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mercoledì 1 gennaio 2020

 
FRIGYES KARINTHY E LA SUA OPERA
 
Lo scrittore e linguista ungherese Ferenc Karinthy (Budapest, 1921 - Budapest, 1992) è l'autore del romanzo surreale Epepe, più conosciuto nel mondo anglosassome come Metropole.
 
 
Il padre di Ferenc, Frigyes Karinthy (Budapest, 1887 - Siófok, 1938), non era affatto uno sconosciuto. Nato da una famiglia borghese di origine ebraica, si distinse per il suo grande ingegno e per la sua vena satirica: fu poliglotta, scrittore, drammaturgo, parodista, umorista, utopista, poeta, giornalista e traduttore in ungherese. Non smise mai di studiare e accumulò un’immensa mole di conoscenze sia umanistiche che scientifiche, cosa molto rara tra gli scrittori di quei tempi. Alcune delle sue traduzioni sono tuttora in circolazione. Tradusse opere di Charles Dickens, Heinrich Heine, H.G. Wells (The Sea Lady, The Country of the Blind), Stephen Leacock, A. A. Milne (Winnie-the-Pooh, reso con Micimackó), Christian Morgenstern, Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore), Jonathan Swift (I viaggi di Gulliver), Mark Twain (Tom Sawyer), Metta V. Victor e Franz Wedekind. 
 
Particolare attenzione merita il suo rapporto con H.G. Wells, e non soltanto in relazione alla letteratura fantastica: la traduzione in lingua magiara delle opere dello scrittore britannico comportò modifiche di non poco conto, e in alcuni casi una vera e propria propria riscrittura. 
 
L'influenza di Wells si nota anche in due interessantissimi romanzi fantascientifici e utopistici di Karinthy padre: Viaggio a Faremido (Utazás Faremidóba, in inglese Voyage to Faremido, 1916) e il suo seguito Capillaria (Capillária, 1921). Viaggio a Faremido è strutturato come un seguito de I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift e preconizza l'intelligenza artificiale. Un pilota si addentra in un paese sconosciuto i cui abitanti hanno corpi costituiti da materiali inorganici e si esprimono in un linguaggio musicale: si tratta di veri e propri robot dotati di intelletto e indipendenti dagli umani. Una visione notevole per gli inizi del XX secolo e certamente profetica.  

In Capillaria è descritto un mondo sottomarino abitato soltanto da donne, mentre i maschi sono ridotti a esserini residuali chiamati bullpop, poco più che genitali deambulanti. Il tema del feroce contrasto tra i sessi e della servitù sessuale è portato ai suoi limiti estremi: il maschio debole è descritto come un "piccolo verme ripugnante", ignorato dalla società femminile sia come mantenitore che come propagatore della specie, condannato quindi a una morte vergognosa. Anche questo è un tema di scottante attualità. 
 
 
Il contributo di Frigyes Karinthy alla Scienza è stato notevole, avendo introdotto un concetto completamente nuovo che si è dimostrato di grande utilità nella matematica, nella sociologia, nella fisica, nella cibernetica e nella teoria delle reti. Si tratta dell'idea dei sei gradi di separazione, che compare nel suo racconto Catene (Láncszemek, 1929), inedito in Italia e parte dell'antologia Ogni cosa è diversa (in inglese Everithing is different). Secondo questo cruciale concetto, ogni persona è connessa a tutte le altre da un piccolo numero di passaggi, che è sempre minore o uguale a sei. L'assunto di Karinthy è semplice: il mondo si sta contraendo a causa dell'accresciuta connettività tra gli individui. Nonostante le persone vivano separate da grandi distanze, la loro crescente densità sul globo porta inevitabilmente a una riduzione delle distanze sociali. Così scrisse nel racconto in questione: 
 
"Comunque, dalla discussione venne fuori un'idea interessante. Uno di quelli che vi partecipava propose un gioco per dimostrare che gli abitanti del globo terrestre sono molto più vicini l'uno all'altro, sotto molti punti di vista, di quanto lo siano stati nel passato. Dato un individuo qualunque tra il miliardo e mezzo di abitanti della terra, che vive in un posto qualsiasi, lui sosteneva di riuscire a mettersi in contatto con quell'individuo al massimo attraverso cinque altri individui che si conoscessero tra loro personalmente." 
 
 
Possiamo renderci conto di questo fatto nella nostra quotidianità. Ho avuto occasione di sperimentare che le distanze che mi separano da diversi personaggi famosi (nel bene o nel male) sono molto minori di quanto possa sembrare. Solo per fare un esempio, a quanto ho potuto appurare, George W. Bush è separato da me da solo tre gradi: un amico di un mio amico lo ha conosciuto alla Casa Bianca, dove ha lavorato per un certo periodo. Questo significa che numerosissimi politici statunitensi sono separati da me al massimo da quattro gradi. Tra questi possiamo enumerare Bill Clinton e sua moglie Hillary, Barack Obama e Donald Trump. Non è affatto escluso che un domani possa darsi la dimostrazione che il mio vero numero di gradi di separazione con ciascuno di questi individui è ancora minore. Un caso ancora più sorprendente è quello di Moana Pozzi: anche se è defunta, i gradi di separazione sono due, dato che mi sono imbattuto in ben tre uomini che l’hanno conosciuta direttamente. Questo fa sì che ci siano soltanto tre gradi di separazione tra me e un numero enorme di attrici e di attori di film hard, vivi e trapassati. 
 
Veniamo infine a una questione davvero singolare. Frigyes Karinthy era un ardente sostenitore dell'esperanto, partecipava ai congressi degli esperantisti e dal 1932 fu a capo dell'Associazione Esperantista Ungherese (Hungaria Esperanto-Asocio). È tuttavia riportato che non parlava affatto tale lingua. Non sono in grado di fornire un'adeguata spiegazione, dal momento che l'esperanto è una lingua di apprendimento molto facile, che non avrebbe dovuto scoraggiare un valente poliglotta. Forse si trattava di una peculiare idiosincrasia che gli impediva di memorizzare le parole? Ancora più strano che un uomo che nutre passione per qualcosa poi mostri una tale difficoltà ad apprenderla.

lunedì 28 maggio 2018

CLASSIFICAZIONE DELLE LINGUE COSTRUITE

La definizione di lingua costruita (ingl. conlang) o lingua artificiale potrebbe sembrare ovvia e priva di qualsiasi ambiguità. Questo riporta Wikipedia (2018): 

"Una lingua artificiale è una lingua creata dall'ingegno attribuibile ad una sola persona o ad un gruppo di lavoro, che ne sviluppa deliberatamente la fonologia, la grammatica e il vocabolario (nel caso delle lingue ausiliarie capita però che il vocabolario venga fatto derivare da quello delle più diffuse lingue naturali). La principale differenza rispetto alle lingue naturali risiede dunque nel fatto che originariamente quelle artificiali non si sono sviluppate ed affermate spontaneamente nelle culture umane." 

Ebbene, quanto affermato da Wikipedia non è del tutto vero, anche se riflette le opinioni correnti dei linguisti. Non è una spiegazione completa. Inoltre può essere considerata fuorviante, come avrò modo di dimostrare.  

La classificazione riportata si fonda più che altro sulle finalità di coloro che elaborano queste lingue o sull'origine del loro lessico e della loro grammatica. Questo è un riassunto:

Classificazione secondo gli scopi

1) Lingue ausiliarie
2) Lingue artistiche
3) Lingue logiche 

Le lingue ausiliarie hanno lo scopo di aiutare la comunicazione tra le nazioni (es. Esperanto, Völapuk, etc.).
Le lingue artistiche sono create nel contesto di opere letterarie o cinematografiche, per piacere personale e via discorrendo (es. Quenya, Sindarin, Eldarin, etc.).
Le lingue logiche (ingl. loglangs) comprendono le lingue filosofiche, le lingue matematiche e le lingue musicali. Si fondano in sostanza su esperimenti concettuali volti a trovare una forma di comunicazione perfetta, senza ambiguità, per quanto molto distante dalle lingue naturali. 

Classificazione secondo l'origine del lessico e della grammatica 

1) Lingue a priori
2) Lingue a posteriori
  2a) Lingue naturalistiche
  2b) Lingue non naturalistiche

Le lingue a priori hanno un lessico e una grammatica che il loro autore ha creato dal nulla in toto o in gran parte (per quanto ciò sia effettivamente possibile). 
Le lingue a posteriori hanno un lessico e una grammatica che il loro autore ha preso da una o più lingue naturali (in genere apportandovi modifiche e assimilandole).
Le lingue a posteriori a loro volta si suddividono in lingue naturalistiche, che imitano la struttura delle lingue naturali, e in lingue non naturalistiche (o schematiche), che sono dotate dai loro creatori di una struttura semplificata col fine di facilitarne di facilitarne l'apprendimento.

Tutto ciò non esaurisce affatto l'esistente.

Dobbiamo includere nelle categorie di lingue artificiali suddivise per scopo anche le seguenti:

4) Lingue ricostruite per fini scientifici (es. protolingue, etc.)
5) Lingue morte ricostruite o rivitalizzate per fini culturali, politici o religiosi (es. cornico moderno, ebraico di Israele)

Wikipedia (2018) riporta la seguente definizione di protolingua: 

"La protolingua o lingua ricostruita è la ricostruzione probabile della lingua originaria di un gruppo di lingue, un ramo o una famiglia linguistica, sulla base di corrispondenze e radici comuni a tale famiglia linguistica che non costituiscano innovazioni o prestiti."

Essendo le protolingue non attestate, si capisce che si tratta di lingue artificiali, seppur chiaramente a posteriori. Anche se si riuscisse a ricostruire una protolingua esattamente coincidente in massima parte con una lingua un tempo effettivamente parlata, non potremmo saperlo con esattezza. Sarebbe una lingua artificiale in ogni caso. Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che il latino è la protolingua delle lingue romanze: questo sarebbe un esempio di protolingua attestata. In realtà si tratta di un'affermazione non corretta. Le lingue romanze derivano dal latino volgare (sermo vulgaris), non dal latino classico (sermo nobilis). La protolingua che potremmo ricostruire a partire dai soli dati delle lingue romanze, senza considerare le attestazioni del latino, sarebbe molto diversa da quella di Cicerone! 

In genere le protolingue consistono in elenchi di radici o di vocaboli, che gli accademici asteriscano in modo sistematico per distinguerli dalle forme realmente attestate - come se gli studenti e i lettori fossero così coglioni da aver bisogno di qualcuno che ogni volta dica loro: "Guardate che l'indoeuropeo è una lingua ricostruita". In qualche raro caso tuttavia si hanno esempi di testi in una protolingua. Ad esempio sono ben note diverse versioni della Favola della pecora e dei cavalli. Questo è il testo in italiano:

Una pecora tosata vide dei cavalli, uno dei quali tirava un pesante carro, un altro portava un grande carico e un altro trasportava un uomo. La pecora disse ai cavalli: "Mi piange il cuore vedendo come l'uomo tratta i cavalli". I cavalli le dissero: "Ascolta, pecora: per noi è penoso vedere che l'uomo, nostro signore, si fa un vestito con la lana delle pecore, mentre le pecore restano senza lana". Dopo aver sentito ciò, la pecora se ne fuggì nei campi.

Questa è la versione sanscritoide di August Schleicher (1868):

Avis, jasmin varnā na ā ast, dadarka akvams, tam, vāgham garum vaghantam, tam, bhāram magham, tam, manum āku bharantam. Avis akvabhjams ā vavakat: kard aghnutai mai vidanti manum akvams agantam. Akvāsas ā vavakant: krudhi avai, kard aghnutai vividvant-svas: manus patis varnām avisāms karnauti svabhjam gharmam vastram avibhjams ka varnā na asti. Tat kukruvants avis agram ā bhugat.

Questa è la versione di Hermann Hirt (1939):

Owis, jesmin wьlənā ne ēst, dedork'e ek'wons, tom, woghom gʷьrum weghontm̥, tom, bhorom megam, tom, gh'ьmonm̥ ōk'u bherontm̥. Owis ek'womos ewьwekʷet: k'ērd aghnutai moi widontei gh'ьmonm̥ ek'wons ag'ontm̥. Ek'wōses ewьwekʷont: kl'udhi, owei!, k'ērd aghnutai vidontmos: gh'ьmo, potis, wьlənām owjôm kʷr̥neuti sebhoi ghʷermom westrom; owimos-kʷe wьlənā ne esti. Tod k'ek'ruwos owis ag'rom ebhuget.

Questa è la versione di Winfred Philip Lehmann e di Ladislav Zgusta (1979):

Gʷərēi owis, kʷesjo wl̥hnā ne ēst, eḱwōns espeḱet, oinom ghe gʷr̥um woǵhom weǵhontm̥, oinomkʷe meǵam bhorom, oinomkʷe ǵhm̥enm̥ ōḱu bherontm̥. Owis nu eḱwobh(j)os (eḱwomos) ewewkʷet: "Ḱēr aghnutoi moi eḱwōns aǵontm̥ nerm̥ widn̥tei". Eḱwōs tu ewewkʷont: "Ḱludhi, owei, ḱēr ghe aghnutoi n̥smei widn̥tbh(j)os (widn̥tmos): nēr, potis, owiōm r̥ wl̥hnām sebhi gʷhermom westrom kʷrn̥euti. Neǵhi owiōm wl̥hnā esti". Tod ḱeḱluwōs owis aǵrom ebhuget.

Questa è la versione laringalista di Douglas Quentin Adams (1997):

[Gʷr̥hxḗi] h2óu̯is, kʷési̯o u̯lh2néh4 ne (h1é) est, h1ék̂u̯ons spék̂et, h1oinom ghe gʷr̥hxúm u̯óĝhom u̯éĝhontm̥ h1oinom-kʷe ĝ méĝham bhórom, h1oinom-kʷe ĝhménm̥ hxṓk̂u bhérontm̥. h2óu̯is tu h1ek̂u̯oibh(i̯)os u̯eukʷét: 'k̂ḗr haeghnutór moi h1ék̂u̯ons haéĝontm̥ hanérm̥ u̯idn̥téi. h1ék̂u̯ōs tu u̯eukʷónt: 'k̂ludhí, h2óu̯ei, k̂ḗr ghe haeghnutór n̥sméi u̯idn̥tbh(i̯)ós. hanḗr, pótis, h2éu̯i̯om r̥ u̯l̥h2néham sebhi kʷr̥néuti nu gʷhérmom u̯éstrom néĝhi h2éu̯i̯om u̯l̥h2néha h1ésti.' Tód k̂ek̂luu̯ṓs h2óu̯is haéĝrom bhugét.

Questa è la versione di Frederik Kortlandt (2007):

ʕʷeuis iosmi ʕuelʔn neʔst ʔekuns ʔe 'dērkt, tom 'gʷrʕeum uogom ugentm, tom m'geʕm borom, tom dgmenm ʔoʔku brentm. ʔe uēukʷt ʕʷeuis ʔkumus: kʷntske ʔmoi kērt ʕnerm ui'denti ʔekuns ʕ'gentm. ʔe ueukʷnt ʔkeus: kludi ʕʷuei, kʷntske nsmi kērt ui'dntsu: ʕnēr potis ʕʷuiom ʕulʔenm subi gʷormom uestrom kʷrneuti, ʕʷuimus kʷe ʕuelʔn neʔsti. To'd kekluus ʕʷeuis ʕe'grom ʔe bēu'gd.

Si noterà che gli asterischi in casi simili spariscono magicamente! :)

Vediamo che la prima protolingua indoeuropea ricostruita è una rozza forma di protosanscrito non privo di anacronismi, mentre le ultime versioni sono quasi impronunciabili. Tale è la distanza che si ravvisa tra i testi dei diversi autori, che siamo costretti a dire qualcosa di molto scomodo: si tratta di lingue artificiali tra loro distinte e molto distanti! 

Una lingua morta, di cui esistono attestazioni più o meno estese, può essere ricostruita nelle sue parti mancanti con un lavoro scientifico ineccepibile e accurato, tanto da restaurarla in una forma assai simile a quella effettivamente in uso. Si otterrà una lingua ricostruita (ingl. reconlang) che non è una protolingua. Tale prodotto deve essere in ogni caso considerato una lingua artificiale, perché non è più trasmesso nemmeno da una singola madre ai suoi figli. Così se si ricostruisce la lingua gotica usata da Wulfila colmandone le lacune, si avrà una lingua nuova in ogni caso, anche se il lavoro fosse assolutamente perfetto. Anche se il Vescovo della Chiesa Ariana potesse capire ogni sillaba. Se poi una lingua di questo tipo si intende farla rivivere per motivi politici, religiosi o culturali, sarà una lingua rivitalizzata (ingl. revlang). Se un progetto di rivitalizzazione o resurrezione linguistica non è sostenuto da ingenti capitali e dal potere della politica, sarà quasi di certo votato al fallimento, in quanto poche forze sono irresistibili come l'accidia del genere umano.   

Si capisce facilmente che le lingue ufficiali delle nazioni sono in massima parte lingue costruite. La lingua italiana è una lingua costruita. Cosa sono i famosi panni sciacquati in Arno dal Manzoni, se non un'opera di glottopoiesi? La lingua ebraica dello Stato d'Israele non è affatto la lingua della Torah e nemmeno quella portata avanti nei secoli dai rabbini: è a tutti gli effetti una lingua costruita, una conlang neoebraica. Non a caso, gli zeloti ne rifiutano l'uso.

martedì 27 febbraio 2018


GATTACA -
LA PORTA DELL'UNIVERSO

Titolo originale: Gattaca
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Durata: 107 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza, drammatico, thriller
Sottogenere: Fantascienza sociale, fantascienza
     distopica, biopunk, fantapolitica 
Regia: Andrew Niccol
Soggetto: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Produttore: Danny De Vito
Distribuzione (Italia): Columbia Tri Star
Fotografia: Sławomir Idziak
Montaggio: Lisa Zeno Churgin
Effetti speciali: Gary D'Amico
Musiche: Michael Nyman
Scenografia: Jan Roelfs
Interpreti e personaggi   
    Ethan Hawke: Vincent Freeman
    Uma Thurman: Irene Cassini
    Jude Law: Jerome Eugene Morrow
    Loren Dean: Anthony Freeman
    Alan Arkin: det. Hugo
    Gore Vidal: direttore Josef
    Ernest Borgnine: Caesar
    Tony Shalhoub: German
    Blair Underwood: genetista
    Xander Berkeley: Dr. Lamar
    Elias Koteas: Anthony Freeman Sr.
    Jayne Brook: Marie Freeman
    Mason Gamble: Vincent ragazzo
    Vincent Nielson: Anthony ragazzo
    Chad Christ: Vincent adolescente
    William Lee Scott: Anthony adolescente
Doppiatori italiani   
    Vittorio De Angelis: Vincent Freeman
    Emanuela Rossi: Irene Cassini
    Riccardo Rossi: Jerome Eugene Morrow
    Massimo De Ambrosis: Anthony Freeman
    Manlio De Angelis: det. Hugo
    Giorgio Piazza: direttore Josef
    Sergio Graziani: Caesar
    Claudio Fattoretto: genetista
    Nino Prester: Dr. Lamar
    Dario Penne: German
    Francesco Pannofino: Anthony Freeman Sr.
    Serena Verdirosi: Marie Freeman
Colonna sonora:  
  1) The Morrow
  2) God's Hands
  3) The One Moment
  4) Traces
  5) The Arrival
  6) Becoming Jerome
  7) Call Me Eugene
  8) A Borrowed Ladder
  9) Further And Further
  10) Not The Only One
  11) Second Morrow
  12) Impromptu For 12 Fingers
  13) The Crossing
  14) It Must Be The Light
  15) Only A Matter Of Time
  16) I Thought You Wanted To Dance
  17) Irene's Theme
  18) Yourself For The Day
  19) Up Stairs
  20) Now That You're Here
  21) The Truth
  22) The Other Side
  23) The Departure
  24) Irene & The Morrow
Premi
i) Courmayeur Noir in festival 1997: Premio del pubblico
ii) Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna 1997: Miglior film
iii) Festival internazionale del film fantastico di Gérardmer 1998: Premio della giuria

Trama:

La narrazione è ambientata in un futuro non troppo lontano, in cui la società è governata dall'eugenetica. Ogni nuovo nato è registrato in un database e classificato a seconda delle modalità di concepimento. I "validi" sono prodotti tramite ingegneria genetica, mentre i "non validi" sono tutti coloro che sono stati concepiti in modo naturale, tramite copula. La società ha ereditato le scorie dell'antica political correctness e formalmente proibisce le discriminazioni su base genetica, ma la realtà dei fatti è ben diversa: di fatto soltanto i "validi" possono aspirare a lavori professionali e di responsabilità, mentre i "non validi" sono relegati a lavori manuali. Vincent Freeman, concepito per mezzo di un atto sessuale, ha difetti genetici tali da far predire la possibilità di una morte intorno ai trent'anni. I suoi genitori non nascondono di essersi pentiti di averlo procreato e si danno da fare per avere un altro figlio servendosi dell'eugenetica. Nasce così Anton, che cresce con un odiosissimo atteggiamento da perfettino, a quanto pare tipico di tutti i prodotti di questo genere. Vincent ha un sogno, quello di diventare astronauta, ma una simile carriera gli è preclusa per via delle sue origini. Per porre rimedio a questo inconveniente non da poco, arriva a concepire sistemi davvero ingegnosi quanto implausibili. Avvalendosi della complicità di Jerome Eugene Morrow, riesce a eludere tutti i controlli e a coronare il suo sogno, entrando nell'ente spaziale Gattaca. Il suo fine ultimo è quello di entrare a far parte di una missione esplorativa diretta su Titano. Il sistema messo a punto dal protagonista ha dell'incredibile. Jerome E. Morrow è perfettamente eugenetico: il suo corredo è tale da garantirgli una vita di incredibile lunghezza e salute, senza alcuna malattia. C'è soltanto un problema. Il giovane aitante ha avuto un grave incidente d'auto e si è spezzato la spina dorsale, così da allora è costretto su una sedia a rotelle. Per lenire l'orrore della sua condizione, ha cominciato ad alcolizzarsi e ad avere un gran numero di rapporti non protetti con prostitute, riempiendosi di gonorrea. Vincent Freeman ha assunto l'identità del suo complice eugenetico falsificando i documenti  e facendo salti mortali per scansare i pericoli. Per eludere il riconoscimento all'entrata del Gattaca e i frequenti test antidroga, usa il sangue e le urine di Morrow. Non tutto filerà sempre liscio come desiderato e gli attimi di alta tensione non mancheranno: come se non bastasse un inopportuno omicidio, a un certo punto dal passato si materializzerà l'odioso Anton. Tuttavia alla fine Vincent partirà il razzo con Vincent a bordo, mentre Jerome sceglierà di suicidarsi arrostendosi in un inceneritore.   

Recensione: 

Non userò mezzi termini: fa un po' schifo. In buona sostanza si riduce a un'estenuante serie di prelievi di sangue e di urine interrotta da dialoghi deprimenti, tanto che avrebbero potuto intitolarlo ASL. Potrei anche far notare l'assurdità di un inceneritore che si comanda dall'interno. Che pizza la solita ammorbante storia d'amore! Salverei soltanto la colonna sonora. Se mi fermassi qui, la recensione sarebbe un po' troppo secca, così procedo con qualche riflessione.

Il pensiero debolissimo   

Il film è controverso, a giudicare dal gran numero di interpretazioni tra loro incompatibili a cui ha dato adito. Detto fra noi, questa è una pellicola di una grande ingenuità, una sorta di favola fabbricata non solo per mettere in guardia contro la deriva del determinismo genetico annessa allo sviluppo delle biotecnologie - ma soprattutto per affermare il potere del pensiero positivo (positive thinking). Orbene, è la scoperta dell'acqua calda che la possibilità di sequenziare il genoma possa portare a discriminazioni nell'ottica anarcocapitalista della produttività ad ogni costo: già adesso se un'azienda fosse in grado di sapere in anticipo che un suo dipendente ha predisposizione all'alcolismo o che svilupperà il morbo di Alzheimer, lo licenzierebbe per assumerne un altro più idoneo, considerato un miglior investimento a lungo termine. A parer mio Gattaca non ha come fine un monito di questo genere. Non si limita a dirci: "Guardate che schifo sarà il mondo del futuro". Quello che l'artefice del film vuole propugnare è la dottrina del libero arbitrio, in cui la capacità individuale di scelta tra Bene e Male si traduce in un nesso di causazione diretta tra i propri desideri e la loro realizzazione, a dispetto di ogni circostanza avversa. Sorprendente come gli States, un paese in cui hanno gran peso le idee protestanti, abbia poi prodotto alcuni tra i peggiori film di propaganda di concetti papisti. C'è tuttavia un altro aspetto. Pur qualificandosi come contronarrativa rivoluzionaria, Gattaca rappresenta in realtà la narrativa mainstream sulla genetica, coniugata in funzione politica antirazzista e antinazista. Lo si vede con la massima chiarezza: lo scopo del progetto è negare alla radice e contrastare con ogni mezzo la semantica nazionalsocialista della parola Blut "sangue", come se a Berlino le bandiere con lo Hakenkreuz garrissero ancora al vento. Anche se ai tempi di Hitler non era stata ancora scoperta la struttura del DNA e non si comprendeva bene il funzionamento del codice genetico - si era poco oltre le formulazioni ottocentesche sui piselli verdi e gialli - il riferimento appare abbastanza chiaro. Se il Nazionalsocialismo non si fosse mai sviluppato, un film come questo sarebbe stato non soltanto inconcepibile, ma anche inutile come il rigurgito di un cagnotto di mosca carnaria.

Lo spettro di Hitler 

Guardando Gattaca si arriva direttamente a una riflessione mortificante: senza il fantasma di Adolf Hitler, l'intero mondo postmoderno collasserebbe, non avrebbe più uno scopo e un fondamento. Ogni costruzione mentale è concepita all'unico scopo di contrastare il brutto-cattivo di Braunau am Inn, che in questo modo è stato reso più potente da morto di quanto non fosse in vita. La gente, ossessionata, vede il figlio di Klara Pölzl dovunque, sotto ogni sasso, e ne teme il ritorno: per questo sono create le immani dighe del politically correct. Innumerevoli persone tremano di terrore e balbettano, convinte che sia immanente e concreto il pericolo che l'ombra del dittatore si materializzi. Cosa accadrebbe se per magia l'idea stessa dell'esistenza di Hitler e del Nazionalsocialismo scomparisse? Ve lo dico io: crollerebbe tutto come un castello di carte.

Una ripugnante casta di eletti 

C'è chi ha visto Gattaca come un film sulla lotta di classe. Si tratta di un errore sostanziale e grossolano. Quella che il film mostra non è semplice lotta di classe, come pensano certi critici: è lotta razziale vera e propria. Infatti i contendenti hanno diverse caratteristiche genetiche e sono stati concepiti in diverso modo: si differenziano da tutti gli altri per un mucchietto di sequenze genetiche, in un'epoca in cui il razzismo non ha più come discriminante il colore della pelle o l'ascendenza ebraica. I non idonei, nati dalla copula, sono come gli umani dei vecchi tempi, pieni di imperfezioni genetiche (ognuno di noi ha in media un centinaio di sequenze difettose). Gli idonei, generati in vitro, hanno una perfezione genetica in apparenza incredibile: ogni minimo difetto è stato corretto da interventi sul DNA e la selezione ha portato a far scomparire un gran numero di malattie e di disfunzioni un tempo comuni. Tutto ciò che è indesiderabile è stato cancellato col taglia-incolla, questo vuol far credere la propaganda del regime distopico. Il punto è che questi eletti fanno semplicemente schifo. Sono persone spocchiose e altere, anodine, asettiche e prive di qualsiasi traccia di vita. Sembrano una varietà di Homo anaerobicus. In pratica sono cadaveri deambulanti, inutili persino come concime. Prendiamo Jerome E. Morrow: gli ci è voluta una frattura alla spina dorsale per diventare un essere umano accettabile! Non c'era bisogno di Gattaca per capire che comunque la si rigiri, partendo da una specie deprimente si otterranno sempre e soltanto risultati deprimenti, qualsiasi cosa si possa fare. L'aveva capito già il filosofo di Königsberg, Immanuel Kant: "Da un legno storto come quello da cui l'uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto"

Etimologia di Gattaca

Il singolare nome, pronunciato Gàttaca e non *Gattàca come verrebbe intuitivo a chi non ha visto il film, è formato come stratagemma per rendere pronunciabile la sigla AGCT, che come noto rappresenta le quattro basi nucleotidi dell'acido desossiribonucleico: adenina, citosina, guanina e timina. Il risultato della vocalizzazione, formato tramite metatesi, è stravagante e ha un aspetto davvero molto distante da quello di una comune parola della lingua inglese.

Spiegazione degli antroponimi

I nomi dei personaggi sono trasparenti e a tratti persino ingenui. Si capisce subito che Vincent Freeman sta per "Vincente Uomo Libero", un nomen omen lineare, come quello del Commissario Basettoni. Jerome Eugene Morrow significa invece "Il Domani Eugenetico del Genoma" - pur con qualche forzatura alla fonetica (Jerome - Genome). Queste etimologie, che si trovano facilmente nel Web, riflettono bene le intenzioni dello sceneggiatore e regista. Se il protagonista porta come un vessillo un nome che racchiude il senso del suo essere, il giovane paralitico è denominato a partire da ciò che avrebbe dovuto essere, dato che ogni sua promessa di perfezione è stata spezzata da una fatalità.

L'uso dell'esperanto

Anche se può passare inosservato, proprio all'inizio del film si sente in sottofondo un breve annuncio in esperanto: "Bonvenon al Gataka-urbo. La Gataka horo estas dek kvin post la sepa", alla lettera "Benvenuti alla città di Gattaca. L'ora di Gattaka è quindici dopo la settima" (immagino che indichi le 7:15). Possiamo dunque immaginare che in quel futuro non troppo lontano l'esperanto sia usato come lingua franca dall'élite dei "validi".

L'annosa controversia sul ruolo della genetica

Se ogni predisposizione dannosa, come quella alla tossicosi, è stata cancellata nei "validi" tramite ingegneria genetica, com'è allora che tutti questi perfettini concepiti in vitro devono sottoporsi a test antidroga a ciclo continuo?? Non dovrebbero essere privi di qualsiasi tentazione? Questa è una gravissima antinomia che mina alla radice l'intera trama. Nel film si vuole dimostrare che anche un uomo con un genoma perfetto può sviluppare condotte "disfunzionali" e "indesiderate" se gli eventi della vita lo stritolano. Così il Domani Eugenetico del Genoma, Jerome Eugene Morrow, in seguito a un'irreparabile lesione del midollo spinale, con conseguente paralisi degli arti inferiori, inizia a bere e diventa un alcolizzato. Inoltre sviluppa un gusto per i rapporti promiscui e a rischio con prostitute. Domanda: questi comportamenti non avrebbero dovuto essere rilevabili dai suoi campioni organici usati da Vincent Freeman per simulare la propria "validità"? L'etilismo e la presenza di patogeni venerei compromettono seriamente le capacità di una persona, quindi ci sarebbe da aspettarsi un controllo serrato non solo sulle droghe illecite, ma anche sull'abuso alcolico e sulle infezioni. Questo non avviene soltanto perché altrimenti la trama si sarebbe ingarbugliata senza possibilità di soluzione! 

Altre incoerenze e paradossi stridenti

In Vincent Freeman l'ansia di tradurre il desiderio nella sua realizzazione arriva a livelli tali da sembrare proprio il "posso, comando e voglio" urlato dalle fattucchiere in una tregenda. Il delirio di onnipotenza che sale da labbra che hanno baciato e leccato il deretano del Diavolo! Dal libero arbitrio della dottrina cattolica si arriva alla divinizzazione del Perdurabo. Il "fa' ciò che vuoi" di Agostino d'Ippona arriva a trascolorare in un comandamento stregonico. Il pendio è molto scivoloso. Il banalissimo significato attribuito al film dalle masse acefale, ossia l'idea di lottare per i propri sogni, sfocia nella beffarda affermazione del darwinismo sociale, fino a coincidere... con il famoso Trionfo della Volontà del Führer. Darwinismo sociale di un "non valido" come reazione al darwinismo sociale dei "validi"! Il Dio Materialista dell'Evoluzione che sancisce il trionfo di Freeman e il contemporaneo sprofondamento di Morrow! Viviamo in un'epoca satura di merdate New Age e di rimozione dei limiti umani. Si pretende che i paralitici scalino l'Everest, che i diabetici diventino campioni olimpionici, che i malati di cancro facciano culturismo. Migliaia di malfattrici tagliuzzano le carni dei malati cronici e seviziano i loro cuori. I moribondi sono tenuti a truccarsi come clown, a ridere e a spergiurare che la vita è bella! Quando qualcuno muore, si sente dire: "Ha smesso di lottare"! Possiamo augurarci soltanto che cada sulla Terra un asteroide di ferro-nichel del diametro di qualche chilometro! Eleverei inni di lode e di ringraziamento a quello splendido Messaggero di Pace! 

Reazioni nel Web

Sono rimasto annichilito di fronte a 24, dico 24 pagine di commenti a questo film, in massima parte eulogistici! Giudizi come "meraviglioso", "splendido", "intenso", "un capolavoro", "l'ho visto dieci volte" e via discorrendo. Soltanto un utente nel Web ha osato affermare che questo è un "film di fantascienza fiacco e asettico, dalla tesi astrusa". Molti si sono lasciati intimorire da tanto fervore fanatico, temendo il linciaggio. Come c'era da aspettarsi, ad esaltare questa porcheria di pellicola sono in massima parte le gentili donzelle, molto sensibili all'uomo forte che realizza i propri sogni. Si segnala la vigliaccheria di un certo numero di utenti di sesso maschile, che si sono allineati alle opinioni dominanti sperando di ottenere un pompino anche solo virtuale.