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venerdì 21 aprile 2023

 
IL PIANETA SELVAGGIO 
 
Titolo originale: La planète sauvage
Paese di produzione: Francia, Cecoslovacchia 
Lingua originale: Francese, Ceco 
Anno di distribuzione: 1973
Anno di produzione: 1963 
Durata: 72 min
Genere: Animazione, fantascienza 
Sottogenere: Animazione per adulti 
Influenze: Surrealismo, Movimento Panico, 
    Hieronymus Bosch, De Chirico 
Tematiche: Antispecismo, animalismo, razzismo  
Regia: René Laloux
Soggetto: Stefan Wul,
    dal romanzo Homo Domesticus (Oms en série, 1957)
Sceneggiatura: Roland Topor, René Laloux 
Produttori: Simon Damiani, Anatole Dauman, 
    Andre Valio-Cavaglione, Vaclav Strnad, 
    Roger Corman  
Compagnie di produzione: Les Films Armorial, 
    Service de la recherche ORTF, Studio Jiři Trnka 
Distribuzione: Argos Films (Francia), 
   Československý Filmexport (Cecoslovacchia) 
Fotografia: Boris Baromykin, Lubomir Rejthar
Montaggio: Hélène Arnal, Marta Látalová
Musiche: Alain Goraguer, Claude Pascal
Scenografia: Roland Topor 
Capi animatori: 
   Jindřich Bárta
   Zdena Bártová
   Bohumil Šedja
   Zdeněk Sob
   Karel Štrebl
   Jiři Vokoun
Assistenti animatori: 
   Jindřiška Beberová
   Naděžda Dvořáková
   Helena Horálková
   Zuzana Jupová
   Eva Kretzerová
   Kateřina Nováková
   Alena Wellnerová
Date di uscita: 
    Francia: 11 maggio 1973 (Festival di Cannes)  
    Italia: 8 luglio 1973 (Trieste Sci-fi Film Festival) 
    Stati Uniti: 1 dicembre 1973 
    Francia: 6 dicembre 1973 
    Cecoslovacchia: 21 dicembre 1973
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: Fantastic Planet 
   Ceco: Divoká planeta 
   Tedesco: Der wilde Planet 
   Polacco: Dzika planeta 
   Spagnolo: El planeta selvaje 
   Portoghese: Planeta selvagem 
   Ungherese: A vad bolygó 
   Russo: Дикая планета 
   Croato: Divlji planet 
   Rumeno: Planeta sălbatică 
   Estone: Metsik planeet 
   Finnico: Levoton planeetta 
Doppiatori originali:
    Jennifer Drake: Tiwa
    Eric Baugin: Giovane Terr
    Jean Topart: Maestro Sinh (Simon) 
    Jean Valmont: Terr adulto (narratore)
    Yves Barsacq: Om 
    Gérard Hernandez: Maestro Taj
    Mark Lesser: Draag #1
    Denis Boileau: Draag #2 
Voci addizionali (francese):
    Sylvie Lenoir 
    Max Amyl 
    Denis Boileau 
    Michèle Chahan  
    Hubert de Lapparent 
    Claude Joseph 
    Philippe Ogouz 
    Jacques Ruisseau 
    Madeleine Clervannes 
    William Coryn 
    Poupy de Monneron 
    Christian de Tillière 
    Christian Echelard 
    Jeanine Forney 
    Pascal Kominakis 
    Andre Lambert 
    Serge Netter 
    Yvette Robin 
    André Rouyer 
    Irina Tarason 
    Julien Thomas 
    Gilbert Vilhon 
    Paul Villé 
Doppiatori (in inglese): 
    Cynthia Adler: Tiwa 
    Mark Gruner: Giovane Terr 
    Hal Smith: Maestro Sinh (Simon) 
    Barry Bostwick: Terr adulto (narratore)
    Hal Smith: Om 
    Olan Soule: Maestro Taj 
    Janet Waldo: Bambino Draag 
Voci addizionali (inglese): 
    Nora Heflin 
    Marvin Miller 
    Monika Ramirez 
Premi e riconoscimenti: 
    Premio speciale al Festival di Cannes, 1973
 
Trama: 
In un lontanissimo futuro, i Draag, immensi umanoidi blu, hanno sradicato dalla Terra gli esseri umani, da loro chiamati Om, deportandoli sul pianeta Ygam. I Draag, che conducono su Ygam una vita tecnologicamente avanzata e spirituale, considerano gli Om animali. Alcuni Om sono tenuti come animali domestici, mentre i restanti conducono un'esistenza selvatica: per impedirne la proliferazione eccessiva, i Draag conducono periodicamente operazioni di disinfestazione denominate "deumanizzazioni" o "purghe". La vita dei Draag è molto lunga rispetto a quella degli Om, ma il loro tasso di riproduzione è molto minore. 
Quando una madre Om viene torturata a morte da tre bambini Draag, per puro sadismo bullesco, il suo piccolo orfano viene trovato dal Maestro Sinh, un importante notabile, e da sua figlia Tiwa. Questa tiene l'Om come animale domestico e lo chiama Terr. Tiwa si affeziona a Terr e fa attenzione a non fargli male, ma, in conformità con le istruzioni dei suoi genitori, gli mette un collare con cui può trascinarlo in qualsiasi direzione. Quando la giovane si reca alle sessioni in cui riceve la sua istruzione tramite un casco che trasmette conoscenza alla sua mente, porta con sé Terr. Un difetto nel collare dell'Om permette anche a lui di ricevere la conoscenza. Una volta raggiunta l'adolescenza, Tiwa inizia a praticare la meditazione Draag, che permette alla specie di viaggiare con la mente. Così perde un po' di interesse per Terr, che nel frattempo è diventato un giovane uomo e ha acquisito molta conoscenza Draag. A un certo punto l'Om fugge nella natura selvaggia, rubando il casco di Tiwa. 
In un parco abbandonato pieno di strane creature, Terr incontra una femmina Om selvaggia che gli taglia il collare e lo presenta alla sua tribù. Terr mostra a questi Om come usare il casco per acquisire la conoscenza e l'alfabetizzazione Draag, dopo aver vinto in un duello il diritto di farlo. La capacità di lettura che acquisita permette ai membri della tribù di leggere un annuncio Draag che annuncia che il parco sarà sottoposto a "deumanizzazione" e quando l'intervento avrà luogo. Alcuni vengono massacrati dalla tecnologia Draag mentre altri fuggono, unendosi alle forze di una tribù vicina. Vengono attaccati da due passanti Draag e riescono a ucciderne uno prima di fuggire in un deposito di razzi abbandonato. L'indignazione dei notabili Draag per l'accaduto è immensa.
I fuggiaschi vivono per anni nel deposito di razzi, raggiunti da molti altri Om. Grazie alle conoscenze acquisite dal casco di Terr, riescono a replicare la tecnologia Draag, inclusi due razzi; sperano di lasciare Ygam per migrare sulla sua luna, il Pianeta Fantastico, e vivere lì al sicuro dalle persecuzioni. A un certo punto un intervento di "deumanizzazione" su larga scala colpisce il deposito e molti Om vengono massacrati. Un gruppo guidato da Terr riesce ad usare i razzi per fuggire sul Pianeta Fantastico, dove vengono scoperte statue colossali e acefale che i Draag raggiungono in spirito durante la meditazione, usandole per incontrare esseri provenienti da altre galassie in uno strano rituale di accoppiamento, indispensabile per preservare la loro specie. Così gli Om distruggono alcune delle gigantesche statue senza testa, che sono fragilissime, molli come bruchi - minacciando in questo modo l'esistenza stessa dei Draag. In risposta all'attacco esiziale, il genocidio degli Om su Ygam viene fermato all'istante. Vista la crisi inaudita, i Draag sono costretti a negoziare la pace. Gli Om accettano di lasciare il Pianeta Fantastico ai Draag per le loro meditazioni e, in cambio, un satellite artificiale viene messo in orbita attorno a Ygam e dato loro come nuova casa. Il finale è idilliaco: la pace raggiunta porta a un'èra di  prosperità e di coesistenza pacifica tra le due specie, che ora traggono vantaggio reciproco, l'una dal modo di pensare dell'altra.
 
 
Recensione: 
Questo film è un susseguirsi di sequenze allucinogene, il cui Demiurgo indiscusso è il genio di Roland Topor, che qualcuno giustamente ha paragonato a un drago. Istante dopo istante, i fotogrammi introducono nel nostro mondo colori mai visti, forme inconcepibili. È come se l'Artefice di tutto questo provenisse da un Universo diverso da quello in cui viviamo e avesse la capacità di plasmare i suoi ricordi, le sue emozioni, producendo paesaggi inquietanti, spaventosi. 
Laloux e Topor affrontano temi complessi e spinosi, come il posto dell'Uomo nell'Universo e il suo rapporto con la Natura, approfondendo questioni del tipo: cosa accadrebbe se coloro che si ritengono il metro e la misura di ogni cosa esistente si ritrovassero ridotti al rango di insetti? Forse proprio questo spiega come mai Il Pianeta Selvaggio, già pronto per essere distribuito nel lontano 1963, ha dovuto aspettare altri dieci anni prima di farsi conoscere dal mondo. Un caso del tutto anomalo, che finora non è stato mai analizzato in modo soddisfacente. Non si trova una sola pagina Web che renda conto di questo fatto in modo soddisfacente, chiaro, comprensibile. Perché una pellicola dovrebbe aspettare così tanto tempo prima di essere distribuita? Forse i suoi stessi autori la consideravano troppo avanti coi tempi, troppo sconvolgente. Temevano le reazioni di una società ancora impreparata a comprendere un messaggio tanto dirompente. 
Quando il film fu presentato nel 1973, ci furono critici altamente politicizzati e farneticanti che videro nella trama una metafora della Primavera di Praga. Questa tesi fu smentita in modo secco da Stefan Wul, che aveva pubblicato il romanzo Oms en série nel 1957, undici anni prima del "Socialismo dal volto umano" di Alexander Dubček e della conseguente invasione sovietica in Cecoslovacchia, avvenuta nell'agosto 1968. Il Pianeta Selvaggio era proprio l'adattamento di Oms en série. L'anacronismo avrebbe dovuto saltare agli occhi di chiunque! Quando le febbri politiche divorano persone che si atteggiano a "intellettuali", non esiste speranza alcuna di trovare riparo dalle loro stronzate! Per loro tutto diventa "metafora", anche l'atto di pulirsi il deretano dopo una violenta scarica di diarrea caustica! 


Un futuro lontanissimo o un passato remoto? 

Quando si guarda un film di fantascienza, non importa se di animazione o meno, si è portati a credere che gli eventi narrati si svolgano per necessità nel futuro. Tuttavia questo non è affatto garantito. Potrebbe anche trattarsi di una pellicola che esplora le origini remote del genere umano, immaginando che sia provenuto da altri mondi, per essere poi trapiantato sulla Terra - con conseguente perdita di ogni memoria nel corso dei millenni. In questo caso, l'azione si svolgerà giocoforza nel passato. Qualcuno dirà che in fondo non ne sappiamo poi molto degli eventi che hanno portato alla formazione e alla diffusione della nostra specie. Si ipotizzano tante cose, ma ora della fine non si è in grado di fornire certezze su nulla. Quindi possiamo benissimo pensare che i Draag abbiano raccolto gli Om dalla nostra Terra, e che questi umani fossero proprio i lontanissimi discendenti della Francia - ma è anche possibile che le interazioni tra i Draag e gli Om siano proprio gli antefatti del remoto popolamento della Terra, milioni di anni fa, e del sorgere di Homo sapiens. Certo, nessun biologo, nessun paleontologo sarebbe contento di sentire queste cose, così sono costretto a ricordare che si tratta di finzione. Indagare in modo approfondito i dettagli e le origini di una finzione, proprio come se fosse reale, è forse uno dei miei più gravi difetti, ma non posso farci nulla. Tutto è molto confuso: la questione dell'ambientazione passata o futura del film di Laloux non può dirsi risolta. Non ho ancora letto il romanzo di Stefan Wul, che potrebbe apportare qualche informazione utile, essendo la fonte ultima della pellicola in analisi. Comunque sia non spero molto in chiarimenti: sembra infatti, dal materiale reperito nel Web, che l'animazione sia un adattamento abbastanza fedele al testo da cui è stato tratto. 


Possibile ispirazione darwinista 

Il principio fondante della narrazione è questo: le civiltà necessitano di avversità per conservare le proprie forze vitali, avendo la possibilità di sopravvivere e di espandersi unicamente attraverso lo stimolo e l'emulazione forniti dal confronto con altre civiltà o da un ambiente ostile. Che la narrazione sia ambientata nel futuro o nel passato, non ci sono dubbi sul fatto che gli Oms sono i barbari discendenti di una civiltà altamente avanzata, che è poi entrata in un'inesorabile fase di decadenza. Invece la civiltà dei Draag, dopo aver eliminato tutti i potenziali pericoli della vita sul loro pianeta Ygam, si è sclerotizzata e solo la rivolta degli Oms riesce ad evitare la sua fine. Secondo Laurent Genefort (1996), la chiave di lettura sarebbe politica: tutto farebbe pensare all'emulazione ideologica e tecnologica indotta dalla contrapposizione politica tra il blocco orientale e quello occidentale durante la Guerra Fredda, periodo a cui risale il romanzo di Stefan Wul. 


Etimologie 
 
1) Queste sono alcune etimologie esterne, che spiegano l'ispirazione e l'origine dei nomi creati da Stefan Wul e ripresi da Laloux-Topor:
 
Om 
Chiaramente il nome dei piccoli esseri umani, Om, è stato tratto dall'autore dal francese homme "uomo". 
 
Draag  
Chiaramente il nome dei grandi umanoidi azzurri, Draag, è stato tratto dall'autore dal francese dragon "drago".  

Terr 
Chiaramente il nome dell'umano preso come animale domestico, Terr, è stato tratto dall'autore dal francese terre "terra". 

Nel romanzo di Stefan Wul si trovano i nomi di altri Om, che confermano la tesi della loro origine francese. Sono i seguenti: 

Brave "Coraggioso" 
Charbon "Carbone" 
Sav "Sapiente" (abbreviazione di Savant)
Vaillant "Valoroso" 
la Vieille "la Vecchia" 

Va detto che l'autore potrebbe aver pensato a questi antroponimi come a traduzioni da un originale sconosciuto. 

2) Queste sono alcune etimologie interne, che postulano l'origine della lingua dei Draag dal protoindoeuropeo secondo una propria trafila, diversa da quella delle lingue indoeuropee a noi conosciute (in modo non dissimile da quanto visto per gli Ingegneri in due film di Ridley Scott, Prometheus e Alien: Covenant): 

Om 
Il nome degli esseri umani, Om, è derivato da una forma protoindoeuropea *(s)up-no- "sotto", "infimo", con riferimento alla condizione di Homo sapiens in relazione con la specie dominante dei Draag. Un esito di una protoforma simile è il latino supīnus "rovesciato, rivolto verso l'alto". 

Terr 
Il nome dell'umano preso come animale domestico, Terr, è derivato dal protoindoeuropeo *ter- "tenero", "molle", "fragile". Deve essergli stato da Tiwa perché le ispirava compassione. Corrisponde al latino tener "soffice, delicato, tenero".

Tiwa 
Il nome di una giovane Draag, Tiwa, è derivato dal protoindoeuropeo *deywā- "dea". Un nome di buon augurio. Corrisponde al latino dea, dīva.

Sinh 
Il nome del notabile Draag, Sinh, è derivato dal protoindoeuropeo *sen- "vecchio", "antico". Si riporta il fatto, a dir poco singolare, che nella versione italiana dell'animazione, il nome Sinh è mutato in più familiare Simon. Corrisponde al latino senex "vecchio".

Draag
Il nome della stirpe dei giganti azzurri, Draag, è derivato dal protoindoeuropeo *h2nēr, *h2ṇr- "uomo" ("essere senziente"), "forza". Il gruppo *nr- si è trasformato in dr-. La terminazione -aag deve essere un antico suffisso collettivo, che corrisponde al latino -āgo, -īgo

Ygam 
Il nome del pianeta dei Draag, Ygam, è derivato dal protoindoeuropeo *g'hdhom- "terra, suolo". Si presuppone che un popolo chiamerebbe il proprio mondo a partire dalla parola "terra, suolo". Corrisponde al latino humus "suolo". 

Nel romanzo di Stefan Wul troviamo altri interessantissimi nomi di Draag: 

Faoz (proprietario della madre di Terr)
Praw (padre di Tiwa)
Xeb Liar (spia e servitore del Maestro Sinh) 

Il nome Faoz significa "Salvo" ed è derivato dal protoindoeuropeo *bhewg- "fuggire", "liberarsi"; "godere (di un beneficio)". Corrisponde al latino fūgiō "io fuggo" e al medio persiano bōz-"liberare", "salvare". 
Il nome Praw significa "Perverso" ed è derivato dal protoindoeuropeo *prāwo-*preh2wo- "curvo", "inclinato" (da cui il latino prāvus). Cfr. Pokorny.   
Lasciamo fermentare un po' Xeb Liar: forse tra qualche tempo mi verrà in mente un'idea convincente. Per quanto riguarda l'ispirazione, l'autore avrà preso Liar dall'inglese, volendo significare "mentitore". 
Spero che questi esercizi filologici abbiano apportato diletto agli eventuali lettori. 


Errori vari  

Secondo Terr, una settimana nella vita di un Draag durerebbe quanto un anno per gli Om. Tuttavia dice anche che la sua proprietaria Tiwa, che lo ha cresciuto fin dall'infanzia, ha perso interesse per lui "quando ha raggiunto l'adolescenza". A quel punto Terr avrebbe quasi certamente raggiunto la mezza età, come minimo, eppure sembra avere ancora non più di vent'anni. 

Il doppiaggio inglese è inconsistente con l'originale sul fatto che i Draag credano o meno che gli umani abbiano avuto una società organizzata. Nella versione originale francese, il consiglio dei Draag discute dell'esistenza di prove che gli umani della Terra potrebbero aver avuto un'intelligenza e una cultura proprie, ma continuano a ritenere che queste prove non siano conclusive. La versione inglese, tuttavia, inserisce la frase they "may have destroyed their entire civilization" ("potrebbero aver distrutto la loro intera civiltà"), facendo sembrare che i Draag fossero consapevoli del fatto che gli umani, a un certo punto, fossero civilizzati. Un cambiamento di prospettiva di non poco conto, che dovrebbe far riflettere sulla scarsa coerenza della sostanza di cui è fatta la Settima Arte. Va detto che questo film ha ottenuto poco successo negli Stati Uniti.  


La colonna sonora  

La colonna sonora del film, composta da Alain Goraguer, è stata così recensita François Couture su AllMusic

"Il tema principale ricorda molto "Atom Heart Mother Suite" dei Pink Floyd (stesso tempo di metà brano, mellotron, clavicembalo e chitarra wah-wah), mentre gli altri due sono una ballata e un valzer circense. La musica è fortemente cliché anni '70 e piacerà agli appassionati di colonne sonore francesi e italiane degli anni '70. Sebbene ripetitivo, l'album stesso crea un'interessante atmosfera fantascientifica fluttuante, indotta dalla marijuana, che fonde psichedelia, jazz e funk... [È] stato campionato da alcuni artisti hip-hop."

Ecco le tracce:

1. Déshominisation (II) - 0:57
2. Déshominisation (I) - 3:50
3. Générique - 0:44
4. Le Bracelet - 1:27
5. Terr et Tiwa - 1:46
6. Maquillage de Tiwa - 1:17
7. Course de Terr - 0:53
8. Terr et Médor - 1:47
9. Terr et Tiwa Dorment - 0:49
10. Terr Est Assomé - 0:46
11. Abite - 0:53
12. Conseil des Draags - 0:56
13. Les Hommes – La Grande Co-Existence - 1:15
14. La Femme - 2:12
15. Mira et Terr - 0:44
16. Mort de Draag - 0:51
17. L’Oiseau - 2:28
18. La Cité des Hommes Libres - 0:49
19. Attaque des Robots - 2:05
20. La Longue Marche – Valse des Statues - 2:15
21. Les Fusées - 2:20
22. Générique - 2:06
23. Strip Tease - 2:24
24. Méditation des Enfants - 1:33
25. La Vieille Meurt - 0:49 


Roland Topor 

Roland Topor (Parigi, 1938 - Parigi, 1997) è stato un disegnatore, pittore, illustratore, scrittore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, attore e scenografo francese, di origine ebraico-polacca, ossia ashkenazita. L'arte gli scorreva nel sangue: suo padre, Abram Topor, era pittore e scultore. Nel 1962 fondò assieme a Fernando Arrabal e ad Alejandro Jodorowsky il Movimento neo-surrealista Panico. Come attore lo ricordiamo nel ruolo di Renfield in Nosferatu, il principe della notte (Werner Herzog, 1979). Ha collaborato con René Laloux, oltre che nel presente film, in due cortometraggi: Les Temps morts (1964) e Les Escargots (1965). Si fa molta fatica a descrivere in dettaglio tutta l'incredibile opera di questo artista, tanto è vasta e ispirata. Tra i suoi contributi al genere umano, si ricorda il romanzo Le Locataire chimérique (1964), che poi è stato adattato da Roman Polański in un grande capolavoro: L'inquilino del terzo piano (1976). Curiosità: il cognome Topor significa "Ascia". 


Stefan Wul 

Stefan Wul è lo pseudonimo di Pierre Pairault (Parigi, 1922 - Évreux, 2003), scrittore francese di fantascienza. Nel corso della sua carriera di scrittore ha utilizzato anche un altro nom de plume: Lionel Hudson. Esercitava la professione di chirurgo dentale, che abbandonò nel 1952 per trasferirsi ad Évreux (Normandia), dedicandosi a tempo pieno alla scrittura, sua vera passione. Finora non ho letto nulla di questo autore, spero di poter rimediare alla mancanza nel prossimo futuro. Questo è l'elenco delle sue opere: 

1) Retour à zéro (1956) 
2) Niourk (1957) 
3) Rayons pour Sidar (1957)  
4) La Peur géante (1957) * 
5) Oms en série (1957) ** 
6) Le Temple du passé (1957)  
7) L'Orphelin de Perdide (1958)  
8) La Mort vivante (1958)  
9) Piège sur Zarkass (1958)  
10) Terminus 1 (1959)  
11) Odyssée sous contrôle (1959)  
12) Noô (1977)  

* In italiano: La grande paura 
** In italiano: Homo Domesticus  

mercoledì 15 marzo 2023


IL PROFUMO

Titolo originale: Das Parfum. Die Geschichte eines Mörders
Autore: Patrick Süskind
1a ed. originale: 1985 
1a ed. italiana: 1988
Paese di pubblicazione: Germania 
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Horror, mistero 
Tematiche: Cannibalismo, serial killer  
Lingua originale: Tedesco
Ambientazione: Francia, XVIII secolo (1738 - 1767):  
  Parigi,
  Montpellier,
  Grasse,  
  Plomb du Cantal    
Protagonisti: Jean-Baptiste Grenouille 
Altri personaggi: Giuseppe Baldini, Madame Gaillard,
    Marchese de la Taillade-Espinasse, Antoine Richis,
    Laure Richis, Madame Arnulfi, Dominique Druot 
Editore italiano: TEA, TEADUE, Longanesi 
Traduttore: Giovanna Agabio 
Codice ISBN (1988): 9788850213979
Codice ISBN (1992): 8878193526 
Codice ISBN (2007): 9788850215157
Titoli in altre lingue: 
   Francese: Le Parfum: histoire d'un meurtrier
   Inglese: Perfume: The Story of a Murderer 
   Olandese: Het parfum 
   Svedese: Parfymen – berättelsen om en mördare 
   Basco: Perfumea. Hiltzaile baten historia 
   Spagnolo: El perfume: historia de un asesino 
   Catalano: El perfum: Història d'un assassí 
   Portoghese: O Perfume 
   Polacco: Pachnidło: Historia pewnego mordercy 
   Russo: Парфюмер 
   Lituano: Kvepalai: vieno žudiko istorija 
   Greco: Το άρωμα 
   Turco: Koku 
   Cinese: 香水 
   Giapponese: 香水 ある人殺しの物語

Incipit: 

"Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio della storia che non lascia traccia: nel fugace regno degli odori."

Trama: 

Prima parte:

Parigi. Anno del Signore 1738. Un bambino appena nato viene abbandonato. Sua madre subisce processo per un precedente infanticidio ed è condannata a morte. L'orfano viene chiamato Jean-Baptiste Grenouille ("grenouille" significa "rana"). Dato in affido, si rivela un bambino difficile, tetro e solitario. Viene quindi mandato come apprendista presso un conciatore locale. All'insaputa degli altri, Grenouille ha un olfatto straordinario, che gli conferisce un'incredibile capacità di distinguere gli odori più sottili da complesse miscele, anche a grandi distanze.
Un giorno, dopo aver memorizzato quasi tutti gli odori della città, Grenouille viene sorpreso da una traccia unica. Ne scopre la fonte: una giovane vergine. Affascinato dal suo profumo e convinto di doverlo possedere solo lui, la strangola. Rimane con il suo corpo finché l'odore non lo abbandona. 
Volendo approfondire le sue conoscenze olfattive, diventa apprendista di uno dei migliori profumieri della città, l'anziano Giuseppe Baldini, che ha gestito un'attività di successo grazie a due profumi: uno regalatogli da un parente e uno acquistato da un agente di viaggio. Baldini alla fine si ritrova sempre più surclassato dai profumieri rivali e pensa di tornare a vivere in Italia con la moglie. Tuttavia, Grenouille si dimostra un prodigio copiando e migliorando il profumo di un rivale nel laboratorio di Baldini. Il profumiere gli offre un apprendistato e gli insegna le tecniche di base della profumeria. Vende al contempo le nuove magistrali formule di Grenouille come proprie, risollevando la sua reputazione in declino. Baldini alla fine rivela a Grenouille che esistono tecniche diverse dalla distillazione, che possono essere utilizzate per preservare una gamma più ampia di odori, tecniche che si possono apprendere solo nel cuore dell'arte profumiera, nella regione di Grasse, in Costa Azzurra. Poco dopo, Grenouille decide di lasciare Parigi e Baldini muore nel crollo del suo negozio nella Senna.

Seconda parte: 

Durante il suo viaggio verso Grasse, Grenouille attraversa la campagna e prova sempre più disgusto per l'odore umano. Evitando la civiltà, si trasferisce in una grotta all'interno del Plomb du Cantal, sopravvivendo grazie alla scarsa vegetazione e alla fauna selvatica della montagna. Tuttavia, la sua pace finisce quando, dopo sette anni, si rende conto di non possedere alcun odore. Viaggiando a Montpellier, inventata di essere stato rapito e segregato in una grotta per giustificare il suo aspetto emaciato. Crea un finto odore corporeo con materiali di uso quotidiano, scoprendo che il suo nuovo "travestimento olfattivo" inganna le persone, fruttandogli l'accettazione da parte della società che prima lo emarginava. 
A Montpellier, ottiene il patrocinio del Marchese de la Taillade-Espinasse, Signore di Pierrefort, che lo usa per pubblicizzare la sua teoria pseudoscientifica sull'influenza delle "energie fluidiche" sulla vitalità umana. Grenouille produce profumi che distorcono con successo la propria percezione pubblica, trasformandolo da un miserabile cavernicolo in un patrizio pulito e colto, contribuendo a far guadagnare un'enorme popolarità alla teoria del Marchese. Vedendo quanto facilmente l'umanità possa essere ingannata da un semplice profumo, l'odio di Grenouille si trasforma in disprezzo. Si rende conto che è nella sua capacità di creare profumi descritti come "sovrumani" e "angelici" che influenzeranno in modo senza precedenti il ​​modo in cui gli altri lo percepiscono.

Terza parte: 

A Grasse, Grenouille scopre una giovane donna di nome Laure il cui profumo ha lo stesso fascino della ragazza che ha ucciso in precedenza. Determinato a preservarlo, Grenouille inizia a lavorare come apprendista in un laboratorio e inizia a imparare a conservare gli odori tramite l'enfleurage, determinato a uccidere Laure ed estrarne l'odore. Nel frattempo, uccide altre 24 giovani donne, per esercitarsi a conservare gli odori umani e usarli come base per il profumo che creerà con l'odore di Laure. 
Il padre di Laure, temendo che la figlia venga uccisa, cerca di farla fuggire. Tuttavia Grenouille li segue e uccide anche Laure. Nonostante la sua attenta cura dei dettagli, la polizia riesce a risalire fino a lui. A questo punto i capelli e gli abiti delle sue precedenti vittime vengono tutti rinvenuti nella sua baita vicino a Grasse. Catturato in breve tempo, viene condannato a morte.
Durante il tragitto verso l'esecuzione nella piazza del paese, Grenouille indossa il nuovo profumo che ha creato con le sue vittime. Gli effluvi suscitano immediatamente ammirazione e adorazione tra la folla di spettatori: sebbene le prove della sua colpevolezza siano schiaccianti, gli abitanti del paese gli si affezionano a tal punto da essere convinti dell'innocenza che ora trasuda. Così il magistrato ribalta il verdetto del tribunale e  libera il condannato; persino il padre di Laure è incantato dal nuovo profumo e vorrebbe addirittura adottare l'assassino come suo figlio. Presto la folla è così sopraffatta dalla lussuria e dall'emozione che l'intera città partecipa a un'orgia di massa di cui nessuno parla in seguito e che pochi riescono a ricordare chiaramente. Il magistrato riapre le indagini sugli omicidi, attribuendoli al collega di Grenouille, il corriere Dominique Druot, che viene torturato per ottenere una falsa confessione e impiccato senza cerimonia. In seguito all'esecuzione, la vita torna alla normalità a Grasse. 

Quarta parte: 

L'effetto del profumo conferma a Grenouille l'odio verso le persone, soprattutto perché si rende conto che ora lo adorano. Nemmeno questo controllo assoluto gli dà soddisfazione. Decide di tornare a Parigi, con l'intenzione di morire lì, e dopo un lungo viaggio finisce al mercato del pesce dove è nato. Si versa addosso la bottiglia di profumo che ha creato: le persone sono così attratte da lui che sono costrette a impossessarsi del suo corpo, finendo per farlo a pezzi e mangiarlo. La folla, imbarazzata dalle proprie azioni cannibaliche, che ammette di aver compiuto un "atto d'amore".

Recensione: 
Senza dubbio Il profumo è tra i più grandi capolavori della letteratura tedesca del XX secolo. Il suo successo è stato mondiale. Tradotto in 40 lingue, è diventato un bestseller da 20 milioni di copie.  
Lo stile del romanzo fonde fantasia e finzione con informazioni fattuali. Si sovrappongono due linee narrative distinguibili: l'elemento fantastico, quasi fiabesco, è veicolato dall'olfatto soprannaturale di Grenouille, mentre le circostanze socio-storiche della trama costituiscono l'elemento realistico, con le loro descrizioni naturalistiche dell'ambiente, della produzione di profumi e degli omicidi. Il linguaggio evoca immagini sensoriali vivide, quasi febbrili: collega tutte le attività cognitive con il senso dell'olfatto, ingigantito, rappresentato dal modo in cui il protagonista percepisce il mondo esterno. 
Grenouille è un personaggio monomaniacale. La mania che lo domina è dovuta al suo genio. Il suo genio, a sua volta, è di natura maniacale. Grenouille non può fare a meno di "seguire sempre il suo naso". Sembra che il suo innato e preponderante senso dell'olfatto abbia ostacolato lo sviluppo di tutti gli altri sensi, rendendoli addirittura superflui, fino a provocarne l'atrofia.
Jean-Baptiste Grenouille è autistico. Da un lato, il linguaggio comune non gli basta più per ciò che egli percepisce olfattivamente, dall’altro, il mondo al di là di esso, caratterizzato da astrazioni "soprattutto di natura etica e morale", gli è e gli rimane estraneo per tutta la vita, dal punto di vista concettuale e di conseguenza anche da quello linguistico. 
Jean-Baptiste Grenouille è uno psicopatico. Non possiede la benché minima traccia di empatia. Per lui sopprimere una ragazza è un atto irrilevante, come se fosse una lucertola o un insetto. Tutto questo ricorda in qualche modo l'allucinante storia di un santo che da giovane aveva ucciso e sventrato una donna incinta soltanto per la curiosità di vedere cosa ci fosse dentro (se la memoria non mi fallisce, tale perla dell'agiografia è stata riportata da Emil Cioran). 
Chiunque sia giunto fin qui nella lettura di queste mie note, è pronto ad immergersi in un mondo che ai moderni parrebbe allucinante, in cui tutto puzza, in cui tutti puzzano. Persino il Re puzza, come un animale selvaggio. Persino la Regina puzza, come una capra vecchia. Detto questo, auguro a tutti buona immersione nelle feci e nella sozzura del XVIII secolo! 

Una Bibbia cannibalica! 

Armin Meiwes, il Cannibale di Rotenburg, era particolarmente fissato con il romanzo di Süskind, che considerava un vero e proprio testo sacro dell'antropofagia. Aveva tratto proprio da questa fonte l'ossessione del cannibalismo come "atto d'amore", che viveva in modo assoluto, totalizzante. Riporto a questo punto una sintesi dell'accaduto, da me redatta anni fa. 

"L'uomo di Rotenburg ha agito in modo singolare, adescando un passivo masochista in sommo grado che si eccitava alla sola idea di essere stuprato, macellato e mangiato. Descritto come omosessuale coprofago, proclive ai piaceri della prostituzione, afflitto da turbe psichiche ed avvezzo all'automacerazione fisica (fonte: Wikipedia), questo infelice si chiamava Bernd Jürgen Brandes ed era entrato in contatto con il cannibale rispondendo ad un annuncio pubblicato su una bacheca virtuale. “Spero che mi troverai gustoso”, aveva scritto Brandes a Meiwes, o almeno, questo è stato riportato in seguito dai mass media. Il carnefice ha avuto così l'occasione, incontrata la sua vittima ad un appuntamento, di soddisfare al contempo tutte le sue pulsioni, sessuali, sadiche e culinarie: ha fatto sesso sfrenato con lui, quindi lo ha evirato mentre era in erezione e gli ha messo in bocca i genitali recisi dopo averli fatti saltare in padella nell'olio incandescente, facendoglieli mangiare in quella che può essere descritta soltanto come celebrazione di un'eucarestia satanica. Poi gli ha portato una manciata di barbiturici e una bottiglia di whisky, mentre il sangue colava dalla ferita uranica che era stata aperta in mezzo alle gambe. Il passivo aveva ingoiato senza indugio i sonniferi bevendo il distillato fino a perdere conoscenza. Constatata la sua morte in seguito a quest'ultimo rito di un'occulta religione demoniaca, Meiwes aveva iniziato a macellare il corpo, ottenendo così l'occorrente per una serie di banchetti tiestei. Quando infine è stato scoperto ed arrestato, è sorto un grave problema per le autorità: un reato specifico di cannibalismo non era compreso nel codice penale, al massimo chi si cibava di un morto avrebbe potuto essere imputato di vilipendio a cadavere. Condannato in primo grado ad otto anni per omicidio preterintenzionale, il cannibale di Rotenburg in seguito è stato destinato all'ergastolo, l'accusa essendogli stata commutata in omicidio volontario."  

Pseudoscienza del XVIII secolo

La pseudoscienza non è una cosa moderna come in genere si crede: esisteva già secoli addietro. In estrema sintesi, il Marchese de la Taillade-Espinasse crede che il suolo sia la sorgente della morte. Ogni malattia e decadenza, così come l'esito finale dell'esistenza, secondo la sua teoria ha come causa proprio la vicinanza fisica con la terra. Per contro, allontanandosi dalla terra e vivendo in alta quota, ad esempio sulla sommità di una montagna, si previene la malattia e si ritarda la morte. Anche la dieta ha grande importanza per il Marchese: se i tartufi sono pestilenziali, visto che crescono nel terriccio, mentre la carne dei piccioni ha l'effetto di un elisir di lunga vita! A tal punto arriva il delirio da attribuire particolari virtù al ragù ottenuto da anatre catturate in volo e al grano coltivato in alta quota. Volendo sperimentare in prima persona la validità della sua architettura pseudoscientifica, il Marchese de la Taillade-Espinasse, poco dopo la scomparsa di Grenouille, si inoltra in una regione impervia per vivere da eremita sul Pic du Canigou. Il progetto del nobiluomo si scontra con la durezza estrema della realtà, così la morte giunge rapidamente a ghermirlo. 

Etimologia del cognome Grenouille

L'origine ultima del cognome Grenouille è dal latino rānucula "ranocchia", "piccola rana", diventato in francese antico renoillegrenoille, quindi in francese medio renouille, grenouille. La consonante iniziale g- è di origine espressiva, non etimologica. Si noti il cambiamento della pronuncia nel corso dei secoli. Il francese antico (g)renoille rima con l'italiano moglie. La pronuncia moderna del francese grenouille è /gʁe'nuj/.
La parola originale latina rāna "rana" ha dato invece origine al francese raine, ormai obsoleto e usato soltanto in Louisiana. 

Possibile ispirazione del nome 

Il nome del protagonista potrebbe essere stato ispirato al profumiere francese Paul Grenouille. Nel 1879, in seguito all'apertura di una profumeria di lusso, cambiò il suo cognome in Grenoville, probabilmente per evitare il pubblico dileggio: all'epoca esistevano moltissimi bulli pestilenziali che si attaccavano anche a queste cose. 

Possibile ispirazione del modus operandi 

Secondo alcuni, la storia vera del serial killer spagnolo Manuel Blanco Romasanta (Esgos, 1809 - Ceuta, 1863), noto anche come "Uomo del Sego" o "Uomo-lupo di Allariz che uccise una decina di donne e bambini, vendette i loro vestiti ed estrasse il loro grasso corporeo per produrre sapone, assomiglierebbe per certi versi ai metodi usati da Grenouille. Se devo essere sincero, non ci vedo molto in comune. Profondamente diverso era il movente: mentre il protagonista del romanzo di Süskind è mosso dal desiderio di eternare il profumo di certe donne, Rosamanta era convinto di essere colpito da una maledizione che lo condannava alla licantropia e lo spingeva a uccidere. Questo dichiarò al giudice: "La prima volta che mi trasformai fu sui monti di Couso. Mi imbattei in due lupi dall'aspetto feroce. Caddi improvvisamente a terra e iniziai ad avere convulsioni, mi girai tre volte e pochi secondi dopo ero un lupo. Fui in giro a fare prede con gli altri due per cinque giorni, finché non tornai nel mio corpo, quello che vedete oggi davanti a voi, Vostro Onore. Gli altri due lupi vennero con me, e io li credevo anch'essi lupi, trasformati in forma umana. Erano di Valencia. Uno si chiamava Antonio e l'altro Don Genaro. Anche loro erano maledetti... attaccammo e mangiammo diverse persone perché eravamo affamati." Si è poi scoperto cosa ha innescato la monomania licantropica in Rosamanta: da giovane era stato perseguitato ferocemente dai bulli, che lo ritenevano "effeminato". Gratta un serial killer e troverai un adolescente fragile perseguitato dai bulli! 

Etimologia del cognome Arnulfi 

Dei cognomi che ricorrono nel romanzo, ho trovato particolarmente interessante Arnulfi, portato dalla datrice di lavoro di Grenouille. Deriva dal nome del capostipite, Arnulf (il suffisso -i è un genitivo latino fossilizzato). Ecco l'etimologia: 

Protogermanico: *Arnuwulfaz 
Significato: Lupo-Aquila 
   *arnuz "aquila" + *wulfaz "lupo" 

Duole vedere tante rovine dell'antico mondo germanico, abbandonate e prive di qualsiasi comprensione del significato da parte della popolazione di lingua romanza! 

L'adattamento cinematografico 

Tom Tykwer ha diretto Profumo - Storia di un assassino, uscito nel settembre 2006. Tra gli interpreti segnaliamo Ben Whishaw nel ruolo di Jean-Baptiste Grenouille, Dustin Hoffman nel ruolo di Giuseppe Baldini e Alan Rickman nel ruolo del sindaco Richis. Si erano interessati al soggetto anche registi del calibro di Martin Scorsese, Stanley Kubrick, Ridley Scott e Miloš Forman. Tuttavia Süskind concesse la liberatoria solo nel 2001 e nel frattempo tutti questi progetti erano già andati a monte. Si riporta un fatto notevole: nel 2006 Patrick Süskind non si presentò neanche alla prima del film di Tykwer, che provvederemo a recensire in un'altra occasione.

venerdì 3 marzo 2023

 
IL CAMPO DEI SANTI 
 
Titolo originale: Le Camp des Saints 
Titolo in italiano: Il Campo dei Santi 
Autore: Jean Raspail 
Anno: 1973 
Lingua originale: Francese 
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Fantapolitico, distopico 
Tematiche: Immigrazione, razzismo, xenofobia, 
    declino dell'Occidente,
scontro di civiltà, 
    sovrappopolazione 
1a edizione italiana: 1998
Editore (Italia): Edizioni di Ar
Collana: Il cavallo alato
Codice EAN:
9788898672585
Codice ISBN: 8898672586 
Pagine: 420 pagg.
Formato: Rilegato
Traduzione: Fabrizio Sandrelli 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: The Camp of the Saints 
   Tedesco: Das Heerlager der Heiligen 
   Olandese: Het legerkamp der heiligen 
   Afrikaans: Omsingel die laer van die heiliges 
   Spagnolo: El desembarco 
   Polacco: Obóz świętych 
   Ceco: Tábor svatých
   Finlandese: Pyhien leiri 
 
Sinossi (da Ibs.it)
‟Guidata da un personaggio carismatico, soprannominato il "coprofago", una folla immensa di paria s'impadronisce di un centinaio di imbarcazioni fatiscenti all'àncora nel porto di Calcutta. Inizia così una massacrante odissea che si concluderà dopo due mesi con l'approdo dell'"armata dell'ultima chance" sulle coste della Francia. Composto nel 1973, il romanzo di Raspail prefigura, e descrive con nettezza, i fenomeni che, a ritmo sempre più incalzante, si stanno oggi verificando.ˮ 

Trama: 
A Calcutta i preti cattolici promuovono l'adozione di bambini indiani da parte di chi è rimasto in Belgio, come forma di beneficenza. Quando il governo belga si rende conto che il numero di bambini indiani cresciuti in Belgio ha raggiunto quota 40.000 in soli cinque anni, una politica di emergenza tenta di fermare la migrazione. Temendo di non poter più mandare i propri figli nella Terra dell'Abbondanza, una folla di indiani disperati si riversa nel consolato. Mentre un operatore umanitario belga si fa strada tra la folla, un intoccabile noto come Coprofago per la sua abitudine di mangiare escrementi, solleva il suo bambino mostruosamente deforme e implora di portarli in Europa. L'operatore acconsente e assieme al Coprofago guida la folla al porto, dove si trovano centinaia di navi in disarmo. Molte di queste precarie imbarcazioni vengono requisite e salpano per l'Europa; le condizioni a bordo sono spaventose, insalubri e miserabili, con molti passeggeri, compresi i bambini, che fornicano in pubblico tra fiotti di spermi e salive sodomitiche. Mentre la flotta attraversano lo stretto di Ceylon, gli elicotteri le sorvolano, catturando immagini dei migranti per pubblicarle in Europa. 
Nel frattempo la situazione politica in Francia si fa più tesa. Durante una conferenza stampa sulla crisi, un funzionario che tiene un discorso di elogio dei migranti viene affrontato da un giornalista furioso che pretende di sapere se la Francia "avrà il coraggio di opporsi" ai migranti una volta sbarcati. Il funzionario definisce la domanda moralmente offensiva e minaccia di far espellere il giornalista. I media esacerbano le tensioni tra i francesi, gli africani e gli arabi che già vivono nel paese, iniziando a scrivere che la flotta dei migranti ha la missione di "arricchire, purificare e redimere l'Occidente capitalista". Mentre i lotofagi parigini esultano, la popolazione del sud della Francia, terrorizzata dall'arrivo dei migranti, fugge in massa verso nord. 
La flotta si avvicina al Canale di Suez, le forze militari egiziane la costringono a dirigersi verso sud, doppiando il Capo di Buona Speranza. Con sorpresa degli osservatori, il Sudafrica fornisce chiatte di cibo e provviste, che i migranti gettano in mare. La stampa internazionale è entusiasta, credendo che il rifiuto delle forniture sia una dichiarazione politica contro il regime di apartheid. I leader occidentali, fiduciosi che i migranti accetteranno i rifornimenti dalle loro nazioni "più virtuose", organizzano una missione di rifornimento, finanziata da governi, enti di beneficenza, rock star e importanti Chiese, per incontrare i migranti al largo di São Tomé. Tuttavia, la flotta non si ferma nemmeno su queste chiatte, e quando un lavoratore della chiatta del Papa tenta di salire a bordo di una delle navi, viene strangolato e gettato tra le onde. La stampa cerca di limitare la copertura dell'omicidio. 
Quando i migranti attraversano lo Stretto di Gibilterra, il presidente francese ordina alle truppe di dirigersi a sud e si rivolge alla nazione con il suo piano per respingerli. Tuttavia, a metà del discorso retorico, crolla, intimando alle truppe di seguire la propria coscienza. La maggior parte dei soldati abbandona all'istante le proprie posizioni e si unisce ai civili in fuga verso nord. Il sud, sguarnito, viene rapidamente invaso dai migranti. Alcuni degli ultimi soldati rimasti resistono e si rifugiano in un piccolo villaggio, insieme a Calguès, un anziano estimatore di Lord Kitchener e del Ku Klux Klan, e Hamadura, un indiano occidentalizzato terrorizzato dai suoi connazionali "sporchi e brutali", orgoglioso di avere più cose in comune con i bianchi. Le esigue truppe asserragliate nel villaggio, circondate dal "territorio occupato", rimangono l'ultima difesa dei valori occidentali e della Francia Libera contro gli invasori. 
I migranti si dirigono verso nord, senza alcun desiderio di assimilarsi alla cultura francese, continuando a rivendicare uno standard di vita da Primo Mondo, pur violando le leggi: non producono nulla e uccidono cittadini francesi, come i capi fabbrica, i negozianti e la gente comune che non li accoglie. A loro si uniscono anche gli immigrati già residenti in Europa, oltre a vari gruppi di sinistra e anarchici. In tutto l'Occidente, sempre più migranti arrivano e hanno figli, crescendo rapidamente fino a superare in numero i bianchi. Nel giro di pochi mesi, l'Occidente crolla e vengono insediati governi pro-immigrati, mentre ai bianchi viene ordinato di condividere case e appartamenti con gli immigrati. Il villaggio che ospita le truppe viene bombardato dagli aerei del nuovo governo francese, noto solo come "Comune Multirazziale di Parigi". Nel giro di pochi anni, il mondo occidentale cambia volto. Il sindaco di New York City viene costretto a condividere Gracie Mansion con tre famiglie afroamericane di Harlem; i migranti si radunano nei porti costieri dell'Africa occidentale e dell'Asia meridionale e si riversano in massa in Europa, Australia e Nuova Zelanda; Londra viene presa d'assalto da un'organizzazione nota come "Comitato del Commonwealth non europeo", che costringe la regina britannica a far sposare suo figlio con una donna pakistana; milioni e milioni di colossali Mandingo, sciamati dall'intero Continente Nero, si radunano presso il fiume Limpopo, invadono il Sudafrica e lo devastano. 
L'epilogo rivela che la storia è stata scritta nell'ultimo baluardo del mondo occidentale, la Svizzera. Tuttavia la pressione internazionale dei nuovi governi, che la isolano come stato canaglia per non aver aperto le frontiere, insieme agli elementi pro-immigrazione interni, la costringono a capitolare. A poche ore dall'apertura delle frontiere, l'autore dedica il libro ai suoi nipoti, nella speranza che crescano in un mondo in cui non si vergogneranno di lui per averlo scritto.

Citazioni: 

‟Il tempo dei mille anni giunge alla fine. Ecco, escono le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, il cui numero eguaglia la sabbia del mare. Esse partiranno in spedizione sulla faccia della terra, assalteranno il campo dei Santi e la Città diletta.ˮ 
Apocalisse, capitolo XX 
 
Dovremmo ricercare assieme un nuovo stile di vita che renda possibile la sussistenza di quegli otto miliardi di esseri umani che, secondo alcune stime, popoleranno la terra nel 2000. Altrimenti, nessuna bomba atomica potrà arginare la marea costituita dai miliardi di esseri umani che un giorno si muoveranno dalle aree più meridionali e povere del mondo, irrompendo negli spazi relativamente aperti del ricco emisfero settentrionale per cercare di sopravvivere.ˮ
Il Presidente algerino Houari Boumedienne
(Marzo 1974) 

La domanda attuale è questa: come potremmo trovare un modo di relazione pacifico con un gruppo etnico importante che fa parte, ormai, dello Stato francese e che ha il diritto di essere ciò che è, perché questa è una situazione di fatto che abbiamo accettato e voluto? Come potremmo trovare dei modi di convivenza interna alla Francia che rendano possibile tale coabitazione, nell’amore e nel rispetto della libertà di ciascuno? Questo è uno dei compiti delle generazioni future.ˮ 
Il cardinale Lustiger 
(Aprile 1984) 


Recensione:
Questo romanzo ha una pessima fama, nonostante sia ricco di spunti di riflessione e nel complesso si possa considerare sommamente meritorio. In Italia sembra addirittura colpito dal bando e dall'interdetto, al punto che ne viene ostacolata con ogni mezzo la diffusione. Perché questa censura? La risposta è semplice: il romanzo di Raspail, accusato più volte di veicolare contenuti razzisti, xenofobi e anti-immigrazione, è stato esaltato da un'estesa galassia di movimenti neofascisti e neonazisti (primi tra tutti i cosiddetti Suprematisti Bianchi americani), fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento di ogni specie di sostenitori del complottismo. Eppure sono dell'idea che Il Campo dei Santi vada considerato come un importante esperimento concettuale, che cerca di metterci davanti alle conseguenze di un incombente disastro apocalittico. Come reagiremmo? Sarebbe molto interessante se si facessero dibattiti costruttivi, anziché urlare al lupo politico e cercare di proibire le letture ritenute "sconvenienti"

L'origine del titolo 

Le parole di Raspail sono tratte da Apocalisse, 20:7-9, anche se non sono riportate in modo esatto: hanno subìto una sintesi e una rielaborazione non indifferente. Questo è il testo biblico (Nuova Riveduta):  

7 Quando i mille anni saranno trascorsi, Satana sarà sciolto dalla sua prigione 8 e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla battaglia: il loro numero è come la sabbia del mare. 9 E salirono sulla superficie della terra e assediarono il campo dei santi e la città diletta; ma un fuoco dal cielo discese e le divorò. 10 E il diavolo, che le aveva sedotte, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli. 

Si nota all'istante che nella narrazione di Raspail non esiste alcun fuoco dal cielo, nessun aiuto soprannaturale ai Santi assediati! Ogni riferimento al Diavolo è stato rimosso in modo chirurgico dalla citazione iniziale, ma in seguito salta fuori quasi per esteso, nel delirante discorso con cui il Coprofago arringa le masse. Tutto procede verso l'annientamento collettivo e non esiste speranza.  

Alcune note linguistiche 

In italiano il termine "campo" è abbastanza ambiguo: può indicare una distesa di terreno oppure un accampamento. In inglese questa ambiguità non sussiste. Mentre il termine "field" indica la distesa di terreno, "camp" indica invece l'accampamento (si notano alcuni significati obsoleti come "esercito" e "battaglia"). Anche il francese distingue tra "champ", che indica la distesa di terreno e "camp", che indica l'accampamento, la base militare o la fazione politica. Entrambe le forme, champ e camp, derivano direttamente dal latino campus "campo" (genitivo campi), seppur tramite percorsi diversi. Il titolo del romanzo di Raspail è ancora più chiaro in tedesco, dove "Heerlager" si traduce con "accampamento dell'esercito" (Heer "esercito" + Lager "accampamento"; la parola Lager significa anche "magazzino", "giaciglio" e simili). In olandese legerkamp si traduce con "campo militare", "accampamento"; in Afrikaans si ha laer, di identica etimologia. Chi ha tradotto il titolo in spagnolo si è sentito forse un po' a disagio e ha optato per qualcosa di totalmente diverso: "El desembarco", che alla lettera significa "Lo sbarco"
 
L'ispirazione 

Si dice che un giorno l'autore stesse contemplando la riviera della Costa Azzurra. A un certo punto un pensiero lo ha scosso:

‟E se dovessero venire? Non sapevo chi fossero "loro", ma mi sembrava inevitabile che gli innumerevoli diseredati del Sud, un giorno, come un'onda di marea, salpassero per questa riva opulenta, l'ampia frontiera del nostro fortunato paese.ˮ 

In un torpore allucinatorio indotto dalla luce e dal calore solare, l'autore si è sentito addosso tutte quelle masse, all'improvviso, rimanendone traumatizzato! Ha visto franare di colpo l'illusoria sicurezza su cui fondiamo le nostre esistenze. La gente crede che politica e ideologia abbiano il mirabile potere di fare sparire i dati di fatto, quando il crollo sistemico dovesse presentarsi. Temo che questo sia un gravissimo errore. 

Profezia? Ucronia? 

Il romanzo si svolge negli anni '90 del XX secolo, ossia un ventennio dopo la sua pubblicazione. Nonostante si dica spesso che è un testo profetico, chiaramente non descrive il nostro stesso corso storico: gli eventi narrati non hanno attinenza con quelli che si sono realmente verificati. Come in molti tentativi di descrivere il futuro, tutto precipita in modo troppo rapido, troppo vorticoso. Si noti che Raspail, tra le altre cose, non ha saputo prevedere i meccanismi che hanno portato alla fine dell'apartheid in Sudafrica. Il punto è che egli non profetizza davvero eventi particolari, puntuali, ma si fa annunciatore delle nubi temporalesche che si addensano all'orizzonte: l'irrompere del Caos, dell'entropia dilagante che travolgerà il mondo come un fiume in piena. Faccio piuttosto fatica a classificare l'opera come un'ucronia, dato che non si riesce a trovare un punto di divergenza. L'intera costruzione della crisi degli orfani indiani mandati in Belgio è con ogni probabilità completamente inverosimile, proprio come la concatenazione di eventi che ne sarebbero scaturiti. Sono artifici letterari. Lo scopo dell'autore non è quello di presentarci un'architettura ucronica. 

 
Ministro del Regno di Araucania e Patagonia  

Oltre ad essere un indefettibile esploratore, Jean Raspail (1925 - 2020) ricoprì anche un incarico importante nel Regno di Araucania e Patagonia, uno Stato fondato dall'avvocato e avventuriero francese Orélie-Antoine de Tounens (1825 - 1878), non riconosciuto da nessuna nazione del pianeta. Potremmo dire che si tratta di una micronazione, sconosciuta ai più ma dotata di una storia molto avvincente. Nel 1981 Jean Raspail si proclamò Console generale di Patagonia e ultimo rappresentante del Re Orélie-Antoine I. Scrisse anche un romanzo, Me, Antoine de Tounens, roi de Patagonie (1981), pubblicato da Editions Michel Albin, che vinse nello stesso anno il Grand Prix du roman de l'Académie française.  
 
Un grande provocatore 
 
Non bisogna dimenticare la portata dell'ironia caustica di Raspail, che purtroppo non viene compresa a fondo dalla massima parte del pubblico, sconvolto dalle sue dichiarazioni considerate "sovraniste" e "razziste", oltre che dalla sua opera di denigrazione degli immigrati, dipinti come mostri, come furie scatenate. Spesso le apparenze ingannano. Dopo essere stato eletto simbolo della destra identitaria ed esaltato dagli ultra-nazionalisti come eroe della lotta contro il declino dell'Occidente (Marine Le Pen si proclamava sua fan), ecco che il coriaceo esploratore ha spiazzato tutti affermando di essere un fervente sostenitore del Sarkoma di Kapozy, a cui dava regolarmente il suo voto!  
 
Mandingo soffocatori e altre amenità

Nei ghetti neri d'America, vige uno strano costume tra le gang criminali. Questi Mandingo robustissimi usano la loro terza gamba per soffocare le vittime! Capita così che un pappone si sieda sul petto del malcapitato di turno e gli infili in gola lo smisurato fallone eretto, impedendo la respirazione e provocandogli così una morte vile! Raspail ne parla senza mezzi termini, col suo abituale linguaggio ruvido, che rifugge da ogni ipocrisia. 

I gonorroici di Saint-Favier 
 
Talvolta le narrazioni raspailiane sono insensate e un po' indigeste, in quanto viziate da un'apparente assenza di comprensione della natura delle cose. In realtà è solo una trappola artatamente predisposta per catturare il pubblico ingenuo. Un esempio è la descrizione dell'epidemia di gonorrea scatenatasi a causa di una piscina pubblica nell'ameno borgo di Saint-Favier. L'infezione, che ha colpito agli occhi anche alcuni bambini, è partita da un gruppo di nordafricani dediti alla sfrenatezza venerea. Così l'autore spiega che un'indagine epidemiologica ha dimostrato l'estraneità della popolazione francese autoctona al contagio da Neisseria gonorroeae prima dell'apertura della piscina. Il batterio avrebbe infatti infettato soltanto due giovani debosciati drogati e un vecchio sporcaccione, mentre avrebbe avuto un'incidenza del 10% tra la popolazione magrebina. Tutto ciò è ben poco verosimile e sembra tradire una certa disonestà intellettuale. La gonorrea non si fa tanti problemi a infettare genti di qualsiasi etnia e provenienza. Esiste dove si fa sesso. Un uomo di mondo come Raspail lo sapeva bene: si è preso gioco dei lettori. Tra l'altro, il borgo di Saint-Favier è una sua invenzione, a dispetto del nome così verosimile! Non so se sia poi tanto improbabile la connessione con l'italiano fava, che tra le altre cose significa anche "membro virile".
 
Convulsioni sessuali 

Ed ecco un autentico pezzo di bravura della prosa di Raspail:  

"A bordo, la vita era ridotta allo stadio vegetativo: si mangiava, si dormiva, si risparmiavano le forze, si meditava sulla speranza e sul paradiso ove scorrevano il latte e il miele, ove fiumi calmi e pescosi irrigavano terre ricolme di messi spontanee. Solo i ragazzini che raccoglievano escrementi, correndo qua e là, le mani giunte a coppa, animavano questa massa colpita da paralisi, stesa sui ponti delle navi come caterva di cadaveri disseminati su di un campo di battaglia. Grazie al calore, all’inattività e al sole che agiva da droga sulla pelle e nei cervelli, alla specie di atmosfera mistica in cui era immersa questa moltitudine, grazie, sopra tutto, all’inclinazione naturale di un popolo per il quale il sesso non è mai stato sinonimo di peccato, la carne si mise a fermentare in silenzio. Quelle forme distese venivano percorse da movimenti di ogni genere. In alcuni momenti, i ponti delle navi somigliavano a quei bassorilievi dei templi così ammirati da turisti lùbrici o imbarazzati, ma di rado sensibili alla bellezza delle sculture e degli atti che queste raffigurano. Era tutto un guizzare di mani, bocche, natiche, sessi maschili. Sotto le tuniche bianche, i corpi fremevano, travolti da un’ondata di carezze. Gli adolescenti passavano di mano in mano. Giovinette dal fisico acerbo si coricavano intorpidite, la testa dell’una accanto ai piedi dell’altra, in un languido intreccio di braccia, gambe e capelli sciolti e quando si risvegliavano si leccavano in silenzio. Verghe affondavano in bocca fino alla radice, lingue appuntite si insinuavano in foderi di carne, le donne masturbavano i vicini. Lo sperma scorreva a fiotti sui corpi, in mezzo a seni, cosce, labbra e dita. Le coppie non erano più coppie, ma terzetti, quartetti, famiglie di carne in preda a una dolce estasi, uomini con donne, uomini con uomini, donne con donne, uomini con bambini, e bambini con bambini le cui mani sottili giocavano all’eterno gioco della felicità carnale. Vecchi smagriti sentivano rinascere in sé una forza perduta. Su tutti i visi, al di sotto degli occhi socchiusi, errava uno stesso sorriso calmo e sereno. Si udivano solo il vento del mare, l’ansimare dei petti e, talvolta, un grido, un gèmito, un richiamo che risvegliava altre forme distese e le invitava a congiungersi nella comunione dei corpi. 
Così, nella merda e nella lussuria, ma anche nella speranza, avanzava verso l’Occidente l’Armata dell’ultima chance." 

I fratacchioni!  

Ultimo residuo di quella costruzione culturale e ideologica nota come Cristianità, una congregazione di frati cerca di affrontare le orde giunte dal mare. L'abate regge un ostensorio d'oro e salmodia nomi di Santi, pensando che Dio non farà soccombere lui e i suoi confratelli. Anzi, è convinto che Dio non farà soccombere la Francia né le altre nazioni definite come "cristiane". Portae inferi non praevalebunt. Invece prevalgono. Non succede nulla. Non c'è intervento divino. Le orde avanzano e calpestano sotto migliaia di piedi il crocefisso, l'abate e i suoi confratelli. I corpi dei religiosi sono ridotti in poltiglia e dispersi nel Nulla. Incomprensibile è l'entusiasmo dei cattolici tradizionalisti e dei reazionari per l'opera di Raspail. Almeno, è incomprensibile se si ci si ostina a voler credere che questi elementi professino la loro religione come elemento vivo e fondante delle loro esistenze. Si comincia a capire qualcosa di più ammettendo invece che essi professino tale religione come puro e semplice calcolo politico. È come se sapessero di poter finire annientati, a dispetto delle parole di Gesù riportate in Matteo 16,18-19. 

Raspail e il mondo cattolico

Raspail esprime le seguenti opinioni sulla Chiesa di Roma. Da una parte sostiene il Cattolicesimo "di estrema destra", quello dei conservatori estremi, dell'aristocrazia nera, delle pretese di discendenza dai Merovingi, della demonizzazione dell'Illuminismo, dell'odio verso ogni forma di modernità e via discorrendo. Dall'altra stigmatizza il Cattolicesimo "di estrema sinistra", quello imperniato sull'accoglienza ai migranti, sul sostegno al Terzo e al Quarto Mondo, sul pauperismo, etc. Se ci riflettiamo, per Raspail, il Cattolicesimo "di estrema destra" e il Cattolicesimo "di estrema sinistra" non sono affatto la stessa religione: sono due religioni diverse

L'istinto di conservazione e la sua fine 

Ecco un interessante brano, che mi accingo a riportare in questa sede. In esso, Raspail esplora con grande acutezza le reazioni della popolazione di fronte alla catastrofe, ravvisando significative differenze con quanto avveniva in passato. 

"Il popolo non muoverà mai un dito, né in un senso, né nell’altro. Non siamo più nel Medioevo, quando i servi sfruttati correvano a rifugiarsi dentro le mura del castello feudale, se i rintocchi della campana del mastio annunciavano l’arrivo di bande di saccheggiatori. Se gli uomini d’arme del padrone – chiedo scusa, del signore – erano troppo pochi, i proletari – chiedo scusa, i servi – accorrevano sugli spalti delle mura, mentre le loro donne si affaccendavano attorno ai calderoni in cui bolliva la pece. Al servizio del signore si viveva male, ma si viveva, mentre dopo il passaggio dei saccheggiatori si moriva semplicemente di fame. Marcel non è più stupido del servo medievale, suo avo. Ma il Mostro gli ha succhiato il cervello senza che lui se ne sia accorto. Contro i migranti del Gange, nuovi saccheggiatori della fortezza Occidente, Marcel non accorreva sugli spalti. Gli uomini d’arme dovranno cavarsela da soli, è il loro mestiere! E se indietreggeranno o fuggiranno, non sarà certo Marcel a dar loro man forte! I castelli della nostra epoca, con le mura d’acciaio e di cemento, i sotterranei pieni di viveri, i magazzini ricolmi di merci, le officine operose, i camminamenti e i ponti levatoi dal traffico intenso, le terre fertili e le torri d’oro e d’argento, Marcel li abbandonerà al saccheggio. Non sa più riflettere. L’hanno castrato, estirpandogli l’istinto di conservazione..." 

Di fronte alle provocazioni dell'autore, immagino che ancor oggi molti borbottino come pentole di fagioli. Poi bisogna vedere cosa resterebbe della politica e del suo linguaggio quando un terribile maglio dovesse abbattersi sull'incudine. 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Nel 2002, l'editorialista Lionel Shriver descrisse il romanzo come "al tempo stesso lungimirante e spaventoso", certamente "razzista" ma "scritto con un'enorme energia verbale e passione". Shriver scrive che l'opera di Raspail "dà voce biliosa a un'emozione la cui espressione è sempre più tabù in Occidente, ma che non può che diventare più virulenta quando viene repressa: il feroce risentimento provato dalla maggioranza della popolazione quando tale status sembra minacciato"

William F. Buckley Jr. ha elogiato il libro nel 2004 come "un grande romanzo", avendo sollevato interrogativi su come rispondere all'immigrazione illegale di massa. Nel 2005, il conservatore Chilton Williamson ha elogiato il libro come "una delle opere di reazione letteraria più intransigenti del XX secolo"

Nel 2014, Mackubin Thomas Owens ha notato l'elogio di Buckley, osservando che "Raspail era avanti ai suoi tempi nel dimostrare che la civiltà occidentale aveva perso il suo senso di scopo e della Storia, il suo eccezionalismo." 
Alla stessa epoca risalgono ripetute dichiarazioni del notorio cospirazionista Steve Bannon, prima che diventasse consigliere strategico di Donald Trump. Eccole: 

«L’Europa centrale e poi quella occidentale e settentrionale sono quasi sottoposte a un'invasione del tipo "Campo dei Santi"»
(ottobre 2015) 

«In Europa tutta la questione ruota intorno all’immigrazione, ed è un problema mondiale ormai, questa specie di "Campo dei Santi" globale»
(gennaio 2016) 

«Quella a cui assistiamo non è una migrazione, è davvero un’invasione. Per me è il "Campo dei Santi"»
(gennaio 2016) 

Gli anni sono passati e l'Occidente non è ancora crollato, nonostante le molte criticità, segno che ad ispirare Steve Bannon in quegli anni era più che altro la paranoia.