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giovedì 28 ottobre 2021

 
L'ULTIMO DEI MOHICANI 
 
Titolo originale: The Last of the Mohicans
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1992 
Lingua: Inglese, Francese, Cherokee, Mokawk, Lakota, Inupik 
Durata: 112 min
Genere: Azione, storico, drammatico
Regia: Michael Mann
Soggetto: James Fenimore Cooper (romanzo), Philip Dunne, 
   John L. Balderston, Paul Perez, Daniel Moore
   (sceneggiatura film 1936)
Sceneggiatura: Christopher Crowe, Michael Mann
Produttore: Michael Mann, Hunt Lowry
Produttore esecutivo: James G. Robinson
Casa di produzione:
Morgan Creek Productions
Distribuzione in italiano: Penta Film
Fotografia: Dante Spinotti
Montaggio: Dov Hoenig, Arthur Schmidt
Effetti speciali: Thomas L. Fisher, Jim Rygiel
Musiche: Trevor Jones, Randy Edelman
Scenografia: Wolf Kroeger, Robert Guerra, Richard Holland,
     Jim Erickson, James V. Kent
Costumi: Elsa Zamparelli
Trucco: Peter Robb-King, Vincent J. Guastini
Interpreti e personaggi: 
    Daniel Day-Lewis: Nathaniel "Occhio di Falco"
    Madeleine Stowe: Cora Munro
    Russell Means: Chingachgook
    Eric Schweig: Uncas
    Jodhi May: Alice Munro
    Steven Waddington: Maggiore Duncan Heyward
    Wes Studi: Magua
    Maurice Roëves: Colonnello Edmund Munro
    Patrice Chéreau: Generale Louis-Joseph de Montcalm
    Edward Blatchford: Jack Winthrop
    Terry Kinney: John Cameron
    Tracey Ellis: Alexandra Cameron
    Justin M. Rice: James Cameron
    Dennis Banks: Ongewasgone, Capo geli Irochesi
    Pete Postlethwaite: Capitano Beams
    Sebastian Roché: Martin 
    Colm Meaney: Maggiore Ambrose 
    Mac Andrews: Generale Webb 
    Malcolm Storry: Phelps 
    David Schofield: Sergente Major 
    Mike Philips: Il Sachem degli Uroni 
    Dylan Baker*: Capitano De Bouganville 
    Tim Hopper: Ian 
    Gregory Zaragoza: Capo degli Abenaki 
    Scott Means: Guerriero Abenaki 
    William J. Bozic Jr.: Ufficiale d'artiglieria francese 
    Patrick Fitzgerald: Aiutante del Generale Webb 
    Mark Joy: Henri 
    Steve Keator: Rappresentante coloniale
    *Accreditato come Mark Edrys
Doppiatori italiani:
    Massimo Corvo: Nathaniel "Occhio di Falco"
    Cinzia De Carolis: Cora Munro
    Gianni Musy: Chingachgook
    Oreste Baldini: Uncas
    Laura Lenghi: Alice Munro
    Angelo Maggi: Maggiore Duncan Heyward
    Paolo Buglioni: Magua
    Michele Kalamera: Colonnello Edmund Munro
    Carlo Valli: Jack Winthrop 
 
Trama: 
Anno del Signore 1757. Una famiglia un po' anomala viaggia nottetempo per i boschi del Nordamerica, cacciando cervi e cercando di fuggire alla guerra che oppone i Francesi agli Inglesi. Il bizzarro gruppetto è composto da Chingachgook, da suo figlio Uncas e da Nathan "Occhio di Falco", un inglese adottato da bambino dopo essere rimasto orfano dei suoi genitori. Questi superstiti sono tutto ciò che resta della tribù morente dei Mohicani. La loro destinazione è un luogo quasi mitologico dove pensano di trovare la pace: le Pianure Occidentali. Nel corso del tragitto, i tre si imbattono in un reclutatore (non c'era piaga peggiore nell'Impero Britannico), il cui lavoro consiste nell'arruolare "volontari" tra i nativi. Naturalmente non si trattava davvero di volontari, bensì di soggetti a una vera e propria coercizione: l'alternativa era tra l'entrata nei ranghi e l'essere impiccati. Chingachgook e i suoi, che rifiutano con fermezza la leva, riescono a fuggire col favore delle tenebre e ad andare avanti imperterriti. A un certo punto salvano una compagnia inglese da un'imboscata degli Uroni guidati dal fierissimo Magua, animato da propositi di vendetta. Lo scopo della compagnia, guidata dal perfido Maggiore Duncan Heyward, era fare da scorta alle figlie del Colonnello Edmund Munro, Cora e Alice. Proprio Edmund "Capello Grigio" Munro e la sua prole sono l'oggetto dell'odio eterno di Magua, i cui figli sono stati uccisi per opera sua. Gli aggressori finiscono sterminati, tranne Magua che riesce a fuggire. Così Chingachgook e i suoi scortano le figlie del Colonnello fino al forte, che trovano assediato dai Francesi e dagli Uroni loro alleati, riuscendo comunque a intrufolarsi. Cora, che ha rifiutato la proposta di matrimonio dell'odioso Maggiore Heyward, si invaghisce di Nathan, mentre Alice è attratta da Uncas. Questo attira sul figlio adottivo di Chingachgook l'odio del militare respinto. Il Colonnello Munro è sorpreso di vedere le sue figlie: aveva infatti inviato una lettera avvertendole di stare alla larga. La missiva non le ha mai raggiunte. Viene tentata una sortita notturna: un miliziano parte per raggiungere il Generale Webb a Fort Edward e chiedergli rinforzi. Chingachgook e i suoi, appostati sul forte, gli forniscono il fuoco di copertura. Il problema è che Munro vieta l'applicazione di un accordo fatto da Webb, che permetteva ai miliziani di raggiungere le loro fattorie per difenderle in caso di attacco. Per reazione, Nathan aiuta la fuga di alcuni di loro, finendo così arrestato per sedizione e condannato all'impiccagione. Presto il Colonnello Munro apprende che il Generale Webb non gli invierà alcun rinforzo: l'unica alternativa è la resa ai Francesi. Il Generale Louis-Joseph de Montcalm, che concede a Munro e ai suoi uomini di lasciare il forte indossando con onore le armi. Il fierissimo Magua, sentendosi tradito, guida un attacco ai soldati inglesi e ai civili che stanno lasciando il forte, facendone grande strage. Munro viene catturato e  ferito a morte: Magua gli giura che ucciderà le sue figlie con il proprio coltello, quindi gli strappa il cuore dal petto e lo divora! Nathan, Chingachgook e Uncas riescono a fuggire con le canoe portando con sé Cora, Alice e Heyward. Trovando riparo in una grotta dietro una cascata, ma Magua piomba loro addosso. Il gruppo si divide. Nathan dice a Cora e Alice di sottomettersi agli Uroni, quindi si getta nella cascata assieme ai due Mohicani, dopo aver promesso che arriverà a liberarle. Il rancido Heyward resta con le figlie di Munro e accusa Nathan di codardia. Magua porta le sue prede in un grande insediamento degli Uroni. Mentre sono tutti al cospetto del Sachem, arriva Nathan disarmato per implorare la vita dei prigionieri. L'anziano Sachem degli Uroni è colui che decide chi deve vivere e chi deve morire. Stabilisce così che il malevolo Heyward debba essere restituito agli Inglesi. Condanna le due donne a una sorte ben più crudele: Alice deve essere data a Magua come risarcimento, mentre Cora deve essere bruciata viva. Nathan viene lasciato libero, ma in preda alla disperazione si offre di essere arso aposto della sua amata Cora. Il Sachem capisce soltanto la lingua degli Uroni e il francese, quindi Heyward fa da interprete. Sbaglia però a tradurre un pronome personale e finisce lui sul rogo al posto del suo rivale. Il figlio adottivo di Chingachgook lascia il villaggio con Cora e spara a Heyward per risparmiargli un'atroce agonia tra le fiamme: ricambia la perfidia con la misericordia. Nella fuga disordinata che segue, Uncas tenta disperatamente di salvare Alice e attacca battaglia con gli Uroni, ma viene ucciso da Magua e precipita da un dirupo. Annientata dal dolore, Alice rifiuta di consegnarsi a Magua e si suicida gettandosi dallo stesso dirupo. Si scatena una battaglia, in cui Chingachgook riesce a uccidere Magua colpendolo con un Tomahawk a forma di fucile e a vendicare la morte del figlio. Rimasto solo con Nathan, Chingachgook prega il Grande Spirito di ricevere Uncas, proclamandosi "l'ultimo dei Mohicani".  

 
Recensione: 
Se devo essere franco, mi stomaca tutto il romanticume che tanto è piaciuto agli spettatori. Nathan "Occhio di Falco", Chingachgook e Uncas sono personaggi deboli, anodini, privi di carattere, quasi evanescenti. La loro inconsistenza trova una parvenza di riscatto soltanto quando Chingachgook, rimasto l'ultimo del suo popolo, pronuncia parole poetiche per il funerale del figlio Uncas. Sono queste:
 
"Grande Spirito, e Creatore della Vita, un guerriero va a te, veloce e dritto come una freccia lanciata nel sole. Da' lui benvenuto, e lascia lui prendere posto in Gran Consiglio di mio popolo. È Uncas, mio figlio. Dì lui di essere paziente, e da' a me una rapida morte, perché loro sono tutti là, meno uno, io, Chingachgook, l'Ultimo dei Mohicani." 
 
Si deve però notare che egli non riconosce Nathan "Occhio di Falco" come genuino prosecutore della stirpe dei Mohicani, proprio perché vale il Principio del Sangue. Soltanto il Sangue conta. Nathan non è nato dal seme dei Mohicani, bensì da quello degli Inglesi, quindi è e resterà sempre un inglese. Tutto il resto non ha alcun valore. Non esiste nessuno ius soli. Vale unicamente lo ius sanguinis, come è fin dai più remoti tempi della preistoria, anche se questo non piacerebbe ai fautori del politically correct woke autorazzista. 
 
La realtà è questa: l'unico personaggio autentico e possente è Magua. Lui è il fulcro dell'intera narrazione. Senza la sua figura crollerebbe tutto in un istante. Cosa ce ne faremmo di quegli stupidissimi amori di cui è piena la pellicola? Non servono a nulla: sono sdolcinati, privi di qualunque senso, messi lì apposta per compiacere il gusto degenere dei moderni e dei postmoderni. C'è più significato nel crudo atto di cannibalismo compiuto da Magua che in tutto il resto! Quando scrissi su Facebook che ammiravo Magua in modo sviscerato, qualcuno mi accusò: "Perché stai dalla parte del malvagio". Così replicai: "Sto dalla parte di chi è stato stritolato dalla vita!" So bene come decidere chi è il perdente. Lo capisco a pelle, fin da subito. Il perdente odia l'esistenza, che lo ha devastato. Il mio giudizio poi viene puntualmente confermato facendo un bilancio di tutte le vicissitudini del personaggio, dalla sua comparsa nel film fino al triste epilogo. Questo è ciò che ha detto l'Eroe degli Uroni al Marchese Joseph-Louis de Montcalm:
 
"Il villaggio di Magua è stato bruciato e i figli di Magua sono stati uccisi dall'Inglese. Magua è stato fatto schiavo dai Mohawk che combattevano per Capello Grigio. La moglie di Magua, credendo lui morto, è diventata la moglie di un altro. Capello Grigio era il padre di tutto questo. Col tempo, Magua è diventato fratello di sangue dei Mohawk, per tornare libero, ma sempre in suo cuore lui è Urone. E il suo cuore tornerà a volare il giorno che Capello Grigio e suo seme muore." 

Come non commuoversi davanti a queste vibranti parole? I vincenti, i "buoni e giusti", sono tutte persone ipocrite che hanno successo sessuale e procreativo, la cui progenie riesce a prevalere; in aggiunta a ciò, appestano il mondo con le loro boiate idealistiche. L'odio feroce che anima i perdenti non ha invece sfogo alcuno nell'architettura narrativa, per colpa del moralismo schifoso degli autori. Il fuoco degli sconfitti, che dovrebbe ardere il mondo, resta un mero spauracchio. Proprio come i sogni di Magua, che vede un futuro di immensa gloria per il suo popolo: immagina l'ascesa degli Uroni tra le nazioni del mondo, fino a farli diventare "non meno dei Bianchi, e forti come i Bianchi" ("pas moins que les Blancs, et forts comme les Blancs"). Poi finisce tutto nel Nulla. Una cosa senza senso, giusto per garantire la tranquillità allo spettatore conformista. 
 
 
Inconsistenza delle figure femminili 
 
Cora ed Alice non significano nulla. Sono soltanto ombre. Magua le vuole uccidere per annientare ogni traccia della vita del loro padre, che per lui è stato tanto calamitoso. La stupida morale del regista garantisce che il potere dell'Odio non può e non potrà mai prevalere sull'Amore. Mann e Crowe non sono tuttavia riusciti a dar vita a una sceneggiatura decente per personaggi futili come le figlie di "Capello Grigio" Munro. Hanno messo queste sensuali e vuote creature nel film soltanto perché per avere successo ci deve essere un po' di figa! Avendo un animo sanguigno, vendicativo e affine a quello di Magua, non mi lascio certo commuovere dalle infinite stronzate propinate da registi e sceneggiatori melensi!  

 
Un fulvo stranamente odioso 

Ho sempre avuto una grande simpatia per le persone con i capelli rossi, che mi paiono un attributo divino. Ebbene, Michael Mann è riuscito a portare in scena un uomo con i capelli rossi, che tuttavia non ha riscosso il mio favore. Un caso più unico che raro. Il Maggiore Duncan Heyward mi ha ispirato fin da subito un'antipatia vivissima, al punto che ho biasimato Nathan "Occhio di Falco" per avergli concesso l'eutanasia: ho pensato che avrebbe fatto meglio a negargli una rapida morte con un colpo di fucile mentre ardeva orrendamente sul rogo. In fondo, lo stesso Heyward non avrebbe concepito pietà alcuna, non avrebbe esitato per un solo istante a fare impiccare Nathan, se ne avesse avuto la possibilità! 
 
La confusione di due popoli 
 
Lo scrittore James Fenimore Cooper ha confuso due popolazioni diverse, entrambe di lingua algonchina, a causa dell'assonanza dei loro rispettivi nomi. I Mohicani (in origine Mahican), stanziati nel territorio che è attualmente parte dello Stato di New York, erano infatti ben distinti dai Mohegan stanziati nel Connecticut. Il romanzo di Fenimore Cooper ha contribuito in modo determinante a diffondere tra il grande pubblico questa confusione, che ritroviamo ovviamente tal quale nel film di Michael Mann. Il nome Mohegan deriva da Monahiganeuk, che nella lingua algonchina Narragansett significa "Popolo del Lupo": proto-algonchino *mahi·nkana "lupo". La prima attestazione risale al 1614 (Fonte: Dizionario Merriam-Webster). Il nome Mahican significa invece "Popolo dell'Estuario": proto-algonchino *menahanwi "isola". Si vede che la somiglianza con Mohegan è puramente esteriore. Il passaggio da Mahican (con -a-) a Mohican (con -o-) è stato causato proprio dall'influenza di Fenimore Cooper. Come conseguenza di questo marasma cognitivo, la forma Mohican è stata usata anche al posto di Mohegan

 
Etimologia di Chingachgook 
 
L'antroponimo Chingachgook significa "Grande Serpente". Nella lingua dei Lenape, strettamente imparentata a quella dei Mohicani, xinkw- significa "grande" e xkuk significa "serpente": ne deriva così xinkwixkuk "grande serpente". Il suono /x/ in Lenape è la fricativa velare che troviamo nel tedesco Bach /bax/ "ruscello". La sua trascrizione con il digramma ch ha portato alla pronuncia ortografica di Chingachgook con l'affricata postalveolare /tʃ/ che troviamo nell'inglese church /tʃə:(ɹ)tʃ/ "chiesa". Simili fraintendimenti non sono rari nella trascrizione delle lingue della famiglia Algonchina. Il problema è che le pronunce ortografiche, per quanto fuorvianti, hanno la bruttissima tendenza a consolidarsi, fino a diventare induscutibili. Questo è uno dei modi più insidiosi di distorsione della realtà. 
 
 
Etimologia di Uncas 
 
L'antroponimo Uncas significa "Volpe" e deriva dalla lingua dei Mohegan: nella lingua algonchina di quel popolo la volpe è chiamata wonkus /'wɔŋkəs/. In Narragansett è wonkis. Uncas era per l'appunto il nome di un capo storico dei Mohegan stanziati nel territorio del Connecticut, dei Pequot e dei Narragansett - non dei Mohicani stanziati nel territorio dell'attuale Stato di New York. Visse qualche decennio prima degli eventi narrati nel film di Mann e nel libro di Fenimore Cooper. Non ci sono dubbi sul fatto che la figura storica di questo Uncas abbia contribuito in modo sostanziale al mito dell'Ultimo dei Mohicani. 
 
 
Etimologia di Magua 
 
Qui cominciano i problemi. Non è stato agevole trovare l'etimologia dell'antroponimo Magua e nemmeno capirne il significato. Magua è anche conosciuto come Volpe Astuta (in francese Renard Subtil), ma ci sono serie ragioni di dubitare che questa sia la traduzione esatta del suo nome Urone. Nella lingua degli Uroni, che appartiene alla famiglia Irochese, il suono /m/ è molto raro e nella maggior parte dei casi è un semplice allofono dell'approssimante labiale /w/; inoltre /m/ non sembra trovarsi in posizione iniziale di parola. Questa carenza della nasale labiale /m/ è tipica delle lingue irochesi. Un aiuto ci viene dall'etnonimo dei Mohawk /ˈmoʊhɔːk/, che sono un nobile e valoroso popolo del ceppo Irochese. Ebbene, i Mohawk non si chiamano tra loro con questo nome, che non è irochese, bensì algonchino. Si tratta di un esoetnico, che deriva dalla lingua algonchina dei Narragansett: mauquàuog, mohowaúgsuck, che significa "essi mangiano esseri viventi", chiaro eufemismo per "cannibali". Ecco finalmente spiegato il glorioso antroponimo Magua: significa "Cannibale". I Mohawk, nella cui lingua manca del tutto il suono /m/, chiamano se stessi Kanienʼkehá:ka’. Per quale ragione un guerriero degli Uroni dovrebbe darsi un nome in una lingua algonchina? Probabilmente il suo nome serviva a terrorizzare i nemici, che avevano un fortissimo tabù per il cannibalismo. 
 
Etimologia di Uroni  

Il nome con cui tutti conoscono il glorioso popolo degli Uroni in realtà potrebbe essere di origine francese. Certamente si tratta di un esoetnico, ossia di un nome attribuito a una comunità da altri. L'endoetnico è invece Wyandot (Wendat): è così che gli Uroni chiamavano se stessi. Secondo l'opinione accademica più accreditata, l'esoetnico Huron deriva dal francese hure, che significa "testa di animale selvatico", specialmente "testa di cinghiale". La glossa data dal dizionario del Centre Nationale de Resources Textuelles et Lexicales (CNRTL) è "tête d'une sanglier, du porc, p.ext. de certaines bêtes fauves et de poissons à tête allongée" (ossia "testa di un cinghiale, del porco, per est. di certe bestie selvatiche e di pesci dalla testa allungata"), Esempi: une hure d'un sanglier "una testa di cinghiale"; la hure d'un lion "la testa di un leone"; la hure d'un loup "la testa di un lupo"; la hure d'un esturgeon "la testa di uno storione". Il riferimento sarebbe all'acconciatura dei guerrieri Wyandot o al loro aspetto particolarmente belluino. L'etimologia di hure è a sua volta incerta; in genere viene considerato un vocabolo di origine germanica, anche se non ho potuto reperire dati in grado di dimostrarlo. Esite però anche la possibilità che l'esoetnico Huron derivi da una parola contenente la radice Irochese ronon "nazione", presente anche nella lingua Wendat. A riprova di questa genuina derivazione amerindiana, si riporta che le Quattro Nazioni Wyandot derivavano dai resti dei Tionontati, degli Attignawantan e dei Wenrohronon (History - Wyandotte Nation). Ebbene, l'etnonimo Wenrohronon, attestato anche come Wenro, ha tutta l'aria di essere la vera origine di Huron.  
 
 
Etimologia di Sachem "Grande Capo" 

La parola sachem (inglese /'seɪtʃəm/, /'sætʃəm/; francese /sa'ʃɛm/), che indica un capotribù, è di origine Algonchina. Più precisamente, deriva dal Narragansett sâchim, la cui pronuncia è /'sa:tʃem/. In altre parole, non si ritrova l'errore della pronuncia ortografica già vista in Chingachgook, dove il suono /x/ simile a quello del tedesco Achtung è stato realizzato come il suono /tʃ/ dell'inglese much. In ogni caso, l'affricata /tʃ/ si è sviluppata da una più antica occlusiva /k/. L'origine ultima della parola è la radice proto-algonchina *sa·kima·wa "capo (maschio)". Questi sono i suoi discendenti: 
 
Algonchino Orientale: *sākimāw 
Mi'kmaq: saqamaw 
Malecite-Passamaquoddy: sakom 
Abenaki: sôgmô, sôgemô
Penobscot: sagəma, sagama, sagemo, sangemo
Wangunk: sequin
Narragansett: sâchim
Mohegan-Pequot: sôcum
Lenape: sakima

Algonchino Centrale: *okimāwa
Cree: okimahkân
  Cree delle Pianure: okimâw
  Cree Sudorientale: uchimaa
Fox: okimâwa
Ojibwe: ogimaa
  Ottawa: gimaa
Potawatomi: wgema
Miami: akimaawa, akima
 
Dalla lingua Penobscot (non dal Mi'kmaq come qualcuno sostiene) è derivato in inglese il termine sagamore (/'sæɡəmɔː/, /'sæɡəˌmɔɹ/), usato come sinonimo di sachem. In altre parole, sachem e sagamore costituiscono un fenomeno allotropo. 

 
Occhio di Falco 
 
Il soprannome o nome indiano di Nathan nella versione italiana è "Occhio di Falco". Nell'originale inglese è Hawkeye. Nel libro di Fenimore Cooper è Hawk-eye, con il trattino. Trovo interessante questo composto. Si noti l'assenza del genitivo sassone: non è Hawk's Eye. Il vero antroponimo del personaggio è in realtà Nathaniel Bumppo. I soprannomi sono numerosi: Natty, Hawk-eye, Œil de Faucon (traduzione di Hawk-eye in francese), La Longue Carabine (Long Rifle), Leatherstocking ("Calze di Cuoio"). Compare anche in altre opere dello stesso autore: ad esempio è soprannominato Pathfinder ("Esploratore") in The Pathfinder, or the Inland Sea (1840). Il cognome Bumppo mi pare impenetrabile e misteriosissimo. Nel vasto Web non sono stato finora in grado di trovare alcunché di utile a rischiararne l'etimologia.  
 
 
"Capello Grigio" Munro  
 
Il Tenente Colonnello George Monro (talvolta scritto Munro) è il personaggio storico a cui è ispirato il Colonnello Edmund Munro. Mi è sconosciuta la ragione di questo cambiamento del nome di battesimo, da George a Edmund. Era nato a Clonfin, nella Contea di Longford (Contae an Longfoirt), in Irlanda, da una famiglia militare scozzese. Apparteneva alla Libera Muratoria. Nella realtà egli non si accompagnava a donne e non aveva alcuna figlia, ma Fenimore Cooper gli ha attribuito un'indole libidinosa: in gioventù l'ufficiale avrebbe posseduto carnalmente una prosperosa mulatta, procreando Cora. A quanto ho potuto appurare, nel romanzo Munro non è mai menzionato col suo nome di battesimo. Ne deduco che Edmund debba essere un'invenzione del regista. Non capirò mai la tendenza irresistibile degli anglosassoni a cambiare i nomi delle persone. Se i suoi genitori lo hanno chiamato George, perché diamine dovrebbe diventare Edmund?
 
L'enigmatico Ongewasgone 
 
L'antroponimo Ongewasgone, menzionato di sfuggita nel corso del film, ha dato origine a una serie di grottesche distorsioni percettive, essendo stato inteso male dagli spettatori, come "Uncle Wiscone" /ʌŋkḷ wɪ'skoʊn/ o addirittura come "How Go Ascone" /hɑʊ goʊ æ'skoʊn/. Ecco il link alla pagina in cui ho trovato i thread buffoneschi: 
 
 
Questo dimostra che gli stessi parlanti anglosassoni hanno gravissimi problemi acustici, proprio come me, al punto che non sono in grado di intendere in modo corretto qualsiasi nome, di qualsiasi origine. Di fronte a qualcosa di non familiare, reagiscono cercando di ricondurlo a ciò che è loro noto.
In un sito web è stato commesso un grave errore: è stato attribuito il nome Ongewasgone al Capo degli Uroni. Mi sono accorto di questa incongruenza cercando in Google l'etimologia dell'antroponimo irochese - che non è stata trovata.  

L'importanza della Guerra dei Sette Anni 

La Guerra dei Sette Anni (1756 - 1763), di cui la Guerra Franco-Indiana è stata la manifestazione principale in Nordamerica, ha coinvolto tutte le principali potenze dell'epoca. Winston Churchill la considerò la vera Prima Guerra Mondiale, dato che aveva anticipato le caratteristiche di quella che nel XX secolo sarà definita "guerra totale". Gli schieramenti comprendevano da un lato il Regno di Gran Bretagna, il Regno di Prussia, l'Elettorato di Hannover, altri Stati minori della Germania Nordoccidentale e il Regno del Portogallo (dal 1762); dall'altro lato, la coalizione composta da Regno di Francia, Monarchia Asburgica, Sacro Romano Impero (in particolare l'Elettorato di Sassonia), Impero Russo, Svezia e Spagna (dal 1762). Non fu combattuta soltanto in Europa: Francesi e Britannici utilizzarono ampiamente come alleati popolazioni native dell'America settentrionale e dell'India.  
 

Le atrocità dell'assedio di Fort William Henry 
 
Ricordo di aver visto un documentario in cui si parlava del fatto storico su cui si basa il romanzo di Fenimore Cooper: l'assedio di Fort William Henry (provincia di New York), avvenuto nel 1757. Quando gli Uroni assaltarono gli Inglesi che stavano lasciando il forte, si abbandonarono a violenze inimmaginabili. Nel loro furore arrivarono al punto di esumare i cadaveri sepolti nel cimitero, scotennandoli e facendone scempio. Ne nacque una terribile epidemia di vaiolo, che portò sterminio tra gli Uroni. Dai resti ritrovati in loco, si è potuto appurare che le condizioni di salute dei coloni britannici erano tremende. Soffrivano di malformazioni della spina dorsale, di ernie vertebrali e di rachitismo, conseguenze di malnutrizione cronica. Mai avere nostalgia per epoche in cui non si è vissuti!  
 
Curiosità
 
Le riprese del film hanno coinvolto ben 900 nativi amerindiani, in gran parte dei casi appartenenti al popolo Cherokee. Wes Studi, che ha interpretato l'eroico Magua, è per l'appunto un Cherokee. In un'occasione ha dichiarato che quando doveva essere girata una scena in cui avveniva una conversazione tra Indiani, ogni attore parlava la propria lingua, senza badare alla sua comprensibilità da parte degli altri. Così Wes Studi parlava in Cherokee, mentre Mike Philips, che interpretava il Sachem degli Uroni, era un Mohawk e non capiva niente. Allo stesso modo, il supposto dialogo nella lingua dei Mohicani tra Chigachgook e Uncas era incoerente: Russel Means parlava in Lakota e non poteva essere capito da Eric Schweig, che parlava invece in una lingua degli Inuit del Canada occidentale. 
 
I dialoghi in francese sembrano di buona qualità. Tuttavia sono riuscito a individuare un grossolano errore commesso da Wes Studi (o più probabilmente dal suo doppiatore): a un certo punto usa la parola poison "veleno" pronunciandola /poi'zɔ̃/ anziché /pwa'zɔ̃/ o il più arcaico /pwɛ'zɔ̃/: praticamente utilizza il dittongo dell'omografa parola inglese. Potrebbero esserci altre inconsistenze di questo genere, che però mi sono sfuggite. Splendida e risonante la frase "Je n'ai pas peur de les Français!", incarna l'essenza stessa dell'eroismo! Sarebbe bello se Micron trovasse simili avversari. 

domenica 24 ottobre 2021

 
L'ACCADEMIA DELLE SCIMMIE 
 
Qual è la differenza tra Scienza e scientismo? Molto semplice. La Scienza deve procedere a partire dalle osservazioni e dalle misure, basandosi sul metodo scientifico, elaborando teorie atte a spiegare nel miglior modo possibile quanto osservato e misurato. Lo scientismo assume le vesti del metodo scientifico, ma in realtà cristallizza pregiudizi e preconcetti in proposizioni dogmatiche.  
 
Questa è un'autorevole definizione della parola scientismo

"Il particolare atteggiamento intellettuale di chi ritiene unico sapere valido quello delle scienze fisiche e sperimentali, e svaluta quindi ogni altra forma di sapere che non accetti i metodi propri di queste scienze. Il termine fu coniato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento e si diffuse poi altrove, avendo di volta in volta significato positivo o negativo: si designarono polemicamente come scientisti (e di conseguenza come antimetafisici) i positivisti (per es., H. Taine); di contro impiegarono spregiativamente il termine coloro che, come E. Boutroux, vedevano nel determinismo positivistico e nell’affermazione dell’oggettiva necessità delle leggi naturali, estese anche al mondo umano, l’espressione di un rigido dogmatismo. Oggi il termine è usato solo nel suo significato negativo a indicare l’indebita estensione di metodi scientifici ai più diversi aspetti della realtà."
(Fonte: Enciclopedia Treccani) 
 
Questa fede assoluta per paradosso ha in tutto e per tutto un aspetto eminentemente religioso, anche se la sua essenza è materialistica. Ostacola qualsiasi progresso nel tentativo di comprendere la nostra condizione nell'Universo, in quanto proclama una verità che non può essere messa in discussione, pur non essendo dimostrata né dimostrabile. Forte della sua prosopopea, afferma che nulla sfugge alla sua capacità di spiegazione. In realtà individua eretici e li perseguita aspramente.  
 
Un atteggiamento simile posso definirlo soltanto in un modo: scimmiesco. Perché uso l'aggettivo "scimmiesco"? Il riferimento fondante è ovviamente al film Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968), diretto da Franklin J. Schaffner e basato sull'omonimo romanzo (Le Planète des Singes, 1963) dello scrittore francese Pierre Boulle, che a sua volta ha tratto in larga misura ispirazione dal romanzo di fantascienza Gorilla sapiens (Genus Homo, 1941) di Lyon Sprague Le Camp e Peter Schuyler Miller. Come funzionava il mondo accademico tra le Scimmie? Gli Oranghi detenevano il potere assoluto nell'Università e dettavano i confini nettissimi tra ciò che si può indagare e ciò che è tabù. Gli Scimpanzé, per loro natura più timidi, capivano che qualcosa non quadrava e cercavano di trovare le cause di questa confusione, procedendo da un indizio all'altro, incamminandosi però su un sentiero molto pericoloso. 
 
Per fissare le idee, riporto ora due esempi elementari e ben comprensibili a tutti.   
 
L'ulcera peptica e le sue cause 
 
Ricordo che quando ero un moccioso, non esistevano molte cure convincenti per l'ulcera grastrica o duodenale. Si soffriva per un'intera vita. Ricordo quanto soffrì mio padre (RIP), che ebbe anche diverse emorragie. Ricordo poi un pretino, un brav'uomo che a causa dello stesso male viveva di bistecche ai ferri e di riso in bianco scondito. Un compaesano di mio padre era riuscito a guarire, con una cura così ripugnante che quasi nessuno se la sentiva di intraprenderla: aveva ingurgitato lumaconi senza guscio, dopo averli avvolti in un'ostia. Il mondo scientifico si ostinava a dire che queste afflizioni avevano cause psicosomatiche. Queste era il ragionamento dei medici: uno si tiene tutto dentro, si arrovella, così si forma una piaga nelle mucose gastriche o duodenali. Le cose migliorarono di gran lunga con il Maalox. Poteva essere ingerito in formulazione liquida o sgranocchiato in compresse. La vera rivoluzione però fu la scoperta della vera causa della malattia in questione: un'infezione causata da un batterio, denominato Helicobacter pylori. Per fortuna la Scienza si è adattata alla scoperta e ha abbandonato le vecchie teorie sull'origine psicosomatica dell'ulcera peptica, che pure all'epoca sembravano solide come dogmi religiosi. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.
 
La teoria della deriva dei continenti  
 
Il carissimo e fraterno amico P. mi raccontava spesso di un fatto increscioso accadutogli quando era uno scolaro delle elementari, in una scuola tetra e opprimente. Notando un mappamondo, disse che le coste dell'America del Sud e quelle dell'Africa sembravano combaciare, come se i due continenti si fossero divisi da un'unica massa di terra. Senza saperlo, aveva enunciato la stessa teoria rivoluzionaria concepita da Alfred Lothar Wegener (1880 - 1930). La maestrina, un essere afflittivo e più odioso di uno stronzo acciambellato di cane rabbioso, subito gli diede contro, assieme alla scolaresca. P. fu umiliato a morte, deriso fino all'impossibile da marmocchi di un'ignoranza cieca, brutale ed oscena. Dopo qualche giorno la maestrina porse le scuse a P., dicendo che aveva ragione e ponendo fine alla persecuzione. La donna aveva trovato la teoria di Wegener su un libro, venendo così a conoscenza di qualcosa che non avrebbe mai sospettato. Lo stesso Wegener aveva dovuto affrontare lo scherno e l'irrisione del mondo accademico, che si era scagliato contro di lui con particolare accanimento. In un'occasione, Isaac Asimov ammise di aver contribuito al linciaggio, pubblicando un contributo dissacrante il cui affermava che "La teoria della deriva dei continenti andò alla deriva" (traduzione piuttosto libera di "The theory eventually foundered on hard facts")*. Poi saltarono fuori le prove inoppugnabili: l'espansione della dorsale atlantica. Così tutti cessarono di deridere. La frase denigratoria di Asimov è attualmente difficile a reperirsi: l'autore ha cercato di togliersi la merda di dosso nelle successive edizioni della sua opera. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.

* The Intelligent Man's Guide to Science: The Physical Sciences (1a ed. 1960). 
 
Asimov individua due tipi di eretici scientifici:
1) gli endoeretici, che sono interni alla comunità scientifica, di cui parlano il linguaggio; 
2) gli esoeretici, che sono esterni alla comunità scientifica, di cui ignorano il linguaggio. 
Secondo l'Ashkenazita, gli endoeretici sarebbero spesso all'origine del progresso e le loro idee eterodosse hanno una possibilità concreta di essere accettate dal mondo accademico. Per contro, gli esoeretici sarebbero soltanto mostri stravaganti. Le azioni di questi fricchettoni avrebbero come solo scopo la distruzione della Scienza nel suo insieme, con l'aiuto del populismo. 
Esempi di endoeretici: Galileo Galilei, Alfred Wegener. 
Esempi di esoeretici: Rudolf Steiner, David Icke. 
Resta però un fatto innegabile: soltanto quando le teorie di uno scienziato eterodosso infine trionfano, il mondo accademico riconosce che si trattava di un endoeretico, non di un esoeretico.
 
«Un'insidia perniciosa deriva dalla pretesa di alcuni scienziati, anche di rilievo, che la scienza presto possa fornire una spiegazione completa di tutti i fenomeni del mondo naturale e di tutte le nostre esperienze soggettive, non solo delle percezioni e delle esperienze di bellezza, ma anche dei nostri pensieri, fantasie, sogni, emozioni e credenze [...] È importante riconoscere che, quantunque uno scienziato possa formulare simili affermazioni, egli non agisce come uno scienziato ma come un profeta travestito da scienziato. Questo è lo scientismo, non la scienza, ma impressiona fortemente il laico, convinto che la scienza somministri la verità. Al contrario, lo scienziato non dovrebbe far finta di possedere una sicura conoscenza di tutta la verità. Il massimo che gli scienziati possono fare è di avvicinarsi quanto maggiormente possibile alla comprensione dei fenomeni naturali, eliminando gli errori nelle nostre ipotesi. È della massima importanza per gli scienziati comparire dinanzi al pubblico come sono realmente: umili ricercatori della verità.»
(John Carew Eccles in La psiche umana, 1986) 
 

venerdì 16 luglio 2021

ORIGINI LONGOBARDE DELLA GORGIA TOSCANA

Nel mio incessante peregrinare per gli antri del labirintico Web, mi sono imbattuto in un post sulla gorgia toscana, pubblicato sul sito Toscana Stato, aka Centro Studi Indipendentisti Toscani (motto: La Toscana non è Italia). Questo è il link:
 
 
Riporto le conclusioni del post, senza mutare nulla, nemmeno l'orrido uso della punteggiatura:

"Capire quale sia l’origine esatta della gorgia è compito estremamente arduo anche per i filologi più esperti . Possiamo dire però con buon grado di certezza che sicuramente non è un fenomeno di origine etrusca , anche se rimane una ipotesi altamente attrattiva ed affascinante per chiunque."

"E’ assai più logico , anche se purtroppo più prosaico , ipotizzare che la gorgia sia un fenomeno autoctono fiorentino , probabilmente nato in “reazione” alla sonorizzazione settentrionale, e che si è successivamente diffuso al resto della Toscana in seguito alla dominanza e al prestigio della città ." 
 
"L’ipotesi dell’origine germanica della gorgia rimane ancora poco suffragata di prove e rimane debole al pari dell’ipotesi “etrusca” , anche se ulteriori studi sarebbero auspicabili."
 
Questo è il commento che ho aggiunto al post: 

Buongiorno. Sono impegnato nella ricostruzione della lingua longobarda e in un tentativo di rivitalizzazione. Ho le prove dell'origine longobarda della gorgia toscana, che esporrò in dettaglio nel mio blog, http://perpendiculum.iobloggo.com. Il punto è questo: in qualche luogo abbastanza isolato una minoranza longobarda mantenne a lungo la sua lingua germanica con una rotazione consonantica estrema e perse del tutto le sonore /b/, /d/, /g/, desonorizzandole e spesso aspirandole. Poi adottò il romanzo locale, che possedeva /b/, /d/, /g/, oltre ad altri suoni. Si creò quindi una parlata nuova e dotata di gorgia. Poi questa si espanse nel corso dei secoli. Forse Dante poté morire senza saperne nulla. Quando la pronuncia di origine longobarda si diffuse, fu ritenuta un malcostume e fu tentata la sua eradicazione.
Si noterà che in etrusco le occlusive sorde erano fonemi diversi dalle aspirate, mantenendo capacità di contrasto in molti contesti fonetici, con buona pace di Pallottino. Data la singolare fonotattica della lingua, l'eliminazione di questa opposizione avrebbe prodotto gravi fraintendimenti.
Un saluto
Marco 

All'epoca il mio blog era ancora ospitato sulla fatiscente piattaforma Iobloggo, che nel frattempo si è estinta. Purtroppo il commento da me apposto sul sito del Centro Studi Indipententisti Toscani non è stato minimamente considerato. Non ha ricevuto alcun feedback, anche se a mio avviso il problema sollevato potrebbe essere degno di nota. In quanto a proclami, sono tutti bravi. Poi, se si tratta di indagare una questione importante, nessuno si impegna. Tante supposizioni, tutte superficiali. 
 
Mia intenzione è quella di fornire con questo mio minuscolo trattatello un tentativo di ricostruzione delle fasi di formazione della gorgia toscana. Credo che oltre alle tante chiacchiere fatte sull'origine etrusca o germanica di questo interessantissimo fenomeno, non sia mai stato tentato nulla di simile. C'è chi crede che la fonetica degli antroponimi longobardi toscani fosse dovuta alla gorgia della lingua romanza, cosa assurda anche solo a pensarsi. In realtà è tutto l'opposto: è la gorgia della lingua romanza che ha tutta l'aria di essere nata in qualche modo dalla fonetica della lingua dei Longobardi.
 
Fase I 
Livellamento tra antiche occlusive sonore e occlusive sorde in tardo longobardo toscano 

Si è completato un processo già in atto durante il Regno Longobardo e continuato anche in seguito, come documentato da numerosi antroponimi. Noi assumiamo che questo sia avvenuto in modo pervasivo in qualche comunità abitante in una zona sufficientemente impervia, in cui la lingua ha continuato ad essere in uso ancora in epoca molto bassa, successiva alla caduta del Regno, forse collocabile nel X-XI secolo. 
 
Questo è il prospetto dei mutamenti: 

/b/, /p/ > /pʰ/
/d/, /t/ > /tʰ/ (in sillaba finale anche /ts/, /s/)
/g/, /k/ > /kʰ/ 
 
/sp/ rimane /sp/
/st/ rimane /st/
/sk/ rimane /sk/  
 
Questi sono alcuni esempi, deducibili dal ricchissimo materiale antroponimico e da altre testimonianze (termini legali, etc.):  

GAIDA "punta di lancia" > CATA /'kʰa:tʰa/ 
GAIR "giavellotto" > CAR /kʰa:r/ 
GAND "demone" > CANT /kʰantʰ/ 
GAST "ospite" > CAST /kʰast/ 
GODES "di Dio" > COTES /'kʰɔtʰes/  
GUND "battaglia" > CUNT /kʰuntʰ/ 
LAIB "eredità", "erede" > LAP /la:pʰ/
LEUB "caro" > LEOP /leopʰ/ 
LIUT "popolo" > LIT /li:tʰ/, LIS /li:s
PLOD "sangue" > PLOT /pʰlo:tʰ/, PLOTZ /pʰlo:ts/ 
ROD "fama" > ROT /ro:tʰ/ 
THEUDA /'θeuda/ "popolo" > TEUS /tʰeus/
 
Persino il fonema /gw/ sviluppato dall'antico /w/ si è evoluto in /kw/, come documentato in alcuni antroponimi tardi, in attestazioni che sono spesso successive alla caduta del Regno dei Longobardi. Ecco alcuni esempi, tratti da Bruckner (1895): 
 
QUALDIPERTUS (anno 850) : WALDIPERTUS (anno 848), 
        GUALDIPERTUS (anno 765)
QUARNIPERTUS (anno 824) : UUARNEPERTUS (anno 885), 
        WARNIPERTUS (anno 823)
QUASCO (anno 848) : GUASCO, WASCO   
QUASPERT (anno 764) : GUASPERTUS (anno 812) 
QUESTO (anno 873) "Occidentale"  

Poniamo così che l'approssimante /w/, evoluta in /gw/ e in /kw/ in longobardo, sia poi divenuta /kʰw/ in tardo longobardo toscano:  

GUALD "bosco" > QUALT /kʰwaltʰ/ 
GUALDEMAN "intendente forestale" > QUALTEMAN 
     /kʰwaltʰeman/ 
GUARN "cauto" > QUARN /kʰwarn/ 
GUASCO "Basco" > QUASCO /kʰwasko/ 
GUEST "Occidente" > QUEST /kʰwɛst/ 

Completati questi mutamenti, non rimane nel tardo longobardo toscano alcuna traccia di consonanti occlusive sonore /b/, /d/ e /g/.  

Fase II 
Adozione della lingua romanza 
 
Si instaura il bilinguismo. Supponiamo che la lingua romanza adottata avesse già i caratteri dell'antico toscano. Per un certo periodo, il longobardo deve essere stato usato come memoria storica. La legge fonetica che ha reso sorde le occlusive sonore longobarde si è esaurita da tempo e non intacca le parole romanze. Non trasforma cioè il gallo in un callo
Prima conseguenza: le consonanti occlusive sorde /p/, /t/, /k/ del romanzo vengono adottate dai parlanti del tardo longobardo toscano come occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ].

pera /'pera/ > ['pʰera]
talpa /'talpa/ > ['tʰalpʰa]
toro /'toro/ > ['tʰɔro]
callo /'kallo/ > ['khallo] 
cane /'kane/ > ['khane] 
casa /'kasa/ > ['kʰasa]
corno /'korno/ > ['kʰɔrno]

Seconda conseguenza: le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/, che sono suoni nuovi (assenti nella lingua avita), vengono adottati tali e quali dai parlanti del tardo longobardo toscano.
 
bene /'bɛne/ > ['bɛne]
botte /'botte/ > ['bottʰe]
dente /'dɛnte/ > ['dɛntʰe] 
duro /'duro/ > ['duro]
gallo /'gallo/ > ['gallo]
grande /'grande/ > ['grande]
 
Anche la consonante fricativa interlabiale /v/ è un suono nuovo (assente nella lingua avita) e viene adottata tale e quale dai parlanti del tardo longobardo toscano.

vento /'vɛnto/ > ['vɛntʰo]
vero /'vero/ > ['vero]
vino /'vino/ > ['vino]

Fase III 
Decadenza e scomparsa del tardo longobardo toscano 
 
La lingua romanza viene a prevalere e la lingua avita di questa cominità si estingue fino ad essere completamente dimenticata. Resta una lingua romanza toscana che presenta consonanti occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ]
 
una casa [una 'kʰasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kʰani]
tre ccani [tre k'kʰani]
 
Fase IV  
Diffusione di questa parlata aspirata in territori sempre più estesi della Toscana 
 
Possiamo supporre che la diffusione della pronuncia aspirata delle consonanti sorde sia cominciata in un'epoca verosimilmente successiva a quella in cui visse Dante Alighieri (che non notò il fenomeno pur avendo competenze linguistiche notevoli per i suoi tempi). In ogni caso, non esistendo un'opposizione fonemica tra consonanti occlusive sorde aspirate e consonanti occlusive sorde non aspirate, è anche possibile che questo modo peculiare di articolare il toscano sia passato inosservato per lungo tempo. 

Fase V  
Evoluzione delle consonanti occlusive aspirate in fricative in posizione intervocalica anche sintattica 
 
Primo passaggio: le consonanti occlusive aspirate, quando si trovano in posizione intervocalica anche sintattica, evolvono in affricate. Così /pʰ/ diventa /pφ/; /tʰ/ diventa /tθ/; /kʰ/ diventa /kχ/.  
 
una casa [una 'kχasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kχani]
tre ccani [tre k'kʰani]
 
Secondo passaggio: le consonanti affricate evolvono in fricative. Così /pφ/ diventa /φ/; /tθ/ diventa /θ/; /kχ/ diventa prima /χ/ e quindi si affievolisce in /h/
Credo che sia molto importante notare che questa evoluzione non si applica in caso di raddoppiamento sintattico. 
 
 
una casa [una 'χasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'χani]
tre ccani [tre k'kʰani] 

Ecco infine le forme moderne, proprio quelle che ci eravamo proposti di spiegare nel dettaglio:
 
una casa [una 'hasa] (gorgia)
un cane [un 'kʰane] (aspirazione)
a casa [a k'kʰasa] (aspirazione)
du' ccani [du 'hani] (gorgia)
tre ccani [tre k'kʰani] (aspirazione) 

Un processo simile ha colpito a questo punto anche le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/ intervocaliche, dando origine a fricative [β], [ð], [γ]. Inoltre le consonanti postalveolari /tʃ/ e /dʒ/ (assenti in longobardo) si sono rilassate in [s] e [ʒ]
 
libero ['liβero]
lago ['laγo] 
lodare [lo'ðare]
dice ['diʃe] 
facile ['faʃile]
fragile ['fraʒile] 
 
Si tratta di sviluppi interamente pertinenti alla lingua romanza, che si sono realizzati molto tempo dopo l'estinzione del tardo longobardo toscano. Questa ricostruzione sembrerebbe ineccepibile, dato che rende conto della situazione attuale. Tuttavia, tirando le somme dopo anni, non mi soddisfa del tutto. 
 
Problemi insoluti:  
 
1) Nei vernacoli toscani in cui è presente la gorgia, non si ha alcuna traccia di aspirazione quando la parola si trova all'inizio assoluto di una frase. Dobbiamo così supporre che in questa posizione si sia avuta una deaspirazione di [pʰ], [tʰ], [kʰ] in [p], [t], [k] dopo la scomparsa del tardo longobardo toscano. A questo punto potrebbe essere obiettato che la mia ricostruzione è troppo complessa per essere verosimile. 
2) Permane un immenso baratro cronologico tra le prime manifestazioni documentate della gorgia e qualsiasi possibile azione di sostrati, superstrati o adstrati. Non si riesce a trovare gli elementi necessari per localizzare quanto è avvenuto. Dove è iniziata questa bizzarria? Tramite quali percorsi si è propagata tra le genti? Al momento non si riesce a trovare una risposta precisa.  

Alcuni aneddoti ridicoli sulla gorgia toscana 

Ho un televisore inattivo. Non lo accendo da molto tempo. Non ho acquistato alcun decoder, così non posso ricevere alcuna trasmissione. Molti anni fa, quando quella macchinetta abominevole ancora funzionava, mi capitò di scanalare e di imbattermi in un programma abietto condotto da Amadeus. Questo showman cercava di imitare la gorgia toscana e procedeva come segue: sostituiva una consonante a cazzo nelle parole delle futili frasi che sciorinava senza sosta. Così a un certo punto la parola "andiamo" fu sostituita da un fantomatico e abnorme *andiaho!
In un filmucolo escrementizio diretto da Castellano e Pipolo, che si intitolava Il Burbero (1986), Adriano Celentano veniva a trovarsi a Siena nel bel mezzo del Palio. Così accadeva che un energumeno paccianesco gli si avvicinava e gli chiedeva con fare autoritario: "Sei dell'Oha?" (alludendo alla celebre Contrada dell'Oca). Così gli rispondeva Celentano, che si improvvisava contradaiolo bullesco: "Hazzo!", con tanto di gorgia in iniziale assoluta. 
In realtà la gorgia toscana non è ben compresa dai mass media, che l'hanno sempre interpretata in modo buffonesco, insensato, tanto per far ridere la gente. Trovo molto utili gli esempi riportati da Vieri Tommasi Candidi nel suo sito web, che invito a consultare per avere maggior chiarezza sulla questione.