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giovedì 20 agosto 2020

BRUCE STERLING E LA PROFEZIA SULL'ESTINZIONE DEI BLOG

Il 16 marzo 2007 è stata riportata sul quotidiano La Stampa, nella sezione Tecnologia, una notizia a dir poco singolare: Bruce Sterling al South by Southwest Festival di Austin (Texas) ha dichiarato che i blog sono in via di estinzione, aggiungendo che entro un decennio, nel 2017, la stragrande maggioranza di tali portali sarebbe scomparsa. Ecco il link al (poco) mirabile articolo: 
 
 
I giornalisti come al solito hanno concepito un titolo in grado di generare fraintendimenti. Il lettore medio entra a malapena negli articoli, di cui legge in modo disattento poche righe. Così è l'impatto del titolo ad essere determinante nel formare l'opinione pubblica. Il problema è questo: dal titolo si sarebbe dedotto che nel 2017 ci sarebbe stato un evento catastrofico, come l'impatto di un asteroide, che all'improvviso avrebbe spazzato via l'intera blogosfera mondiale. I giornalisti hanno trasformato le dichiarazioni di Sterling in qualcosa di simile alla famosa "Profezia del Maya" che nel 2012 avrebbe dovuto colpire il pianeta (e che si è rivelata una merdata colossale). In realtà Sterling non ha mai parlato di un annientamento subitaneo: alludeva soltanto a un declino e a un lento processo di sfacelo che avrebbe infine portato alla quasi estinzione dei blog. Stramaledetti giornalisti, che fanno deformazione anziché informazione! Ecco alcuni estratti:
 
“Ci sono cinquantacinque milioni di blog, qualcuno di loro deve essere buono”, ha detto Sterling, ripetendo ironicamente lo slogan che campeggia sul portale Technorati. “In realtà, non è così. Non sono buoni e nel giro di dieci anni ne rimarranno pochi. Sono un fenomeno passeggero”. E neanche poi troppo innovativo, ha concluso, più che altro una declinazione in larga scala delle vecchie forme di comunicazione tribale.
 
Interessante notare che nel frattempo si è estinto proprio il portale Technorati, da lungo tempo ingorgato e inservibile, meno utile di un peto sulfureo. 
 
E ancora: 
 
Poche ore dopo aver sconvolto la platea di blogger radunati ad Austin (da festival essenzialmente musicale, il SXSW sta diventando sempre più un raduno high tech, con decine di incontri dedicati a Internet e alle nuove tecnologie), Sterling ha utilizzato proprio un blog, quello che cura su Wired.com, per puntualizzare alcuni aspetti del suo intervento. 
 
Vista la reazione del pubblico sconvolto dalla Profezia, il Texano avrebbe fatto qualche precisazione: 
 
“Non credo che i blog siano una moda destinata a svanire”, ha scritto. “Ma che sta svanendo la forma originaria del blog: noi usiamo ancora quel termine, ma ormai non coincide più con lo sviluppo di Internet”. Sterling fa riferimento a YouTube, a Flickr, a MySpace, ai social network. “E’ questo ciò che intendevo quando ho detto che non ci saranno più blog nel giro di dieci anni. Ci saranno un sacco di contenuti post-blog. Megatoni di importanti contenuti. Ma non blog”.   
 
(Nota: Immagino che un originale megatons sia stato tradotto con "megatoni", anche se lo scrittore intendeva certamente dire "milioni di tonnellate"!)
 
Questo è il link al post di Sterling: 
 
 
Peccato che sia un link rotto: nel frattempo il blog dell'augusto texano si è estinto! Come mi secca avere sempre ragione! 
 
Come spesso accade, risulta essenziale confrontare le cose scritte dai giornalisti italici con le fonti in inglese da cui hanno attinto. Infatti in alcuni casi mi sono imbattuto in articoli presi per intero e copiati per poi inserire nel traduttore di Google. Da allora sono abbastanza cauto. Cercando nel Web, ho facilmente trovato un articolo che in teoria dovrebbe riportare il discorso di Sterling verbatim ab origine. È apparso sul quotidiano online The Register e si intitola Bruce Sterling gives blogs 10 years to live. Come se fosse l'annuncio di una diagnosi di cancro. Sempre il solito pacchiano sensazionalismo giornalistico. 
 
 
Questo è un estratto particolarmente significativo: 
 
Science fiction writer and professional pundit Bruce Sterling has cracked bloggers with the extinction stick, saying the plebs will crawl back into their ooze by 2017.

"There are 55 million blogs and some of them have got to be good," Sterling said, during a speech here at the SXSW conference in reference to the slogan on blog search site technorati.com. "Well, no, actually. They don't."

"I don't think there will be that many of them around in 10 years. I think they are a passing thing." 
  

Ho preso il testo e l'ho messo tal quale nel traduttore di Google. Questo è il risultato, da confrontare con l'articolo in italiano: 

Lo scrittore di fantascienza ed esperto professionista Bruce Sterling ha incrinato i blogger con il bastone dell'estinzione, dicendo che la plebe tornerà a strisciare nella sua melma entro il 2017.

"Ci sono 55 milioni di blog e alcuni di loro devono essere buoni", ha detto Sterling, durante un discorso qui alla conferenza SXSW in riferimento allo slogan sul sito di ricerca di blog technorati.com. "Beh, no, in realtà. Non lo fanno."

"Non credo che ce ne saranno così tanti in giro tra 10 anni. Penso che siano una cosa passeggera".

 
Spettacolare! Almeno i giornalisti italici non hanno scritto che Sterling ha incrinato i blogger con il bastone dell'estinzione e non hanno maledetto le plebi!!! :) 
 
Poi tutto dipende da cosa gli astanti hanno capito davvero delle dichiarazioni di Sterling. Siccome la lingua che parla abitualmente è meno comprensibile di un idioma alieno, i fraintendimenti sono all'ordine del giorno. Che un ascoltatore sia o meno di lingua madre anglosassone, le difficoltà sono notevoli. Non dimenticherò mai quella volta in cui un giornalista napoletano, incapace di capire il neotexano, ha trasformato il Guru del Cyberpunk in un pistolero!  
 
Il punto è questo, con buona pace di Sterling. I blog sono irrilevanti. Che muoiano o meno non significa proprio nulla. L'essenza di un blog è di per sé meno importante della cacchina depositata da uno scarafaggio sul pavimento di una latrina! Presi singolarmente, questi portali contano meno delle feci di una mosca su uno specchio in un bordello indiano. Non sono i blog ad essere morti, bensì la Blogosfera!
 
Tanatologia blogosferica
 
La Blogosfera non è definibile come la semplice somma algebrica dei blog che la compongono. All'epoca in cui la Blogosfera era una realtà in espansione, era un insieme di proprietà emergenti, date dai legami tra i blogger, dalle loro continue interazioni, dal flusso di informazioni. Queste proprietà si esprimevano nei modi più svariati. Esisteva il blogroll, in cui venivano linkati un gran numero di blog di persone con cui si interagiva. Nei post erano spesso incorporati i link a post altrui, i commenti che formavano spesso estesi thread. In alcuni casi queste discussioni avevano la mole di poemi epici e contenevano autentiche gemme. Tutte queste cose sono svanite nel Nulla. Se la Blogosfera nel 2007 era paragonabile a un pianeta vivo come la Terra, con i suoi complessi cicli, oggi esiste soltanto la desolazione di Plutone! Dove un tempo fiorivano ecosistemi rigogliosi e caotici, oggi si scorgono soltanto rocce nude e gelide alla deriva nell'Abisso!
 
Contenuti post-blogosferici  
 
Bruce Sterling, nel suo ottimismo gioviale, nel 2007 si diceva convinto che dopo un decennio sarebbero comunque esistiti moltissimi contenuti interessanti nel Web. Aveva ragione! Non esito a dire che posso fornirne qualche esempio. Un fan della Ferrigni riporta la ricetta di una torta ottenuta dalla cacca della sua biondissima diva e aromatizzata al castoreo, l'aroma di vaniglia ottenuto dalle ghiandole anali dei castori: un'autentica ghiottoneria giannesca! Sono state posate le fondamenta del Tempio dei Coprofagi! Questo è un piccolo passo per il post-blogger, ma un passo gigantesco per l'umanità! Grazie all'incessante lavorio di qualche eroe post-blogosferico stanno ritrovando vigore alcune vecchie leggende. Mi sono imbattuto nella storia di Rod Stewart quasi morto per aver ingerito un'immensa quantità di sperma, donato da un folto gruppo di marinai nerboruti!

martedì 4 settembre 2018


LA MATRICE SPEZZATA

Titolo originale: Schismatrix
Autore: Bruce Sterling
Anno: 1985
Paese: Stati Uniti 
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera, fantabiologia,
     fantagenetica, cyberpunk 
Edizioni italiane:
   
1) 1986 Cosmo. Collana di Fantascienza 171, Editrice Nord
Traduzione: Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
    2) 1995 Narrativa Nord 55, Editrice Nord
Traduzione: Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
ISBN: 8842908622
    3) 2005 Urania Collezione 032, Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione: Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
    4) 2006 Piccola Biblioteca Oscar 458, Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione: Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
ISBN: 8804551755
Titoli tradotti:
  Cismatrix (Spagna)
  La Schismatrice (Francia)
  Схизматрица (Russia)
  Шизматриця (Ucraina) 

Trama:

La specie umana si è diffusa nell'intero sistema solare, dando origine a un grandissimo numero di colonie, in pratica micromondi simili ad isole, allignanti anche negli ambienti più estremi. Una colonia può essere una base situata su un pianeta o su un asteroide, ma anche un habitat artificiale in orbita intorno al Sole. L'insieme di tutti questi mondi-isola è conosciuto con il nome di Matrice spezzata. Una denominazione assai singolare, che si sipega in questo modo: "Matrice" perché è l'estensione del genere umano nel Cosmo, "spezzata" perché discontinua, costituita da un insieme di ambienti non direttamente comunicanti. La locuzione Matrice spezzata è una traduzione immaginifica dell'originale Schismatrix, una parola-macedonia formata a partire da schism "divisione" e da matrix "matrice". La Matrice Spezzata non si trova in condizioni di pace. Ovunque la scena politica è dominata dalla contrapposizione di due potentissime congreghe settarie: i Meccanisti (Mechanists) e i Plasmatori (Shapers). I Meccanisti hanno trovato il modo di prolungare la vita umana tramite protesi, innesti e altri ritrovati tecnologici, in pratica trasformando gli esseri umani in cyborg. Per contro, i Plasmatori hanno ottenuto lo stesso scopo manipolando il genoma e creando esseri transumani dotati di proprietà sorprendenti. Se si volesse disegnare una mappa politica della Matrice spezzata con i centri di irradiazione, gli avamposti e le zone d'influenza delle due parti contrapposte, si otterrebbe un mosaico di grande complessità. Sia i Meccanisti che i Plasmatori hanno loro basi nelle colonie della cintura asteroidale. Il protagonista del romanzo, la cui trama è troppo complessa per essere condensata in poche righe, è Abelard Lindsay, cittadino della Repubblica Corporativa Circumlunare del Mare Serenitatis. Partigiano dei Plasmatori, Lindsay tenta di opporsi ai cartelli dei Meccanisti, che hanno un'influenza sempre maggiore sull'aristocrazia della Repubblica. Assieme a Philip Constantine e a Vera Kelland, Lindsay porta avanti una dura battaglia antimeccanista. A un certo punto, Abelard Lindsay e Vera Kelland decidono di suicidarsi in una forma estrema di protesta. La donna riuscirà nel suo intento, mentre l'uomo fallirà, venendo così etichettato da Philip Constantine come traditore. Viene accusato di aver ucciso il proprio zio, il cui assassinio è in realtà opera di Constantine. Bandito dalla sua nazione, Lindsay è costretto a trovare riparo nello Zaibatsu Circumlunare del Popolo del Mare Tranquillitatis, abitato dai Cani solari, un'accozzaglia di feccia criminale composta da esuli e reietti provenienti da ogni parte della Matrice spezzata. Questo è soltanto l'inizio di una vorticosa serie di avventure, fughe e di colpi di scena. A un certo punto fa la sua irruzione nel sistema solare una specie di alieni avidi di beni materiali e avarissimi, simili a giganteschi tirannosauri rachitici con la pelle di polli spennati. Sono gli Investitori, in pratica dei Paperoni cosmici. La loro comparsa placa il conflitto tra Meccanisti e Plasmatori, che iniziano a praticare scambi economici. La pace dura poco: il perfido Constantin riesce a impadronisti del potere nell'influente Consiglio dell'Anello. Si arriverà al titanico scontro mentale tra Lindsay e Constantine. Il primo uscirà vincitore e si riconcilierà con lo sconfitto, prima che questi si suicidi. Contattato da un'enigmatica intelligenza siderale, il protagonista deciderà di seguirla, vincendo la biologia e diventando un essere incorporeo simile a vento, destinato a viaggiare in eterno negli abissi cosmici. Un destino invidiabile!  

Recensione:

Un capolavoro ricchissimo di spunti di riflessione, che ci mostra molte meraviglie difficilmente concepibili da mente umana. Molte meraviglie e molti orrori. Immergersi nella sua lettura è un'esperienza quasi mistica, che di certo non si dimentica. Il romanzo è ambientato nel futuribile universo denominato Mechanist/Shaper, plasmato dalla fantasia di Sterling in un ciclo di cinque racconti pubblicati nel biennio 1982-1984. Questi sono i titoli: 

1) Swarm
2) Spider Rose
3) La Regina Cicala (Cicada Queen)
4) Giardini sommersi (Sunken gardens)
5) Venti evocazioni (Life in the Mechanist/Shaper Era: Twenty Evocations)

Nel 1989 i racconti del ciclo Mechanist/Shaper sono stati pubblicati nell'antologia Crystal Express, la prima dello scrittore texano; nel 1996 sono stati raccolti assieme al romanzo in un unico volume intitoltto Schismatrix Plus. Sono stato particolarmente colpito da Swarm, pubblicato per la prima volta nell'aprile del 1982, in The Magazine of Fantasy & Science Fiction. Da piccolo ero molto curioso. Seguendo mio zio S. (RIP), che era un apicoltore, ho frugato nel sottotetto di un alveare, imbattendomi in alcune meraviglie. Sono stato morso su un polpastrello da un bellissimo e pingue ragno crociato, che ho avuto l'idea di accarezzare sul ventre vellutato, sensualissimo. Ho anche visto una farfalla sfinge testa di morto, e mi sono interrogato sulla natura di quel macabro disegno sul suo torace. Mio zio mi ha spegato che quella creatura arreca danni agli alveari. Ebbene, Bruce Sterling è stato ispirato dai complessi ecosistemi degli alveari e dei formicai. In Swarm descrive una colonia di una specie aliena non intelligente inseduata su un asteroide, la cui comunità funziona in modo non troppo dissimile ai nidi degli imenotteri, con i loro simbionti e i loro parassiti. Lo Sciame ospita superstiti di specie aliene degenerate che hanno perso la loro autosufficienza, vivendo in condizioni di commensalismo. Affascinante! In quest'epoca degenerata, in cui la Fantascienza può dirsi defunta, questi sublimi concetti potrebbero funzionare come le scariche elettriche del dottor Victor Frankenstein, rianimando ciò che ormai giace immobile!

Trapianto fecale 

Forse la mia conoscenza della letteratura è difettosa, ma credo proprio che Bruce Sterling sia stato il primo a porsi il problema della flora batterica intestinale dell'essere umano nello spazio. Nella vecchia fantascienza eroi ed eroine viaggiavano da un pianeta all'altro e il loro organismo funzionava sempre alla perfezione, in qualunque nuovo ambiente si recassero - come se sussistesse una perfetta compatibilità del loro microbioma con i microrganismi allignanti su mondi alieni abbastanza isolati. Nessuno si poneva domande scatologiche e l'universo somigliava a un unico gigantesco villaggio dei Puffi, privo di morbi e di inconvenienti imbarazzanti come la diarrea profusa. La procedura descritta dallo scrittore texano è concettualmente molto semplice: si uccide la flora batterica intestinale del viaggiatore e se ne immette una nuova, compatibile con il nuovo ambiente. Certo, c'è da capire se un essere umano possa in concreto sottoporsi a un gran numero di simili operazioni nel corso della propria vita, anche considerando che dovrebbe cambiare di nuovo flora al rientro sul pianeta natio.

La merda commestibile di Kitsune

La prostituta plasmatrice Kitsune, che a dispetto del nome giapponese (significa "volpe", ossia "demone") è una statuaria donna mandingo, lo dice chiaramente: "Sono più pulita di un ago nuovo di zecca, e niente che tu non possa bere come il vino o mangiare come zucchero candito lascia il mio corpo". Si aprono panorami di fantasie coprofaghe senza limiti. Cessa una delle massime barriere imposte dalla Natura: la repulsione verso le feci. Immaginate se queste scorie diventassero commestibili grazie all'ingegneria genetica, gustose e fragranti come biscotti, petali di violetta immersi in sciroppo di glucosio, o addirittura praline di cioccolato! Cessa in questo modo anche l'altro grande limite biologico: il fatto che un grammo di escrementi di un umano adulto contiene da 10 a 100 milioni di unità formanti colonia (UFC) di Escherichia coli, un batterio indice di contaminazione fecale, in grado di produrre devastanti gastroenteriti a chiunque ne ingerisca una sufficiente carica. Senza contare altri patogeni come la Salmonella, il vibrione del colera e l'Helicobacter pylori, per non parlare dell'ameba e della possibile presenza di uova di parassiti come gli ascaridi. Ebbene, la bella Kitsune non presenta nessuno di questi problemi: la sua merda è del tutto priva di contaminanti ed è sana come un dolciume. La si può masticare e ingoiare allegramente, ripulendo poi lo sfintere anale con la lingua dai residui di cioccolata. Le 120 giornate di Sodoma possono così realizzarsi senza pericoli sanitari. Il Divino Marchese non è mai arrivato a spingere la sua immaginazione così lontano. Grazie Bruce per averci fatto sognare, il tuo è un contributo letterario che meriterebbe il Nobel!

Kitsune e Lindsay all'opera

Anche se l'orina di Kitsune è gradevole e inebriante come lo spumante, anche se il suo sterco è come nutella ricca e cremosa, Abelard Lindsay fa sesso con lei in modo non troppo originale. Ecco la scena: 

- Vieni qui - lei l'invitò. - Metti la tua bocca sulla mia.
Lindsay si trascinò in avanti e le buttò le braccia al collo. Lei gl'infilò la lingua rovente nel profondo della bocca. Sapeva di spezia.
Era come un narcotico. Le ghiandole della bocca di Kitsune trasudavano droga.
Si stesero sul pavimento davanti agli occhi della vecchia con le palpebre semiabbassate.
Le braccia di lei scivolarono sotto il suo kimono allentato. - Plasmatore - disse - voglio i tuoi genetici. Tutto sopra di me.
La sua mano calda l'accarezzò. Fece quello che lei gli aveva detto.

I "genetici" di cui parla Kitsune altro non sono che la sburra, nel caso qualcuno non lo avesse capito: la plasmatrice vuole che il suo amante le spruzzi addosso fiotti impetuosi di liquame seminale. Non essendo uno scrittore pornografico, il texano evita di presentarci la scena nei minimi dettagli, descrivendo le contrazioni dei dotti seminali durante l'orgasmo del protagonista, le masse di albume maschile che sfrigolano sul corpo sensuale della fallofora. Se vogliamo, la traduzione "genetici" è imprecisa. Il testo originale ha genetics, che andrebbe tradotto con "genetica". Così "I want your genetics" significa "voglio la tua genetica", più che non "voglio i tuoi genetici". Creando il suo gergo, Sterling applica al sostantivo genetics "genetica" uno slittamento semantico, dando alla parola il significato di "sperma". Invece genetic "genetico" in inglese è un aggettivo, non un sostantivo.


Sterling usa sempre genetic come aggettivo nella sua opera. Come ben si sa, gli aggettivi in inglese sono invariabili al plurale. Le cose sono più complesse quando l'aggettivo è sostantivato. Ci sono due tipi di aggettivi sostantivati:

1) quelli che hanno solo una forma dotata di sigmatismo -s e significato collettivo. Es. news, greens, empties, finals, sweets; 2) quelli che hanno solo la forma senza sigmatismo, usata sempre con l'articolo the. Es. the dead, the English, the rich.

In genere sono forme stereotipe, consacrate dall'uso comune. Appare chiaro che non si possono sostantivare arbitrariamente aggettivi dotti. In particolare genetic non può essere sostantivato e non può rientrare nella categoria 1). L'interpretazione di genetics come a sostantivazione dell'aggettivo genetic con aggiunta del suffisso del plurale deve essere considerata un abuso del traduttore, il cui inglese è di certo scolastico. Quando una conoscenza è scolastica, di certo è legnosa, forzata, approssimativo o addirittura erronea. La piaga dei traduttori poco competenti continua a fare danni nei decenni, dato che le traduzioni non vengono riviste. Inoltre con la pubblicazione tramite file word o d'altro tipo, accade che gli stessi refusi, gli stessi errori si ritrovino in automatico propagati, senza possibilità di essere corretti.

Drenaggio di seme in un albergo sexy

La perversa fantasia dei Plasmatori sembra non conoscere limiti. A un certo punto della narrazione il protagonista e la sua allegra compagnia giungono in un ambiente abitativo in cui tutto, soffitto, pavimento e pareti, è fatto di tessuti viventi. Si tratta di una spaventosa entità chiamata Muromadre, che consiste di quattrocentomilaottocentododici tonnellate di carne ricoperta da pelle vellutata! La superficie cutanea, che emette feromoni erotici quando l'organismo è in stato di eccitazione sessuale, è cosparsa da orifici che possono essere usati come cavità copulatorie. Gli ospiti sono liberi di sfregarsi, di penetrare gli sfinteri e di emettere liberamente il loro seme, ma sono avvisati da un'accompagnatrice che esso verrà raccolto e usato per produrre nuove vite, la cui proprietà appartiene alla Muromadre. Si tratta del cosiddetto "diritto della fecondità", secondo cu "le eiaculazioni maschili diventano proprietà del ricevente", secondo un "antico principio femminile". Seguono alcune precisazioni politiche: "Qualunque bambino generato dagli uomini del vostro gruppo avrà la completa cittadinanza. Tutti i muro-figli sono ugualmente amati. Si dà il caso che io sia un clone perfetto, ma mi sono guadagnata il mio posto per i miei meriti, nell'amore della Madre." Potremmo benissimo parlare della rinascita di uno spaventoso culto neolitico della fertilità, la cui idea portante si è insinuata nei deliri dei Transumanisti chiamati Plasmatori.

La perversione di una regina aliena

La fervida mente di Sterling non si è limitata ad esplorare le vastità delle perversioni umane e delle parafilie che ne gemmano senza sosta: si è inoltrata persino nel campo delle perversioni di una specie aliena, sondandole nell'intimo! Ecco un memorabile brano in cui viene descritto il comportamento aberrante di una regina della specie rettiliana degli Investitori: 

Dopo anni di ricerche, Lindsay aveva ricostruito la verità del crimine del comandante.
Le regine inserivano le loro uova in tasche simili a uteri dei loro maschi. I maschi fecondavano queste uova e le portavano a maturazione nelle tasche. I guardiamarina neutri controllavano l'ovulazione tramite una complessa pseudoovulazione ormonale.
La regina criminale aveva ucciso il suo guardiamarina in un parossismo di passione e aveva insediato un maschio comune al suo posto. Ma senza un vero guardiamarina, i cicli della sessualità si erano distorti. La prova di Lindsay la mostrava nell'atto di distruggere una delle sue uova malformate. Per un investitore, questa era la peggiore delle perversioni, peggiore ancora dell'assassinio: danneggiava gli affari.
 

In queste poche righe sono collassati interi universi concettuali. Per farlo ci vuole una certa dose di genialità, su questo non ci possono essere dubbi. Ogni volta che poso gli occhi su questo brano mi sembra di sentire il pungente odore del tuorlo e dell'albume dell'uovo malformato distrutto!  

Le Aragoste

Innumerevoli sono le comunità e le culture che prosperano nella Matrice Spezzata. Tra gli esseri più bizzarri possiamo senz'altro menzonare le Aragoste, descritte come "creature del vuoto, post-umani senza volto". La descrizione è inquietante: "Assicurato dalle cinghie davanti al suo quadro di comando, Aragosta era un frammento d'ombra. Era ermeticamente chiuso all'interno d'una tuta spaziale permanente d'un nero opaco, imbozzolato in grumi di macchinari interni e costellato di lucidi spinotti d'oro." Se ci riuscite, immaginate un uomo fluttuante nello spazio per l'intera durata della sua esistenza, imprigionato nel suo scafandro ormai saldato ai tessuti biologici, con gli occhi e le orecchie collegati ai sensori intessuti nella tuta. Le funzioni corporali come la nutrizione e l'idratazione sono assicurate da un complesso sistema incorporato al sistema di sopravvivenza della tuta, comprensivo di un apparato per riciclare gli escrementi. Provate a pensare alle condizioni di quel corpo, macerato, sfigurato, corroso dallo smegma e dal sudore. Più che uno scafandro o una tuta, l'Aragosta ha come dimora una bara, atta a preservare il Nero Siderale dalla contaminazione, dai lezzi cadaverici e dal percolato prodotto dal corpo sofferente. L'annientamento della biologia non è lontano.  

Inglese geroglifico

Leggendo Schismatrix in lingua originale abbiamo l'impressione di trovarci di fronte a un'opera scritta nella lingua di Shakespeare, anche se il Bardo avrebbe trovato molto ardua la sua comprensione. In realtà si tratta di un'opera interamente redatta in un sistema di scrittura geroglifico. Chiunque abbia incontrato di persona Bruce Sterling e lo abbia sentito parlare, mi capirà al volo: la lingua in cui si esprime è incredibilmente evolutiva e distante persino dall'americano standard, al punto che si fa non poca fatica non soltanto a comprenderla, ma anche a distinguerne i fonemi. Possiamo dire che l'ortografia inglese abbia perso la sua capacità di codificare una scrittura alfabetica. Non commetteremmo errore nell'affermare che l'opera sia stata pensata in una lingua e scritta in un'altra! 

sabato 25 marzo 2017

ETIMOLOGIA DI GRAND MOFF


Nel corso degli anni mi sono interrogato molte volte sul perché l'odioso Governatore Tarkin sia noto come Grand Moff. Sono convinto che moltissime persone nel Web e prima del Web si siano poste la stessa domanda. Senz'altro sull'aggettivo Grand non può sussistere il benché minimo dubbio (l'inglese grand è dal francese grand ed è un esito del latino grandis, proprio come l'italiano grande), mentre l'epiteto Moff si è dimostrato a lungo un enigma, tanto da far pensare che il suo ideatore lo abbia inteso come un termine di adstrato o di superstrato di origine extraterrestre. Per purissimo caso sono giunto a trovare una soluzione decisamente ragionevole.

Tutto è cominciato quando mi sono visto comparire nella home di Facebook un post di una carissima amica dei tempi di Splinder, da sempre convinta dell'esistenza di un nesso ontologico tra Nazionalsocialismo e Islam. Credo che sia per questo che ha pubblicato una foto, chiaramente in bianco e nero, che mostrava il Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini nell'atto di passare in rassegna un gruppo di Waffen-SS bosniache di religione islamica. Accade spesso che immagini di questo tipo siano addirittura presentate come la prova delle origini islamiche delle dottrine di Adolf Hitler, cosa che definire opinabile sarebbe di certo eufemistico. Per inciso, l'uso di truppe musulmane bosniache e albanesi nelle SS si rivelò catastrofico, al punto che ci fu lo scioglimento delle tre divisioni Handschar, Kama e Skaderberg. Ogni volta che mi imbatto nella tesi del fantomatico "Reich islamico" abbandono il post e passo ad altro. L'esperienza mi mostra che l'equazione propagandistica Nazismo = Islam è qualcosa di simile a un dogma religioso. Esula dallo scopo di questo articolo mostrare che le dottrine del Mein Kampf e il concetto di Jihad hanno diversa origine e natura, così ne parlerò in un'altra occasione. 


Nonostante quanto da me riassunto, quando ho visto la foto di Amin al-Husseini e delle SS bosniache qualcosa mi ha trattenuto. Un commentatore se ne era uscito con una battuta brillante, chiamando il Gran Muftì di Gerusalemme con il divertente nomignolo Ammuffit, ovviamente calcato sull'italiano ammuffito. Il riferimento doveva essere alle muffe, ossia alle micosi, alla pelle morta e allo smegma. Di colpo ho capito tutto. Sono stato còlto da un improvviso lampo di intuizione. Ecco l'etimologia cercata a lungo e invano! Grand Moff è una semplice derivazione di Grand Mufti. La pronuncia piana inglese /'mʌftɪ/ ha quindi ispirato l'epiteto, pronunciato /mɔf/ nei dialetti britannici e /mɒ:f/, /ma:f/ nei dialetti americani. Non pare inverosimile che tale mutamento si potrebbe produrre nel corso dei secoli - anche se a giudicare dalle tendenze evolutive delle parlate neoinglesi potrebbe accadere di peggio, visto che l'aggettivo grand mostra già la tendenza ad essere pronunciato /gwɛ:n(dʒ)/, /gwɛən(dʒ)/. L'ineffabile Bruce Sterling nel suo idioma neotexano trasformerebbe il povero Grand Moff Tarkin in GWEA MAA TSAGHE, mentre Grand Mufti of Jerusalem diventerebbe addirittura GWEA MAFFE OJIWÚSALA

L'origine ultima del titolo Muftì è il vocabolo arabo muftī "giudice", "esecutore legale", che viene dal verbo fata "egli dà una decisione (legale)", a sua volta da afta "dare". Si noti il tipico prefisso agentivo mu-. Sapendo queste cose è facile capire che la radice è la stessa di fatwa "decisione legale", "sentenza". Questa etimologia araba di Moff è tanto più convincente se si pensa che in origine si scriveva Mouff, verosimilmente pronunciato /mu:f/. Senza senso sono le etimologie popolari escogitate da fan privi di conoscenze filologiche. Alcuni hanno pensato a un acronimo imperfetto di Main Officer Manager, ma questi sono sprovveduti che reputano acronimi anche le parole shit e fuck, costruendosi ridicole narrazioni. Altri hanno proposto una forma olandese mof "tedesco" (dispregiativo, pl. Moffen). Altri ancora propendono per il tedesco Muff, tradotto con "persona orribile". Sia l'olandese mof che il tedesco Muff, che sono senza dubbio termini colloquiali, risalgono al tedesco Muff "muffa" (sinonimo di Schimmel) ... e si ritorna al Grande Ammuffit! A parer mio Grand Mufti resta un'opzione migliore di forme come mof e Muff, dato che ha vasta diffusione e che richiede uno slittamento semantico meno drammatico.

A questo punto resta soltanto da comprendere perché nell'Impero di Star Wars per designare un militare di rango elevato sia stata scelta una denominazione derivata dal nome di un'autorità religiosa islamica sunnita. La soluzione non è difficile. Non è impossibile che le idee che connettono il Nazionalsocialismo all'Islam godessero di un certo seguito negli States già negli anni '70 dello scorso secolo, ben prima che George W. Bush se ne uscisse a parlare di "fascisti islamici". Non appare quindi assurdo che, dovendo battezzare un terribile cattivone, lo stesso Lucas abbia provveduto ad alterare il titolo dell'uomo che era creduto addirittura il burattinaio di Hitler e di Himmler. I teorici dell'equazione Nazismo = Islam cadono infatti in un interessante paradosso logico che contraddice le loro stesse premesse. Se da una parte definiscono Hitler metro e misura del Male, una singolarità nella Storia, dall'altra lo ritengono ispirato dal Grande Ammuffit, quindi non indipendente nella sua malvagità. Per classificare in modo sensato i soggetti genocidari sarebbe richiesta la conoscenza dettagliata dell'intera estensione del passato e del futuro del genere umano, cosa che è impossibile. Si converrà tuttavia che non è mai vissuto su questo mondo un genocida paragonabile al distruttore di Alderaan, o nessuno di noi sarebbe qui a parlarne. 

domenica 13 marzo 2016

L'INCONTRO CON BRUCE STERLING: UN'ESPERIENZA DEVASTANTE

Lo scrittore americano Bruce Sterling scrive in un ottimo inglese, peccato che non parli affatto la stessa lingua. Questo è un breve glossario del texano da lui parlato, che ho messo assieme basandomi sul suo intervento alla Convention Connettivista del 28-29 ottobre 2012, tenutasi a Roma.

AGMEWIEWE /agmewi'ɛwe/ = augmented reality
INEGUERE /ine'gwɛre/ = integrated
INENEA /ine'nea/ = internet
KANSE /'khanse/ = concept
KAZMEGOWA /kazme'gɔwa/ = cosmic horror
MAQUASA /'makwasa/ = Microsoft
MEMWE /'mɛmwe/ = memory
NOMOWIEWE /nomowi'ɛwe/ = normal reality
PALA /'phala/ = pilot
PHAA /pha:/ = power
QUENYA /'kwenja/ = Ucraina
SABAWOWO /saba'wɔwo/ = cyberwarrior
VECHOWIEWE /vetʃowi'ɛwe/ = virtual reality
WAQUEA /wa'kwɛa/ = Lovecraft
WIRO /'wiro/ = little

Non solo per lui "Internet" suona come per noi "In Enea", ma è stato capace di parlare di Manzoni e dei Promessi Sposi senza che delle parole italiane si cogliesse una benché minima eco.

Già mi ero imbattuto in un parlante della stessa lingua durante un convegno scientifico, ed ero riuscito a trascrivere altre voci simili, potendo così effettuare un confronto con i tratti fonetici più tipici:

CHAANDJE /'tsa:ndʒe/ = challenges
IGNOMEGO /ig'nɔmego/ = economical
NESAWE /'nesawe/ = necessary
NUQUIOPHAA /'nukwjopha:/ = nuclear power
PAUSE /'phause/ = policy, policies
QUAME /'kwame/ = climate
WIÑUBO /wi'ɲubo/ = renewable
WIÑUBWENDJE /wiɲubw'ɛndʒe/ = renewable energies

Non oso pensare a un reading con brani tratti dalla Matrice Spezzata in lingua originale da parte dello stesso Sterling: se Shakespeare fosse presente, di certo direbbe che a scandire la lettura è un Mohicano o un Wampanoag. Faccio i miei vivissimi complimenti a Francesco Verso, che ha funto da interprete alla Convention: egli conosce il texano di Sterling alla perfezione, oltre a numerose altre lingue neoinglesi. La sua traduzione mi ha aiutato non poco a compilare il glossario. Devo comporre un dizionario completo - che un giorno presenterò allo stesso Sterling (già mi immagino il suo immenso stupore, dato che di certo è assurdamente convinto che l'inglese sia una lingua unica e monolitica) - in modo che questa stramba parlata non abbia più misteri per nessuno.

sabato 30 maggio 2015


ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA
FINE DELLA BLOGOSFERA

I blog sono sempre più in uno stato comatoso, hanno perso ogni vitalità e non sono capaci di apportare allo stato delle cose alcun mutamento significativo. Inutile sperare che da un blog giungano le parole di un nuovo Bodhisattva o del Messia. Non a caso Bruce Sterling nel 2007 ha preconizzato l'estinzione della blogosfera entro una decina di anni. Penso che le sue parole fossero profetiche: andando avanti di questo passo, nel 2017 nessuno si arrischierà più a pubblicare nel Web anche soltanto post sulla diarrea del proprio gatto. Le condizioni in cui languono i diari online è paragonabile a quella di un uomo agonizzante in preda ai rantoli e alla demenza terminale. E allora perché, per le budella di Satana, il mondo politico fa di tutto, dico di tutto, per annientarli?! Tutti i tentativi - che vengano dal fronte della diffamazione, della pubblicazione delle intercettazioni, del copyright o della privacy - equivalgono dal punto di vista etico all'usare sodomia a un vecchio sul letto di morte. Chiunque proponga inique regolamentazioni e minacci multe draconiane è moralmente assimilabile a un novello Jimmy Savile, che infierisce sui poveri sbudellandoli per assicurare ai potenti nuove notti di orge e di cocaina. È proprio così, ognuno di loro ha la stessa responsabilità di un piccolo Jimmy, di un predatore da obitorio, di un profanatore di tombe.

sabato 3 maggio 2014

DIALOGO SULLA FANTASCIENZA, SULLE SUE DERIVE E SULLA SUA PROSSIMA MORTE

Riporto questo notevole thread dagli antri umidi di Facebook, perché lo trovo ricchissimo di spunti:

IVO T.:
"Androidi, Replicanti e Intelligenze Artificiali: la grande bufala che ha fatto deragliare la fantascienza. Essendo decisamente improbabili, se non impossibili, alla fs non è rimasta che la "metafora sociale" e il genere è morto una ventina di anni fa: oggi ci rimane uno zombie sbavante. Fate qualcosa!"

ROBERTO B.:
"beh non so...
hai provato a leggere Peter F. Hamilton, Alastair Reynolds, Robert J. Sawyer, Ken McLeod...?
Per me tanto morta non è..."

SELENE V.
"Richard Morgan..."

IVO T.:
"Non dico che sia morta del tutto. Dico solo che non riesco più a sopportare tante "sottili metafore" legate ai Golem e agli Homunculus. Perché questo sono le riflessioni su replicanti e I.A.: speculazioni su "realtà" scientifiche che non sono affatto tali, ma leggende degne della fantasy. E francamente m'hanno stufato. Sono più scientificamente corrette le "divinità lovecraftiane" degli androidi di Dick o dei robot di Asimov. E sfido qualsiasi fantascienziato a dimostrarmi il contrario."

SELENE V.
"Dipende da che epoca li guardi. Come dice Matt Ruff in Acqua Luce e Gas, quello è il futuro di quell'epoca, allora erano scientificamente credibili. E poi, che cosa conta? Quel che conta è che hanno parlato di schiavitù, di uguaglianza, di nuove forme di vita, di problemi che sono al tempo stesso attuali o che potrebbero sorgere un giorno.
Poco importa se queste forme di vita sono artificiali. Sono comunque alieni, "diversi", vittime di pregiudizi, come qualunque immigrato o omossessuale del giorno d'oggi, metafore sociali, per l'appunto, e che male c'è? Del resto Che differenza c'è fra Laputa e Urras?
E del resto, nessuno può sapere se un giorno, con nuove scoperte e nuove tecnologie, non saranno realizzabili."

IVO T.:
"Appunto, smantellata la credibilità scientifica, rimane la metafora.
Sul fatto che un giorno le IA saranno possibili possiamo dibattere per millenni, e per millenni non vederne una. Perché allora non dibattere direttamente di Puffi, Maghi Oscuri e Spade di Greyskull?
Smettiamo di chiamarla fantascienza e troviamole un altro nome. Non so: fantasy umanista."

MICHELE T.:
"C'è del vero ma il problema non è solo in quel sottogenere che indichi che fine ha fatto intanto l'hard SF spaziale? Io ne sento molto la mancanza forse perchè ho cominciato a disinteressarmi di SF con l'avvento del cyberpunk..."

SELENE V.:
"Guarda, di dibattiti sul nome da dare a queste "cose" ce ne sono a iosa. Direi di smetterla, invece, di cercare nomi tipo "techno-thriller" o "avant-pop". Fantascienza ci sta benissimo.
L'antropologia è una scienza. La meteorologia è una scienza. Anche la filosofia è una scienza, se torniamo all'origine del termine, cioè "conoscenza". E comunque, come diceva Clarke, ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. E la differenza che io trovo nella fantascienza rispetto al fantasy è la sperimentazione: metti dei topi (i personaggi) in un labirinto (un universo, che però funziona secondo le regole fisiche che conosciamo, e non secondo regole "magiche") e vediamo che cosa succede. Questa E' scienza.
E, se proprio vogliamo essere pignoli, ti ricordo che solo qualche decennio fa c'erano illustri scienziati che sostenevano l'impossibilità di costruire personal computer. Da che cosa sto scrivendo, allora, da un folletto? (no, quello sarebbe un aspirapolvere...)
Ci son più cose in cielo e in terra, caro Orazio.."

IVO T.:
"@Michele: anche io. Considero il cyberpunk il ground-zero della fs.
Privo di contenuti, piatto nella forma, risibile nel suo monocolore ideologico.
La fs astronautica è destinata ovviamente a rivivere. La scopera dei pianeti extrasolari e le nuove frontiere della fisica devono solo essere metabolizzate al meglio dagli scrittori, poi cominceremo di nuovo a divertirci e il cyberpunk apparirà solo come una "fase" di morte apparente di un genere."

"@Selene. Vero, non dico che le IA siano impossibili, bensì altamente improbabili. Presuppongono un numero inenarrabile di basi tecnologiche oggi piuttosto leggendari (superconduttori a temperatura ambiente, nanotecnologie, computer quantici, etc.). Farne uno dei fulcri del genere oggi mi pare solo un ottimo modo per scivolare nella fantasy (come detto).
Sul fatto che la filosofia sia una scienza non mi trovi d'accordo. Non vive di fatti, ma di opinioni. Ok invece sull'antropologia: e qui volevo arrivare... esistono decine e decine di fantaSCIENZE possibili: fantamedicina, fantabotanica, fantafisica delle particelle elementari: c'è una fantascienza per ogni scienza. Però bisogna smetterla con certi luoghi comuni: Robby the robot ha fatto il suo tempo. Era carino, ok (io però gli preferivo Anne Francis), però adesso - please - evolviamo."

MICHELE T.:
"Sono propenso anch'io a non dare troppi nomi a sottogeneri appartenenti tutti ad un insieme che comunque è FANTASCIENZA. Sai poi che palle, quando devi compilare libri enciclopedici anche solo di cinema di SF, trovare giustificazioni per inserire o meno pellicole passibili di appartenenza ad altri generi... Poco tempo fa proprio qui su fb ho scoperto che oggi esistono una miriade di altri generi nominati per SF e Fantasy che neppure mi sognavo, quindi mi sono ritrovato scalzato dalla mia posizione di "esperto" a quella di "ignorante" in un nanosecondo... comunque, ripeto, non vedo solo nell'esasperazione della categoria cibernetica-robotica il blocco dell'innovazione fantascientifica e mi piace la tua definizione per cui c'è fantascienza per ogni scienza. Probabilmente, in contesti meno ripetitivi o modaioli, anche Robby the robot avrebbe ancora qualcosa da dire..."

IVO T.:
"Hai ragione, ma se oggi ci troviamo a dover dare altri nomi alla fs (lo faccio anche io, attraverso il mio blog Wunderkammer, dove porto avanti la definizione "abissale" per distinguere certe metafore antropocentriche locali da altri, e ben più "profondi" discorsi sugli abissi di infinito che ci circondano)... dicevo, se oggi dobbiamo dare altri nomi alla fs è probabilmente anche perché la fs stessa ha tradito la spettacolare "biodiversità" scientifica e si è attaccata come una patella allo scoglio della gadgetteria tecnologica e dei cyberspazi virtuali... Il che è un peccato, cmq."

SELENE V.:
"come dicevo, la parte scientifica della fantascienza io non la vedo tanto nel TIPO di scienza di cui si parla, quanto nell'aspetto sperimentale del genere.
Quanto alla vacuità del cyberpunk, mi sa che qui ne avete letto solo la spazzatura. Ha fatto più Pat Cadigan per il femminismo di dieci Le Guin..."

IVO T.:
"Okay, ma si torna all'umanesimo, Selene. Sembra che parliamo di cose diverse. Alla fs io chiedo più il Sense of Wonder degli abissi che stanno "oltre" me piuttosto che una riflessione sulla condizione umana. A quella pensa già la letteratura mainstream. Del cyberpunk ho letto Gibson e Sterling, soprattutto, e li ho sempre trovati vuoti e banali. Gibson poi - con romanzi come Aidoru e Luce Virtuale - è riuscito nella fenomenale impresa di scrivere centinaia e centinaia di pagine senza dire un accidente di niente."

SELENE V.:
"Allora cerchiamo cose diverse. Ok il sense of wonder, ma il sense of wonder senza nient'altro te lo può dare anche il fantasy, che bisogno c'è della fantascienza? Per me la fantascienza è prima di tutto politica. Bradbury diceva "Non sto cercando di prevedere il futuro, sto facendo del mio meglio per prevenirlo". Poi, sfortunatamente, invece l'ha previsto. Ma per me è questa la fantascienza: studiare i germi del futuro nel presente, o proporre presenti alternativi, "altri mondi possibili". Marge Piercy, ad esempio. Ginnastica per la mente.
Sì, andare "oltre", ma oltre nel senso del vedere al di là della nostra piccola realtà individuale, e scoprire i meccanismi dell'universo. Un'operazione di smontaggio e rimontaggio, d'ingegneria umana, filosofica, politica, storica. Umanesimo, sì, perché no? Che male c'è, a cercare di capire quello che siamo, inclusi i nostri, di abissi."

IVO T.:
"La fantasy non mi trasmette alcun Sense of Wonder perché è una camera di risonanza delle fantasie umana, e le fantasie umane sono veramente poca cosa davanti alle sconfinate possibilità del reale. Il reale mi interessa, le fantasie umane (parlino di elfi o di stratificazione sociale) meno. Citi Bradbury, un autore che grondava Sense of Wonder: il problema è che oggi si fa soprattutto politica, sociologia, "prevenzione del futuro" senza Sense of Wonder. Come ho detto altrove la fs è in crisi proprio perché insegue questo modello didattico, platealmente antropocentrico e del tutto arido sul piano dei contenuti "weird". Sfruttare le potenzialità della fs solo per fare politica è riduttivo, perché si rinuncia a quella vitale esplorazione del reale che tante sorprese ci riserva - sorprese spesso più rivoluzionarie di qualsiasi ideologia; senza contare che la politica nella fs presenta numerosi rischi: in primis quello di scadere nella parabola, farsi pistolotto. Non amo nemmeno l'effetto "cavallo di Troia", giacché ci sono lettori - come me - che guardano con sommo sospetto qualsiasi insegnamento politico (specie se basato su delle previsioni, ovvero su delle considerazioni opinabili raramente suffragate dalla complessità dei fatti) e si sono trovati spesso a gettare dalla finestra romanzoni di pseudofantascienza urlandovi dietro "se volevo leggere Marx o il Mein Kampf, compravo gli originali"."

SELENE V.:
"be', certo, se mi parli di fantascienza che vuole "insegnare", che vuole dare risposte, inevitabilmente si cade nel pistolotto. A me piace la fantascienza che solleva domande. In questo Bradbury era un maestro. Ma il sense of wonder, in Fahrenheit 451, onestamente, ce lo vedo poco. Immagino tu ti riferisca soprattutto alle Cronache marziane.
Forse hai ragione sulla riduttività dei contenuti politici, ma in questa fase la politica è quel che mi interessa personalmente, ho sete di libri che dicano cose intelligenti sulla catastrofe che stiamo vivendo, che aprano strade verso il futuro, o avvertano che potremmo andare a sbattere contro un muro oltre il quale c'è un futuro che non vedremo mai. Tutto questo, ripeto, senza pistolotti alla Orwell (che pure adoro, ma andava evidentemente bene allora, oggi quel modo di scrivere non funziona più). Penso che ci sia molto spazio per tutto questo, e non è detto che "far politica" debba escludere il sense of wonder, al contrario."

IVO T.:
"Infatti! Ci sono libri - Cronache Marziane è un ottimo esempio, oltre che uno dei dieci romanzi con cui vorrei essere sepolto - che sollevano dilemmi ANCHE politici (in quanto etici, per me l'etica è imprescindibile dalla politica). Porre domande è effettivamente una delle caratteristiche che amo, nella fantascienza. E' l'offrire risposte mi lascia sempre perplesso. Le risposte dovremmo trovarle altrove, perché una risposta valida in un romanzo - per quanto ben scritto - rimane sempre e comunque l'epilogo di una storia inventata, la conclusione di un gioco di specchi che può essere facilmente "dopato" da un uso sapiente di climax ed emozioni. Troppi scrittori hanno usato la fantascienza per scopi "altri", specie nel nostro paese, un po' con la speranza di sdoganarsi presso le varie Accademie di Serie A, un po' per mascherare il proprio analfabetismo scientifico. Potrei farti nomi e cognomi, ma preferisco vivere... ;)"

MICHELE T.:
"Il tuo problema, Ivo, è che sei evidentemente (come me) un lovecraftiano, probabilmente, se mi consenti un paragone magari banalotto, più portato per Spazio 1999 (prima serie, che terminava sempre con una domanda senza risposta) che per Star Trek (che terminava sempre con una risposta), più per la SF inglese che quella americana, più per 2001 e Solaris che per Matrix o Terminator. Il che ti renderebbe uguale a me... e decisamente fuori posto con il resto dell'attuale universo (umano)."

IVO T.:
"Direi che mi hai fotografato bene... ;)"

MICHELE T.:
"Ci vediamo sulla Stazione Solaris, il monolito nero portalo tu..."

IVO T.:
"Okay. ;)"

SELENE V.:
"e a me che vanno bene tutte le cose che avete detto (Spazio 1999 e Star Trek, SF GB e USA, 2001, Solaris, Matrix... e... be', no, Terminator onestamente non ce la faccio proprio :D), come mi inquadrate? ;-)"

IVO T.:
"Tu non sei inquadrabile. Ti va bene come inquadramento? ;)"

MARCO M. (ANTARES666):
A parer mio, Philip K. Dick se ne fregava della fattibilità o della verosimiglianza degli androidi e degli altri gingilli tecnologici. Il nucleo delle sue opere non è questo. Eppure ci sono ancora moltissime persone che leggono Dick senza capire che è un autore gnostico. Per lui la fantascienza era soltanto un artificio per dare una veste esteriore accattivante al messaggio che voleva comunicare. Le sue domande ontologiche sono sempre due: "Cos'è reale?", "Cos'è umano?".
Per quanto riguarda Gibson e Sterling, concordo nel definire vacue molte loro opere. Forse sarei ritenuto un folle perché affermo che il Gibson migliore è quello di racconti come "La razza giusta" o "Hinterland". Le opere tecnocratiche che l'hanno reso famoso mi hanno invece saturato, così sono passato da un iniziale entusiasmo a un'acuta insofferenza. In particolare la trilogia "Luce Virtuale", "Aidoru" e "American Acropolis" è inconsistente e contiene diverse contraddizioni strutturali (sull'ultimo volume ho anche scritto una recensione impietosa). "L'accademia dei sogni" secondo me non è neanche opera sua, ma della moglie, perché è scritta in modo troppo "femmineo" per risultare credibile come prodotto gibsoniano. Il problema è l'ingenuità della fede nell'Intelligenza Artificiale per come la intende il feticismo tecnocratico: nasce dal presupposto americano di scorgere intelligenza in ogni cosa che articoli suoni e risposte, non importa se automatiche e programmate. Per molti anglosassoni, il pappagallo e il magnetofono sono intelligenti, perché capaci di pronunciare verbo. La realtà è ben più dura. Di Intelligenze Artificali non ne sono state prodotte e sarebbe ora di ammetterlo senza mezzi termini: finora sono riusciti a produrre soltanto Idiozia Artificiale.

SANDRO D. F.:
"Totalmente d'accordo con Marco :))"

IVO T.:
"Il mio ragionamento iniziale però resta in piedi: c'è bisogno di una nuova generazione di scrittori di fs che sappiano rinnovare il genere attraverso il superamento dei feticci della fantascienza cyberpunk e postcyberpunk. Vorrei fantamedicina, fantageologia, fantastronomia, fantageometria, fantabotanica, fantapsichiatria. Vorrei un po' di Sense of Wonder: di meraviglia ANCHE davanti alle prospettive "disumane" dell'universo. Sembrerà anche un vaneggiamento fine a se stesso, una prospettiva di fuga, ma dal mio punto di vista non lo è: i soli abissi del tempo profondo di cui si parla in geologia e paleontologia sono una prospettiva da vertigini e febbre, uno shock mentale e filosofico, e una miniera di idee e spunti per chi scrive.
Qualcosa langue nella fs - me ne accorgo leggendo qua e là interventi, interviste, recensioni - ma le idee ci sono... a milioni... basta togliere quel dannato tappo tecnofeticista, tecnothriller, tecnopulp, cyberp-pop, avantpop, molto cool, molto pelle nera e occhiali scuri, molto bullet time, molto donnine manga mezzo nude, molto pubblicità di un televisore al plasma, molto occhialini 3D... e tornare ai libri di scienza. Lì c'è il paradiso, gente. Aria fresca, idee nuove e brividi in quantità."

SELENE V.:
"Be', detto così, ha tutto un altro appeal :) (bella, la fantageometria!)"

MARCO M. (ANTARES666):
"Certo, il ragionamento resta in piedi, in tutta la sua drammaticità. Purtroppo il tecnofeticismo è imperante e paghiamo le nostre scelte con la ghettizzazione all'interno di un ghetto. Il problema è che finché saranno gli autori a dover pagare per essere pubblicati anziché l'inverso, o a pubblicare "ad maiorem dei gloriam", non si arriverà da nessuna parte."

IVO T.:
"Sad but true.

...però che palle... chiudo sempre così questo tipo di conversazioni.

domenica 5 gennaio 2014

ALCUNE CONSIDERAZIONI SU AMERICAN ACROPOLIS

Oggi ho terminato la lettura di American Acropolis di William Gibson. Il libro mi ha profondamente deluso. Devo dire che avendo letto tempo fa Luce Virtuale, sono passato per errore ad American Acropolis saltando il secondo volume di quella che costituisce la cosiddetta Trilogia del Ponte: Aidoru. In ogni caso non ho avuto difficoltà di sorta a seguire il labile intreccio di American Acropolis - cosa che la dice tutta sulla solidità di questo progetto gibsoniano. I tempi della rutilante Trilogia dello Sprawl iniziata con Neuromancer sono lontani, si percepisce palpabilmente la fiacchezza dell'autore. Ci sono alcune scelte stilistiche non molto condivisibili, come la dilatazione temporale delle vicende narrate e l'incostanza dei tempi verbali. Si passa bruscamente e senza motivo dal presente al passato. Cose del tipo "Chevette dice", "Rydell carica la pistola", e dopo poche righe "Chevette andò via", "Rydell sparò". Alcuni fatti iniziano al mattino e prima della sera sembra che siano passati anni, l'effetto è di confusione. Il senso di stranimento non è costruttivo. Ho anche rilevato una grave contraddizione con Luce Virtuale. In quel libro, costruito decisamente meglio, si parla di un omosessuale chiamato Shapely e dedito alla prostituzione, che ha permesso la creazione di un vaccino anti-AIDS a partire dai suoi antigeni. Questo Shapely è diventato così una specie di Messia, e quasi tutti sono stati vaccinati. L'AIDS è passato da spauracchio a malattia curabile come tante altre. Invece nel seguito che è American Acropolis, di Shapely non esiste la benché minima traccia. L'AIDS è temuto in modo ben più paranoico di quanto avvenga nella nostra realtà, al punto che ogni traccia di sangue sparso viene cosparsa con un disinfettante chiamato Kill'Z. Le due cose non combinano. Shapely e il Kill'Z si eliminano l'un l'altro. Forse quando Gibson ha scritto il terzo volume della Trilogia del Ponte, si era persin dimenticato di aver dato vita al personaggio di Shapely. Non mi stupirebbe, a tutti capita di dimenticare qualcosa di importante quando si hanno tante cose da assemblare. Il finale è una tempesta in un bicchier d'acqua, inconsistente. Tutto il libro cerca di tener viva l'attenzione del lettore per impedirgli di cascare dal sonno, e lo stratagemma usato è il prossimo avvento di un punto nodale, un evento fantomatico a partire dal quale l'intera Storia dovrebbe subire un cambiamento repentino e decisivo. Ma quale sarebbe questo cambiamento? American Acropolis non lo dice - o almeno, sarò io tonto che non l'ho compreso. Tutto è giocato sul filo di un onirismo labile. Se devo esser franco rimpiango il Gibson vigoroso e visionario dello Sprawl. Solo al pensiero di mettermi a leggere Aidoru mi si chiudono gli occhi. Ho così iniziato Atmosfera Letale di Bruce Sterling, di cui ho divorato una ventina di pagine. Mi piace e sono contento della scelta fatta. 

(scritto su Esilio a Mordor il 04/09/2009)