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lunedì 23 ottobre 2017


LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI

Titolo originale: Night of the Living Dead
Titoli alternativi: Night of the Flesh Eaters; Night of
    Anubis 
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 1968
Durata: 96 min
Dati tecnici: B/N
Rapporto: 1.37:1
Genere: Orrore
Regia: George A. Romero
Soggetto: John A. Russo, George A. Romero
Sceneggiatura: John A. Russo, George A. Romero
Produttore: Karl Hardman, Russell Streiner
Fotografia: George A. Romero, Joseph Unitas
Montaggio: John A. Russo, George A. Romero
Effetti speciali: Tony Pantanello, Regis Survinski
Musiche: AA.VV., Karl Hardman, Marilyn Eastman, George
     A. Romero
Trucco: Bruce Capristo, Karl Hardman
Interpreti e personaggi   
    Duane Jones: Ben
    Judith O'Dea: Barbara
    Karl Hardman: Harry Cooper
    Marilyn Eastman: Helen Cooper
    Keith Wayne: Tom
    Judith Ridley: Judy
    Kyra Schon: Karen Cooper
    Charles Craig: radiocronista
    S. William Hinzman: zombie del cimitero
    George Kosana: sceriffo McClelland
    Russell Streiner: Johnny
    Bill Cardille: cronista
Doppiatori italiani   
    Giancarlo Maestri: Ben
    Ada Maria Serra Zanetti: Barbara
    Carlo Sabatini: Harry Cooper
    Adriana De Roberto: Helen Cooper
    Sergio Di Stefano: Tom
    Rino Bolognesi: Radiocronista
    Emilio Cigoli: Radiocronista
    Pierangelo Civera: Johnny
Premi: National Film Registry (1999)


Trama: 

Barbara e Johnny Blair stanno viaggiando in auto nelle campagne della Pennsylvania, dirigendosi al cimitero in cui è sepolto loro padre per deporre fiori sulla sua tomba: si tratta della loro visita annuale al defunto genitore. A un certo punto, mentre si trovano tra le tombe, Barbara è attaccata da un uomo alto e dai movimenti impacciati, dotato di forza sovrumana. Johnny cerca di difendere la sorella, ma viene gettato contro una lapide e finisce ucciso. La donna fugge a gambe levate e riesce a raggiungere l'auto, che però a un certo punto si schianta. Segue una corsa precipitosa fino a un casolare. Il telefono è isolato e al piano di sopra la proprietaria giace morta, ormai in avanzato stato di putrefazione, col cranio fracassato. A un certo punto entra in scena Ben, un robusto mandingo che con grande coraggio combatte contro i morti viventi che in numero sempre maggiore cercano di entrare nell'abitazione. Mentre Barbara gradualmente perde il contatto con la realtà, Ben organizza la resistenza contro gli assedianti, inchiodando tavole di legno alle finestre. Appena l'afroamericano scopre che i mostri temono il fuoco, ha l'idea di usare del combustibile per incendiarli e compie una sortita con una torcia dopo aver spinto fuori una poltrona in fiamme. Nella casa ci sono altre persone che vi hanno cercato un riparo: una coppia di fidanzati e i coniugi Cooper con la figlioletta, che risulterà malata a causa del morso di una creatura cadaverica. La televisione della casa funziona e trasmette notizie sull'accaduto: una sonda esplorativa di ritorno da Venere ha irradiato la Terra, contaminandola e dando origine a un'epidemia apocalittica che colpisce i morti rianimandoli. I cadaveri il cui cervello non è danneggiato risorgono ineluttabilmente, aprono gli occhi e sono presi da un'irrefrenabile bramosia cannibalica. Mordendo un vivo lo trasformano in un loro simile e possono essere uccisi soltanto col fuoco o lesionando loro il cervello. Ecco perché Ben è riuscito ad abbatterne un certo numero colpendoli con una spranga, mentre i colpi di fucile nel petto non li fanno neanche barcollare. I tentativi di rompere l'assedio finiscono in tragedia. I fidanzati finiscono bruciati vivi mentre tentano di fuggire con un furgone; la bambina, che già stava banchettando con le carni del padre da poco spirato, uccide la madre in modo crudelissimo. Barbara si ritrova davanti il fratello redivivo. L'orrore procede in crescendo, verso il finale annichilente.         

   

Recensione: 

Questo film, pietra miliare del cinema horror, deve essere a pieno titolo ascritto anche al genere fantascientifico. Molti si stupiranno di questa classificazione, essendo abituati a separare nettamente l'horror dalla Science Fiction. A costoro faccio notare una cosa: il fattore scatenante che porta all'Apocalisse degli Zombie è una sonda che torna da Venere riversando sulla Terra una quantità immane di radiazioni di origine sconosciuta. Mentre Rabid di Cronenberg (1977), che trae ispirazione dall'opera di Romero, può essere classificato come fantamedicina, Night of the Living Dead è della stessa natura de Il villaggio dei dannati di Wolf Rilla (1960), tratto dal romanzo fantascientifico I figli dell'invasione di John Wyndham (1957). Questo romanzo a sua volta presenta analogie con Il giorno dei trifidi (1951), sempre di John Wyndham, in cui compare la stessa idea di una catastrofe importata sulla Terra dallo spazio esterno. A mio avviso questo paragone regge, anche se Il giorno dei trifidi appartiene propriamente alla fantabotanica, dato che la specie invasiva è un mostruoso vegetale. La comparsa improvvisa degli zombie nel film di Romero, dei bambini mutanti nel film di Rilla e dei trifidi nel romanzo di Wyndham ha cause molto simili, per quanto la Scienza si dimostri incapace di sondarle e di fornirne una descrizione pienamente razionale.


L'ultimo uomo sulla Terra

La genesi del capolavoro di Romero è complessa. Il romanzo da cui deriva il tema del Superstite, l'ultimo uomo sulla Terra assediato da mostri, è I Am Legend (Io sono leggenda aka I vampiri) di Richard Matheson, pubblicato per la prima volta nel 1954. Si tratta di un robusto horror fantascientifico fondato su un'idea innovativa e geniale. Se le classiche storie di vampiri immaginano un non morto immerso in un mondo di esseri umani, qui avviene un'inversione: un essere umano costretto a sopravvivere in un mondo di non morti, con tutto quello che ne consegue. Proprio come nel film Rabid di Cronenberg, in I Am Legend un agente patogeno, per la precisione un batterio, trasforma tutti gli umani infettati in vampiri, diffondendosi a macchia d'olio. Nel romanzo di Matheson il morbo finisce con l'estendersi all'intero pianeta risparmiando soltanto un uomo, Robert Neville. Oltre che nel film di Romero, il tema di I Am Legend è stato trasposto più volte in pellicola: The Last Man on Earth di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow (1964), The Omega Man di Boris Sagal (1971) e I Am Legend di Francis Lawrence (2007).   


Zombie, politica e cannibalismo

Molti critici hanno cercato di proiettare sugli zombie le proprie categorie mentali e politiche, vedendoli come metafore dei sovietici o dei Viet Cong. Per la verità a quell'epoca non c'era una sola cosa sotto il cielo d'America che non fosse interpretata in funzione della guerra fredda o del conflitto in Vietnam. Siccome le febbri politiche ardevano con incredibile virulenza, contagiando tutto e tutti, ci sarebbe semmai da pensare di paragonare tale patologia mentale all'epidemia zombificante descritta da Romero. Per altri il film sarebbe una critica della libera ed eccessiva circolazione delle armi tra i cittadini americani, ma questa idea non mi sembra troppo furba, dato che proprio le armi hanno parato il culo ai pochi superstiti della Zombie Apocalypse, che altrimenti non avrebbero potuto salvarsi. La spiegazione più probabile del capolavoro di Romero è anche la più lampante: si tratta di un'opera sul cannibalismo, che sonnecchia in molti umani aspettando di emergere al momento opportuno. Le analogie più forti sono col mito di Wendigo. Secondo la tradizione degli indiani Algonchini, una persona che violando il tabù si nutre di carne umana, è destinato a trasformarsi in un mostro umanoide e antropofago chiamato per l'appunto wendigo o windigo (derivato dal proto-algonchino *wi·nteko·wa "che ha l'aspetto di un gufo") A questo demone si attribuisce il potere di trasmettere la sua condizione tramite morso, analogamente a quanto accade con i vampiri.      


Zombie e razzismo

La scelta di un attore afroamericano nel ruolo del protagonista è un fatto ben singolare per l'epoca. Quando Romero era in viaggio verso New York per portare una copia stampata del film, apprese dalla radio la notizia dell'omicidio di Martin Luther King. Il regista temette subito che alla sua opera sarebbe stato dato un significato politico che egli non aveva inteso. In un'occasione ebbe a dire di aver optato per Duane Jones semplicemente perché il suo provino era risultato il più convincente. Quali che fossero le sue intenzioni, il film venne a simboleggiare l'inveterata e mai risolta questione razziale in America. Resta inoltre da notare un fatto singolare. Lo sceriffo con i suoi uomini hanno tutta l'aria di essere membri del Ku Klux Klan, ben riconoscibili dall'atteggiamento e dalla postura. Si vede che lo sceriffo si accorge senza dubbio che il mandingo asserragliato nella casa colonica è armato di fucile, quindi è assolutamente certo che non può essere uno zombie, dal momento che i morti viventi non sono in grado di usare armi da fuoco. Ecco che lo sceriffo fa un cenno appena percettibile a un suo uomo, che immediatamente fa fuoco con grande precisione, abbattendo il nero. Si nota anche la ferocia con cui gli uomini dello sceriffo infieriscono sul cadavere di Ben, trascinandolo con ganci come se fosse la carcassa di una fiera, per poi bruciarlo assieme ai resti sanguinolenti di un gran numero di zombie.


Zombie e femminismo radicale  

Il film destò la reazione furiosa delle convulsionarie della setta femminista, che si scagliarono contro il modo in cui erano stati dipinti i personaggi del gentil sesso. A detta delle seguaci della velleitaria castratrice Mary Daly, una donna non può essere mostrata debole e remissiva, perché questo significherebbe forzarla nelle categorie della società patriarcale. L'idea che una donna privata del fratello in circostanze tragiche e assaltata da cadaveri semoventi possa legittimamente essere terrorizzata, non sfiora nemmeno di striscio queste virago isteriche. Vorrei proprio come andrebbe a finire se qualcuna di loro fosse presa e immersa in un potente macchiario capace di simulare tramite realtà virtuale la narrazione di Night of the Living Dead. Inveirebbero ancora davanti agli zombie o tremerebbero di terrore come chiunque altro?

Le incongruenze degli zombie a colori

Per finire parliamo delle colorizzazioni, a mio parere scandalose. Sono convinto che il film di Romero abbia senso soltanto in bianco e nero: l'assenza di colore serve a descrivere bene una realtà che sprofonda nell'Ade e in cui non esiste nemmeno il concetto di speranza. Nel 1986 gli Hal Roach Studios rilasciarono una versione colorizzata in cui i morti viventi hanno la pelle di un color verde malato. Nel 1997 ci fu una nuova colorizzazione, questa volta ad opera della compagnia Anchor Bay Entertainment, in cui la pelle degli zombi era grigiastra. Questo crea una difficoltà narrativa. All'inizio del film, Johnny Blair mette in guardia la sorella Barbara, che ha visto uno zombie venire verso di lei. Entrambi pensano che sia un essere umano, un qualunque signore giunto lì in visita ai defunti, tant'è che Johnny dice a Barbara di non disturbarlo. Se il colore della pelle del cadavere deambulante fosse stato anomalo, ad esempio verdastro o grigio pallido, Johnny non avrebbe pronunciato quella frase stupida e la stessa Barbara si sarebbe accorta del pericolo all'istante, prima di subire l'attacco. Il regista non può aver trascurato la questione, dato che all'inizio era partito con l'idea di realizare un film a colori, per poi desistere a causa di difficoltà economiche. Forse aveva in mente un colorito pallido ma non tanto anomalo da permettere l'immediato riconoscimento degli zombie.