sabato 30 gennaio 2016

PROPAGANDA MEMETICA: UNA FALSA CITAZIONE DI MARCO AURELIO

Navigando in Facebook ci si imbatte spesso in immagini che propagano pacchetti memetici, che in non pochi casi diventano virali e si diffondono a macchia d'olio, arrecando danni anche seri. Un esempio è l'immagine che mostra una citazione in inglese attribuita all'Imperatore Marco Aurelio, famoso filosofo stoico. Essa dice quanto segue: "Everything we hear is an opinion, not a fact. Everything we see is a perspective, not the truth", ossia "Tutto ciò che sentiamo è un'opinione, non un fatto. Tutto ciò che vediamo è una prospettiva, non la verità".


Siamo evidentemente di fronte a un falso costruito ad arte per propagare il relativismo cognitivo, una pestilenziale forma di neoscetticismo. Troviamo nell'immagine in questione tutte le caratteristiche dei memi degeneri:

1) Non si trova la fonte originale da nessuna parte;
2) Si rileva la presenza di anacronismi:
    a) Sono enunciati concetti moderni, di tipo New Age o simili, che non potevano esistere nel contesto dell'autore della citazione;
     b) Sono enunciati concetti che esistevano già nel contesto dell'autore della citazione (ad es. lo scetticismo di Pirrone era ben noto), ma che erano formulati in modo completamente diverso.

Ho cercato nell'opera di Marco Aurelio, senza trovare nulla di convincente. Nella sezione della Wikipedia inglese dedicata alla discussione della voce Marcus Aurelius, a proposito della citazione incriminata si può leggere quanto segue:

"The first phrase of each sentence appears to represent an idea found at Meditations 2.15, and again at 12.8, 12.22, and 12.26, translated variously as "Remember that all is opinion" (George Long, P. F. Collier & Son 1909), "Everything is what you judge it to be" (A. S. L. Farquharson, Oxford University Press 1944, World's Classics 1990), "things are determined by the view taken of them" (Maxwell Staniforth, Penguin Classics 1964), "Everything is what you suppose it to be" (Robin Hard, Oxford World's Classics 2011), and "All is as thinking makes it so" (Martin Hammond, Penguin Classics 2006). The point of this, as Marcus uses it, is not to deny external reality, but to say (as at 4.7, 4.39, 5.19, 8.40, and 8.47, for example) that the effect of anything on a person, whether negative or positive, is due not to the thing itself, but to the person's perception of and attitude to (or "judgment" of, in the phrase of several translators) the thing. This is made explicit particularly at 8.47, which says, more or less, that whatever distresses a person, the distress is within their own power to end: if its cause is something external, then the distress arises from the person's attitude to it, which they can change; if its cause is internal to the person, then they can change their own way of thinking; and if its cause is external and genuinely insurmountable, then the person should not be distressed, because it is something they have no power to change. In sum, the specific form of words does not seem to be genuinely Aurelian, but the idea may be, if one interprets the words appropriately."
--TLockyer (talk) 02:13, 3 November 2013 (UTC)

Traduco per i pochi che non hanno nozione alcuna della lingua inglese:

La prima locuzione di ogni frase sembra rappresentare un'idea che si trova in Meditazioni 2.15, e ancora in 12.8, 12.22, e 12.26, tradotta variamente come: "Ricorda che tutto è opinione" (George Long, P. F. Collier & Son 1909), "Ogni cosa è ciò che si giudicata che sia" (A. S. L. Farquharson, Oxford University Press 1944, World's Classics 1990), "Le cose sono determinate dalla posizione da loro assunta" (Maxwell Staniforth, Penguin Classics 1964), "Ogni cosa è ciò che si suppone che sia" (Robin Hard, Oxford World's Classics 2011), e "Tutto è come il pensiero lo rende" (Martin Hammond, Penguin Classics 2006). Il punto di ciò, per come Marco lo usa, non è negare la realtà esterna, ma dire (come in 4.7, 4.39, 5.19, 8.40, e 8.47, per esempio) che l'effetto di qualsiasi cosa su una persona, che sia negativa o positiva, è dovuto non alla cosa in sé, ma alla percezione della persona e alla sua attutidine (o "giudizio", secondo diversi traduttori) verso la cosa stessa. Questo è reso esplicito in particolare in 8.47, ove si dice, più o meno, che qualsiasi afflizione possa subire una persona, è nel suo stesso potere farla cessare: se la sua causa è qualcosa di esterno, allora l'afflizione si origina dall'attitudine della persona nei suoi confronti, che essa può cambiare; se la sua causa è interna alla persona, allora essa può cambiare il suo modo di pensare; se la causa è esterna e davvero insormontabile, allora la persona non dovrebbe essere afflitta, perché è qualcosa che non ha il potere di cambiare. In sintesi, la forma specifica delle parole non sembra essere genuinamente aureliana, ma l'idea potrebbe esserlo, se uno interpreta le parole in modo appropriato. 

L'autore del commento menziona infine il breve testo originale, in lingua greca, da cui tutto deve avere avuto origine. Esso è il seguente: "Ὅτι πᾶν ὑπόληψις", ossia "Tutto è opinione". La sua decontestualizzazione ha generato il pacchetto memetico. Ovviamente viene ignorato il seguito: "δῆλα μὲν γὰρ τὰ πρὸς τὸν Κυνικὸν Μόνιμον λεγόμενα˙ δῆλον δὲ καὶ τὸ χρήσιμον τοῦ λεγομένου, ἐάν τις αὐτοῦ τὸ νόστιμον μέχρι τοῦ ἀληθοῦς δέχηται.", ossia "Sono evidenti, infatti, le parole rivolte a Monimo il Cinico; ed è evidente anche l'utilità di quelle parole, se uno ne accetta il succo nei limiti della loro veridicità"


Abbiamo quindi ricostruito l'accaduto in modo molto semplice. Alle parole di un filosofo stoico del II secolo d.C. non può essere attribuito a viva forza il senso che viene naturale a un californiano pieno di droga fin sopra ai capelli. Le parole nate in un certo contesto devono essere interpretate in modo appropriato. Siccome questo non accade affatto nel meme diffuso nel Web, dobbiamo concludere che sarà piuttosto da attribuirsi a Marco Pisellonio.

LE ANTICHE MODALITÀ DEL SONNO: SINGOLARI CONTRADDIZIONI TRA DIVERSI STUDI SCIENTIFICI

Secondo uno studio scientifico, pubblicato dal professore di storia Roger Ekirch (Virginia Tech, USA) nel suo libro At Day's Close: Night in Times Past, fino alla rivoluzione industriale il sonno sarebbe stato bimodale, ossia ripartito in due periodi con un intervallo di veglia di alcune ore nel cuore della notte. L'autore espone in modo almeno in apparenza convincente un certo numero di nozioni molto interessanti. Questo costume del doppio sonno avrebbe cominciato il suo declino nel periodo della rivoluzione industriale, fino a sparire dal sapere comune agli inizi del XX secolo. Le cause principali sarebbero da ricercarsi nell'introduzione dell'illuminazione pubblica e nella popolarità del caffè, che avrebbero alterato il ciclo sonno-veglia.

L'articolo che presenta i risultati della ricerca, intitolato "Il doppio sonno degli antenati", si può leggere seguendo questo link:


Ecco alcuni estratti particolarmente significativi:  

"Una volta si dormiva in due tranche separate, e la notte, nel senso di periodo adibito al dormire, durava di più, ovvero 12 ore. Si iniziava da un sono di 3/4 ore, poi si stava svegli per 2/3 ore e ci si riaddormentava fino al mattino. Si trovano ovunque riferimenti a questa pratica nella letteratura, nei documenti di corte, negli scritti personali e in vari altri reperti del passato. Ciò che sorprende non è tanto il fatto che le persone dividessero il sonno in due momenti, ma che fosse un concetto così incredibilmente comune." 

"Dormire due volte era lo standard, era il modo accettato di dormire. “Non ci ha colpito solo il numero dei riferimenti, ma il modo in cui si cita la pratica, come se fosse una cosa ovvia”, spiega Ekirch. Per esempio, un medico inglese scriveva che l’ora ideale per lo studio e la contemplazione era fra il “primo sonno” e il “secondo sonno”. Ne I racconti di Canterbury, Chaucer diceva che un personaggio andava a letto in seguito al “primo sonno”. E, spiegando il motivo per cui la classe lavoratrice concepiva più figli, un medico del 1550 citava il fatto che tipicamente queste persone facevano sesso dopo il primo sonno."    

"Ma che cosa facevano le persone con queste ore buie in più? Più o meno quello che vi aspettereste. Per lo più stavano a letto o nella loro stanza, a volte a leggere, e spesso usavano questo tempo per pregare. I manuali religiosi comprendevano delle preghiere speciali da recitare nelle ore fra un sonno e l’altro. Altri fumavano, parlavano con il partner o avevano rapporti sessuali. Alcuni erano più attivi e uscivano per andare a trovare i vicini."  

A detta dell'articolista, quanto esposto troverebbe conferma nelle ricerche condotte dallo psichiatra statunitense Thomas Wehr del National Institute of Mental Health (NIMH): egli ci garantisce che se una persona si trovasse per incanto a dover vivere in una zona impervia priva di illuminazione pubblica e di corrente elettrica, tornerebbe presto alla naturale condizione di sonno bimodale. A sostegno di questa tesi ci sono esperimenti condotti su volontari. Altre informazioni si trovano in un articolo del sito della BBC: 


Ma le cose stanno davvero così?

Secondo un altro studio scientifico, almeno a prima vista altrettanto autorevole di quelli di Ekirch e di Wehr, i popoli primitivi dormirebbero invece all'incirca sei ore per notte senza insonnia o interruzioni. A condurre la ricerca è stato lo psichiatra Jerome Siegel del Semel Institute (University of California, Los Angeles). Per arrivare a queste conclusioni, l'autore a quanto pare ha condotto osservazioni sul campo tra alcuni popoli che vivono tuttora isolati dalla civiltà tecnologica: i San della Namibia (più noti come Boscimani), gli Hadra della Tanzania e gli Tsimane della Bolivia. Questo è il link:


È evidente che lo studio sul sonno dei popoli isolati e pretecnologici contraddice quello sul sonno bimodale: se è vero l'uno, l'altro deve essere per necessità falso. Non è infatti possibile che due cose che si contraddicono siano entrambe vere. Possono essere entrambe false, ma non entrambe vere. Questo lavoro di Siegel lascia perplessi, anche perché sembra contraddire l'idea più comune sul sonno in epoca più antica, quello della sua natura frammentaria o polifasica. Il costume del sonno frammentario della preistoria è stato ribadito anche da altri, tra cui Thor Heyerdahl, che ebbe modo di sperimentarlo di persona durante le sue mirabolanti spedizioni. Era necessario dormire quando capitava, per via del costante pericolo dei predatori: non era possibile per i membri un'intera comunità addormentarsi nello stesso lasso di tempo. Secondo alcuni, questa usanza sarebbe durata fino all'epoca medievale, ad esempio tra i Vichinghi.  

Si può cercare una possibile spiegazione nel diverso modo di vivere dei popoli antichi e di quelli pretecnologici odierni: i predatori in epoca preistorica erano ben diversi da quelli attuali (tigri dai denti a sciabola, leoni delle caverne, iene giganti, etc.), e i mezzi per combatterli meno efficaci. Non esistendo più questi pericoli ed essendosi sviluppata una struttura sociale abbastanza complessa, si sarebbe passati dal sonno frammentario a un diverso regime. Tuttavia la contraddizione resta insanabile: o il sonno frammentario è stato sostituito dal sonno bimodale, oppure è stato sostituito dal sonno continuo. Nel secondo caso, il sonno bimodale non sarebbe la naturale condizione del sonno umano.  

Chi ha ragione? Chi ha torto? Sarebbero necessari studi più approfonditi, documentati e trasparenti. Di fronte a tanta incoerenza, si subodora lo Spettro della Disinformazione. Che si può fare? Innanzitutto sarebbe opportuno analizzare i lavori di Ekirch, di Wehr e di Siegel, controllando l'esattezza di ogni citazione e di ogni informazione riportata, per avere la certezza che non si tratti di un pacchetto memetico. In non pochi casi si sono scoperti accademici che si sono costruiti interi studi verosimili ma non veri, allo scopo di aumentare il proprio prestigio. La ricerca dei bachi è un'ottima cosa. Il problema è che mancano tempo e risorse per indagare a fondo, quindi la stessa volontà viene facilmente meno. Tutto ciò mostra quanto il rumore di fondo renda difficile ricostruire con precisione realtà della vita quotidiana di periodi a noi abbastanza vicini. 

IL MOVIMENTO DEI FORCONI DISINNESCATO: UN INTERESSANTE ESPERIMENTO ANTROPOLOGICO

Correva l'Anno del Signore 2013, che stava volgendo al termine. Un moto di protesta nasceva e si diffondeva in tutta Italia: il Movimento dei Forconi. Costituiva un grave pericolo per l'ordine pubblico e per le istituzioni, perché si scagliava contro il Governo, contro l'eccessiva tassazione e contro l'Unione Europea. Minacciava di paralizzare l'Italia, facendo scendere nelle strade e nelle piazze milioni di persone.

La situazione già agli inizi del 2014 sembrava ingestibile. Il contrattacco non si è fatto attendere. Hanno cominciato a circolare voci sulla contiguità mafiosa dei Forconi e sulla presenza di elementi di estrema destra. Ma due sono stati i colpi assestati, che hanno permesso di annientare il movimento. Li ricostruirò, integrando le mie ipotesi del tutto realistiche con brandelli di conversazioni immaginarie. Non mi stupirei se si scoprisse un giorno che tali parole sono vere come una trascrizione verbatim ab origine.

1) Primo colpo. Un capopopolo andava ripetendo che la massima parte dei capitali italiani sono nelle mani di poche famiglie di ricchi, e voleva fare un gigantesco cartellone con questa frase. Allora qualcuno gli ha detto qualcosa come: "Famiglie di ricchi? Perché non ci metti anche ebrei?" Ecco allora il cartellone: "La massima parte dei capitali italiani sono nelle mani di poche famiglie di ricchi ebrei". La cosa ha destato ovviamente un immenso scandalo.

2) Secondo colpo. Una banda di energumeni girava per un borgo ligure. Erano hooligans scatenati, pieni zeppi di rabbia etilica, forse reclutati alla causa dei Forconi in cambio di qualche cassa di bottiglie di birra. Così qualcuno li ha avvicinati e ha indicato loro una libreria, i cui propietari erano noti per il loro impegno nel sociale. La persona che li ha avvicinati ha detto qualcosa come: "Vedete quella libreria? Entrate, fate uno sconquasso e malmenate i gestori, ma soprattutto minacciateli di bruciare i libri!" Così è stato, ed ecco resuscitato lo spettro dei roghi dei libri nella Germania nazista!

Questa è la sostanza dell'esperimento antropologico che ha messo fine al Movimento dei Forconi. Si vede che il cadavere del Nazionalsocialismo, animato con i metodi del Dottor Victor Frankenstein, è mantenuto in perenne movimento dal sistema scolastico e dai mass media, e si rivela qualcosa di immensamente redditizio.

Il Partito Nazionalsocialista è morto nel 1945 e non ha il benché minimo senso al di fuori della Germania. Ricordiamo che Hitler non permise mai di tradurre il Mein Kampf in altre lingue. Tuttavia, il contenuto di quel volume torna di un'utilità talmente grande da venir trasformato in categoria metastorica. Che il Nazismo sia ritenuto malvagio lo capisco appieno, perché un albero si riconosce dai suoi frutti, e i frutti che ha dato hanno portato dolori indicibili e morte a un immenso numero di persone. Tuttavia etichettare automaticamente ogni manifestazione del Male come "Nazismo" è soltanto un grossolano falso storico.

domenica 24 gennaio 2016

IL MISTERO DI TRANSLATISH.COM

Per puro caso ho scoperto un sito di un estremo interesse:


Come ognuno può vedere esplorandolo, è scritto in una lingua del tutto sconosciuta. La sua homepage ha come titolo ERMIM CUBES PROGSEZ UNS CEUX BASTUA. Si vede subito che il sito ha una architettura abbastanza complessa, come se fosse un Wiki: ogni pagina contiene numerosi link ad altre pagine, tanto che non sembra esserci limite a un simile labirinto. Molte pagine sono descrittive e contengono lunghi testi completamente impenetrabili. Altre invece sono bilingui e riportano lunghi elenchi di frasi tradotte in inglese. 

Discussione in Facebook

Riporto una cronistoria dei miei tentativi di capirci qualcosa, tratta da post e commenti pubblicati su Facebook e da interventi di amici.

  I dati di fatto assodati sono pochi ma significativi. È possibile, per quanto non facile, capirci qualcosa. Sono partito da queste due frasi:

C: Rendie gardis bildart ver estar fafran.
E: Every appointments lawfully smile the false area.

C: Ti saidrem nieplu kering franfer viargu ciartai, fonleb min tourbil lin nugce mort nag dontoff.
E: Let's signal by the younger areas, but don't alter the old alleviations.

Questo sono riuscito ad estrarre:

FAFRAN = area 
FRANFER = areas.
 

A partire dalle traduzioni, si deducono anche le seguenti equivalenze: 

ESTAR = false
KERING = young
 

Evidentemente è una lingua introflessiva.

■  Sono giunto alla conclusione che nella lingua di Translatish.com la parola per dire "ebrei" compaia nelle seguenti varianti: VAN, WEEN e MEAN. Così "scozzesi" si dice SUPTI. Evidentemente i parlanti di questa lingua bizzarrissima hanno una gran cura nel designare ogni dettaglio di questo mondo con parole impenetrabili.

A quanto pare la parola inglese scelta per tradurre VAN, WEEN e MEAN è sempre Hebrew(s), mai Jew(s).

■  Comincio a delineare tratti di fonetica. Come ho subito capito, l'ortografia usata è quella inglese. Così avremo VAN /væn/, WEEN /wi:n/ e MEAN /mi:n/. La struttura della lingua richiama quella del gaelico, con alterazioni anche profonde delle consonanti iniziali dovute ad antichi suoni ormai scomparsi. 

    ► Pietro: "Se si trattasse di una neolingua creata ed utilizzata da malintenzionati per scambiare oscuri messaggi?"

È possibile. Ma è di una complessità allucinante. Si danno molti casi di uso di lingue criptiche da parte di criminali, ma in genere tendono a usare lingue già esistenti o a elaborare lingue furbesche (ad esempio lingue inverse). Ho letto che in Messico alcuni narcos usano il nahuatl per comunicare. Qui però sembra qualcosa di molto diverso. Solo per fare un esempio, ho il sospetto che non esistano parole specifiche per dire "molto", "molti", "numerosi": tali concetti vengono espressi con radici suppletive (una parola apposita per dire "molti uomini" la cui radice non è quella di "uomo") o tramite alterazioni delle parole a cui si riferiscono.

     ► Pietro: "L'elaborazione di tale neolingua ha richiesto tempo e fatica. Ora, i casi sono due: o si tratta dell'esperimento intellettuale, del divertissement di un erudito; o, invece, siamo di fronte a qualcosa di diverso - e in tal caso si tratta di comprendere per quali scopi sia stata concepita."

Una fatica considerevole costruire una simile opera, lo posso garantire. Sembra concepita da una o più persone con categorie mentali non umane. Se fosse un divertissement, per essere tale dovrebbe necessariamente essere condiviso, spiegato, reso pubblico. Non a caso ci sono in rete centinaia di pagine sulle più svariate lingue costruite: a volte sono soltanto abbozzi, altre volte si hanno dizionari e grammatiche. Sono più propenso a credere che gli scopi siano occulti e sinistri.

■  L'uso di convenzioni ortografiche inglesi spiega come mai siano usate le lettere C e K in modo promiscuo per esprimere l'occlusiva velare sorda /k/. Davanti a /e/ e /i/, C dovrà invece suonare /s/ nella maggior parte delle parole. Come criterio, se una parola è omofona di una parola inglese, si scrive allo stesso modo. Così MEAN "ebrei" è scritto come inglese MEAN "mediana".

■  Ho notato alcune cose molto singolari. I repertori di frasi presenti nelle varie pagine sono divisi in più sezioni. Ogni sezione, costituita da numerose frasi tradotte, le mostra sempre in ordine alfabetico a partire dalla prima parola in lingua sconosciuta di ogni frase. Sappiamo anche che il nome di tale lingua inizia con C.: tutte le frasi in lingua sconosciuta sono precedute da C., tutte quelle in lingua inglese da E. (chiaramente per "English").

■  Trovate ulteriori varianti di VAN, WEEN, MEAN "ebrei": VEN, WE. Un possibile genitivo plurale si trova in PAZCA WIME "interessi degli ebrei". WEMEM "come gli ebrei". Per esprimere il concetto di "ebrei liberali" si usa invece una parola diversa da quelle viste in precedenza: TERNOT, con la variante DERNES. Vocaboli ancora diversi sono usati quando alla parola è attribuito un senso peggiorativo o implicante ostilità (es. ORKI, FAIPOOR).

       ► Alessandra: "so che è la mente che lo fa, ma questo titolo d'un capitolo della pagina è intelligibile in Inglese: "Basti form been pig" non posso credere sia solo un gioco "casuale" queste cose hanno un senso...magari goliardico come dice Pietro, ma sotto la goliardata qualcuno ci ha speso denaro e tempo"

Con i monosillabi si può giocare all'infinito e ci si può ingannare. Succede anche con lingue più complesse, vedi le famose frasi latine "cane nero" (= canta, Nerone) e "i vitelli dei romani sono belli" (= vai Vitellio, al suono del dio romano della guerra). Fatto sta che in inglese "basti form been pig" non è una frase dotata di senso compiuto.

Le somiglianze con l'inglese sono illusorie, frutto dell'ortografia usata. Immaginiamo che in una lingua sconosciuta esista una parola che suona /'taunap/, e che si voglia scriverla all'inglese: ne risulterebbe townop (che in effetti si trova nelle pagine del sito). L'impressione sarebbe quella di una connessione con l'inglese town "città", ma è un miraggio, il significato non ha nulla a che vedere.

■  Ho trovato dei banner inseriti nelle pagine con i frasari. Sono bilingui e permettono ulteriori considerazioni.

PLOIVEN AUTOMATIK OSEN = Machine translation test.
HETZA AUXES OV ENGLITZA = Phrases translated into English
TE FINPELE NA DOLHAU = In alphabetical order
HETZA LAV ONMER 1 MENSIN ZEE MILDOKA = Phrases with 1st level expanded syntax

La parola AUTOMATIK in apparenza sembra un prestito da tradursi con "servomeccanismo". Ne siamo sicuri? No. Infatti è AUXES = translated. Così il verbo per dire "tradurre" è AU-, e AUTOMATIK significherà "traduzione". PLOIVEN = machine; OSEN = test.

Se è vero che gli autori della conlang sono molto interessati agli Israeliti, è pur vero che sono ancor più interessati al cambiamento climatico (per indicare il quale non ho ancora trovato alcuna radice coerente). Alcune frasi su questo argomento sono di una certa complessità. 

C: Rem govoix quiche coupihm, tagie could tous ciu would guaflo fun deupre paistir fuediar rarnal au eux felta god eshat, cos magten ten adol igtar wocpour gotpe kom hatnous seiket sion pre.
E: The new study, which blends climate and anthracite-cycle effects of large-lamina deforestation in a fully interactional three-numeral climate-carbon model, establishes that planting more steamy rainforests could help late global warming worldwide.
 

■  Frasi pornografiche sembrano rappresentate. Non si trova invece alcuna discussione tecnica sul sesso: le uniche occorrenze sono quelle di un vocabolo SEX della lingua sconosciuta, il cui significato è ovviamente del tutto dissimile.

C: Futjar rait, franba rap com minmil sov lionlam pracder pritbeim temcia ag nenliv pec otri, tion aal tel li brinsa ges fai frentier chezehn largul quandout warhou tio tatgauc wouldos cuher bu vio.
E: She did, growling and then grumbling loudly as she tossed herself off against his touches, her sticky cum juice trickling out over his handles as he interrogated them inside her. 

C: Gundus ginn hind tioncet feocom vie fucue bio aiva hos paix vaz testet istans ceimet heldins ihnel voir adtout kon sionrar.
E: Her white silky scanties clung to her legs and elevate end as they became crammed with oozy cum. 
 

C: Ceraf kermun ka barit lea par troisher, tro samtos ich chaphil erco ris sibgal cuan porgeld bonn carex nal tabjekt bube wircour genau.
E: Her face was burdened with adhesive, half dried cum and several of the latest load was sodden down her chin. 
 

C: Sievel halbout can docsab jarham talbu trol hu liar traistark heitvoi genhis comat los moicuat.
E: Blunder just liked to show her how many cum she he had gotten out of her.

C: Stanlein vestem ihmauch ding laixa socha lebam mier licheu falseem jab kei plidi lib couldam redris berlier sur fo.
E: Eight times he rushed sperm into her abdomen as his own cum made him and they orgasmed together.

C: Felter bat non allab reewe spa hildas was jue e socien zusoit ein ich of hu euxseen ezb macwa pub bien coopoint en guala.
E: She did her normal engrossing routine which collection them wild and presently she had two more spoonfuls of hot black sperm.

C: Par sisbad farap cemhat croisgunva op wingu.
E: A lot of sperm have been set here. 
 
 

        ► Pietro: "È una burla fabbricata da non-goy."

Non mi sembra che quelle genti abbiano il costume di perdere il loro tempo e le loro risorse per imprese che non portano frutto alcuno. In particolare per le burle, che sono per definizione cose vane.

        ► Pietro: "Traggono diletto dal burlarsi dei goym e hanno una passione inveterata per la pornografia."

Potrebbero burlare giusto me e un paio di altri internauti con la passione degli studi filologici, ma non di più. Per la massima parte della gente, quelle pagine sono soltanto spam, non meritevoli nemmeno di un istante di attenzione. Continua a non convincermi.  

      Pietro: "Gli autori di questo scampolo di prosa recitano lo Shacharit."

Non ne sono convinto. Sembra che la mentalità soggiacente sia molto diversa. Questa lingua è per struttura e modo di funzionare agli antipodi di una lingua semitica. Anzi, è la totale negazione del "culto della lettera". Guarda ad esempio gli esoteristi italiani, forgiati alla scuola del cabalismo. Analizzano le lettere che compongono una parola facendo conti sul valore numerico, cercano di interpretare gli anagrammi, e via discorrendo. Invece qui abbiamo una lingua in cui le consonanti non sono stabili e una singola parola subisce a seconda del contesto modificazioni profonde.

È necessario approfondire la semantica, che è molto sottile e insidiosa. In almeno due frasi la parola ORKI esprime il concetto di "scrittura" e di "scrivere". Ne consegue che ORKI "ebrei" significa "genti del Libro".

      Alessandra: "nel senso dell'Ahl al-Kitab (gente del Libro) islamica?"

Sì, qualcosa del genere. Anche se in tutti i casi in cui l'Islam è menzionato nel sito, è con parole di fortissima condanna.

Ho potuto identificare una radice per indicare l'Islam: THEDO, con la variante THEIR. Ne esistono però diverse altre che non hanno nulla a che fare. Comincio a credere che questa lingua faccia largo uso di kenningar.

      Alessandra: "ieri mi sono imbattuta in questa frase, dove pare esservi un nome proprio:
C: Bledeed, yeaho zehnis ying grie funfab, pla clubcen jahr, tri ristiel.
E: Eve, alongside vegetables weak and lower, speaks within it, cleaning weakened.
---BLEDEED è EVE , secondo te?"

Sì, credo proprio di sì. Siccome il nome Eva è da una parola ebraica che ha come significato "vita", si deduce che BLEDEED ha a che fare con "vivere", "vita". Bisogna scremare le corrispondenze, identificare le varianti di una stessa radice da sinonimi e kenningar. È anche possibile che la parola per indicare il "vegetale secco" sia diversa da quella per indicare il "vegetale", così come per "ebreo liberale" si usa una radice del tutto diversa da quella per dire "ebreo".
Non è sempre chiaro se certe frasi siano il prodotto di sostanze psichedeliche o di difetti del traduttore automatico. Tuttavia nel secondo caso, perché non correggere tali errori?

■  Ci sono frasi dalla struttura stereotipa, che non permettono di isolare con sicurezza i singoli componenti. Esempi:

C: Reaslu bres, delque, don vei ponto sousins cuar lit pibre.
E: The figs, quarrels, and cars are all broad and clever.
 

C: Mocmu wirtat, creabet, malses meistins nemlier bretem hes round sersui zenie.
E: The figs, cynics, and jackets are all sound and young.
 

C: Pag cuobrar detlai, yu, mehr fin eks ruar papo sachil mae acpart oh.
E: The frogs, slates, and raindrops are all oil and sharp.
 

Sembra che si siano fatti un viaggio nel Paese delle Meraviglie di Alice...

C: Yeahjuin mem dennest, dow, dem reic four razgan klarha yeahsur irjour.
E: The cats, shoots, and raindrops are all gelid and thin.
 

■  Sono definiti ben otto diversi livelli di sintassi espansa. Le sezioni dei frasari sono relative al "livello di sintassi espansa". Cosa questo possa significare è per il momento abbastanza fumoso. Una domanda cogente. In cosa consiste il livello di sintassi espansa delle frasi elencate nelle pagine del sito? Per quanto ci pensi, non trovo nessuna differenza concettuale tra frasi di primo livello, di secondo livello, etc. Così se riporto otto diverse frasi prese a caso dal sito, senza sapere la loro sezione di appartenenza, non trovo nulla che possa permettermi di classificarle.

Una seconda domanda. Perché mai elencare le frasi ordinandole alfabeticamente a partire dalla prima parola in lingua sconosciuta?

Comincio a compilare un dizionario con annotazioni, a tempo perso e senza fretta. Nel file trascrivo tutte le possibili corrispondenze trovate. Vediamo a dove porterà tutto ciò.

      Alessandra: "Marco sempre nella pagina di EVE... ci sono RIGHE che riportano questa parola connessa ad alcuni aggettivi particolari che richiamano il senso di LOWER e weak...eccole:
C: Bledeed, yeaho zehnis ying grie funfab, pla clubcen jahr, tri ristiel.
E: Eve, alongside vegetables weak and lower, speaks within it, cleaning weakened.

C: Dayvie eljui seclor gorcau mar fab wennil ijour ub ni cultav.
E: Other lower dry vegetables will improve sleepily throughout books.- C: Riaseu zulning ent sepas ment mulkurz voixcor clas sucneun trucreg tutwas kak beingins. (&)
E: Some empty old trifles partly call as the nasty vegetables dye.-----

"i termini tradotti con l'inglese VEGETABLE potrebbero appartenere a una CATEGORIA SEMANTICA particolare magari connessa al nome EVE..."

Non sono sicuro che ci sia una connessione. In una frase di quinto livello abbiamo che EVE traduce BRENAC:

C: Brenac, relwas mas, achout sunals druckart, lesart nis ont fir tun per.
E: Eve, still killing, provokes almost furiously, as the drier hates between their ticket.
 

Secondo livello: EVE traduce CORP

C: Corp, opmin diesget fon bleibis perif, old coicien asco mio, lumil vartes.
E: Eve, towards milliners strange and dull, provokes within it, covering partly.
 

La frase in lingua sconosciuta è seguita dalla stringa {pos}. Compaiono a volte nomi propri, in genere come prime parole di una frase, seguite da virgola. Così KOP è tradotto con Ed. In attesa di un programma utile, bisogna cominciare a raccogliere tutte le parole isolate da una virgola all'inizio di una frase, con corrispondente parola in inglese pure isolata da virgola, tipo "BLEDEED, etc."= "EVE, etc." Le possibilità di una corrispondenza esatta sono massime.

Molto di rado si trovano parole uguali, a quanto sembra, e quando accade pongono più problemi di quanti contribuiscano a risolverne. Anche per concetti come "ora", "talvolta", "occasionalmente", si trova una gran varietà di lemmi diversi.

Informazioni sul dominio

Questo link riporta le informazioni sul dominio di Translatish.com:


Il sito è stato registrato nel 2001 negli USA. Ho letto in un forum che il dominio originale apparteneva a un polacco, se non vado errato a un dentista. Poi sarebbe stato preso e trasformato così. Non so però quanto l'informazione sia attendibile.

Siti simili

Ho scoperto l'esistenza di un sito del tutto simile, scritto nella stessa lingua:


La struttura è identica a quella di Translatish.com, con un'unica eccezione: l'iniziale che marca le frasi in lingua sconosciuta nelle pagini bilingui è B. anziché C., cosa che mi ha fatto dubitare dell'ipotesi che il nome di questo idioma inizi con la lettera C.

Ci sono file pdf scritti nella stessa lingua, che non si riesce a scaricare, perché chiede di fare login. Ho visto che in un sito, accessibile soltanto in copia cache, ci sono anche alcuni link che rimandano a pagine scritte in una conlang di base neolatina e di sapore vagamente occitano chiamata Interlingua, tra cui anche la traduzione di un'opera di Conan Doyle. Poi ho visto un file pdf, sempre inaccessibile, la cui anteprima presenta un testo in basco. Sembra anche che alcuni risultati delle ricerche in Google mostrino scritti nella lingua sconosciuta in siti pornografici di incesto, da cui mi sono tenuto alla larga.

Potrebbe davvero trattarsi di spam? A mio parere siamo di fronte a qualcosa di molto diverso. Mi sono imbattuto in numerose occasioni in splog, ossia blog generati in automatico da macchine apposite che producono testi casuali. Di solito sono usate per inquinare una piattaforma e portarla al collasso. È successo ad esempio con Splinder. Non si tratta dello stesso fenomeno.

P.S.
Durante la compilazione di questo scritto, ho scoperto che esiste, incredibile dictu, anche un sito che riporta traduzioni in italiano:


Le pagine bilingui, in cui le traduzioni in italiano sono marcate con E., sembrano essere ospitate nel sito, nato in francese, come un organismo parassita. Spesso ai testi italiani sono mescolate parole e locuzioni in francese, come se la traduzione fosse stata eseguita automaticamente da quella lingua, con tutte le imperfezioni del caso. 

Reazioni nel Web

1) Un russo si è posto le stesse nostre domande, senza arrivare a nulla di conclusivo.


2) In un sito, Godlikeproductions.com, si ventila l'idea che questa sia la lingua dei fantomatici Illuminati, la setta a cui i complottisti attribuiscono immensi poteri e controllo sul mondo intero. La lista dei tentativi di traduzione trovati in Godlikeproductions.com è completamente erronea. L'autore si basava su rozze assonanze con la lingua inglese, ottenendo banali equivalenze contraddette dal materiale del sito.
SISFIN
è "unhappily" (tra le altre cose), di certo non "sixty"
 

3) Un interessante commento compariva sul sito DIS.4CHAN.ORG, ora distrutto. Anonymous : 2010-03-19 20:45 is very right. There is no obvious redundancy in the translation examples which is very unnatural. Also, translable and translatish makes big efforts to exclude redundancy in the English counterpart as well. No European language matches. Remote languages are unlikely because of the comma-separated phrase fragments being in almost original length. It is certainly not a dumb fake, it is too sophisticated. It looks like a perfect machine translation (this is also what the add says) but obviously the wordbook is not one of the natural language pairs but might well be a random list if not for one side for both - which might exclude any etymological relationship between contextual related words.
Purpose: unknown. Boost you page ranking by including all misspelled words that could ever occur.


Tentativo di compilazione di un glossario

Questo è un glossario di parole dedotte dall'analisi di frasi, assumendo che se un lemma compare all'inizio di una frase seguito dalla virgola, e lo stesso accade nella traduzione, si possa assumere che la parola della lingua sconosciuta sia tradotta da quella inglese. Ecco cosa si ottiene: 

AI = yesterday
AINMI = yesterday
AM = yesterday
BALD = yesterday
CA = yesterday
CICTOU = yesterday
DESMARK = yesterdays
FOODZUG = yesterday
HOMKOA = yesterday
LEURAN = yesterday
NIERMUN = yesterday
NONWEIL = yesterday
PORTOUR = yesterday
RIONE = yesterday
RIPROB = yesterday
ROADRI = yesterday
ROT = yesterday
SAGZENT = yesterday
SPAFORT = yesterday
YET = yesterday
YO = yesterday 

BERMOST = tomorrow
CHENING = tomorrow
CLO = tomorrow
CREERTIO = tomorrow
FOUNDIS = tomorrow
GAINDERN = tomorrow
GRIFE = tomorrow
KEN = tomorrow
LAWFEB = tomorrow
MALAFDON = tomorrow
MUST = tomorrow
NAR = tomorrow
NO = tomorrow 
OGO = tomorrow
RAU = tomorrow
SERUM = tomorrow
SIBVON = tomorrow
SO = tomorrow
SOR = tomorrow
SORLAM = tomorrow
VIENEM = tomorrow
WARDENN = tomorrow
XOR = tomorrow
 

AGDOING = occasionally
ALS = occasionally
DIB = occasionally
DO = occasionally
EST = occasionally 
EU = occasionally
GOUHA = occasionally
GUALTAN = occasionally
IZQUAND = occasionally
KERBEST = occasionally
KIND = occasionally
PEU = occasionally
PIEL = occasionally
RAM = occasionally
RE = occasionally
SEN = occasionally
SEZFO = occasionally
SIC = occasionally
SHORTE = occasionally
STUCKEM = occasionally
TAG = occasionally
TOLD = occasionally
 

Solo poche di queste forme sembrano tra loro compatibili (es. AI - AINMISO - SOR; YET - YOSEN - SEZFO, etc.) e derivate da una stessa radice, mentre il loro numero e la loro varietà sembrano virtualmente infinite, potendosi formare quasi per generazione spontanea.

Il mistero di un bizzarro vocabolo è stato invece risolto: 

MEOKURZ = CONSEQUENTLY; TO BE FOR SEVERAL DAYS; TO PASS ON, etc.

C: Meokurz tiftan baugland apsor hair viport chef eltaitrer nacpou col bih.
E: Christ was in the crypt for three daytimes and three nights.

C: Lorlo unp fronrel cluir vion meokurz tries.
E: Maybe this comes consequently to some people.

C: Lordel elhui cruz femve gesland rammos florask men meokurz trairan pliclu efa sionap.
E: But a juggernaut which is information has past on from that.

Conclusioni

Alla fine, ho deciso di lasciar perdere, perché non si veniva a capo di nulla. Se si tratta di un codice, è al di fuori della mia portata. Per risolvere il mistero di Translatish.com occorre un sequenziatore, un programma che confronti le frasi in lingua sconosciuta con le corrispondenti frasi in inglese, incrociando le parole, cercandone in automatico le corrispondenze. 

sabato 23 gennaio 2016

IL MITO MEMETICO DELLE CENTINAIA DI PAROLE ESCHIMESI PER INDICARE LA NEVE

Chi non ha sentito parlare del gran numero di parole usate dagli Inuit, noti anche come Eschimesi, per indicare la neve? La cosa non sorprende nessuno: del resto è del tutto naturale pensare che un popolo costretto a vivere nelle desolazioni artiche abbia un lessico specializzato per descrivere l'elemento più comune del proprio ambiente. Tuttavia si tratta di un grande inganno. L'antropologa americana Laura Martin nel 1986 ha fatto una ricerca per cercare di tracciare l'origine e la diffusione del mito. Ha scoperto che ha le sue radici in un lavoro etnologico degli inizi del XX secolo.

Le parole citate da Franz Boas nel 1911 sono le seguenti:

aput = neve al suolo
qana = neve che cade
piqsirpoq = neve che scivola
qumusuq = frana di neve

Esse sono genuine, anche se in realtà le radici originali del lessico di base sono soltanto le prime due. Per il proto-Eskimo gli studiosi hanno ricostruito tre radici: *qaniɣ- "neve che cade", *aniɣu- "neve caduta" e *apun- "neve al suolo". Parole derivate da queste radici si trovano in tutte le lingue degli Inuit: soltanto in quella della Groenlandia mancano discendenti di *aniɣu-.

Cinque parole sono riportate da Benjamin Lee Whorf (1940), senza però citare la fonte. Perniciosa è la mancanza di distinzione tra parole, radici, composti, termini indipendenti. Infatti le lingue degli Inuit sono polisintetiche, ossia concentrano i concetti di un'intera frase in una singola e lunga parola. Questo non è concepibile per gli anglosassoni, che tendono inoltre a proiettare le loro categorie su tutti gli altri popoli del pianeta, credendo stolidamente che tutte le lingue debbano per forza funzionare come la loro. È così accaduto che una stessa radice con un diverso suffisso fosse interpretata dagli studiosi come una parola del tutto dissimile da quella di partenza. Questa è una cronistoria sintetica degli errori e dei fraintendimenti:

1) Edward Hall, 1959: menziona Boas, ma i dati riportati sono erronei. I termini appaiono tutti come "sostantivi".
2) Roger Brown, 1959: fa riferimenti vaghi a "parole", mostrando totale mancanza di conoscenza anche rudimentale della grammatica della lingua degli Inuit.
3) Carol Eastman, 1975: Influente documento sul linguaggio e sulla cultura basato su una cattiva elaborazione di Brown. Solo 6 righe dopo aver affermato che gli Eschimesi possiedono 3 parole, quindi assicura che essi usano "molte parole per indicare neve".
4) Enciclopedia delle Trivialità, 1984: 9 termini con una spiegazione: "Gli Eschimesi possono solo parlare soltanto di un ambiente molto limitato, per cui devono inventare un mucchio di parole per riempire le loro conversazioni".
5) New York Times, 9 febbraio 1984, editoriale: 100 parole.
6) Programma di WEWS Cleveland, 1984: 200 parole.
7) Si è ormai diffuso il meme, assieme ad altri miti egualmente infondati: da quattro che erano, le parole eschimesi per "neve" arrivano a quattrocento. 

Alle conclusioni della Martin giunge anche Geoff Pullum, che pochi anni dopo ha pubblicato il libro The Great Eskimo Vocabulary Hoax and Other Irreverent Essays on the Study of Language (1991).

La leggenda metropolitana ha dato origine a una vera e propria tradizione, che vive di vita propria. Il tutto è stato causato non soltanto dall'ignoranza delle masse e dalla loro sete di esotismo, ma anche da un mondo accademico essenzialmente frivolo.  

Una volta che il contagio memetico è diventato globale, ecco che compare un elenco parodistico di "parole eschimesi" per "neve" riportate da Phil James e presentato come satira. Ne riporto un breve estratto, rimandando alla fonte originale per la lista completa:


Ho aggiunto dei punti esclamativi per contrassegnare le trovate più assurde e guittesche. 

tlapa "powder snow"
tlacringit "snow that is crusted on the surface"
kayi "drifting snow"
tlapat "still snow"
klin "remembered snow" (!)
naklin "forgotten snow" (!)
tlamo "snow that falls in large wet flakes"
tlatim "snow that falls in small flakes"
tlaslo "snow that falls slowly"
tlapinti "snow that falls quickly"
kripya "snow that has melted and refrozen"
tliyel "snow that has been marked by wolves"
tliyelin "snoW that has been marked by Eskimos"
blotla "blowing snow" (!)
pactla "snow that has been packed down" (!)
hirula "snow in beards"
wa-ter "melted snow" (!!)
tlayinq "snow mixed with mud"
quinaya "snow mixed with Husky shit"
quinyaya "snow mixed with the shit of a lead dog"
slimtla "snow that is crusted on top but soft undereath"
kriplyana "snow that looks blue in the early morning"
puntla "a moutful of snow because you fibbed" (!)
allatla "baked snow" (!!)
fritla "fried snow" (!!)
gristla "deep fried snow" (!!)
 

Si tratta di colossali stronzate goliardiche la cui propagazione andrebbe contrastata con ogni mezzo, dato che spesso i lettori che si imbattono in simili pagine non ne comprendono la natura interamente fittizia. Queste false informazioni, che nulla hanno in comune con gli Inuit e con le loro lingue, alimentano ulteriormente il contagio memetico: non è difficile immaginare che finiranno col diffondersi voci su quattromila parole per indicare la neve. 



domenica 17 gennaio 2016

Lyle Campbell - American Indian Languages.
The Historical Linguistics of Native America.
Oxford University Press, New York, 1997

Capitolo 7. Relazioni genetiche lontane: I metodi

Eliminazione dei prestiti

La diffusione è una ben nota sorgente di somiglianze non genetiche tra le lingue, e può rendere complicata la determinazione di parentele remote. Molti studiosi, che sono ben consapevoli di questo problema, hanno ciononostante errato non identificando né eliminando i prestiti (vedi Campbell e Kaufman 1980, 1983; Campbell 1988b). Menziono pochi casi di prestiti non identificati (che sfortunatamente prevalgono in molte proposte di parentele genetiche remote). Greenberg (1987:108) ha citato tra le sue "etimologie Chibcha-Paezan" forme da quattro lingue in sostegno della sua proposta etimologia della parola 'ascia', includendo il Cuitlateco navaxo 'coltello' (che è un prestito dallo Spagnolo navajo 'coltello, rasoio') e Tunebo baxi-ta 'machete' (che è anch'esso un prestito, dallo Spagnolo machete).20 Così, metà delle forme citate in sostegno di questa cosiddetta etimologia sono prestiti non riconosciuti. Le connessioni proposte da Swadesh (1966) tra Tarasco e Maya includono diversi prestiti: Tarasco tu-pu / Maya tuch 'ombelico' (la forma Maya è un prestito dal Nahuatl *toš 'ombelico'(i) - presa a prestito allo stesso modo da diverse lingue dell'area); Tarasco šan-tu 'fare mattoni' / Maya šan 'mattone' (entrambi sono prestiti dalla forma Nahuatl -šan 'mattone'(ii)).
Nel raggruppare le lingue Tacanan, Paonan, Mosetén, Chono e Fueghine, Key (1978), non è riuscito ad eliminare numerosi prestiti. Per esempio, Mapudungu čallwa 'pesce' è dal Quechua čalywa; la maggior parte delle forme per 'gallina' (Mapudungu ačawaly; Mosetén ataua, atavua; Chama waipa, waɁipa; Reyesano walípa; Tacana warípa) sono dal Quechua atawalypa, walypa 'pollo'(iii), che fu largamente diffuso dopo l'arrivo degli Spagnoli, attraverso regioni finitime del Sud America (vedi Carpenter 1985); e le forme per 'maiale' (Mapudungu kuchi, Cavineña koči, Chama kweči, Tacana koči) sono tutte dallo Spagnolo coche 'maiale'(iv). Simili esempi potrebbero essere moltiplicati, ma questi sono sufficienti a dimostrare che i prestiti non rilevati sono davvero un serio problema in molte proposte di parentela genetica lontana.
È stato spesso suggerito, come visto nell'afermazione di Swadesh, che "il fattore prestito può essere ridotto a una percentuale molto piccola di parole non culturali" (1954b:313, vedi anche Ruhlen 1994:42) - ossia, se non si può determinare se una particolare parola è o meno un prestito, si deve attribuire un maggior credito al lessico di base, alle forme non culturali, perché esse hanno meno probabilità di essere prestiti.21 Così, per esempio, Jacobsen (1993) raccomanda di separare dal lavoro di Sapir (1915c) novantotto comparazioni lessicali, poiché gli oggetti tangibili sono potenzialmente soggetti a prestito": 'gru', 'freccia[asta]/arpione', 'streghe/erba', 'piuma'; 'piatto/mettere in piatto', 'suocera', 'abete/abete rosso/cedro', e 'oca/anatra selvatica'. Questa è una buona pratica, ma - come menzionato in precedenza - anche le parole del lessico di base e non culturali possono talvolta essere prese a prestito. Il Finnico ha preso a prestito dai suoi vicini Baltici e Germanici vari termini di parentela stretta e di parti del corpo, incluse 'madre',
'figlia', 'sorella', 'dente', 'ombelico', 'collo', 'coscia' e 'pelliccia' (Anttila 1989:155). Simili esempi possono essere citati per le lingue americane native: Aleuto braata-X 'fratello' dal Russo brat (Bergsland 1986:44) e Pipil manu 'pratello' dallo Spagnolo hermano (Campbell 1985b). Pierce ha mostrato che circa il 15% delle 3.000 parole più comuni in Turco e in Persiano sono di origine araba,22 notando che "se Arabo, Persiano e Turco fossero separati adesso e studiati per 3.000 anni da linguisti senza documenti storici, si potrebbero facilmente trovare liste di parenti, si potrebbero stabilire corrispondenze di suoni, e sarebbero postulate erronee parentele genetiche" (1965:31). Egli considera tutto ciò istruttivo sul modo in cui si dovrebbero considerare alcune proposte che mettono in relazione gruppi di lingue native Americane:

   Suggerirei che se l'Athapaskan primitivo, il Tlinglit e l'Haida avessero avuto un periodo di stretto contatto prima dell'espansione del gruppo Athapaskan, e noi conoscessimo poco o nulla delle grammatiche dei tre gruppi, sarebbe altamente probabile che Sapir avrebbe dato il quadro che ha dato come risultato del prestito. 

    Considerando questa evidenza, tutte le classificazioni più ampie di Sapir e persino alcune delle connessioni tra famiglie necessitano di essere riesaminate per essere sicuri che le connessioni non siano state stabilite sulla base di un numero di parenti che potrebbero facilmente essere stati prestiti. Se essi sono stati postulati sulla base di dati insufficienti, allora si dovrebbe fare molto lavoro prima di poter assumere con sicurezza che queste conclusioni siano corrette. (Pierce 1965:31, 33)  

L'Inglese ha preso a prestito dal Francese o dal Latino stomach, face, vein, artery e intestine; ancora nel regno dei concetti di base, ma non necessariamente del vocabolario di base, sono i prestiti inglesi animal, anus, arrive, beautiful, defecate, excrement, female, finish, flower, forest, fruit, grand- [in grandfather, grandmother], large, male, mosquito, mountain, navel(v), pain, penis, person, river, round, saliva, testicle, trunk (tronco di albero), urine, vagina e vein, per menzionarne qualcuno.23

(Traduzione del sottoscritto, 2016) 

Note dell'autore:

20 Si noti che in Tunebo [x] alterna liberamente con [š], che le consonanti nasali non ricorrono prima delle vocali orali, e che le vocali della forma Tunebo sono i sostituti prevedibili dello Spagnolo e
21 Suarez ha ragione nel dire che "il pericolo di somiglianza casuale nei prestiti è altrettanto grande che nelle voci imparentate" (1985:574). È davvero una pratica tipica quella di sollevare ogni possibile ammonimento nel valutare potenziali parenti, trattando per contro i prestiti in modo meno rigoroso, come se fossero in grado di spiegarsi da sé. In ultima istanza, si dovrebbe impiegare la stessa attenzione nel determinare i prestiti e nell'accertare i parenti. Tuttavia, quando la forma in discussione è propagandata come potenziale prova per una relazione genetica lontana non ancora dimostrata, si dovrebbe prendere seriamente in considerazione la reale possibilità del prestito come spiegazione. Nel caso in cui sono analizzate le rivendicazioni su un prestito, potrebbe anche valere l'inverso—ossia la possibilità che forme simili siano antichi parenti dovrebbe essere investigata con cura come potenziale controprova della rivendicazione sul prestito.
22 Espresso con un diverso calcolo: "In Turco almeno 20 su 150 delle radici più frequentemente usate dai contadini analfabeti sono condivise con alcune lingue del tutto prive di parentela [l'Arabo]" (Pierce 1965:27).
23 I diversi casi di prestiti non rilevati che complicano le ipotesi di parentela genetica remota presentati in questa sezione (molti altri potrebbero essere presentati) sono sufficienti a dimostrare l'inaccuratezza dell'affermazione di Ruhlen secondo cui "i prestiti possono in quasi tutti i casi essere scoperti, e quindi non costituiscono un serio impedimento" (1994b:43). Egli crede che "solo certi tipi di parole sono particolarmente suscettibili di essere prese a prestito" e che "il prestito avvenga solo in certe speciali circostanze, quasi sempre quando due le lingue in questione sono in contatto intimo e quotidiano," e che questi due fattori "rendano il prestito soltanto un modesto impedimento" (1994b:42). Certo, quando non si sa se le lingue confrontate siano realmente imparentate, non si sa nemmeno se esse un tempo hanno preso a prestito parole l'una dall'altra—ossia, se esse sono state nelle "speciali circostanze" che producono il prestito. Inoltre, come discusso in questa sezione, mentre certi termini del vocabolario sono più passibili di altri di essre presi a prestito, di fatto ci sono chiari casi che dimostrano che virtualmente ogni tipo di lessico può essere prestato, inclusi i pronomi, i nomi delle parti del corpo, e simili.

Note del traduttore: 

(i) Dalla mia conoscenza della lingua Nahuatl classica, che ho appreso nei primi anni di università, non risulta una simile radice, l'unica parola nota per esprimere il concetto di 'ombelico' essendo xictli, con la variante xīctli (nell'ortografia classica x = š). Nel mio materiale di studio non ho trovato alcun composto contenente una radice *tox- con questo significato. Forse si tratta di una radice residuale presente in alcuni composti fossilizzati. In ogni caso sarebbe utile sapere da quale fonte Campbell ha tratto questa agnizione. 
(ii) Nahuatl xāmitl 'mattone', allo stato possessivo -xān, es. noxān 'il mio mattone'. Si noti che Campbell, così come gli autori da lui criticati, riporta le forme di svariate lingue in modo estremamente approssimativo, spesso tralasciando tratti fonetici importanti come la lunghezza vocalica.
(iii) Il termine, che è un nome del gallo, si trova come antroponimo dell'ultimo Inca, Atahuallpa. Prima del contatto con gli Spagnoli indicava un gallinaceo selvatico.
(iv) Un termine di sostrato molto popolare, cfr. francese cochon. I romanisti lo considerano un "ipocoristico", stratagemma da essi spesso usato per negare termini preromani la cui ricostruzione si presenta difficile.
(v) Un marchiano errore del Campbell: il termine navel 'ombelico' ha infatti chiara etimologia germanica e non è un prestito. Potremmo tuttavia avere a che fare con un semplice refuso: navel al posto di naval 'navale', di chiara origine latina. L'articolo resta tuttavia ben valido nella sua sostanza: il discorso, che reputo della massima importanza, non è certo inficiato dalla presenza di un refuso e di qualche dato di dubbia origine.

Questo è il link da cui si può scaricare l'opera in formato pdf: