latine e greche non si trova presente alcun modo efficace per trascrivere alcuni tipici suoni vocalici delle lingue turche, che noi trascriviamo con ä, ö, ü, ï (ı). Tuttavia l'armonia vocalica deve essere esistita in unnico. Si nota che i fonemi /ö/ e /ü/ sono in genere resi in greco con ου anziché con υ, come sarebbe forse stato più logico. 

Esito del proto-turco *j-

A quanto ho potuto constatare, l'esito del proto-turco *j- dipende strettamente dalla vocale che segue. Se il fonema seguente è /a/, /a/, /e/, l'esito è /z/. Se il fonema seguente è /o/, /ö/, /u/, /ü/, l'esito è /d/ o /dʲ/. Se il fonema seguente è /i/, /ɨ/, la consonante scompare.

L'endoetnico del Cumani

Questo si trova scritto nel Codex Cumanicus: 
 
"Equidem vocabulum huun, cui in aliis dialectis turcicis formam respondentem non inveni, Cumanum interpretor. Cumani enim Hungariae se ipsos KŪN nominant (cum longa vocali in medio nominis)" 
 
Vediamo chiaramente che ancora all'epoca in cui fu compilato il Codex Cumanicus, i Cumani stanziati in Ungheria chiamavano se stessi Huun, Kūn, ossia Unni. In realtà, prima che si diffondessero denominazioni come Turchi e Tatari (adattato poi come Tartari), tutte le genti che parlavano una lingua della famiglia turca chiamavano se stesse con l'antico e glorioso nome degli Unni. 

Origine del nome degli Unni 
 
La radice proto-turca *Kün "persona" è imparentata con il proto-mongolo *küɣün, *kümün "persona". Potrebbe addirittura trattarsi di un prestito. La ricostruzione proto-turca infatti non rende conto di alcune peculiarità, come la vocale lunga e  l'esistenza dell'aspirazione iniziale nel nome degli Unni, che in greco era trascritto come Οὔννοι e in latino come Hunni, ma anche Chunni o Chuni.

Proto-mongolo: *küɣün, *kümün
Significato: persona
   Mongolo scritto: kümün
   Mongolo medio: gu'un, komon, kumnɛt, kuw(u)n
   Khalkha: xün (pl. xümǖs), xömǖn
   Buriato: xün
   Calmucco: kǖn, kümṇ
   Ordos: kün, kümǖn 
   Dongxian: kun
   Baoan: kuŋ
   Dagur: xuar, huare
   Shary-Yoghur: kūn
   Monguor: kun
   Mogol: ku, kut
 
Possa questo Sacro Nome durare fino alla Fine dei Tempi!
 
Glossario Unnico - Italiano: 
 
Il mio lavoro ha uno scopo ambizioso: riportare sulla Terra la voce di Attila e dei suoi Unni! Così comincio a compilare brevi liste di parole. L'ortografia, basata sulle attestazioni analizzate, è per necessità abbastanza instabile.
 
ADAMI "cammello castrato" 
AI "luna; mese"  
-AL "davanti; parte anteriore" 
ALA "variegato"  
ALON "Alano"
ALP "guerriero; eroe"
ALTHIA "sei (6)"  
AREG, ARIG "vergine; pura"
ATA "padre" 
BALACH "vitello"; "gamba dei calzoni"
BALAMIR "selvaggio, indomito"
BALMACH "dito della mano"  
BARS "pantera, leopardo; tigre" 
BERICH "forte, solido, stabile" 
BLEDA "saggio, sapiente"  
BOCHA "toro" 
CHARA "nero" 
CHARATON "veste nera"  
CHELCH "animale da carico" 
CHINI "odio"
DENGIZ "mare"  
DENGIZICH "piccolo mare"; "vento marino"  
DONAT "cavallo" (segno zodiacale)
EL "mano"
EL "pace" 
EL "regno" 
ELLAC "sovrano" 
ELMIN "cavallo"
ER "uomo, maschio" 
ES "grande; anziano" 
ES "intelletto" 
-GIBI "simile a" 
HUN, -KUN "persona, gente (i.e. "unno, Unni") 
ILIG "prima; principe" 
KAM "sacerdote pagano, sciamano"  
KAN, -GAN "re" (cumano can "imperator")
KUR "eroe, nobile" 
KURID "lupo; verme" 
KUT "maestà; fortuna" 
MUNDZUCH "gioiello; vessillo"
OE "bruno, scuro" 
ON "dieci (10)" 
SANDIL, SANDILCH "barca, imbarcazione" 
-S, -SI, -SICH "simile a"
TON "veste" 
TULD "pieno, sazio" 
UGA, UA "onore" 
ZENGIL "giovane"
ZIL "cembalo" 
ZOLBON "il pianeta Venere"
 
A questo punto oso procedere oltre, ricostruendo un certo numero di vocaboli unnici a partire dalle evidenze disponibili. Le forme unniche ricostruite sono in grassetto corsivo. Ho mostrato anche il corrispondente cumano, dove possibile. Credo che possa essere un esercizio interessante, di quelli che terrorizzano il mondo accademico: eppure ogni mia ricostruzione è ineccepibile e sono pronto a difenderla con accanimento.   
 
AC "bianco" (cumano ak, ac "albus") 
AIRAN "latte fermentato"
AIU "orso" (cumano ayu "ursus")  
AL "rosso" (cumano al "vermiculatus")  
ALMA "mela" (cumano alma "pomum")
ALTHUN "oro" (cumano altun "aurum")  
AND "giuramento"  
ANDAR "loro" (cumano anlar "ipsi")
ARIA "ape; vespa"
ARPA "orzo" (cumano arpa "hordeum")
AT "cavallo" (cumano at "equus") 
AT "nome" (cumano at "nomen") 
ATIM "il mio cavallo" 
ATIM "il mio nome"
BAL "miele" (cumano bal "mel")
BALA "bambino; giovane animale" (cumano balazuc 
    "pullaster") 
BALABAN "falco" (cumano balaban "falco")
BALICH "pesce (cumano balik, baluc "piscis") 
BAS "testa" (cumano bas "caput")
BIR "uno" (cumano bir "unus")
BIZ "noi" (cumano bix "nos") 
BODUN "popolo, paese" 
BOL "pieno"  
BOR "vino d'uva" (cumano bor "vinum") 
BORU "lupo" (cumano boru, böri "lupus")  
BOZ "grigio" 
BOZA "specie di birra o idromele" 
BULAN "alce maschio"
BURUN "naso" 
BUZAGU, BUZAU "vitello" (cumano buxau "vitulus")
CHAN "sangue" (cumano can, kan "sanguis")  
CHARGA "corvo"
CHUMURSCHA "formica" 
DONGUZ "maiale" (cumano tongus "porcus")  
DUZ "cento (100)"
DUMURTCHA "uovo" (cumano jumurtka "ovum")
DURT "accampamento" (cumano jurt "mansio")
ELIM "il mio regno"
ELMECH "pollice (dito)"
ELTZI "messaggero" (cumano elči "nuncius") 
ESAC "asino" (cumano esac, esek "asinus")  
ILAN "serpente" (cumano ilan "serpens")
ILME "pioppo tremulo"; "olmo"
INGAC "vacca, mucca" (cumano ynac "vacca")
IT "cane" (cumano it, itt "canis") 
KATON "regina" (cumano can catonj "imperatrix") 
KONGUR "bruno, marrone"  
KUM "sabbia" 
KUMIZ "latte fermentato"  
MEN "io" (cumano men "ego") 
MENG "cervello" (cumano meng "cerebrum") 
MING "mille (1.000)" 
MUAGUZ "corno" (cumano müz, müjüz, mügüz "cornu") 
MUNG "sofferenza, dolore" 
OBUR "vampiro, spirito maligno" 
OGUL "figlio" (cumano ogul, oul "filius")
OGUZ "bue" (cumano ogus "bos") 
OL "egli" (cumano ol "ille")
OLUG "morto" (cumano olu "mortuus")
OLUM "morte" (cumano olum "mors")
ONG "destro" (cumano ong "dexter")
ONG "salute" (cumano ong "salus")
ONGURTCHA "spina dorsale"  
ORMAN "foresta" (cumano orman "silva") 
OT "fuoco" (cumano ot "ignis")
SEN "tu" (cumano sen "tu")
SINGIR "nervo, tendine" (cumano singir "nervus") 
SIZ "voi" (cumano six "vos")
SU "acqua" (cumano su "aqua") 
TAS "pietra" (cumano tas "lapis") 
TEMUR "ferro" (cumano temir "ferrum")
TEMURTZI "fabbro" (cumano temirzi "faber ferrarius")
TENGRI "Dio; cielo" (cumano Tengri "Deus") 
TIL "lingua" (cumano til "lingua") 
TZALMUR "fango" 
UR, YR "canto" (cumano ur, yr, ir "cantus", "cantilena") 
URMACH "flagello" (cumano urmach "flagellum") 

MEN ATLA, TENGRING URMACH "Io sono Attila, il Flagello di Dio"
 
Mi spingo anche oltre: riporto qualche traduzione di parole unniche nella lingua di Wulfila. 
 
Glossario Unnico - Gotico 
(Le parole ricostruite sono in grassetto corsivo)  

ADAMI : ULBANDUS GALDIÞS
AI ("luna") : MENA 
AI ("mese") : MENOÞS
ALTHIA : SAIHS 
AREG, ARIG : HRAINS  
ATA : ATTA, FADAR  
BALACH : KALBO 
BALMACH : FIGGRS 
BARS : LIUBARDUS, KATTUS 
BERICH : MAHTEIGS 
BLEDA : FRODA, MANNA FROÞS   
CHARA : SWARTS 
CHARATON : PAIDA SWARTA  
CHINI : HATIS
DENGIZ : MAREI, SAIWS  
DONAT : AIǶS, MARHS   
EL ("mano") : HANDUS 
EL ("pace") : FRIÞUS 
EL ("regno") : ÞIUDINASSUS, ÞIUDANGARDI 
EL ("regno, dominio") : REIKI 
ELLAC : ÞIUDANS 
EMLIN : AIǶS, MARHS  
ER : MANNA, WAIR, ABA 
ES : MIKILS 
-GIBI : GALEIKS
KAN : ÞIUDANS 
KUR : HALIÞS  
KURID ("lupo") : WULFS 
KURID ("verme") : MAÞA, WAURMS 
KURIDACH : WULFILA
OE : BRUNS, AIRPS  
ON : TAIHUN
SANDIL, SANDILCH : SKIP  
- SICH : GALEIKS 
TON : PAIDA 
TULD : FULLS 
ZENGIL : JUGGS 
 
Queste sono alcune forme unniche ricostruite con la traduzione in gotico:  
 
AC : ǶEITS 
AIU : BAIRA
AL : RAUÞS  
ALMA : APLUS  
ALTHUN : GULÞ 
AND : AIÞS
ARPA : BARIS
BAL : MILIÞ
BALA : BARN 
BALICH : FISKS  
BAS : HAUBIÞ
BIR : AINS  
BIZ : WEIS
BOL : FULLS 
BOR : WEIN  
BORU : WULFS 
BOZ : GREWS 
BOZA : ALUÞ, MIDUS 
CHAN : BLOÞ  
CHARGA : HRABNS
DONGUZ : SWEIN
DUMURTCHA : ADDI 
DURT : ÞAURP 
ESAC : ASILUS 
IT : HUNDS  
MEN : IK  
MENG : ǶAIRNEI 
MING : ÞUSUNDI 
MUNG : SAURGA
OT : FON 
SEN : ÞU
SIZ : JUS 
SU : WATO  
TAS : STAINS
TEMUR : EISARN 
TEMURTZI : SMIÞA
TENGRI ("cielo") : HIMILS 
TENGRI ("Dio") : GUÞ
TIL : TUGGWO  
TZALMUR : FANI 
UR, YR : SAGGWS
 
Come si può ben vedere, si tratta di due lingue completamente diverse. L'unica somiglianza (unnico ATA "padre" : gotico atta "padre") è priva di qualsiasi valore, essendo in ultima analisi una forma espressiva infantile originatasi da una lallazione e presente in moltissime lingue prive di connessioni prossime ed evidenti.