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sabato 18 dicembre 2021

 
GLI UCCELLI 
 
Titolo originale: The Birds
Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Lingua originale: Inglese
Anno: 1963
Durata: 120 min
Dati tecnici: Technicolor
Rapporto: 1,37:1 (negative ratio)
      1,85:1 (widescreen ratio)
Genere: Orrore, thriller
Sottogenere: Apocalittico
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Tratto dall'omonimo racconto di Daphne du Maurier
Sceneggiatura: Evan Hunter
Produttore: Alfred Hitchcock
Casa di produzione: Universal Studios
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: George Tomasini
Effetti speciali: Larry Hampton, Ub Iwerks
Musiche: Matthew Ross
Effetti sonori: Oskar Sala
Scenografia: George Milo
Costumi: Edith Head
Interpreti e personaggi:
    Tippi Hedren: Melania Daniels
    Rod Taylor: Mitchell "Mitch" Brenner
    Jessica Tandy: Lydia Brenner
    Suzanne Pleshette: Maestra Annie Hayworth
    Veronica Cartwright: Cathy Brenner
    Ethel Griffies: Signora Bundy, ornitologa
    Malcolm Atterbury: Al Malone
    Charles McGraw: Sebastian Sholes, pescatore
    Ruth McDevitt: Signora MacGruder, commessa del negozio di
         uccelli
    Lonny Chapman: Deke Carter, il barista
    Darlene Conley: Cameriera
    Joe Mantell: Commesso viaggiatore cinico
    Doodles Weaver: Pescatore che aiuta con la barca a nolo
    John McGovern: Impiegato dell'ufficio postale
    Karl Swenson: Profeta di sventure ubriaco nella tavola calda
    Elizabeth Wilson: Helen Carter, la moglie di Deke
    William Quinn: Sam
    Doreen Lang: Madre isterica
    Alfred Hitchcock: "Cameo" (uomo che passeggia con due
       cani bianchi al guinzaglio)
Adattamento in italiano: 
   Il nome originale della protagonista, Melanie Daniels, è stato
   adattato come Melania Daniels.
Doppiatori italiani:
    Maria Pia Di Meo: Melania Daniels
    Giuseppe Rinaldi: Mitchell "Mitch" Brenner
    Rina Morelli: Lydia Brenner
    Rita Savagnone: Annie Hayworth
    Serena Verdirosi: Cathy Brenner
    Franca Dominici: Signora MacGruder
    Renato Turi: Commesso viaggiatore cinico
    Ferruccio Amendola: Impiegato dell'ufficio postale
    Wanda Tettoni: Signora Bundy, ornitologa
    Sergio Graziani: Deke Carter, il barista
    Flaminia Jandolo: Helen Carter, la moglie di Deke
    Micaela Giustiniani: Madre isterica
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Die Vögel
   Francese: Les Oiseaux
   Spagnolo: Los pájaros
   Finlandese: Linnut
   Ungherese: Madarak
   Turco: Kuşlar
Budget: 3 milioni di dollari US
Box office: 11,4 milioni di dollari US 
 
Trama: 
San Francisco, anni '60. In un negozio di animali, la socialite bionda Melania Daniels si imbatte nell'avvocato Mitch Brenner, un bellimbusto che vuole comprare una coppia di pappagallini per il compleanno della sua sorellina Cathy. In realtà l'uomo ha già visto Melania, che era comparsa in tribunale per uno scherzo finito male, ma finge di scambiarla per una commessa. Mette alla prova la sua conoscenza sugli uccelli, contando sul fatto che dovrebbe averne una notevole esperienza. Lei però non supera il test: a quanto pare non è un'ornitologa. L'uomo le rivela di averla già conosciuta e se ne va a mani vuote. Colpita dall'accaduto, Melania decide di comprare i pappagallini e di andare a Bodega Bay dopo aver appreso che Mitch intende trascorrervi il fine settimana, nella fattoria della sua famiglia. Giunta in loco, viene indirizzata a un'insegnante di Bodega, Annie Hayworth, da cui apprende il nome di Cathy per scrivere il biglietto. Annie è l'ex amante di Mitch: la loro relazione è finita in merda a causa della prepotente madre di lui, Lydia, che è una vecchia megera arcigna, autoritaria, iperprotettiva, possessiva, insopportabile e gelosa, piena di vivo odio verso qualsiasi possibile futura nuora. Melania noleggia una barca e attraversa la baia per lasciare i pappagallini alla fattoria dei Brenner senza dare nell'occhio. Mitch la vede mentre si allontana e si dirige verso il molo per incontrarla. Quando la donna si prepara ad attraccare, un gabbiano la attacca, beccandola sul capo. Mitch la porta in una tavola calda, si prende cura della sua ferita alla testa e la invita a cena. Lydia arriva e incontra i due; è angosciata dal fatto che alla fattoria le galline si rifiutano di mangiare. Alla vecchiarda non piace Melania e adduce come scusa l'esuberante reputazione della socialite, resa pubblica dalle colonne dei quotidiani di gossip; in realtà l'astio è dovuto alla propria infame natura di strega maledetta. Nel corso della serata, Mitch invita Melania alla festa di compleanno di Cathy, che si terrà all'aperto il giorno successivo. A un certo punto si sente un inquietante tonfo davanti alla porta di Annie. Sulla soglia viene trovata la carcassa di un gabbiano. Alla festa, Melania racconta a Mitch del suo passato travagliato e di sua madre, che l'ha abbandonata quando aveva l'età di Cathy per scappare col ganzo. Mentre stanno giocando, i bambini vengono aggrediti dai gabbiani furiosi. La sera stessa, mentre Melania sta cenando con i Brenner, accade un portento funesto: i passeri sciàmano per la casa attraverso il camino, spargendo il terrore. Mitch insiste perché la donna resti per la notte. La mattina dopo, Lydia fa visita al suo vicino per discutere delle cause della prodigiosa inappetenza delle galline, ma la casa sembra deserta e la camera da letto ha le finestre rotte. Presto la carampana trova il cadavere dell'uomo, a cui gli uccelli hanno cavato gli occhi becchandoli, così fugge in preda al panico. Di fronte a simili orrori, Melania si offre di andare a prendere a Cathy a scuola. Mentre la bionda aspetta fuori dall'edificio scolastico, vede uno stormo di corvi che invade la palestra dietro di lei; presentendo un attacco, avverte Annie. Gli alunni sono evacuati dalla struttura, ma non è possibile evitare l'assalto dei corvi. Mitch ritrova Melania alla tavola calda. La signora Bundy, una matura ornitologa, è incapace di dare una spiegazione scientifica di ciò che sta accadendo. Quando i gabbiani inferociti si gettano sul benzinaio, Mitch e altri uomini lo aiutano; un passante ignaro getta un fiammifero sulla benzina versata e provoca un'esplosione. Divampa un incendio. Melania e gli altri corrono fuori, ma vengono aggrediti da uno stormo di gabbiani. La socialite si rifugia in una cabina telefonica, da cui viene estratta da Mitch, che la riporta alla tavola calda, dove un'isterica sconvolta dal fanatismo la incolpa del comportamento anomalo degli uccelli, sostenendo che gli attacchi sono iniziati con il suo arrivo (post hoc ergo propter hoc). Mitch e Melania vanno a casa di Annie a prendere Cathy. Trovano il cadavere dell'insegnante: i corvi l'hanno uccisa mentre cercava di proteggere Cathy. Portano a casa la bambina superstite, tremebonda e traumatizzata. Quella notte, Melania e i Brenner si barricano nella casa di famiglia, che viene attaccata da uccelli tanto furiosi da sfondare quasi le porte e le finestre sbarrate. Durante una pausa, Melania indaga sul suono di uno strano svolazzamento che sembra provenire dalla camera da letto in mansarda. Scopre che gli uccelli sono riusciti ad entrati dal tetto. Viene attaccata e intrappolata finché Mitch non accorre tirandola fuori. L'uomo decide di condurre tutti a San Francisco per assicurare le cure ospedaliere a Melania, ridotta in gravi condizioni e in preda alla catatonia. Mentre prepara l'auto e la sposta fuori in silenzio, un'immensa massa di uccelli si accalcata intorno alla dimora dei Brenner. L'autoradio annuncia estesi attacchi di uccelli su Santa Rosa e altre comunità della zona, parlandando del possibile intervento dei militari. Cathy recupera i suoi pappagallini - i soli uccelli a non aver mai mostrato segni di aggressività -  quindi si unisce a Mitch e Lydia mentre guidano Melania dentro l'auto, oltre l'incombente marea di pennuti. Il veicolo si allontana lentamente mentre gli ostili volatili osservano.  
 
Citazioni: 
 
"Guardate gli uccelli dell'aria! Loro non seminano, né raccolgono, ma il vostro Padre Celeste li nutrica!" 
(Il profeta ubriacone)
 
 
Recensione: 
Una cosa possiamo affermare con certezza: Gli uccelli è innanzitutto una potentissima visione onirica, ineguagliata nell'intera storia della Settima Arte. Quando una persona è imprigionata in uno spaventoso incubo, non si domanda quale ne sia l'origine. Vive ogni istante nel terrore assoluto! In ciò sta la potenza della visione che ci ha donato questo capolavoro! Questa pellicola del Maestro Hitchcock è un residuo di un'epoca d'oro in cui le idee più sublimi pullulavano, si formavano come per incanto e si incarnavano in opere compiute, in modo prodigioso! Anche le cose più quotidiane potevano diventare ideogammi alieni in grado di trascrivere e di eternare la lingua dell'Orrore Assoluto. Un semplice passeraceo è una creatura innocua ed armoniosa; tuttavia, se si prendono cento o mille passeracei e li si fa agire in modo non consono alla loro natura, il loro stesso movimento trasmetterà la più spaventosa inquietudine ontologica, più della comparsa di un dragone sulfureo scaturito dalle viscere della Terra. Era un incommensurabile universo di idee, generate e diffuse da una fonte che sembrava inesauribile. Oggi invece le idee non ci sono più, le sorgenti della creatività si sono inaridite senza speranza, mentre abbondano i pavoni che si vantano delle proprie futili opere, essendo in realtà soltanto ricicciatori della stessa eterna merda! Non soltanto non nasce più un nuovo genio paragonabile a Hitchcock, ma se uno si azzarda a scrivere da qualche parte un pensiero un po' strano, glielo rubano anche, magari soltanto per averne un profitto di pochi spiccioli, come iene che strapperebbero il bolo dalla bocca di un senzatetto agonizzante, che venderebbero ai necrofili il cadavere della loro madre.  
 
 
Il racconto di Lady Browning
e la genesi del film
 
 
Gli uccelli (The Birds) è un racconto horror della scrittrice gotica britannica Daphne du Maurier, Lady Browning (Londra, 1907 - Par, 1989), pubblicato per la prima volta nel 1952, nella sua collezione di storie brevi The Apple Tree. Senza dubbio è una delle autrici inglesi più popolari e lette nel mondo. Riporto in questa due estratti di The Birds:
 
"Dal Ministero degli Interni, ore undici. Da tutto il paese giungono continue notizie sull'enorme quantità di uccelli che si affollano sulle città, sui villaggi e sulle zone più lontane, provocando intasamenti e danni e in certi casi attaccando le persone. Si pensa che il flusso d'aria proveniente dall'Artide, che al momento investe le isole britanniche, spinga gli uccelli ad emigrare verso sud in immensi stormi e che la fame li porti ad attaccare gli esseri umani. Si raccomanda alle famiglie di chiudere finestre, porte e camini e di prendere le necessarie precauzioni per garantire la sicurezza dei bambini." 
(Sellerio editore Palermo, 1977. Traduzione di Marina Vaggi)
 
"Qui Londra. Lo stato di emergenza è stato proclamato alle quattro del pomeriggio in tutto il paese... È assolutamente indispensabile che tutti rimangano in casa, stanotte, e che nessuno esca in strada o rimanga in luoghi aperti. Gli uccelli, a gruppi molto numerosi, attaccano chiunque sia in vista e hanno già iniziato l'assalto agli edifici..."
(Sellerio editore Palermo, 1977. Traduzione di Marina Vaggi)
 
Hitchcock ha mantenuto del racconto soltanto l'idea fondante, quella degli uccelli che si rivoltano contro gli esseri umani. I personaggi sono stati creati ex novo. Il protagonista dell'opera della nobildonna inglese è Nat Hocken, un bracciante che vive sulla costa della Cornovaglia. Il finale è molto più pessimistico di quello del film: resosi conto di essere l'unico superstite, il protagonista barricato e assediato da orde di volatili attende rassegnato che riescano ad abbattere la porta e a penetrare in casa; fuma la sua ultima sigaretta e getta il pacchetto vuoto nel fuoco del camino, guardandolo mentre si consuma. L'autrice aveva tratto la sua ispirazione osservando un contadino attaccato da uno stormo di gabbiani. A quanto pare, il geniale cineasta ha pensato proprio a The Birds mentre stava leggendo The Sentinel, un quotidiano di Santa Cruz, in California, ed è venuto così a conoscenza di un'invasione di uccelli nella città costiera di Capitola, avvenuta il 18 agosto 1961 e descritta come più ampia e devastante di quella dell'anno precedente. Ecco un estratto dell'articolo del cronista:

"Capitola residents awoke to a scene that seemed straight out of a horror movie. Hordes of seabirds were dive-bombing their homes, crashing into cars and spewing half-digested anchovies onto lawns". 

Traduzione: 
 
"Gli abitanti di Capitola si sono svegliati con una scena che sembrava uscita da un film dell'orrore. Orde di uccelli marini bombardavano in picchiata le loro case, si schiantavano contro le auto e vomitavano sui prati acciughe semidigerite." 
 
Il Maestro del Brivido aveva conosciuto il racconto della nobildonna inglese molti anni prima dei fatti di Capitola mentre soggiornava a San Moritz. Si può dire che un'idea sia germogliata lentamente in lui fino a produrre i suoi pieni frutti molto tempo dopo. La sceneggiatura è stata scritta dal geniale Evan Hunter.  
 
 
Il cast e la produzione 
 
I costi erano già altissimi per via dei numerosi effetti speciali necessari, che erano molto complessi per l'epoca. Per questo motivo, Hitchcock decise di non ricorrere ad attori famosi. Non dovevano essere sprecate inutilmente preziose risorse. All'inizio aveva pensato di far interpretare Mitch Brenner da Cary Grant, ma presto accantonò l'idea, dando la parte a Rod Taylor, che già faceva l'attore pur non avendo ancora ottenuto ruoli di rilievo. Al posto di Anne Bancroft, proposta dallo sceneggiatore, fu scelta Suzanne Pleshette, che si era fatta notare in alcuni programmi televisivi. Per la parte della protagonista fu scritturata Nathalie Kay "Tippi" Hedren, nota come modella e con solo qualche comparsa pubblicitaria, priva di esperienza cinematografica. Fu il regista a formarla, rendendola un'autentica attrice, tanto che la volle anche come protagonista del suo successivo film, Marnie (1964): la bionda Hedren seppe interpretare magistralmente la parte della moglie sessuofoba, che provava sommo orrore anche solo all'idea di un minimo contatto con il corpo di un uomo. Da parte di padre è di origini svedesi, da parte di madre è di origini tedesche e norvegesi. È la madre di Melanie Griffith e la nonna di Dakota Johnson, entrambe attrici. Hitchcock, che a quanto pare aveva un enorme Schwanzstücker, era ossessionato dalla Hedren: la divorava con gli occhi durante tutte le riprese, era gelosissimo e in un'occasione arrivò anche a farle delle esplicite avance, prontamente respinte. Dato che lei si era rifiutata di accogliere lo Schwanzstücker, l'eccentrico regista si vendicò rendendole la vita difficile sul set, arrivando al punto di mettere a rischio la sua incolumità fisica e mentale. Quando la figlia della Hedren, Melanie, compì 6 anni, Hitchcock le regalò un'effigie in cera della madre morta e composta in una bara. Davvero un atto di crudeltà mentale degno del Marchese de Sade.
 
 
Un finale (forse) mai realizzato

Furono presi in considerazione diversi finali. In uno di questi, particolarmente annichilente, l'auto guidata da Mitch Brenner sarebbe arrivata fino a San Francisco, trovando il Golden Gate Bridge interamente coperto da uccelli! Il regista e storico del cinema Peter Bogdanovich, che conosceva bene Hitchcock e vide Gli uccelli nella sua versione cinematografica originale del 1963, sostiene che una simile scena non sia mai stata girata. Sempre secondo Bogdanovich, a un certo punto il regista stava pianificando questa scena finale col Golden Gate Bridge infestato dagli uccelli, ma l'ha accantonata perché si è rivelata troppo costosa. Nonostante il parere dello stesso Bogdanovich, esiste una persistente leggenda metropolitana secondo cui alcune sequenze di questo finale alternativo sarebbero state realmente predisposte e girate. Secondo un'interpretazione, l'effetto sullo spettatore sarebbe stato troppo traumatizzante, perché avrebbe suggerito l'idea di un totale annientamento del genere umano ad opera degli uccelli. Così il regista optò per un finale aperto. Nella versione originale non compariva nemmeno la scritta "The End", che fu imposta dai produttori ed è visibile nella versione finale. 
 
L'incomprensibile causa dell'invasione
(la tormentata sequenza del Tides Café)

 
Nel corso del film si assiste a un complesso dialogo tra gli avventori della tavola calda, tutti incapaci di dare una spiegazione al comportamento degli aggressori volanti, piuttosto incomprensibile sia alla luce della Scienza che nell'economia cristiana della Salvezza.
 
1) L'anziana ornitologa espone (in modo grottesco e parodistico) le proprie convinzioni scientifiche, ritenendo che non sia possibile una rivolta di tutti gli uccelli contro il genere umano. Snocciola qualche numero, dicendo che esistono 8.650 specie diverse di volatili in tutto il mondo (stima abbastanza corretta, dovrebbero essere tra le 9.000 e le 10.500); quindi non è possibile che tutte agiscano di comune accordo. All'inizio la studiosa insiste col suo scetticismo pierangelista, arrivando al punto di negare l'evidenza, ritenendo che i volatili agiscano spinti dalla pura e semplice ricerca di cibo. Poi, man mano che le testimonianze si accumulano, si chiude in uno stupore inquieto, quasi solipsistico. 
2) Il predicatore alcolizzato cita passi di Ezechiele e attribuisce la catastrofica invasione all'ira di Dio, che intende punire il genere umano per i suoi peccati. La tesi fondante del fanatico è questa: uomini e donne fanno sesso sfrenato e anale, così Dio, sentendosi offeso, scatena Armageddon. Non avrebbe fatto prima a creare gli umani privi dell'ano e a farli defecare dalla bocca? Oppure a renderli focomelici come il Tyrannosaurus rex, per impedire che si masturbassero?
3) Un marinaio, più sobrio, evita sproloqui biblici, limitandosi a constatare che il suo peschereccio è stato realmente assaltato dai gabbiani. Ritiene condivisibile l'angoscia della bionda Melania e non è interessato a dare una spiegazione del fenomeno portentoso - razionale o irrazionale che sia. 
4) Un commesso viaggiatore enuncia il suo odio mortale nei confronti di tutti gli uccelli e sostiene con fermezza la necessità del loro completo sterminio. Genocidio aviario! Un olocausto assoluto, evocato con furia viscerale, in cui ogni singolo essere umano dovrebbe trasformarsi in un pistolero e sparare a ogni creatura dotata di piume. Secondo il motto "l'unico uccello buono è un uccello morto", il cinico avventore prefigura immense catene montuose interamente composte di carcasse piumate!
5) Una puritana isterica inveisce contro la povera Melania, apostrofandola come "strega" e "malvagia": la identificava con una delle Streghe di Salem, sopravvissuta ai secoli e giunta fino a Bodega per portare disgrazia! Quando la bionda reagisce ai sanguinosi insulti e assesta un ceffone alla convulsionaria, dà quasi l'impressione di essere stata toccata nel vivo, come se la sua natura più intima fosse davvero stregonica. 
 
 
Tentativi di spiegazione  

Già ci furono tentativi da parte della critica di dare spiegazioni "razionaliste" al racconto gotico di Lady Browning. Alcuni sproloquiano sull'ansietà che durante la Seconda Guerra mondiale pervadeva i cittadini britannici, terrorizzati dall'intrusione di aggressori nei propri spazi privati e dall'incapacità delle autorità governative di fornire adeguata protezione. Allo stesso modo, il film di Hitchcock fu sottoposto a un incredibile numero di analisi minuziosissime quanto vane, per cercare di farlo quadrare in schemi preconcetti più o meno ideologici. Oltre all'idea della collera di Dio tipica degli infiniti predicatori invasati d'America, già esposta e messa come dovuto in ridicolo, ne esistono altre, e alcune sono addirittura più stupide.

1) Cosmologia New Age. L'Uomo, alterando l'ordine del Cosmo e l'equilibrio degli Elementi della Natura, avrebbe provocato la furiosa ritorsione degli uccelli.
2) Ecologia profonda. L'Uomo, sfruttando e perseguitando gli uccelli per secoli o millenni, sarebbe diventato il bersaglio della loro consapevole volontà di vendetta. 
3) Politica e Storia. Il film sarebbe un geroglifico della Seconda Guerra mondiale e della successiva Guerra Fredda. L'invasione degli uccelli rappresenterebbe il terrore di un conflitto termonucleare, sentito incombente all'epoca in cui uscì questo capolavoro di Hitchcock. Secondo alcuni ricorderebbe inoltre la tremenda situazione di insicurezza a cui furono esposte le popolazioni bombardate - anche se va fatto notare che questa sorte non toccò agli Americani, fu invece da loro inflitta alla Germania, al Giappone e all'Italia (qualcuno ancora ricorda la distruzione di Dresda e i bombardamenti incendiari su Tokyo). 
4) Psicologia e tirannia famigliare. Secondo questa tesi, più scema di un mulo scorreggiante, gli uccelli aggressivi sarebbero un semplice riflesso delle tensioni che animavano i protagonisti della pellicola. In altre parole, se i corvi e i gabbiani dilaniano una vittima, qualcuno crede che la causa sia una suocera che polverizza i coglioni con il martello pneumatico! Ma va' a caghèr!
5) La psicanalisi cazzuta. Lo psicanalista e filosofo marxista sloveno Slavoj Žižek, quello che si faceva fotografare sulla tazza di Gianni mentre smerdava, ha escogitato una tesi strampalata quanto grottesca. Secondo lui, gli uccelli sarebbero il geroglifico dell'esplosione delle "forze intrapsichiche" e dei "desideri repressi". I desideri non vengono davvero repressi, semmai sono irrealizzabili per mancanza di opportunità - e non generano uccelli! 
 
Il trailer del film fornisce un indizio interessante: presenta un Hitchcock tipicamente impassibile che parla di sua prossima "lezione" sugli uccelli e sul loro rapporto con l'umanità. Poi prosegue fornendo numerosi esempi di maltrattamenti da parte dell'umanità nei confronti dei volatili, accennando all'abuso dei polli nelle fattorie e alla caccia alle anatre. L'implicazione è che gli uccelli attacchino a causa dell'indifferenza e della crudeltà dell'umanità nei confronti della Natura. Quindi, nell'intenzione del regista, la spiegazione sarebbe quella dell'ecologia profonda. 

Alcune opinioni della critica 

"Unico film fantastico nella carriera di Hitchcock, comincia in cadenze di commedia mondana e termina nei toni di un'allegoria apocalittica, basata sulle 3 unità della tragedia classica (luogo, tempo, azione). Inquietante, non soltanto impressionante."
(Il Morandini) 
 
"Gli uccelli può venire meglio apprezzato non come una narrazione lineare, ma più come un poema lirico tragico i cui episodi sono come stanze che rafforzano un singolo tema a livello emotivo."
(Federico Fellini) 
 
"Il film è chiaramente una costruzione intellettuale, una fantasia."
(François Roland Truffaut)

"Sono dell'idea che gli uccelli siano matti e lo desumo dallo sguardo. Hitchcock, nel portare sugli schermi il film Gli uccelli, aveva assolutamente ragione nel ritrarli come simbolo di paura folle."
(Maurizio Costanzo) 

"La magnifica atmosfera impressionista della scena finale cos'altro è se non l'incubo del Giudizio Universale tradotto in luce?"
(Natalino Bruzzone, Valerio Caprara)

Un cattolico decisamente inusuale 
 
Si ravvisano singolari contraddizioni nella condotta morale del Maestro del Brivido, che aderiva notoriamente alla Chiesa Romana. Da un lato ha sempre sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale, poi però voleva che la Hedren gli ciucciasse il gigantesco sigaro. Evidentemente non agiva in lui alcuna consapevolezza della dissonanza cognitiva, fenomeno molto diffuso nella specie Homo sapiens. Chiaramente il clero papista, volendo tirar l'acqua al suo mulino, ha fabbricato narrazioni per dimostrare la perfetta aderenza del cineasta alla dottrina cattolica. Ad esempio, sul Wall Street Journal sono state pubblicate le parole del gesuita Mark Henninger: "Hitchcock era stato lontano dalla Chiesa per qualche tempo e rispondeva alla messa in latino, come si usava tempo fa. Ma lo spettacolo più notevole è stato quando, dopo aver ricevuto la comunione, ha pianto in silenzio, le lacrime gli scendevano sulle enormi guance."
Francamente, di tutto ciò m'importa ben poco. Ci fossero più cattolici della pasta di Alfred Hitchcock! Sarebbe un progresso notevole per il mondo intero. 
 
 
Curiosità  

L'ambientazione principale del film è Bodega Bay. È un villaggio del mondo reale, situato nella Contea di Sonoma, in California, che prende il nome dalla vicina insenatura rocciosa e poco profonda di Bodega Bay. L'insenatura si trova a circa 40 miglia (60 chilometri) a nord-ovest di San Francisco e 20 miglia (32 chilometri) a ovest di Santa Rosa. 

Nel film, l'ornitologa Bundy considera la parola "corvo" (in inglese crow) come un sinonimo del nome scientifico degli uccelli della specie Corvus brachyrhynchos. In realtà il termine "corvo" può essere utilizzato per tutte le specie appartenenti al genere Corvus. In particolare, Corvus brachyrhynchos (che significa "corvo dal becco corto") è la denominazione dell'uccello più noto come "corvo americano" (in inglese American crow). È una specie il cui habitat copre gran parte degli Stati Uniti, Canada, Messico settentrionale e varie isole dei Caraibi. 

Nel film, l'ornitologa Bundy considera la parola "merlo" (inglese blackbird) come un sinonimo del nome scientifico degli uccelli della specie Euphagus cyanocephalus. Questa denominazione designa il cosiddetto "merlo di Brewer", un merlo di medie dimensioni che alligna nel Nuovo Mondo. È originario degli Stati Uniti occidentali, ma durante l'inverno migra negli Stati Uniti sudorientali e in Messico. È una specie protetta negli Stati Uniti, secondo i termini del Migratory Bird Treaty Act del 1918.
 
Nella trasmissione The Dick Cavett Show (1968), il regista dichiarò che per realizzare la pellicola erano stati ammaestrati ben 3.200 uccelli. Ray Berwick si occupò di addomesticarli, addestrando gabbiani, corvi e cornacchie a colpire, a ritornare ai loro posti, per poi piombare di nuovo sulle loro vittime. I corvi erano i più intelligenti, mentre i gabbiani erano i più perversi. Si consideri che i corvi si sono dimostrati capaci di contare fino a 4, forse addirittura fino a 5, usando suoni codificati - mentre esistono popoli nelle cui lingue non esistono numerali (ad esempio quelle del gruppo Grande Andamanese). I gabbiani sono violenti e hanno inclinazioni da libertini sadiani: rapiscono e dilaniano i pulcini delle galline, per il solo gusto di infliggere dolore e morte. 
 
Un corvo di nome Archine sembrava davvero non amare Taylor, l'attore che interpretava Mitch Brenner. Il volatile ha fatto di tutto per attaccare l'uomo, anche quando le telecamere non stavano riprendendo. "Ogni mattina, se fossimo stati insieme sul set, sarebbe venuto e mi avrebbe morso", ha rivelato Taylor, "lo odiavo e lui odiava me". Non sarebbe una novità. Si dice che un sovrano della Lituania pagana, Gediminas, avesse addestratto un corvo a beccare il cranio dei cortigiani qualora vi scorgesse capelli bianchi. L'uccello, che pensava di predare vermi, andava avanti ad infierire fino a coprire di piaghe il cuoio capelluto dei malcapitati!

Le inquadrature previste erano ben 3.000, circa il doppio di quelle di un film normale, addirittura quasi il triplo di quante ne usasse Hitchcock di solito. Di queste, soltanto 400 circa contenevano trucchi e fotomontaggi. Si utilizzarono anche uccelli meccanici, costruiti apposta per le scene in cui recitavano i bambini, per ridurre la possibilità di incidenti e di lesioni. Furono utilizzate tecniche di animazione, anche se in misura molto limitata. All'inizio c'era l'idea di utilizzare soltanto uccelli meccanici e animazioni, presto però si scoprì che le riprese così ottenute erano smerdanti. Urgeva una soluzione, quindi furono acquistati, spesso in modo rocambolesco, numerosissimi esemplari vivi. 

L'uso delle tecniche standard del bluescreen per realizzare riprese degli uccelli si è rivelato inaccettabile. Il rapido movimento delle ali dei volatili ha causato un'eccessiva frangiatura blu nelle riprese. È stato deciso che il processo al vapore di sodio avrebbe potuto essere utilizzato per realizzare i compositi. L'unico studio in America attrezzato per questo processo era quello della Walt Disney. A questa produzione fu assegnato Ub Iwerks, divenuto il massimo esperto mondiale del processo al vapore di sodio.

La American Humane Society, associazione per la protezione degli animali, era presente sul set nella persona di Paul Ridge, per assicurarsi che non venisse fatto del male agli uccelli, che fossero alimentati in modo corretto e che non si abusasse del loro lavoro. In particolare, le creature non dovevano essere sottoposte a eccessivo stress. Nonostante ciò, è riportato che i gabbiani erano nutriti con una mistura di frumento e di whiskey, che infondeva loro particolare energia, non facendoli stancare mai. In altri casi, furono invece somministrati tranquillanti e fu chiuso il becco con nastro adesivo per impedire che gli attori subissero lesioni. Per dirigere il loro volo verso le macchine da presa, all'obbiettivo venivano legati pezzi di carne.  
 
La scuola di Bodega, la Potter Schoolhouse, fu attiva dal 1873 al 1961 ed era nota per essere infestata da fantasmi già quando si svolsero le riprese. Secondo la Hedren, l'intero cast era spaventato da quel luogo spettrale. A quanto ha riportato in seguito, l'attrice aveva la sensazione che l'edificio fosse immensamente popolato, anche se non c'era nessuno. Tra i Vichinghi si sarebbe detto era dotata di una seconda vista e che era in grado di vedere le "cose". Quando venne detto a Hitchcock che l'edificio era infestato, si ringalluzzì e fu ancora più incoraggiato a filmare proprio lì. Attualmente l'ex scuola è una residenza privata.  

Il cast mostra alcune coincidenze astrologiche aberranti. Tippi Hedren è nata il 19 gennaio e Suzanne Pleshette è morta il 19 gennaio. Il padre di Suzanne, Gene Pleshette, è nato il 7 gennaio e Rod Taylor è morto il 7 gennaio. Gene è morto l'11 settembre e Jessica Tandy è morta l'11 settembre. 

Nel film, Mitch Brenner usa la frase latina "caveat emptor", la cui traduzione è "che l'acquirente stia attento". Si tratta di una frase legale altamente tecnica. Significa che l'acquirente non può recuperare i danni dal venditore, in seguito alla vendita di beni difettosi. Esistono eccezioni a questa regola se la vendita comporta una frode intenzionale o se la legge riconosce una "garanzia implicita" relativa alla vendita di determinati beni. 
 
Una colonna sonora unica

La colonna sonora è originalissima: non è composta da musica, bensì dagli inquietanti versi degli uccelli. Questo ha contribuito ad instillare nello spettatore un terrore subliminale. Remi Gassmann e Oskar Sala, esperti in musica elettro-acustica, ebbero il compito di creare artificialmente i rumori degli uccelli utilizzando nastri magnetici accelerati in lettura e con uno strumento elettronico chiamato Trautonium (l'etimologia è dal nome del suo inventore, Friedrich Trautwein, realizzatore del prototipo nel 1929). A Oskar Sala si deve il merito di aver perfezionato lo strumento, creando un ibrido tra organo e sintetizzatore musicale. Secondo Norman Lloyd, l'idea di non usare musica sarebbe stata di Bernard Herrmann.
Esistono soltanto due motivetti nell'intero film: 
1) Il Première Arabesque di Claude Debussy, accennato da Melania al pianoforte; 
2) Risseldy Rosseldy, una canzone infantile che è la versione americana dell'originale scozzese Wee Cooper O'Fife. Il testo, appartenente alla tradizione anglosassone del nonsense, è questo:
"I married my wife In the month of June, Risseldy, rosseldy, Mow, mow, mow, I carried her off In a silver spoon, Risseldy, Rosseldy, Hey bambassity, Nickety, nackety, Retrical quality, Willowby, wallowby, Mow, mow, mow."
Nella versione in italiano del film, le parole della canzoncina sono state lasciate in inglese. Sembra che il fastidioso motivetto abbia dato origine a Bidibi Bodibi Bu, di cui è attestata anche una versione blasfema.

Alcuni sequel e un possibile remake

Questo film ha avuto due sequel:
1) Uccelli 2 - La paura (El ataque de los pájaros), diretto da René Cardona Jr. (1987), apocrifo;
2) Gli uccelli II (The Birds II: Land's End), diretto da Rick Rosenthal (1994), ufficiale. 
In sintesi, entrambe le pellicole ebbero meno successo del crepitio ventrale di una bertuccia. L'unica presenza comune al cast originale è Tippi Hedren nel film di Rick Rosenthal, sebbene in un ruolo diverso. 
Si deve poi menzionare una specie di remake, sommamante squallido: 
Birdemic (Birdemic: Shock and Terror), diretto dal regista vietnamita James Nguyen (2010). 
Chiaramente Birdemic è una sgraziata parola macedonia formata dalla fusione di bird(s) e di pandemic "pandemia". Anche in questo escremento di celluloide, che sarebbe stato meglio non fosse mai realizzato, troviamo Tippi Hedren. Evidentemente l'attrice non comprendeva che prestarsi a ruoli in simili produzioni era cosa dannosa, non utile ad alcuna causa, al punto che sarebbe stato più sensato se avesse realizzato un paio di video di gangbang.
 
Un remake rimasto fantomatico
 
Un remake in pre-produzione presso la Platinum Dunes doveva uscire il 3 luglio 2009 negli Stati Uniti, ma fu rinviato a tempo indeterminato a causa di numerosi problemi di produzione. Sempre ispirato al racconto di Daphne De Maurier, avrebbe dovuto essere diretto da Michael Bay, poi sostituito da Martin Campbell. Era stata confermata Naomi Watts per il ruolo di Melanie Daniels. Il rifacimento non si è fatto e possa Thor incenerire con la folgore chiunqua intenda riprendere il progetto!   

martedì 26 maggio 2020

LA SFINGE, UN RACCONTO BREVE DI EDGAR ALLAN POE

 
La sfinge (The Sphinx) è un racconto di Edgar Allan Poe, pubblicato per la prima volta nel gennaio del 1846, sulla rivista Arthur's Ladies Magazine di Filadelfia. Fu ripubblicato nel 1859 nel secondo volume (Poems and Tales) della raccolta postuma The Works of the late Edgar Allan Poe (editore: Blakeman & Mason). Fu pubblicato dopo la raccolta Racconti del terrore e dell'incubo, del 1845, così non vi è incluso. Tuttavia in seguito le case editrici hanno pubblicato tra i Racconti del terrore e del grottesco questo e altri testi scritti tra il 1846 e il 1849 (anno della scomparsa dell'autore). Direi che l'attribuzione più ragionevole è ai Racconti dell'incubo. Per alcuni sarebbe invece da classificarsi tra i Racconti di tema vario


Traduzioni del titolo:
  Italiano: La sfinge
  Tedesco: Die Sphinx
  Francese: Le Sphinx
  Spagnolo: La esfinge
  Rumeno: Sfinxul 
 
Elenco completo delle edizioni italiane:  

Traduzioni in italiano: 
Maria Gallone
Fernanda Pivano, A.C. Rossi, Aldo Traverso, Virginia Vaquer
M. Carla Solomeni, Vincenzo Brinzi
Carla Apollonio  
Maria Gallone  
Giorgio Manganelli  
Daniela Palladini
Daniela Palladini e Isabella Donfrancesco 

Traduzione in francese:
William Little Hughes (1822 - 1887). 
Questo è uno dei 25 racconti di Poe che non furono tradotti da Charles Baudelaire. La traduzione di Hughes compare nel volume Contes inédits, pubblicato da Hetzel nel 1862.  
 
Trama: 
Una violenta epidemia di colera imperversa, devastando New York. Il narratore viene invitato da un parente a trovare rifugio nel suo cottage sulle rive del fiume Hudson, nelle vicinanze di una collina franata. Nonostante i buoni propositi di dedicarsi alle passeggiate e alle attività di diporto, il tempo sembra non passare mai. Prevale lo sfinimento e non c'è molto da fare, a parte attendere notizie luttuose dalla città. A un certo punto il narratore, dopo essere rimasto a lungo immerso nella lettura, guarda dalla finestra e crede di vedere un mostro spaventoso che si precipita giù dalla collina per poi scomparire all'improvviso. Per un po' l'uomo non ne fa parola per paura di essere ritenuto folle. Vince le sue paranoie soltanto dopo diversi giorni di conflitto interiore. Il proprietario del cottage è più incline alla razionalità e ascolta con estrema attenzione la descrizione della bestia favolosa; quando la situazione si ripete mentre i due si trovano nella stessa stanza, guarda dalla finestra e afferma di non riuscire a vedere alcun mostro. Quindi apre un libro di filosofia naturale e mostra al suo compare l'esatta descrizione della mirabile creatura, una falena detta sfinge testa di morto, a sua detta piccolissima. 
 
Testo originale e traduzioni: dettagli 
 
Si nota subito che New York è scritto con il trattino (hyphen): New-York. Un uso stravagante che di questi tempi lascia allibiti. Il testo originale ha cottage ornée, con esibizione di francesismo, come andava di moda nella Boston snob del XIX secolo. Tuttavia va specificato questo: cottage non è una parola francese genuina, essendo stata importata dall'inglese. La pronuncia /kɔ'taʒ/ è francesizzata ortograficamente. Il genere del sostantivo è maschile, così si dovrebbe dire cottage orné, non cottage ornée, dato che ornée è la forma femminile. Finora mi sono sempre imbattuto in traduzioni italiane in cui questo aggettivo è stato obliterato. Il corsivo usato da Poe dimostra che la parola cottage era considerata francese dai Bostoniani. Con ogni probabilità nei salotti si pronunciava /kɔ'taʒ ɔR'ne/. L'ironia di tutto questo è che la parola inglese cottage /'kɔtɪdʒ/ proviene a sua volta dall'antico francese cote "capanna", a sua volta dal norreno kot "capanna". Sia sempre benedetta la santa Scienza dei prestiti lessicali, che ci permette di provare un vero e proprio edonismo spirituale! 
 
Interpretazione 

La vulgata corrente considera questo racconto come una descrizione dell'emozione della paura e del suo potere di neutralizzare le menti suggestionabili. Esiste anche un'altra opinione abbastanza diffusa: l'allucinazione del protagonista sarebbe un'allegoria della natura ingannevole delle apparenze. Simili banalità non spiegano l'orrore che si prova nel leggere il breve testo, la cui ontologia abissale non è riducibile al meccanicismo neopositivista del pierangelismo. La sfinge è come un buco nel cielo, una voragine di un nero assoluto che si apre all'improvviso dove non dovrebbe esserci. Le radiazioni che fanno la loro irruzione da quel sinistro pertugio sono l'eco di un altro Universo, atrocemente più vasto di quello in cui conduciamo le nostre vane esistenze. 

 
Distorsione percettiva  

Nel Mito della Caverna, narrato da Platone, si descrive il processo di liberazione dell'uomo tenuto prigioniero nelle tenebre fin dalla nascita. Quando egli giunge alla luce del sole, che rappresenta il Bene, riesce a comprendere la vera natura delle cose. Il suo è un processo di anabasi. Per contro, Poe descrive un processo di catabasi. Una discesa agli Inferi. I sensi allucinati dell'uomo trasformano la spettrale falena in un immane leviatano. Siamo poi così sicuri che si tratti soltanto di un'illusione? Certo, per le genti del mondo è senza dubbio così: quanto vede un allucinato non può avere forma né sostanza alcuna. E se invece egli avvertisse, anche solo per pochi attimi, il tocco di qualcosa che viene dall'Esterno? E se non si trattasse di un riflesso di un'emozione, bensì di qualcosa che ha un'ontologia propria e funesta? Ecco come il narratore descrive la spaventosa apparizione:
 
"Cercando di valutare la mole della creatura, in rapporto al diametro dei grandi alberi presso i quali passava, – i pochi giganti della foresta che erano sfuggiti alla furia della frana – conclusi che doveva essere più grande di qualsiasi nave di linea in attività. Dico nave di linea perché la sagoma del mostro ne suggeriva l’idea, – lo scafo di uno dei nostri «settantaquattro» può dare un’idea abbastanza esatta del suo profilo. La bocca dell’animale era posta all’estremità di una proboscide lunga una ventina di metri, e grossa come il corpo di un comune elefante. Vicino alla radice di questa escrescenza si vedeva un’immensa quantità di arruffati peli neri – molti più di quelli che avrebbero potuto fornirne le pelli di una mandria di bufali; da questo pelame sporgevano, sui lati all’in giù, due zanne scintillanti, non diverse da quelle di un cinghiale, solo infinitamente più grandi. Protesa, parallelamente alla proboscide e da ogni lato di essa, c’era una gigantesca asta lunga una diecina di metri, apparentemente di puro cristallo, a forma di perfetto prisma; essa rifletteva nel modo più fantastico i raggi del declinante sole. La proboscide era a forma di cuneo con il vertice diretto verso terra. Da essa si aprivano verso l’esterno due coppie di ali – ogni ala raggiungeva la lunghezza di quasi un centinaio di metri – in ogni coppia un’ala era piazzata sopra l’altra e tutte erano ricoperte da spesse scaglie di metallo; ogni scaglia aveva apparentemente un diametro di oltre tre metri. Osservai che ogni ala superiore era unita alla corrispondente inferiore da una robusta catena. Ma la peculiarità principale di questa cosa orribile, era la raffigurazione di una Testa di Morto, che copriva quasi interamente la superficie del suo petto, e che era tracciata con precisione in uno scintillante color bianco sul fondo nero del corpo, come se fosse stata disegnata con grande cura da un artista. Mentre guardavo il terrificante animale e più specialmente l’immagine sul suo petto, con un senso di orrore e di timore – misti a una sensazione di sciagura incombente, che mi riusciva impossibile colmare malgrado ogni sforzo della ragione, vidi le enormi mascelle all’estremità della proboscide, spalancarsi all’improvviso; ne usci un suono così forte e pauroso, che colpì i miei nervi come un rintocco funebre. Quando il mostro scomparve ai piedi della collina, caddi svenuto al suolo."
 
Portenti e presagi 

Il ragionamento dei meccanicisti è abbastanza lineare: se l'emozione nasce nel sistema limbico ed è prerazionale, il sentimento è qualcosa che presuppone la consapevolezza, venendo ad esistere solo quando la mente focalizza la sua attenzione sull'emozione. Il protagonista è dominato dal terrore che il Tristo Mietitore possa giungere fino a lui, ma quando pensa ai presagi passa dall'emozione al sentimento. Cerca di dare un'interpretazione a quanto gli accade, ma siccome la sua mente è limitata, non agisce come un perfetto orologio cartesiano. Invito questi materialisti a maggior rispetto nei confronti dei portenti e dei presagi, che non sono meri simboli della superstizione o ubbie generate dall'ignoranza del popolino. Usando l'interpretazione dei segni, un aruspice etrusco predisse l'esatta durata del potere di Roma. Osservando il volo degli avvoltoi e contandoli, predisse con esattezza il declino e la fine dell'Urbe. Innumerevoli sono gli esempi che si possono citare. Sono diverticoli del Labirinto su cui irradia il Sole Nero della Morte dell'Essere. 
 
Edgar Allan Poe e la coprofilia 
 
È stato detto che nelle opere di Edgar Allan Poe è presente una larvata necrofilia. Credo che nessuno si sognerebbe di mettere in discussione questa verità. Ebbene, La sfinge ci mostra una larvata coprofilia sovrapposta all'onnipresente necrofilia. Il Bostoniano era un grande, in grado di far collassare interi universi concentrandoli in poche parole. Così ha scritto: "L'aria stessa del Sud ci sembrava recare odore di morte" (The very air from the South seemed to us redolent with death). Morte mista agli escrementi! Per quasi tutti gli attuali lettori, il colera è soltanto una reminiscenza letteraria. È soltanto una parola. La sola possibile eccezione a me nota è un tale che si era recato in India durante un'epidemia di colera e aveva praticato l'anilingus a una prostituta, salvo poi struggersi in mille paure ipocondriache. Poe sapeva bene cosa scriveva: l'epidemia di colera che aveva devastato New York avvenne nel 1832, mentre lui era in vita. Cercherò quindi di trasmettere ciò che sentiva, usando parole vivide. Culi sporchi di merda. Orifizi laidi, duramente provati da continue scariche di diarrea acquosa e caustica. La flora batterica dell'intestino è ormai un lontano ricordo: anche le sue ultime tracce sono state evacuate. Coliche atroci e scorregge crepitanti, mentre sembra di avere il piombo fuso nel ventre teso. Vomito che non dà requie. Ormai lo stomaco non riesce a trattenere più nulla e non è sopportabile nemmeno il pensiero di ingurgitare qualcosa. Tremore che scuote le membra gelide per l'ipotermia. Delirio. La coscienza che sprofonda in un'oscurità solida, compatta, fino a spegnersi del tutto. Se ci riuscite, provate a immaginarvi centinaia, migliaia di persone in simili condizioni. Perché questa è un'epidemia di colera. Al giorno d'oggi non ci siamo più abituati. Il colera nasce dalla contaminazione fecale. Si trasmette tramite rapporti oro-fecali e oro-anali. Il suo imperversare è favorito dove sono comuni gli atti di coprofagia, consapevole o inconsapevole. Ci sono state vittime illustri. Ormai pochi ricordano che Giacomo Leopardi morì di colera. Lo aveva contratto da un gelataio che preparava i sorbetti senza essersi lavato le mani dopo aver smerdato. Il Poeta di Recanati si recava nella gelateria ogni giorno, e si divertiva ad osservare le giovani della Napoli Bene, quelle che - parole sue - "vendevano la gola". Morì tra spasmi atroci. Il suo corpo fu gettato in una fossa comune e cosparso di calce. Recuperato da amici e sepolto in una chiesa, il cadavere fu poi rubato e profanato dai necrofili.  
 
Acherontia atropos  
 
La sfinge testa di morto (Acherontia atropos) è una farfalla notturna di notevoli dimensioni. È a dir poco eccezionale e nota a tutti per il caratteristico disegno che ricorda un teschio umano. Pochi sanno che è anche la sola farfalla a possedere una laringe e ad emettere suoni. Il suo verso è raggelante, sembra a metà strada tra il gracchiare di una cornacchia, la risata di una iena e il lamento di un moribondo. Può essere udito a molti metri di distanza. A produrlo è l'aria eiettata contro una lamina posta all'imboccatura della laringe, che la fa vibrare. A quanto ho saputo, anche il bruco è capace di emettere lo stesso lugubre verso. Mi è capitato di imbattermi sia in adulti che in larve di questa specie, ma sfortunatamente non ho mai potuto udire il loro repertorio sonoro. Mi sono rifatto ascoltando registrazioni reperite in rete e devo dire che mi affascina molto. Non si tratta di un richiamo: la falena infera lo usa per scacciare i predatori, quando si sente minacciata. Le sue abitudini sono assai singolari. Si introduce negli alveari, dove riesce a neutralizzare le difese utilizzando una sostanza il cui odore mima quello degli acidi grassi delle api. Con la possente spiritromba buca gli opercoli cerosi dei favi e ingurgita incredibili quantità di miele. Talvolta è così satolla da non potersi muovere: le api operaie la identificano, le si ammassano addosso fino a soffocarla, quindi la ricoprono di propoli per impedire che la putrefazione della carcassa ammorbi l'alveare.     
 
I meandri della tassonomia 
 
Poe utilizza la classificazione entomologica di Latreille. I Crepuscularia sono la seconda famiglia dei Lepidoptera; le sfingi o falene, che corrispondono al genere linneano Sphinx, sono divise a loro volta in quattro sezioni: Hesperisphinges, Sphingides, Sesiasides e Zygænides, che corrispondono rispettivamente ai generi fabriciani Castnia, Sphinx, Sesia e Zygæna. Nella denominazione attualmente in uso, il genere Sphinx appartiene alla tribù degli Sphingini, a sua volta parte della sottofamiglia delle Sphinginæ, appartenente alla famiglia delle Sphingidæ. Tanto per dare un'idea dell'estrema varietà di queste forme di vita, basterà riportare che la tribù degli Sphingini comprende in tutto 39 generi (di cui uno estinto), per un totale di 275 specie. Gli antichi Romani, sempre molto pragmatici, chiamavano la sfinge testa di morto con un nome secco e preciso: papilio feralis, ossia "farfalla mortifera".   
 
Razionalismo distorcente
 
La cosa bizzarra è che Poe descrive Acherontia atropos come un insetto piccolissimo, grande al massimo un millimetro e mezzo (about the sixteenth of an inch in its extreme length). La conversione fatta nella traduzione in italiano è corretta: 1/16 di pollice = 0,0625 pollici = 1,5875 millimetri.  In realtà la sfinge testa di morto è una delle falene di dimensioni più grandi, con un'apertura alare di 90-130 millimetri. L'addome, grassissimo e sensuale, è anch'esso di lunghezza notevole. Il bruco è grosso come un salsicciotto. Trovo ugualmente assurdo che l'insetto possa essere distante un millimetro e mezzo dalla pupilla dell'occhio dell'osservatore (and also about the sixteenth of an inch distant from the pupil of my eye). Si può quindi affermare che l'amico razionale del protagonista abbia a sua volta commesso un grave errore di valutazione delle distanze, rimpicciolendo la creatura anziché ingigantirla! Non trovo alcun commentatore che si sia accorto di questo importante particolare. Forse a causa del racconto di Poe, nell'immaginario collettivo americano è impressa l'idea che la farfalla sfinge sia di proporzioni minuscole. Nella celebre locandina del film Il silenzio degli innocenti (The Silence of Lambs), di Jonathan Demme (1991), si può vedere un esemplare di Acherontia sulla bocca di una ragazza. Il disegno del teschio è sostituito da un'immagine tratta da un dipinto di Salvador Dalì, con alcune donne nude che sembrano formare un teschio. Il punto è che le dimensioni del lepidottero sono piccolissime!
 
Rosso: areale permanente
Arancione: areale estivo

Un notevole errore 
 
Una cosa davvero interessante è la distribuzione territoriale della falena Acherontia atropos. Per farla breve: in America questo lepidottero non esiste. Il suo areale di diffusione include l'Europa, l'Africa e parte dell'Asia occidentale. Certo, esistono altre due specie simili, Acherontia styx ed Acherontia lachesis, ma sono entrambe tipiche dell'Asia. Quindi non è fisicamente possibile che qualcuno abbia potuto vedere una sfinge testa di morto nel territorio dell'Hudson. Si tratta di un clamoroso errore, che può soltanto saltare all'occhio di chi si diletta di entomologia. Con ogni probabilità lo scrittore di Boston aveva visto esemplari di Acherontia atropos durante il suo soggiorno in Inghilterra e ne aveva tratto ispirazione per scrivere il suo racconto. Certo, a un genio come lui si perdona questo ed altro!  
 
Demiurgia e aneddotica 
 
Poe ha nutrito il nostro spirito. Ha contribuito con le sue creazioni a fare di noi ciò che siamo. Ogni tratto della sua scrittura disegna un intero Cosmo, governato da leggi soltanto in apparenza simile a quelle che conosciamo. Ha potuto dar vita a un intero Universo di orrore e di percezioni distorte perché è vissuto in un'epoca in cui era riconosciuta la preminenza dell'aneddotica. Scriveva in modo febbrile, senza nemmeno provare a verificare la precisione di ogni singolo dettaglio. Così troviamo numerose bizzarrie e incongruenze nei suoi testi. Non si tratta di difetti, come si potrebbe pensare a prima vista, bensì di gemme. Certo, erano tempi diversi. Esisteva ancora un pubblico pronto a riconoscere la grandezza dell'artista, dell'evocatore. Il presente è sterile. I grandi come Poe sono ancora apprezzati, ma solo perché sono giunti come fossili da un passato ormai esaurito. Oggi non sarebbe più possibile il sorgere di un uomo simile. Non ne sarebbe riconosciuta la grandezza e non andrebbe da nessuna parte. Ogni sua minima affermazione sarebbe accolta con una domanda stizzosa: "Fonti?" 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 

Segnalo giusto due recensioni. La prima è di Giovanni Sacchitelli: 
 

La seconda è di Federico "Dragonstar" Passarella:
 

mercoledì 21 novembre 2018


COME CE LA CAVAMMO QUANDO IL PASSATO SE NE ANDÒ 

Autore: Robert Silverberg
Anno: 1969
Titolo originale: How It Was When the Past Went Away
Aka: Quando il passato se ne andò
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo breve 
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Innerspace SF, fantareligione, fantascienza
     apocalittica e post-apocalittica
1a edizione it: 1970
2a edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizioni italiane (antologie):
     1970: La fabbrica dei flagelli, Urania 551
     1984: Catastrofi!, Oscar 1767 
Traduttori:
     Beata della Frattina (1970),
     Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:
   Titolo originale: Catastrophes!
   Curatore: Isaac Asimov
   Sezione:
Catalogo Vegetti: 


Trama:

Un soggetto particolarmente interessante, Haldersen, è definito "psicotico" dalle autorità sanitarie. Preso da un'ispirazione divina, tenta un esperimento che ritengo meritorio e benefico in sommo grado. Egli trova il modo di rilasciare nell'acquedotto di San Francisco una droga che cancella la memoria. Coloro che si abbeverano con l'acqua del rubinetto, subiscono una rimozione di parti dei loro archivi mnemonici o vengono addirittura formattati completamente. Si segnala il caso di un nocivo guitto, che intratteneva il pubblico con esercizi di memoria e che, trovatosi privato delle sue facoltà, opta per un dignitoso suicidio. Innumerevoli sono gli effetti positivi di questa cancellazione della memoria tra le masse: in questo modo ogni ferita viene sanata, ogni cuore infranto rinasce e rifiorisce rigoglioso, ritorna l'ispirazione di chi ne era da tempo rimasto privo, tutti i debiti vengono cancellati, le fauci dell'usura vengono spezzate, decenni di bassezze politiche e di similare immondizia si avviano alla formattazione definitiva rilasciando al contempo una benefica folata di aria purissima, tutte le determinazioni delle logge massoniche si dissolvono e via discorrendo. Haldersen fonda così una nuova religione, la Chiesa dell'Oblio, che si basa su fatti concreti e non su futili dispute dottrinali: grazie alla cancellazione di ogni memoria, essa offre una Salvezza concreta, facendo tornare i sofferenti al Vuoto beato in cui stavano prima di essere gettati in questo mondo di aberrazioni!

Recensione:

Grande Silverberg! La Chiesa dell'Oblio è un concetto geniale che meriterebbe proprio di essere tradotto in pratica! Un santo lavacro in grado di ripulire una volta per tutte la Terra dalle infinite storture dei suoi abitanti! È davvero grande la mente dello scrittore ashkenazita, che irradia lampi di purissimo genio.

L'amnesia può essere molto pericolosa e insidiosa quando colpisce una singola persona, perché pone la sua vittima in uno stato di assoluta debolezza, gettandola inerme in balia di un mondo in cui il "prossimo" è un lupo vorace e un diavolo. Senza dubbio la cancellazione della memoria ha sempre colpito l'immaginazione popolare e suscitato il massimo interesse, come anche la sua simulazione - basti pensare al caso del cosiddetto Smemorato di Collegno. Meno facile è immaginare cosa accadrebbe se ad essere colpita dalla perdita della memoria fosse un'intera comunità o - perché no? - addirittura l'intero pianeta! Ebbene, proprio Silverberg si è cimentato nell'impresa con ottimi risultati. 

Posso azzardarmi a ipotizzare qualcosa sul funzionamento della droga utilizzata da Haldersen per formattare i banchi di memoria delle genti di San Francisco: con ogni probabilità attacca i corpi mammillari, di fatto agendo come la sindrome di Wernicke-Korsakoff. Oliver Sacks nel suo libro L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello descrive un caso molto interessante nel capitolo Il marinaio perduto. Questo militare, distrutto dall'etilismo, non riusciva a ricordare alcunché degli ultimi 30 anni della sua vita passata e, a complicare le cose, anche la sua memoria a breve termine era stata aggredita: i ricordi gli si dissolvevano già a distanza di poche ore o addirittura di pochi minuti. Eppure Sacks fu colpito da un comportamento religioso del paziente e discrisse con quale "piena, intensa e tranquilla disposizione d'animo, con quale calma di una concentrazione e di attenzione assolute, egli si accostò e partecipò alla Santa Comunione. Era totalmente trattenuto, assorbito da un sentimento. In quel momento non c'era smemoratezza, non c'era sindrome di Korsakoff, né la loro esistenza pareva possibile o immaginabile". Non posso fare a meno di notare la somiglianza con il rito della Chiesa dell'Oblio fondata da Haldersen, in cui l'Eucarestia è proprio l'assunzione della pozione che dona l'Oblio. Luis Buñuel, citato dallo stesso Sacks, scrisse: "La memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla". Verissimo. Va però precisato che non siamo nulla in ogni caso. 

Biblioteca galattica

Questa è la pagina della Biblioteca Galattica dedicata al romanzo breve, con annessa valutazione:


Un interessante progetto 

A quanto ho appreso, la Focus Features ha acquisito i diritti di quest'opera di Silverberg e ne progetta l'adattamento cinematografico. Questa pagina del sito Comingsoon.net risale al 2014: 


Questo è quanto è riportato sul sito Cineblog.it:

"La Focus Features adatterà il romanzo sci-fi di Robert Silverberg How It Was When the Past Went Away, inizialmente pubblicato nel 1969 con l'antologia "Three of Tomorrow". Alex e David Pastor si occuperanno dello script, per una storia che si svolgerà all'indomani di un evento che causa la perdita di memoria di massa. Tutta colpa di un folle, che mette dell'anfetamina nell'acqua di San Francisco, con la città che lentamente inizia a cadere a pezzi. Gli abitanti non sanno più chi sono, con chi vivono, dove lavorano e senza memoria. Effetti devastanti della droga, per una storia raccontata come 'disaster movie'. Tra i produttori Wyck Godfrey e Marty Bowen della saga Twilight."  

Per raggiungere il frammento sopra riportato, anch'esso abbastanza datato, sono giunto su una pagina che riportava il nome di Ben Stiller, così ho pensato che il ruolo di Haldersen sarebbe stato assegnato a quell'attore - che ricordo soprattutto perché in un film rifiutava un pompino da una milf.

Nonostante l'adattamento di How It Was When the Past Went Away sia stato annunciato anni fa, dalle informazioni raccolte nel Web, sembra che il progetto non sia stato portato a compimento. Il mio timore è che possa andare alla deriva, come spesso accade alle cose in questo universo in sfacelo.