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giovedì 28 ottobre 2021

 
L'ULTIMO DEI MOHICANI 
 
Titolo originale: The Last of the Mohicans
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1992 
Lingua: Inglese, Francese, Cherokee, Mokawk, Lakota, Inupik 
Durata: 112 min
Genere: Azione, storico, drammatico
Regia: Michael Mann
Soggetto: James Fenimore Cooper (romanzo), Philip Dunne, 
   John L. Balderston, Paul Perez, Daniel Moore
   (sceneggiatura film 1936)
Sceneggiatura: Christopher Crowe, Michael Mann
Produttore: Michael Mann, Hunt Lowry
Produttore esecutivo: James G. Robinson
Casa di produzione:
Morgan Creek Productions
Distribuzione in italiano: Penta Film
Fotografia: Dante Spinotti
Montaggio: Dov Hoenig, Arthur Schmidt
Effetti speciali: Thomas L. Fisher, Jim Rygiel
Musiche: Trevor Jones, Randy Edelman
Scenografia: Wolf Kroeger, Robert Guerra, Richard Holland,
     Jim Erickson, James V. Kent
Costumi: Elsa Zamparelli
Trucco: Peter Robb-King, Vincent J. Guastini
Interpreti e personaggi: 
    Daniel Day-Lewis: Nathaniel "Occhio di Falco"
    Madeleine Stowe: Cora Munro
    Russell Means: Chingachgook
    Eric Schweig: Uncas
    Jodhi May: Alice Munro
    Steven Waddington: Maggiore Duncan Heyward
    Wes Studi: Magua
    Maurice Roëves: Colonnello Edmund Munro
    Patrice Chéreau: Generale Louis-Joseph de Montcalm
    Edward Blatchford: Jack Winthrop
    Terry Kinney: John Cameron
    Tracey Ellis: Alexandra Cameron
    Justin M. Rice: James Cameron
    Dennis Banks: Ongewasgone, Capo geli Irochesi
    Pete Postlethwaite: Capitano Beams
    Sebastian Roché: Martin 
    Colm Meaney: Maggiore Ambrose 
    Mac Andrews: Generale Webb 
    Malcolm Storry: Phelps 
    David Schofield: Sergente Major 
    Mike Philips: Il Sachem degli Uroni 
    Dylan Baker*: Capitano De Bouganville 
    Tim Hopper: Ian 
    Gregory Zaragoza: Capo degli Abenaki 
    Scott Means: Guerriero Abenaki 
    William J. Bozic Jr.: Ufficiale d'artiglieria francese 
    Patrick Fitzgerald: Aiutante del Generale Webb 
    Mark Joy: Henri 
    Steve Keator: Rappresentante coloniale
    *Accreditato come Mark Edrys
Doppiatori italiani:
    Massimo Corvo: Nathaniel "Occhio di Falco"
    Cinzia De Carolis: Cora Munro
    Gianni Musy: Chingachgook
    Oreste Baldini: Uncas
    Laura Lenghi: Alice Munro
    Angelo Maggi: Maggiore Duncan Heyward
    Paolo Buglioni: Magua
    Michele Kalamera: Colonnello Edmund Munro
    Carlo Valli: Jack Winthrop 
 
Trama: 
Anno del Signore 1757. Una famiglia un po' anomala viaggia nottetempo per i boschi del Nordamerica, cacciando cervi e cercando di fuggire alla guerra che oppone i Francesi agli Inglesi. Il bizzarro gruppetto è composto da Chingachgook, da suo figlio Uncas e da Nathan "Occhio di Falco", un inglese adottato da bambino dopo essere rimasto orfano dei suoi genitori. Questi superstiti sono tutto ciò che resta della tribù morente dei Mohicani. La loro destinazione è un luogo quasi mitologico dove pensano di trovare la pace: le Pianure Occidentali. Nel corso del tragitto, i tre si imbattono in un reclutatore (non c'era piaga peggiore nell'Impero Britannico), il cui lavoro consiste nell'arruolare "volontari" tra i nativi. Naturalmente non si trattava davvero di volontari, bensì di soggetti a una vera e propria coercizione: l'alternativa era tra l'entrata nei ranghi e l'essere impiccati. Chingachgook e i suoi, che rifiutano con fermezza la leva, riescono a fuggire col favore delle tenebre e ad andare avanti imperterriti. A un certo punto salvano una compagnia inglese da un'imboscata degli Uroni guidati dal fierissimo Magua, animato da propositi di vendetta. Lo scopo della compagnia, guidata dal perfido Maggiore Duncan Heyward, era fare da scorta alle figlie del Colonnello Edmund Munro, Cora e Alice. Proprio Edmund "Capello Grigio" Munro e la sua prole sono l'oggetto dell'odio eterno di Magua, i cui figli sono stati uccisi per opera sua. Gli aggressori finiscono sterminati, tranne Magua che riesce a fuggire. Così Chingachgook e i suoi scortano le figlie del Colonnello fino al forte, che trovano assediato dai Francesi e dagli Uroni loro alleati, riuscendo comunque a intrufolarsi. Cora, che ha rifiutato la proposta di matrimonio dell'odioso Maggiore Heyward, si invaghisce di Nathan, mentre Alice è attratta da Uncas. Questo attira sul figlio adottivo di Chingachgook l'odio del militare respinto. Il Colonnello Munro è sorpreso di vedere le sue figlie: aveva infatti inviato una lettera avvertendole di stare alla larga. La missiva non le ha mai raggiunte. Viene tentata una sortita notturna: un miliziano parte per raggiungere il Generale Webb a Fort Edward e chiedergli rinforzi. Chingachgook e i suoi, appostati sul forte, gli forniscono il fuoco di copertura. Il problema è che Munro vieta l'applicazione di un accordo fatto da Webb, che permetteva ai miliziani di raggiungere le loro fattorie per difenderle in caso di attacco. Per reazione, Nathan aiuta la fuga di alcuni di loro, finendo così arrestato per sedizione e condannato all'impiccagione. Presto il Colonnello Munro apprende che il Generale Webb non gli invierà alcun rinforzo: l'unica alternativa è la resa ai Francesi. Il Generale Louis-Joseph de Montcalm, che concede a Munro e ai suoi uomini di lasciare il forte indossando con onore le armi. Il fierissimo Magua, sentendosi tradito, guida un attacco ai soldati inglesi e ai civili che stanno lasciando il forte, facendone grande strage. Munro viene catturato e  ferito a morte: Magua gli giura che ucciderà le sue figlie con il proprio coltello, quindi gli strappa il cuore dal petto e lo divora! Nathan, Chingachgook e Uncas riescono a fuggire con le canoe portando con sé Cora, Alice e Heyward. Trovando riparo in una grotta dietro una cascata, ma Magua piomba loro addosso. Il gruppo si divide. Nathan dice a Cora e Alice di sottomettersi agli Uroni, quindi si getta nella cascata assieme ai due Mohicani, dopo aver promesso che arriverà a liberarle. Il rancido Heyward resta con le figlie di Munro e accusa Nathan di codardia. Magua porta le sue prede in un grande insediamento degli Uroni. Mentre sono tutti al cospetto del Sachem, arriva Nathan disarmato per implorare la vita dei prigionieri. L'anziano Sachem degli Uroni è colui che decide chi deve vivere e chi deve morire. Stabilisce così che il malevolo Heyward debba essere restituito agli Inglesi. Condanna le due donne a una sorte ben più crudele: Alice deve essere data a Magua come risarcimento, mentre Cora deve essere bruciata viva. Nathan viene lasciato libero, ma in preda alla disperazione si offre di essere arso aposto della sua amata Cora. Il Sachem capisce soltanto la lingua degli Uroni e il francese, quindi Heyward fa da interprete. Sbaglia però a tradurre un pronome personale e finisce lui sul rogo al posto del suo rivale. Il figlio adottivo di Chingachgook lascia il villaggio con Cora e spara a Heyward per risparmiargli un'atroce agonia tra le fiamme: ricambia la perfidia con la misericordia. Nella fuga disordinata che segue, Uncas tenta disperatamente di salvare Alice e attacca battaglia con gli Uroni, ma viene ucciso da Magua e precipita da un dirupo. Annientata dal dolore, Alice rifiuta di consegnarsi a Magua e si suicida gettandosi dallo stesso dirupo. Si scatena una battaglia, in cui Chingachgook riesce a uccidere Magua colpendolo con un Tomahawk a forma di fucile e a vendicare la morte del figlio. Rimasto solo con Nathan, Chingachgook prega il Grande Spirito di ricevere Uncas, proclamandosi "l'ultimo dei Mohicani".  

 
Recensione: 
Se devo essere franco, mi stomaca tutto il romanticume che tanto è piaciuto agli spettatori. Nathan "Occhio di Falco", Chingachgook e Uncas sono personaggi deboli, anodini, privi di carattere, quasi evanescenti. La loro inconsistenza trova una parvenza di riscatto soltanto quando Chingachgook, rimasto l'ultimo del suo popolo, pronuncia parole poetiche per il funerale del figlio Uncas. Sono queste:
 
"Grande Spirito, e Creatore della Vita, un guerriero va a te, veloce e dritto come una freccia lanciata nel sole. Da' lui benvenuto, e lascia lui prendere posto in Gran Consiglio di mio popolo. È Uncas, mio figlio. Dì lui di essere paziente, e da' a me una rapida morte, perché loro sono tutti là, meno uno, io, Chingachgook, l'Ultimo dei Mohicani." 
 
Si deve però notare che egli non riconosce Nathan "Occhio di Falco" come genuino prosecutore della stirpe dei Mohicani, proprio perché vale il Principio del Sangue. Soltanto il Sangue conta. Nathan non è nato dal seme dei Mohicani, bensì da quello degli Inglesi, quindi è e resterà sempre un inglese. Tutto il resto non ha alcun valore. Non esiste nessuno ius soli. Vale unicamente lo ius sanguinis, come è fin dai più remoti tempi della preistoria, anche se questo non piacerebbe ai fautori del politically correct woke autorazzista. 
 
La realtà è questa: l'unico personaggio autentico e possente è Magua. Lui è il fulcro dell'intera narrazione. Senza la sua figura crollerebbe tutto in un istante. Cosa ce ne faremmo di quegli stupidissimi amori di cui è piena la pellicola? Non servono a nulla: sono sdolcinati, privi di qualunque senso, messi lì apposta per compiacere il gusto degenere dei moderni e dei postmoderni. C'è più significato nel crudo atto di cannibalismo compiuto da Magua che in tutto il resto! Quando scrissi su Facebook che ammiravo Magua in modo sviscerato, qualcuno mi accusò: "Perché stai dalla parte del malvagio". Così replicai: "Sto dalla parte di chi è stato stritolato dalla vita!" So bene come decidere chi è il perdente. Lo capisco a pelle, fin da subito. Il perdente odia l'esistenza, che lo ha devastato. Il mio giudizio poi viene puntualmente confermato facendo un bilancio di tutte le vicissitudini del personaggio, dalla sua comparsa nel film fino al triste epilogo. Questo è ciò che ha detto l'Eroe degli Uroni al Marchese Joseph-Louis de Montcalm:
 
"Il villaggio di Magua è stato bruciato e i figli di Magua sono stati uccisi dall'Inglese. Magua è stato fatto schiavo dai Mohawk che combattevano per Capello Grigio. La moglie di Magua, credendo lui morto, è diventata la moglie di un altro. Capello Grigio era il padre di tutto questo. Col tempo, Magua è diventato fratello di sangue dei Mohawk, per tornare libero, ma sempre in suo cuore lui è Urone. E il suo cuore tornerà a volare il giorno che Capello Grigio e suo seme muore." 

Come non commuoversi davanti a queste vibranti parole? I vincenti, i "buoni e giusti", sono tutte persone ipocrite che hanno successo sessuale e procreativo, la cui progenie riesce a prevalere; in aggiunta a ciò, appestano il mondo con le loro boiate idealistiche. L'odio feroce che anima i perdenti non ha invece sfogo alcuno nell'architettura narrativa, per colpa del moralismo schifoso degli autori. Il fuoco degli sconfitti, che dovrebbe ardere il mondo, resta un mero spauracchio. Proprio come i sogni di Magua, che vede un futuro di immensa gloria per il suo popolo: immagina l'ascesa degli Uroni tra le nazioni del mondo, fino a farli diventare "non meno dei Bianchi, e forti come i Bianchi" ("pas moins que les Blancs, et forts comme les Blancs"). Poi finisce tutto nel Nulla. Una cosa senza senso, giusto per garantire la tranquillità allo spettatore conformista. 
 
 
Inconsistenza delle figure femminili 
 
Cora ed Alice non significano nulla. Sono soltanto ombre. Magua le vuole uccidere per annientare ogni traccia della vita del loro padre, che per lui è stato tanto calamitoso. La stupida morale del regista garantisce che il potere dell'Odio non può e non potrà mai prevalere sull'Amore. Mann e Crowe non sono tuttavia riusciti a dar vita a una sceneggiatura decente per personaggi futili come le figlie di "Capello Grigio" Munro. Hanno messo queste sensuali e vuote creature nel film soltanto perché per avere successo ci deve essere un po' di figa! Avendo un animo sanguigno, vendicativo e affine a quello di Magua, non mi lascio certo commuovere dalle infinite stronzate propinate da registi e sceneggiatori melensi!  

 
Un fulvo stranamente odioso 

Ho sempre avuto una grande simpatia per le persone con i capelli rossi, che mi paiono un attributo divino. Ebbene, Michael Mann è riuscito a portare in scena un uomo con i capelli rossi, che tuttavia non ha riscosso il mio favore. Un caso più unico che raro. Il Maggiore Duncan Heyward mi ha ispirato fin da subito un'antipatia vivissima, al punto che ho biasimato Nathan "Occhio di Falco" per avergli concesso l'eutanasia: ho pensato che avrebbe fatto meglio a negargli una rapida morte con un colpo di fucile mentre ardeva orrendamente sul rogo. In fondo, lo stesso Heyward non avrebbe concepito pietà alcuna, non avrebbe esitato per un solo istante a fare impiccare Nathan, se ne avesse avuto la possibilità! 
 
La confusione di due popoli 
 
Lo scrittore James Fenimore Cooper ha confuso due popolazioni diverse, entrambe di lingua algonchina, a causa dell'assonanza dei loro rispettivi nomi. I Mohicani (in origine Mahican), stanziati nel territorio che è attualmente parte dello Stato di New York, erano infatti ben distinti dai Mohegan stanziati nel Connecticut. Il romanzo di Fenimore Cooper ha contribuito in modo determinante a diffondere tra il grande pubblico questa confusione, che ritroviamo ovviamente tal quale nel film di Michael Mann. Il nome Mohegan deriva da Monahiganeuk, che nella lingua algonchina Narragansett significa "Popolo del Lupo": proto-algonchino *mahi·nkana "lupo". La prima attestazione risale al 1614 (Fonte: Dizionario Merriam-Webster). Il nome Mahican significa invece "Popolo dell'Estuario": proto-algonchino *menahanwi "isola". Si vede che la somiglianza con Mohegan è puramente esteriore. Il passaggio da Mahican (con -a-) a Mohican (con -o-) è stato causato proprio dall'influenza di Fenimore Cooper. Come conseguenza di questo marasma cognitivo, la forma Mohican è stata usata anche al posto di Mohegan

 
Etimologia di Chingachgook 
 
L'antroponimo Chingachgook significa "Grande Serpente". Nella lingua dei Lenape, strettamente imparentata a quella dei Mohicani, xinkw- significa "grande" e xkuk significa "serpente": ne deriva così xinkwixkuk "grande serpente". Il suono /x/ in Lenape è la fricativa velare che troviamo nel tedesco Bach /bax/ "ruscello". La sua trascrizione con il digramma ch ha portato alla pronuncia ortografica di Chingachgook con l'affricata postalveolare /tʃ/ che troviamo nell'inglese church /tʃə:(ɹ)tʃ/ "chiesa". Simili fraintendimenti non sono rari nella trascrizione delle lingue della famiglia Algonchina. Il problema è che le pronunce ortografiche, per quanto fuorvianti, hanno la bruttissima tendenza a consolidarsi, fino a diventare induscutibili. Questo è uno dei modi più insidiosi di distorsione della realtà. 
 
 
Etimologia di Uncas 
 
L'antroponimo Uncas significa "Volpe" e deriva dalla lingua dei Mohegan: nella lingua algonchina di quel popolo la volpe è chiamata wonkus /'wɔŋkəs/. In Narragansett è wonkis. Uncas era per l'appunto il nome di un capo storico dei Mohegan stanziati nel territorio del Connecticut, dei Pequot e dei Narragansett - non dei Mohicani stanziati nel territorio dell'attuale Stato di New York. Visse qualche decennio prima degli eventi narrati nel film di Mann e nel libro di Fenimore Cooper. Non ci sono dubbi sul fatto che la figura storica di questo Uncas abbia contribuito in modo sostanziale al mito dell'Ultimo dei Mohicani. 
 
 
Etimologia di Magua 
 
Qui cominciano i problemi. Non è stato agevole trovare l'etimologia dell'antroponimo Magua e nemmeno capirne il significato. Magua è anche conosciuto come Volpe Astuta (in francese Renard Subtil), ma ci sono serie ragioni di dubitare che questa sia la traduzione esatta del suo nome Urone. Nella lingua degli Uroni, che appartiene alla famiglia Irochese, il suono /m/ è molto raro e nella maggior parte dei casi è un semplice allofono dell'approssimante labiale /w/; inoltre /m/ non sembra trovarsi in posizione iniziale di parola. Questa carenza della nasale labiale /m/ è tipica delle lingue irochesi. Un aiuto ci viene dall'etnonimo dei Mohawk /ˈmoʊhɔːk/, che sono un nobile e valoroso popolo del ceppo Irochese. Ebbene, i Mohawk non si chiamano tra loro con questo nome, che non è irochese, bensì algonchino. Si tratta di un esoetnico, che deriva dalla lingua algonchina dei Narragansett: mauquàuog, mohowaúgsuck, che significa "essi mangiano esseri viventi", chiaro eufemismo per "cannibali". Ecco finalmente spiegato il glorioso antroponimo Magua: significa "Cannibale". I Mohawk, nella cui lingua manca del tutto il suono /m/, chiamano se stessi Kanienʼkehá:ka’. Per quale ragione un guerriero degli Uroni dovrebbe darsi un nome in una lingua algonchina? Probabilmente il suo nome serviva a terrorizzare i nemici, che avevano un fortissimo tabù per il cannibalismo. 
 
Etimologia di Uroni  

Il nome con cui tutti conoscono il glorioso popolo degli Uroni in realtà potrebbe essere di origine francese. Certamente si tratta di un esoetnico, ossia di un nome attribuito a una comunità da altri. L'endoetnico è invece Wyandot (Wendat): è così che gli Uroni chiamavano se stessi. Secondo l'opinione accademica più accreditata, l'esoetnico Huron deriva dal francese hure, che significa "testa di animale selvatico", specialmente "testa di cinghiale". La glossa data dal dizionario del Centre Nationale de Resources Textuelles et Lexicales (CNRTL) è "tête d'une sanglier, du porc, p.ext. de certaines bêtes fauves et de poissons à tête allongée" (ossia "testa di un cinghiale, del porco, per est. di certe bestie selvatiche e di pesci dalla testa allungata"), Esempi: une hure d'un sanglier "una testa di cinghiale"; la hure d'un lion "la testa di un leone"; la hure d'un loup "la testa di un lupo"; la hure d'un esturgeon "la testa di uno storione". Il riferimento sarebbe all'acconciatura dei guerrieri Wyandot o al loro aspetto particolarmente belluino. L'etimologia di hure è a sua volta incerta; in genere viene considerato un vocabolo di origine germanica, anche se non ho potuto reperire dati in grado di dimostrarlo. Esite però anche la possibilità che l'esoetnico Huron derivi da una parola contenente la radice Irochese ronon "nazione", presente anche nella lingua Wendat. A riprova di questa genuina derivazione amerindiana, si riporta che le Quattro Nazioni Wyandot derivavano dai resti dei Tionontati, degli Attignawantan e dei Wenrohronon (History - Wyandotte Nation). Ebbene, l'etnonimo Wenrohronon, attestato anche come Wenro, ha tutta l'aria di essere la vera origine di Huron.  
 
 
Etimologia di Sachem "Grande Capo" 

La parola sachem (inglese /'seɪtʃəm/, /'sætʃəm/; francese /sa'ʃɛm/), che indica un capotribù, è di origine Algonchina. Più precisamente, deriva dal Narragansett sâchim, la cui pronuncia è /'sa:tʃem/. In altre parole, non si ritrova l'errore della pronuncia ortografica già vista in Chingachgook, dove il suono /x/ simile a quello del tedesco Achtung è stato realizzato come il suono /tʃ/ dell'inglese much. In ogni caso, l'affricata /tʃ/ si è sviluppata da una più antica occlusiva /k/. L'origine ultima della parola è la radice proto-algonchina *sa·kima·wa "capo (maschio)". Questi sono i suoi discendenti: 
 
Algonchino Orientale: *sākimāw 
Mi'kmaq: saqamaw 
Malecite-Passamaquoddy: sakom 
Abenaki: sôgmô, sôgemô
Penobscot: sagəma, sagama, sagemo, sangemo
Wangunk: sequin
Narragansett: sâchim
Mohegan-Pequot: sôcum
Lenape: sakima

Algonchino Centrale: *okimāwa
Cree: okimahkân
  Cree delle Pianure: okimâw
  Cree Sudorientale: uchimaa
Fox: okimâwa
Ojibwe: ogimaa
  Ottawa: gimaa
Potawatomi: wgema
Miami: akimaawa, akima
 
Dalla lingua Penobscot (non dal Mi'kmaq come qualcuno sostiene) è derivato in inglese il termine sagamore (/'sæɡəmɔː/, /'sæɡəˌmɔɹ/), usato come sinonimo di sachem. In altre parole, sachem e sagamore costituiscono un fenomeno allotropo. 

 
Occhio di Falco 
 
Il soprannome o nome indiano di Nathan nella versione italiana è "Occhio di Falco". Nell'originale inglese è Hawkeye. Nel libro di Fenimore Cooper è Hawk-eye, con il trattino. Trovo interessante questo composto. Si noti l'assenza del genitivo sassone: non è Hawk's Eye. Il vero antroponimo del personaggio è in realtà Nathaniel Bumppo. I soprannomi sono numerosi: Natty, Hawk-eye, Œil de Faucon (traduzione di Hawk-eye in francese), La Longue Carabine (Long Rifle), Leatherstocking ("Calze di Cuoio"). Compare anche in altre opere dello stesso autore: ad esempio è soprannominato Pathfinder ("Esploratore") in The Pathfinder, or the Inland Sea (1840). Il cognome Bumppo mi pare impenetrabile e misteriosissimo. Nel vasto Web non sono stato finora in grado di trovare alcunché di utile a rischiararne l'etimologia.  
 
 
"Capello Grigio" Munro  
 
Il Tenente Colonnello George Monro (talvolta scritto Munro) è il personaggio storico a cui è ispirato il Colonnello Edmund Munro. Mi è sconosciuta la ragione di questo cambiamento del nome di battesimo, da George a Edmund. Era nato a Clonfin, nella Contea di Longford (Contae an Longfoirt), in Irlanda, da una famiglia militare scozzese. Apparteneva alla Libera Muratoria. Nella realtà egli non si accompagnava a donne e non aveva alcuna figlia, ma Fenimore Cooper gli ha attribuito un'indole libidinosa: in gioventù l'ufficiale avrebbe posseduto carnalmente una prosperosa mulatta, procreando Cora. A quanto ho potuto appurare, nel romanzo Munro non è mai menzionato col suo nome di battesimo. Ne deduco che Edmund debba essere un'invenzione del regista. Non capirò mai la tendenza irresistibile degli anglosassoni a cambiare i nomi delle persone. Se i suoi genitori lo hanno chiamato George, perché diamine dovrebbe diventare Edmund?
 
L'enigmatico Ongewasgone 
 
L'antroponimo Ongewasgone, menzionato di sfuggita nel corso del film, ha dato origine a una serie di grottesche distorsioni percettive, essendo stato inteso male dagli spettatori, come "Uncle Wiscone" /ʌŋkḷ wɪ'skoʊn/ o addirittura come "How Go Ascone" /hɑʊ goʊ æ'skoʊn/. Ecco il link alla pagina in cui ho trovato i thread buffoneschi: 
 
 
Questo dimostra che gli stessi parlanti anglosassoni hanno gravissimi problemi acustici, proprio come me, al punto che non sono in grado di intendere in modo corretto qualsiasi nome, di qualsiasi origine. Di fronte a qualcosa di non familiare, reagiscono cercando di ricondurlo a ciò che è loro noto.
In un sito web è stato commesso un grave errore: è stato attribuito il nome Ongewasgone al Capo degli Uroni. Mi sono accorto di questa incongruenza cercando in Google l'etimologia dell'antroponimo irochese - che non è stata trovata.  

L'importanza della Guerra dei Sette Anni 

La Guerra dei Sette Anni (1756 - 1763), di cui la Guerra Franco-Indiana è stata la manifestazione principale in Nordamerica, ha coinvolto tutte le principali potenze dell'epoca. Winston Churchill la considerò la vera Prima Guerra Mondiale, dato che aveva anticipato le caratteristiche di quella che nel XX secolo sarà definita "guerra totale". Gli schieramenti comprendevano da un lato il Regno di Gran Bretagna, il Regno di Prussia, l'Elettorato di Hannover, altri Stati minori della Germania Nordoccidentale e il Regno del Portogallo (dal 1762); dall'altro lato, la coalizione composta da Regno di Francia, Monarchia Asburgica, Sacro Romano Impero (in particolare l'Elettorato di Sassonia), Impero Russo, Svezia e Spagna (dal 1762). Non fu combattuta soltanto in Europa: Francesi e Britannici utilizzarono ampiamente come alleati popolazioni native dell'America settentrionale e dell'India.  
 

Le atrocità dell'assedio di Fort William Henry 
 
Ricordo di aver visto un documentario in cui si parlava del fatto storico su cui si basa il romanzo di Fenimore Cooper: l'assedio di Fort William Henry (provincia di New York), avvenuto nel 1757. Quando gli Uroni assaltarono gli Inglesi che stavano lasciando il forte, si abbandonarono a violenze inimmaginabili. Nel loro furore arrivarono al punto di esumare i cadaveri sepolti nel cimitero, scotennandoli e facendone scempio. Ne nacque una terribile epidemia di vaiolo, che portò sterminio tra gli Uroni. Dai resti ritrovati in loco, si è potuto appurare che le condizioni di salute dei coloni britannici erano tremende. Soffrivano di malformazioni della spina dorsale, di ernie vertebrali e di rachitismo, conseguenze di malnutrizione cronica. Mai avere nostalgia per epoche in cui non si è vissuti!  
 
Curiosità
 
Le riprese del film hanno coinvolto ben 900 nativi amerindiani, in gran parte dei casi appartenenti al popolo Cherokee. Wes Studi, che ha interpretato l'eroico Magua, è per l'appunto un Cherokee. In un'occasione ha dichiarato che quando doveva essere girata una scena in cui avveniva una conversazione tra Indiani, ogni attore parlava la propria lingua, senza badare alla sua comprensibilità da parte degli altri. Così Wes Studi parlava in Cherokee, mentre Mike Philips, che interpretava il Sachem degli Uroni, era un Mohawk e non capiva niente. Allo stesso modo, il supposto dialogo nella lingua dei Mohicani tra Chigachgook e Uncas era incoerente: Russel Means parlava in Lakota e non poteva essere capito da Eric Schweig, che parlava invece in una lingua degli Inuit del Canada occidentale. 
 
I dialoghi in francese sembrano di buona qualità. Tuttavia sono riuscito a individuare un grossolano errore commesso da Wes Studi (o più probabilmente dal suo doppiatore): a un certo punto usa la parola poison "veleno" pronunciandola /poi'zɔ̃/ anziché /pwa'zɔ̃/ o il più arcaico /pwɛ'zɔ̃/: praticamente utilizza il dittongo dell'omografa parola inglese. Potrebbero esserci altre inconsistenze di questo genere, che però mi sono sfuggite. Splendida e risonante la frase "Je n'ai pas peur de les Français!", incarna l'essenza stessa dell'eroismo! Sarebbe bello se Micron trovasse simili avversari. 

mercoledì 20 ottobre 2021

ETIMOLOGIA DI AZERBAIGIAN E RETROFORMAZIONE DELL'ETNONIMO AZERI

Il nome dell'Azerbaigian (adattamento italiano di Azerbaijan) è di origine persiana e deriva da quello di un'antica provincia della Persia, che era chiamata Atropatene. Ai nostri giorni è sia il nome di una nazione indipendente, la cui capitale è Baku, che di una provincia dell'Iran, chiamata Azerbaigian iraniano o Azerbaigian persiano. Quando si formò il toponimo, la lingua parlata nella regione era iranica, non turca come nell'epoca attuale. Il nome degli Azeri è stato retroformato proprio dal toponimo Azerbaijan (azero Azərbaycan, persiano آذربایجان). L'accento è sulla seconda sillaba: Azéri /a'zeri/. La consonante -z- è una fricativa sibilante sonora. La pronuncia comunemente usata in Italia, Àzeri /'adzeri/, è da considerarsi erronea per l'accento; la consonante affricata è di origine ortografica. Come esattamente sia avvenuta questa strana retroformazione è ancora un mistero. Forse si è interpretata la seconda parte del toponimo, -baijan, come un suffisso, anche se non sembra avere alcuna funzione e alcun significato concreto, scorporando in questo modo Azeri. Questo processo, che ha dato origine all'etnonimo nella forma in cui lo conosciamo, era avvenuto già nell'antica lingua iranica della regione. In persiano si ha آذری Āzarīs. Comunque sia, non esiste nulla di simile nella lingua turca degli Azeri, che chiamano se stessi Azərbaycan türkləri, ossia "Turchi dell'Azerbaigian", oppure Azərbaycanlılar (-lar è il tipico suffisso plurale). In persiano esiste anche un altro termine per dire "azero": تُرْکی torki, ossia "turco". Dall'etnonimo retroformato si è poi avuta un'ulteriore derivazione tramite il suffisso aggettivale -i: Azerbaijani

Questa è la documentazione:
 
1) In greco il toponimo Ἀτροπατηνή (Atropatēné) è la sostantivazione del femminile dell'aggettivo Ἀτροπατηνός (Atropatēnós), a sua volta derivato dall'antroponimo persiano Ἀτροπάτης (Atropátēs). L'originale forma persiana di tale antroponimo doveva essere *Ātṛpāta, in cui significato è "Protetto dal Fuoco". Questo nome fu portato da un generale dei Medi che combattè nella battaglia di Gaugamela e che fu il primo satrapo della Media Atropatena nel 328 a.C. L'antroponimo è attestato in epoca medievale come Āturpāt
2) Sinonimo di Ἀτροπατηνή: Ἀτροπατία (Atropatía). 
3) Denominazione partica dell'Atropatene: Āturpātākān.
4) Denominazione medio persiana dell'Atropatene in epoca medievale preislamica: Ādurbādagān.
5) Attestazione in armeno: Atrpatakan.
6) Attestazione in georgiano: Adarbadagan.
 
La storia medievale dell'Atropatene è complessa e tristissima. Conquistata dagli Arabi, tale provincia persiana fu sottoposta a una terribile tirannia il cui fine era l'imposizione forzata dell'Islam e l'annientamento dell'autoctona religione di Zoroastro. Fu imposta la cosiddetta "tassa dell'anima", chiamata جزية jizya in arabo. La cosa funzionava così: chi proprio non voleva convertirsi, doveva pagare una somma consistente dei suoi introiti; se non ci riusciva e perseverava nel rifiuto di passare alla nuova fede, gli veniva confiscato ogni avere e si trovava ridotto in schiavitù. In tempi recenti, tale pratica è stata applicata nello Stato Islamico. Ricordo ancora che un giornalista chiedeva agli uomini del Califfo come calcolassero l'ammontare della jizya e questi glissavano, facevano finta di non aver sentito. A motivo dei metodi brutali con cui questo regime religioso aveva ottenuto il successo, le genti dell'Azerbaigian furono infine conosciute come "musulmani di spada": la loro resistenza secolare era stata annientata col ferro e soffocata nel sangue. Nel XI secolo i Turchi Selgiuchidi, di etnia Oghuz meridionale, giunsero nell'area che già professavano l'Islam, quando il processo di conversione della maggior parte della popolazione locale si era già completato. Iniziò quindi una profonda turchizzazione linguistica. Il più significativo elemento del sostrato iranico presente nella lingua azera è a mio avviso l'assenza dell'armonia vocalica, così tipica delle lingue altaiche. I popoli Turchi in genere portano nomi antichissimi e originali. Nel caso degli Azeri, il nome è invece proveniente dalla popolazione non turca e assimilata. 

La trafila fonetica dal partico Āturpātākān ad Azerbaijan è degna di nota per i suoi fenomeni di assibilazione e di palatalizzazione. Queste sono le radici avestiche:
 
Avestico: ātarš "fuoco", genitivo āθrō "del fuoco".
Avestico: pā-, pāiti- "proteggere":
   -pāta
"protetto";
    pātā, pātar- "protettore".
   La radice è la stessa di paitiš "signore", "marito" (deriva dalla radice indoeuropea ha dato anche il latino potis "potente", "capace", etc.).
 
Tutto ciò deve far meditare sul cambiamento linguistico, una forza ineluttabile di cui le genti del mondo non si rendono conto. Si tratta di qualcosa di lento: nessuno si accorge che la generazione presente pronuncia le parole in modo lievemente diversa dalla generazione precedente. Tramite piccolissimi cambiamenti che si accumulano nel corso dei secoli, alla fine si manifestano grandi differenze. Questa evoluzione delle lingue è irreversibile come la cottura di un uovo: una volta che albume e tuorlo si sono rassodati, nemmeno una divinità può ripristinare l'originario stato liquido. Nessuna istituzione scolastica o politica è in grado di frenare il mutamento, né tantomeno di impedirlo.   
 
Grottesche memorie universitarie
 
Un fisico azero venne in visita all'Università degli Studi di Milano. Tenne la sua lezione in uno pseudoinglese tremendo, che definire osceno sarebbe ancor poco. Era assolutamente ridicolo. Un clown ubriaco avrebbe saputo fare di meglio! Queste sono alcune "perle", giunte ai nostri esausti nervi acustici: 

i) cucucucù: si sentiva spesso questa parola onomatopeica, ma non abbiamo mai compreso cosa volesse significare. 
ii) nitrina : senza dubbio significa "neutrini" ed è un termine preso a prestito dal russo scientifico.
iii) pancini pancioni: si suppone che questo balbettamento stesse per il nome del fisico Pacini
iv) La congiunzione and suonava nitidamente ènta
v) Un compagno di sventura ha giurato di aver sentito ripetere più volte qualcosa che suonava come Abdullah
vi) zanzara: si è sentita questa parola, intercalata spesso e senza alcun significato comprensibile. Si è notato che alcuni ascoltatori sentivano Abdullah e altri zanzara, mai le due cose assieme. Sono ancora in attesa di elaborare una spiegazione plausibile di questo fenomeno acustico.

Non si riesce a spiegare l'origine della maggior parte di queste distorsioni percettive: soltanto un paio sono chiare. Questo è il rumore di fondo, potenza sempre all'opera nell'Universo. È quel disturbo permanente che alla fine non ci farà comprendere i colori, i suoni e le forme dell'esistenza. 

venerdì 3 settembre 2021

IL MISTERO DELLA SCOMPARSA DEI CANI AMERICANI PRECOLOMBIANI

Quando è giunto il cane nelle Americhe? Non essendo un animale autoctono, il problema della comparsa di Canis lupus familiaris è strettamente collegato con quello dell'arrivo di Homo sapiens. Esistono inveterate controversie cronologiche a proposito del popolamento umano dalla Siberia all'Alaska attraverso la Beringia, un istmo sullo stretto di Bering che collegava la Siberia all'Alaska durante i periodi glaciali del Pleistocene: per tutto il XX secolo prevaleva la teoria che lo collocava a circa 14.000 anni fa, mentre in seguito si è cominciata a far strada l'idea che la comparsa degli umani moderni si debba retrodatare notevolmente, a 20.000 o addirittura a 60.000 anni fa. Il punto è che l'introduzione dei cani sembra essere molto più recente. I più antichi resti canini finora ritrovati nello Utah, nel sito di Danger Cave, sono stati datati tra il 9.000 e il 10.000 a.C.; si è potuto dimostrare che questi cani erano discendenti del lupo grigio eurasiatico (Canis lupus lupus). Le testimonianze archeologiche, storiche ed etnografiche dimostrano l'uso estensivo del cane per le più svariate funzioni, per la caccia e la difesa, per compagnia e trasporto. Protagonista di rituali religiosi e talvolta divinizzato, molto spesso ha soddisfatto le necessità alimentari delle genti, diventando prezioso cibo. 

 
Nella prefazione al seminale lavoro An Amerind Etymologycal Dictionary di Joseph H. Greenberg e Merritt Ruhlen (2007, versione 12), è riportato quanto segue:  

The archaeological record shows that between 13,000 BP and 11,000 BP there was suddenly a rapid extinction of numerous species of large animals, an extinction that is often attributed to the first appearance of humans in the Americas. These animals had never seen humans before and thus had no fear of them, to their detriment.
In addition, it is now believed that dogs were first domesticated in East Asia around 15,000 years ago (Wade 2006). Since the first Americans brought domesticated dogs with them they could not have left Asia before 15,000 BP or they would have had no dogs. It thus appears that the first entry into North America took place not long after the domestication of dogs. For unknown reasons all of these Asian dogs brought to America have gone extinct, replaced by European dogs who arrived much later. 
 
Come di consueto, riporto la traduzione per gli anglofobi non anglofoni: 

"La documentazione archeologica mostra che tra 13.000 e 11.000 anni fa si verificò improvvisamente una rapida estinzione di numerose specie di grandi animali, un'estinzione che viene spesso attribuita alla prima comparsa dell'uomo nelle Americhe. Questi animali non avevano mai visto gli esseri umani prima e quindi non ne avevano paura, a loro discapito.
Inoltre, si ritiene ora che i cani siano stati addomesticati per la prima volta nell’Asia orientale circa 15.000 anni fa (Wade 2006). Poiché i primi americani portarono con sé cani domestici, non avrebbero potuto lasciare l'Asia prima di 15.000 anni fa altrimenti non avrebbero avuto cani. Sembra quindi che il primo ingresso nel Nordamerica ebbe luogo non molto tempo dopo l'addomesticamento dei cani. Per ragioni sconosciute tutti questi cani asiatici portati in America si sono estinti, sostituiti dai cani europei arrivati ​​molto più tardi." 

Certe affermazioni contenute nel testo riportato lasciano un po' perplessi: è molto difficile credere che le tigri dai denti a sciabola fossero inoffensive come i Puffi soltanto perché non avevano mai visto un essere umano! Mi sembra ingenuo dire che i primi Americani non avrebbero avuto cani se fossero migrati dall'Asia in epoca antecedente a 15.000 anni fa. Il miglior amico dell'uomo sarebbe giunto in un secondo momento e il suo allevamento si sarebbe diffuso come qualsiasi innovazione tecnologica! Non c'è in questo nessuna contraddizione e la soluzione al problema rimarcato da Ruhlen è abbastanza ovvia, anche se i dettagli rimangono molto difficili da indagare. Evidentemente non c'è stata un'unica ondata migratoria dei primi Americani. Il cane domesticato è stato portato con sé da popolazioni che non furono le prime a mettere piede in tali masse continentali. Qualcosa di simile è accaduto in Australia, dove i primi abitanti dovettero affrontare una terribile megafauna di marsupiali (circa 65.000-50.000 anni fa), mentre i dingo furono importati molto tempo dopo come animali semidomestici, nel corso di un più recente movimento demico dall'India (circa 3.500 anni fa). 
 

Il cane nelle lingue del Nordamerica  
 
Greenberg e Ruhlen riconoscono tre diverse ondate di popolamento: una più antica, quella dei primi Americani, che avrebbero portato con sé l'antenato delle lingue amerindiane vere e proprie; una più recente, quella dei popoli Na-Dené, tra cui Navajo e Apache; una ancora più recente, quella connessa alla Cultura di Thule, che ha portato gli Inuit fino alla Groenlandia, restando limitata alle regioni artiche. Tutti i popoli della Mesoamerica e del Sudamerica sono discendenti della prima ondata. Tuttavia, se analizziamo le parole per indicare il cane in varie lingue nelle lingue risalenti all'ondata più antica, non emerge una protoforma comune. Molte protoforme di singole famiglie linguistiche potrebbero essere derivate da remote onomatopee. Altre denominazioni potrebbero provenire da linguaggi arbitrari creati dagli sciamani nel corso dei millenni, per la necessità di sostituire parole diventate tabù. Consapevole di non poter riportare in questa sede dati esaustivi, fornisco alcune informazioni significative sulle parole per indicare il cane in un certo numero di lingue del Nordamerica. 
 
1) I fase: si formano le lingue Amerindiane
 
Lingue Algonchine 
Proto-Algonchino: *aθemwa "cane" 
Abenaki: alemos "cane"
Arapaho: heʔ "cane"
Blackfoot: immitta, imitááwa "cane" 
Cheyenne: hotame, oeškeso "cane"
Cree: atim "cane" 
Fox: anemôha "cane"  
Gros Ventre: ot "cane" 
Massachusett: anùm "cane"
Miami: alemwa "cane" 
Micmac: lmu'j "cane"  
Ojibwe: animosh "cane" 
Ottawa: nim "cane" 
Potawatomi: numosh "cane"
Powhatan: atemos "cane"
Shawnee: wii'ši "cane"
 
Lingue Irochesi  
Proto-Irochese: *ki:ɹ "cane" 
Cayuga: so:wa:s "cane"
Cherokee: gitli "cane" 
Mohawk: é:rhar "cane"
Oneida: é:lhal "cane" 
Onondaga: ji:hah "cane"
Seneca: ji:yäh "cane" 
Tuscarora: chír, gís "cane" 
Wyandot: agnienon, yunyeno "cane" 
 
Lingue Muskogee   
Alabama: ifa "cane"
Chickasaw: ofi' "cane" 
Choctaw: ofi "cane" 
Creek: efv (pron. /'ɪfə/) "cane"
Koasati: ifa "cane" 

Lingue Caddo 
Arikara: xaátš "cane"
Caddo: dìitsi' "cane"
Pawnee: asakis "cane"
Wichita: kitsiya "cane"
 
Lingue Penuti (classificazione incerta)  
Chinook: kamuks "cane" 
Maidu: söm "cane" 
Miwok (Centrale): chuku "cane"
Miwok (Costa): hayuusa "cane"
Miwok (Sierra del Sud): haju "cane" 
Nez Percé: cíq'a·mqal "cane"
Wintu: suku "cane"
Yokuts (Choinimni): teejej "cane"
Yokuts (Chukchansi): teexa "cane" 
Yokuts (Yawelmani): huue "cane"     
 
Lingue Sioux
Proto-Sioux: *wašųke "cane" 
Crow: bishká "cane" 
Hidatsa: mashúga "cane" 
Assiniboine: šųga "cane" 
Dakota: šųka (shunka) "cane"
Lakota: šuŋka (shunka) "cane"; "cavallo"
Omaha: šąge "cane"
Osage: šǫke "cane" 
Chiwere (Iowa): šúnkeñi, shunkéñe "cane" 
Winnebago: šųųk "cane" 
Biloxi: acǫki, cǫki "cane" 
Ofo: atchûñki "cane"
Catawba: tansi "cane"
 
Lingue Hoka 
Achumawi: cahómaka "cane" 
Atsugewi: ho'ma "cane"
Chimariko: sitcela "cane" 
Chumash: huču "cane" 
Cochimi: ethat "cane" 
Esselen: canaco "cane" 
Karok: čišiih "cane" 
Kiliwa: that "cane"
Kumiai: hut "cane"
Maricopa: xatk "cane" 
Mohave: hatchoq "cane"  
Pomo: hayu "cane" 
Salinan: xutc "cane"
Seri: haxz "cane"
Shasta: 'á·psu "cane"
Yana: suusu "cane"  

Lingue Uto-Azteche del Nordamerica 
Comanche: sarii "cane"  
Soshone: sadee' "cane" 
Hopi: pòoko "cane" 
Paiute: toku "cane" (1) 
Cahuilla: 'áwal  "cane" 
Gabrielino: wushii' "cane"

(1) Sembra un prestito dall'inglese dog.
 
Lingue isolate del Nordamerica  
Beothuk: mammasamit "cane" 
Kutenai: halchin "cane"
Natchez: washkup "cane"
Timucua: efa "cane" (2)
Tonkawa: 'ekwan "cane"  
Tunica: sa "cane"
Zuni (Zuñi): watsida "cane" 
 
(2) Evidente prestito da una lingua Muskogee.

2) II fase: lingue Na-Dené 
Apache (Occidentale): góshé "cane"; łichánee "cane" 
Apache (Jicarilla): chííní "cane" 
Apache (Mescalero): chúúné "cane" 
Navajo: łééchąą'í (lha-cha-eh) "cane" 
Koyukon: łeek "cane" 
Tolowa: hlen "cane"
Tulutni: łi "cane" 
Wailaki: naat'i "cane"
Eyak: x̣ewa· "cane" 
Haida: xa "cane" (forma definita: xáay)
Tlingit: kyetl, keitl "cane" 
 
3) III fase: lingue Eschimo-Aleutine 
Proto-Eskimo: *qikmi- "cane"
Inuktituk: qimmiq "cane" 
Inupiaq: qipmiq "cane"; puŋŋūq "cane" (parola del
     linguaggio degli sciamani)
Yupik Siberiano: qikmik "cane"  
Yup'ik: qimugta "cane"
Sirenik: qepeneẋ "cane" 
Alutiiq: qiqmiq, piugta "cane" 
Inuinnaqtun: qinmiq "cane"  
Nunaviq: qimmiq "cane" 
Groenlandia Settentrionale: qimmiq "cane"
Groenlandia Occidentale: qimmeq "cane"
Groenlandia Orientale: qimmiq "cane"

La lingua aleuta ha sabaakaẋ "cane", un evidente prestito dal russo собака (sobaka) "cane". Non sono riuscito a reperire la parola nativa, che spero non sia andata perduta. 


 
La protolingua amerindiana ricostruita da Greenberg-Ruhlen è stata criticata in modo pesante, ma non è questa la sede per approfondire la questione. Il problema più grave e pressante è un altro. Lo sintetizzo in tre domande: 
1) Perché i cani americani precolombiani sarebbero scomparsi? 
2) Hanno lasciato qualche traccia genetica o sono stati completamente cancellati? 
3) Siamo poi così sicuri che tutti i loro lignaggi si siano estinti? 
 
Controversie sulla genetica
 
Un articolo molto interessante (Van Asch et al., 2013), presente nella National Library of Medicine, giunge a conclusioni in netto contrasto con l'idea della completa scomparsa degli antichi cani enunciata da Greenberg-Ruhlen. Si intitola Pre-Columbian origins of Native American dog breeds, with only limited replacement by European dogs, confirmed by mtDNA analysis, ossia "Le origini pre-colombiane delle razze canine dei Nativi americani, con solo una limitata sostituzioni da parte di cani europei, confermata dall'analisi del DNA mitocondriale". Questo  è il link:
 
 
Sono portato a dare grande credito al lavoro di Van Asch et alteri. Va detto che si ravvisano contraddizioni insanabili tra questo studio ed altri successivi. In particolare, l'articolo The evolutionary history of dogs in Americas, ossia "La storia evolutiva dei cani nelle Americhe" (Ní Leathlobhair et al., 2018), afferma che i cani precolombiani, con la sola eccezione di quelli della Cultura di Thule, sarebbero stati completamente sostituiti dai cani europei. Non solo: l'eredità principale lasciata dai cani scomparsi si ridurrebbe in buona sostanza a un tipo di tumore venereo trasmissibile. Gli autori giungono alla conclusione che i cani precolombiani avessero un marcatore genetico oggi completamente scomparso, il cui parente più prossimo si trova nelle razze di cani artici introdotti dagli Inuit - antenati dell'Alaskan Malamute, dell'Alaskan Husky e del Groenlandese. Questo è il link: 
 
 
Converrete che tutto questo alimenta una grande confusione. Va da sé che il lavoro di Van Asch e quello di Ní Leathlobhair appaiono incompatibili. Più si indaga, più cresce la nettissima impressione di non riuscire ad arrivare da nessuna parte. Tutti dicono di aver scansionato il genoma di cani attuali e di resti di cani antichi, confrontandone le sequenze cromosomiche. Tutti dicono di aver eseguito le analisi più approfondite e rigorose. Mi pare evidente che il problema non sia nei dati, che per loro natura sono quello che sono, bensì nella capacità di interpretarli. Non si è trovato finora un modello concettuale capace di rendere conto delle incongruenze emerse. Potrebbe anche esserci il sospetto che siano presenti dei bias cognitivi dovuti a contaminazioni ideologiche di qualche tipo. 
 
 
Lo strano caso del cane della Carolina
 
Particolarmente studiato è il caso del cane della Carolina (Carolina dog, detto anche yellow dog, yaller dog, American dingo, Dixie dingo). È un cane di media grandezza che somiglia molto a un dingo giallastro. Si trova talvolta allo stato selvatico nel Sud est degli Stati Uniti. Le prime documentazioni risalgono agli inizi del XX secolo: nel 1920 il naturalista americano Glover Morill Allen ha descritto l'animale, ipotizzandone l'origine antica dal cane asiatico primitivo. Un'origine almeno in parte precolombiana è stata ipotizzata anche in seguito (Brisbin, 1997). Sono state fatte analisi del DNA mitocondriale (Arora et al., 2013), i cui risultati sono i seguenti: 
 
1) 58% del mtDNA ha aplotipi in comune con tutti i cani (aplotipi universali);  
2) 5% del mtDNA ha aplotipi in comune con cani della Corea e del Giappone;
3) 37% del mtDNA ha un aplotipo unico, mai registrato prima.
 
Il cane della Carolina è stato analizzato anche nel già citato lavoro di Van Asch et alteri del 2013 e in un altro lavoro dello stesso anno: l'articolo di Jack Kitt, D.N.A. backs lore on pre-columbian dogs
Anche Ní Leothobhair et alteri hanno analizzato materiale genetico del cane della Carolina, trovando il 33% di lignaggio precolombiano. Avendo assunto come dogma l'estinzione completa dei cani precolombiani, questi autori sono giunti a un'incredibile conclusione: il cane della Carolina potrebbe derivare da incroci moderni con cani artici. A tanto può giungere la pervicacia estrema dell'ideologia, a negare l'evidenza stessa dei fatti, anche a rischio di contraddirsi! 
 
Il cruciale problema degli ibridi

Un'idea a mio avviso molto proficua riconduce la peculiarità del genoma dei cani precolombiani ad antichissime pratiche di ibridazioni del cane di origine asiatica con i lupi americani (diverse sottospecie) e con il coyote (Canis latrans). Nel sito di Arroyo Hondo Pueblo, in Nuovo Messico, sono stati trovati resti che provano l'uso di coyote addomesticati, risalenti al XIV secolo d.C. (Monagle et al., 2018). Presso gli Hare del Canada era allevato un cane peculiare, che era con ogni probabilità un ibrido col coyote o addirittura un coyote addomesticato. Il suo manto era bianco e bruno. Era utilizzato come cane da caccia. Incroci di questo genere non sono sconosciuti nemmeno nel mondo contemporaneo: nell'inglese d'America li si indica con la parola coydog (un portmanteau di coyote e dog). Gli ibridi così ottenuti, di entrambi i sessi, sono fertili e possono essere allevati con successo per quattro generazioni (Young, 1978). Nel Messico precolombiano si hanno prove archeologiche dell'allevamento di canidi ibridi col coyote e col lupo messicano, Canis lupus baileyi (Valadez et al., 2006). Per qualche motivo, nel mondo accademico esiste una grande riluttanza ad ammettere la possibilità stessa dell'esistenza di contributi al genoma canino non provenienti da Canis lupus lupus, come se fosse una specie di dogma scientista anziché il risultato di una ricerca scientifica intellettualmente onesta. Qualsiasi studio che tocca questo tema è de facto scoraggiato e boicottato.
 
I cani in Mesoamerica e in Sudamerica 
 
Rispetto al Nordamerica, le cose si fanno ancora più complicate nella Mesoamerica e in Sudamerica. Il cane ha avuto un ruolo importante in tutte le grandi civiltà precolombiane sorte in quella che oggi è conosciuta come America latina. L'introduzione dei cani in Sudamerica dovette avvenire tra 7.500 e 4.500 anni fa (5.500 - 3.500 a.C.) nelle aree agricole delle Ande, irradiandosi in seguito anche in Amazzonia e nelle Pampas dell'Argentina. Il più antico reperto trovato finora in Brasile è stato datato al radiocarbonio e dovrebbe risalire a 1.700 - 1.500 anni fa. Non conosco nemmeno un caso di un popolo amerindiano delle più impervie regioni, che fosse talmente isolato da ignorare l'esistenza e l'uso dei cani. Passiamo in rassegna alcuni casi a mio avviso molto interessanti.  
 

I cani glabri degli Aztechi 

In Nāhuatl esistono due parole per indicare il cane. La prima è chichi (plurale chichimeh). La seconda è itzcuintli (plurale itzcuintin) Non sono differenziate per genere: il cane non è distinto dalla cagna. La glossa spagnola per queste parole è "perro o perra" (Alonso de Molina, 1555, 1571). Forse sarebbe meglio tradurre itzcuintli con "segugio", perché indicava soprattutto un cane da caccia e da guardia, mentre il cane chiamato chichi era ingrassato e usato unicamente come cibo. Il tipo più comune di cane glabro da carne era il tlālchichi, il cui nome è derivato da tlālli "terra", chichi "cane", perché aveva le zampe molto corte. La carne più consumata dagli Aztechi era proprio quella di cane, considerata meno pregiata di quella di tacchino. Il segugio per eccellenza era chiamato xōloitzcuintli (xōlōitzcuintli). Il composto deriva dal teonimo Xōlotl, alla lettera "Servo", che indicava un dio creatore gemello di Quetzalcōātl. Connesso con la Stella del Mattino, Xōlotl era una sorta di psicopompo che aiutava le anime dei morti a discendere verso Mictlān, ossia l'Ade. 
Ancora oggi esiste in Messico una razza di cani glabri o a pelo corto chiamati in questo modo: la forma parzialmente ispanizzata del nome è xoloitzcuintle; una comune abbreviazione è xolo. In spagnolo si chiama anche perro pelón mexicano.
Il primo europeo a essere colpito dai cani messicani pingui e senza pelo fu proprio Hernán Cortés (1485 - 1547). Alcuni archeologi rimbecilliti mettono in dubbio le parole dell'avventuriero, senza tener conto che sono confermate da molti documenti in lingua Nāhuatl composti in epoca coloniale. Gli stessi Conquistadores furono grandissimi divoratori di cani glabri, tanto che li avviarono verso l'estinzione. Sempre sobrio nei suoi giudizi, Jacques Soustelle ci dice che a causa dell'introduzione del Cristianesimo, a un certo punto in Messico si perse l'abitudine di mangiare i cani. Sono più propenso a credere che il motivo sia stato la carenza di materia prima, dato che gli stessi Spagnoli non erano particolarmente schifiltosi a questo proposito.  

Lingue Uto-Azteche del Messico 
Cora: tzeuk "cane" 
Huichol: chɨ "cane" 
Opata: chúchi "cane" 
Papago (O'odham): gogs "cane" (pl. gogogs)
Pima: gogs "cane" (pl. gogogs)
Tarahumara: kochí "cane" 
Yaqui (Cáhita): chuu'u "cane" 
Nāhuatl classico: chichi, itzcuintli "cane" 
Pipil: pelu "cane" (3) 

(3) Evidente prestito dallo spagnolo perro
 
Non è facile ricostruire una protoforma plausibile. Potremmo ipotizzare qualcosa come *kjɨkji "cane", in ultima istanza di origine onomatopeica, sulla base del Nāhuatl, dell'Opata, dello Huichol e del Tarahumara, forse anche del Cora e dello Yaqui. A dir poco enigmatica è l'origine ultima di itzcuintli, che non sembra avere paralleli esterni. Una cosa davvero curiosa è il passaggio di questa parola allo spagnolo del Messico, dove escuincle è giunto a significare "bambino" e soprattutto "bambino di strada".   
 
I cani dei Maya 
 
Nelle lingue della famiglia Maya, che nulla hanno a che fare con quelle Uto-Azteche, la situazione è ancora più intricata: sembrano esserci radici diverse per sottogruppo. Sembra quasi che i cani domestici siano stati acquisiti dopo la divisione del proto-Maya in diversi rami. Come spesso accade, i dati archeologici non collimano con quelli linguistici. 
 
Lingue Maya 
Proto-Maya (Yucateco): *peek' "cane"
Proto-Maya (Centrale): *tz’iʔ "cane" 
Yucateco: peek' "cane" 
Maya Itza': pek' "cane"  
Lacandon: pek' "cane"  
Maya di Mopan: pek' "cane"
Tzeltal: tsit "cane"  
Tzotzil: tz'i' "cane" 
Achi: 'ij "cane"
Cakchiquel: tz'i' "cane" 
Quiché: tz'i' "cane" 
Chuj: tz'i' "cane"
Tojolabal: ts'i' "cane"  
Acateco: tx'i' "cane"
Mocho: ch'i' "cane" 
Aguacateco: tx'i' "cane"
Mam: tx'ya'n "cane" 
Ixil: tx'i' "cane"
Kekchí: tz'i' "cane"  
Pokomam: tz'i' "cane" 
Pocomchi: tz'i' "cane" 
Sacapulteco: tz'e' "cane"
Ch'ol: ts'i' "cane"
Ch'orti: tz'i' "cane"
Chontal di Tabasco: wichu' "cane"
Huasteco: pic'o' "cane"
Chicomucelteco: sul "cane"

Il nome del cane in Chicomucelteco è un prestito da una lingua Misumalpa: Sumu sulu "cane", Ulua solo "cane", Matagalpa sulo "cane", Rama sula, suli "animale".

 
Analisi genetica del chihuahua
e dello xoloitzcuintli: 
siamo a un punto morto? 

Ricordo che un navigatore su Quora aveva posto una domanda interessante sulle origini genetiche del chihuahua. Subito l'Idiozia Artificiale di quell'orrido social network ha assemblato una risposta dogmatica che non ammetteva repliche. Mostrava addirittura un grafico a torta con le componenti genetiche dell'infernale cagnolino grottesco, da cui emergeva la totale assenza di materiale precolombiano. L'autore arrivava addirittura a ipotizzare un'origine cinese del simpatico animaletto. Chiunque abbia un minimo di buonsenso noterà che il chihuahua somiglia molto al cane senza pelo che i gloriosi Aztechi chiamavano techichi. Il nome, alla lettera "cane di pietra", sembra un composto di tetl "pietra" e chichi "cane" - ma potrebbe anche trattarsi di un'etimologia popolare, visto che la semantica è tutt'altro che soddisfacente. Si potrebbe interpretare così: il techichi aveva una pelle tanto lucida e tesa da sembrare fatto di pietra liscia. Ci sono poi alcuni dettagli che non quadrano alla perfezione. Il techichi non aveva pelo, mentre il chihuahua, per quanto sia in genere a pelo corto, non può essere definito glabro. Inoltre il techichi era un cagnolino muto, mentre il chihuahua non lo è. I cihuahua fanno un baccano incredibile e sono molto aggressivi, tanto che affrontano con estremo coraggio cani di dimensioni molto maggiori alle loro. Ho visto chihuahua scagliarsi contro pastori tedeschi, senza provare il benché minimo cedimento. "Anche il più piccolo chihuahua ha il cuore di un lupo" (cit.).
Lo studio genetico di Von Asch ha invece confermato la presenza di una percentuale non trascurabile (circa il 3%) di materiale genetico precolombiano nel chihuahua. Le analisi fatte sullo xoloitzcuintli hanno confermato una percentuale simile (circa il 4%) di materiale genetico precolombiano. Si tratta di geni esclusivi dei cani anteriori all'arrivo di genti dall'Europa. In realtà la percentuale di materiale precolombiano sarà molto maggiore, visto che molte sequenze sono comuni a tutti i discendenti del lupo grigio europeo. Perché queste ovvietà quasi lapalissiane non vengono proclamate pubblicamente dal mondo accademico? 
 

Il cane e il giaguaro 
 
A quanto ne sappiamo, le genti Caribe non avevano un vocabolo specifico per indicare il cane: davano all'animale il nome del giaguaro. L'opinione di molti accademici è che il cane in origine fosse sconosciuto e che, essendoci bisogno di una parola per indicarlo, sia stata usata quella che designava un predatore ben più temibile. A mio avviso è più probabile che si trattasse di un tabù linguistico. Per qualche ragione superstiziosa, il cane non poteva essere nominato, quindi fu persa la memoria del suo nome originale. Questi sono i nomi del cane/giaguaro nei principali gruppi di lingue Caribe:   
 
Lingue Caribe 
Protoforme ricostruibili: 
   Proto-Caribe: *akôro "cane; giaguaro"
   Proto-Caribe: *kaikuti "cane; giaguaro" 
Gruppo Xingú: 
   Bakairí: aká "giaguaro" 
   Nahukwá: ikere "giaguaro" 
   Kuikutl: tonuriñe "giaguaro" 
   Kalapalo: turúgitiñe "giaguaro"
Gruppo Arára: 
  Arára: okoró "giaguaro" 
  Pariri: hogró "giaguaro" 
  Apingi: okori "giaguaro"  
Gruppo Carijona:  
  Guaque: kaikuchi "giaguaro"
  Carijona: kaikusi "giaguaro"
  Umáua: kaikudzyi "giaguaro" 
Gruppo Motilon: 
  Yupe: isóʔo "giaguaro"  
  Chaque: isó "giaguaro" 
  Macoa: ísho "giaguaro" 
  Maraca: e:sho "giaguaro"
  Iroca: esho "giaguaro"
Gruppo Tamanaco: 
  Tamanaco: akére "giaguaro"  
  Chayma: kocheiku "giaguaro" 
  Cumanagota: kozeiko "giaguaro" 
  Palenque: ekere "giaguaro"  
Gruppo Maquiritaré: 
  Decuána: máedo "giaguaro" 
  Yecuaná: maro "giaguaro" 
Gruppo Mapoyo: 
  Mapoyo: ékire "giaguaro" 
  Yauarána: hékele "giaguaro"
Gruppo Taurepán:
  Taurepán: kaikusé "giaguaro" 
  Arecuna: kaikusi "giaguaro" 
  Camaracoto: kakutse "giaguaro"
  Ingarico: kaikushi "giaguaro" 
  Acawai: kaikushi "giaguaro"  
Gruppo Macusi: 
  Purucoto: kaikudzé "giaguaro" 
  Wayumara: kaikushi "giaguaro" 
  Paraviyana: ekölé "giaguaro" 
  Zapará: ekelé "giaguaro" 
Gruppo Yauapery:  
  Yauapery: kokoshí "giaguaro" 
  Uaimiri: kúkúboi "giaguaro"
  Orixaná: ekeré "giaguaro"
Gruppo Waiwai: 
  Waiwai: yaypí "giaguaro"
  Parucoto: akeré "giaguaro"
Gruppo Chiquena: 
  Pauxi: uau "giaguaro" 
  Uayeué: maipuri "giaguaro" 
  Cachuena: kaikesú "giaguaro" 
  Mutuan: zyairú "giaguaro"
Gruppo Trio: 
   Trio: maipuri "giaguaro"
   Urucuyena: maipurí "giaguaro"
   Tliometesen: mashibuli "giaguaro"  
   Pianocoto: maipuri "giaguaro"
Gruppo Orientale: 
  Waiana: yauéri "giaguaro" (4)
  Urupui: yaueri "giaguaro" (4)
  Rucuyene: maipuri "giaguaro"
  Apalai: machipuri "giaguaro" 
Gruppo Occidentale: 
  Caraib: kahikushi "giaguaro" 
  Galibi: kaikusi "giaguaro" 
  Carif: gáigusi "giaguaro"  

(4) Prestito da una lingua Tupí.

Col passare del tempo, alcuni popoli di stirpe Caribe hanno cominciato a sentire l'esigenza di distinguere in modo chiaro il cane dal giaguaro, giungendo così a utilizzare nuovi vocaboli o locuzioni. Questi sono pochi esempi significativi: 
 
Carijona (Guaque): kaikuchi ekunu "cane"; kaikuchi
    anotona "giaguaro" 
Bakairí: ukodo "cane"; aká "giaguaro" 
Carib: pero "cane" (3); kaikusi "giaguaro"  

(3) Evidente prestito dallo spagnolo perro

 
I cani degli Incas

Il cane era ben noto agli Incas, che ne allevavano diverse razze, tra le quali una varietà senza pelo e un cane da pastore usato nell'allevamento dei due camelidi andini domestici, il lama e l'alpaca. Esistevano cani a muso lungo e a muso corto. Esisteva persino una razza simile al bassotto tedesco (Dachshund), oltre a una che ricordava il bulldog. Ovviamente si tratta di "convergenze evolutive". Ad occuparsi di questi antichi cani peruviani sono stati i seguenti studiosi: Tschudi (1844-1846), Nehring (1884), Reiss e Stubel (1880-1887), Gilmore (1950), Gallardo (1965). In epoca coloniale, il cronista di stirpe incaica Guamán Poma de Ayala (1534 - 1615) descrisse queste razze nelle sue opere.     

Varietà della lingua Quechua 
Proto-Quechua: *aʎqu "cane" 
Quechua classico: allqu "cane" 
  Cuzco: alqo, allqo "cane" 
  Ancash: allqo "cane" 
  Ayacucho: allqo "cane"  
  Cajamarca: allqo "cane"  
  Huanca:
  Huánuco: allqu "cane" 
  Imbabura: allku "cane"
  Incahuasi: allqu "cane" 
  Lamista: allku "cane" 
  Laraos: alqu "cane" 
  Quillcay: achcu, ashcu "cane"
  Santiago del Estero: allqo, ashqo "cane" 
 
Derivati 
  allqucha "cagnolino" 
  allquchay "burlarsi di qualcuno" 
  allqu china "cagna" (lett. "cane femmina")
  allqu isma "merda di cane" 
  allqu ispa "piscia di cane" 
  allqu kuru "verme di cane" 
  allquqa aychata achun "il cane porta via la carne" 
  hatun sach'a allqu "cane selvatico" 
 
Altre parole Quechua per indicare cani
Proto-Quechua: *ch'uli "cane da pastore"  
  Cuzco: ch'uli "cane da pastore"
  Ayacucho: chuli "cane da pastore"  
  Cochabamba: ch'uli "cane da pastore" 
Proto-Quechua: *phichu "cane" 
  Cuzco: phichu "cane" 
  Cochabamba: phichu "cane" 
  Santiago del Estero: pichu "cane"

Parole di sostrato 
  Ancash: chuschu "cagnolino" 
  Huanca: ashuti "cane"; pichi "cagnolino" 
  Lamista: kishki "cane"; kishichu "cagnolino"
      (parole amazzoniche)
  Santiago del Estero: kakchi, kaschi, kusku "cagnolino"
       (parole Kakán) 

Altre lingue parlate nell'Impero Inca 
Aymara: anu, anuqara "cane" 
Puquina: qomse "cane" 
Mochica: fanu "cane", biringo "cane senza pelo" 
Sechura: tono "cane"

Il cane pervuviano senza pelo è allevato ancora ai nostri giorni e si trova raffigurato su ceramiche di diverse culture preincaiche come Vicús, Mochica, Chancay, Chimú e Sicán. I nomi di questa razza in spagnolo sono i seguenti: perro calato, perro chimo, perro chimoc, perro chimú, perro de orquídea peruano, perro inca, perro peruano, perro peruano sin pelo, perro pila, perro sin pelo del Perú, perro sin pelo peruano, viringo. Il nome viringo, usato anche col senso di "nudo", è di origine Mochica. 
Il cane peruviano da pastore, denominato Chiribaya o perro pastor peruano (si ignora il suo vero nome), è attualmente estinto. A quanto pare aveva il pelo corto e giallastro. Sono stati trovati resti mummificati risalenti a circa 1.000 anni fa, che dimostrano l'esistenza di un suo culto.
Il cholo (Quechua: chulu) è descritto dal cronista Garcilaso de la Vega (1539 - 1616) come un cane non di razza, bensì bastardo e mordace. La parola è stata applicata anche ad esseri umani, per indicare i meticci nati da genitori europei e indigeni. Per ironia della sorte, proprio Garcilaso del la Vega fu uno dei primi meticci del Sudamerica. 
Attualmente la parola cholo (femminile chola) è usata nello spagnolo di diversi paesi dell'America latina, col significato di "meticcio", ma anche di "persona con tratti somatici degli indigeni". Infine esiste anche il senso di "gangster", particolarmente diffuso in Messico. Questo vocabolo si è diffuso dal Messico anche nell'inglese gergale degli Stati Uniti. La parola Quechua chulu "ibrido, bastardo", che prima della Conquista era applicata ad animali, non aveva distinzione di genere. Nella lingua dell'Inca non esisteva il concetto di genere grammaticale espresso tramite particolari desinenze: se proprio si vuone specificare che si tratta di una cagna, è necessario dire allqu china, alla lettera "cane femmina". Nelle attuali varità di Quechua si trovano forme femminili come chula, chola "meticcia", prese dallo spagnolo. 

 
Il caso dei cani della Terra del Fuoco
 
Nella Terra del Fuoco abitavano quattro notevolissime etnie: 
1) gli Shelk'nam, più noti come Ona; 
2) gli Haush, che chiamavano se stessi Manekenkn; 
2) gli Yámana, impropriamente chiamati anche Yahgan; 
3) gli Alakaluf, che chiamavano se stessi Kawesqar. 
Questi erano a quanto pare gli unici popoli della Terra i cui cani derivavano dal culpeo (Lycalopex culpaeus) e non dal lupo grigio euroasiatico (Canis lupus lupus).  
Questo tipo di cane, noto come cane fuegino (spagnolo perro fueguino o perro yagán), era chiamato wuisn (visne) /wisnʔ/ o šàhlki nella lingua degli Shelk'nam e yachala nella lingua degli Yamana. I Kawesqar settentrionali lo chiamavano kiurro (qyoro), mentre i Kawesqar centrali lo chiamavano chalki (salqhe). Per i Kawesqar meridionali è attestata la forma seloqhe. Ci è nota un'altra denominazione Kawesqar del cane, tshikouelé, la cui esatta attribuzione non è certa. 
Purtroppo non possiamo più accertare la verità. Gli Shelk'nam, trattati come immondizia dai coloni, soprattutto da quelli di origine scozzese, furono sterminati nel modo più aberrante e brutale. Cacciati come animali, avvelenati, distrutti dalle malattie importate, come il morbillo, finirono con l'estinguersi. Si nota che l'ostilità feroce nei confronti di questo popolo non risparmiava neppure i cani. Quando la popolazione di un villaggio veniva distrutta, anche i suoi cani venivano abbattuti senza pietà, in quanto considerati "brutti", "deformi", "innaturali". Erano tutti indegni pregiudizi: l'animale era di bell'aspetto, col manto bianco chiazzato di bruno. Sappiamo tuttavia per certo che esistono esemplari impagliati di cani fuegini; non è escluso che in futuro il loro materiale genetico possa essere estratto e studiato a fondo. 
La lingua degli Shelk'nam e quella degli Haush appartenevano alla famiglia Chon, tipica della Patagonia.   
 
Lingue Chon
Proto-Chon: *weʔačena "cane"
Tehuelche: wa(ʔ)čen "cane" 
   varianti attestate: uachen, vuachn, waachn, vuins 
   altre radici: kamhl "cane", shamehuen "cane" 
Teushen: wašna "cane" 
   varianti ortografiche: washna "cane"
   altre radici: jéljenoe "cane"
Shelk'nam: wisnʔ "cane" 
   varianti ortografiche: wuisn, visne, whiist, uéshn, etc.
   altre radici: hokrnó "segugio, cane corridore" 
   diminutivo: ská "cagnolino"  
Haush: wisna "cane" 
   varianti attestate: ishna "cane" 

Per approfondimenti, vedi Viegas-Barros (2006, 2015). In tutte le lingue della Terra del Fuoco, il nome del cane era ben distinto da quello del culpeo:  
 
Shelk'nam: wàhṣ "culpeo"
Kawesqar: kyúnčar "culpeo" 
Yamana: chiloe "culpeo"
 
 
Etimologia di culpeo  

Il nome culpeo ha la sua origine nella lingua Mapudungun, parlata dal fierissimo popolo cileno dei Mapuche, che un tempo erano conosciuti come Araucani. Questa è la forma originale della parola, trascritta nell'ortografia standard: 

külpew "culpeo" 
 
Probabilmente l'origine di questo zoonimo è da ricondursi a un vocabolo foneticamente simile: 
 
külpem "pazzo" 

Tradizionalmente i Mapuche considerano che il culpeo debba il suo nome alla parola che significa "pazzo", perché è un animale privo di paura, che non fugge dai cacciatori. Allo stato attuale delle mie conoscenze prendo per buona questa spiegazione, anche se potrebbe essere una semplice etimologia popolare. Moltissime parole Mapudungun sembrano derivate, tuttavia non si hanno elementi per ulteriori analisi. Un'altra possibilità è che sia piuttosto la parola che significa "pazzo" a derivare da quella che indica il culpeo. 
I Mapuche hanno sempre distinto in modo chiaro il culpeo dai loro cani, che erano tipicamente a pelo lungo. La parola Mapudungun per indicare il cane è trewa (thewa). Il cagnolino è invece chiamato kiltro.
Il culpeo è diffuso lungo tutta la cordigliera andina, arrivando fino in Colombia. In Quechua è chiamato atuq (atoq), parola tradotta comunemente con "volpe" (spagnolo zorro). In Aymara è chiamato qamaqi, atuqa o tiwula.

Una domanda angosciante:
il culpeo è coprofago? 

Si presenta un problema di non poco conto. Gli Shelk'nam avevano in sommo orrore la coprofagia, al punto che evitavano di mangiare la carne di animali mangiatori di escrementi umani. Quando i missionari cattolici portarono polli e maiali, dapprima gli Shelk'nam si rifiutavano di consumarne le carni, perché avevano visto tali bestie nell'atto di ingurgitare le feci delle persone. Quindi i casi sono due: 
1) Gli Shelk'nam non mangiavano la carne dei loro cani; 
2) I cani degli Shelk'nam, derivati dal culpeo, non erano coprofagi. 
Sappiamo che il culpeo è un carognaro, proprio come la volpe comune (Vulpes vulpes), con cui condivide numerose abitudini. Nel corso di una campagna di campionamenti sul campo, è stato scoperto che le volpi delle Highlands si cibano regolarmente delle feci dei cani (Lambin et al., 2018, 2019). Questo mi porta ad ipotizzare che anche il culpeo possa ingerire materia fecale. Sarebbe interessante poter disporre di maggiori informazioni.

Altri cani arcaici 

Esiste la concreta possibilità che prima dell'introduzione del cane derivato dal lupo grigio asiatico, esistessero nel meridione del Sudamerica cani di diversa origine, ottenuti dalla domesticazione di Dusicyon avus, un canide cerdocionino estinto in epoca abbastanza recente, circa 500 o 400 anni fa, secondo le stime più recenti (Prevosti et al., 2015). Quando furono esplorate le isole Falkland, vi fu trovata una specie endemica di canide che nell'aspetto ricordava un lupo. Questo animale, conosciuto come lupo delle Falkland, lupo antartico, lupo-volpe, volpe delle Falkland o volpe warrah, è stato studiato da Charles Darwin nel 1833, quando visitò le isole. Si è estinto qualche decennio dopo per via di una spietata persecuzione da parte dei Gauchos e dei pastori. È stato appurato che era proprio una sottospecie di Dusicyon avus. Gli è stato dato il nome scientifico di Dusicyon australis (Kerr 1792). Subito è sorto un problema: tale animale non sarebbe mai stato in grado di raggiungere e colonizzare le Falkland nuotando o giungendovi tramite tronchi flottanti. È stato ipotizzato che abbia utilizzato dei ponti di ghiaccio tra le Falkland e la terraferma, formatisi durante l'ultimo massimo glaciale (Austin et al. 2013). Questa è un'assurdità: l'animale non sarebbe riuscito a sopravvivere sull'arcipelago in condizioni tanto rigide. Doveva esservi stato portato più recentemente dagli esseri umani. Sono state poi trovate evidenze archeologiche dell'esistenza di una passata popolazione umana, estinta prima dell'arrivo degli europei; queste tracce sarebbero compatibili con la cultura degli Yámana (Hamley et al., 2021). Esiste quindi la probabilità che i lupi delle Falkland fossero semplicemente i discendenti dei cani di queste genti. Questo è il link all'interessantissimo articolo: 
 
 
 
I cani lanosi dei Chono  

I Chono, stanziati a nord delle isole dei Kawesqar fino all'isola di Chiloé, vivevano in condizioni di miseria estrema. Si cibavano di pesce, crostacei, molluschi e carne di mammiferi marini. Nonostante le temperature molto rigide, giravano quasi nudi. Le donne dovevano tuffarsi nelle acque per raccogliere il cibo. L'aspetto dei Chono era abbastanza inconsueto: avevano la pelle chiara ed erano comuni i capelli biondicci. Agli inizi del XVII secolo, nel corso di un loro viaggio, i due missionari gesuiti Melchor Venegas e Juan Bautista Ferrofino furono accolti dal cacique Talcapillán, che era un vero e proprio progressista. Aveva portato al suo popolo numerose innovazioni neolitiche. Praticava l'agricoltura: faceva crescere poche patate in un piccolo appezzamento. Queste patate venivano cucinate alla brace. Era riuscito a seminare anche del mais, che faceva molta fatica a crescere. Aveva poche pecora e alcuni grossi cani, che si distinguevano per una caratteristica: erano dotati di un pelo molto lungo, che serviva da lana per fare vestiti. Il cacique Talcapillán era un fautore della lingua dei Mapuche, che voleva far adottare alla sua gente: il suo stesso nome era Mapudungun e significava "Spirito del Tuono". Era anche un acceso sostenitore del Cristianesimo e non vedeva di buon occhio l'uso della droga: credeva che il Demonio operasse nelle cerimonie tradizionali e nella masticazione di foglie di coca importate. Patate, cereali, cani lanosi, una nuova lingua, una religione straniera, erano invece cose che lo entusiasmavano, proprio perché le percepiva come utili e moderne. Il problema è che la modernità porta con sé l'Oblio. Purtroppo non conosciamo il nome che i Chono davano al cane. Per approfondimenti si rimanda a Cárdenas (1991), Trivero Rivera (2005), Urbina Burgos (2007).   

Altre letture utili: