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domenica 19 marzo 2023


I CONDANNATI DI MESSINA 

Titolo originale: Exiled from Earth
Autore: Ben Bova
1ª ed. originale: 1971
1ª ed. italiana: 1972
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza 
Sottogenere: Distopico 
Etichette attribuite: "Letteratura per ragazzi"
Lingua originale: Inglese
Ambientazione: XXII secolo
Protagonisti: Lou Christopher
Antagonisti: Donald Marcus, Rolf Bernard
Altri personaggi: Bonnie Sterne, Anton Kori,
  il Presidente Generale, il ministro Vassily Kobryn, 
  il Grande George 
Editore: Arnoldo Mondadori Editore 
Collana: Urania 
    Numero: 601 
Codice ISBN-10: 0525450165
Codice ISBN-13: ‎978-0525450160 
Traduttore: Bianca Russo 

Sinossi (da MondoUrania.com):
Farà piacere ai nostri lettori siciliani sapere che in un futuro più o meno lontano Messina è destinata a diventare sede del supergoverno mondiale. La città, certo, non sarà più la stessa. Torri e palazzi fantascientifici domineranno lo stretto; uomini dotati d'immenso potere e carichi d'immense responsabilità guarderanno pensosi verso la Calabria; e celebri scienziati di tutto il mondo si ritroveranno, sbigottiti, a Messina, trasportati qui con le buone e con le cattive insieme alle loro famiglie. Una gravissima decisione è stata presa al più alto livello: ancora una volta la scienza sta per mettere in pericolo mortale non solo la società ma l'umanità stessa. E la scienza deve essere messa in condizioni di non nuocere. L'ordine spietato (o pietoso?), necessario (o criminale?) partirà da Messina.

Trama: 
XXII secolo. Il mondo è unito ma gravato dal peso di 20 miliardi di persone. Il Governo Mondiale, che ha sede a Messina, ha preso la difficile decisione di esiliare i più importanti scienziati della Terra. Il loro lavoro è considerato troppo pericoloso per il genere umano, quindi è stato deciso di confinarli in una stazione spaziale e di inviarli dove non possano interferire con la società. Il Presidente Generale si lascia convincere dal subdolo Ministro della Sicurezza, Vassily Kobryn, e fa partire gli ordini esecutivi di deportazione. 
Louis "Lou" Christopher è un informatico che lavora a un progetto di ingegneria genetica in cui l'uso dei computer è essenziale. È l'esperto programmatore di RAMO, il potente computer utilizzato dal più importante centro di ricerca genetica mondiale, che ha sede ad Albuquerque, nel Nuovo Messico. Incluso nella lista degli scienziati da esiliare, viene raggiunto da un agente federale e subisce un tentativo di arresto senza nessuna accusa formale. Viene così deportato a New York nella sede dell'ONU, dove viene a sapere che la sua destinazione finale è Messina. Terrorizzato dagli eventi, riesce a trovare il modo di fuggire in modo rocambolesco e si inoltra nei selvaggi sobborghi di quella che un tempo era conosciuta come "la Grande Mela". La civiltà è crollata lasciando il posto a un pullulare di gang giovanili di una violenza inaudita. Dopo molte disavventure in mezzo alla fauna di quell'ambiente ostile, Lou riesce ad imbarcarsi per Albuquerque, aiutato da Felix, capo della famigerata banda dei Gatti Selvaggi - che gli rivela di essere un agente in incognito, infiltrato nella criminalità con l'incarico di tentarne il recupero a lungo termine. Tornato nella sua città, il programmatore entra nel centro di ricerca dove lavorava e lo trova deserto. L'unica creatura rimasta è il Grande George, un immenso gorilla senziente e dotato di parola, che ha ottenuto questa facoltà tramite ingegneria genetica. Lou interroga il computer RAMO, da cui apprende che il centro di ricerca è stato chiuso per ordine del Governo. Gli scienziati sono stati arrestati. Il problema è che lo stesso computer ha una mentalità estremamente rigida e ha denunciato Lou alle Forze dell'Ordine. Gli agenti irrompono nel laboratorio. Il programmatore fugge per il rotto della cuffia, rifugiandosi nell'appartamento della fidanzata e collega Bonnie Sterne. Lei lo ascolta annoiata e si comporta esattamente come RAMO, pur pensando con grande ingenuità di agire a fin di bene: allerta la polizia. Deportato a Messina, Lou viene rinchiuso con gli scienziati in una villa lussuosissima. Qui riceve una comunicazione dal ministro Vassily Kobryn, che rivela l'arcano: il Governo Mondiale ha preso la drastica decisione di esiliare l'intero mondo scientifico in una stazione orbitale. Il russo spiega con dovizia di particolari il perché dell'esilio, dicendo che il mondo non sarebbe al sicuro se la Scienza potesse svilupparsi liberamente. 
A questo punto Lou viene contattato da un politico colluso, il Ministro delle Finanze Rolf Bernard, che gli spiega di essere contrario alle determinazioni di Kobryn. Fa quindi una proposta che non si può rifiutare: in un'isola tropicale è stato predisposto un centro di ricerca segreto diretto dal Dottor Donald Marcus - dove Lou è invitato a trasferirsi e a lavorare. Il programmatore chiede e ottiene, come unica condizione, che la fidanzata Bonnie venga portata sull'isola assieme a lui. Per un po' tutto sembra filare liscio, tuttavia qualcosa finisce col guastarsi. Lou, Bonnie e il collega slavo Anton Kori scoprono che il perfido Ministro ha un piano ben diverso da quello che ha raccontato loro: intende rovesciare il Governo di Messina con un golpe militare e impossessarsi del potere; per assicurarsi il dominio sulla Terra è deciso ad impiegere armi biologiche, genetiche, chimiche e nucleari sviluppate nel centro di ricerca del malvagio Dottor Marcus. Vogliono rendere deficiente la popolazione mondiale!  
Le cose precipitano quando Lou capisce che il suo amatissimo gorilla, il Grande George (cui tiene più che alla fidanzata), anche lui presente sull'isola, sarebbe usato come cavia per un nuovo tipo di arma genetica che lo priverebbe di tutte le sue facoltà intellettive, riducendolo a un demente. Kori ha un modo geniale per allertare il Governo Mondiale, facendo esplodere una bomba atomica di limitata potenza in grado di attivare una rete globale di satelliti spia e ad attirare sull'isola le truppe governative. Così avviene: l'ordigno esplode e i militari irrompono. Il piano di Bernard e di Marcus fallisce miseramente, ma a caro prezzo. Nel corso degli scontri a fuoco, il Grande George si becca in corpo un proiettile sparato a caso, che lo uccide all'istante
Il Presidente Generale è molto grato a Lou e ai suoi compagni per aver sventato la cospirazione, però li avverte che l'esilio perpetuo rimane in vigore! Lou e Kori sono costretti alla deportazione sulla stazione spaziale. Bonnie invece è ritenuta poco più di una scema, così non è considerata pericolosa: può scegliere cosa fare della sua vita, se seguire il fidanzato nell'esilio oppure rimanere sulla Terra. La donna sceglie di seguire Lou, pur riservandosi la facoltà di fare ritorno in caso la situazione dovesse rivelarsi insopportabile - come in effetti avviene. La vita sulla stazione spaziale è infernale e dominata dalla depressione profonda. Molti esimi scienziati sono ridotti alla demenza. Bonnie, che per un po' aveva giocato con l'idea di rendere cornuto Lou saltando nel letto di Kori, forte del suo privilegio matriarcale, finisce col cedere. La mancanza di libertà la opprime in modo lancinante. Quindi ritorna sul pianeta, abbandonando entrambi gli uomini. 
Ad un certo punto, Lou ha un'idea geniale: far equipaggiare la stazione spaziale per il volo interstellare, in modo tale da condurla fino ad Alfa Centauri in una traversata generazionale. I dati trasmessi trent'anni prima dalla sonda Starfarer ed analizzati da Kori, dimostrano che alcuni pianeti orbitano attorno alla stella doppia: uno di questi sarebbe potenzialmente abitabile. Gli scienziati più vecchi, ostili e bacchettoni, cercano in ogni modo di opporsi. Tuttavia la proposta di Lou viene messa ai voti in un'operazione di democrazia diretta, vincendo grazie al voto dei giovani, pieni di spirito d'avventura. Il Governo Mondiale accetta di dare il suo aiuto alla spedizione, ansioso di liberarsi dai pericoli del mondo scientifico. La traversata ha così inizio. 


Recensione: 
Il romanzo di Bova è ricchissimo di spunti di riflessione e tratta di molti temi della massima gravità, che ci toccano da vicino. Anche se la trama è un po' fragile e i personaggi avrebbero potuto essere caratterizzati in modo più robusto, sono convinto che meriti di essere letto. 
I condannati di Messina fa parte di un importante filone distopico tipico degli anni '60 e '70 del XX secolo, in cui si esplorava il cruciale tema della sovrappopolazione con tutte le sue terribili conseguenze, facendo una critica sociale serrata. Basti pensare a Largo! Largo! (Make Room! Make Room!) di Harry Harrison (1966), di cui è famosissimo l'adattamento del 1973, 2022: I sopravvissuti (Soylent Green). Il romanzo di Bova risente del clima dell'epoca, in cui si aveva il netto e pervasivo presentimento di una catastrofe ambientale incombente. In particolare, proprio in quegli anni fiorivano le attività del Club di Roma, la famosa associazione mondiale non governativa e non profit fondata nel 1968, composta da scienziati, economisti, uomini e donne d'affari, attivisti dei diritti civili, dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato. Nel 1972 il Club di Roma pubblicò il Rapporto sui limiti dello sviluppo (The Limits to Growth), meglio noto come Rapporto Meadows, che affermava l'impossibilità della crescita economica indefinita, per via della disponibilità limitata delle necessarie risorse naturali, prima tra tutte il petrolio, oltre che della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. Il problema delle previsioni del Rapporto Meadows è che il modello matematico alla loro base era abbastanza semplicistico, così i risultati si sono rivelati poco accurati. Le curve che descrivono gli andamenti dell'esplosione demografica si impennano molto più di quanto stia accadendo nella realtà. Recentemente ho trovato nel Web un sito che accusa come "fake news" le critiche ai risultati del Rapporto Meadows, tuttavia ricordo ancora molto bene l'epoca in cui questi davano per esaurite o in rapidissimo esaurimento le riserve petrolifere mondiali, mentre nel frattempo il miglioramento delle tecnologie di prospezione ha assicurato decenni di sfruttamento assicurato dei combustibili fossili. Queste discrepanze hanno fatto sì che molti abbandonassero ogni fiducia nelle previsioni ambientali, arrivando per contro a uno scetticismo profondo, addirittura negazionista. Il principio che i perfidi media e le masse grossolane hanno applicato è questo: "I tuttologi hanno sbagliato una cosa, quindi tutto quello che dicono è una cazzata e il problema non esiste". Sul tema della sovrappopolazione è quindi calata la scure del tabù. Una scure molto insidiosa, visto che le mani del carnefice che la maneggia sono religiose oltre che ideologiche. Censura e ipocrisia. In ogni caso, credo che un'opera come Exiled from Earth ai nostri giorni non potrebbe avere alcuna fortuna. 

Scenari carpenteriani! 

Passiamo ora ad analizzare il greve clima da cui Bova ha tratto la descrizione della desolazione di New York devastata dalle gang. Il dilagare della violenza nelle grandi città portò, a partire dagli anni '60, a fare previsioni sempre più cupe già nell'immediato futuro. Si parlava di "giungla urbana": quello che si andava affermando nell'immaginario collettivo era un territorio privo di legge, in cui valeva l'arbitrio del più forte. Il pericolo dietro l'angolo, che i cittadini onesti sentivano con tutto il suo carico di terrore, era la riscimmiazione del genere umano, la sua involuzione verso la subumanità più ripugnante, la totale vanificazione di millenni di progresso etico, culturale, tecnico e scientifico. Non stupisce che negli anni '70 e '80 questi temi siano stati illustrati in modo estremamente efficace nella Settima Arte. Il massimo interprete di queste paure zombificanti fu senza dubbio John Carpenter, con Distretto 13 - Le brigate della morte (Assault on Precinct 13, 1976) e 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981) - a cui fece seguito Fuga da Los Angeles (Escape from L.A., 1996). Non dobbiamo poi dimenticare un importante film di Walter Hill, I guerrieri della notte (The Warriors, 1979). 
Anche in questo caso, le previsioni sulla violenza urbana dilagante erano di gran lunga peggiori di quanto possiamo vedere realizzato nel nostro presente. La causa potrebbe stare in un mirabile e ingannevole meccanismo a cui ho dato il nome di "Acceleratore del 2000". L'immaginario collettivo vedeva l'anno 2000 come una discontinuità storica di capitale importanza. Era una convinzione irrazionale, pertinente al pensiero magico-superstizioso. C'erano numerosissime persone che si aspettavano di veder realizzato all'improvviso un mondo fatto di astronavi e di robot, appena uscite dal cenone di San Silvestro dell'anno 1999. Ancora ai tempi in cui Carpenter diresse il famoso film su New York, ci si aspettavano sviluppi catastrofici troppo rapidi già negli anni immediatamente successivi. Passato poi il fatidico 2000, col suo carico di terrori (ve lo ricordate il Millennium Bug?), per qualche tempo i media e le masse non si arresero, riproponendo lo stesso modello catastrofico (ve le ricordate le colossali stronzate della Profezia dei Maya e della Fine del Mondo il 21/12/2012?). 

Uno stile ridondante, un po' pacchiano 

Abbondano le descrizioni paesaggistiche suggestive ma tutto sommato inutili, retaggio di un'epoca passata. Questo è un esempio: 

"Filarono per quasi un'ora, lungo una strada tortuosa e polverosa. Per quasi tutto il percorso, la rotabile s'inoltrava in mezzo alle colline, e non c'era niente da vedere tranne il fogliame verde, che frusciava al passaggio dell'auto. Ogni tanto, però, raggiungevano la sommità di un colle, che aveva da un lato, a perdita d'occhio, il mare scintillante sotto il sole e dall'altro i campi ricchi di ulivi e di agrumeti. 
Nel frattempo, nuvoloni scuri si erano addensati in cielo, e quando superarono il cancello di un'altra villa antica con le solite sentinelle in divisa che salutavano sull'attenti, le nuvole incombevano minacciose, tra il brontolio di tuoni e il balenare dei lampi. Era scuro come se fosse sera, sebbene fossero appena le prime ore del pomeriggio." 

E ancora: 

"Tra gli alberi filtrava un tramonto incredibile, rosa zafferano e viola pallido. Attraverso le macchie verdi, ai limiti del mare color rosso, il sole era enorme mentre toccava la linea dell'orizzonte." 

Forse sarebbe stato meglio evitare di parlare con tanto dettaglio dei tramonti e delle amene campagne, dando più forza ai personaggi, che sono come un liquore annacquato.  
 
Capacità profetiche e fallimenti 

Si parla dell'Intelligenza Artificiale. L'elaboratore RAMO è proprio questo, e viene descritto il suo addestramento da parte di Lou Christopher. Si parla anche di un altro argomento di grande attualità: l'ingegneria genetica. Tuttavia non si deve urlare alla profezia, dato che è stridente la reale assenza di capacità predittiva in questi e in molti altri casi. Facciamo alcuni esempi concreti. RAMO occupa lo spazio di svariati armadi a muro. Nessuno ha previsto un'Intelligenza Artificiale  portatile, che ci può seguire (e dominare) ovunque. Come in innumerevoli altre opere di Science Fiction, anche di autori illustri, si è avuta l'evoluzione dei telefoni in videofoni anziché in telefoni mobili. Credo di averne parlato ormai milioni di volte. Non demordo e ne parlo ancora, perché è un concetto della massima importanza. Prevedere un congegno non è poi così difficile. Quello che manca è la capacità di prevedere la civiltà fondata su quel congegno. Non si è saputa prevedere la Civiltà dello Smartphone, come non si è saputa prevedere la Civiltà del Web. Un lettore ha fatto notare che Bova non ha saputo prevedere l'attuale sorveglianza di massa, che avrebbe reso impossibile gli spostamenti del protagonista del romanzo. Per forza: la sorveglianza di massa è fondata proprio sul Web e sullo smartphone, cose che Bova non ha neppure lontanamente immaginato, per l'appunto. 

Una vergogna per l'Italia...

Abbondano anche gli stereotipi sull'Italia: 
- gli Italiani sono tutti olivastri, scuri;
- ci sono innumerevoli splendide ville in riva al mare, chiaramente di proprietà mafiosa;
- si rimarca l'ottima qualità della cucina;  
- le genti isolate della Calabria sono sprofondate in un eterno Neolitico. 
Anche quando si tratta di cose positive (ad esempio la cucina eccellente), vengono presentate in modo tale da far storcere il naso. Tutte le volte che compaiono dei personaggi italiani, sono guardie con gli occhiali neri che parlano in modo incomprensibile e fumano con gesti stereotipati: si capisce all'istante che sono picciotti forniti da Cosa Nostra. Risulta evidente un certo atteggiamento di pregiudizio anti-italiano, tale per cui devono andare in giro ovunque i gangster e i politicanti messi sul loro libro paga, mai gli onesti lavoratori. 
P.S.
In un sito di recensioni, mi sono imbattuto in una carampana woke che si lamentava degli insulti e stereotipi contro quelli da lei chiamati "non-white people". Per quella stronza, in quanto italiano sarei parte della "gente non bianca" a dispetto dell'evidenza! 

Suprematismo nero 

Mi fanno ridere quei giornalisti che parlano di "razzismo alla rovescia" ogni volta si verifica un'aggressione da parte di un nero nei confronti di un bianco. Usano un linguaggio più scemo della merda. Cosa starebbe a significare la locuzione "alla rovescia"? Non significa nulla, perché il razzismo è razzismo e basta, chiunque ne sia l'artefice e chiunque ne sia la vittima! In Exiled from Earth vediamo i Mandingo adolescenti e ultraviolenti di New York animati da un razzismo furioso verso i "non abbronzati",  ossia i bianchi, che sono chiamati "facce rosa", paragonati ai maiali e massacrati, ridotti a cenci sanguinolenti calpestati tra le sozzure della strada! Il Suprematismo nero esiste eccome! 

Il Grande George 

Uno dei personaggi più significativi e memorabili del romanzo è un gorilla geneticamente modificato e capace di parlare, denominato "Il Grande George" (inglese: Big George). Questa descrizione è in nettissimo contrasto con gli stereotipi dominanti sui gorilla violenti, selvaggi, feroci, diffusi da mostruosità come King Kong. Ancora oggi, molti ignorano che i gorilla sono mitissimi. Non fanno male neanche agli insetti. Passano le loro giornate a ingurgitare quantità immense di frutta e di verdura. La vera scimmia feroce la troviamo invece rappresentata dagli adolescenti di New York! L'immensa forza del Grande George non è un'arma sufficiente a difenderlo dalle orrende insidie del mondo. Come tutte le creature sensibili e gentili, il gigantesco primate viene perseguitato dai bulli, che vorrebbero farne una cavia per esperimenti pericolosissimi, il cui fine ultimo è atrofizzare il cervello e rendere l'umanità definitivamente scema. Ancora più scema di quanto già non sia! 

La trilogia degli Esiliati 

A quanto ho potuto leggere nel Web, c'è chi aspetta ancora il seguito del romanzo di Bova, ignorando che ce ne sono addirittura due. Questa è la Serie degli Esiliati, che costituisce una trilogia: 

1) I condannati di Messina (Exiled from Earth, 1971), Urania n. 601 (1972); Biblioteca di Urania n. 9 (1981)
2) L'astronave dei ventimila (Flight of Exiles, 1972), Collana Urania n. 720 (1977); Biblioteca di Urania n. 9 (1981);
3) Ritorno dall'esilio (End of Exile, 1975), Biblioteca di Urania n. 9 (1981). 

Il citazionismo spinto è una piaga tipicamente italiana. Non mi stancherò mai di stigmatizzarla. Il titolo L'astronave dei ventimila è stato concepito in modo tale da ricordare La cosmonave dei ventiquattro (Mission to Universe, 1965) di Gordon R. Dickson. Sembra quasi un modo di ingannare i lettori. Sa di paternalismo. Si considera il lettore alla stregua di un eterno minorenne e si cerca di fargli leggere qualcosa di nuovo, plasmandola in modo tale che gli ricordi qualcosa di già noto. Se la colpa di questo atteggiamento non fosse degli editori, costretti in qualche modo ad adattarsi alle richieste ricevute, dovremmo giungere alla desolante conclusione che la colpa sia del pubblico, composto in larga misura da gente con meno intelletto degli stronzi dei polli! 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Massimo Luciani ha scritto questo interessantissimo articolo, di cui raccomando la lettura:  


Qualche recensione non troppo eulogistica si trova su Anobii.com (in genere il romanzo è considerato del tutto prescindibile): 


Davide ha scritto:

"Romanzetto ingenuo, grossolano e piuttosto insulso. Per la pochezza e banalità dei temi si stenta a credere che Bova avesse già quasi quarant'anni quando l'ha scritto. Un esercizio svolto con svogliatezza forse per onorare qualche contratto. Trascurabile senza rimpianti. L'unico personaggio interessante è un gorilla parlante reso intelligente dell'ingegneria genetica... ed ho detto tutto." 

Fabio-74 ha scritto: 

"Romanzo di fantascienza in cui la paura del progresso fa da sfondo ad una vicenda in cui il "Governo Mondiale" - che ha sede a Messina - decide di sacrificare 2.000 scienziati per salvaguardare 20 miliardi di persone. Ma resta un interrogativo, può così fermarsi il progresso? O forse la sete di conoscenza dell'uomo è tale che non sarà possibile arrestarla? Il progresso, del resto, è una costante nella storia umana, può fare paura e può anche essere destabilizzante ma in ogni caso è davvero difficile da arrestare. Un romanzo leggero e scorrevole con dialoghi non troppo ben riusciti, i personaggi non emergono con sufficiente spessore e la storia ne risente. Curioso, su tutti, il fatto che Ben Bova, l'autore, abbia voluto insediare il quartier generale del Governo Mondiale, proprio in riva allo stretto." 

martedì 7 marzo 2023


LA CARTA E IL TERRITORIO

Titolo originale: La Carte et le Territoire 
Titolo in italiano: La carta e il territorio 
Autore: Michel Houellebecq 
Lingua: Francese 
Anno: 2010 
Data di uscita: 3 settembre 2010
1a ed. italiana: 2010 
2a ed. italiana: 2022
Tipologia narrativa: Romanzo, metaromanzo  
Genere: Autobiografico, depressivo 
Editore: Bompiani (2010); La nave di Teseo (2022) 
Collana (Bompiani): Narrativa straniera 
Collana (La nave di Teseo): I delfini
Pagine: 360 pagg., brossura (1a ed.); 400 pagg. (2a ed.)
Codice ISBN-10: 8845268365 
Codice ISBN-13: 978-8845268366 
Codice EAN: 9788845265815 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: The Map and the Territory 
   Tedesco: Karte und Gebiet 
   Olandese: De kaart en het gebied 
   Svedese: Kartan och landskapet 
   Spagnolo: El mapa y el territorio 
   Polacco: Mapa i terytorium 
   Russo: Карта и территория 
   Ungherese: A térkép és a táj 
Traduttore: Federica Ascari (1a ed.); Fabrizio Ascari (2a ed.) 
Premi e riconoscimenti: Prix Goncourt, 2010

Sinossi (da Amazon.it): 
"Se Jed Martin, il personaggio principale di questo romanzo, vi dovesse raccontare la sua storia, probabilmente vi parlerebbe della rottura della propria caldaia, avvenuta un certo 15 dicembre. Oppure di suo padre, architetto noto e stimato, con cui era solito trascorrere solo la vigilia di Natale. Ricorderebbe certamente Olga, una russa molto carina incontrata all'inizio della sua carriera, in occasione di una mostra delle sue fotografie delle carte stradali della Michelin. Tutto questo avveniva prima che arrivasse il successo mondiale con la serie delle opere dedicate ai "mestieri", ritratti di personalità di diversi ambienti (fra cui lo scrittore Michel Houellebecq), colte nell'esercizio della loro professione. Dovrebbe dire anche come ha aiutato il commissario Jacelin a chiarire un'atroce storia criminale che ha sconvolto la polizia. Sul finire della sua vita, Jed Martin arriverà a una certa serenità ed emetterà solo dei mormorii. L'arte, il denaro, l'amore, il rapporto col padre, la morte, il lavoro sono solo alcuni dei temi di questo romanzo, decisamente classico eppure, evidentemente, contemporaneo, in cui Michel Houellebecq, con la consueta implacabilità, ritrae la condizione umana."

Trama: 
Jed Martin è un artista bizzarro che vive da solo a Parigi. Ha sempre avuto un notevole successo. La sua vita viene svelata tramite diversi flashback nel corso del romanzo, la cui struttura non è lineare. Figlio unico di un architetto fanatico del lavoro, Jed ha perso la madre, morta suicida quando era bambino. Uscito dal collegio in cui era stato messo, ha cominciato a muovere i suoi primi passi nel mondo dell'arte, presentando domanda di ammissione all'École nationale supérieure des beaux-arts de Paris. La sua documentazione di candidatura era un dossier intitolato "Trecento fotografie di oggetti del commercio del ferro"
Jed acquisisce grande notorietà nel panorama artistico francese dopo aver studiato arte con fotografie modificate al computer delle mappe stradali Michelin, confrontandole con immagini satellitari delle stesse regioni. In questo periodo inizia una storia d'amore con Olga, l'agente PR russa della Michelin. Questa relazione ha termine all'improvviso quando la Michelin ha offerto alla donna un lavoro nel suo paese d'origine. L'artista rimane "senza parole". Quando Olga torna a Parigi più avanti, rimane fredda nei confronti dell'uomo, che non riesce a connettersi emotivamente con la loro precedente relazione. Finito il suo lavoro sulle mappe stradali, Jed cambia completamente genere, iniziando un ciclo di dipinti figurativi intitolato "Serie di professioni semplici", a cui lavora per molti anni. Ritrae personaggi come la escort Aimée e il tabaccaio Claude Vorilhon. Dopo tanto lavoro, viene finalmente pianificata una mostra sul Ciclo delle Professioni, la prima dopo quella delle carte stradali. Durante i preparativi, l'impresario dell'artista ha la brillante idea di invitare lo scrittore Michel Houellebecq a scrivere la prefazione al catalogo. L'idea è eccellente: ci si aspetta che un testo di un autore controverso abbia un'influenza positiva sulla percezione delle opere esposte. Così Jed si reca in Irlanda a trovare lo scrittore estremamente solitario nella sua casa, per mostrargli le fotografie delle sue opere necessarie alla preparazione del testo richiesto; gli fa inoltre la proposta di realizzare un suo ritratto e di regalarglielo. Lo scrittore è d'accordo su tutto. Nel corso delle loro conversazioni, si instaura tra i due un rapporto quasi amichevole. Nello stesso anno, Houellebecq rientra in Francia, acquistando la sua casa natale a Souppes, un villaggio rurale a sud di Parigi, dove si trasferisce. La mostra, pianificata da tempo, viene finalmente inaugurata a dicembre ed è un grande successo, oltre ogni aspettativa. Tutte le opere vengono vendute a prezzi sorprendentemente alti. Jed, diventato il pittore più pagato di Francia, è un uomo ricchissimo e smette di dipingere. 
Il padre del pittore, in pensione dallo studio di architettura da lui fondato molti anni prima, vive da tempo in una lussuosa casa di riposo. Il cancro al colon gli sta causando notevoli problemi. A differenza degli anni scorsi, la Vigilia di Natale Jed non andrà con lui al ristorante, ma lo inviterà nella sua dimora. Sullo sfondo di un rapporto fino a quel momento molto distante tra padre e figlio, quella sera si instaura tra loro un'atmosfera inaspettatamente intima. Il padre racconta per la prima volta del suicidio della madre di Jed e della sua storia personale. 
Il primo gennaio, un mese prima del suo quarantesimo compleanno, Jed si reca da Michel Houellebecq nell'impervia provincia di Souppes per consegnargli il ritratto. Anche in questa occasione diventa chiaro che lo scrittore vive da recluso e non ha praticamente alcun contatto sociale. 
Qualche tempo dopo la consegna del ritratto, Houellebecq viene assassinato nella sua casa di campagna. I dettagli dell'omicidio sono raccapriccianti: l'assassino, che ha ucciso anche il cane, ha infierito sul cadavere facendolo a pezzi e spappolandolo. La polizia parigina incaricata delle indagini è guidata dall'ispettore capo Jasselin, che fin dall'inizio brancola nel buio. Non si trova alcun indizio utile, alcuna traccia. Al funerale di Houllebecq al cimitero di Montparnasse, Jasselin fotografa i partecipanti e quindi incontra Jed Martin. Il pittore accetta di recarsi sulla scena del crimine con l'ispettore capo. Durante il sopralluogo, constata la scomparsa del ritratto che aveva fatto, cosa che sembra spiegare l'omicidio - ma non la particolare efferatezza. 
Il caso, particolarmente intricato, viene risolto soltanto tre anni dopo, per una pura e semplice coincidenza, quando l'assassino perde la vita in un incidente stradale. Era il proprietario psicopatico di una clinica di chirurgia estetica, che aveva ucciso numerose altre persone, preparandone i corpi dopo averli profanati. Nella sua abitazione vengono trovate le prove, tra cui il dipinto di Houellebecq. 
Intanto il padre di Jed evade dalla clinica, si reca a Zurigo, dove si fa somministrare l'eutanasia nella clinica Dignitas. Al pittore, arrivato troppo tardi, la direttrice dice soltanto che "la procedura si è svolta nel modo più normale possibile". Jed si scatena e le assesta un fortissimo sganassone, poi la prende a pugni, le rifila un calcio nel plesso solare e la fa sbattere con la colonna vertebrale contro lo spigolo di un mobile. Si sente un "crac". Dopo aver appurato che la donna respira (ma forse è paralizzata e in fin di vita), l'artista se ne sgattaiola via senza che nessuno lo scopra e la fa franca. 
Col ricavato della vendita del quadro di Houellebecq, Jed si ritira nella casa dei suoi nonni a Châtelus-le-Marcheix, nella Creuse. Passerà il resto della sua vita in strani e interessantissimi esperimenti artistici, innervati da una costante riflessione nostalgica sulla fine dell'era industriale in Europa e sulla natura transitoria di tutte le cose create dall'uomo in generale. L'ultima sua opera s'intitola "La vegetazione ottiene la vittoria finale".  

Ambientazione: 
13e arrondissement de Paris (Avenue Stéphen-Pichon), 
Raincy (Seine-Saint-Denis), 
Souppes-sur-Loing (Seine-et-Marne), 
Beauvais, 
Shannon (Irlanda),  
Châtelus-le-Marcheix (Creuse).

Recensione: 
Senz'ombra di dubbio La carta e il territorio è un metaromanzo. L'autore è infatti anche un personaggio della sua stessa opera. Sono stato favorevolmente colpito da questa scelta originale, abbastanza inconsueta, che insinua nel lettore uno strano senso di irrealtà e di sfasamento, quasi un'inquietudine subliminale. Alcuni elementi di matrice ideologica che affiorano qua e là, sono invece piuttosto indigesti. Nel complesso la mia valutazione è comunque positiva. 

Peculiarità stilistiche

Il segreto del successo di Houellebecq è il suo linguaggio descrittivo, aneddotico, inframmezzato a perle di cinismo caustico. Lo scrittore francese ama le digressioni: ogni volta che ce ne propone qualcuna, ci fa sentire più rilassati. Solo per fare un esempio, può parlare a lungo delle acque minerali norvegesi, che non sono minimamente ferruginose né sulfuree, senza mai annoiare il lettore, nonostante l'apparente banalità delle constatazioni. Poi non è facile verificare le informazioni riportate, così accettiamo questa aneddotica priva di fonti, senza impazzire a frugare nel Web alla ricerca di inutili conferme. Questo stile non è privo di rischi. Infatti Houellebecq è stato accusato di plagio da un giornalista per aver incorporato proprio in questo romanzo alcuni estratti dall'edizione francese di Wikipedia senza menzionarne la fonte, violando così la licenza Creative Commons BY-SA. Per questo motivo, un blogger ha ritenuto che ciò darebbe a chiunque il diritto di distribuire gratuitamente il testo sotto la stessa licenza degli articoli di Wikipedia. L'editore Flammarion ha  quindi minacciando di sporgere denuncia contro il blogger. osservando che è costume dello scrittore utilizzare testi tratti da documentazione disponibile nel Web come materiale letterario grezzo per i suoi romanzi. Solo per fare alcuni esempi, ha estratto la descrizione di un agente di polizia dal sito ufficiale del Ministero degli Interni, mentre il testo di un depliant turistico è stato utilizzato per la descrizione umoristica dell'hotel Carpe Diem. In ogni caso, direi che ha rimediato una figura di denso pastone marrone, anche se gli hanno parato il culo! 

Le origini del titolo

Riporto un singolare aneddoto: Houellebecq in un'occasione è stato accusato di aver plagiato il libro La Carte et le Territoire di Michel Lévy. È probabile che lo scrittore sia stato a conoscenza del libro di Lévy, dal momento che i titoli sono identici. Tuttavia il contenuto dei due libri è molto diverso. Si è potuto accertare che, per il titolo, entrambi gli autori si siano ispirati a uno dei principi della semantica generale del filosofo polacco-americano Alfred Korzybski (1879 - 1950): "la mappa non è il territorio". Anni fa mi è stato detto che non esistono diritti d'autore sul mero titolo: in altre parole, può capitare che due libri dissimili di autori diversi abbiano lo stesso titolo. 

Alcuni personaggi reali

Diversi personaggi reali compaiono nella trama, oltre allo stesso Houellebecq. Sono nomi non familiari qui in Italia, ma popolarissimi oltralpe. 
1) Jean-Pierre Pernaut (Amiens, 1950 - Parigi, 2022) è un giornalista e presentatore televisivo francese. Giornalista delle emittenti del gruppo TF1 dal 1975, è noto in particolare per aver presentato il notiziario delle ore 13 (Journal de 13 heures) per ben 32 anni. Spesso descritto come un "amante delle notizie regionali", ha scelto di orientare il suo programma proponendo una linea editoriale più locale e nominando corrispondenti nativi delle regioni. 
2) Frédéric Beigbeder, nato nel 1965 a Neuilly-sur-Seine, è uno scrittore, critico letterario, sceneggiatore, conduttore televisivo e regista francese. È l'ideatore del Prix de Flore, premio letterario di cui presiede la giuria. È stato anche direttore editoriale della rivista Lui. Nel 2003 ha vinto il Prix Interallié per Windows on the World, nel 2009 il Prix Renaudot per il suo libro Un roman français e nel 2018 il Prix Rive Gauche a Parigi per il suo libro Une vie sans fin.
3) Julien Lepers, nato nel 1949 a Parigi, è un conduttore radiofonico e televisivo, nonché cantautore francese. È particolarmente noto per essere stato il presentatore del quiz televisivo Questions pour un champion su France 3, dal 1988 al 2016, ma anche per essere il compositore di due grandi successi del cantante Herbert Léonard: Pour le plaisir (1981) e Amoureux fous (1983), cantate in duetto con Julie Pietri. 
4) Claude Vorilhon, detto "Raël", nato a Vichy nel 1946 è il fondatore e guru del Movimento Raeliano, un'organizzazione caratterizzata da dottrine sull'origine extraterrestre del genere umano e sulla clonazione come mezzo per raggiungere l'immortalità fisica. Questa singolare congrega è oggetto di molte controversie e classificata come setta in Francia da un rapporto parlamentare del 1995. Houellebecq, che è particolarmente fissato col personaggio, attribuisce il suo nominativo al gestore di un bar-tabaccheria! 

Principali opere di Jed Martin 

1) Damien Hirst et Jeff Koons se partageant le marché de l'art, olio su tela (incompiuto) 
2) L'architecte Jean-Pierre Martin quittant la direction de son entreprise, olio su tela 
3) Michel Houellebecq, écrivain, olio su tela 
4) Bill Gates et Steve Jobs s’entretenant du futur de l’informatique - La conversation de Palo Alto, olio su tela
5) Aimée, escort-girl, olio su tela 
6) Maya Dubois, assistante de télémaintenance, olio su tela
7) Le journaliste Jean-Pierre Pernaut animant une conférence de rédaction, olio su tela 
8) L'introduction en Bourse de l'action Beate Uhse, olio su tela 
9) L'ingénieur Ferdinand Piëch visitant les ateliers de production de Molsheim, acquarello
10) Ferdinand Desroches, boucher chevalin, olio su tela 
11) Claude Vorilhon, gérant de bar-tabac, olio su tela 

Depressione e mancanza di igiene

La depressione è un predatore, più nero della tenebra assoluta, che si mette in agguato in attesa della sua preda. Quando pensa che sia il momento migliore, compie un balzo e morde. Trafigge la persona malcapitata con un pungiglione che inietta un potente veleno, in grado di indurre uno stato di Mors Ontologica. Nel metaromanzo si insiste molto sullo stato di prostrazione che ha colpito Houellebecq. Uno dei sintomi più tipici di chi è stato preso dal Mostro è l'incapacità di mantenere un adeguato livello di igiene. Così lo scrittore non si lava, sviluppa un'infestazione di muffe che dà al suo corpo un odore rancido di pus, di sego, di cadavere. "Puzza un po'...", questo è ciò che pensa Jed Martin quando gli si avvicina. 

Idiosincrasie alimentari 

Emerge uno strano e difficile rapporto di Houellebecq col cibo. Non è chiaro quanto di tutto questo sia realmente autobiografico. Prima lo scrittore è in preda a sensi di colpa lancinanti perché è consapevole dell'estrema intelligenza e sensibilità dei maiali. Dopo aver elencato in modo aneddotico diverse capacità mirabolanti dei pingui animali, come quella di eseguire le addizioni e in alcuni casi persino le sottrazioni, giunge alla conclusione che gli esseri umani non abbiano diritto di cibarsi di carne di porco. Poi cade in uno stato famelico e ingurgita quantità immani di salumi! Un'altra peculiarità, già emersa in Sottomissione (2015), è il fatto che lo scrittore considera ripugnante la menta.  

Un pompino negato

Una storia d'amore finisce per via dello scarso turgore dei corpi cavernosi del protagonista, che non ha capito una grande verità: l'animale più odiato dalle donne è il CAMOSCIO! A lui si rizza male, lei si rifiuta di prenderglielo in bocca, così la relazione ha termine. "Avrebbe potuto farmi un pompino", pensa lui tra sé e sé, amareggiato, annichilito. Ma lei non glielo ha voluto fare. Probabilmente ce l'aveva proprio con lui, aveva avuto un moto di ripugnanza per un odore, per una mezza parola, mentre a qualcun altro il trattamento orale lo avrebbe riservato. Tuttavia è anche possibile che abbia deciso di non farlo a nessuno, di non far godere usando la bocca e di fare sesso soltanto nel canale vaginale. Un rigurgito morale? Dovuto a cosa? Chi può sondare l'abisso senza fondo che è la mente di una donna? Chi può comprendere le sue motivazioni oscurissime? Nessuno. Una donna può trovare infiniti modi, tutti estremamente raffinati, per tagliuzzare un uomo, con infinito sadismo! 

Il poliziotto e l'oligospermia 

Il meticoloso investigatore, Jasselin, soffre di un disturbo molto imbarazzante: l'oligospermia. Nonostante l'eccitazione, riesce a produrre al massimo un volume di liquame seminale pari a quello di un cucchiaino da caffè. Così ci spiega l'autore, che se la moglie del funzionario volesse dello sperma, non riuscirebbe ad ottenerne. Tuttavia la donna, che è un'abile cuoca e una gran scopatrice, non pratica il sesso orale. Non prende lo sperma in bocca e non lo vuole neanche addosso. Si fa fare quelle scarse gocce dentro, nella vagina, senza nemmeno accorgersi del flusso esiguo. Houellebecq ci fa un dettagliato trattato sull'oligospermia, eppure sembra confondere due concetti fondamentali: il volume dell'eiaculato e la densità degli spermatozoi nel liquido espulso. In realtà non esiste connessione alcuna tra le due cose. Un uomo può benissimo eiettare una gran massa di sperma poverissimo di gameti, oppure far uscire qualche goccia di sperma che ne è ricchissimo.  

Ancora sull'eutanasia 

Quello che sembra mancare a Houellebecq è l'empatia, la capacità di immedesimarsi nelle persone sofferenti. L'idea della possibilità di porre fine alla propria esistenza quando il dolore diventa insopportabile, arreca un tale sgomento allo scrittore francese, che in lui si scatenano reazioni violente. In alcune occasioni, ha addirittura deriso coloro che vorrebbero poter far cessare le sofferenze, definendoli qualcosa come "frignoni". Incarnandosi nel personaggio di Jed Martin, egli dà libero sfogo alla sua ira funesta, assaltando la direttrice di Dignitas e spezzandole la schiena. Come potremmo definire quanto descritto, "lesioni gravissime", "tentato omicidio" oppure "omicidio"? Un tempo esistevano codici che vietavano la scrittura di romanzi in cui un colpevole riesce a scampare alla Legge. Sono da sempre contrario a questi codici, li reputo limitanti, ma devo dire che questa descrizione di un crimine, seppur soltanto letterario, mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Secondo l'ideologia di Houellebecq, chi sostiene l'eutanasia sarebbe parte di quel mondo di pazzia furiosa noto come Ecologia Profonda, proprio come i vegani, gli animalisti e via discorrendo - gente spesso intollerante, molesta, attivissima nel Web. La Chiesa di Roma invece utilizza contro ogni idea di eutanasia lo spauracchio di Adolf Hitler e del Reich Millenario (ricordo ancora un prete che diceva: "Poi faranno morire anche chi non vuole"). Il solito spauracchio immensamente comodo. Prendono il Caporale di Braunau e lo usano come un bastone, perché la gente ne ha terrore. L'eutanasia di cui stiamo parlando, non ha nulla a che vedere con il concetto di "selezione razziale" e neppure ha a che fare con il mondo postmoderno. È soltanto questo: permettere a chi soffre in modo insopportabile di morire senza dover strisciare nella merda e nel vomito! Nessuno può imporre la cosiddetta "imitazione di Cristo"!  

Necrofilia e nanismo funebre  

Nell'elaborata struttura del metaromanzo, Houellebecq ama mortificarsi fino all'annichilimento, spinto da un masochismo estremo. Non solo si sottopone a una terribile morte virtuale per spappolamento, ma descrive le sue improbabili esequie in un modo del tutto inaspettato: i resti del cadavere vengono messi in una bara piccolissima, di una lunghezza di un metro e venti centimetri al massimo! Le proporzioni nanesche del feretro sconvolgono i presenti, li mortificano, li mettono di fronte a un orrore indecifrabile, che sembra scaturito dai più mostruosi incubi di Lovecraft! Salta subito agli occhi un'incongruenza. Perché inscenare una simile pantomima grottesca? Anche se i resti del defunto scrittore erano scarsi, si poteva sempre usare una bara delle dimensioni adatte a un individuo normale! Chi mai avrebbe chiesto a gran voce di aprire il coperchio per poter contemplare e annusare il macabro contenuto?  

domenica 5 marzo 2023

 
ANNIENTARE 
 
Titolo originale: Anéantir 
Titolo in italiano: Annientare 
Autore: Michel Houellebecq 
Anno: 2022 
Data di uscita: 7 gennaio 2022 
Lingua originale: Francese 
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Fantapolitica
1a ed. italiana: 2022
Editore: La nave di Teseo 
Collana: Oceani 
Pagine: 752 pagg. (copertina flessibile) 
Peso articolo: 1,1 kg 
Editore francese: Flammarion 
Codice EAN: 9788834609415 
Codice ISBN: 978-2080271532
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Vernichten  
   Inglese: Annihilation 
   Spagnolo: Anihilación 
   Olandese: Vernietigen 
Traduttore: Milena Zemira Ciccimarra 
 
Sinossi (da www.ibs.it): 
"Bruno Juge è un politico di lungo corso, ministro dell’Economia e uno degli uomini più potenti della scena politica francese che si avvia alle prossime elezioni presidenziali. Ma è anche un uomo solo. Sua moglie lo ha tradito ed esposto a uno scandalo pubblico. Paul Raison è uno dei più stretti consiglieri di Bruno, solo come lui, separato in casa nell’indifferenza della moglie Prudence, fervente ecologista e vegana. Quando un attacco informatico diffonde in rete una serie di violenti video che colpiscono il governo e la stessa persona di Bruno Juge, Paul viene chiamato a collaborare alle indagini della Direzione generale per la sicurezza interna, che suo padre aveva diretto. Mentre difende il paese da pericolosi terroristi digitali, Paul deve affrontare anche i nodi irrisolti della sua famiglia: la fragilità dell’anziano padre, che è disposto a proteggere fino in fondo, il rapporto intenso con la sorella Cécile, contraria a ogni forma di edonismo, la distanza dal fratello minore Aurélien, un artistoide un po’ spiantato. In questa ricerca, a sorpresa, ritrova in Prudence, oltre l’apparente freddezza e distanza, un mondo segreto che ha resistito a tutto." 
 
Trama: 
Francia. Anno del Signore 2026, mese di novembre. Paul Raison lavora per il Ministro delle Finanze, Bruno Juge, sotto la cui guida l'economia francese ha vissuto una rinascita, in particolare nell'industria automobilistica. I rapporti di lavoro sono buoni. Paul è separato dalla moglie Prudence; condividono un appartamento ma si vedono a malapena. Paul fa spesso sogni molto vividi. Messaggi misteriosi sono apparsi su Internet, accompagnati da video di alta qualità generati al computer, uno dei quali mostra la decapitazione di Bruno con una ghigliottina. Infine, viene pubblicato un video che mostra la distruzione di una nave cargo; questo si rivela reale, e minaccia il commercio globale. 
Il padre di Paul, Édouard (me lo immagino identico a Jean Raspail), è un membro in pensione della Direzione Generale della Sicurezza Interna, che ha analizzato i misteriosi messaggi. Ha avuto un ictus che lo ha lasciato incapace di parlare, ma sta recuperando la capacità di comunicare sbattendo le palpebre. 
La famiglia di Édouard si riunisce per prendersi cura di lui, inclusi la sua compagna Madeleine e i suoi figli Paul, Cécile e Aurélien. Il marito di Cécile, Hervé, è un notaio disoccupato; entrambi sono sostenitori del Fronte Nazionale. La moglie di Aurélien, la giornalista Indy, è invece un'invasata woke che ha avuto un figlio usando lo sperma di un robusto afroamericano, avendo rifiutato quello del debole marito, che pure non è sterile; è interessata soprattutto a vendere le sculture della defunta moglie di Édouard, Suzanne. Aurélien decide di chiedere il divorzio, mentre Paul inizia a ricostruire il suo rapporto con Prudence. 
I misteriosi terroristi attaccano una banca del seme in Danimarca. Bruno inizia a prepararsi per le elezioni presidenziali del 2027. 
Édouard inizia a essere trascurato dal personale ospedaliero e la sua famiglia chiede aiuto a un'associazione di attivisti di estrema destra per farlo uscire dall'ospedale. La perfida Indy, venuta a sapere i dettagli, pubblica un articolo a riguardo. Paul è costretto a prendersi un congedo non retribuito a causa del suo legame con Bruno, mentre il fragile Aurélien si suicida, incapace di sopportare il trauma e l'onta. A questo punto i terroristi attaccano una nave di migranti che attraversava il Mediterraneo, uccidendo circa cinquecento persone. Un eccidio terrificante! Di conseguenza, il partito di Bruno vince le elezioni presidenziali. I servizi di sicurezza tracciano le coordinate dei tre attacchi su un pentagramma, identificando altri due luoghi. Uno era già stato distrutto, un centro di ricerca sulle neurotecnologie in Irlanda. Il secondo, in Croazia, era la sede prevista per un'importante conferenza tecnologica.  
Non si sapranno mai gli sviluppi di questo avvincente thriller fantapolitico. All'improvviso Paul viene diagnosticato un cancro alla bocca e la narrazione subisce un drastico cambiamento di rotta: si concentra unicamente sulla malattia del protagonista, che rifiuta l'operazione, decisamente invasiva, con cui volevano asportargli la lingua. Si sottopone invece a radioterapia, chemioterapia e immunoterapia, ma le cure non riescono ad assicurargli la guarigione, dato che la situazione è troppo compromessa. Proprio ora che aveva ritrovato una perfetta intesa con la moglie, tutto si avvia verso l'annientamento, stemperandosi istante dopo istante in uno stato crepuscolare.  
 
Recensione:
Grande è l'audacia narrativa di quest'opera, che non porta in ogni caso piena soddisfazione. P
rima si sviluppa una trama originale, che tiene il lettore col fiato sospeso, poi all'improvviso viene abbandonato tutto per concentrarsi sulle umilianti peripezie del protagonista ammalato di cancro. Viene gettata via ogni cosa, senza alcun motivo discernibile. Senza dubbio c'è del genio assoluto in tutto questo. Possiamo a buon diritto ritenere che questo romanzo  sia vera sperimentazione letteraria! Ci sono però anche rischi gravi quando ci si imbarca in un oceano sconosciuto: se la navigazione non viene gestita a dovere, si arriva al fallimento ed è come spararsi una revolverata in un piede! 

Personaggi e ambientazione

Il personaggio di Bruno Juge, Ministro dell'Economia, delle Finanze e del Bilancio, si ispira probabilmente a Bruno Le Maire (Ministro dell'Economia, delle Finanze e del Risanamento all'epoca della pubblicazione del romanzo). Bruno Le Maire, che afferma di essere uno degli amici intimi di Michel Houellebecq, ha rivelato nell'ottobre 2021 alcuni elementi della trama del romanzo, che all'epoca doveva ancora essere pubblicato. 

L'autore ha commesso un errore circa l'età del padre di Paul. Prima dice che "Suo padre aveva settantasette anni, erano tanti ma non chissà che" (pag. 43, ed. italiana), ma in seguito apprendiamo che questi era nato nel 1952 (pag. 69, ed. italiana). A questo punto della narrazione, la trama è ambientata a fine dicembre 2026, quindi il padre di Paul può avere al massimo settantaquattro anni. 

Gran parte della trama si svolge nel quartiere Bercy di Parigi, dove risiede il protagonista, e talvolta include alcuni piccoli errori topografici. Così la posizione di Rue Lheureux è collocata erroneamente dall'autore nel parco di Bercy. L'altro luogo in cui si svolge la storia è la provincia storica del Beaujolais, dove si trova la casa della famiglia Raison e dove Édouard è ricoverato in ospedale.

Gli aptonimi 

L'onomastica può sembrare banale, ma è frutto di scelte ben meditate, oculate. Il nomen omen è spesso presente. Bruno ha come cognome Juge, ossia "Giudice", parola che descrive abbastanza bene le sue funzioni. Paul ha come cognome Raison, ossia "Ragione", perché è calmo e assennato. Sua moglie Prudence, ossia "Prudenza", rifugge da ogni azione dettata dall'impulso. Questi sono, per così dire, Archetipi.  

Unioni infelici e patogeni 
 
Quando la moglie è diventata una convulsionaria vegana adepta della Wicca, è iniziato l'inferno domestico del protagonista, con la surreale segregazione dei due coniugi in diversi recessi del labirinto domestico, praticamente privi di possibilità di incontrarsi e di parlare. Una situazione grottesca che è andata avanti per un decennio: nella realtà sarebbe scattato il divorzio molto prima. Soltanto quando al poveretto è venuto un cancro, qualcosa è cambiato: lei ha deciso di riavvicinarsi. La coppia si è così ricongiunta a causa di una dinamica piuttosto improbabile: nella vita reale la moglie-aguzzina non demorde quasi mai dalla sua determinazione torturatrice, capace anche di provocare l'infarto per logorio. Per quanto riguarda i dettagli sessuali, ravviso una certa incongruenza. All'inizio del romanzo, mi sono fatto l'idea di una coppia con una sessualità piatta, convenzionale, con soltanto rapporti genito-genitali. Poi quando irrompe il tumore maligno, ecco che la narrazione all'improvviso cambia. La moglie diventa per incanto un'abilissima fellatrice. Un'assurdità sesquipedale è la descrizione di un rapporto orale che dura per una giornata intera, come se un uomo ormai ridotto a un cadavere deambulante possa essere in grado di sostenere un'erezione quasi permanente, con un orgasmo che si estende per un tempo indefinito. Ho trovato tristissima la vicenda del fratello minore del protagonista, Aurélien, portato al suicidio da una moglie arpia e feroce, seguace fanatica di tutte le storture del postmodernismo politically correct, radical shit, radical-femminista, woke e autorazzista, animata dal furore della cancel culture. Anche se il marito non era sterile, lei aveva sempre rifiutato di farsi ingravidare da lui. Lo aveva martoriato e ridotto a un cencio inzuppato di sangue, scegliendo di essere inseminata artificialmente con lo sperma di un colossale MANDINGO! Infine ha esposto a un pubblico malevolo e inquisitorio tutti i dettagli più intimi della famiglia del marito-vittima, ottenendo questi frutti: disperazione e suicidio. Resto sempre allibito dalle manifestazioni di questo patogeno concettuale che pretende di scardinare tutto ciò che non può capire, come ad esempio il linguaggio umano! Questa ideologia-virus è un tumore che cerca di abradere la Storia nel suo insieme, di spazzarla via imponendosi come chiave di lettura retroattiva dell'intero Universo, dell'intera esistenza, facendo uso di una violenza psicologica inaudita, contaminando ogni struttura sociale con le sue metastasi! 

Houellebecq e l'esoterismo 

Il libro include alcune immagini, realizzate con grande perizia artistica. A un certo punto compare a pagina intera un'effigie di Bafometto, con la scritta SOLVE su un braccio e la scritta COAGULA sull'altro. Sul basamento è riportato il nome dell'esoterista Éliphas Lévi (nato Alphonse Louis Constant, 1810 - 1875), che era di bassa statura e fisico corpulento, ma di carattere gioviale. Il protagonista, cercando il bandolo della matassa, consulta lo sciatto tecnico Doutremont. I due hanno lunghe conversazioni su svariati argomenti, esposti nel tipico stile aneddotico. Questo dice Doutremont su Bafometto, facendo filtrare la notoria avversione dell'autore nei confronti dell'Islam: 

"A voler fare i pedanti, si può dire che il nome risale al Medioevo, e che probabilmente è una deformazione di Maometto. Lo si ritrova per la prima volta in una lettera di Anselmo di Ribemont, compagno di Goffredo di Buglione, risalente al 1098, in cui descrive nel dettaglio l’assedio di Antiochia. Per i cavalieri cristiani del Medioevo, i musulmani non erano altro che adoratori del diavolo, del resto ci si può chiedere se avessero poi tutti questi torti…" 

E ancora:
 
"Be’, fatto sta che Bafometto in seguito fu venerato dai Templari, questa del resto è una delle ragioni principali della distruzione dell’Ordine del Tempio, e poi ripreso dai frammassoni del rito scozzese, e attualmente è molto popolare tra i gruppi di metal estremo e death metal, soprattutto norvegesi, è una vera star in quegli ambienti. Il personaggio è abbastanza ambiguo, ha una testa di capro, è barbuto, ma allo stesso tempo ha il seno di una donna, è piuttosto curioso." 

Il collegamento tra Bafometto e l'informatica è sublime. Peccato che poi non venga sfruttato! 

Houellebecq e l'ecologia 

Nel corso dei dialoghi con Doutremont, salta fuori l'annoso caso di Unabomber. Le sintetiche informazioni riportate da Houellebecq sono molto interessanti:  

"Unabomber era il nome che gli avevano dato i media, in realtà si chiamava Theodore Kaczynski. Era un matematico molto dotato, credo che abbia fatto addirittura una scoperta algebrica, una nuova dimostrazione del teorema di Wedderburn, se ricordo bene. Inizialmente ha insegnato a Berkeley, poi si è trasferito in una capanna isolata da qualche parte nel Montana. L’incipit di Futuro primitivo, il primo libro di Zerzan, è una vera e propria ode a Unabomber: ‘Sopravviveva come un orso grizzly o un puma, rincantucciato sotto lo spesso manto di neve. In primavera usciva dalla sua tana, vagava per la foresta, si spostava lungo il corso dei fiumi. Cacciava, pescava, raccoglieva frutti, spigolava nei campi. Sempre solo. Libero, ma solo.’ Può far sorridere, ma mi creda, questo genere di lirismo può essere molto efficace con alcune persone. Zerzan ha davvero dei punti in comune con Rousseau: un’intelligenza media, ma una autentica musicalità delle frasi; è una miscela che può rivelarsi estremamente pericolosa. Kaczynski è un’altra cosa: è molto più rigoroso, più strutturato nel suo pensiero, fa pensare di più a Marx, se vuole." 

Poco oltre si parla brevemente di uno sviluppo davvero singolare e bizzarro del movimento dell'Ecologia Profonda (quella di Odum, Capra et al., tanto per intenderci):  

"Nel 1996 la Church of Euthanasia, uno dei movimenti più provocatori della deep ecology – proclamano che i quattro pilastri del loro movimento sono il suicidio, l’aborto, il cannibalismo e la sodomia – lanciò una campagna Unabomber for President alle elezioni americane; senza consultarlo naturalmente, ma ciò dimostra che ha conservato a lungo una certa aura, un po’ come Charles Manson. Non è nemmeno impossibile che abbia avuto un’influenza sotterranea in Francia." 

Certo, Houellebecq ha messo molta carne al fuoco. Molti tagli succulenti. Peccato che poi finisca tutto in fumo!

Houellebecq e l'eutanasia 

Le idee di Houellebecq sull'eutanasia sono profondamente reazionarie e almeno in apparenza intrise di morale cattolica. Penso che sia una cosa sorprendente, inattesa. Il concetto portante esposto dal controverso scrittore in un denso trattato è questo: la vita di un giovane non conta nulla, perché col passare degli anni potrà diventare qualsiasi cosa, anche un vigliacco o un traditore, mentre la vita di un vecchio è preziosa perché si identifica con le opere che ha compiuto nel corso degli anni. Però c'è un però, come diceva il carissimo amico fiorentino R., sempre irriverente e malcontento: anche i vigliacchi e i traditori invecchiano! Un uomo che ha raggiunto la decrepitezza non vanta necessariamente una vita di eroismo. Può essere anche il più spregevole dei malfattori. Quindi, come la mettiamo? Concediamo ai vegliardi una stima condizionata? Se sono "degni" li esaltiamo come divinità, se sono "indegni" li sopprimiamo? Le radici "tradizionali" dei deliri esposti da Houellebecq contraddicono in realtà i presupposti di molte civiltà antiche, che non avevano molta simpatia per la cosiddetta "sacralità della vita umana". Tra i Germani, ai tempi di Tacito, i vecchi venivano disprezzati perché non erano riusciti a morire in battaglia. Tra i tanto strombazzati Greci di Atene, i vecchi venivano presi di mira dai giovani bulli, che li esponevano ad ogni sorta di irrisione e di ludibrio. Tra i Sardi dell'epoca nuragica, i vecchi venivano addirittura soppressi. Vero è che nemmeno i bambini se la cavavano troppo bene nel mondo antico: sia a Roma che tra i Germani, i neonati potevano essere esposti, ossia lasciati alle intemperie, ai corvi e alle volpi. Ancora nel Medioevo, in piena età cristiana e nonostante la riprovazione della Chiesa Romana, le esposizioni infantili continuavano in forme raccapriccianti: molte madri si liberavano dei fardelli gettandoli nelle latrine e facendoli soffocare tra gli escrementi. Di quale "tradizione" parla dunque l'esimio scrittore francese? 

Houellebecq e la prostituzione 

Un motivo del successo di Houellebecq sono le sue fissazioni. Ne ha numerose. Una delle più evidenti è la fissazione per le escort. Quelle donne, che fino a poco fa erano chiamate semplicemente "puttane", rappresentano per lui una vera e propria ossessione, un chiodo fisso. Quando era un informatico, le escort gli erano inaccessibili: lo consideravano uno sfigato. Brutto e senza soldi da spendere, non lo salutavano nemmeno. Poi il Destino ha cambiato tutto. Lo ha innalzato, permettendogli di diventare molto ricco con i frutti del suo ingegno. Questo fatto ha modificato in modo profondo e duraturo il suo rapporto con il gentil sesso.  

Houellebecq e l'incesto 
 
Il protagonista e alter ego di Houellebecq, a un certo punto, sente il bisogno cogente di recarsi da una escort. Ne sceglie una da un'inserzione e si reca a trovarla nel suo appartamento. Lei lo riceve nella semioscurità, lo fa sedere sul divano, quindi si inginocchia, gli estrae il fallo eretto e glielo prende in bocca. Lo succhia a lungo, leccandolo sulla punta con insistenza. L'uomo sta per eiettare un torrente di sperma, quando gli viene in mente di accendere la luce: premuto il vicino interruttore di una lampada, la prostituta si rivela essere sua nipote! Imbarazzatissimo, l'uomo rinfodera l'arma, sopprimendo l'eccitazione e impedendo ai fluidi di fuoriuscire dall'uretra turgida. A parer mio è stata una decisione piuttosto stupida. Giunto a questo punto, avrebbe benissimo potuto lasciarsi andare ed eiaculare, tanto quanto aveva compiuto era già di per sé irreparabile.

I fratacchioni, come quelli di Raspail 

Una cosa mi ha molto colpito: l'ordine dei Cappuccini Neri di Morgon, che svolgevano il servizio di cappellania per il movimento Civitas, un'associazione di cattolici integralisti dediti ad azioni di terrorismo in funzione anti-eutanasia. Questi fratacchioni somigliano molto a quelli visti nel famoso romanzo di Jean Raspail, Il campo dei santi (1973): i monaci di Fontgembar, quelli che cercavano vanamente di fermare le orde di invasori giunti dalle pianure del Gange, salmodiando e innalzando un ostensorio. Entrambe le congregazioni religiose sono viste con grande sospetto dal pubblico e osteggiate: sono definiti "farisei", "sepolcri imbiancati", "porci" e "servi del Capitale". Tuttavia possono beneficiare di una certa protezione da parte delle istituzioni. I Cappuccini Neri sono trattati addirittura con omertà dal parroco, che pur non approvando il movimento Civitas e le sue azioni, si rifiuta di giudicare la congregazione religiosa. 

Tradizioni familiari velleitarie

La storia di Paul Raison e del suo parentado non è affatto la tradizione familiare di Houellebecq, come alcuni internauti hanno sostenuto (tra questi, Buttaboni, 2023). Lo scrittore, nato Tomas, è stato abbandonato dai genitori quando era ancora un moccioso frignante ed è stato cresciuto da una nonna comunista, di cui ha adottato il bizzarro cognome come nome d'arte. Piuttosto direi che la storia di Paul Raison esprime ciò che Houellebecq avrebbe voluto essere! Gli sarebbe piaciuto provenire da una famiglia nera di cattolici tradizionalisti, monarchici, controrivoluzionari e irriducibili nemici dell'Illuminismo! Una famiglia che non lo abbandonasse! Invece niente, non è andata così. Quindi si è reinventato il passato, inscenando uno spaventoso psicodramma che sa di tregenda! 

Curiosità 

Meno di tre settimane prima della sua uscita, le prime pagine del romanzo sono state distribuite illegalmente sui social network; il 21 dicembre 2021 è addirittura circolata una versione digitale completa, probabilmente realizzata a partire da una scansione del libro, nonostante fossero state inviate solo versioni cartacee a 600 giornalisti letterari, con una richiesta formale da parte dell'editore di non rivelare nulla sulla trama del romanzo prima del 30 dicembre 2021. Si stenta a capire che fidarsi dei giornalisti è una cosa piuttosto stupida. Useranno sempre ogni frammento di informazione per fare SGUBBA!  

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Le opinioni della critica sono abbastanza contrastanti. Ne riporto alcune:  

"Annientare inizia come un thriller di quelli scritti negli anni '80, ma si impantana in un melodramma pseudo-piccolo-borghese."
(Marie-José Sirach, su L'Humanité)

"Privata del suo strato di zolfo, la macchina di Houellebecq si ritrova messa a nudo, con le sue debolezze esposte: un'architettura traballante, una sterile riproposizione, un uso eccessivo di dialoghi noiosi." 
(Elisabeth Philippe, su L'Obs)

"Si potrebbe pensare che si tratti di un Houellebecq sinistro e pessimista. Ma no. Molti personaggi sono alla ricerca del bene e il messaggio del libro potrebbe essere: L'amore salva." 
(Dimitri Pavlenko, su Europe 1)

"Un romanzo profondo sulla malattia, la sofferenza, l'agonia e la morte, che sorprenderà, persino infastidirà, molti osservatori."
(Étienne Campion, su Marianne)

"Uno scritto alla fine della sua vita, uno scrittore che divaga, con commenti odiosi in modalità crema, ma una critica entusiasta, come se Houellebecq fosse nei nostri tempi reazionari un orgoglio francese paragonabile a ciò che l'energia nucleare era per i Trente Glorieuses."
(Joseph Confavreux e Lise Wajeman, su Mediapart

"Le pagine più toccanti del suo romanzo sono quelle in cui riesce a far rivivere, tra solitudine e abbandono, gesti fugaci che fanno piangere."
(Jean Birnbaum, su Le Monde

Ho reperito un gran numero di brevissime recensioni nel Web, ma non le ritengo utili. Ci sono troppi interventi di fan, li trovo insopportabili. Si definisce "fan" un essere che è capace soltanto di disinfettare con la saliva le emorroidi del suo idolo. Encefalo rudimentale, nessun pensiero razionale e critico, nessuna opinione che vada al di là della lode incondizionata. 

martedì 16 giugno 2020


L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO

Titolo originale:
The Wild Blue Yonder
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito, USA, Francia, Germania
Anno: 2005
Durata: 81 min
Rapporto: 1.85:1 (16:9)
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Pseudo-documentario
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Andre Singer, Lucki Stipetić
Produttore esecutivo: Christine Le Goff
Casa di produzione: Werner Herzog Filmproduktion, West
     Park Pictures, Tetra Media
Distribuzione in italiano: Fandango
Fotografia: Henry Kaiser, Tanja Koop, Klaus Scheurich
Montaggio: Joe Bini
Musiche: Ernst Reijseger, Mola Sylla, Cuncordu e Tenore de
     Orosei
Interpreti e personaggi:
    Brad Dourif: L'alieno
    Donald Edward Williams: Astronauta (comandante)
    Ellen Baker: se stessa, come astronauta (fisico)
    Franklin Chang-Diaz: se stesso, come astronauta (fisico)
    Shannon Lucid: se stessa, come astronauta (biochimico)
    Michael McCulley: se stesso, come astronauta (pilota)
    Roger Diehl: se stesso, come matematico
    Ted Sweetser: se stesso, come matematico
    Martin Lo: se stesso, come matematico
Traduzioni del titolo: 
     Spagnolo: La salvaje y azul lejanía
     Russo: Далёкая синяя высь
Colonna sonora: 
    CD: Requiem for a dying planet 
    Contenuti:  
    1. Intro Dank Sei Dir Gott
    2. Dank Sei Dir Gott (di Georg Friedrich Haendel, cantato
         da Emmi Leisner)
    3. Longing For A Frozen Sky
    4. A Una Rosa
    5. Libera Me, Domine
    6. In Search Of A Hospitable Place
    7. Sanctus
    8. Bad News From Outer Space
    9. Su Bolu 'E S'Astore
   10. Mura/Ballu Turturinu
   11. Song Of The Desert
   12. Kyrie 
Premi e riconoscimenti:
Premio FIPRESCI, vinto il 5 settembre 2005 alla 62ª Mostra del cinema di Venezia.

Sinossi: 
Il film, suddiviso in dieci capitoli, inizia narrando l'angosciante storia di una civiltà aliena nata nella galassia di Andromeda e costretta a migrare dal proprio pianeta, l'Ignoto Spazio Profondo (The Wild Blue Yonder), reso inabitabile da una violenta glaciazione. È una storia costituita dai fallimentari tentativi intrapresi da questi extraterrestri allo scopo di comunicare e di avere rapporti commerciali con gli umani della Terra. 
 
I. Requiem per un pianeta morente
     (Requiem for a dying planet)  
II. I Padri Fondatori alieni
    (The alien Founding Fathers) 
III. Riesaminato il mistero dell'UFO di Roswell 
    (The Roswell UFO mystery re-examined)
IV. Missione oltre i limiti
      (Mission to the Outer Fringes)
V. La morte di un sogno
      (The death of a dream) 
VI. La matematica del trasporto caotico 
      (The mathematics of chaotic transport) 
VII. I misteri dello Spazio Profondo
      (Mysteries of the Blue Yonder) 
VIII. Utopia della colonia ideale
      (Utopia of the ideal colony) 
IX. Il tunnel del tempo 
     (The tunnel of time) 
X. La vera storia del loro ritorno 
     (The true story of their return) 
 
Come ci spiega l'alieno, il relitto trovato a Roswell era una sonda della sua civiltà. Riesaminato dopo 50 anni, il manufatto ha dato origine a una contaminazione batterica e a una pandemia contenuta a stento. Questo ha portato la NASA ad inviare nello spazio un equipaggio con l'incarico di trovare un nuovo pianeta abitabile, una casa per il genere umano. Scelta acuta e intelligente, proprio come quella dei benestanti fuggiti da Milano durante la peste descritta dal Manzoni. Dopo vani tentativi di esplorazione dello spazio vicino, come per incanto la nave spaziale viene ghermita da una distorsione spaziotemporale e finisce proprio nella galassia di Andromeda, sul pianeta d'origine degli alieni - ormai disabitato e ridotto a una palla di ghiaccio. L'equipaggio perfora questa crosta glaciale, tuffandosi nel sottostante oceano di elio liquido (sic!). Trovano meduse, alghe e altri organismi mucillaginosi, quindi fanno della nave la loro dimora per qualche anno. Quindi decidono di tornare sulla Terra, perché nemmeno il pianeta oceanico può offrire ospitalità duratura a un'umanità di esuli. Utilizzando la distorsione spaziotemporale, credono di viaggiare per soli 15 anni. In realtà ci mettono ben 820 anni. L'umanità nel frattempo ha abbandonato la Terra servendosi di stazioni spaziali. Il pianeta, diventato un Parco Nazionale, è ricoperto di foreste e sprofondato nella preistoria. 
 

Recensione: 
Questo non è un film di facile assimilazione. Ho dovuto vederlo due volte per comprenderlo ed apprezzarlo appieno. Spicca l'estrema povertà dei mezzi utilizzati. In pratica, il regista ha saldato svariati filmati di repertorio della NASA e di esplorazione subacquea antartica - questi ultimi opera di Henry Kaiser e girati nelle acque dell'Isola di Ross. Anche le interviste agli scienziati sono reali, per quanto siano state impiegate dando loro un significato molto diverso da quello originale. Per questo moltivo, una parte della critica cinematografica ha ritenuto "inaccettabile" questa pellicola. Spiccano alcune incongruenze marchiane, sesquipedali, che nulla tolgono al lirismo dell'opera. Ad esempio, l'ammaraggio di un astronauta americano viene presentato dal regista come se fosse il recupero di un alieno venuto dall'Ignoto Spazio Profondo. Eppure la tuta non ha affatto l'aspetto di essere di produzione aliena, tanto che mostra la bandiera degli USA su una manica. La stessa forma degli esuli si presenta come indistinguibile dalla nostra, nonostante provengano da un ambiente tanto diverso. Come avrebbero fatto ad adattarsi? A questo mistero non viene fornito neppure un abbozzo di risposta. Stupisce l'assoluta mancanza di contenuti propri nelle genti dell'Ignoto Spazio Profondo, come se si fossero assimilate interamente alla lingua inglese e agli usi della Terra dei Coraggiosi, perdendo ogni memoria della loro cultura d'origine. Un'amnesia poco credibile, anche postulando il progressivo scemare delle capacità mentali degli alieni, a cui pure il narratore fa allusione: se anche fossero diventati dementi, come avrebbero fatto ad apprendere una nuova lingua e un nuovo mondo di informazioni? Abbondano le contraddizioni logiche. In uno dei suoi interminabili monologhi, il narratore afferma che l'allevamento di animali domestici è stato il primo peccato del genere umano, avvenuto nel Neolitico. Il nome dato a questa grave colpa è "sedentarietà". Infatti dall'allevamento e dall'agricoltura deriva la fondazione di villaggi e grandi città, con tutto il degrado che ne consegue. L'allevamento di cani non è invece un peccato, perché tali intelligenti carnivori aiutano l'uomo nella caccia quando è nomade. Bene, sono d'accordo. Però l'esule cosmico non spiega come avrebbe fatto la propria civiltà ad uscire dal Paleolitico e ad arrivare a viaggiare tra le galassie. L'elogio ecologico dell'umanità di cacciatori e raccoglitori stride con i tentativi degli alieni di installare sulla Terra una città e di integrarsi nell'economia e nella politica delle sue nazioni.  

 
Un pianeta antifisico 

L'Ignoto Spazio Profondo (in inglese The Wild Blue Yonder, alla lettera "Il Blu selvaggio laggiù") dovrebbe essere un mondo oceanico fatto di acqua e ghiacciato in superficie a causa di un'improvvida era glaciale. Quando gli astronauti terrestri raggiungono la superficie candida di questo mirabile globo e ne perforano la superficie, l'oceano viene descritto dal narratore come un'atmosfera composta di elio liquido. L'elio è un gas nobile, inerte, incolore e insapore, non tossico, che si presenta allo stato liquido a temperature inferiori a -268,91 °C (si consideri che lo zero assoluto è -273,15 °C). È una pura e semplice assurdità pensare che in simili condizioni gli astronauti possano nuotare allegramente servendosi di tute da subacqueo. Le condizioni di un modo sarebbero vicine alla Morte Termodinamica, non si vedrebbero certo organismi gelatinosi nuotare allegramente. In fondo non è un problema eccessivo. I pianeti antifisici sono molto comuni nella tradizione fantascientifica. Iniziamo col gigantesco pianeta Kobol, che i Mormoni ritengono la sede di Dio (dotato a loro detta di un corpo fisico), per continuare con il celeberrimo Trantor, nato dalla fantasia di Isaac Asimov. Cosa c'è di più assurdo di un mondo ricoperto interamente da una città di metallo compatto, in barba a un'amenità chiamata "conduzione del calore"? Nella realtà, una costruzione simile sarebbe inconcepibile, eppure Trantor ha incantato intere generazioni di lettori di fantascienza, in nome di un trucchetto conosciuto come "sospensione dell'incredulità". Se si ammette un pianeta abitabile come Trantor, non si faranno troppe storie per la creazione di Herzog! 
 

L'Involuzione delle Specie 
 
Gli alieni partiti dall'Ignoto Spazio Profondo hanno subìto nel corso dei secoli un processo di degradazione cognitiva, che li ha portati a diventare sempre più incapaci e sconnessi dalla realtà. Pare proprio che sia un processo entropico ineluttabile che colpisce tutte le specie intelligenti. Prima si accende la fiammella dell'Intelligenza, che permette di accedere alla Conoscenza e ai suoi frutti. Poi accade che l'Intelligenza cominci a scemare e a mostrare sintomi di degrado, sempre più gravi. Alla fine, si arriva alla demenza generalizzata. Herzog ci mostra i desolanti risultati di questo corrosivo processo. Gli alieni avevano in mente di costruire sulla Terra una città grande e potente come Washington D.C., proprio nel territorio degli States. Una seconda Washington, con tanto di Pentagono, Congresso, Campidoglio, Corte Suprema e via discorrendo, che doveva diventare un centro commerciale di importanza mondiale. Cosa sono riusciti a realizzare? Una specie di discount in cui nessuno andava, situato in un crocicchio nel bel mezzo del deserto. Il sito istituzionale che avrebbe dovuto oscurare il Campidoglio era un piccolo edificio fatiscente alla confluenza di due stradine polverose. 
 
Questa è la traduzione in italiano del passaggio, tratta tra i sottotitoli: 
 
"Sapete, i nostri bis, bis, bis, bis, bis, bisnonni erano degli eccellenti scienziati, ma il viaggio era lungo e noioso. E quando arrivammo qui, centinaia e centinaia e centinaia di anni dopo, eravamo diventati degli incapaci."  

Questa è l'originale in inglese d'America: 
 
"You know, our great-great-great-great-great-great-great-great grandfathers were fine scientists, but the journey was long and boring and when we got here, hundreds of hundreds and hundreds and hundreds and hundreds of years later, those of us who arrived here just... sucked."
 
La pronuncia è allucinante: quella lunga successione di "great-great-great-great" suona come il verso di un papero: GWÈ GWÈ GWÈ GWÈ! Si noterà anche l'anodina "traduzione" di "just... sucked" con "eravamo diventati degli incapaci". Mancava il coraggio di tradurre correttamente con "facevamo schifo".  
 
Una fisica surreale  

Herzog cerca in tutti i modi di fornire una descrizione plausibile di come gli astronauti siano riusciti a raggiungere l'Ignoto Spazio Profondo. Non ci riesce, credo per via del fatto che ignora i princìpi della Relatività di Einstein. Uno scienziato di origine orientale, forse coreana, si lancia in una presentazione dal sapore New Age, in cui si propone di sostituire lo schema delle orbite dei pianeti del sistema solare con un labirinto neolitico come quello che si trova nella cattedrale di Chartres. Ha in testa una grande confusione. Secondo lui, se si raggiunge il punto lagrangiano L1 del sistema Terra-Luna e si imbocca la giusta "autostrada spaziale", si finisce comodamente su altre stelle o addirittura in un'altra galassia, a velocità superluminali! Per spiegare la distorsione del tempo nel viaggio di ritorno degli astronauti si invocano addirittura gli universi paralleli. Tuttavia sarebbe stato più facile postulare i cunicoli spaziotemporali detti wormholes (connettono regioni remote dell'Universo) e la presenza di una grande massa come quella di un buco nero gigante (la dilatazione temporale gravitazionale rallenta lo scorrimento delle lancette degli orologi).
 
    
Un equivoco linguistico 

Mentre le meduse passano accanto agli esploratori in pinne subacquee, una voce canta in una lingua dalla sonorità semitica, molto affine a quella dell'arabo. Lì per lì ho pensato che fosse un canto in punico conservato miracolosamente dai Tenores sardi, anche se la cosa pareva abbastanza inverosimile. Tempo fa mi è stato detto che in Sardegna ci sono persone capaci di scagliare maledizioni servendosi di formule in una lingua antica, ma non ho avuto mai la possibilità di visionarne i testi. Ovviamente c'era la possibilità che si trattasse di una lingua inventata di sana pianta, di una specie di grammelot semitico, messo a punto per dare l'impressione di una lingua ignota di origine aliena. Il punto è che una simile creazione non è poi così immediata e facile. Poi ho scoperto che il canto è in lingua Wolof. Una lingua reale, dunque, parlata in Senegal, ma anche in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania, per un totale di quasi 5,5 milioni di locutori. Mola Sylla, che ha contribuito alla colonna sonora del film, è per l'appunto un cantante senegalese, i cui testi sono proprio in lingua Wolof. 
 
 
Cantu a tenore 

Il cantu a tenore (ossia "canto a tenore") è uno stile di canto corale polifonico, originale ed autoctono, tipico della Sardegna e in particolare dell'impervia Barbagia. In lingua sarda è chiamato anche su tenore, su cuncordu, su cussertu (su cuntzertu), su cuntrattu, su cantu a proa, s'agarropamentu. Spesso si parla di Tenores sardi, ma tale locuzione non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Infatti in sardo la parola tenore è già un plurale collettivo, che indica l'insieme di coloro che cantano in un gruppo. Ciascuno dei cantanti è detto boche "voce". Il plurale sigmatico Tenores indica i diversi gruppi che praticano il cantu a tenore. Si tratta senza dubbio di un'eredità antichissima, a parer mio preromana. Si ipotizza che questa forma di canto, tipicamente pastorare, sia nato dall'imitazione dei suoni della Natura. Così secondo alcuni su bassu (il basso) imita il muggito di un bue, sa contra (il contralto) imita il belato di una pecora, sa mesu boche (la mezza voce) imita il verso dell'agnello, mentre la voce dell'uomo è quella del solista, sa boche. Si notano sorprendenti somiglianze tra il cantu a tenore e il xöömej, un canto difonico tipico delle genti di Tuva, in Siberia, ai confini con la Mongolia. Secondo le tradizioni tuvane, il xöömej sarebbe nato dall'imitazione dei suoni della steppa: l'acqua che scorre, il trotto dei cavalli, il sibilo del vento. Lo scopo sarebbe stato quello di acquisire la forza degli spiriti degli elementi naturali. Tutto ciò è di estremo interesse e merita approfondimenti. 
 
 
Utopie e contenuti profetici 
 
Anno del Signore 2005. Tempi non sospetti. Greta Thunberg poppava ancora il latte materno: sarebbero passati anni prima del manifestarsi dei prodromi della sua condizione isterica di attivista convulsionaria. Ebbene, Werner Herzog aveva ben chiare le condizioni terminali del nostro pianeta malato, infestato dal parassita Homo sapiens, e sognava la palingenesi, il ripristino di una purezza edenica. Così ci parla del ritorno degli astronauti dall'Ignoto Spazio Profondo, mostrandoci l'immagine di un imponente acrocoro che sorge dalla foresta pluviale facendo scaturire impetuosi ruscelli dai fianchi: 
 
"Quando sono tornati, 820 anni dopo, la Terra non era più abitata. Era diventata un Parco Nazionale. L'atterraggio è avvenuto su questo altopiano, perché non c'erano più aeroporti, città, ponti, dighe, soldi, banche, tempo e vita. Era tornata alla sua bellezza originaria. Era di nuovo preistorica. E questo è il suo aspetto..." 
 
All'epoca non si sospettava che una pandemia avrebbe fatto la sua irruzione nel mondo, introducendo una discontinuità di portata storica. Eppure Herzog in qualche modo lo presentiva. Così ha immaginato la comparsa di un morbo alieno e ha preconizzato draconiane misure di contenimento. Ricordiamoci che il tanto strombazzato Contagion di Steven Soderbergh (2011), esaltato in modo fanatico da molti fantascientisti, non mostra nulla di simile a un lockdown e all'imposizione generale delle mascherine. Altra cosa prevista dal regista è il delirante titanismo di Elon Musk. A un certo punto si vede infatti uno scienziato che dice mirabilia della colonizzazione spaziale prossima ventura, teorizzando addirittura un pendolarismo tra il lavoro nelle miniere asteroidali (come se fosse una barzelletta!) e le vacanze sulle spiagge assolate della Terra.   

Nostalgia di Klaus Kinski 
 
L'interpretazione di Brad Dourif mi ha convinto che Herzog lo abbia scelto nel tentativo estremo di trovare qualcuno capace di ricordare, seppur vagamente, il mitico Klaus Kinski. Celebre come protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975), Dourif è comparso anche in Dune (David Lynch, 1984), dove ha interpretato la parte di Piter DeVries, l'astuto consigliere del Barone Vladimir Harkonnen. Nel 1988 lo vediamo impegnato in Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Alan Parker), dove rivestiva i panni di uno sceriffo affiliato al Ku Klux Klan: era un enfant terrible che prendeva a sganassoni le donne, spezzava il collo ai gatti, inveiva contro Martin Luther King chiamandolo "Martin Luther King Kong", etichettava i progressisti come "leccanegri" e vomitava sul pavimento una decina di litri di birra dopo un colossale binge drinking. È poi stato l'odiosissimo Grima Vermilinguo nel kolossal Il Signore degli Anelli: Le due Torri (Peter Jackson, 2002). È nato a Huntington in West Virginia nel 1050. Il suo nominativo esteso è Bradford Claude "Brad" Dourif. Il cognome, rarissimo, è di origine francese. L'origine più probabile è da dou "del" (dialettale per du) e rif "ruscello" (dialettale per ruisseau). Dovrebbe pronunciarsi /du'Rif/, ma negli States la pronuncia è stata bizzarramente adattata in /'dɔ:rɪf/. Ha la stessa origine il cognome Durif (anche scritto Duriff in America), come pure l'italiano Delrio. Quello che Herzog voleva era un attore grintoso e dal sembiante truce, che potesse dare l'impressione di essere chiaro di capelli, quasi albino o leucistico. In realtà le chiome di Dourif erano semplicemente ingrigite dall'età. 
 
Curiosità 
 
Quando chiedevano a Herzog dove avesse girato questo film, lui faceva il faceto e diceva che le riprese erano avvenute sulla galassia di Andromeda. 

Il titolo originale, Wild Blue Yonder, è stato ispirato dall'inno dell'Aviazione Militare degli Stati Uniti d'America (The U.S. Air Force Song). Ecco il testo originale in cui compare la locuzione (Verse I): 
 
Off we go into the wild blue yonder,
Climbing high into the sun;
Here they come, zooming to meet our thunder,
At 'em boys, Give 'er the gun! (Give 'er the gun, now!)
Down we dive, spouting our flame from under
Off with one helluva roar!
We live in fame or go down in flame. Hey!
Nothing'll stop the Army Air Corps! 
 
(helluva roar = hell of a roar)

A un artista geniale bastano poche parole per dar forma a un mondo! 
 
Herzog è rimasto folgorato dalla visione di alcuni filmati nell'archivio della NASA a Pasadena (California). Così ha detto: "C'è qualcosa di straordinario in alcune agenzie governative come la NASA. Hanno un insito senso di poesia, nessuno ci crederebbe, ma è così. E la gentilezza e il supporto che hanno dato al mio progetto erano totalmente inaspettati e senza precedenti". I filmati in questione erano stati registrati durante la missione dello Space Shuttle STS-34 del 1989, che aveva il compito di lanciare la sonda Galileo.

La squallida imitazione del Campidoglio esiste davvero e si trova a Niland, in California, proprio all'intersezione tra Niland Avenue e la East Main Street. In pratica quel luogo è un immondezzaio. La sua desolazione è insostenibile. Farebbe inorridire persino i Rom valacchi di condizione più umile.   
 
Lo stranissimo altopiano su cui avveniene l'atterraggio degli astronauti si trova in Venezuela: è il Monte Roraima. Fa subito venire in mente l'acrocoro descritto ne Il mondo perduto di Sir Arthur Conan Doyle (1912). 
 
Cineforum fantafilm 
 
Il film è stato proiettato il 19 febbraio 2007 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ho potuto essere presente e ho visto il film molti anni dopo, sullo schermo del portatile, in inglese americano con i sottotitoli in italiano. Solo ora vengo a sapere che in occasione della proiezione si è tenuto un dibattito sul tema dell'esistenza degli extraterrestri, a cui ha partecipato il professor Elio Sindoni, che ricordo bene dall'epoca dell'università. Cosa che ignoravo, è l'autore di un libro sul tema: Esistono gli extraterrestri? (Il Saggiatore, 1997). È stato pubblicato nello stesso anno in cui ho conseguito la laurea! Avrò cura di procurarmi il volume, di leggerlo e di recensirlo.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questi sono alcuni interventi della critica: 
 
"Una piccola ed ecologica Odissea nello Spazio per comprendere che il cinema può essere filosofia e comunicazione dello stato delle cose."
(Pino Farinotti) 
 
"<Herzog> si perde oggi in un misticismo laico ed approda alle soglie del tempo armato di un velleitarismo filosofico, che cerca di mascherare la sua smisurata ambizione fingendo di raccontare, male, una vicenda fantascientifica che si poteva sbrigare con mezzi convenzionali. Ma Herzog, forte della sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, ci offre uno sconnesso semidocumentario, tecnicamente inaccettabile, le cui ambizioni non sembrano né poche, né piccole. Ma è come fotografare Dio con una vecchia polaroid."
(Il Giornale) 
 
"Si segue abbacinati e coinvolti, si ringrazia il cinema che, quando è gestito da un Poeta vero, può approdare a risultati unici, del tutto estranei a tutto quanto di solito, anche i suoi autori maggiori, riescono a proporci."
(Gian Luigi Rondi, Il Tempo) 
 
Il navigatore piernelweb ha scritto su Mymovies.it:

"Per molti versi "l'ignoto spazio profondo" è un film prodigioso. Dal genio di Herzog un'esempio (sic), credo senza precedenti, di cinema sperimentale che prende forma da immagini e filmati di altra fonte che divengono agli occhi dello spettatore, per manipolazione del regista tedesco, tutt'altro. Un mix di sequenze spaziali (di provenienza Nasa) subacque e aeree surreali e di impressionante bellezza accompagnate dalla voce narrante dell'alieno Brad Dourif e dalla musica "senza tempo" dei Tenores di Orosei. L'Odissea nello spazio di Herzog in diversi momenti è pesante come un macigno, nella sua lentezza ed allucinazione ma nel complesso assume la forma di una portentosa fantascientifica fiaba ecologica di grande impatto emotivo. E' incredibile come con pochissimi mezzi si possa fare dell'ottimo cinema."