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mercoledì 4 dicembre 2019


ULTIMATUM ALLA TERRA
 
Titolo originale: The Day the Earth Stood Still
Anno:
1951

Paese:
Stati Uniti d'America

Lingua originale:
Inglese, lingua franca galattica

Durata:
92 min

Colore:
B/N

Genere:
Fantascienza 

Regia:
Robert Wise

Soggetto:
dal racconto Addio al padrone (Farewell to the 

     Master
), di Harry Bates

Sceneggiatura:
Edmund H. North

Produttore:
Julian Blaustein

Casa di produzione:
Twentieth Century Fox

Distribuzione in italiano:
Fox

Fotografia:
Leo Tover

Montaggio:
William Reynolds 

Effetti speciali:
Fred Sersen 

Musiche:
Bernard Herrmann
 
Scenografia: Addison Hehr, Lyle Wheeler
Costumi:
Perkins Bailey 

Trucco:
Ben Nye 

Interpreti e personaggi: 

    Michael Rennie: Klaatu/Carpenter 

    Patricia Neal: Helen Benson 

    Hugh Marlowe: Tom Stevens

    Sam Jaffe: Prof. Jacob Barnhardt 

    Billy Gray: Bobby Benson 

    Frances Bavier: Sig.ra Barley 

    Lock Martin: Gort 

    Frank Conroy: Harley 

    Olan Soulé: Sig. Kurll 

    Elmer Davis: Se stesso 

    Drew Pearson: Se stesso

Doppiatori italiani: 

    Emilio Cigoli: Klaatu/Carpenter 

    Giovanna Scotto: Helen Benson 

    Adolfo Geri: Tom Stevens 

    Lauro Gazzolo: Prof. Jacob Barnhardt 

    Enrico Olivieri: Bobby Benson 

    Wanda Tettoni: Sig.ra Barley 

    Mario Besesti: Harley 

    Giovanni Saccenti: Sig. Kurll 

    Amilcare Pettinelli: Elmer Davis 

    Gaetano Verna: Drew Pearson

Titoli in altre lingue:

   Tedesco: Der Tag, an dem die Erde stillstand
   Francese: Le jour où la Terre s'arrêta
   Spagnolo (Spagna): Ultimátum a la Tierra
   Spagnolo (America Latina): El día que la Tierra se detuvo
   Portoghese: O Dia em que a Terra Parou
   Rumeno: Ziua în care Pământul s-a oprit
   Polacco: Dzień, w którym zatrzymała się Ziemia
   Russo: День, когда остановилась Земля
   Svedese: Mannen från Mars
   Finnico: Uhkavaatimus Maalle
   Turco: Dünyanın Durduğu Gün
   Ebraico (moderno): היום בו עמדה האדמה
   Persiano: روزی که دنیا از حرکت ایستاد
   Giapponese: 地球の静止する日
   Cinese: 地球停转之日
   Coreano: 지구 최후의 날
Budget: 995.000 dollari USA (fonte: Solomon, 1989)
Box office: 1.850.000 dollari USA 
 

Trama:

Un'astronave dalla tipica forma di disco volante sfreccia nei cieli della Terra raggiungendo Washington, dove atterra in un parco. La gente, seppur in preda allo shock, si accalca attorno al velivolo alieno. Sopraggiungono prontamente i militari con tanto di carri armati. Nello scafo metallico del disco volante si apre una porta, da cui scende un extraterrestre umanoide avvolto in una tuta argentea, col volto celato da un casco. Questo emissario alieno dice di essere venuto come amico e invita gli astanti a non aver paura. Quando estrae e attiva un piccolo marchingegno, un soldato giovane e coi nervi a fior di pelle si lascia prendere dal panico e spara, ferendo l'umanoide a una spalla. Dall'astronave emerge un gigantesco robot che con un raggio disintegratore colpisce le armi dell'esercito, facendole scomparire nell'aria. Accasciatosi, l'umanoide ordina al robot di fermarsi. Poi si alza e spiega che il congegno che aveva estratto era un dono per il Presidente degli Stati Uniti, qualcosa che gli avrebbe permesso di studiare la vita sugli altri mondi. L'alieno ferito
viene portato in un ospedale militare, dove riceve cure ed è sottoposto ad approfondite analisi; il suo aspetto risulta indistinguibile da quello di un umano caucasico. A questo punto rende noto il proprio nome, Klaatu, e viene visitato dal perfido segretario del Presidente, Mr. Harley, che cerca invano di estorcergli informazioni. Klaatu vuole riunire tutti i capi di stato della Terra per tenere loro un discorso d'importanza cruciale, ma questa iniziativa viene boicottata sul nascere. Intanto le sue capacità di recupero si rivelano prodigiose, così ne approfitta per evadere e mescolarsi all'ignara popolazione terrestre. Adotta il cognome Carpenter e si presenta a una affittacamere, che lo fa accomodare in una stanza della sua dimora dove vive con altri ospiti. Mentre l'extraterrestre in incognito fa amicizia con la giovane vedova Helen Benson e con suo figlio Bobby, i media danno notizia dell'evasione, con gli accenti isterici e frenetici tipici della stramaledetta genia dei giornalisti. L'uomo astrale non si trova ed è ricercato attivamente dai militari, strillano tutti i cronisti, mentre l'astronave chiusa è impenetrabile, con il robot lì davanti immobile e inamovibile. La bella Helen è concupita da un ganzo assillante, Tom Stevens, che la porta spesso fuori. A Klaatu non resta altro da fare che accudire Bobby durante le assenze della madre. Un giorno il ragazzino accompagna l'umanoide in un giro della città, che include una visita al Lincoln Memorial e alla tomba del padre all'Arlington National Cemetery. Ecco a cosa portano le guerre, atrocità organizzate che sugli altri pianeti sono del tutto sconosciute! Klaatu domanda a Bobby chi sia il più grand'uomo d'America, uno come Lincoln. Gli viene risposto che è il professor Barnhardt. Dopo qualche difficoltà, l'umanoide riesce a incontrare il luminare e gli rivela che la Terra è in grave pericolo: la scoperta di una rudimentale forma di energia atomica ha messo in allarme la Confederazione Galattica, che intende distruggere il pericolo sul nascere, entrando in azione qualora il genere umano decidesse di espandersi nello spazio. Su suggerimento del professore, Klaatu chiede di organizzare un incontro con i più importanti esponenti di tutte le nazioni, scienziati ed esperti di tutti i campi; come dimostrazione per convincere dell'assoluta urgenza del convegno, afferma che darà a tutto il mondo una dimostrazione di forza, drammatica ma non distruttiva. All'ora prefissata, l'energia elettrica viene neutralizzata su tutto il pianeta: per mezz'ora qualsiasi dispositivo che ne fa uso resta inutilizzabile. Passato quel breve lasso di tempo, tutto riprende a funzionare. Il problema è che Tom Stevens, spinto dalla gelosia, denuncia Klaatu, la cui identità nel frattempo è stata scoperta da Bobby e da Helen. Si scatenano le forze armate in mobilitazione generale, con l'ordine di sparare a vista all'uomo astrale. Sentendo che il proprio destino sta per compiersi, l'alieno dice alla donna di recarsi dal robot e di pronunciare la frase: "Gort, Klaatu barada nikto!" Soltanto così potrà fermarlo e impedirgli di distruggere l'intero pianeta. Come previsto, Klaatu viene raggiunto dai militari e ucciso. Helen riesce a ricordare la frase e a ripeterla all'automa, il cui nome è Gort, facendo cessare all'istante la sua azione vendicatrice. Il corpo dell'umanoide viene recuperato dal robot, portato nella nave siderale e messo in una macchina che ne attua la resurrezione. Le grandi personalità delle nazioni si riuniscono intorno al veicolo per il convegno organizzato dal professor Barnhardt. Dall'apertura formatasi nello scafo escono Gort e il Klaatu rinnovato, che tiene il suo storico discorso, un vero e proprio ultimatum alla Terra. Le alternative per il genere umano sono soltanto due: aderire alla Confederazione Galattica ed essere sottoposto alla polizia robotica, oppure continuare sulla propria strada e finire annientato. I due rientrano nel disco volante, che decolla e si allontana nelle vastità del Cosmo.
 

Recensione: 
Un film datato ma robusto. Direi che è come il cognac: più passano gli anni e più lo si gusta. Ne facessero ancora di capolavori come questo! Ahimè, non è così! Le fonti dell'Ingegno sembrano essersi esaurite. Non vedo più sgorgare nuove idee paragonabili a quello concepite dagli umani dei decenni trascorsi, quando i mezzi erano pur così limitati rispetto a quelli attualmente disponibili. Tanto appassionante è la trama, che lo spettatore sorvola facilmente sui punti più deboli. Ad esempio non interessa granché ragionare sul fatto che il disco volante di Klaatu sia giunto da un pianeta posto a 400 milioni di chilometri dalla Terra (quindi mediamente più vicino di Giove) impiegando ben 5 mesi a percorrere il tragitto. Più marchiano è il fatto che l'alieno, ben conoscendo l'indole bellicosa delle genti della Terra, non indossi mai alcuna protezione: con tutte le meraviglie tecnologiche del suo mondo, il minimo sindacale sarebbe stato un comune giubbotto antiproiettile. Quando il film di Wise è stato prodotto, si stava imponendo in tutta la sua drammaticità il contesto della Guerra Fredda, caratterizzato dalla pervasiva paura di un imminente conflitto termonucleare. Non fa quindi specie il sostrato politico presupposto dalla narrazione. Klaatu e Gort rappresentano bene la minaccia dell'Unione Sovietica e delle dottrine comuniste che affermano la necessità di sopprimere il concetto stesso di individuo per realizzare una società collettivista in cui ognuno è soltanto un atomo, una particella identica a tutte le altre. Questa esegesi, comune a gran parte della produzione fantascientifica statunitense di quei tempi, è la chiave per decrittare le trame fondate sul concetto di invasione aliena, a cui può essere attribuita una funzione catartica simile a quella della tragedia greca. La rappresentazione filmica degli aspetti più orribili della realtà permetteva al popolo di esorcizzare l'inquietudine proprio quando nuvole nere come l'inchiostro sembravano addensarsi all'orizzonte. Giova notare che proprio quando Edmund H. North assumeva l'incarico di sceneggiatore di Ultimatum alla Terra, il maccartismo stava impadronendosi di Hollywood.      

Il terrore dell'Ignoto

La natura ottusa dei militari descritti da Wise somiglia più a quella di un masso di granito che a quella di un essere senziente. Ogni loro azione è dettata da una coglioneria che non conosce paragoni. Il grottesco è esasperato fino a destare il disgusto nello spettatore. Possibile che di tutte le scelte che si possono fare in una situazione critica si traducano in atto proprio quelle più illogiche e deleterie? Una caratteristica della specie Homo sapiens è quella di essere essenzialmente chiusa alla Conoscenza. Gli umani conducono le loro squallide esistenze considerando il cielo come il guscio di una noce. Quando questa fragile barriera con l'innominabile Spazio Esterno viene rotta, rimangono tutti paralizzati dall'orrore. Abituati a comprendere soltanto l'ABC del piccolo mondo in cui conducono le loro futili esistenze, sono spiazzati da tutto ciò che non possono dominare con le poche regolette apprese con dura fatica. Dalle stelle può venire qualunque cosa. Anche un essere in apparenza identico a noi, che può passare per uno di noi. Un essere che considera una possibilità del tutto naturale spianare New York o distruggere Gibilterra per dare una dimostrazione di forza volta a imporre la pace. Un essere che si convince a usare un mezzo incruento soltanto perché ritiene "affascinante" e "stimolante" il problema concettuale proposto da un anziano professore, una sfida a trovare il modo di dare un'efficace dimostrazione di forza senza danneggiare alcuna creatura vivente.   

 
Il discorso di Klaatu 
 
Riporto le dense parole rivolte da Klaatu agli attoniti rappresentanti delle nazioni della Terra: 
 
"Io sto per partire. Mi perdonerete se vi parlo senza preamboli. L'universo diventa ogni giorno più piccolo, e il pericolo di aggressione da parte di chiunque e dovunque non può essere tollerato. È necessario che ci sia sicurezza per tutti gli esseri viventi. Ciò non vuol dire rinunciare a qualche libertà, se non a quella di agire da irresponsabili. I vostri antenati hanno pensato così quando hanno fatto le leggi per autogovernarsi ma anche una polizia per imporle. Anche noi che abitiamo gli altri pianeti abbiamo accettato questo principio e abbiamo creato un'organizzazione per la mutua protezione di tutti i pianeti e per la totale eliminazione di ogni aggressione. La forza di questa autorità superiore è una polizia che la faccia rispettare, e a questo scopo abbiamo fatto un esercito di automi. Il loro compito è pattugliare i pianeti con aerei astrali come questo, e mantenere la pace. In materia di aggressione abbiamo loro conferita assoluta autorità su di noi, autorità che non può essere revocata. Al primo segno di violenza agiscono automaticamente contro l'aggressore. Gli effetti che la loro azione può causare scoraggiano ogni iniziativa. Il risultato è che viviamo in pace, senza armi né armati, tranquilli perché sappiamo di essere liberi dal pericolo della guerra, e liberi di dedicarci ad attività più proficue. Non ci illudiamo di aver raggiunto la perfezione, ma abbiamo creato un sistema che funziona. Io sono venuto qui per dirvi questo. A noi non importa quello che fate nel vostro pianeta, ma se tentaste di estendere le vostre violenze, questa vostra Terra verrebbe ridotta ad un mucchio di cenere. Potete scegliere: unirvi a noi e vivere in pace o seguitare sulla strada in cui siete e venire annullati. Aspetteremo una risposta: la decisione spetta a voi." 

I contenuti esposti sono nell'essenza quelli della famosa opera di Thomas Hobbes, Il Leviatano. Detto questo, l'etica di Klaatu farebbe rabbrividire Mengele. 
 
 
Gort, Klaatu barada nikto! 
 
Non esiste una traduzione ufficiale (e a quanto mi risulta nemmeno una non ufficiale) del famoso comando che placa le ire del robot vendicatore. Esistono però alcune proposte di traduzione. La più ragionevole è senz'altro questa: "Gort, non vendicare Klaatu!" Probabilmente l'ideatore della frase masticava un po' di tedesco e di russo, da cui è stato inconsciamente influenzato. La parola nikto ricorda la negazione nicht "non", da cui si deduce che barada è il verbo che significa "vendicare". In russo nikto significa "nessuno", ma la traduzione "Gort, Klaatu ordina di non uccidere nessuno!" presenta qualche difficoltà, dato che sarebbe necessario interpretare barada come un verbo complesso, col significato di "ordinare di uccidere". Darei per buona la prima proposta, con barada nikto "non vendicare", anche se non esiste certezza alcuna. A conferma della bontà di questa traduzione sta il fatto che - come afferma lo stesso Klaatu - gli automi sono poliziotti che hanno autorità assoluta in materia di aggressione. Così il comando che disattiva la vendetta non può essere un ordine diretto da Klaatu a Gort, ma più che altro un codice convenuto con funzioni strategiche. Il fatto che funzioni anche se pronunciato da una donna terrestre ne è la prova. A questo punto si potrebbe anche dedurre qualcosa sulla grammatica della lingua aliena. Il nome Gort è al vocativo e non mostra nessuna desinenza. Allo stesso modo Klaatu, che deve essere all'accusativo, non ha desinenza alcuna. Si evince che questi casi sono espressi unicamente dalla posizione della parola nella frase. Questa è una deduzione molto importante. L'ordine sintattico è SOV (soggetto - oggetto - verbo): Klaatu, che è l'oggetto, viene prima del verbo. I grammatici tipologici impazzirebbero dalla gioia se lo sapessero. 
 
Altri possibili elementi grammaticali  
 
Un'altra frase in grado di interrompere le reazioni del robot è la seguente: "Gort, dekleto brasko!" Non è famosa, anche se è  pronunciata con voce chiara da Klaatu all'inizio del film, dopo essere stato ferito a una spalla da un soldato e aver assistito alla rappresaglia dell'automa. Confrontando la struttura di "Gort, dekleto brasko!" con quella di "Gort, Klaatu barada nikto!", emerge qualcosa di interessante. Si potrebbe dedurre che nella lingua aliena in questione il suffisso -to significhi "non" o abbia comunque la funzione di negazione. Esso è infatti contenuto sia in nik-to che in dekle-to, anche se nel secondo caso la -t- non è retroflessa. Vi è poi una frase imperativa solo in apparenza più semplice, usata da Klaatu per farsi seguire dal robot: "Gort, aringa!" La rotica -r- è così retroflessa da sembrare quasi un'approssimante labiovelare -w-. Se siamo certi della sua traduzione "Gort, andiamo!", non sappiamo dire come mai il verbo "aringa!" abbia una struttura tanto bizzarra. 

Un abbozzo di descrizione fonologica

La trascrizione utilizzata per la lingua di Klaatu si fonda sul principio "vocali come in italiano, consonanti come in inglese". Lo stesso che serve anche a trascrivere il giapponese in caratteri romani (rōmaji). Le vocali sono le cinque usuali: a, e, i, o, u. Si nota che la vocale -o finale di parola è sempre aperta, /ɔ/, come in nikto /'nikṭɔ/. Non esiste lo Schwa (vocale indistinta); non esistono vocali bemollizzate. Il sistema consonantico è in apparenza molto semplice, ma presenta qualche peculiarità: t e d sono retroflesse come in inglese, /ṭ/ e /ḍ/, nella maggior parte delle parole. Esistono tuttavia esempi di t e d non retroflesse, pronunciate come in italiano. La rotica r è quasi sempre il flap dell'inglese, /ɹ/. Queste peculiarità fonetiche vengono mantenute con cura anche nel doppiaggio della versione italiana del film. I gruppi consonantici sono abbastanza rari. Se ne trovano all'inizio della parola e in posizione mediana e sono abbastanza semplici (mai più di due consonanti). L'unico caso noto di parola che non finisce con una vocale è proprio il nome del robot, Gort /gɔɹṭ/. Sorge il dubbio che la lingua di Klaatu abbia una fonologia specializzata per classe semantica. Ci si aspetta che i nomi dei robot siano monosillabi e che finiscano con una o più consonanti. Invece i nomi propri di persona finiscono per vocale, ma possono iniziare con un gruppo di consonanti. L'accento è quasi sempre sulla penultima sillaba. Una notevole eccezione è proprio l'antroponimo Klaatu /kla:'ṭu/. Queste sono le parole che l'alieno trasmette con un microfono al suo pianeta di origine: "Inerekato aura, anto garo pipiseta santi pechereko bi a mitiko desokari nokato jeko." La parola mitiko è la sola con più di due sillabe ad avere l'accento sulla prima (suona quasi come l'italiano mitico). Ci si potrebbe azzardare a supporre che la terminazione -to, o forse -ka-to, sia proprio la negazione anche in questa sequenza verbale. Le consonanti affricate palatali trascritte con -ch- (in pechereko) e j- (in jeko) contrastano con tutte le altre occorrenze di -t- non retroflessa: non sembrano allofoni di queste ultime. La -s- di desokari trascrive una consonante sonora, ho evitato il carattere -z- per evitare pronunce erronee.

Un tenace pacchetto memetico

La frase "Klaatu barada nikto" (con omissione del nome del robot) è passata nella leggenda ed è stata utilizzata più volte in diversi film, in massima parte escrementizi. Nell'obbrobrioso film di Sam Raimi, L'Armata delle Tenebre (1992), si usa "Klaatu barada nikto" come una formula magica in grado di muovere potenze sovrannaturali. Ne possiamo trovare menzione persino nell'universo di Star Wars, per l'esattezza ne Il ritorno dello Jedi (1983): alla corte di Jabba si sente dire "Klaatu barada nikto" nel corso di un'orgia - se non ricordo male. L'interpretazione data da Lucas a questa sequenza verbale è ovviamente diversa, dato che Klaatu, Barada e Nikto sono i nomi di tre mercenari al servizio del perverso gangster. La segmentazione è quindi "Klaatu! Barada! Nikto!" (che fantasia!). 
 

Gort e Gnut 
 
Nel racconto di Harry Bates non si trova il nome Gort: il robot si chiama invece Gnut (verosimilmente da pronunciarsi /gnʊṭ/, visto il sistema di trascrizione). Il cambiamento si deve al fatto che è parsa suggestiva l'assonanza tra Gort e l'inglese God (ancor meglio è il tedesco Gott) "Dio", con riferimento alla capacità dell'automa di resuscitare il defunto Klaatu - o meglio di "reintegrarlo" - con l'aiuto di un macchinario che sfida i princìpi della termodinamica. Per quanto il regista Wise abbia sconfessato ogni interpretazione religiosa, lo sceneggiatore North ha ammesso che Gort ha la sua etimologia proprio nel nome anglosassone di Dio. La critica cristiana si è ringalluzzita e ha trovato molte similitudini evangeliche. Klaatu viene dal cielo e parla di pace, vieta a Gort di vendicare il suo ferimento prima e poi addirittura la sua uccisione, resuscita dai morti. Il nome che ha assunto per confondersi tra il volgo terrestre, Carpenter, significa "Falegname", cosa che ricorda le origini di Gesù e il santo schernito dal belluino popolo italico come "patrono dei cornuti e dei segaioli". Dal canto suo, Harry Bates non ha avuto una buona reazione al lavoro di Wise e di North, giungendo a rinnegare ogni legame tra la sua opera e la pellicola. Purtroppo non ho finora avuto occasione di leggere il racconto di Bates, potendo usufruire soltanto di informazioni di seconda mano. Quando l'avrò fatto ne pubblicherò una recensione e aggiornerò lo stato dell'arte sulla lingua di Klaatu, se saranno apportati nuovi dati significativi. Riporto il link a una recensione molto interessante di Farewell to the Master, che contiene informazioni di grande valore:  
 

Apprendiamo che Harry Bates si chiamava in realtà Hiram Gilmore Bates III. Appare subito evidente l'origine massonica della sua famiglia. Soltanto un Libero Muratore, e per giunta di grado molto elevato, darebbe un nome come Hiram a suo figlio. Su questo non ho il benché minimo dubbio. 


Gort e le Leggi della Robotica 

Gort non obbedisce alle famose tre Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Perché si possa capire meglio la delicata questione, riporto il testo delle leggi asimoviane: 

1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Gort e i suoi simili, che chiameremo robot gortiani, agiscono per contro secondo le seguenti Leggi della Vendetta: 

1) Se l'assassinio avviene tra persone della Confederazione Galattica, un robot gortiano ha il dovere di disintegrare l'assassino.
2) Se l'assassinio avviene ai danni di una persona della Confederazione Galattica da parte di un nativo di un pianeta "selvaggio", un robot gortiano ha il dovere di devastare il pianeta d'origine dell'assassino, annientando milioni di persone anche innocenti. 
3) Un robot gortiano si bloccherà e non eseguirà la vendetta se qualcuno gli comunicherà il seguente comando "(nome del robot), (nome dell'ucciso) barada nikto!"

Non è necessario che la persona che dà il comando per bloccare il robot gortiano appartenga alla Confederazione Galattica o addirittura che ne comprenda la lingua: è sufficiente che il comando sia pronunciato correttamente a livello fonetico. Si converrà che tutto ciò è abbastanza strano, per non dire di una fragilità logica molto spinta. In ogni caso l'opera di Bates e quella di Wise ci mostrano che le Leggi della Robotica non sono automaticamente soddisfatte per ogni robot, come molti odierni fantascientisti sono portati a credere. 
 
i) Un robot asimoviano obbedisce al genere umano e ne è al servizio, anche a costo della propria incolumità, essendo la disobbedienza permessa quando si crea un conflitto con la programmazione. 
 
ii) Un robot gortiano è il padrone, il detentore della legge, e ogni cittadino della Confederazione Galattica è al suo servizio nelle situazioni che lo richiedono, anche a costo della propria incolumità. 

Può dunque ora porsi un'altra questione, quella della possibile origine asimoviana delle leggi della robotica gortiana. Immaginiamo di cambiare la definizione di "essere umano" (o meglio di "essere umanoide") nelle famose Tre Leggi enunciate da Asimov. Un individuo che esercitasse la violenza verrebbe a perdere lo status di "essere umanoide" per essere etichettato in diverso modo, come un "patogeno sociale", la cui eliminazione diventa non soltanto lecita, ma anche prioritaria. La prima legge della robotica asimoviana sarebbe dunque soddisfatta. Si capisce che il predominio dei robot gortiani nasce proprio dalla seconda e dalla terza legge asimoviana: nessun essere umanoide può ordinare qualcosa che vada contro la vita di un suo simile. Quindi nessun essere umanoide può ordinare a un robot gortiano di non eliminare un patogeno sociale. 

Nel racconto di Bates, per contro, i rapporti tra il robot Gnut e l'umanoide Klaatu sono a prima vista molto più semplici: il primo è il padrone del secondo. Non è Gnut ad essere il poliziotto, è invece Klaatu ad aver ricevuto da lui il mandato di imporre con ogni mezzo la pace nel Cosmo. 


Limitati poteri di resurrezione 

Come si sa, le genti della Terra dei Liberi hanno un sacro terrore per il Dio dell'Antico Testamento. Così per evitare immediati accostamenti tra Gort e l'Artefice - pure sostenuti in altra sede dallo sceneggiatore - il regista ha stabilito che venissero subito fatte alcune precisazioni. L'umanoide afferma che nessuno può allontanare dai viventi la mortalità. Soltanto in alcune particolari condizioni è possibile per un morto ritornare in vita. 
 
Klaatu: "Salve"
Helen: "Credevo che fosse..."
Klaatu: "Lo ero..."
Helen (alludendo a Gort e invasa dal terrore): "Allora... Lui ha il potere di vita o di morte..."
Klaatu: "No. Questo potere è riservato all'Onnipossente. Noi possiamo, in qualche caso, ridare la vita per un dato periodo."
Helen: "Ma... per quanto?"
Klaatu: "Per quanto vivrò. Questo nessuno può dirlo." 
 
Sorge ora un dubbio ontologico. Il Klaatu resuscitato da Gort è lo stesso Klaatu abbattuto dai militari minchioni? Oppure, parafrasando Milton, è un essere del tutto diverso suscitato dalle Tenebre? Dobbiamo considerarlo come la creatura del dottor Frankenstein o pari al suo stesso Demiurgo? Data la fede nell'Onnipotente professata dall'umanoide, la domanda non è di poco conto. Purtroppo non sono in grado di fornire una risposta.

Mutande robotiche! 

Certo, è una domanda banale. Perché Gort ha un bacino in netto rilievo che imita un abito simile alle mutande? Se anche fosse stato liscio come una bambola, non sarebbe stato lo stesso? Forse il problema non è degli alieni e del loro immaginario, è piuttosto del pernicioso Codice Hays! Per colmo del paradosso, la discontinuità pelvica nella forma del robot finisce col suggerire allo spettatore proprio i pensieri che i censori avrebbero voluto evitare. Se Gort ha qualcosa che somiglia alle mutande, potrebbe anche aver sotto un gigantesco cazzone!  

Musica ermetica 
 
La colonna sonora del film è bellissima quanto inquietante. L'autore, Bernard Hermann, lavorò per Alfred Hitchcock e per George Orson Welles. Gli strumenti usati dall'illustre compositore sono assai numerosi: violino, basso elettrico, ben quattro arpe e quattro pianoforti, una sezione di trenta fiati e due theremin. Sono proprio questi ultimi strumenti elettrici a conferire un carattere ultramondano alla melodia, arcano e assolutamente sublime. C'è qualcosa nel suono del theremin che penetra nel nucleo stesso dell'Essere, insinuando qualcosa di così terribile e maestoso da non poter essere descritto tramite le parole di lingue limitate come quelle umane. 

Opere derivate 

Non era possibile che un capolavoro simile restasse a rifulgere in solitudine tra gli astri di celluloide, illuminando la nera volta celeste del firmamento fantascientifico. Nel 2008 ne è stato fatto un remake, diretto da Scott Derrickson. Klaatu è interpretato da Keanu Reeves. Non ho ancora visionato il film di Derrickson; quando lo avrò fatto ne pubblicherò senz'altro una recensione. Così ad occhio, consultando la pagina di Wikipedia, direi che contiene molte forzature e trovate che rasentano l'assurdo. 

Cineforum Fantafilm 

Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951) è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 3 ottobre 2005. Purtroppo non ero presente: all'epoca ero un blogger da poco più di un anno e non conoscevo ancora il buon Andrea. Cosa abbastanza anomala per un appassionato di fantascienza, ho visto questo film per la prima volta quando già avevo compiuto i 50 anni.

mercoledì 16 ottobre 2019


GUERRA AL GRANDE NULLA 

Titolo originale: A Case of Conscience
Autore: James Blish
Anno: 1958
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Sottogeneri: Thriller teologico, fantareligione, fantabiologia,
    distopia
Ambientazione: anno 2049;
    pianeta Lithia (I parte);
    Terra (II parte)
Editori (it.): Arnoldo Mondadori Editore; Editrice Nord
Edizioni italiane (elenco incompleto):
    Urania, n. 226 (marzo 1960) 
    Urania, n. 474 (novembre 1967)
    Cosmo Oro (maggio 1975)
    Urania Collezione, n. 196 (maggio 2019)
Codice ISBN (Cosmo Oro): ISBN 88-429-0314-0
Traduttori: Giorgio Severi, Riccardo Valla
Altre traduzioni:
    Tedesco: Der Gewissensfall
    Olandese: De Goddeloze Tuin van Eden
    Francese: Un cas de conscience
    Spagnolo: Un caso de conciencia
    Portoghese: Um Caso de Consciência
    Rumeno: Un caz de conștiință
    Polacco: Kwestia sumienia

Sinossi (da Mondourania.com, n. 474):
"Siamo in presenza di un pianeta e di una popolazione sostenuti dal Supremo Nemico. E' un'immensa trappola tesa a tutti noi, a tutti gli uomini della Terra e fuori dalla Terra: La sola cosa che possiamo fare è respingerla, la sola cosa che possiamo dire è: Vade retro Satana." A parlare così è il Padre Ruiz-Sanchez, gesuita, scienziato, esploratore spaziale, che nel pianeta Lithia e nei suoi troppo razionali, troppo morali, troppo sereni, troppo perfetti abitanti, vede all'improvviso una perfida e ironica creazione del Demonio. Stimolante, audace, originale, come certe "utopie" di Sheckley, questo "thriller" teologico ha rinnovato il tema tradizionale dei nostri rapporti con gli extra-terrestri, ed è ormai considerato a buon diritto un testo fondamentale della fs. moderna.

Sinossi (da Mondourania.com, n. 226): 
E' possibile che gli altri mondi non siano abitati. Ma finora, niente esclude che possano invece ospitare forme di vita, simili o no alla nostra. Questo è un problema che le scoperte della nuova scienza rendono attuale e non più ignorabile, una questione che va considerata sotto tutti gli aspetti. Anche quello religioso. Infatti, fra i doveri della Chiesa c'è quello di mantenersi in linea coi tempi; e il punto a cui è arrivata la giovane scienza spaziale ha spinto appunto la Chiesa a interessarsi dell'eventualità che esistano altri pianeti abitati. A questo proposito importanti esponenti del Clero hanno consentito a rispondere alle domande dei giornalisti, e il risultato delle speciali recenti interviste è stato ampiamente pubblicato su autorevoli quotidiani. Il romanzo che presentiamo in questo numero sembra scritto proprio in seguito alle ipotesi formulate da un Padre Gesuita nel corso del colloquio cui abbiamo accennato. E, guarda caso, a protagonista del suo romanzo, James Blish ha scelto un Gesuita. Il tema è ardito, e solo un autore intelligente, obiettivo, e abile come Blish lo poteva affrontare. Ne è uscito il racconto più eccitante cha sia mai stato scritto nel campo della fantascienza. Un romanzo che i lettori di Urania non possono ignorare.

Trama: 
Il gesuita peruviano Padre Ramon Ruiz-Sanchez, biologo e biochimico, giunge sul pianeta Lithia assieme al fisico Cleaver, al chimico Michelis e al geologo Agronski. I quattro scenziati formano una commissione il cui compito è studiare a fondo il pianeta, dotato di una ricca biosfera e abitato da esseri senzienti, per decidere se sia o meno adatto alla colonizzazione umana. I nativi di Lithia sono Rettiliani: in pratica somigliano a pingui lucertoloni dalla statura eretta, alti più di tre metri e dotati di grande intelligenza. La logica vorrebbe che il pianeta fosse subito dichiarato off limits, senza nemmeno essere esplorato da un equipaggio umano - anche per evitare il concreto rischio di contaminazioni biologiche, non solo dalla Terra a Lithia, ma anche nell'inversa direzione. Evidentemente i terrestri del XXI secolo descritti da Blish non hanno simili scrupoli. Si tratta di una società decadente, quasi in fase terminale. La maggior parte della popolazione vive inumata in rifugi antiatomici; l'unica organizzazione religiosa presente, dotata di immenso potere, sembra essere la Chiesa Cattolica Romana. Tra Padre Ramon e gli altri membri della commissione inviata sul pianeta alieno non vi è accordo sulle politiche future. Michelis e Agronski ritengono che non vi siano risorse lithiane degne di essere sfruttate; soltanto il perfido Cleaver è dell'idea di usare il mondo dei Rettiliani per produrre e stoccare armi atomiche in gran quantità. Più complessa e articolata la posizione del gesuita. Dapprima egli è incline a considerare la civiltà autoctona di Lithia come preadamitica, ossia priva del Peccato Originale, in quanto gli abitanti vivono in perfetto ordine morale senza bisogno alcuno di credere all'esistenza di Dio e senza alcun comandamento. Pian piano che approfondisce la sua conoscenza, per diretta esperienza con un nativo, Chtexa, ecco che in Padre Ramon inizia a farsi strada un grave sospetto. Lithia sarebbe in tutto e per tutto opera di Satana. L'Avversario avrebbe dato origine a tale mondo facendone una trappola per gli esseri umani, per convincerli della possibilità di una vita perfetta senza alcuna nozione di Dio. Giunge per la commissione guidata dal gesuita il giorno della partenza. Prima che le operazioni di imbarco siano completate, il lithiano Chtexa consegna a Padre Ramon un dono: è una specie di anfora sigillata contenente un uovo fecondato, destinato a dare origine a un girino che è proprio il figlio del donatore. Il suo nome è Egtverchi e ne è già consapevole quando ancora è un embrione. Il desiderio di Chtexa è che Egtverchi sia cresciuto tra gli umani per apprenderne gli usi e i costumi. Pur essendo sconvolto, il gesuita accetta e prende con sé il singolare presente. Questo sarà un gravissimo errore, una falla nell'ordine cosmico che permetterà alla Distruzione di irrompere, portando il marasma sulla Terra e la Nemesi di Lithia.


Recensione: 
Oltre a essere un thriller teologico, il romanzo di Blish è soprattutto un thriller sulfureo. Questo è stato tra i primi libri di fantascienza in cui mi sono imbattuto e non è stato un incontro facile. Ho dovuto interrompere più volte la lettura: troppo angosciante. In ogni caso ho subito compreso l'estremo interesse degli argomenti trattati. Anche se le parole "manicheismo" e "manicheo" sono in tutto menzionate soltanto tre volte, esse hanno un'importanza cardinale. Non è poi così facile che un'opera di fantascienza faccia anche una semplice menzione di questo pensiero religioso perseguitato in modo atroce nel corso dei secoli, dimenticato dalle genti eppure ancora temuto dalle religioni del mondo. Questo è riportato nella Biblioteca Galattica e merita la massima attenzione: 

"L’argomento attorno il quale è costruita la vicenda narrata nel romanzo è di matrice teologica. Il protagonista è padre Ramon, uno studioso, biologo, gesuita. Egli ritiene che Lithia, un pianeta alieno appena scoperto, e la razza intelligente che lo abita siano frutti del demonio, attribuendo a Satana una potenza creatrice e cadendo così nell’eresia manichea. Intanto, uno di questi alieni vive e cresce sulla Terra, minacciando di distruggere, come un novello anticristo, l’intera società terrestre, prima che padre Ramon riesca a porre un rimedio definitivo all’aberrazione…"  

Purtroppo i fantascientisti quadrati non prestano a tutto questo attenzione alcuna. A quanto pare religione e antropologia non destano il loro interesse, anzi, causano viva irritazione.

Sine ipse factum est Nihil 

Il titolo in italiano è decisamente atipico: in quasi tutte le altre lingue è stata scelta la traduzione letterale dell'inglese A Case of Conscience. Senza dubbio Guerra al Grande Nulla è qualcosa di grande effetto. Se si fosse tradotto in modo pedissequo Un caso di coscienza, ben pochi sarebbero stati attratti dal romanzo di Blish. Il Grande Nulla è Satana, l'Avversario di Dio. Nella versione originale ho potuto constatare che la locuzione usata è Great Nothing. Il teologo gesuita, Padre Ramon Ruiz-Sanchez, ha ricavato l'immagine del Grande Nulla da una discussione in cui il chimico Michelis, che definiva l'atomo, fondamento della realtà materiale, come un buco all'interno di un buco, a sua volta all'interno di un buco e così via, secondo una ricorsività frattale che non conosce fine. Forse Blish non ne era al corrente, ma non c'è niente di più lontano dalla teologia della Chiesa Romana di questo uso della parola Nulla. Un uso che invece era tipico dei Catari Assoluti. Peire Autier, l'Apostolo della Linguadoca, diceva chiaramente che il mondo materiale è il Nulla, perché è stato fatto senza il Verbo.

Incoerenze narrative

Papa Adriano VIII, un austero e imponente norvegese ormai incanutito (ex biondiccio), di carattere ipereccitabile, riceve Padre Ruiz-Sanchez, confermandone l'esclusione dalla Chiesa. Così argomenta il Pontefice: il gesuita, non appena caduto nell'eresia manichea, sarebbe stato scomunicato in automatico, senza bisogno alcuno di pronunciamento (ossia lata sententia). In ogni caso la scomunica viene ribadita con dure parole. Il gesuita, caduto nelle dottrine che attribuiscono a Satana potere creatore, può solo essere visto con orrore dal corpo ecclesiastico e considerato come una cellula tumorale da cauterizzare. Nonostante questo, Adriano VIII gli dà alcuni suggerimenti, prima di congedarlo. Innanzitutto getta dubbio sugli stessi sensi degli umani, insinuando che il pianeta Lithia potrebbe essere illusorio, che non c'è bisogno di credere che sia una creazione del Maligno, bensì soltanto un'allucinazione da lui indotta, un'illusione. Quindi afferma che l'unico modo per porre fine alla crisi lithiana sarebbe pronunciare un esorcismo. Esorcizzare un intero pianeta. L'obiezione mossa dall'uomo della compagnia di Gesù a questo invito è incentrata sull'obsolescenza secolare della pratica esorcistica. La Chiesa del 2049 è rancidamente preconciliare, eppure i preti hanno smesso di utilizzare l'esorcismo per evitare di essere scambiati per manipolatori di ingenui e spargitori di superstizioni. Accusati da chi? Blish descrive una Chiesa potentissima, con tanto di Inquisizione. Cosa avrebbe dovuto temere un clero tanto influente? Fatto sta che l'esorcismo compiuto da Padre Ruiz-Sanchez da un osservatorio lunare, riesce alla perfezione. Lithia subisce una grande e improvvisa catastrofe che la trasforma in un mondo inabitabile. A dire il vero, l'autore lascia il lettore nel dubbio. Il fisico Cleaver aveva collocato sul pianeta un quantitativo immenso di ordigni nucleari e fatto costruire impianti in grado di provocare una reazione a catena, fondendo gli atomi di litio, abbondantissimi, in un unico super-atomo in grado di esplodere come un minuscolo Big Bang. Probabilità e verosimiglianza vogliono che proprio questa sia la causa della Fine di Lithia, non certo l'opera di un esorciccio. Veniamo ora alla formula esorcistica pronunciata dal ex gesuita scomunicato e attribuita a Gregorio VIII: 

- Io, sacerdote di Cristo, ordino a voi, spiriti malvagi, che agitate queste nuvole...
- ... di ritirarvi da esse e disperdetevi in luoghi selvatici e deserti, onde non possiate più nuocere né agli uomini né agli animali, né alle piante né a cosa alcuna che sia stata concepita per il servizio dell'uomo.

  "E tu, Grande Nulla, stupido e lubrico, tu, Scrofa Stercorata, nero spirito del Tartaro, io ti scaglio, o Porcarie Pedicose, nell'infernale cucina."
  "Per l'Apocalisse di Gesù Cristo, che il Signore ha inviato ai Suoi servi per far loro conoscere le cose che stanno per essere; e che Egli ha significato, inviando il Suo Angelo; io ti esorcizzo, Angelo della Perversità:
  "Per i sette candelieri d'oro e per quello che è come il Figlio dell'Uomo, ritto in mezzo ai candelieri; per la sua voce, come la voce di molte acque; per le sue parole "Ecco, son vivo, io ch'ero morto; e vivrò sempre e sempre; e ho le chiavi della morte e dell'Inferno"; io ti dico, Angelo della Perdizione: via, VIA, VIA!"


Sono riuscito a trovare un testo molto simile, sebbene non identico. Vi compare la Scrofa Stercorata, così come il sudicio branco di porci (Porcarie Pedicose). Nessuna menzione del Grande Nulla. Perché è stata utilizzata una locuzione manichea, Grande Nulla, in un esorcismo cattolico? Bisogna poi chiedersi come sia possibile che Ruiz-Sanchez, ormai decaduto dalla sua condizione ecclesiastica e privato della veste, sia stato al contempo investito dal Papa di cotanta autorità. Perché non è stato lo stesso Vescovo di Roma ad esorcizzare Lithia?

Il problema del Darwinismo 

I Lithiani hanno un sistema riproduttivo molto peculiare, che prevede una ricapitolazione esterna delle fasi evolutive. Nell'embrione umano si ha un processo di sviluppo che comporta il passaggio da una forma simile a quella di un pesce, con tanto di branchie, a una forma simile a quella di un anfibio, quindi a quella di un rettile, ancora dotato di coda e di un sistema circolatorio che mescola il sangue venoso a quello arterioso. Quindi, nelle fasi finali, la coda sparisce, si forma un setto cardiaco che separa la circolazione del sangue ossigenato da qualle del sangue ricco di scorie. Per descrivere tutto ciò i biologi utilizzano proprio la parola ricapitolazione. L'ontogenesi ricapitola la filogenesi, per usare le parole di Haeckel. Bene, nei Rettiliani di Lithia questo avviene al di fuori del corpo materno. La femmina depone le uova fecondate nelle acque del mare. La prole viene lasciata a se stessa: ogni cura parentale è impossibile. Così i nuovi nati assumono la forma di lamprede, quindi di pesci veri e propri. Poi tornano alla terra, diventando come grossi anfiossi o pesci polmonati. Crescendo ancora, si sviluppano le zampe e si trasformano in anfibi simili a rane toro. Questi esseri migrano nella giungla, diventando quindi lucertole bipedi che saltano come canguri, emergendo dalla vegetazione solo quando sono abbastanza maturi per essere accolti nella società. Tutto ciò ha un impatto devastante su Padre Ruiz-Sanchez, che rappresenta una Chiesa ostile all'evoluzionismo, ossessionata dalla verità letterale del racconto della Genesi. Ecco che prende corpo nel gesuita l'idea che Lithia sia una fabbricazione dell'Avversario, essendo uno dei suoi fini proprio quello di dimostrare la veridicità delle dottrine di Darwin sull'evoluzione delle specie.

L'ombelico di Adamo

In un mondo in cui l'Islam sembra scomparso, la città di Bassora in Iraq, a noi tristemente nota per via di attentati e stragi, è stata sede di un'importante assemblea ecclesiastica. È la Dieta di Bassora, tenutasi nel 1999, che ha condannato le dottrine di Darwin. Gli argomenti addotti sono talmente grossolani e folli da spingere molti lettori a credere che Blish abbia voluto fare una tagliente satira della religione cattolica e più in generale del Cristianesimo nel suo insieme. Secondo le dottrine prevalse alla Dieta di Bassora, Dio avrebbe creato Adamo con l'ombelico per dargli integrità fisica e perfezione, anche se il Primo Uomo non era uscito dal grembo di una donna. Così, allo stesso modo, Dio avrebbe creato la geologia terrestre con strati e testimonianze di una passato mai esistito. Dunque si dovrebbe postulare un Dio Ingannatore, simile ai Farisei e agli Scribi - anche se ovviamente il clero non è in grado di trarre questa logica conclusione delle sue stesse premesse. Quando ero un marmocchio ha assistito agli ultimi rigurgiti di ostilità cattolica verso l'evoluzionismo. Una suora rachitica si scagliò contro Darwin dicendo cose ridicole: "Se l'uomo viene dalle scimmie, da dove sono venute le scimmie? Gli scienziati dicono che le scimmie sono venute dal Nulla!" La religiosa la giudicai subito una idiota. Mi veniva da ridere, perché mi immaginavo questo Nulla come un mare grigiastro e crepitante, come uno schermo di una TV non sintonizzata, da cui uscivano senza sosta scimmie già adulte! Soltanto pochi anni dopo, la versione della Chiesa Romana era questa: i giorni della Genesi potevano benissimo essere ere geologiche, e Dio sarebbe intervenuto a infondere l'anima a un ominide generato tramite evoluzione delle specie. Il gesuita di Blish riporta questa dottrina, pur rifiutandola senza fornire un'adeguata critica, senza dire il perché. Il punto è che Guerra al Grande Nulla fu letto con attenzione da molti fondamentalisti protestanti in America, così un bel giorno vidi su un giornale la foto del faccione di un pastore, dotato di lunga barba; sopra l'immagine c'era scritto: "E DIO CREÒ LA TERRA CON I FOSSILI DENTRO!"

Incapacità predittiva della fantateologia 

Una delle principali critiche rivolte al romanzo di Blish è partita proprio da un gesuita, Frate Guy Consolmagno, direttore dell'Osservatorio Vaticano. Secondo il religioso-scienziato, Guerra al Grande Nulla sarebbe nient'altro che un ammasso di "cattiva teologia", scritto senza alcuna reale conoscenza della Compagnia di Gesù e delle sue dottrine. Queste sono state le obiezioni di Blish agli attacchi di Consolmagno: 

  1) Guerra al Grande Nulla descrive la Chiesa Romana del futuro, la cui teologia può quindi essere ben diversa da quella della metà del XX secolo;
  2) Guerra al Grande Nulla non è stato scritto come un corpo di dottrine teologiche: il centro e il senso della narrazione è invece un singolo uomo. 


James Blish (1921 - 1975), che era un agnostico, concepì un Cattolicesimo futuro molto robusto, dotato di una teologia granitica e pervasiva, per quanto rozza, capace di influenzare in modo assai potente la politica terrestre. L'autore non ha saputo prevedere la Morte Teologica della Chiesa Romana, lo svuotamento della stessa istituzione del Papato, il proliferare di sètte come Comunione e Liberazione, i Neocatecumenali e i Mariolatri Medjugoristi, che si sono formate come funghi sul putrescente tronco ecclesiastico. Queste congreghe settarie sono considerate dalle plebi, in modo alquanto stolto, genuine manifestazioni della religione cattolica, anche se la realtà è molto diversa: gli adepti di Don Giussani sono neopelagiani che credono nella salvezza tramite le opere; i Medjugoristi sono idolatri superstiziosi, etc. Non possiamo aspettarci che nel 1958 lo scrittore americano potesse avere idea di questi sviluppi. Non dobbiamo dimenticarci che proprio in quell'anno finì il pontificato di Pio XII, il 9 ottobre. Il 20 ottobre iniziò il pontificato di Giovanni XXIII, che annunciò il Concilio Vaticano II il 25 gennaio del 1959 presso la Sala Capitolare del Monastero di San Paolo di Roma. La prima sessione del Concilio ebbe inizio nell'ottobre del 1962. Il 3 giugno dell'anno successivo, i lavori si interruppero a causa della morte del Pontefice. Le altre tre sessioni furono convocate e presiedute dal successore Paolo VI. Quindi è ovvio che il Cattolicesimo Romano di cui leggiamo in Guerra al Grande Nulla sia preconciliare.

Protocolli ecclesiastici 

Secondo le dottrine della Chiesa Romana, enunciate dalla Società di Gesù, particolarmente sensibile a questo tema, un'ipotetica specie intelligente extraterrestre può soltanto ricadere in tre categoria: 

1) Creature senzienti ma prive di anima; 
2) Creature senzienti con anima caduta, a causa di un peccato ancestrale non inevitabile (equivalente al Peccato Originale);
3) Creature senzienti con anima non caduta. 


Nel caso 3), queste creature non cadute devono per necessità vivere in condizone di totale felicità e di immortalità, in un mondo paradisiaco che non conosce il peccato. Anni fa mi sono imbattuto in una discussione televisiva in cui proprio un gesuita affermava l'estrema apertura della Chiesa Romana alla possibilità di esistenza di civiltà aliene, precisando però l'impossibilità di accettare il discorso induista di incarnazioni divine su altri mondi (parole quasi testuali). I protocolli ecclesiastici, pensati molto per tempo nell'eventualità di un contatto, raccomandano le seguenti politiche: 

1) Non tentare nemmeno di evangelizzare le creature senzienti che risultassero prive di anima; 
2) Cercare con ogni mezzo di evangelizzare le creature senzienti con anima caduta;
3) Cercare di imparare dalle creature senzienti immortali e senza peccato lo stato di perpetua grazia divina. 


Non sembra passare nemmeno per la mente dei Gesuiti che la convivenza tra gli umani e una specie extraterrestre non caduta che vivesse nell'equivalente dell'Eden potrebbe portarle proprio il Peccato Originale e quindi decretarne la contaminazione. Misteri delle sottigliezze dell'Ordine di Loyola. Si vede che i Lithiani non appartengono a nessuna delle tre categorie elencate dai protocolli gesuitici. Se i Rettiliani incontrati da Padre Ruiz-Sanchez fossero una specie non caduta, sarebbero immortali e avrebbero una conoscenza innata di Dio, godrebbero della sua presenza immanente. Visto che questi lucertoloni bipedi non concepiscono Dio e hanno una morale assiomatica, ne scaturisce la tragedia religiosa - per l'appunto, il caso di coscienza.  

L'artificio del Tempo di Newton 

L'impianto narrativo è ostile a gran parte della Scienza moderna. Viene così immaginato un artificio concettuale che permette di abolire, pur in certe condizioni fisiche, l'intera Relatività speciale di Einstein, permettendo così una perfetta sincronizzazione tra azioni che occorrono a molti anni luce di distanza. In questo modo l'esorcismo dell'ex gesuita Ruiz-Sanchez può giungere dalla Luna fino a Lithia in tempo reale, viaggiando di fatto a una velocità ben superiore a quella della luce nel vuoto. Questa rimozione della teoria relativistica è a tutti gli effetti una reintroduzione del Tempo Assoluto concepito da Newton come una dimensione immutabile che esiste in modo perfettamente indipendente dagli enti in essa immersi - o addirittura dalla presenza o meno degli enti stessi. 

Il paradosso delle eresie 

A far rabbrividire Padre Ruiz-Sanchez e a farlo propendere per una spiegazione manichea della realtà che lo affligge è l'attenta osservazione della società rettiliana di Lithia. Tutto ciò che apprende gli conferma di essere di fronte a una sfida a tutti i dogmi in cui è stato educato. In particolare, si preoccupa delle conclusioni a cui potrebbero giungere gli esseri umani venendo in contatto con questi alieni. Conclusioni non soltanto atee, dedotte dalla ricapitolazione esterna tipica del sistema riproduttivo dei lucertoloni, ma anche un'affermazione di idee pelagiane, negatrici della necessità della Grazia di Dio per giungere alla Salvezza. Anzi, l'uomo può essere buono anche senza Dio, anche senza credere nella sua esistenza - cosa che porterebbe alla perdita del potere del Vaticano. Così Padre Ruiz-Sanchez, per sfuggire a una credenza condannata come ereticale, ne abbraccia un'altra ritenuta ancor più temibile. Emerge a questo punto la natura paradossale dell'eresiologia della Chiesa di Roma. Non viene riconosciuta alcuna differenza tra una singola idea ritenuta eretica, sorta in un singolo individuo isolato, e un corpo dottrinale completo di una religione organizzata e distinta da quella cattolica. Questo è il fondamento dell'Inquisizione, che perseguita il singolo per un'idea, proprio come perseguita il credente di una congregazione anatemizzata. Se un prete adotta un'idea manichea, è considerato come un credente di una Chiesa Manichea. Se un prete adotta un'idea pelagiana, è considerato come un credente di una Chiesa Pelagiana. Poi succede che neopelagiani come Josemaría Escrivá de Balaguer siano fatti santi.


Maledetti tagli di Urania! 

Una vittima dei famosi tagli di Urania è l'Appendice (Il pianeta Lithia), che è oltremodo interessante. Anche una succinta guida alla pronuncia dei nomi lithiani, all'inizio dell'opera, è stata ritenuta superflua dalla redazione uranica, che l'ha soppressa senza indugio assieme all'introduzione dell'autore - una premessa fondamentale per capire meglio la narrazione. Quando mi sono accorto di questo vile scempio, sono stato invaso da una profonda irritazione. Con mio sommo rammarico sono stato costretto ad arrendermi all'evidenza: gli Urania sono in genere inaffidabili. Purtroppo non mi è possibile leggere nella versione originale tutti i romanzi che ho letto finora nella versione uranica: semplicemente non ho abbastanza tempo per farlo. Se solo penso che molte volte ho sognato su scritti mutilati, mi viene un travaso di bile. Per fortuna ho potuto recuperare un'edizione integrale di Guerra al Grande Nulla

Il pianeta Lithia

L'Appendice è troppo lunga per essere riportata in questa sede, ma vale la pena riportarne un breve riassunto. Lithia orbita attorno a una stella simile al Sole, Alpha Arietis, distante da noi circa 50 anni luce. Secondo pianeta del suo sistema, il suo anno dura circa 380 giorni terrestri (456 giorni lithiani). La gravità è 0,82 volte quella terrestre, a causa della bassa densità degli elementi che costituiscono il pianeta: vi abbonda il litio - da cui il nome che gli è stato attribuito dagli scopritori - mentre il ferro vi è rarissimo, l'unica sua sorgente essendo le meteore. La percentuale di ossigeno nell'atmosfera è 31,27% in volume, mentre quella di CO2 è 0,31% in volume. Temperature medie elevate (30 °C al polo, 38 °C all'equatore, d'estate, circa 15 °C in meno d'inverno). L'umidità è molto elevata e abbondano le foreste. L'unica luna di Lithia ha poco più di 2000 km di diametro; scarsa è l'attività tettonica e i continenti sono tre. Le specie vegetali sono estremamente varie. Gli animali presentano ordini molto simili a quelli che si trovano sulla Terra. Particolarmente diffusi sono gli artropodi, che possono raggiungere grandi dimensioni. Molti sono gli insetti in grado di spruzzare veleni, in genere alcaloidi e in un caso persino acido cianidrico. Sulla terraferma sono molto comuni anfibi e rettili, mentre i mammiferi, poco rappresentati, somigliano a grossi topi. Animali affini ai pesci abbondano nelle acque. Oltre alla specie dominante senziente, l'animale terrestre più grande è il raro allosauro lithiano, mentre un ittiosauro simile a un pesce lungo 10 metri domina i mari.

La lingua lithiana  

Tutti i Rettiliani di Lithia parlano un'unica lingua, che almeno in parte è innata, ossia codificata nelle sequenze del genoma. Come ci viene spiegato, ogni lithiano conosce il proprio nome come eredità genetica, senza bisogno di apprenderlo. Ecco una descrizione sommaria e imprecisa della fonetica lithiana, tradotta con qualche adattamento dall'originale di Blish: 

Se a qualcuno interessa, le parole lithiane che compaiono qui e là nel romanzo si pronunciano nel modo seguente: 
  XOREDESHCH. La X corrisponde alla K dell'inglese (o alla chi del greco); SHCH contiene due suoni diversi, come in molte parole russe: il suono sci di "scia" seguito dal suono della ci dolce di "cima". (Pron.: Koredesc)
  GTON. La G è gutturale, contro il palato duro (come in "gola")
  CHTEXA. Il suono del CH in questa parola è come il suono sci di scia. (Pron.: Sc-tèka). 
  GCHTEHT. Suono G gutturale, seguito dal suono sci; la seconda H serve a indicare che la seconda T è muta. (Pron.: Gh-sc-tètt.) 
  GLESHCHTEHK. Come in precedenza: G gutturale, doppio suono SHCH, l'ultima H indica che la K è muta. (Pron.: Gh-le-sc-tèq.)
 


Questa è una traduzione adattata alla realtà fonetica della lingua italiana: com'è ovvio, la versione originale riporta esempi diversi.  Per spiegare la pronuncia di SHCH si utilizza "fish-church". Nei gruppi consonantici finali -HT e -HK è la consonante H a non pronunciarsi e ad essere ritenuta un equivalente del "segno muto" dell'antico russo. Il traduttore si è ingarbugliato non poco. Noto la censura del commento del paffuto Agronski: "Chi può sputare può anche imparare il lithiano"

Purtroppo Blish non aveva alcuna conoscenza di linguistica, ma possiamo dedurre dalle sue note che la lettera X renda un'occlusiva aspirata /kh/ e non una fricativa. Una trascrizione abbastanza infelice e fuorviante (più di un lettore avrà pensato di pronunciare /ks/). A quanto ho potuto constatare, il solo vocabolo traducibile è gchteht "tipo di bevanda simile al tè". Per il resto sono nomi di individui (Chtexa, Egtverchi) o toponimi (Xoredeshch Sfath, Xoredeshch Gton, etc.). Insomma, Blish ha perso una splendida occasione per fare fantalinguistica e per deliziare gli animi più sensibili a queste creazioni! 

Curiosità  

Esiste un romanzo breve omonimo, A case of conscienze, il cui autore è Ken McLeod. Spesso si ingenera confusione nel Web, al punto che girano file in cui lo scritto di McLeod è attribuito erroneamente a James Blish. Cosa buffa, proprio Ken McLeod ha scritto un'interessante introduzione a un'edizione albionica di Guerra al Grande Nulla

Nel 1959 il romanzo di Blish ha vinto il Premio Hugo per il miglior romanzo. Questo riconoscimento ha molto contribuito a diffondere la fama di quest'opera, non senza generare accese controversie. 

Con una certa sorpresa sono venuto a sapere che un'edizione di A Case of Conscience è stata curata da Gary K. Wolfe (2012). Qualcosa mi disturbava: avevo confuso questo autore con il Gary K. Wolf (senza -e finale) che ha scritto Quarto: uccidi il padre e la madre e più noto per il soggetto dell'orrido film Chi ha (in)castrato Roger Rabbit? Si tratta di due persone diverse!  

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Ero convinto di aver scritto a suo tempo qualche riga su Anobii. Ho potuto constatare che mi sbagliavo. I miei banchi di memoria stagnante hanno subìto una distorsione! Ho comunque trovato qualche intervento degno di nota.

Blacktia ha scritto: 

Gran prima parte, ricca di sapienti digressioni tecniche e dal buon ritmo narrativo, la seconda parte (sulla terra) molto più lenta e macchinosa, con intrecci morali opinabili ed un finale oggettivamente debole.

Un utente anonimo ha scritto: 

Idea interessante, esecuzione ingenua 

Una civiltà aliena, un attentato ai dogmi della fede: un'angolazione insolita dalla quale esplorare i rapporti fra l'umanità e un'altra forma di vita intelligente, anzi più intelligente.
E' questo il punto di forza del romanzo, che tuttavia alcune ingenuità nello stile ("As you know, Bob"; informazioni esposte in modo forzato e didascalico) e nell'evoluzione della vicenda (troppo rapida) rendono non del tutto soddisfacente, malgrado le premesse.
Godibili i dati "scientifici" relativi al pianeta Lithia, in appendice al romanzo. 


Gianni Sarti ha scritto:

Più che un romanzo è una antologia di due racconti legati da un esile filo.
Nel primo quattro scienziati terrestri, tra cui un sagace sacerdote alle soglie dell'eresia, si trovano a giudicare un pianeta lontano e la sua società perfetta ma senza valori. Questa parte è brillante, ha idee mirabili e uno stile narrativo colmo di informazioni scientifiche: bellissima.
Nella seconda parte un cucciolo della società aliena perfetta cresce sulla Terra, una Terra improbabile con personaggi assurdi che si comportano in modo illogico. L'interesse alla storia scompare, ci si sente traditi, viene da chiedersi che fine abbia fatto il geniale scrittore della prima parte.


Tinebrella ha scritto:

Questo libro può solo avere due letture: o è una sottile ma feroce critica al dogmatismo e all'ottusità fanatica della Chiesa, o è una boiata di una ridicolaggine senza pari.
E al di là di questo, non è comunque una bella storia, per quanto l'idea di fondo possa essere originale.

lunedì 14 ottobre 2019


LE GUIDE DEL TRAMONTO

Aka: L'Angelo custode
Titolo originale: Childhood's End
Autore: Arthur C. Clarke 
Anno: 1953
Prima edizione italiana: 1955
Lingua originale: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica, fantascienza hard,
      invasione aliena
Editore: Mondadori
Edizioni italiane:
    Il Girasole - Biblioteca Economica Mondadori n° 37
    Urania (Millemondinverno) n° 467
    Classici Urania n° 53
    I Massimi della Fantascienza n°3
    "Per tutti i diavoli dell'Universo", Editoriale Corno e Club
        degli Editori
Traduzione: Giorgio Monicelli

Sinossi (da Mondourania.com): 
Per sei giorni le immense astronavi, silenziose e immobili, restarono sospese sulle metropoli della Terra. Poi vennero gli ordini, e ai terrestri non restò che obbedire. Ma per anni e anni nessuno poté vederli, gli Esseri venuti con le astronavi. Nessuno poté sapere chi erano. Per quale misteriosa ragione “Essi” non volevano essere conosciuti? Forse perché (ma nessuno lo sospettò) non volevano essere “ri-conosciuti”? Arthur C. Clarke è uno degli scrittori di fantascienza in cui risuona più intensa la nota metafisica: il suo tema è l’avventura della razza umana fra i misteriosi fondali dell’universo, l’enigma del nostro destino nello spazio. È da lì, a pensarci bene, che viene il brivido dei brividi: Clarke ce lo dimostra con questa calata dal cielo di invisibili angeli del bene o del male.

Trama:
Proprio quando un razzo parte verso lo spazio, le porte del cosmo vengono sbattute in faccia all'umanità. I Superni (in inglese Overlords, alla lettera "Super-Signori"), prendono il controllo del pianeta, in modo silenzioso, senza manifestarsi agli umani. L'unico contatto tra la specie aliena e i popoli terrestri è per molti anni il Supercontrollore Karellen, che si guarda bene dal mostrarsi al suo interlocutore, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Rikki Stormgren. Passa così mezzo secolo. Allo scadere di questo periodo, arriva finalmente il Giorno del Contatto. I Superni si mostrano, rivelando di avere l'aspetto che i Cristiani attribuiscono al Diavolo:
corna, coda e ali di pipistrello. Ecco svelato il mistero della riservatezza dei visitatori alieni. Temevano di traumatizzare i terrestri e di essere ritenuti Demoni. Ha inizio quella che potrebbe sembrare un'Età dell'Oro. Unità del genere umano; un'immensa prosperità per tutti, dato che le ingenti spese militari sono ormai destinate a usi più proficui; fine di ogni conflittualità e instaurazione di una società basata sull'edonismo. Eppure qualcosa non va. Anche se pochi lo capiscono, è come se fosse stato posto termine alla Storia. Non si può sognare più nulla: il paternalismo dei Superni rende vana ogni iniziativa. Viene imposto un divieto draconiano a qualsiasi tentativo di espansione spaziale del genere umano. "Le stelle non sono per l'uomo", decretano i Superni. Jan Rodricks è uno spirito inquieto e non riesce a rassegnarsi allo stagno termodinamico che è diventata la Terra, così elabora un ingegnoso piano per nascondersi in una nave aliena e raggiungere il mondo madre dei Superni, che si trova a una quarantina di anni luce dal nostro sistema solare. Il progetto di Rodricks riesce: egli arriva a destinazione ed è testimone di molte meraviglie. C'è però un prezzo da pagare per tutto questo. Intanto, sulla Terra, un fenomeno inquietante ha cominciato a manifestarsi. Si tratta dello "sfondamento". Sempre più bambini hanno visioni di mondi lontani e precipitano in uno stato di assoluta irrealtà. Come Rodricks stesso apprende dagli stessi Superni, la spiegazione è molto semplice. Esiste un essere mostruoso, immane, simile a un Dio panteista. È la Supermente (in inglese Overmind), che estroflette i suoi tentacoli per fagocitare i viventi colpiti dallo "sfondamento", assimilandoli, facendo perdere loro ogni parvenza di individualità. Eccolo, il segreto dei Superni, che sono sotanto servi di un simile mostro galattico. Quando Rodricks viene ricondotto sulla Terra, a causa della relatività sono trascorsi molti anni. Egli è l'ultimo uomo propriamente detto sull'intero pianeta. Oltre a lui sopravvivono solo alcuni esemplari degenerati, relitti delle generazioni pre-sfondamento destinati al Nulla. Così si conclunde la vicenda terrena di quest'uomo, che a buon diritto può essere chiamato il Superstite, mentre i Superni si allontanano dal desolato globo terracqueo. La Supermente maledetta ha ormai consumato il suo fiero pasto!   

Recensione: 
Tra i primi romanzi di fantascienza che ho letto, mi ha lasciato un segno profondo. Mi piace moltissimo l'atmosfera di decadenza che ispira, quel senso di funesta inutilità di ogni agire umano in vista della consunzione escatologica. A mio parere il più bel libro che Clarke abbia mai scritto. Per questo bisognerebbe ricordarlo, più che non per 2001: Odissea nello spazio. Mentre 2001: Odissea a nello spazio parla dell'Alba dell'Uomo e di un'intelligenza cosmica benevola che favorisce la nascita della vita e della consapevolezza dovunque sia possibile, qui vediamo all'opera veri e propri becchini delle specie senzienti. Il ruolo dei Superni è quello di comparire al capezzale di un moribondo che non sospetta nulla della propria malattia, mettendosi a prepararne i funerali ancor prima che arrivi Azrael, l'Angelo della Morte. Com'è facile immaginarsi, la gente ama poco ciò che parla di Thanatos evocandone la presenza. Per questo da 2001: Odissea nello spazio è stato tratto da Kubrick il film omonimo di immenso successo, mentre Le guide del tramonto ha avuto soltanto - che io sappia - come adattamento un'oscura serie TV in tre episodi, trasmessa nel 2015 dal canale statunitense Syfy.  

Un anello temporale retroattivo

Un brivido teologico sulfureo si insinua nella narrazione. Sembra evidente che i Superni hanno l'aspetto dei Demoni. La spiegazione di tutto ciò sta in un entanglement macroscopico che lega gli ultimi istanti della specie Homo sapiens alle orribili visioni promonitrici di qualche nostro antenato in una lontana preistoria, millenni prima della Rivelazione apocalittica ricevuta da Giovanni a Patmos. I Superni lo riconoscono: siccome sono stati visti sul teatro della Fine, ne sono stati ritenuti la causa. Il Superno Rashaverak lo spiega molto bene con queste parole:

«Quando le nostre astronavi penetrarono nel vostro cielo, un secolo e mezzo fa, quello fu il primo incontro delle nostre due razze, sebbene vi avessimo studiato da lontano per secoli e millenni, naturalmente. Eppure voi ci avete riconosciuti e temuti, come sapevamo che avreste fatto. Non era precisamente un ricordo, il vostro; avevate già avuto la prova che il tempo è molto più complesso di quanto la vostra scienza abbia mai potuto prevedere. Vedete, quel ricordo non era del passato, ma del futuro: di quegli anni in cui la vostra razza avrebbe saputo che tutto era finito. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ma non era una conclusione facile da raggiungere. E poiché eravamo presenti, siamo stati identificati con la fine della vostra specie. Sì, anche se questa fine era lontana diecimila anni! È stato come se un'eco invertita fosse rimbalzata lungo il circolo chiuso del tempo, dal futuro al passato. Chiamatela così, più che una reminiscenza, una premonizione.»

L'ontologia temporale sostenuta da Clarke è eternista non tensionale, ossia B-eternista. In essa non esiste differenza concreta tra presente, passato e futuro, che sono semplici dettagli geometrici di un panorama multidimensionale. 

La dissoluzione delle religioni 

Una religione dimostra la sua vanità estrema quando la realtà dei fatti confuta la sua cosmologia, l'idea che ha del posto dell'Uomo nell'Universo. Così avviene quando i Superni finalmente si rivelano: 

C'erano mutamenti anche più profondi. Era un evo del tutto laico. Delle fedi esistite prima dell'avvento dei Superni, solo una forma puritana di buddismo, la più austera, forse, di tutte le religioni, sopravviveva ancora.  

Eppure soltanto pochi decenni prima della vicenda di Jan Rodricks, le religioni erano vive e vegete. Il principale oppositore dei Superni, Wainwright, era un ex prete: ci viene detto che dai suoi discorsi sembrava che portasse ancora la tonaca. Ci viene anche detto che una delegazione delle principali chiese del mondo aveva espresso il suo sostegno al Supercontrollore Karellen e alla sua politica. Purtroppo il romanzo non ci spiega in dettaglio il processo di estinzione di un così gran numero di fedi. Che sarà accaduto in concreto? Sarebbe bello leggere in qualche opera lettearia il racconto dell'ultimo Papa, dell'ultimo prete, dell'ultimo rabbino, dell'ultimo imam. Certo, Nietzche ci parla della Festa dell'Asino e dell'ultimo Papa. Nulla però ci vene detto sulla fine del meccanismo di successione spirituale. 

Il triste declino della Scienza 

Con buona pace dei neopositivisti pierangelisti, Clarke ci descrive un futuro di stagnazione proprio in concomitanza con l'estinzione di ogni credenza in una realtà trascendente. La fine della religione non porta al genere umano alcun beneficio concreto, anzi, porta con sé la decadenza stessa del progresso scientifico. 

Ma sebbene pochissimi, per il momento, se ne accorgessero, il declino della religione fu accompagnato dal declino della scienza. C'era una pletora di tecnologi, ma pochi erano gli originali pensatori che sapessero estendere le frontiere delle conoscenze umane. Restava la curiosità, insieme con il tempo e l'agio di potervi indulgere, ma dalle ricerche scientifiche fondamentali era stato strappato il cuore. Sembrava futile spendere un'intera esistenza alla ricerca di segreti che i Superni avevano già svelato da millenni. 

In altre parole, questa è la morte di ogni illusione di raggiungere la Conoscenza. L'anelito all'episteme diventa un puro e semplice prurito cognitivo. La parola "curiosità" usata da Clarke concentra in sé interi abissi di entropia concettuale. 

Alcune note sulla questione razziale 

Nel romanzo di Clarke, la parola "negro" ricorre in tutto quattro volte: in un caso è usata come aggettivo, poi la si trova due volte al singolare e una al plurale ("negri"). Nel testo originale abbiamo due volte "negro", una come aggettivo e una come sostantivo; inoltre ricorre una volta il plurale "negroes" e una volta la forma colloquiale "nigger". Riporto i brani in questione, perché ritengo che sia cosa molto utile (i grassetti sono miei). 

Nel primo brano si parla di "sangue negro", inoltre viene fatto il paragone tra il colore della pelle e quello del cioccolato, che di solito manda in bestia gli afroamericani più tumultuosi. Ecco la descrizione dell'ennesima compagna del poligamo Rupert Boyce:  

Soltanto un aggettivo poteva descriverla adeguatamente: sconvolgente. Anche in un mondo dove la bellezza muliebre era ormai comune, gli uomini voltavano la testa al suo passaggio. Doveva avere nelle vene, sospettò George, una discreta percentuale di sangue negro: il profilo era squisitamente greco, e i capelli lunghi, folti e morbidi. Solo la trama bruna, compatta, della pelle, la troppo usata parola "cioccolata" era l'unica che potesse definirla, rivelava la sua origine mista. 

Nel secondo brano la parola "negro" viene usata per descrivere un giovane, che viene al contempo lodato per il suo aspetto:

Alla fiamma dell'accendino - George aveva la mania di quelle anticaglie - riconobbe finalmente l'altro invitato, un giovane negro, straordinariamente bello. Gliene avevano detto il nome, ma George si era fatto un dovere di dimenticarlo subito, assieme a quelli degli altri venti sconosciuti che gli erano stati presentati.  

Il terzo brano fa un riassunto storico e ci parla di come la parola "negro" viene intesa all'epoca dei Superni.

Jan Rodricks, sebbene apprezzasse molto di rado la sua fortuna, in un'epoca precedente sarebbe stato ancora più scontento e insoddisfatto. Un secolo prima il colore della sua pelle sarebbe stato un ostacolo tremendo. Oggi, non aveva più nessun significato. Passato anche il senso di superiorità, venuto come reazione, che i negri avevano trovato nel ventunesimo secolo. La parola "negro" non era più tabù tra persone educate e veniva usata da chiunque senza il minimo impaccio. Non aveva più contenuto emotivo di quanto non ne potessero avere etichette da repubblicano o metodista, conservatore o liberale.   

Forse Clarke ha avuto scarsa capacità predittiva, non immaginando l'imporsi del politically correct, quella peste che pretende di rimuovere i problemi tramite l'eufemismo. Tuttavia in altre cose è stato profetico. Ha previsto un secolo di tumulti razziali. Per il resto, mi sembra di ravvisare qualche contraddizione. Esisterebbero ancora repubblicani, metodisti, conservatori e liberali nella realtà descritta nel testo sopra riportato? L'autore ci dice che le religioni e le nazioni erano state dissolte, sopravvivendo soltanto una setta buddhista puritana. Senza la definizione stessa degli Stati Uniti d'America, senza confini tra nazioni, non ci sarebbero chiaramente né repubblicani, né conservatori, né liberali. Le etichette evocate sarebbero dunque archeo-etichette, un po' come se uomo dei primi anni del XXI secolo fosse definito "unionista", "confederato", "giacobino", "bonapartista" o "sostenitore di Nabucodonosor"

In un altro passo si manifesta la capacità profetica di Clarke, in modo a dir poco inquietante. All'arrivo dei Superni, il Sudafrica è descritto come una nazione pervasa dalla guerra civile e avvelenata dall'odio. A seguito dell'intervento degli alieni, che oscurano il sole per mezz'ora, vengono restituiti i pieni diritti civili alla minoranza bianca. Questo veniva scritto in un'epoca in cui era in vigore l'Apartheid e in cui erano i neri a non avere diritto alcuno. Clarke è stato un profeta, perché ha visto con chiarezza il futuro del Sudafrica post-Mandela, in cui i Boeri vengono trucidati, in cui la vita di una persona di origine europea ha meno valore di un pezzo di sterco di cane sulla strada.

La lingua dei Superni 

Nulla sappiamo della lingua usata dai Superni, testimoniata soltanto da pochi nomi propri di persona, Karellen, Vindarten e Rashaverak, di cui però ignoriamo il significato. Sono riportati anche alcuni nomi di stelle o pianeti: Alphanidon, Rhamsanidon, Pharanidon, Sidenens, Hexanerax (ciascuno è seguito da un numerale, ovviamente tradotto).  Ci viene tuttavia detto che si tratta di un idioma molto complesso, come ci si può aspettare. Gli organi fonatori dei Superni sono tali da trasmettere le sequenze verbali a una velocità incredibile, molto superiore a quella caratteristica della specie umana:

Un ascoltatore umano avrebbe al massimo udito un fiotto di suoni rapidamente modulati, non molto diversi da quelli di una trasmissione in alfabeto Morse fatta a grande velocità. Sebbene fossero stati registrati molti saggi dell'idioma Superno, la loro estrema complessità sfocava qualsiasi analisi. La velocità di trasmissione garantiva l'impossibilità, da parte di qualunque interprete che avesse anche assimilato il linguaggio, di stare alla pari con i Superni in una loro normale conversazione. 

Non è a questo punto difficile comprendere che Karellen e Rashaverak sono soltanto vocalizzazioni arbitrarie, molto distanti dall'originale. Forse sono addirittura invenzioni degli stessi Superni. Immagino che il sistema fonetico della lingua aliena di esseri così diversi da noi non sia necessariamente sovrapponibile a quello di una qualsiasi lingua terrestre, nemmeno a livello elementare. 

Il Superstite 

Jan Rodricks è l'Ultimo Astronauta e l'ultimo esemplare consapevole dell'umanità. Egli è l'Ultimo Uomo. Dopo di lui non c'è altro che l'Estinzione. Proprio la sua audacia ha reso possibile il suo ruolo di testimone di Armageddon. Una condizione senza dubbio invidiabile!

Una traduzione indecente 

Navigando nella Rete, mi sono reso conto che spesso i Superni sono chiamati "Supremi". Così nella pagina di Wikipedia relativa al romanzo e anche in quella dedicata alla serie TV. La radice di "Superni" è ovviamente la stessa di "Supremi", la differenza è morfologica. Probabilmente alla base c'è stato un fraintendimento: un compilatore wikipediano o un traduttore (non ho visionato tutte le traduzioni del testo di Clarke) deve aver usato un correttore automatico, non conoscendo la parola "superno" e sostituendola così con un più comune "supremo".

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Segnalo la recensione di Flavio Alunni, pubblicata sul sito web di Andromeda Rivista di Fantascienza, e ne consiglio vivamente la lettura. 


Su Anobii si possono leggere numerosi interventi. 

Cane Fantasma ha scritto: 

"Romanzo ricco di idee, quasi un distillato di quello di buono che la fantascienza classica può offrire: incontri con razze superiori, paradossi temporali, descrizioni di mondi alieni, narrazioni catastrofiste secondo il punto di vista degli ultimi sopravvissuti, ipotesi sociologiche sull'evoluzione umana. Mi è piaciuto il modo in cui il libro svela progressivamente la reale natura dei fatti, con rivelazioni successive che scompaginano le idee che ci eravamo costruiti: così i Superni vengono visti dapprima come benevoli tutori dell'umanità, poi come oscuri esecutori di volontà superiori e infine come malinconici assistenti del genere umano nel suo balzo evolutivo finale, che essi per quanto avanzati non potranno mai compiere. La stessa forma fisica dei Superni è al centro di un vertiginoso ribaltamento di prospettiva: quando finalmente viene rivelata, la paura che genera negli uomini sembra collegata a un infelice incontro all'alba della storia umana i cui effetti si sono riverberati nei millenni successivi sotto forma di miti e leggende oscure; si scoprirá invece che la causa di tale terrore va cercata nella direzione opposta del flusso temporale… Forse ho apprezzato meno il finale "metafisico", ma rimane davvero un libro meritevole." 

A Song for Simeon ha scritto: 

"Childhood's end è un romanzo di fantascienza con poca scienza e tantissima malinconia. Niente battaglie spaziali e dissertazioni sul funzionamento della propulsione supraluminale: solo un coro della necessità, come nelle tragedie greche. è la storia di due specie segnate dal destino, prigioniere nei rispettivi ruoli in nome di un ordine universale: gli Overlord, con la loro dedizione quieta, la vacuità emotiva, la rassegnazione di intelligenze titaniche senza null'altro da indagare; e gli umani, placidamente arresi alla pace prima dell'estinzione, sullo sfondo di un universo che tende agli assoluti, una mietitura ontologica delle differenze. Un libro escatologico, in larga parte, ma scritto con uno stile asciutto che sfiora l'inevitabilità: gran parte della sua bellezza è nel non-detto, come avviene in un certo Lovecraft, ma senza angoscia e soprassalto. Solo l'annullamento di fronte all'altro-da-noi, immenso." 

Non tutti sono entusiasti. Molti di loro sono fantascientisti classici, materialisti, fissati col feticismo del gingillo tecnologico, assolutamente incapaci di guardare oltre l'ennesima astronave e l'ennesimo robot. Soprattutto si nota che lettori di questo tipo insorgono contro quella che chiamano "deriva metafisica"

Ad esempio Timendum ha scritto: 

"Sarà il mio gusto personale, ma la deriva metafisica e filosofica che prende il libro e con cui si conclude, non mi è piaciuta per nulla. Peccato" 

C'era da aspettarselo. In fondo lo stesso concetto di filosofia è considerato superstizione dai neopositivisti pierangelisti. Mod ha idee simili a quelle espresse da Timendum: 

"Personaggi piatti, infodump lunghissimi e noiosissimi, niente sense of wonder. Per non parlare della forma fisica degli alieni: una boiata... Non so, forse l'ho letto con superficialità e mi è sfuggito qualcosa."  

Ne sono sempre più convinto. Il primo cancro della Fantascienza è costituito proprio da certi fantascientisti!