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venerdì 12 maggio 2023

 
KAGEMUSHA - 
L'OMBRA DEL GUERRIERO 

Titolo originale: Kagemusha (影武者 "Guerriero Ombra")
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1980
Durata: 159 min (versione italiana)
     180 min (versione integrale)
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 1,85:1
Genere: Drammatico, storico
Regia: Akira Kurosawa
Soggetto: Akira Kurosawa, Masato Ide
Sceneggiatura: Akira Kurosawa, Masato Ide
Produttore: Akira Kurosawa
Produttore esecutivo:
   Akira Kurosawa e Tomoyuki Tanaka 
   (versione giapponese),
   Francis Ford Coppola e George Lucas 
  (versione internazionale)
Casa di produzione: Kurosawa Production Co., Toho,
     20th Century Fox 
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox, Balmas
Fotografia: Takao Saitō, Masaharu Ueda
Montaggio: Akira Kurosawa
Effetti speciali: Toho Special Effects Group
Musiche: Shinichirō Ikebe
Scenografia: Yoshirō Muraki
Interpreti e personaggi:
    Tatsuya Nakadai: Takeda Shingen / Kagemusha
    Tsutomu Yamazaki: Takeda Nobukado
    Kenichi Hagiwara: Takeda Katsuyori 
    Jinpachi Nezu: Tsuchiya Sohachiro 
    Hideji Otaki: Yamagata Masakage
    Daisuke Ryū: Oda Nobunaga 
    Masayuki Yui: Tokugawa Ieyasu
    Kaori Momoi: Otsuyanokata
    Mitsuko Baisho: Oyunokata
    Hideo Murota: Baba Nobuharu 
    Takayuki Shiho: Naitō Masatoyo
    Koji Shimizu: Atobe Katsusuke
    Noburo Shimizu: Hara Masatane 
    Sen Yamamoto: Oyamada Nobushige 
    Shuhei Sugimori: Kōsaka Masanobu 
    Kota Yui: Takemaru
    Yasuhito Yamanaka: Mori Ranmaru 
    Eiichi Kanakubo: Uesugi Kenshin 
    Francis Selleck: Prete cattolico 
    Jirō Yabuki: Cavaliere 
    Kamatari Fujiwara: Dottore 
Doppiatori italiani:
    Marcello Tusco: Takeda Shingen 
    Silvio Spaccesi: Kagemusha 
    Luigi Pistilli: Takeda Nobukado 
    Rodolfo Traversa: Takeda Katsuyori 
    Dario Penne: Oda Nobunaga 
    Pietro Biondi: Tokugawa Ieyasu 
    Roberto Villa: Takemaru
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Kagemusha - Der Schatten des Kriegers 
   Francese: Kagemusha, l'Ombre du guerrier 
   Polacco: Sobowtór  
   Finnico: Kagemusha - varjokenraali 
Budget: 6 - 7,5 milioni di dollari US
Box office: 33 milioni di dollari US

Trama: 
Anno del Signore 1571. Giappone feudale, Epoca Sengoku. Il potere sull'intero Arcipelago è conteso dal clan Takeda e dal clan Tokugawa. Takeda Shingen, signore feudale (大名 Daimyō) della provincia di Kai, incontra un ladro che suo fratello Nobukado ha risparmiato dalla crocifissione a testa in giù. Questo non è accaduto per pietà (concetto sconosciuto), bensì a causa della strana  e assoluta somiglianza tra il furfante e lo stesso Shingen. 
I due fratelli concordano sul fatto che si rivelerebbe molto utile poter disporre di un sosia, così decidono di usare il ladro come guerriero-ombra (影武者 kagemusha). Sarebbe un perfetto escamotage politico che permette a Shingen di non esporsi troppo ai tempi pericolosi. Più tardi, mentre l'esercito dei Takeda assedia un castello di proprietà di Tokugawa Ieyasu, Shingen viene ferito gravemente da un colpo di archibugio. Stava ascoltando un flauto che con ostinazione suonava nell'accampamento nemico. 
Col fiato che gli resta, Shingen ordina alle sue truppe di ritirarsi. Prima di soccombere alle ferite, dà disposizione ai suoi generali di mantenere segreta la sua morte per tre anni. Nel frattempo, i rivali di Shingen, Oda Nobunaga, Tokugawa Ieyasu e Uesugi Kenshin, si interrogano sul motivo della ritirata di Shingen, ignari della sua morte. 
Nobukado presenta il ladro ai generali di Shingen, proponendogli di impersonare il signore feudale a tempo pieno. Sebbene inizialmente il ladro non sia a conoscenza della morte di Shingen, alla fine ne trova il cadavere conservato in un'immensa giara: aveva violato quella strana sepoltura credendo che contenesse un tesoro. A questo punto i generali decidono di non potersi fidare del ladro e lo congedano. Senza ulteriori perdite di tempo, la giara viene gettata nelle acque del lago Suwa. Dell'evento sono testimoni alcune spie al soldo dei Tokugawa e degli Oda. Sospettando che Shingen sia morto, vanno a riferire la loro osservazione. Tuttavia il ladro, dopo aver ascoltato i discorsi di queste spie, torna dai Takeda, riferisce tutto e si offre di lavorare come kagemusha. Il clan accetta la proposta e continua l'inganno; per calmare l'inquietudine del volgo, fa annunciare che la giara conteneva un'offerta di sakè alla divinità del lago. Le spie, tornate per origliare, vengono infine convinte dalle grandi capacità recitative del ladro. 
Rientrato al castello, il kagemusha convince il seguito di signore della guerra dei Takeda imitandone i gesti e scoprendo sempre di più su di lui. Quando il kagemusha deve presiedere una riunione del clan, Nobukado gli ordina di rimanere in silenzio finché i generali non avranno raggiunto il consenso. A questo punto il kagemusha si limiterà a concordare con il piano dei generali e a sciogliere il consiglio. Esiste tuttavia un grave problema: Katsuyori, il figlio di Shingen, è indignato per il decreto del padre, che prevede una durata di tre anni per l'inganno. Questo infatti ritarderebbe il passaggio dell'eredità al giovane e la sua guida del clan. Katsuyori decide quindi di mettere alla prova il kagemusha di fronte al consiglio, con la speranza di farlo crollare, ben sapendo che la maggior parte dei presenti è ancora all'oscuro della morte di Shingen. Così, durante una riunione, chiede direttamente al kagemusha quale linea d'azione intraprendere, ma questi è in grado di rispondere in modo perfettamente appropriato, per di più con lo stesso tono di Shingen, convincendo ulteriormente i generali.
Nel 1573, Oda Nobunaga mobilita le sue forze per attaccare Azai Nagamasa, continuando la sua campagna nell'Honshū centrale per mantenere il controllo di Kyōto contro la crescente opposizione. Quando le forze dei clan Tokugawa e Oda lanciano un attacco contro i Takeda, l'impulsivo Katsuyori inizia una controffensiva contro il parere dei suoi generali. Il kagemusha è quindi costretto a guidare i rinforzi nella battaglia di Takatenjin e contribuisce a ispirare le truppe alla vittoria. La sua recitazione è all'apogeo. Tuttavia, in un successivo impeto di eccessiva sicurezza, decide di cavalcare il cavallo notoriamente bizzoso di Shingen e cade in modo rovinoso. Quando coloro che accorrono in suo aiuto si accorgono che non ha le cicatrici di battaglia di Shingen, viene smascherato come un impostore, finisce in disgrazia e viene cacciato in malo modo, permettendo a Katsuyori di succedere al padre, assumendo il comando dell'esercito del clan. Percependo l'estrema debolezza del nemico, le forze degli Oda e dei Tokugawa si sentono incoraggiate a lanciare un'offensiva su vasta scala, penetrando in profondità nel territorio dei Takeda. 
Nel 1575 Katsuyori guida una controffensiva contro Oda Nobunaga a Nagashino. Nonostante l'immenso valore dell'assalto, diverse ondate di cavalleria e fanteria dei Takeda vengono sterminate dalle raffiche di fuoco degli archibugieri schierati dietro le palizzate di legno. L'intero esercito del clan Takeda è annientato. Il kagemusha, che aveva seguito l'esercito dei Takeda, impugna disperatamente una lancia e carica verso le linee degli Oda prima di essere colpito a sua volta. Ferito a morte, tenta di recuperare lo stendardo fūrinkazan, caduto in un fiume, ma soccombe alle ferite e viene trascinato via dalla corrente. È come se con quel gesto folle di insensato eroismo, avesse dato senso alla sua esistenza, anche soltanto per una manciata di istanti. 

Citazioni:  

"Io non ho rubato che un po' di soldi, qualche manciata di roba, e nient'altro! E mi chiamate criminale! Un delinquente della vostra forza! Ma se voi ne avete uccisi a migliaia, e saccheggiato intere regioni! ... Chi è più colpevole?! Voi o io?"
(Il ladro, rivolto al Principe Shingen) 

"Quello che hai detto è la verità. Forse non c'è un delinquente peggiore di me. Ho scacciato mio padre, con le armi, e ho ucciso il mio primo figlio. Farei qualsiasi cosa per poter arrivare a dominare tutto il nostro Paese. In un mondo in cui il sangue si lava col sangue, se non verrà qualcuno, qualcuno che ci unisca e che imponga la sua legge in nome dell'Imperatore, i fiumi di sangue scorreranno ancora, e le montagne di cadaveri si innalzeranno sempre di più."
(Il Principe Shingen, in risposta al ladro)


Recensione: 
Gran parte del film racconta eventi storici reali, tra cui la morte di Shingen e il segreto durato due anni (sui tre previsti), nonché la cruciale battaglia di Nagashino del 1575. Anche queste scene sono modellate fedelmente sui resoconti dettagliati della battaglia. L'adattamento delle vicende storiche può essere considerata un'impresa sovrumana. La complessità della politica del Giappone feudale è tale che occorrono grandi capacità per poterla seguirla in dettaglio. Vidi Kagemusha per la prima volta al cinema e ne rimasi conquistato. La sua lentezza, che molti considerano esasperante, non mi pesava affatto. Anche se non tutto mi era chiaro, mi sembrava di essere immerso in quel contesto così diverso da qualsiasi cosa a me nota, tanto da poter essere quasi parte di un altro pianeta - se non fosse stato per pochi ma significativi dettagli: le armi da fuoco e i missionari. Nacque in me un particolare interesse per la storia del Giappone, che cominciai ad approfondire. 

Spettacolare Tasuya Nakadai nel doppio ruolo di Takeda Shingen e del guerriero-ombra!  
Notevole l'interpretazione dell'attore Daisuke Ryū nel ruolo di Oda Nobunaga. Quando riceve notizie non convincenti dalle spie, va in escandescenze. I suoi occhi palpitano d'ira, ardono a tal punto da trasmettere una profonda inquietudine. Considerando che gli occhi sono scurissimi, come per la massima parte degli abitanti dell'Arcipelago, il risultato è ancor più eccellente! 
Meno convincente è invece l'interpretazione di Masayuki Yui nel ruolo di Tokugawa Yeyasu. Sembra che l'attore, grassoccio e impacciato, sia poco entusiasta. Eppure dispensa parole di un'immensa saggezza: "Anche se lui (Shingen) mi ha sconfitto nella battaglia di Mikatagara, non sono un vile e non mi posso rallegrare di una sventura capitata al mio più grande nemico."
Ci sono anche due scene in cui la tensione sembra venir meno per qualche istante, per lasciar spazio a una certo umorismo: 
1) L'archibugiere paffuto e grottesco spiega a tre esponenti degli Oda, dei Tokugawa e dei Toyotomi come ha sparato a Shingen, puntando l'arma da fuoco verso un seggio su cui si sarebbe dovuto sedere un nobile, usando un peso per segnare il punto esatto da cui aveva preso la mira, marcandone la posizione con alcuni sassi, per poi aspettare la notte e sparare alla cieca. 
2) I Takeda temono che che il kagemusha possa essere scoperto dalle concubine di Shingen. Un anziano generale ripete quanto già era stato deciso a proposito del cavallo bizzoso, che si lasciava montare soltanto dal suo padrone: "Il Principe Shingen è stato ammalato e perciò, come abbiamo già detto, deve astenersi dal cavalcare"

I colori incantano gli occhi, dall'inizio alla fine. Non mancano gli spunti di riflessione filosofica sull'identità dell'individuo, sulla sua consistenza o sulla sua illusorietà. La cura dei dettagli è quasi maniacale: si notano le insegne autentiche dei clan in lotta. Per trovare alcune inesattezze, bisogna scavare a fondo. Mi dispiace soltanto di non essere mai riuscito a reperire la versione integrale, quella che dura tre ore! 


Sequenze oniriche

I sogni del guerriero-ombra sono caratterizzati da colori sgargianti, chimici, psichedelici, che aggrediscono gli occhi. Egli vede se stesso dall'esterno, come in un trip indotto dal peyote! La giara colossale in cui è stato sepolto il Daimyō dei Takeda si erge su una distesa di polimeri biancastri, leggeri come l'aria, che disegnano un paesaggio di dune sulle rive di un lago di sangue corrotto. Il cielo è pieno di nubi variopinte, che disegnano strutture cristalline. Il colore della giara funebre è bruno scuro e richiama la Morte. Subito il massiccio recipiente va in frantumi e ne esce un morto vivente: Shingen in armi e corazza, col volto violaceo, gli occhi senza iride né pupilla! Lo zombie avanza minaccioso verso il kagemusha, Il suo volto è bagnato, come se il percolato cadaverico lo ricoprisse. Poi, a un certo punto l'armigero si ferma e si volta, andandosene via. Il kagemusha è smarrito, sconvolto come se gli fosse venuto a mancare un riferimento fondamentale. Si inoltra nelle candide dune, ma si perde. Si sveglia di soprassalto, terrorizzato, madido di sudore!      


Produzione 

Quando la casa di produzione Toho Studios non riuscì a soddisfare le richieste di budget del film, i registi americani George Lucas e Francis Ford Coppola intervennero per aiutare Kurosawa. Il regista nipponico era in visita a San Francisco nel luglio del 1978 e incontrò Lucas e Coppola. I due convinsero la 20th Century Fox, ancora sulla cresta dell'onda dopo il successo di Guerre stellari (Star Wars, 1977) di Lucas, a finanziare in anticipo il film e a finanziare la parte rimanente del budget. Ciò avvenne in cambio dei diritti di distribuzione mondiale del film al di fuori del Giappone. I diritti di distribuzione di un film giapponese sono stati venduti in anticipo per la prima volta a un importante studio di Hollywood.  
Dopo aver assistito Kurosawa nella raccolta di fondi, George Lucas e Francis Ford Coppola furono produttori esecutivi e supervisionarono la preparazione delle copie sottotitolate in inglese. La pubblicità sosteneva che i sottotitoli fossero tra i più chiari e facili da leggere mai visti su un film in lingua straniera. Inoltre, i due promossero attivamente la pellicola nel mondo occidentale e in particolare nei territori di lingua inglese. 

Le scene di battaglia resero necessario l'impiego di centinaia di cavalli e migliaia di comparse. Secondo George Lucas, erano almeno cinquemila le comparse nella sequenza finale della battaglia di Nagashino del 1575. Le riprese del film durarono nove mesi. Quasi due mesi furono dedicati alle scene finali della battaglia nella pianura di Yuhara, a Hokkaidō. Kurosawa si affidò ai consigli del suo amico Ishirō Honda, che vantava esperienza militare e conoscenze nel campo degli effetti speciali cinematografici. Honda dirigeva e coordinava le formazioni dei soldati. Costumi e armature autentici del XVI secolo furono prestati dai musei giapponesi affinché gli attori li indossassero nel film. Si dice che fossero importanti tesori nazionali del Giappone. 

Inizialmente, Shintarō Katsu avrebbe dovuto interpretare il ruolo del protagonista, ma Kurosawa lo scartò per via di un singolare incidente: Katsu si era presentato a una prova con una videocamera, dicendo che voleva documentare l'esperienza per un corso di recitazione che stava tenendo. Dopo che Kurosawa licenziò Katsu dal ruolo principale, i produttori americani chiesero che al suo posto venisse scelta una star di fama internazionale. Poiché Kurosawa si era allontanato da Toshirō Mifune più di un decennio prima, Tatsuya Nakadai era la sua unica opzione praticabile. Consapevole della situazione, Nakadai accettò la parte senza nemmeno leggere la sceneggiatura. In seguito ammise che la decisione non fu facile, dato che era in buoni rapporti con Katsu. A quanto pare, Katsu non parlò con Nakadai per diversi anni dopo l'accaduto: era permalosissimo! 


Kurosawa e i Kirishitan
 
I Kirishitan, ossia i Cristiani, nel cinema giapponese sono quasi un tabù - sia quelli dell'epoca feudale che i loro discendenti in tempi più moderni. In realtà ci sono alcune pellicole nipponiche che trattano specificamente l'argomento, ma sono di nicchia e quasi sempre difficilissime da reperire. Allo stato attuale delle mie conoscenze, ne posso giusto citare pochissime: Amakusa Tokisada - The Rebel (Amakusa Shirō Tokisada, Nagisa Ōshima, 1962), Silence (Chinmoku, Masahiro Shinoda, 1971) e Il Cristo di bronzo (Seidō no Kirisuto, Minoru Shibuya, 1955). Quando si riesce a trovare una di queste opere, bisogna rassegnarsi a visionarla in giapponese, senza sottotitoli. Non si capisce il perché di questa interdizione perpetua, dato che i Kirishitan non sono certamente più un pericolo per la società nipponica. Attualmente non possono nemmeno più essere definiti "cristiani" in senso stretto: la loro è piuttosto una religione popolare giapponese, come quella di tante congregazioni buddhiste e shintoiste. In Kagemusha, Kurosawa ritrae il Secolo Cristiano del Giappone mostrando soltanto un missionario nell'atto di benedire un non ancora anticristiano Nobunaga, senza fare altri riferimenti espliciti ai Kirishitan. Per quanto ne sappiamo, quell'inserviente dei Takeda o quell'altro potrebbe essere un Kirishitan. Lo stesso kagemusha potrebbe essere un Kirishitan. Non lo sappiamo con certezza, possiamo soltanto analizzare gli indizi, ruminandoci sopra. 

In origine nella pellicola c'era una seconda comparsa di un ecclesiastico. Kurosawa ha dato una piccola parte al suo attore fisso di lunga data Takashi Shimura. Kagemusha è stato l'ultimo film di Kurosawa in cui appare Shimura, anche se la scena è stata tagliata dalla versione estera del film. La sua modesta parte è quella di un servitore che accompagna a un incontro con Shingen un missionario cattolico le cui mansioni includono l'esercizio della professione medica. Questa è un'ulteriore prova dell'interesse del regista per i Kirishitan. L'edizione DVD del film della Criterion Collection ha ripristinato questa scena del missionario ricevuto da Shingen e circa altri diciotto minuti della pellicola. Shimura è deceduto nel 1982, due anni dopo l'uscita di Kagemusha.   

 
Un simbolo occulto? 

Nella sequenza iniziale della pellicola, quando il ladro è portato al cospetto dei Takeda, si nota sulla parete un simbolo bizzarro. Consiste in un rombo attraversato da una specie di croce di Sant'Andrea, che è il vessillo Takeda - ma è un po' deformato, somiglia quasi a un fiore. Ovviamente non ha origini cristiane, ma si nota che a questa composizione è sovrapposta una diversa croce, con bracci orizzontali lunghi e bracci verticali corti. Sembra una croce cristiana coricata: se si facesse ruotare il simbolo di 90 gradi, la somiglianza sarebbe evidente. Lo stesso stemma composto ricorre anche in altre sequenze. Perché Kurosawa avrebbe nascosto qualcosa di Kirishitan nel suo film? Nell'Epoca Sengoku non c'era alcun bisogno di nascondere croci, perché il Cristianesimo era rampante, si diffondeva e non era perseguitato. Soltanto nella successiva Epoca Edo, in piena persecuzione, sono state adottate tecniche di occultamento delle croci cristiane. Ebbene, quello che reputo probabile è che Kurosawa abbia voluto attirare l'attenzione su qualcosa che riguarda le proprie origini. 
Potrei anche sbagliarmi. Non è facile districarsi in un groviglio di linee e di simboli così inconsueti. Vorrei che intervenisse qualche esperto di storia e cultura del Giappone feudale, per dirmi ciò che pensa della mia idea. Sono tuttavia quasi certo che non accadrà. 


Il suicidio rituale dei Takeda 

Un intero clan è votato all'annientamento. I Takeda si immolano finendo falciati dalle raffiche degli archibugi, perché sono vincolati dall'Onore, che impone loro di obbedire al loro capo fino all'estremo sacrificio. Katsuyori, dipinto dal regista come un uomo stupido e testardo, ignora un portento funesto, l'arcobaleno apparso sulle rive del lago in cui è stato sepolto Shingen. Così il fato del suo clan si compie in modo ineluttabile. La catastrofe viene presentata come un vero e proprio atto di immolazione collettiva. 
In realtà il completo sterminio dei Takeda e la morte di Katsuyori non avvennero nel 1575 nella battaglia di Nagashino, bensì nel 1582 nella battaglia di Tenmokuzan - anche nota come battaglia di Toriibata. Kurosawa ha presentato i fatti di Nagashino, con gli archibugieri che sparano dalla palizzata, come l'epilogo dei Takeda. In realtà a Nagashino andarono perduti i due terzi delle forze armate di Katsuyori, che tuttavia riuscì a scamparla. In seguito, il Daimyo dei Takeda decise di dare fuoco al castello di Shinpu, che era incapace di difendere con i pochi uomini rimasti, e di ritirarsi tra le montagne. Il suo intento era asserragliarsi in un'altra fortezza a Iwadono, che era custodita dal suo vassallo Oyamada Nobushighe. Questo vassallo si ribellò e negò l'ingresso a Katsuyori e ai suoi. L'esercito di un generale degli Oda, Takikawa Sakon, piombò sui Takeda facendone strage. Di fronte a questo disastro, Katsuyori fece seppuku assieme a tutta la sua famiglia.  


Il Giappone, il vino e l'Occidente

Ad un certo punto, Oda Nobunaga riceve Tokugawa Ieyasu nel suo campo e gli offre una bevanda inconsueta nel Giappone dell'epoca: il vino. Ieyasu guarda con sospetto quel liquido di un colore violaceo e scuro, che gli appare innaturale. Quando, spinto da Nobunaga ("Il colore è quello del sangue, ma è vino straniero"), si decide finalmente ad assaggiarne un sorso, ne rimane disgustato. L'episodio desta grande ilarità nel suo ospite e nel giovane servitore. Il giovane Nobunaga era ambizioso e intraprendente, amante delle novità e insaziabile nella sua brama di conoscere il mondo nuovo che gli lasciavano intravedere le genti giunte dal lontano Occidente. Portoghesi, Spagnoli, Olandesi, portavano cose nuove, incredibili, che potevano essere di grandissima utilità, come ad esempio le armi da fuoco, tecniche e nozioni mai viste prima. Portavano anche nuove idee, come il Cristianesimo. Tutto ciò ha avuto esiti paradossali. Col passare degli anni, man mano che si approfondiva la conoscenza di Nobunaga e di Ieyasu, l'Occidente cominciava a piacere loro ogni giorno di meno. Se i Gesuiti all'inizio erano parsi potenziali alleati, a un certo punto fu chiara la loro estrema pericolosità per il Giappone. In particolare, le cose cambiarono in modo drammatico quando venne al pettine un nodo molto problematico: la pederastia! Sia Nobunaga che Ieyasu erano pederasti. Facevano travestire dei giovanotti femminei e li sodomizzavano, deponendo lo sperma nelle feci. Queste costumanze non piacevano affatto ai missionari, che esercitavano pressioni fortissime perché fossero abbandonate. Quando riuscì a prendere il potere assoluto, il nobile Tokugawa rese il Giappone un Paese chiuso (鎖国 Sakoku
), ossia blindato, posto in isolamento. Gli stranieri furono tenuti lontani e considerati come portatori di peste. 

Alcune note etimologiche

Anche a costo di ripetermi all'infinito, sono convinto fermamente che non sia possibile avvicinarsi alla conoscenza più profonda delle persone e delle cose se non si compie un'approfondita ricerca etimologica. Se non si conosce la corretta etimologia di un nome, ciò che designa perde parte della sua sostanza ontologica, si fa sfocato, fino a non riuscire più a comunicare nulla. Certo, mi si dirà che non è un'impresa facile, perché la scienza etimologica ha spesso confini incerti. Bisogna saper discriminare tra ciò che è verosimile e ciò che è invece una grottesca invenzione di una mente confusa. 


Etimologia di Kagemusha

No. Con buona pace di Giovanni C., il nome Kagemusha non significa "fa la cacca moscia". In giapponese kage significa "ombra", mentre musha è la parola che significa "guerriero".  Così 影武者 Kagemusha significa "Guerriero Ombra". Si tratta di un composto ibrido e strano: il primo membro, 影 kage, è una parola giapponese autoctona (pronuncia kun'yomi), mentre il secondo membro, 武者 musha, è formato da due parole importate dal cinese (pronuncia on'yomi): 武 bu "guerra" e  sha "persona", "uno che". Parole giapponesi autoctone per esprimere il concetto di "guerra", "combattimento", "battaglia" sono  ikusa,  take戦い tatakai. La parola giapponese autoctona per esprimere il concetto di "persona" è  mono (scritta もの in sillabario Hiragana). Composti difficili come ikusamono "guerriero" e takemono "guerriero" sembrano esistere, anche se sono senza dubbio poco usati. Della stessa etimologia di musha, ma con un diverso secondo membro, è 武士 bushi "guerriero", "samurai" (la pronuncia è simile a quella del cognome anglosassone Bush!). La trasformazione della sillaba bu- iniziale in mu- nella parola musha è un fenomeno non inusuale. 


Etimologia di Shingen 

Il Signore di Kai, 武田 信玄 Takeda Shingen, da bambino era chiamato 太郎 Tarō ("Figlio più anziano") o 勝千代 Katsuchiyo ("Mille Vittorie"). Quando divenne maggiorenne, gli fu dato il nome 晴信 Harunobu ("Fedeltà della Primavera"), ma  in seguito scelse una vita ascetica e adottò un nome collegato alla pratica del Buddhismo: 信玄 Shingen ha una pronuncia di origine cinese (on'yomi) e deriva dalle parole 信 shin "verità", "credere" e 玄 gen "misterioso", "cosa occulta". Era il nome del monaco suo padre spirituale. 
Shingen è spesso chiamato "la Tigre del Kai" (甲斐の虎 Kai no tora) per le sue eroiche gesta sui campi di battaglia. Nel film si nota che Oda Nobunaga chiama Shingen "Scimmia dei monti Kai", con evidente disprezzo. 


Etimologia di Takeda 

Il nome del clan 武田 Takeda, scritto anche 竹田ha un'etimologia piuttosto ambigua, potendo significare "Risaia della battaglia" o "Risaia del bambù". Infatti esistono due parole omofone: 武 take "battaglia", "guerra" e 竹 take "bambù". Il suffissoide  ta, lenito in -da a causa della posizione intervocalica dell'antica occlusiva dentale -t-, significa "risaia" e compare in numerosi cognomi (tra questi anche Oda, vedi sotto).  


Etimologia di Oda 

Il nome del clan 小田 Oda, scritto anche 織田, ha un'etimologia piuttosto ambigua, potendo significare "Piccola risaia" o "Risaia intrecciata". Infatti esistono due parole omofone: 小 o- "piccolo" e 織 o- "tessere, intrecciare". Il suffissoide  ta, lenito in -da a causa della posizione intervocalica dell'antica occlusiva dentale -t-, significa "risaia". Ota è una variante arcaizzante e attestata di Oda, priva della lenizione.  
Il nome 信長 Nobunaga è un composto di 信 nobu "fedele", "fedeltà" e 長 naga "cosa lunga", "capo". Significa "Capo Fedele". 


Etimologia di Tokugawa 

Il nome del clan 徳川 Tokugawa deriva da toku "virtù", "benevolenza" o "bontà" e da 川 gawa "fiume". Significa quindi "Fiume della Virtù", "Fiume della Benevolenza". La nobile casata in origine si chiamava 松平 Matsudaira, che deriva da 松 matsu "pino" e da  daira "pianura", "campo (pianeggiante)". Significa quindi "Pianura del Pino". Talmente contorta è la storia dei diversi nomi portati da Tokugawa Ieyasu, che già soltanto cercare di esporla e di razionalizzarla provoca l'emicrania. Per riassumere la questione, durante l'infanzia era chiamato 松平 竹千代 Matsudaira Takechiyo, poi divenne 松平 次郎三郎 元信 Matsudaira Jirosaburo Motonobu, quindi 松平 蔵人佐 元康 Matsudaira Kurandonosuke Motoyasu e infine arrivò al definitivo 徳川 家康 Tokugawa Ieyasu
Il nome 家康 Ieyasu è un composto di 家 ie "casa" e 康 yasu "pace, tranquillità". Significa "Tranquillità della Casa". 
Quella era una società stratificata in modo incredibile, dove non ci si poteva permettere il lusso di sbagliare o di non tenere bene a mente qualcosa.  


Altre recensioni e reazioni nel Web 

Sempre utilissimo è il sito di critica cinematografica Il Davinotti, che dedica una pagina all'importante capolavoro di Kurosawa. 


Riporto un collage di frammenti estratti dai commenti a mio avviso più interessanti: 

Belfagor ha scritto: "Il guerriero ombra è un guscio vuoto, il termine ultimo della spersonalizzazione indotta dalla guerra. L'identità del protagonista si disperde in modo lento ma costante, culminando nella maestosa battaglia finale." E ancora: "Il potente cromatismo delle scene di massa e l'atmosfera shakespeariana mettono in luce il fondamentale (anti) titanismo della storia." 
Daniela ha scritto: "Opera paradossale: temi tanto intimi quali quelli della ricerca della propria identità, della dicotomia fra essere ed apparire, del rapporto fra volto e maschera in cui talvolta è l'abito a fare il monaco, che si inseriscono nel quadro di un monumentale affresco storico, di grande potenza visiva." 
Pigro ha scritto: "La storia in sé è sottilissima nel tratteggiare la psicologia del simulatore sempre più immedesimato. Ma il film procede con una lentezza incongrua e ingiustificata, che spesso distilla ciò che non è necessario distillare." La sua conclusione è eccessiva: "Capolavoro mancato."
Pinhead80 ha scritto: "La lentezza non lo rende facilmente fruibile ma rimane comunque un capolavoro. La storia affascinante e l'attesa di uno scontro che sembra non arrivare mai sono solo due degli innumerevoli elementi che rendono questa pellicola unica." 

lunedì 8 maggio 2023

 
SOGNI 
 
Titolo originale: Yume (
Titolo in inglese: Dreams 
Lingua originale
: Giapponese, Francese, Inglese
Paese di produzione
: Giappone
Anno
: 1990
Durata
: 119 min
Rapporto
: 1,85:1
Genere
: Surreale, drammatico, biografico 
Tipologia: Film a segmenti  
Regia
: Akira Kurosawa 
Collaborazione alla regia: Ishirō Honda (non accreditato)   
Soggetto
: Akira Kurosawa
Sceneggiatura
: Akira Kurosawa
Produttore
: Seikichi Iizumi, Yasuo "Mike" Inoue,
     Hisao Kurosawa, 
Allan H. Liebert
Produttore esecutivo: Steven Spielberg
Casa di produzione
: Warner Bros. Pictures,
      Akira Kurosawa 
USA
Distribuzione in italiano: Warner Bros. Italia,
     Warner Home 
Video
Fotografia: Kazutami Hara, Takao Saitō, Masaharu Ueda
Montaggio
: Tome Minami
Effetti speciali
: Mark Sullivan, Peter Takeuchi,
     Michael Meier
Musiche
: Shinichirô Ikebe
Scenografia
: Yoshirō Muraki, Akira Sakuragi
Costumi
: Emi Wada
Trucco
: Tameyuki Aimi, Yumiko Fujii, Yamada Katsura, 
     Sakai Nakao, Norio Sano, Shoshichiro Ueda 
Interpreti e personaggi: 
    Akira Terao: "Io" *
    Mitsuko Baishō: La madre
    Toshie Negishi: Madre con bambino
    Mieko Harada: La Donna della Neve 
    Misato Tate: La Fata del Pesco 
    Mitsunori Isaki: "Io" adolescente
    Toshihiko Nakano: "Io" bambino
    Yoshitaka Zushi: Soldato Noguchi
    Hisashi Igawa: Ingegnere nucleare
    Chōsuke Ikariya: Il demone piangente
    Chishū Ryū: Vecchio uomo
    Martin Scorsese: Vincent van Gogh
    Mieko Suzuki: Sorella di "Io" 
    Masayuki Yui: Scalatore 
    Sakae Kimura: Scalatore 
    Shu Nakajima: Scalatore 
    Tessho Yamashita: Secondo luogotenente 
    Catherine Cadou: Donna nei campi
   * Nella versione inglese è "I": è proprio il pronome  
   di prima persona singolare, che si riferisce al regista.
Doppiatori italiani:
    Luca Biagini: "Io"
    Franco Zucca: Ingegnere nucleare
    Gianni Musy: Il demone piangente
    Sandro Sardone: Vecchio uomo
    Dario Penne: Vincent van Gogh 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Akira Kurosawas Träume 
   Francese: Rêves 
   Spagnolo: Los sueños de Akira Kurosawa 
   Portoghese: Sonhos de Akira Kurosawa 
   Svedese: Akira Kurosawas drömmar 
   Russo: Сны Акиры Куросавы 
   Polacco: Sny 
   Sloveno: Sanje 
   Serbo: Snovi 
   Ucraino: Сни 
   Lituano: Akiros Kurosavos sapnai 
   Ungherese: Álmok 
   Finnico: Kurosawan unet 
   Greco (moderno): Όνειρα 
   Rumeno: Vise 
   Turco: Düşler 
   Cinese (Mandarino): 梦 
Data di uscita: 10 maggio 1990 (Festival di Cannes) 
Budget: 12 milioni di dollari US 
Box office: 3 milioni di dollari US

Elenco degli segmenti: 
 1) Raggi di sole nella pioggia (日照り Hideri)
 2) Il pescheto (桃畑 Momobata) 
 3) La tormenta (雪あらし Yuki Arashi)
 4) Il tunnel (トンネル Tonneru)
 5) Corvi (鴉 Karasu)
 6) Fuji in rosso (赤富士 Akafuji)
 7) Il demone che piange (地獄 Jigoku)
 8) Il villaggio dei mulini (水車のある村 Suisha no aru mura
Nota: 
Il sesto segmento è intitolato Fujiama in rosso nell'edizione italiana in VHS della Warner. 

Titoli in inglese: 
  1) Sunshine Throug the Rain
  2) The Peach Orchard 
  3) The Blizzard 
  4) The Tunnel 
  5) Crows 
  6) Mount Fuji in Red 
  7) The Weeping Demon 
  8) The Village of the Water Mills 


Descrizione dei segmenti: 

1) Raggi di sole nella pioggia 
Una madre ordina al figlio di rimanere a casa durante un giorno in cui il sole splende attraverso la pioggia. Lo avverte che le Volpi (Kitsune) celebrano i loro matrimoni quando ci sono queste condizioni atmosferiche e non amano essere viste. Il ragazzino sfida la volontà materna: vaga in una foresta e assiste al lento corteo nuziale delle Volpi. Viene visto da loro e corre via, verso casa. Sua madre lo incontra sulla porta d'ingresso. Gli sbarra la strada e gli dice che una volpe adirata è passata di lì, lasciando dietro di sé un coltello (tantō). Gli consegna quindi l'arma, dicendogli che deve andare a implorare il perdono delle Volpi. Si rifiuterà di lasciarlo tornare a casa se non le obbedirà, aggiungendo che qualora la richiesta di perdono non verrà accolta, sarà tenuto a suicidarsi. Prendendo il coltello, il ragazzino si dirige verso le montagne, in cerca del luogo sotto l'arcobaleno dove si dice che si trovi la casa delle Volpi. 

2) Il pescheto 
Nel giorno primaverile della la Festa delle Bambole (雛祭り Hinamatsuri), un ragazzo vede in casa sua una bambina vestita di rosa. La segue fuori, dove un tempo sorgeva il frutteto di pesche della sua famiglia. Alcune bambole viventi gli appaiono sui pendii, rivelando di essere gli spiriti dei peschi. Poiché la famiglia del ragazzo ha abbattuto gli alberi del frutteto, le bambole lo rimproverano. Tuttavia, dopo aver capito che il ragazzo amava i fiori e non voleva che gli alberi venissero abbattuti, accettano di fargli dare un'ultima occhiata al frutteto com'era un tempo. Eseguono una danza melodica (越天楽 Etenraku), che fa riapparire gli i peschi in fiore. Il ragazzo vede la misteriosa bambina camminare nel frutteto-fantasma e le corre dietro, ma lei e gli alberi scompaiono improvvisamente. Il ragazzo cammina tristemente dove un tempo c'era i frutteto e alla fine scorge un singolo ramo in piena fioritura che spunta da un ceppo.

3) La tormenta 
Un gruppo di quattro alpinisti si arrampica su un sentiero di montagna durante una terribile bufera di neve. Nevica da tre giorni, senza sosta. Gli uomini ormai sono scoraggiati e pronti ad arrendersi. Uno dopo l'altro si fermano, cedendo alla neve e alla morte certa. Il capo si sforza di proseguire, ma anche lui si blocca nella neve. La Donna delle Nevi (雪女 Yuki-onna) appare dal nulla e cerca di convincere l'ultimo uomo cosciente ad abbandonarsi alla morte per ipotermia. Lui resiste, scrollandosi di dosso il torpore e non ascoltando le suppliche del demone femminile: scopre che la tempesta si è placata e che il loro accampamento è a pochi metri di distanza. 


4) Il tunnel 
Il comandante di una compagnia militare giapponese in congedo sta camminando lungo una strada deserta al tramonto, reduce dai combattimenti della Seconda Guerra Mondiale. Giunge fino a un grande tunnel pedonale in cemento, da cui emerge un cane anticarro che abbaia e ringhia. L'animale ha il ventre insanguinato. Il comandante procede per la sua strada, attraversa il tunnel buio e ne esce dall'altra parte. A questo punto si accorge di essere seguito dal fantasma (幽霊 yūrei) di uno dei suoi commilitoni, il soldato semplice Noguchi, morto tra le sue braccia per le gravi ferite riportate. Il volto di Noguchi appare bluastro e con gli occhi anneriti. Noguchi non sembra credere di essere morto. Indica una luce che emana da una casa su una montagna vicina, che identifica come la dimora dei suoi genitori. È affranto, sapendo di non poterli rivedere mai più, pur continuando a mostrare rispetto al comandante. Seguendo il desiderio del comandante di accettare il suo destino, Noguchi torna nel tunnel. 
L'intero plotone, guidato da un giovane tenente che brandisce la spada di un ufficiale, esce a passo di marcia dal tunnel, si ferma e presenta le armi, salutando il comandante. Tutti hanno il volto livido. Il comandante si sforza di dire loro che sono morti, uccisi in combattimento. Afferma di essere lui stesso il responsabile, per averli mandati in una battaglia inutile. I soldati rimangono in silenzio. Il comandante ordina loro di voltarsi e li saluta in segno di addio mentre rientrano nel tunnel. Crollando per il dolore, il comandante balza subito in piedi quando ricompare il cane anticarro, che è Garmr!

5) Corvi 
Uno studente d'arte si ritrova immerso nel mondo delle opere di Vincent van Gogh, dove incontra l'artista in un campo e conversa con lui. Il pittore olandese racconta che il suo orecchio sinistro gli aveva causato problemi durante un autoritratto, così se lo era tagliato. Lo studente perde le tracce dell'artista e viaggia attraverso diverse sue opere cercando di trovarlo, concludendo col famoso Campo di grano con corvi

6) Fuji in rosso 
Una grande centrale nucleare vicino al Monte Fuji è in criticità, ha iniziato a fondere. Il cielo è pieno di fumi rossi e milioni di cittadini giapponesi fuggono terrorizzati verso l'oceano. Alla fine, due uomini, una donna e i suoi due bambini piccoli vengono visti soli in riva al mare. L'uomo più anziano, in giacca e cravatta, spiega al più giovane che il resto della popolazione si è annegato nell'oceano. Poi afferma che i diversi colori delle nuvole sul paesaggio disseminato di rifiuti indicano diversi isotopi radioattivi: il rosso indica il Plutonio-239, che causa il cancro ("ne basta un decimilionesimo di grammo"); il giallo indica lo Stronzio-90, che causa la leucemia ("ti entra nelle ossa"); e il viola indica il Cesio-137, che causa malformazioni congenite ("le creature che nasceranno saranno tutte mostruose"). Poi sottolinea l'assurda futilità di codificare a colori gas così pericolosi. La donna, sentendo queste atroci descrizioni, indietreggia inorridita prima di maledire con rabbia i responsabili e le rassicurazioni sulla sicurezza che avevano dato prima del disastro. L'uomo in giacca e cravatta si mostra contrito, dicendo di essere in parte responsabile del disastro. L'altro uomo, vestito casual, osserva le nubi radioattive multicolori avanzare verso di loro. Quando si gira, vede la donna piangere: l'uomo in giacca e cravatta si è lanciato verso la morte. La folla non c'è più, ha scelto il suicidio tra le onde, come la credenza popolare vuole che facciano i lemming. Una nuvola di polvere rossa la coppia superstite, facendo indietreggiare la madre terrorizzata. L'uomo rimasto cerca di proteggere la donna e i suoi figli usando la giacca nel futile tentativo di allontanare le nubi radioattive.

7) Il demone che piange 
Un uomo si ritrova a vagare in un oscuro territorio montuoso, avvolto nella nebbia e desolato. Incontra una specie di demone (鬼 oni), che in realtà è un umano mutato con un solo corno in testa. Questo essere mostruoso spiega che un olocausto nucleare ha causato la scomparsa di piante e animali; dopo la catastrofe sono spuntati imponenti denti di leone più alti degli umani. Si sono diffusi animali deformi e alle persone sono cresciute le corna. Al tramonto, le corna causano i dolori del cancro; tuttavia, i mutanti non possono morire, quindi si limitano a urlare in agonia durante la notte. Molti di questi dannati erano miliardari e funzionari governativi, che ricoprivano ruoli apicali nella società, ma ora stanno soffrendo l'Inferno degno dei loro peccati, per tutta l'Eternità. Il demone intima all'uomo di fuggire. Quando l'uomo gli chiede dove dovrebbe andare, il demone chiede se vuole diventare come lui. L'uomo, inorridito, fugge dalla scena con il demone che lo insegue per dilaniarlo.

8) Il villaggio dei mulini 
Un uomo entra in un tranquillo villaggio attraversato da un ruscello, dove vede dei bambini deporre fiori su una grande pietra. Incontra un anziano saggio che sta riparando una ruota rotta di un mulino ad acqua. L'anziano informa il più giovane che gli abitanti chiamano  semplicemente quel luogo "il villaggio", mentre gli stranieri lo chiamano "il villaggio dei mulini ad acqua". Quando il più giovane chiede spiegazioni sulla mancanza di elettricità, l'anziano spiega che gli abitanti del villaggio hanno deciso molto tempo fa di abbandonare la tecnologia moderna; si lamenta poi delle comodità moderne e dell'inquinamento che contamina la Natura. 
Il giovane chiede all'anziano informazioni sulla pietra su cui i bambini stavano deponendo dei fiori. L'anziano gli racconta che, molto tempo fa, un viaggiatore malato morì in quel luogo. Gli abitanti del villaggio lo seppellirono lì e vi posero la pietra come lapide. Da allora, è diventata consuetudine nel villaggio portarvi fiori. I due sentono i suoni di un corteo funebre per un'anziana donna. Invece di piangere la sua morte, i partecipanti celebrano con gioia la fine serena della sua lunga vita. L'anziano si unisce al corteo e il giovane lascia dei fiori sulla pietra prima di andarsene dal villaggio.


Recensione: 
Ho particolarmente apprezzato la natura surreale e apocalittica di questa pellicola dai colori psichedelici, che ho avuto occasione di vedere quando è stata trasmessa alla televisione (non ricordo su quale canale), poi noleggiando diverse volte la videocassetta. Adesso tutto è a portata di click e questi problemi non ci sono più. 
Fortissimo è il messaggio ecologista veicolato in modo efficace. In particolare, questo è uno dei tre film del geniale Kurosawa che mettono in guardia dai tremendi pericoli insiti nell'uso dell'energia nucleare. Gli altri due sono Testimonianza di un essere vivente (生きものの記録 Ikimono no kiroku, 1955) e Rapsodia in agosto (八月の狂詩曲 Hachigatsu no kyōshikyoku, 1991). I segmenti "Fuji in rosso" e "Il demone che piange" possono essere considerati veementi manifesti contro il Potere dell'Atomo, simili a schegge ardenti il cui scopo è quello di traumatizzare, ferendo i neuroni e le sinapsi: sono concreti come il ferro, perché sbattono davanti agli occhi dello spettatore l'Inferno che si prepara, senza ricorrere a vani mezzi retorici. Contro la realtà dei fatti, le ideologie non possono nulla.  
La tecnofobia del regista giapponese è particolarmente evidente nel segmento "Il villaggio dei mulini", imperniato su un idilliaco rapporto tra una minuscola comunità e la Natura. Nemmeno un singolo meccanismo perturba la loro vita. Il mondo opprimente delle megalopoli è lontano anni luce, come se non appartenesse nemmeno allo stesso pianeta. Sembra di respirare un'atmosfera taoista, in cui il moribondo si abbandona, si prepara a dissolversi nell'Energia del Cosmo, perdendo per sempre la propria individualità. Il piccolo abitato ha l'aspetto di un estremo rifugio, eppure il visitatore alla fine lo rifugge, pensa che sia il caso di non turbarlo con la propria presenza. Queste sono le parole fortemente antimoderne e antiscientifiche che l'anziano gli aveva rivolto: 

"Quello che cerchiamo di fare è vivere in modo naturale, come del resto aveva sempre vissuto prima la gente. Oggi la gente si sta scordando il fatto che anche loro fanno parte della Natura come tutto il resto. Gli esseri umani devono la loro vita alla Natura, però la trattano senza nessuna considerazione: sono convinti di poter creare qualcosa di meglio, loro! Specialmente i signori scienziati: magari hanno delle intelligenze superiori, ma il male è che ignorano completamente quello che c'è nel profondo del cuore della Natura, e inventano solo cose che alla fine rendono la gente infelice, e sono orgogliosi delle loro invenzioni. E quello che è peggio è che la maggior parte della gente da grande valore a quelle invenzioni: e le considerano come se fossero dei miracoli, e adorano quelli che le hanno fatte, e non si rendono conto che quelle cose guastano la natura e di conseguenza anche loro alla fine saranno distrutti. Non occorrono gli scienziati per dirci che le cose più necessarie alla nostra vita son l'aria e l'acqua pulite, che producono per noi gli alberi e il verde. Però la gente continua ad avvelenare tutto, e a perdere tutto allegramente."  

Nel segmento "Il demone che piange", è denunciata la mostruosità del capitalismo, che in nome del profitto contamina e distrugge ogni cosa, lasciando solo terra bruciata. Questo dice il dannato, torturato da un rimorso perenne quanto vano:

"Quando ero un essere umano, avevo un'azienda di prodotti agricoli. Ricordo, quando i prezzi calavano, che facevo scaricare tonnellate di latte dentro il fiume. Facevo spiaccicare cipolle, patate, cavoli e frutta con i bulldozer. Che cosa insensata!"


Contenuti profetici

Il segmento "Fuji in rosso" ha preconizzato il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi, avvenuto nel 2011, ben 21 anni dopo l'uscita del visionario film di Kurosawa. 
Il Monte Fuji (富士山 Fuji-san), chiamato impropriamente Fujiyama, è un enorme vulcano alto 3.776 m, situato sull'isola di Honshū. Essendo tuttora attivo e capace di imponenti eruzioni, è temutissimo dalla popolazione nipponica - oltre che oggetto di un devoto culto Shintō. La decisione degli scienziati materialisti di costruire un'imponente centrale nucleare sulle sue pendici è doppiamente colpevole: 
1) Non tiene in alcun conto i problemi di sicurezza;
2) Viola la sacralità del luogo.
Quindi, secondo i dettami della religione ancestrale Shintō, l'opera è un sacrilegio e coloro che lo hanno reso possibile sono contaminati dalla Colpa Ontologica (穢れ kegare). Quello che accade è colpa loro e ricade su tutta la popolazione dell'Arcipelago, che ha accettato un simile abominio. 
Le stesse cose si possono dire a proposito di coloro che hanno costruito l'impianto di Fukushima Dai-ichi in una posizione estremamente fragile e critica, proprio in riva all'Oceano. In un Paese in cui i maremoti sono molto comuni, questa è stata la più sciagurata tra le scelte possibili! Il Giappone è piccolo, dice l'ingegnere nei momenti più allucinati del segmento "Fuji in rosso": non esiste un luogo in cui fuggire, in cui trovare un sicuro riparo, l'unica via che resta è affogare nelle acque marine. Questo può essere detto anche della Terra, un pianeta che è come un minuscolo grumo di polvere alla deriva nello spazio interstellare. Il genere umano si è riprodotto a dismisura, ha soffocato ogni cosa col suo brulicare e non c'è più speranza alcuna. Ora cosa si farà? 


L'Estremo Transito 

L'idea taoista e indifferenziata del segmento "Il villaggio dei mulini" è in nettissima contraddizione con l'angosciante realtà narrata nel segmento "Il tunnel", che si ispira alla cupissima visione dell'Oltretomba tipica dell'Occidente precristiano. Sequenza dopo sequenza ci immergiamo in quello che i Greci chiamavano Ade e che per i Vichinghi era Hel. Gli elementi ci sono tutti. I Morti sono autentiche larve, spettri che conservano soltanto una vaga forma di ciò che sono stati in vita, quando erano fatti di carne, ossa e sangue. Un predatore mostruoso dall'aspetto di cane feroce ha il compito di impedire alle ombre dei trapassati di ritornare nel mondo dei vivi. Non è possibile sfuggirgli. Si capisce che il soldato Noguchi voleva abbandonare gli Inferi, allucinando il vago lucore della sua casa natale. Segue l'eruzione del plotone, che viene rimandata da dove è venuta, con difficoltà. Tuttavia alla fine è proprio il comandante a rendersi conto di dover seguire lo stesso cammino dei suoi uomini! Non può essere ammesso alcun Ritornante nella Terra dei Vivi!  Kurosawa ha trovato in Occidente ciò che gli serviva per fabbricare questo potentissimo flusso di immagini contro la guerra. Ne espongono in modo radicale l'insensatezza! 


La Colpa Ontologica 

I primi due segmenti, "Raggi di sole nella pioggia" e "Il pescheto", non sono stati capiti dalla critica occidentale, superficialissima e portata per natura a trascurare tutto ciò che non è interpretabile in chiave politica. Così tutto ciò che non è banale metafora o  litigiosa partigianeria viene liquidato come "folklore", senza alcuna possibilità di approfondimento. La Volpi (Kitsune) non sono ovviamente canidi fulvi come ci immaginiamo: sono Demoni. Il ragazzino che ha la sventura di vederle assume su di sé un peccato che non è connesso in modo lineare alla sua volontà e alla fantomatica proprietà del libero arbitrio (la disobbedienza consapevole). Egli vede le Volpi e questo atto gli trasmette la colpa; le Volpi, a causa di questa trasmissione, si adirano. La colpa sarebbe stata trasmessa anche a un viandante casuale, privo di qualunque intenzione. Così, nel segmento "Il pescheto", il bambino riesce tramite percorsi tortuosi ad espiare la colpa che ha ereditato in quanto figlio degli abbattitori del pescheto. Anche nel segmento "La tormenta" compare questo concetto ostico per un abitante del Bel Paese: la Donna delle Nevi è un demone che compare per colpa di chi la vede. Per il solo fatto di vederla e di udire le sue parole, lo scalatore commette qualcosa di male. Eppure riesce a liberarsi dalla maledizione, in un modo oscuro. Se ne accorge soltanto quando la neve sparisce ed avvista il campo. Non si sa bene perché questo succede. 


Produzione 

Kurosawa ebbe notevoli difficoltà a ottenere finanziamenti dagli studi cinematografici giapponesi, tra cui quello con cui lavorava di solito, Toho. Il regista attribuiva gran parte della colpa alla sua critica politica al programma nazionale di energia nucleare, che caratterizzava il suo film ed era considerata antipatriottica. Per fortuna non si diede per vinto e cercò aiuto negli States: inviò una copia della sua sceneggiatura a Steven Spielberg, che la apprezzò e contribuì a fargli ottenere un contratto tramite la Warner Bros, mentre George Lucas (già finanziatore di Kagemusha - L'ombra del guerriero), fece in modo che la sua società Industrial Light & Magic (ILM) fornisse gli effetti speciali al prezzo di costo. Il film è stato coprodotto dal figlio di Kurosawa, Hisao, e da suo nipote, Yasuo "Mike" Inoue. La costumista Emi Wada è stata aiutata dalla figlia di Kurosawa, Kazuko. 
Ishirō Honda è stato consulente creativo per il film. Negli anni si è diffusa l'idea infondata che Honda abbia diretto "Il tunnel" e per alcuni anche "Il demone che piange". In realtà, a quanto appare accertato, Kurosawa gli ha chiesto di istruire gli attori nel segmento "Il tunnel" su come marciare e tenere le loro pistole. Gli sembrava la persona più qualificata per farlo, data della sua esperienza nell'esercito. 


Van Gogh, Scorsese e i corvi

Martin Scorsese si prese una pausa dalle riprese di Quei bravi ragazzi (Goodfellas, 1990) per partecipare a Sogni, interpretando il ruolo di Vincent Van Gogh. Le sue scene furono girate in un solo giorno. A detta di Teruyo Nogami, il cineasta americano era estremamente nervoso per le troppe battute che gli erano state attribuite. In seguito, lo stesso Scorsese affermò di aver ricevuto molte istruzioni meticolose e di averle imparate a memoria anche se di solito faceva affidamento sulle sue capacità di recitazione. Akira Kurosawa era un fan di Vincent van Gogh; sia lui che sua moglie apprezzavano Le lettere a Theo dell'artista olandese e ritoccarono personalmente molte delle riproduzioni delle sue opere viste nella scena della mostra. Un anno prima delle riprese, la troupe aveva ripiantato un campo d'orzo con del grano per riprodurre "Campo di grano con corvi". Circa 100 corvi catturati dagli abitanti di Hokkaido furono tenuti in gabbie nascoste nel campo ai lati dell'inquadratura e liberati su comando di Scorsese. Secondo l'assistente alla regia Takashi Koizumi, la musica che notoriamente gli uccelli detestano veniva suonata per farli volare all'interno dell'inquadratura. Sono anche stati aggiunti digitalmente alcuni corvi fittizi. Tutto ciò è notevole, anche se ritengo che sia necessario evitare di infastidire i corvi, animali intelligentissimi, dotati di prodigiosa memoria e molto vendicativi. 
Nota: 
Spinto da una specie di precognizione, Kurosawa aveva immaginato che il ruolo di Vincent van Gogh sarebbe stato interpretato da Martin Scorsese quando scrisse il film per la prima volta, basandosi sul suo primo incontro con lui sette anni prima.


L'influsso atmoferico

Kurosawa dichiarò in un'occasione: "I tipi di tempo in ogni segmento creano l'atmosfera o hanno un significato simbolico, che si tratti della pioggia-arcobaleno in "Sole attraverso la pioggia" e del suo significato tradizionale basato sul folklore, oppure della tempesta di neve in "La tormenta" che rappresenta i momenti difficili della vita in cui bisogna perseverare per raggiungere il proprio obiettivo, delle raffiche di vento in "Fuji in rosso" che danno al segmento il tono del caos e della turbolenza, e infine del contrasto tra le pesanti nuvole di "Il demone che piange" e il sereno clima soleggiato di "Il villaggio dei mulini". A prima vista parrebbe che il cineasta nipponico, conoscendo la natura futile dei suoi intervistatori, abbia volutamente evitato di fare riflessioni troppo filosofiche e impegnate. Tuttavia, è risaputo che le genti del Sol Levante hanno una cura maniacale dei particolari paesaggistici: vivono in un mondo tutto loro, fatto di equilibri e di armonie sottilissime che noi facciamo molta fatica a cogliere. 

 
Segmenti cancellati 

In origine, il film di Kurosawa doveva essere composto da 11 segmenti, ridotti a 9 prima che le riprese iniziassero. Circa tre mesi dopo, anche il nono segmento fu abbandonato. Secondo la direttrice di produzione Teruyo Nogami, le ragioni di questa scelta sarebbero state di natura economica: si stimava che il nono segmento e le riprese in esterni negli Stati Uniti avrebbero avuto un costo di circa 3 milioni di dollari sui 14 milioni di dollari del budget del film (di cui ne sono stati usati 12). Una spesa giudicata insostenibile. Con buona pace della Nogami, penso che sia più plausibile una diversa spiegazione: siccome il film dura due ore già con otto episodi, la sua lunghezza sarebbe stata eccessiva realizzandone anche soltanto uno in più. 
Ecco la sommaria descrizione dei tre segmenti cancellati: 
1) Il protagonista vola assieme a un angelo, sfrecciando attraverso il cielo e lo spazio. La realizzazione delle scene di volo, troppo difficile con i mezzi tecnologici dell'epoca, avrebbe avuto costi proibitivi.
2) Una divinità del Buddhismo giapponese punisce i bonzi di un importante tempio di Kyoto a causa della loro protesta per le tasse troppo alte. La tematica dei bonzi avidi e corrotti ritornerà in Madadayo - Il compleanno (1993), facendomi sospettare che il regista fosse un discendente dei Kirishitan, i cristiani perseguitati durante l'Epoca Edo. A quanto pare, il regista fu convinto a non realizzare il segmenti perché gli fu detto che al mondo non interessava nulla della situazione dei templi di Kyoto e delle rogne dei bonzi!  
3) Mentre "Io" fa colazione in un hotel straniero, una trasmissione televisiva annuncia la fine di tutte le guerre. Il genere umano è riuscito a scongiurare la catastrofe nucleare. Irrompe la Pace e tutti gettano via le armi, urlando di gioia. Il titolo in inglese doveva essere "A Wonderful Dream"In una mossa simile alla scena della rottura della quarta parete di un altro film del regista, Una meravigliosa domenica (素晴らしき日曜日 Subarashiki nichiyobi1947), il pubblico nel finale doveva essere invitato a unirsi agli applausi.

Un sorprendente caso di effetto Dunning-Kruger 

Con mio grande stupore, mi sono imbattuto in un blog che rinomina quasi tutti i segmenti del film di Kurosawa in un modo completamente arbitrario, di pura invenzione; soltanto due sono uguali all'originale. Ecco l'elenco:

1) Le nozze delle volpi
2) Il pescheto
3) La tormenta e la speranza
4) La follia della guerra
5) La sindrome di Stendhal
6) Premonizioni
7) Demoni
8) Il villaggio dei mulini.

Poi il blogger, che non nominerò, afferma candidamente: "Per comodità ho titolato i vari sogni: sono piuttosto diversi da quelli che ho trovato nomenclati da alcuni critici."
No! Non si possono nominare ad mentulam canis i segmenti come si vuole, pensando che i titoli originali siano un'invenzione dei critici! Questo è un esempio lampante di effetto Dunning-Kruger: chi sa poco crede di sapere tutto e nega che si possa sapere di più di ciò che sa; può anche diventare aggressivo.