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mercoledì 15 marzo 2023


IL PROFUMO

Titolo originale: Das Parfum. Die Geschichte eines Mörders
Autore: Patrick Süskind
1a ed. originale: 1985 
1a ed. italiana: 1988
Paese di pubblicazione: Germania 
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Horror, mistero 
Tematiche: Cannibalismo, serial killer  
Lingua originale: Tedesco
Ambientazione: Francia, XVIII secolo (1738 - 1767):  
  Parigi,
  Montpellier,
  Grasse,  
  Plomb du Cantal    
Protagonisti: Jean-Baptiste Grenouille 
Altri personaggi: Giuseppe Baldini, Madame Gaillard,
    Marchese de la Taillade-Espinasse, Antoine Richis,
    Laure Richis, Madame Arnulfi, Dominique Druot 
Editore italiano: TEA, TEADUE, Longanesi 
Traduttore: Giovanna Agabio 
Codice ISBN (1988): 9788850213979
Codice ISBN (1992): 8878193526 
Codice ISBN (2007): 9788850215157
Titoli in altre lingue: 
   Francese: Le Parfum: histoire d'un meurtrier
   Inglese: Perfume: The Story of a Murderer 
   Olandese: Het parfum 
   Svedese: Parfymen – berättelsen om en mördare 
   Basco: Perfumea. Hiltzaile baten historia 
   Spagnolo: El perfume: historia de un asesino 
   Catalano: El perfum: Història d'un assassí 
   Portoghese: O Perfume 
   Polacco: Pachnidło: Historia pewnego mordercy 
   Russo: Парфюмер 
   Lituano: Kvepalai: vieno žudiko istorija 
   Greco: Το άρωμα 
   Turco: Koku 
   Cinese: 香水 
   Giapponese: 香水 ある人殺しの物語

Incipit: 

"Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio della storia che non lascia traccia: nel fugace regno degli odori."

Trama: 

Prima parte:

Parigi. Anno del Signore 1738. Un bambino appena nato viene abbandonato. Sua madre subisce processo per un precedente infanticidio ed è condannata a morte. L'orfano viene chiamato Jean-Baptiste Grenouille ("grenouille" significa "rana"). Dato in affido, si rivela un bambino difficile, tetro e solitario. Viene quindi mandato come apprendista presso un conciatore locale. All'insaputa degli altri, Grenouille ha un olfatto straordinario, che gli conferisce un'incredibile capacità di distinguere gli odori più sottili da complesse miscele, anche a grandi distanze.
Un giorno, dopo aver memorizzato quasi tutti gli odori della città, Grenouille viene sorpreso da una traccia unica. Ne scopre la fonte: una giovane vergine. Affascinato dal suo profumo e convinto di doverlo possedere solo lui, la strangola. Rimane con il suo corpo finché l'odore non lo abbandona. 
Volendo approfondire le sue conoscenze olfattive, diventa apprendista di uno dei migliori profumieri della città, l'anziano Giuseppe Baldini, che ha gestito un'attività di successo grazie a due profumi: uno regalatogli da un parente e uno acquistato da un agente di viaggio. Baldini alla fine si ritrova sempre più surclassato dai profumieri rivali e pensa di tornare a vivere in Italia con la moglie. Tuttavia, Grenouille si dimostra un prodigio copiando e migliorando il profumo di un rivale nel laboratorio di Baldini. Il profumiere gli offre un apprendistato e gli insegna le tecniche di base della profumeria. Vende al contempo le nuove magistrali formule di Grenouille come proprie, risollevando la sua reputazione in declino. Baldini alla fine rivela a Grenouille che esistono tecniche diverse dalla distillazione, che possono essere utilizzate per preservare una gamma più ampia di odori, tecniche che si possono apprendere solo nel cuore dell'arte profumiera, nella regione di Grasse, in Costa Azzurra. Poco dopo, Grenouille decide di lasciare Parigi e Baldini muore nel crollo del suo negozio nella Senna.

Seconda parte: 

Durante il suo viaggio verso Grasse, Grenouille attraversa la campagna e prova sempre più disgusto per l'odore umano. Evitando la civiltà, si trasferisce in una grotta all'interno del Plomb du Cantal, sopravvivendo grazie alla scarsa vegetazione e alla fauna selvatica della montagna. Tuttavia, la sua pace finisce quando, dopo sette anni, si rende conto di non possedere alcun odore. Viaggiando a Montpellier, inventata di essere stato rapito e segregato in una grotta per giustificare il suo aspetto emaciato. Crea un finto odore corporeo con materiali di uso quotidiano, scoprendo che il suo nuovo "travestimento olfattivo" inganna le persone, fruttandogli l'accettazione da parte della società che prima lo emarginava. 
A Montpellier, ottiene il patrocinio del Marchese de la Taillade-Espinasse, Signore di Pierrefort, che lo usa per pubblicizzare la sua teoria pseudoscientifica sull'influenza delle "energie fluidiche" sulla vitalità umana. Grenouille produce profumi che distorcono con successo la propria percezione pubblica, trasformandolo da un miserabile cavernicolo in un patrizio pulito e colto, contribuendo a far guadagnare un'enorme popolarità alla teoria del Marchese. Vedendo quanto facilmente l'umanità possa essere ingannata da un semplice profumo, l'odio di Grenouille si trasforma in disprezzo. Si rende conto che è nella sua capacità di creare profumi descritti come "sovrumani" e "angelici" che influenzeranno in modo senza precedenti il ​​modo in cui gli altri lo percepiscono.

Terza parte: 

A Grasse, Grenouille scopre una giovane donna di nome Laure il cui profumo ha lo stesso fascino della ragazza che ha ucciso in precedenza. Determinato a preservarlo, Grenouille inizia a lavorare come apprendista in un laboratorio e inizia a imparare a conservare gli odori tramite l'enfleurage, determinato a uccidere Laure ed estrarne l'odore. Nel frattempo, uccide altre 24 giovani donne, per esercitarsi a conservare gli odori umani e usarli come base per il profumo che creerà con l'odore di Laure. 
Il padre di Laure, temendo che la figlia venga uccisa, cerca di farla fuggire. Tuttavia Grenouille li segue e uccide anche Laure. Nonostante la sua attenta cura dei dettagli, la polizia riesce a risalire fino a lui. A questo punto i capelli e gli abiti delle sue precedenti vittime vengono tutti rinvenuti nella sua baita vicino a Grasse. Catturato in breve tempo, viene condannato a morte.
Durante il tragitto verso l'esecuzione nella piazza del paese, Grenouille indossa il nuovo profumo che ha creato con le sue vittime. Gli effluvi suscitano immediatamente ammirazione e adorazione tra la folla di spettatori: sebbene le prove della sua colpevolezza siano schiaccianti, gli abitanti del paese gli si affezionano a tal punto da essere convinti dell'innocenza che ora trasuda. Così il magistrato ribalta il verdetto del tribunale e  libera il condannato; persino il padre di Laure è incantato dal nuovo profumo e vorrebbe addirittura adottare l'assassino come suo figlio. Presto la folla è così sopraffatta dalla lussuria e dall'emozione che l'intera città partecipa a un'orgia di massa di cui nessuno parla in seguito e che pochi riescono a ricordare chiaramente. Il magistrato riapre le indagini sugli omicidi, attribuendoli al collega di Grenouille, il corriere Dominique Druot, che viene torturato per ottenere una falsa confessione e impiccato senza cerimonia. In seguito all'esecuzione, la vita torna alla normalità a Grasse. 

Quarta parte: 

L'effetto del profumo conferma a Grenouille l'odio verso le persone, soprattutto perché si rende conto che ora lo adorano. Nemmeno questo controllo assoluto gli dà soddisfazione. Decide di tornare a Parigi, con l'intenzione di morire lì, e dopo un lungo viaggio finisce al mercato del pesce dove è nato. Si versa addosso la bottiglia di profumo che ha creato: le persone sono così attratte da lui che sono costrette a impossessarsi del suo corpo, finendo per farlo a pezzi e mangiarlo. La folla, imbarazzata dalle proprie azioni cannibaliche, che ammette di aver compiuto un "atto d'amore".

Recensione: 
Senza dubbio Il profumo è tra i più grandi capolavori della letteratura tedesca del XX secolo. Il suo successo è stato mondiale. Tradotto in 40 lingue, è diventato un bestseller da 20 milioni di copie.  
Lo stile del romanzo fonde fantasia e finzione con informazioni fattuali. Si sovrappongono due linee narrative distinguibili: l'elemento fantastico, quasi fiabesco, è veicolato dall'olfatto soprannaturale di Grenouille, mentre le circostanze socio-storiche della trama costituiscono l'elemento realistico, con le loro descrizioni naturalistiche dell'ambiente, della produzione di profumi e degli omicidi. Il linguaggio evoca immagini sensoriali vivide, quasi febbrili: collega tutte le attività cognitive con il senso dell'olfatto, ingigantito, rappresentato dal modo in cui il protagonista percepisce il mondo esterno. 
Grenouille è un personaggio monomaniacale. La mania che lo domina è dovuta al suo genio. Il suo genio, a sua volta, è di natura maniacale. Grenouille non può fare a meno di "seguire sempre il suo naso". Sembra che il suo innato e preponderante senso dell'olfatto abbia ostacolato lo sviluppo di tutti gli altri sensi, rendendoli addirittura superflui, fino a provocarne l'atrofia.
Jean-Baptiste Grenouille è autistico. Da un lato, il linguaggio comune non gli basta più per ciò che egli percepisce olfattivamente, dall’altro, il mondo al di là di esso, caratterizzato da astrazioni "soprattutto di natura etica e morale", gli è e gli rimane estraneo per tutta la vita, dal punto di vista concettuale e di conseguenza anche da quello linguistico. 
Jean-Baptiste Grenouille è uno psicopatico. Non possiede la benché minima traccia di empatia. Per lui sopprimere una ragazza è un atto irrilevante, come se fosse una lucertola o un insetto. Tutto questo ricorda in qualche modo l'allucinante storia di un santo che da giovane aveva ucciso e sventrato una donna incinta soltanto per la curiosità di vedere cosa ci fosse dentro (se la memoria non mi fallisce, tale perla dell'agiografia è stata riportata da Emil Cioran). 
Chiunque sia giunto fin qui nella lettura di queste mie note, è pronto ad immergersi in un mondo che ai moderni parrebbe allucinante, in cui tutto puzza, in cui tutti puzzano. Persino il Re puzza, come un animale selvaggio. Persino la Regina puzza, come una capra vecchia. Detto questo, auguro a tutti buona immersione nelle feci e nella sozzura del XVIII secolo! 

Una Bibbia cannibalica! 

Armin Meiwes, il Cannibale di Rotenburg, era particolarmente fissato con il romanzo di Süskind, che considerava un vero e proprio testo sacro dell'antropofagia. Aveva tratto proprio da questa fonte l'ossessione del cannibalismo come "atto d'amore", che viveva in modo assoluto, totalizzante. Riporto a questo punto una sintesi dell'accaduto, da me redatta anni fa. 

"L'uomo di Rotenburg ha agito in modo singolare, adescando un passivo masochista in sommo grado che si eccitava alla sola idea di essere stuprato, macellato e mangiato. Descritto come omosessuale coprofago, proclive ai piaceri della prostituzione, afflitto da turbe psichiche ed avvezzo all'automacerazione fisica (fonte: Wikipedia), questo infelice si chiamava Bernd Jürgen Brandes ed era entrato in contatto con il cannibale rispondendo ad un annuncio pubblicato su una bacheca virtuale. “Spero che mi troverai gustoso”, aveva scritto Brandes a Meiwes, o almeno, questo è stato riportato in seguito dai mass media. Il carnefice ha avuto così l'occasione, incontrata la sua vittima ad un appuntamento, di soddisfare al contempo tutte le sue pulsioni, sessuali, sadiche e culinarie: ha fatto sesso sfrenato con lui, quindi lo ha evirato mentre era in erezione e gli ha messo in bocca i genitali recisi dopo averli fatti saltare in padella nell'olio incandescente, facendoglieli mangiare in quella che può essere descritta soltanto come celebrazione di un'eucarestia satanica. Poi gli ha portato una manciata di barbiturici e una bottiglia di whisky, mentre il sangue colava dalla ferita uranica che era stata aperta in mezzo alle gambe. Il passivo aveva ingoiato senza indugio i sonniferi bevendo il distillato fino a perdere conoscenza. Constatata la sua morte in seguito a quest'ultimo rito di un'occulta religione demoniaca, Meiwes aveva iniziato a macellare il corpo, ottenendo così l'occorrente per una serie di banchetti tiestei. Quando infine è stato scoperto ed arrestato, è sorto un grave problema per le autorità: un reato specifico di cannibalismo non era compreso nel codice penale, al massimo chi si cibava di un morto avrebbe potuto essere imputato di vilipendio a cadavere. Condannato in primo grado ad otto anni per omicidio preterintenzionale, il cannibale di Rotenburg in seguito è stato destinato all'ergastolo, l'accusa essendogli stata commutata in omicidio volontario."  

Pseudoscienza del XVIII secolo

La pseudoscienza non è una cosa moderna come in genere si crede: esisteva già secoli addietro. In estrema sintesi, il Marchese de la Taillade-Espinasse crede che il suolo sia la sorgente della morte. Ogni malattia e decadenza, così come l'esito finale dell'esistenza, secondo la sua teoria ha come causa proprio la vicinanza fisica con la terra. Per contro, allontanandosi dalla terra e vivendo in alta quota, ad esempio sulla sommità di una montagna, si previene la malattia e si ritarda la morte. Anche la dieta ha grande importanza per il Marchese: se i tartufi sono pestilenziali, visto che crescono nel terriccio, mentre la carne dei piccioni ha l'effetto di un elisir di lunga vita! A tal punto arriva il delirio da attribuire particolari virtù al ragù ottenuto da anatre catturate in volo e al grano coltivato in alta quota. Volendo sperimentare in prima persona la validità della sua architettura pseudoscientifica, il Marchese de la Taillade-Espinasse, poco dopo la scomparsa di Grenouille, si inoltra in una regione impervia per vivere da eremita sul Pic du Canigou. Il progetto del nobiluomo si scontra con la durezza estrema della realtà, così la morte giunge rapidamente a ghermirlo. 

Etimologia del cognome Grenouille

L'origine ultima del cognome Grenouille è dal latino rānucula "ranocchia", "piccola rana", diventato in francese antico renoillegrenoille, quindi in francese medio renouille, grenouille. La consonante iniziale g- è di origine espressiva, non etimologica. Si noti il cambiamento della pronuncia nel corso dei secoli. Il francese antico (g)renoille rima con l'italiano moglie. La pronuncia moderna del francese grenouille è /gʁe'nuj/.
La parola originale latina rāna "rana" ha dato invece origine al francese raine, ormai obsoleto e usato soltanto in Louisiana. 

Possibile ispirazione del nome 

Il nome del protagonista potrebbe essere stato ispirato al profumiere francese Paul Grenouille. Nel 1879, in seguito all'apertura di una profumeria di lusso, cambiò il suo cognome in Grenoville, probabilmente per evitare il pubblico dileggio: all'epoca esistevano moltissimi bulli pestilenziali che si attaccavano anche a queste cose. 

Possibile ispirazione del modus operandi 

Secondo alcuni, la storia vera del serial killer spagnolo Manuel Blanco Romasanta (Esgos, 1809 - Ceuta, 1863), noto anche come "Uomo del Sego" o "Uomo-lupo di Allariz che uccise una decina di donne e bambini, vendette i loro vestiti ed estrasse il loro grasso corporeo per produrre sapone, assomiglierebbe per certi versi ai metodi usati da Grenouille. Se devo essere sincero, non ci vedo molto in comune. Profondamente diverso era il movente: mentre il protagonista del romanzo di Süskind è mosso dal desiderio di eternare il profumo di certe donne, Rosamanta era convinto di essere colpito da una maledizione che lo condannava alla licantropia e lo spingeva a uccidere. Questo dichiarò al giudice: "La prima volta che mi trasformai fu sui monti di Couso. Mi imbattei in due lupi dall'aspetto feroce. Caddi improvvisamente a terra e iniziai ad avere convulsioni, mi girai tre volte e pochi secondi dopo ero un lupo. Fui in giro a fare prede con gli altri due per cinque giorni, finché non tornai nel mio corpo, quello che vedete oggi davanti a voi, Vostro Onore. Gli altri due lupi vennero con me, e io li credevo anch'essi lupi, trasformati in forma umana. Erano di Valencia. Uno si chiamava Antonio e l'altro Don Genaro. Anche loro erano maledetti... attaccammo e mangiammo diverse persone perché eravamo affamati." Si è poi scoperto cosa ha innescato la monomania licantropica in Rosamanta: da giovane era stato perseguitato ferocemente dai bulli, che lo ritenevano "effeminato". Gratta un serial killer e troverai un adolescente fragile perseguitato dai bulli! 

Etimologia del cognome Arnulfi 

Dei cognomi che ricorrono nel romanzo, ho trovato particolarmente interessante Arnulfi, portato dalla datrice di lavoro di Grenouille. Deriva dal nome del capostipite, Arnulf (il suffisso -i è un genitivo latino fossilizzato). Ecco l'etimologia: 

Protogermanico: *Arnuwulfaz 
Significato: Lupo-Aquila 
   *arnuz "aquila" + *wulfaz "lupo" 

Duole vedere tante rovine dell'antico mondo germanico, abbandonate e prive di qualsiasi comprensione del significato da parte della popolazione di lingua romanza! 

L'adattamento cinematografico 

Tom Tykwer ha diretto Profumo - Storia di un assassino, uscito nel settembre 2006. Tra gli interpreti segnaliamo Ben Whishaw nel ruolo di Jean-Baptiste Grenouille, Dustin Hoffman nel ruolo di Giuseppe Baldini e Alan Rickman nel ruolo del sindaco Richis. Si erano interessati al soggetto anche registi del calibro di Martin Scorsese, Stanley Kubrick, Ridley Scott e Miloš Forman. Tuttavia Süskind concesse la liberatoria solo nel 2001 e nel frattempo tutti questi progetti erano già andati a monte. Si riporta un fatto notevole: nel 2006 Patrick Süskind non si presentò neanche alla prima del film di Tykwer, che provvederemo a recensire in un'altra occasione.

sabato 9 luglio 2022


NEL TEMPIO DEGLI UOMINI TALPA

Titolo originale: The Mole People
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 77 min
Dati tecnici: B/N
     rapporto: 1,37:1
Genere: Fantascienza, orrore
Regia: Virgil W. Vogel
Soggetto: Laszlo Gorog
Sceneggiatura: Laszlo Gorog
Produttore: William Alland
Casa di produzione: Universal Pictures
Fotografia: Ellis Carter
Montaggio: Irving Birnbaum
Musiche: Heinz Roemheld, Hans J. Salter, Herman Stein
Costumi: Jay A. Morley Jr.
Trucco: Joan St. Oegger, Bud Westmore
Interpreti e personaggi:
    John Agar: Dott. Roger Bentley
    Cynthia Patrick: Adad
    Hugh Beaumont: Dr. Jud Bellamin
    Alan Napier: Elinu, il gran sacerdote
    Nestor Paiva: Prof. Etienne Lafarge
    Phil Chambers: Dott. Paul Stuart
    Rodd Redwing: Nazar
    Bill Miller: Ragazzino arabo
    Dr. Frank C. Baxter: Sé stesso
Doppiatori italiani:
    Nando Gazzolo: Dott. Roger Bentley
    Fiorella Betti: Adad
    Bruno Persa: Dott. Jud Bellamin
    Gino Baghetti: Elinu, il gran sacerdote
    Luigi Pavese: Prof. Etienne Lafarge
    Riccardo Mantoni: Dott. Paul Stuart
    Renato Turi: Sharu
    Serena Verdirosi: Ragazzino arabo
    Giorgio Capecchi: Dott. Frank C. Baxter
Titoli in altre lingue:
    Tedesco: In den Klauen der Tiefe
    Francese: Le peuple de l'enfer
    Spagnolo: Bajo el signo de Ishtar 
    Finlandese: Kätketty maailma
    Russo: Подземное население
    Turco: Cehennem Mahlukları

Trama:
Una narrazione del dottor Frank C. Baxter, professore di inglese alla University of Southern California e complottista militante, spiega la premessa del film e il suo fondamento nella realtà. Discute brevemente le teorie della Terra Cava, enunciate da John Symmes e Cyrus Teed, tra gli altri, affermando che le sequenze cinematografiche sono una rappresentazione romanzata di questa "scienza" non ortodossa.
Due archeologi, il Dottor Roger Bentley e il Dottor Jud Bellamin trovano i discendenti dei Sumeri, genti albine che vivono nelle profondità della Terra e tengono in schiavitù gli Uomini Talpa, umanoidi mutanti impiegati per raccogliere i funghi che servono come fonte primaria di cibo. Gli antenati di questi Sumeri albini si trasferirono nel sottosuolo dopo le inondazioni catastrofiche che avevano colpito l'antica Mesopotamia. Trovarono un ambiente molto ostile alla sopravvivenza, riuscendo con grande fatica ad adattarsi. Da allora non hanno avuto alcun contatto con il mondo esterno. Hanno tramandato un'idea singolare: sono convinti di essere gli ultimi esseri umani sopravvissuti alla catastrofe. Per questo motivo, dapprima credono che gli archeologi giunti dalla superficie della Terra siano spiriti maligni da distruggere. Poi, di fronte alla manifestazione di un potere loro sconosciuto, si convincono che siano messaggeri di Ishtar, la loro Dea. Esseri divini, non umani.
Queste persone vivono sottoterra da così tanto tempo e sono indebolite a tal punto da non sopportare la vista della luce proveniente dalla torcia degli archeologi. Ogni volta che la popolazione dei Sumeri aumenta, sacrificano giovani donne nel Fuoco di Ishtar - un cunicolo da cui giunge la luce del sole, i cui effetti sono tossici e letali. Tuttavia, c'è tra loro una ragazza di nome Adad con la pelle della naturale tonalità caucasica, che viene disprezzata dagli altri poiché ha il "marchio dell'oscurità". Quando uno degli archeologi viene ucciso da un uomo talpa, accade che Elinu, il Sommo Sacerdote, si rende conto all'improvviso che i nuovi arrivati non sono affatto dei, bensì semplici mortali. Ordina così la loro cattura e prende la loro torcia per controllare il Popolo Talpa, non sapendo che nel frattempo la batteria si è esaurita. Gli archeologi vengono quindi inviati al Fuoco di Ishtar proprio mentre l'obbrobrioso Popolo Talpa si ribella. Adad si reca nel cunicolo sacro ad Ishtar, solo per rendersi conto che si tratta davvero di luce naturale proveniente dalla superficie e che gli uomini sono sopravvissuti all'esposizione. Adad e gli archeologi risalgono quindi in superficie, in fretta e furia. Sfortunatamente, durante la loro risalita si verifica un devastante terremoto. Inorridita di fronte al mondo sconosciuto che vede per la prima volta, con quell'immensità che è il cielo, Adad è invasa dal terrore assoluto; decide improvvisamente di tornare a casa sua ma muore schiacciata da un pilastro che le cade addosso. Del mondo dei Sumeri albini non resta così traccia alcuna: sono scomparsi nel Nulla! 


Recensione: 
Diamine, posso garantire che non ci sono molti film sui Sumeri! Mi dispiace molto che uno di quei pochi sia una simile pataccata. Eppure anche le pataccate prodotte in quegli anni ormai lontani erano spesso ricche di spunti filosofici. Non ci si stanca mai di riflettere quando le si guarda, spinti dallo schifo verso un presente insensato. Le meditazioni in cui mi sono impegnato guardando la pellicola di Vogel riguardano una varietà di argomenti come la pluralità dei mondi, il Multiverso, la solitudine del genere umano nel Cosmo. Sono tutte questioni che non possono conoscere soluzione alcuna, perché nell'Esistenza la logica non la fa da padrona.  
Gli Uomini Talpa, chiamati Tenebriani (ossia "Figli delle Tenebre") nella versione in italiano, sono goffi e deformi, rachitici, scuri come la pece. Sono ripugnanti ma abbastanza inoffensivi. I Sumeri albini esercitano su di loro una rara efferatezza, applicano sistemi draconiani, percuotendoli fino alla morte e arrivando persino ad impedire loro di nutrirsi. Memorabile è il ritrovamento di due scheletri di Tenebriani incatenati, i cui teschi oblunghi mostrano i segni di spaventose torture e di una morte violenta. Vite spezzate, macinate dal Moloch del lavoro, in una società in cui ogni insubordinazione comporta la pena capitale. 
Le sequenze ci svelano numerose perle e meraviglie. Notevoli le danzatrici con i capelli tinti di nero! E che dire della pettinatura modernissima della bionda ed esuberante Adad? Non fa nulla per nascondere di essere una diva di Hollywood! Che dire poi della dieta a base di funghi grotteschi? I bicchieri a tavola sono splendidi e di foggia moderna, pur contenendo a quanto pare soltanto acqua di fonte. Davvero notevole è il colpo di genio dei funghi, che in qualche modo apportano i nutrienti necessari e permettono di fissare la vitamina D in condizioni di totale assenza della luce solare, evitando ai Sumeri albini di soccombere alla decalcificazione delle ossa.  


Il problema della lingua

Qualche commentatore ha schernito questo film facendo notare che i Sumeri parlerebbero perfetto inglese. In realtà non è affatto così. Quando gli archeologi sono portati al cospetto del Sommo Sacerdote Elinu e del Re, viene spiegato l'arcano. Il Re è incuriosito dagli intrusi. Ecco il dialogo, altamente significativo: 

Il Sommo Sacerdote Elinu: "Ecco, o Re, coloro che vennero catturati nelle ombre della notte."
Il Re (rivolto alle guardie): "Portateli qui."
Il Re (rivolto agli archeologi): "Chi siete?"
Dottor Roger Bentley: "Siamo amici. Siamo diversi da te, ma siamo tuoi amici."
Il Re: "Parla la nostra lingua!"
Dottor Roger Bentley: "Nel nostro mondo la tua lingua può essere studiata su tavole antiche.
Il Sommo Sacerdote Elinu: "Non c'è altro mondo oltre al nostro!"
Il Re: "C'è solo il Cielo, dove vivemmo molto tempo fa e da cui fummo scacciati per i nostri peccati tra i tuoni e le folgori!"
Il Sommo Sacerdote Elinu: "Il mondo è questo, e noi soli lo abitiamo! Voi non siete come noi. Lassù è il Cielo, e solo gli Dei vivono là. O forse voi siete Dei?" 

Quindi il Dottor Bentley e i suoi colleghi comprendono alla perfezione il sumerico perché lo hanno studiato, utilizzando come testi le antiche tavole redatte in scrittura cuneiforme. Le conversazioni nel film sono in inglese perché questa pareva la scelta più logica al regista, che non poteva girare metà film in una lingua incomprensibile, mettendo i sottotitoli: gli spettatori sarebbero insorti! Purtroppo, l'allusione alle antiche tavole è sfuggita a molte persone, cadendo subito nel dimenticatoio. In realtà il sumerico si studia partendo da manuali, grammatiche e dizionari in cui sono riportate traslitterazioni. Altrimenti non se ne uscirebbe. Certo, è ben chiaro che questo concetto sarebbe stato troppo difficile da spiegare al Sommo Sacerdote Elinu e al Re fantoccio. In ogni caso, anche così i problemi sarebbero soltanto all'inizio. Il sumerico non era una lingua monolitica e immutabile, identica per tutto il tempo in cui è stata attestata. Così possiamo affermare per certo che la lingua parlata da un popolo rimasto isolato così a lungo, sarebbe stata naturalmente soggetta a cambiamenti che la avrebbero resa incomprensibile. Supponendo che il popolamento del sottosuolo sia avvenuto nel 5.000 a.C., come immaginato nel film, ci sarebbero ben 5.000 anni tra la lingua dei primi abitatori e quella dei loro discendenti contemporanei. Giusto per far capire la portata del problema, si consideri che soltanto 2.000 anni fa, su Roma regnava Augusto e il latino classico era nel pieno della sua fioritura. Tornando ai Sumeri albini, c'è un'ulteriore difficoltà. A causa dell'isolamento, l'evoluzione della loro lingua sarebbe stata imprevedibile da parte degli studiosi. C'è poi un'ulteriore difficoltà. A causa dell'ambiente davvero privo di input sensoriali e di risorse, moltissimi concetti sarebbero diventati inesprimibili. Dove non esiste il miele, per non parlare di altri dolcificanti ignoti nell'antichità, come può essere espresso il concetto di dolce? Se l'unico cibo è costituito da funghi, se non c'è nemmeno la benché minima traccia di cereali, che ne può essere di tutta l'impalcatura culturale dei Sumeri, fondata sul grano? Che dire poi del più nobile derivato dei cereali, ossia la birra? La civiltà dei Sumeri, antichissimi produttori di birra, non potrebbe mai essere la stessa senza la bionda bevanda! 


Sempre il solito problema della sodomia!
 
Dalle poche parole del Sommo Sacerdote Elinu si possono conoscere interi universi. Il think tank dei Sumeri albini è molto semplice da dedurre. I loro antenati praticavano sesso anale sfrenato, deponendo lo sperma negli escrementi e leccando buchi del culo con voluttà! Di più, facevano di tutto con ogni parte del loro corpo, uomini con donne, uomini con uomini, donne con donne. Tutto questo non piaceva affatto agli Dei, che erano estremamente puritani e furiosi, proprio come il Dio della Bibbia. Così scatenarono il finimondo!

Dialogo sulla scoperta dell'arcano

Il Sommo Sacerdote Elinu era un astutissimo manipolatore, una persona di grande intelligenza, anche se sempre usata per scopi malvagi.

Il Sommo Sacerdote Elinu: E non è tutto. Il re ha mostrato debolezza e scarsa capacità di giudizio. Crede nella divinità di questi intrusi. Trattare con il divino è il NOSTRO ufficio. Se ne abbandoniamo la più piccola particella agli estranei, la nostra posizione presto svanirà.
Sacerdote: Ma questi estranei non sono divini?
Il Sommo Sacerdote Elinu: No, sono mortali. Non mangiano quando hanno fame? Non dormono quando sono stanchi? Quando le guardie li attaccarono, i loro volti non mostravano forse le paure degli uomini mortali?
Sacerdote: Ma non possiedono il potere del cielo?
Il Sommo Sacerdote Elinu: Ah. Il cilindro che portano lo possiede. Se tu avessi quel cilindro, o tu, o tu, potresti usarlo anche tu. E se è il potere del cielo, non dovremmo forse possederlo noi e usarlo per controllare le bestie dell'oscurità, le persone e... sì, se necessario, anche uno stesso re vacillante? Seguirai quindi questi intrusi ovunque vadano e mi porterai quel cilindro. 


Il finale manipolato

Nel finale originale, il Dottor Bentley e Adad sarebbero vissuti felici e contenti. Quelli dello studio di produzione, riluttanti all'idea di una relazione interrazziale, hanno insistito per imporre un finale smerdante, due settimane dopo la conclusione delle riprese. Ma quale relazione interraziale dell'ostrega! I Sumeri erano bianchi proprio come noi e nessuno si accorgerebbe della differenza, non erano mica MANDINGO! Così, per colpa dello stupido puritanesimo dei produttori, il povero Dottor Benley è rimasto senza la figa! 

Etimologie mancanti 

Nonostante i nomi propri di persona Elinu (maschile) e Adad (femminile) abbiano una chiara sonorità sumerica, non si riesce a trovarne un'etimologia convincente e neppure a determinarne il significato. Adad è il nome accadico del dio delle tempeste e dei fulmini, chiamato Hadad dagli Aramei e Haddu dalle genti di Ugarit - che certamente non è adatto come antroponimo femminile. L'equivalente sumerico di Adad è Iškur "Dio della Pioggia" o Immir "Vento del Nord". 

Errori vari

Nella versione italiana ricorre l'oscena pronuncia di Gilgamesh con la consonante iniziale palatale! Tanto per cercare di spiegarlo in termini comprensibili ai profani, il nome divino non inizia con la "g di getto", bensì con la "g di gatto"

Lafarge dice: "Dottor Bentley, ricorda le tavolette di Gilgamesh che George Smith ha trovato?" George Smith non ha trovato le tavolette di Gilgamesh. Fu l'assistente del British Museum che tradusse per primo le tavolette nel 1872. Le tavolette furono scoperte nel 1839 da A.H. Layard. Successivamente, il Dottor Stuart mette in dubbio l'esistenza di una "versione sumera dell'Arca di Noè". Il dottor Bentley risponde così: "Esattamente. È stato dimostrato che il diluvio è un fatto storico, perché non una versione sumera?" Il punto è che la versione sumera esiste eccome: è la storia di Utnapishtim e del diluvio, che si trova proprio nell'Epopea di Gilgamesh, di cui si parlava prima; quindi, non dovrebbe essere una sorpresa per il dottor Stuart. Questi non sembrano essere archeologi molto eruditi.

Nella versione originale, il nome di Schliemann è pronunciato dai personaggi del film come "shlaiman" /'ʃlaɪman/ anziché "shleeman" /'ʃli:man/. Orbene, Schliemann era già all'epoca abbastanza famoso nel mondo dell'archeologia, così gli archeologi professionisti avrebbero dovuto essere consapevoli di come viene pronunciato il suo nome. Schliemann, per chi non lo sapesse, è quello della mitica Troia. Tuttavia ho potuto constatare che nella versione in italiano, il nome di Schliemann è pronunciato correttamente.

Si suppone che la civiltà scoperta dagli archeologi sia sumera, ma le scritte sui muri delle stanze del re e del sommo sacerdote sono tutte in geroglifici egiziani. Non si trova una sola iscrizione in segni cuneiformi. La Dea Ishtar, menzionata molte volte, è una divinità babilonese, non sumera. L'origine del teonimo è chiaramente semitica. Il simbolo di Ishtar era una stella a otto punte, non il logo appuntito mostrato nel film, simile a una V coricata. L'equivalente divinità sumera è Inanna. Si potrebbe andare avanti a lungo. Il nome del fondatore della dinastia sumera sopravvissuta nelle profondità dell'Himalaya è Sharu. L'antroponimo è semplicemente la parola babilonese che significa "Re", ossia 
 Šarru(m). In sumerico, la parola per indicare il Re è invece Lugal, ossia "Uomo Grande" (lu significa "uomo", gal significa "grande").

domenica 3 luglio 2022


L'ASSALTO DEI GRANCHI GIGANTI

Titolo originale: Attack of the Crab Monsters
Lingua originale: Inglese, francese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956 
Data di uscita (US): Febbraio 1957 
Durata: 68 min
Dati tecnici: B/N
    rapporto: 1,78:1
Genere: Fantascienza, orrore 
Sottogenere: Animali assassini 
Regia: Roger Corman
Sceneggiatura: Charles B. Griffith
Produttore: Roger Corman
Casa di produzione: Los Altos Productions
Fotografia: Floyd Crosby
Montaggio: Charles Gross
Effetti speciali: Beach Dickerson, Ed Nelson
Musiche: Ronald Stein
Trucco: Curly Batson
Interpreti e personaggi:
    Richard Garland: Dale Drewer
    Pamela Duncan: Martha Hunter
    Russell Johnson: Hank Chapman
    Leslie Bradley: Dottor Karl Weigand
    Mel Welles: Jules Deveroux
    Richard H. Cutting: Dottor James Carson
    Beach Dickerson: Marinaio Ron Fellows
    Tony Miller: Marinaio Jack Sommers
    Ed Nelson: Guardiamarina Quinlan
    Maitland Stuart: Marinaio Mac
    Charles B. Griffith: Marinaio Tate 
Titoli in altre lingue: 
    Francese: L'Attaques des crabes géants 
    Spagnolo: El ataque de los cangrejos gigantes 
    Rumeno: Atacul crabilor monștri 
    Russo: Атака крабов-монстров 
Budget: 70.000 - 85.000 dollari US
Box office: circa 1 milione di dollari US 

Trama: 
Un gruppo di scienziati e i cinque marinai che costituiscono il loro equipaggio di supporto, sbarcano su un remoto isolotto nell'Oceano Pacifico. Stanno cercando una precedente spedizione scomparsa senza lasciare traccia, mentre continuano le loro ricerche sugli effetti delle radiazioni dei test nucleari dell'atollo di Bikini sulle piante insulari e sulla vita marina. Questi sono gli scienziati: il Dottor Karl Weigand, il geologo James Carson e i tre biologi Jules Deveroux, Martha Hunter, Dale Drewer. Il gruppo include anche il tecnico e factotum Hank Chapman. Subito dopo il loro arrivo, il marinaio Tate cade in acqua e muore in modo atroce, il suo corpo decapitato galleggia in superficie. Due marinai vengono lasciati a guardia degli esploratori, mentre gli altri, guidati dal guardiamarina Quinlan, tentano di tornare sulla terraferma. Non ci riescono, perché il loro idrovolante esplode inspiegabilmente. Gli scienziati non capiscono cosa sia successo, quindi decidono di restare sull'isola e continuare le loro ricerche. Leggono voci di diario scritte dal precedente team scientifico, che menzionano la presenza di vermi assassini. Martha e Dale vanno a fare immersioni subacquee. Quella notte, Martha sente la voce del capo della spedizione precedente, McLane, che la chiama con insistenza. Carson scende in una voragine apertasi all'esterno durante un inspiegabile terremoto, perdendo l'equilibrio e cadendo nelle viscere della Terra. 
Con grande orrore, presto si viene a sapere che il gruppo precedente è stato ucciso e divorato da due granchi giganteschi, mutati e provvisti di intelligenza umana, che hanno assorbito le menti delle loro vittime, riuscendo a parlare telepaticamente con le loro voci. La maggior parte dei membri al seguito del Dottor Weigand vengono sistematicamente attaccati e uccisi dai mostri, che ora sono invulnerabili alla maggior parte delle armi standard a causa delle mutazioni della loro struttura cellulare. I superstiti scoprono finalmente che i due granchi giganteschi sono la causa dei terremoti e delle frane che sconvolgono l'isola, che minaccia di sgretolarsi. Le dimensioni della terraferma di riducono, perché viene minata dai cunicoli scavati dai portentosi crostacei! 
Gli ultimi tre membri della spedizione rivolgono la loro attenzione a un modo per impedire ai due mostri di accoppiarsi e di riprodursi. Riescono a uccidere uno dei granchi giganteschi in una grotta, facendogli crollare sul cranio un masso immenso, fatto rovinare tramite il brillamento di una carica esplosiva. Mentre l'isola continua a disgregarsi nel Pacifico, e dopo essere riuscito a malapena a fuggire dal loro laboratorio in rovina, Dale, Martha e Hank incontrano finalmente l'ultimo granchio gigante intelligente, Hoolar, che parla loro tramite telepatia. Hoolar giura di andare sulla terraferma con le sue uova fecondate quando l'isola si sarà dissolta e i tre umani saranno assimilati: il suo intento è divorare ancora più persone, fagocitando le menti dei morti nel processo. A questo punto Hank si sacrifica abbattendo una torre di trasmissione carica elettricamente, facendola schiantare direttamente sopra la bestia colossale, fulminandola assieme alla covata contenuta nel suo ventre! Dale e Martha si abbracciano sulla piccola porzione di ciò che resta di quella che un tempo era una grande isola: uno scoglio microscopico.  


Recensione: 
Una cosa posso dire con certezza: questa non è esattamente tra le migliori opere di Corman! Il regista statunitense, all'epoca fiero sostenitore del cinema a costo zero, ha cercato di ovviare alla quasi totale assenza di mezzi ricorrendo alla tecnica dell'off-camera: i granchi ci sono ma non si vedono per la maggior parte del film. Si passano interminabili minuti di noia tra un'allerta, un'esplorazione e un tremore del suolo. Non potendo cavarsela con questo escamotage fino all'ultimo minuto di pellicola, a un certo punto questi benedetti crostacei devono pur saltar fuori. Ed eccoli finalmente comparire: sono fatti di cartapesta! Con ogni probabilità sono stati assemblati da un gruppo di mocciosi delle elementari, o che diamine di denominazione scolastica si usa in America per esprimere il concetto. Oppure saranno stati presi da un baraccone delle giostre. Non dimentichiamoci che gli States sono la terra dei Luna Park. Si ravvisa una totale mancanza di conoscenza, seppur rudimentale, dell'anatomia dei granchi. Solo per fare un esempio, i granchi hanno occhi completamente neri e durissimi, posti proprio in cima alle corte antenne. Qui invece vediamo occhi smisurati posti sul carapace, simili a quelli dei vertebrati, dotati di iride, di pupilla (dipinte a mano) e persino di spesse palpebre. Sono anche ben visibili due narici. Trovo tutto ciò grottesco: i granchi non hanno mica un sistema respiratorio come il nostro. Ho notato che domina la tendenza a non criticare coloro che sono etichettati come "Grandi" o "Maestri", come se fosse un obbligo morale esaltare anche le loro peggiori creazioni. Mi è stato detto che Corman è quasi una divinità, così in nessun caso si può definire "trash" un suo lavoro. Non ho questo tabù: sono in grado di dire peste e corna di un film di chiunque, fosse anche di una divinità, se necessario. Riconosco che L'assalto dei granchi giganti sia un film a dir poco bizzarro e inconsueto, ma questo non basta a farne un capolavoro. Checché ne dicano i fan, posso garantire che Corman non ha fatto soltanto cose belle! 
Per essere un film realizzato con mezzi così primitivi, si può dire che abbia avuto un buon riscontro al botteghino. Questo forse si deve anche al fatto che fu distribuito in modalità "double bill" assieme a un altro film di Corman: Il vampiro del pianeta rosso (Not of this Earth, 1957). Questo significa che lo spettatore pagava due biglietti al prezzo di uno. I cinema e i drive-in erano più che altro luoghi di incontro per coppiette, che approfittavano dell'oscurità per smandrupparsi: mi domando quanti abbiano davvero prestato attenzione alle sequenze sullo schermo. 

Le opinioni di Roger Corman 

Corman era particolarmente affezionato a questo film, credo per motivi sentimentali. Così ebbe a dire:

"Questo è stato il maggior successo di tutti i primi film horror a basso budget. Penso che il suo successo abbia qualcosa a che fare con la natura selvaggia del titolo che, lo ammetto, è piuttosto inconsueto. Tuttavia, penso che gran parte della sua popolarità abbia a che fare con la costruzione della trama. Ho sempre creduto che, nei film horror e di fantascienza, di solito si spenda troppo tempo per spiegare i personaggi in modo approfondito e sviluppare varie sottotrame. Il pubblico di genere guarda davvero questi film per i loro elementi di fantascienza o per il loro valore scioccante. Ovviamente vogliono capire i personaggi e vogliono entrare in empatia con tutti loro per condividere le emozioni presenti. Ma non desiderano farlo a scapito degli altri aspetti del quadro. Ne ho parlato con Chuck Griffith. Chuck e io abbiamo elaborato una trama generale prima che lui si mettesse a lavorare sulla sceneggiatura. Gli ho detto: "Non voglio che ci sia una scena in questo film che non finisca con uno shock o con il sospetto che stia per accadere un evento scioccante". Ed è così che si leggeva la sceneggiatura finita. Guardando il film hai sempre avuto la sensazione che qualcosa, qualsiasi cosa stesse per accadere. Penso che questa costruzione, oltre al fatto che la creatura fosse grande e brutta, abbia conquistato il pubblico." 

Il mio sospetto è che il regista non avesse mai sentito parlare delle seghe al cinema e nei drive-in. In ogni caso, quando l'ashkenazita Jim Wynorski propose di dirigere un remake, Corman rifiutò in modo categorico, dicendo che era così attaccato all'originale da non sopportare l'idea. La sceneggiatura wynorskiana, che era già pronta, rimase così inutilizzata.   

Fantascienza e pseudoscienza 

Per gran parte del XX secolo, alle radiazioni ionizzanti erano attribuiti poteri incredibili. L'argomento era una fonte di ispirazione inesauribile. Scrittori, sceneggiatori e registi facevano gara a chi la sparava più grossa. Se si dovessero raccogliere tutte le trovate letterarie e cinematografiche fondate sui presunti effetti della radioattività sugli esseri viventi, si compilerebbe una ponderosa enciclopedia di fanta-fisica, i cui volumi a stento potrebbero essere contenuti in una biblioteca grande come un grattacielo di cento piani! Va detto che senza la pseudoscienza, ci sarebbe poca fantascienza.  
Senza dubbio in questa pellicola di Corman è originale l'idea alla base della mutazione dei crostacei, che sarebbero privi di una struttura molecolare definita, essendo i loro atomi completamente disconnessi tra loro e liberi di muoversi, in modo simile a quanto accade agli elettroni in un conduttore elettrico in tensione. Il fatto che ciò sia originale non implica tuttavia che sia plausibile. Ci si domanda come possa un essere in queste condizioni avere una forma definita, avere organi o altre parti funzionali, come possa pensare e parlare, su cosa si basi il suo accoppiamento e la sua riproduzione, etc. L'intero impianto della narrazione è antifisico, irreale, intrinsecamente insensato, pur facendo sfoggio di un linguaggio scientifico. Potremmo dire che nella migliore delle ipotesi è sfocato. Cagliostro e Paracelso avrebbero saputo dare spiegazioni migliori. 
Notevole è la fissazione cormaniana per la telepatia e il controllo mentale, poteri che compaiono in diversi altri suoi film. Se i granchi giganteschi non fossero stati telepatici, la sceneggiatura sarebbe stata ancor più limitata e grossolana: ci sarebbe stato davvero molto poco da dire. Se c'è qualcosa di buono, direi che è proprio qualche spunto per meditazioni sulla natura dell'autocoscienza, del pensiero e del linguaggio umano. 

Dialoghi: 

Hank Chapman: "Cosa significa, dottore?"
Dott. Karl Weigand: "Lui è morto."
Dale Drewer: "Ma ha parlato, Karl."
Hank Chapman: "Questa dovrebbe essere una storia di fantasmi?"
Dott. Karl Weigand: "No. No, non credo ai fantasmi. Si tratta di un uomo morto, ma la cui voce e memoria vivono. Come ciò possa accadere non lo so, ma le sue implicazioni sono molto più terribili di quanto qualsiasi fantasma potrebbe mai essere."

Martha Hunter: "Ebbene, dottore?"
Dott. Karl Weigand: "È ridicolo! La struttura molecolare di questo granchio... è interamente sconvolta. Non c'è coesione tra gli atomi. 
Hank Chapman: "Non capisco." 
Dott. Karl Weigand: "Nemmeno io. A quanto pare abbiamo a che fare con dei mostri inconcepibili, derivanti da un'overdose di avvelenamento da radiazioni. Come posso spiegarlo? Vedi, l'elettricità... L'elettrone libero nell'atomo di rame si distacca per ruotare attorno all'atomo successivo, trasportando la carica attraverso un filo. Mi segui, Hank?" 
Hank Chapman: "Penso di sì. Gli elettroni liberi si muovono da un atomo all'altro lungo il rame alla velocità della luce. Me lo ricordo dal liceo."
Dott. Karl Weigand: "Sì, da atomo ad atomo. Beh, qualcosa del genere è successo al nostro granchio. Ma, invece di elettroni liberi, il granchio ha atomi liberi. Tutti slegati. È come una massa di liquido con una forma permanente. Di conseguenza, qualsiasi sostanza il granchio mangi viene assimilata nel suo corpo di energia solida, diventando parte del granchio."
Martha Hunter: "Come i corpi dei morti?"
Dott. Karl Weigand: "Sì, e così il loro tessuto cerebrale, che dopotutto non è altro che un magazzino di impulsi elettrici."
Dale Drewer: "Ciò significa che il granchio può mangiare il cervello della sua vittima, assorbendone la mente integra e funzionante."
Dott. Karl Weigand: "È una teoria valida come qualunque altra per spiegare cosa è successo."
Martha Hunter: "Ma, dottore, questa teoria non spiega perché le menti di Jules e Carson si siano rivolte contro di noi."
Dale Drewer: "Conservazione della specie. Una volta erano uomini, ora sono granchi di terra." 

Errori vari 

Le rappresentazioni dei terremoti vengono eseguite semplicemente scuotendo la fotocamera. Mentre il gruppo degli scienziati si sposta quando si verifica il terremoto, il gruppo dei marinai non si muove affatto. 

In alcune sequenze si vedono ruote e gambe in movimento sotto il carapace dei granchi giganteschi! 

Sebbene il personaggio interpretato da Richard Garland si chiami "Dale Brewer" in tutto il film, nei titoli di coda il nominativo è scritto "Dale Drewer". Semplice refuso? Forse chi preparò i titoli era un astemio militante (in America ci sono molte simili forme di fanatismo), che non sopportava il cognome "Brewer", il cui significato è "produttore di alcolici" (per fermentazione o per distillazione). Così il problematico "Brewer" divenne un più anodino "Drewer". In Italia, dove il problema era più che altro il sesso, si ricorda il Pianeta Porno che divenne il Pianeta Korno

martedì 12 aprile 2022


CONFUTAZIONE DEL LIBRO
DEL BATTESIMO DI FUOCO 

Un singolare falso di origine massonica, presentato come Regola Segreta dei Cavalieri Templari, circola da qualche secolo. È noto come Libro del Battesimo di Fuoco o Regola Segreta; il titolo completo è Il Libro del Battesimo di Fuoco o riguardo gli Statuti segreti redatti per i Fratelli dal Maestro Roncelinus. Incredibile a dirsi, qualcuno lo ha anche preso sul serio. Lo stesso Runciman, ottimo autore, sembra che l'abbia ritenuto autentico e che abbia pubblicato un libro sull'argomento. Questo a dispetto delle gravi inconsistenze che la Regola in questione contiene. 

Il testo fu ritrovato negli archivi del Vaticano verso la fine del XVIII secolo da Friederich Münter, il vescovo cattolico di Copenhaghen (alcuni riportano nel 1780, altri nel 1794). In quell'epoca la Massoneria fioriva, e documenti di questo tipo venivano chissà come alla luce un po' dovunque. La Regola non mi è nota nella versione originale in latino, ma soltanto in alcune sue traduzioni reperibili in rete, compilate in inglese, in francese moderno e in castigliano. Tuttavia, va notato che queste diverse versioni sono congruenti: in alcuni casi saltano all'occhio grossolani errori di trascrizione che fanno pensare ad un'unica fonte.

Il Libro del Battesimo di Fuoco sarebbe opera di Matthieu de Tramlay e di Robert de Samfort, Procuratore del Tempio in Inghilterra. Secondo quanti lo reputano autentico, dovrebbe risalire al XIII secolo. È diviso in due parti, una formata da 31 articoli e l'altra da 20. La prima parte è la Regola dei Fratelli Eletti (firmata Matthieu de Tramlay), datata 1205, mentre la seconda è la Regola dei Fratelli Consolati (firmata Robert de Samfort), datata 1240. 

Cominciamo ad analizzare il titolo dell'opera. Chi è il Maestro Roncelinus? Il nome è una latinizzazione di Roncelin de Fos. Questo personaggio vive una vita spettrale nel fantomatico cosmo della Disinformazione. Scarse le sue attestazioni in documenti autentici dell'epoca, è poco più di un nome, un capro espiatorio che vegeta rivestito di pixel negli antri cyberspaziali. Mentre è arduo trovare notizie di questo nobile negli archivi, è oltremodo facile imbattersi in una sua menzione in un qualsiasi sito misteriologico.

Secondo la versione più comune, questo Roncelin sarebbe stato testimone degli orrori della crociata di Simon de Montfort, in particolare al massacro di Béziers e alla battaglia di Muret, e avrebbe quindi maturato la convinzione che ad avere la Verità non fosse la Chiesa di Roma, ma la Chiesa Catara. Avrebbe allora cominciato ad importare nell'Ordine Templare gli insegnamenti dei Buoni Uomini. Quest'ipotesi sarebbe tra l'altro difficile da sostenere, dato che anche se si reputasse genuina la Regola degli Eletti, questa sarebbe stata redatta qualche anno prima del bando stesso della nefasta crociata. Siccome sembra che Roncelin de Fos sia nato nel 1198, così quando Montfort cominciò la guerra avrebbe dovuto avere undici anni!  

Dato che molti reputano il documento come la prova del nesso tra Templari e Catari, è necessario passarlo al vaglio. Evidenziamo i punti più contraddittori della Regola degli Eletti.

L'articolo 10 afferma: "Saranno esclusi rigorosamente i discendenti di Arefasto, servitore del Duca di Normandia Riccardo II, che, per suo tradimento, ha causato il martirio di Stefano e di Lisoio a Orléans: chierici o laici, che essi siano esclusi dalla Fratellanza degli Eletti fino alla settima generazione."

I fatti ai quali allude l'articolo 10 sono avvenuti nel XI secolo. Per saperne di più si rimanda all'articolo "Lo strano caso dei Canonici di Orléans". Orbene, se ammettessimo per vero questo testo, dovremmo dedurre che tra i Templari sopravviveva proprio la setta dualista di Stefano di Orléans. Purtuttavia ci sarebbe da chiedersi come mai la Regola non escludesse anche i discendenti del Duca di Normandia e del Re Roberto il Pio che aveva materialmente ordinato il martirio dei Protocatari in questione. Sarebbe anche interessante capire come mai di tutti gli assassini macchiatisi dell'uccisione di Buoni Uomini, soltanto questi meritassero l'interdetto. Visto che il pronipote di un compagno di Ugo di Payns ha perseguitato con ferocia i Catari di Reims nel XII secolo, sembra come minimo profilarsi una certa incoerenza.

L'articolo 11 afferma: "Rituale di ricevimento degli Eletti: giuramento di custodire il segreto dell'Ordine, la minima indiscrezione sarà punita con la morte. L'Iniziatore bacerà successivamente il neofita sulla bocca, per trasmettergli il soffio, sul plesso sacro, che comanda la forza creatrice, sull'ombelico, e infine sul membro virile, immagine del principio creatore maschile."  

Tutto ciò è incompatibile con il Catarismo, che reputa ogni giuramento malvagio, e che identifica nel principio creatore della sessualità il Male Assoluto. Già Stefano di Orléans e Lisoio vedevano nella carne e nella sua generazione la radice dell'universo di Satana, quindi se ammettiamo per vera la Regola, dobbiamo ammetterne anche l'insostanzialità.

Gli articoli 12 e 13 sono di stampo docetista: si afferma che Cristo non è nato, né morto né resuscitato, e si prescrive il calpestamento della croce. Eppure l'articolo 14 definisce Cristo "Figlio di Maria" in netto contrasto con il dogma cataro. Dio viene definito Creatore. Inoltre si afferma: "Noi pieghiamo le ginocchia davanti al Padre di Tutto, dal quale viene la paternità del Cielo e della Terra". Sembra una riedizione del Simbolo di Nicea, che definisce Dio creatore del Cielo e della Terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Il Catarismo invece afferma che Dio creò le cose visibili al cuore e invisibili agli occhi.

L'articolo 22 afferma: "È inutile digiunare. Il Templare è esentato dalla quaresima e dagli altri digiuni, ma deve stare attento a non scandalizzare altre persone. Tutto è puro per i puri. Mangiate la carne e ringraziate Dio che vi dona l'abbondanza."  

In questo passo della Regola si rilevano forti influenze del Libero Spirito a proposito del consumo di carne: inutile far notare che tale impostazione è assolutamente incompatibile con il Catarismo. Come si può vedere, queste prescrizioni ricalcano come se fossero fotocopie le dottrine di Amalrico di Bène, quando affermano che tutto è puro per i Puri. Quanto diversa è l'impostazione ideologica rispetto a quanto affermavano i Buoni Uomini! Se per i Catari è inutile che un semplice credente digiuni, per chi ha ricevuto il Consolamentum l'astinenza dalla carne vale sette giorni su sette. Inoltre la dottrina catara afferma che è inutile pregare o ringraziare il Vero Dio per l'abbondanza terrena, perché è Satana che genera il cibo per nutrire il corpo degli uomini.

L'articolo 24 menziona ancora Stefano di Orléans e Lisoio: "Se voi passate da Orléans, andate piamente verso le mura della città dove i gloriosi martiri della Scienza Divina, Stefano e Lisoio, assieme ad altri dieci figli dei nostri Padri, sono stati cremati su ordine del Re, Roberto il Pio, e dei vescovi."  

Quegli stessi Protocatari condannavano il consumo di carne. La loro Scienza Divina era la stessa identica predicata e messa in pratica dai Catari di Reims, non si vede cosa potesse distinguerli.

L'articolo 25 cita Tertulliano, che condannava Marcione e ironizzava raccomandandogli di lasciarsi morire di fame per curare il suo orrore verso il mondo materiale. "Noi laici, non siamo noi stessi dei preti?" Ma per i Catari è il Battesimo di Spirito che fa il Cristiano, mentre il credente è sotto il potere di Satana. Non si capisce perché questi Templari Eletti, se la loro fede fosse davvero stata catara, avrebbero citato Tertulliano, nemico della Conoscenza del Bene, e negato la struttura stessa di ogni società dualista.

L'articolo 28 parla dei libri che la Biblioteca del Tempio deve possedere, citando tra questi gli scritti di Amalrico di Bène, a conferma del già citato articolo 22, e le ritiene "tesori di saggezza". Nessun Buon Uomo avrebbe questa opinione di una qualsiasi opera panteista.  

Passiamo alla Regola dei Consolati.

L'articolo 5 dice: "Voi che siete il vero Tempio di Dio, costruito sulle fondamenta della saggezza e della Santità antiche, sappiate che Dio non fa alcuna differenza tra le persone: Cristiani, Saraceni, Giudei, Greci, Romani, Franchi e Bulgari, perché ogni uomo che prega Dio è salvo."

Il Catarismo afferma il contrario: esiste Salvezza solo nella Chiesa di Dio tramite il Consolamentum. Solo i Catari sono salvi, mentre gli altri o sono demoni (dannati in eterno) o sono esseri umani privi della Conoscenza del Bene (che quindi trasmigreranno finché non rinasceranno Catari). Solo i Buoni Uomini possono recitare il Pater, mentre i non consolati e i cattolici che lo fanno sono in peccato mortale.

Per l'articolo 7, "A voi che siete Santi, tutto è permesso. Nonostante ciò, non dovete abusare di questa licenza."

Questa è ancora una volta dottrina del Libero Spirito, non Catarismo. Un Buon Uomo perde il Consolamentum se rompe un uovo, se si masturba o se ingerisce anche una minima particella di carne. Invece un Templare Consolato sembra che possa abbandonarsi ai piaceri carnali essendo immune dal peccato, proprio come affermava Amalrico di Bène.

L'articolo 8 dice che "Ci sono Consolati in ogni parte del mondo", e cita tra questi "i Buoni Uomini di Tolosa, i Poveri di Lione, gli Albigesi, quelli di Verona e di Bergamo, i Bajolesi di Galizia e di Toscana, i Begardi e i Bulgari".  Inoltre sostiene che "Là dove costruirete grandi edifici, fate i segni di riconoscimento e troverete molte persone istruite da Dio e dalla Grande Arte."

Costruttori, segni di riconoscimento, Grande Arte, siamo in pieno dominio massonico. Sorvoliamo pure sul fatto che Valdesi e Fratelli del Libero Spirito non sono affatto Consolati e le loro dottrine non equivalgono affatto a quella dei Buoni Uomini.

Il rituale del Consolamentum descritto nell'articolo 13 è molto fantasioso e non ha nulla di cataro. Si prescrive la recita di un'antifona tratta dal Deuteronomio, che notoriamente era ritenuto dai Buoni Uomini un testo diabolico. Il giuramento di silenzio, obbedienza e fedeltà è pur sempre un giuramento, e in questa forma non avrebbe mai potuto essere pronunciato.

Articoli 14, 15 e 16: "La prima preghiera è quella di Mosè: Magnificetur, fortitudo Domini..., seguita dalle parole: Dixit que Dominus vivo ego et implebitur gloria Domini universa terra. Quindi il Precettore tagli un pelo della barba, dei capelli e l'unghia dell'indice destro del neofita, dicendo: Servi Dio, e soffrirai più nel tuo cuore che nel tuo corpo in segno dell'Alleanza di Dio con lo Spirito dell'uomo".

Per i Catari Mosè era un demone. Il concetto di Alleanza implica un patto tra forze tra loro incompatibili perché di diversa origine. In questo senso si parla dell'Alleanza tra un popolo della terra e il Dio Straniero (Iehova Satanas).

Naturalmente non poteva mancare qualche menzione di Baphomet. "La terza preghiera detta di Baphomet è quella di apertura del Corano, che porta il nome di Fatiha". L'ipotesi sposata dall'autore del manoscritto è quella che identifica Baphomet con Maometto. Allora come mai si usa la forma alterata del suo nome mentre si riporta correttamente la parola araba Fatiha?  

L'articolo 18 afferma in buona sostanza il Principio della Convergenza delle Fonti Dottrinali, su cui si fonda l'esoterismo massonico: "Il neofita è condotto agli archivi dove gli si insegna la Scienza Divina, di Dio, di Gesù Bambino, del vero Baphomet, della Nuova Babilonia, della natura delle cose, della Via Eterna della Grande Filosofia, Abrax(as) e i talismani."

Curioso è l'articolo 19, che parla esplicitamante dell'Alchimia: "È proibito nelle case in cui tutti i Fratelli non sono Consolati o Eletti di lavorare certi materiali mediante la Scienza Filosofica, e dunque di trasformare i metalli vili in oro e in argento."

Sembra davvero poco credibile che i Cavalieri del Tempio fossero interessati alla fantomatica Pietra Filosofale: l'idea di Templari alchimisti sembra molto più consona all'immaginario del XVIII secolo.

Il testo della Regola è intessuto su anacronismi, incoerenze e luoghi comuni vetusti. Ha in altre parole tutte le caratteristiche di un falso storico di bassa qualità. 

Il nesso tra Catari e Templari è illusorio.  

venerdì 8 aprile 2022


LA CARTA DI LARMENIUS E IL PROBLEMA DELLA CONTINUITÀ OCCULTA DEL TEMPIO 

Sfogliando un dizionario che riporta molte informazioni su società occultiste di ogni genere (Greer, 2008), mi sono imbattuto nella voce Johannes Marcus Larmenius. Su questo argomento l'utile volume riporta quanto segue:  

Secondo le tradizioni elaborate nei circoli massonici francesi di inizio Ottocento, Larmenius, un Cavaliere Templare, fu segretamente nominato Gran Maestro dell'Ordine nel 1314 da Jacques de Molay, l'ultimo Gran Maestro storicamente riconosciuto. 

Larmenius presumibilmente scrisse e trasmise ai suoi successori un documento, la Carta di Trasmissione, che concedeva loro i poteri di Gran Maestro dei Templari. La Carta emerse nel 1804 nelle mani di Bernard Favré-Palaprat, un massone francese, che la utilizzò come base per un ordine templare rinnovato. 

La Carta di Trasmissione è stata esaminata da esperti ed è chiaramente ritenuta essere un falso settecentesco, anche se l'identità del falsificatore non è in alcun modo certa. La Carta è l'unico documento in cui viene citato il cavaliere templare chiamato Johannes Marcus Larmenius, e le prove suggeriscono in modo definitivo che lo stesso Fabré-Palaprat, o il falsificatore da cui ottenne il documento, semplicemente si inventarono di sana pianta la figura di Larmenius. Fatto questo non inusuale nella creazione di storie sulle origini di società segrete. 

(Dal Dizionario Enciclopedico dei Misteri e dei Segreti, di John Michael Greer, pag. 306, edito da Mondadori) 

Il nome di questo misterioso personaggio di pura finzione è in realtà un appellativo derivato da una sua presunta origine armena: è infatti nota anche la variante Jean-Marc de l'Armenie. La forma Larmenius contenuta nel manoscritto implicherebbe un'agglutinazione dell'articolo francese, cosa un po' strana, dal momento che un autore del XIV secolo avrebbe piuttosto usato forme come Armenus o Armeniacus (una variante della seconda in effetti ricorre nella Carta, ma è riferita a due personaggi diversi e forse sta per D'Armagnac). Larmenius è descritto come nato in Palestina da genitori cristiani la cui origine ultima, armena o meno, non è precisata. 

Questo è l'inizio della Carta di Trasmissione, scritta in un latino ineccepibile al punto da sembrare libresco e sospetto: 

"Ego frater Johannes Marcus Larmenius, hierosolymitanus, Dei gratia et secretissimo venerandi santissimisque martyris supremi Templi militiae magistri (cui honos et gloria) decreto, communi fratrum concilio confirmato, super universum Templi ordinem, summo et supremo magisterio insignitus, singulis has decretales litteras visuris, Salutem! Salutem! Salutem! .........Fiat sicut dixi. Fiat! Amen! Ego Johannes-Marcus Larmenius, dedi die decima tertia februari 1324." 

Consultando documenti dell'epoca alla quale la Carta è ascritta dai sostenitori della sua autenticità, troviamo tutta una varietà di  forme bizzarre e sgrammaticate, che spesso ripugnano a chi ha studiato il latino a scuola (ad esempio, molto spesso il dittongo -ae- è ridotto a -e-, compare -y- dove dovrebbe esserci -i- e viceversa, a volte manca la h-, ecc.). 

Il documento contiene una lista di tutti coloro che avrebbero nei secoli ricoperto la carica occulta di Gran Maestro. Johannes Marcus Larmenius avrebbe ricoperto il suo incarico fino al 1324, quindi avrebbe scelto come successore Franciscus Theobaldus (da altri è riportato come Thomas Theobald), che avrebbe retto il Priorato di Alessandria fino al 1340. A questi sarebbero succeduti Arnaud de Braque (1340-1349), Jean de Claremont (1349-1357), Bertrand de Guesclin (1357-1381), Bertrand Arminiacus (1381-1392), Jean Arminiacus (1419-1451),
Jean de Croy (1451-1472), Bernard Imbault (1472-1478), Robert Leononcourt (1478-1497),  Galeatius de Salazar (1497-1516), Phillippe Chabot (1516-1544), Gaspard de Galtiaco Tavanensis (1544-1574), Henri de Montmorency (1574-1615), Charles de Valois (1615-1651),  Jacques Ruxellius de Granceio (1651-1681), Jacques Henri Duc de Duras (1681-1705), Phillippe, Duc d'Orleans (1705-1724), Louis Augustus Bourbon (1724-1737), Louis Henri Bourbon Conde (1737-1741), Louis-Francois Bourbon Conti (1741-1776), Louis-Hercule Timoleon, Duc de Cosse Brissac (1776-1792), Claude-Mathieu Radix de Chavillon (1792-1804), Bernard Raymond Fabre Palaprat (1804-1838). 

Cosa possiamo dedurre da questa lista? Innanzitutto mi balza agli occhi un membro di una famiglia legata alla stirpe di Simon de Montfort, la cui moglie aveva il cognome De Montmorency. Un'altra cosa notevole è una lacuna nella successione tra Bertrand Arminiacus e Jean Arminiacus: il primo avrebbe dismesso il suo incarico nel 1392, e un successore sarebbe stato trovato solo nel 1419. A questo fatto non viene a quanto mi consta data alcuna spiegazione. Dulcis in fundo, la lista si conclude proprio con il nome del suo scopritore/autore!  

In alcuni siti massonici sono date forme lievemente diverse dei nominativi, e la trasmissione del titolo di Gran Maestro viene fatta continuare dopo Palaprat con nomi anglosassoni. 

A parer mio, la Carta di Trasmissione fu creata in risposta a una richiesta di nobilitazione delle origini della Massoneria, inizialmente fatta derivare dalle Gilde dei Muratori della Scozia (risalgono alla sua fase più antica le leggende sull'Architetto Hiram). Quando la società segreta fu importata nel continente, molti nobili sentirono con disgusto ogni connessione con una qualche forma di lavoro manuale. Fu così ideata la connessione all'Ordine dei Cavalieri Templari, sentito come la quintessenza del mistero per via delle orribili ed oscure circostanza della sua scomparsa. Non dimentichiamoci che non era estranea alle società segrete del XVIII secolo una dimensione goliardica (basti pensare alle inverosimili leggende dell'Ordine dei Gormogons). In seguito la goliardia degenerò in falso storico, e ancora oggi ci si imbatte abbastanza spesso in residui di questa attività di mistificazione. 

Le conseguenze a lungo termine del falso in questione si sono rivelate macroscopiche: è di certo in quella lista di pretesi Maestri Segreti l'origine dell'odierna pullulazione di associazioni neotemplari. 

mercoledì 6 aprile 2022


I TEMPLARI, IL BAPHOMET E LA SINDONE 

Un articolo sui Templari è apparso recentemente sui quotidiani, recando un sunto degli studi di una studiosa vaticana che ha libero accesso agli archivi segreti della Chiesa di Roma: Barbara Frale. L'idea portante - da lei presentata come una sconvolgente scoperta - è l'adorazione tributata dai Cavalieri del Tempio a un manufatto di incerta origine, già tacciato di falso dalle autorità ecclesiastiche non appena la sua esistenza è stata resa manifesta: la Sindone

Secondo questa ipotesi, il famoso idolo barbuto denominato Baphomet e presumibilmente oggetto di culto da parte dei Templari altro non sarebbe che il dubbio sudario custodito oggi a Torino (dagli anglofoni noto appunto come Shroud of Turin). Eppure la stessa Frale non può nascondere che l'identificazione con la Sindone era già stata fatta nei tardi anni settanta del novecento, da parte di uno studioso di nome Oxford Ian Wilson. Aggiungo che tale ipotesi è stata subito bollata come pseudoscienza, così come al reame della fantasia sono state assimilate molte altre proposte. Q
uindi la storica del Vaticano non ha inventato proprio nulla: ha solo attinto a materiale preesistente datato di almeno un ventennio, e per giunta neppure di buona qualità. 

L'immagine più diffusa del Baphomet è quella che lo identifica con il Capro di Mendes, una divinità egizia connessa con la fertilità. Non c'è alcun fondamento storico per questa iconografia: si tratta del frutto della fantasia del massone Eliphas Lévi in pieno XIX secolo. Fu nel suo Dogma e rituale dell'alta magia, edito nel 1845, che questo autore produsse un'immagine di questa divinità ermafrodita cornuta dal vello nero. I suoi attributi sono densi di significati esoterici, basti pensare alle ali, alla torcia fallica sulla fronte, alla posizione delle mani. Non c'è nulla di tutto questo che abbia la benché minima connessione con i Templari; tra l'altro le fonti dell'epoca non alludono mai a corna, ma solo al fatto che si trattava di una testa barbuta. 

Le etimologie proposte per il nome Baphomet sono tante, una più assurda dell'altra. Ne citerò soltanto alcune. Friedrich Nicolai, un libraio tedesco, ha collegato il nome al verbo greco che significa 'immergere' e che è anche l'origine della parola 'battesimo'. In questo caso resterebbe in ogni caso un residuo suffisso -met, inanalizzabile. Invece Elipas Lévi sostenne un anagramma da un fantomatico TEM.O.H.P.AB, che starebbe per Templi omnium hominum pacis abbas (ossia 'Abate del Tempio della Pace di tutti gli uomini'). Alesteir Crowley, che in preda all'esaltazione orgiastica aveva assunto Baphomet come epiteto, arrivò a proporne l'origine da una frase bizzarra da lui inventata e tradotta come 'Padre Mitra'. 

Qualcuno afferma che Baphomet derivò dalla pronuncia popolare del nome Maometto, di cui si registrano molte varianti, dal veneziano Malcometto fino all'inglese Mahound, ora usato soltanto in Scozia. Esiste però una difficoltà. Com'è risaputo, l'Islam è una religione che rifiuta il culto delle immagini, al punto che rappresentare Maometto è assolutamente vietato ai suoi fedeli. Tra i musulmani non c'è mai stato un culto dell'immagine di Maometto, né dipinta né scolpita. I fautori di questa origine del Baphomet affermano che Filippo IV di Francia considerava del tutto irrilevante questo fatto: a lui importava solo inculcare l'idea che i Templari avessero tradito la Cristianità per servire segretamente l'Islam, insozzando così la loro integrità morale. 
 

Se inseguire un manufatto a forma di testa non ci porta da nessuna parte, le cose non vanno meglio con l'immagine impressa su telo. Stando sempre al racconto della Frale, "I Templari si procurarono la
sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie"

Inizierei col mettere i puntini sulle i, precisando che soltanto il Catarismo nega la corporeità di Cristo. Le altre forme di dissidenza religiosa note all'epoca, come il Valdismo, affermano la natura carnale del corpo di Cristo esattamente come fa la Chiesa Romana.
L'idea della Sindone come 'antidoto' all'eterodossia non regge affatto, anche perché per un cataro un idolo è soltanto il Nulla. Nessun docetista si convertirebbe all'idolatria vedendo l'immagine di un uomo barbuto stampata su un telo, e nessun cattolico di una certa levatura avrebbe bisogno di un idolo per dimostrare la sua teologia. Siamo ai livelli degli strani racconti sulla mummia di Cristo che si trovano nella Rete. 

Se i Templari avessero avuto tutto questo terrore dell'eresia, difficilmente avrebbero mantenuto una posizione di neutralità nei confronti dei Catari, ma anzi avrebbero partecipato attivamente alla crociata di Montfort. 

Non contenta, la Frale insiste. Aggiunge che "L'umanità di Cristo che i catari dicevano immaginaria, si poteva invece vedere, toccare, baciare. Questo è qualcosa che per l'uomo del medioevo non aveva prezzo". 

Incredibile. Forse nessuno ha detto all'autrice che anche i Catari dei secoli XIII-XIV erano uomini del Medioevo?  

Inoltre vale la pena di riportare che nel 1353 la Sindone fu esibita a Lirey, in Francia, da Goffredo di Charny. Il vescovo di quella regione ne fu scandalizzato e ordinò subito un'indagine. Risultato: fu stabilito che il telo era un falso ed è anche riportato che il vescovo riuscì a contattare il suo autore! Non dimentichiamoci che i Sudari di Cristo proliferavano, tanto che ci sono notizie di una quarantina di reliquie di questo tipo. Come distinguere un vero dai tanti falsi? Impossibile. Tant'è che calmatesi le acque, Goffredo di Charny rimise in mostra l'idolo, provocando una nuova inchiesta, con lo stesso esito. Gli ecclesiastici dell'epoca avevano le idee più chiare di quelli odierni? Si direbbe di sì. D'altronde spopolavano anche i prepuzi rinsecchiti detti reliquie della Circoncisione di Gesù. Bisogna credere che simili contraffazioni costituissero un antidoto al Catarismo? Lascio al lettore le conclusioni. 

In contrasto stridente con l'idolatria della Sindone è il rituale eminentemente docetico del calpestamento del crocifisso. Difficile negare l'esistenza di questa strana pratica richiesta alle reclute dei Templari. La
Frale propone un'interpretazione goliardica del rituale, assimilandolo persino a un atto di nonnismo malinterpretato e ingigantito. La cosa è tanto assurda che non vale nemmeno la pena di sforzarsi a deriderla: la verità è su queste basi la studiosa non può dare una spiegazione consistente con le sue premesse.   

D'altro canto, si può smentire con certezza l'appartenenza dei Templari al Catarismo. Se ci fosse anche stata l'ombra di un sospetto, i nemici dell'Ordine avrebbero sicuramente colto l'occasione. L'inquisitore Bernardo Gui, che studiò approfonditamente la distruzione del Tempio, non menziona mai una sola traccia del Catarismo - e se avesse avuto anche solo una mezza idea della presenza di Catarismo tra i Templari l'avrebbe certamente menzionato nella sua opera (non dimentichiamoci che i Domenicani sono molto precisi). 
Si deduce quindi che il calpestamento del crocifisso, pur di essenza docetica, doveva avere un'origine diversa. Ritorneremo su questo affascinante argomento.  

In buona sostanza, concordo con la Frale soltanto su una cosa, che il 99% di ciò che si dice sul Tempio è spazzatura. Comprese molte cose che lei afferma.
Non so ancora dire quasi nulla in positivo a proposito della strana vicenda dei Templari, mentre non riesce difficile confutare assurdità dette da altri. 

Meditando su tutto ciò si arriva a una conclusione desolante: il destino più orribile dei Poveri Cavalieri di Cristo non furono le torture e i roghi, ma la caduta del loro nome nell'abisso della Disinformazione. Che il Dio dei Buoni Spiriti protegga la Conoscenza del Bene e la Chiesa dei Buoni Uomini da un simile fato. 

(Il Volto Oscuro della Storia, 13 aprile 2009)