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lunedì 23 gennaio 2023

Viaggio in Eschaton 

Sono solo in una navicella progettata per resistere a qualsiasi aggressione astrale. Lo scafo è stato plasmato in una lega biometallica di un vivo color carminio. I motivatori e i motori non sono composti da parti distinte e funzionano seguendo principi fisici sconosciuti a qualsiasi civiltà umana. Attraverso un oblò osservo rapito l'orrore esterno. Gli Alberi di Gonostra fioriscono di bruchi. Gemmano nella tenebra, rischiarandola con i loro colori sgargianti. Seguendo funzioni di accrescimento frattale, le larve germogliano voraci espandendosi come cancri dai tronchi. Crescendo divorano le spore che galleggiano nell'etere nero, e producono altre larve dal loro dorso. Si generano strutture simili a mostruose chiome di gorgoni, che arrivano ad essere grandi come galassie. Giunti al limite estremo, questi esseri si spaccano, si scindono spargendo i loro piccolissimi semi per milioni di anni luce, iniziando nuovi cicli di colonizzazione. 

Marco "Antares666" Moretti 
(blog connettivista Cybergoth, 21 ottobre 2006)  

sabato 21 gennaio 2023

Occhi di falena 
  
Il robot ibrido si muove con lentezza esasperante, destando non poco nervosismo nei torvi scienziati giapponesi accalcati nel laboratorio... 
Un sottile velo di ormoni femminei fa all'improvviso palpitare le antenne biologiche dell'organismo cibernetico, connesse tramite fibre ottiche a un microchip che codifica l'impulso sessuale. Il processore si mette in moto... Le membra meccaniche insettoidi si muovono con crescente prontezza, e inizia l'inseguimento della preda. Il Signor Okahata ammicca soddisfatto ai suoi collaboratori. Rabbrividisco. La mia mente si volge ancora una volta agli Abissi di Abyabp, matrice di Pseudovita... 

Marco "Anares666" Moretti 
(blog connettivista Cybergoth, 22 luglio 2006) 

giovedì 19 gennaio 2023

Naufrago 

Lontano da ogni galassia. Nessun fotone filtra attraverso il buio insondabile. In un piccolo vascello io fluttuo in questo vuoto assoluto. Soltanto un misero guscio di noce, un relitto condannato a un fato di eterna solitudine. Molto raramente, diciamo una volta ogni due o tre anni, una singola molecola d'idrogeno urta contro lo scafo, al che il rivelatore emette un suono stridulo e impulsivo che allieta la mia attesa infinita. Dov'è il quasar più vicino? Dov'è l'ormai obliato calore della luce di una stella, fosse anche così distante da colpire a malapena la mia retina atrofica con l'impressione di un vaghissimo contrasto?

Marco "Antares666" Moretti
(blog connettivista Cybergoth, 26 febbraio 2006) 

domenica 15 gennaio 2023

Un luogo orribile

Chiamato Nodaaums. Mi ci trovo senza sapere perché, come se vi fossi stato trasportato in una notte illune, rapito attraverso una porta dimensionale. Il cielo sembra fatto di inchiostro. La sola luce si diffonde da alcune fioche lampade al neon, ed è aggredita dalla tenebra. Sono nudo e confuso, su un molo spettrale. A poco a poco i miei occhi si abituano a quell'oscurità, quel tanto che basta per vedere il mare: una distesa di un liquido nero e denso che sembra petrolio. Sono colto da tremende vertigini nell'osservare le onde imponenti e pesanti che agitano la superficie di veleno. Un forte vento si alza, gelido. Sono del tutto indifeso. Percepisco qualcosa di malvagio in quell'improvviso fortunale. Cerco inutilmente un riparo e mi dirigo verso la terraferma. Scorgo le rovine di un edificio cubico fatto di grandi blocchi di marmo. Dal suo interno emana ORRORE. Rotaie arrugginite mi fanno pensare che un tempo potesse essere una stazione. Il vento aumenta ancora e trascina via cumuli di rifiuti. Le mie capacità empatiche mi fanno precipitare nel panico, come se miliardi di vite umane stroncate dal ferro urlassero simultaneamente in me. 

Marco "Antares666" Moretti
(blog connettivista Cybergoth, 25 settembre 2006)

venerdì 13 gennaio 2023

Il lato oscuro della Luna 

Impenetrabile e duro nero punteggiato di stelle, che come piccoli pugnali trafiggono le retine... I tre astronauti procedono con grande cautela in avanscoperta di quel desolato e sconosciuto scenario. Potenti fari fendono la tenebra del mondo morto e senz'atmosfera. All'improvviso vicino al cratere si rivela al campo visivo un dettaglio inaspettato. Gli astronauti compiono grandi balzi, favoriti dalla gravità lunare, ma ben presto si accasciano a terra, soverchiati da un indicibile campo d'orrore... È come se da quelle rocce irradiasse tutto l'abominio dell'universo... Una sensazione di atroce desolazione li divora, li getta nel panico senza che ci sia una spiegazione plausibile... Fattisi coraggio, i tre riescono alla fine a vincere quel soprannaturale senso di oppressione e raggiungono il punto che ha attratto la loro attenzione. Con incredibile stupore scorgono qualcosa di IMPOSSIBILE: i raggi dei loro fari illuminano la spettrale sagoma del relitto di un caccia bombardiere tedesco della II Guerra Mondiale... 

Marco "Antares666" Moretti 
(blog connettivista Cybergoth, 17 dicembre 2005)

mercoledì 11 gennaio 2023

Due scimmie decapitate 

Giacciono sul tavolo operatorio. Lo scienziato getta nell'inceneritore la testa di una e il corpo acefalo dell'altra. Poi immerge le due parti rimaste in una soluzione vitale che impedisce ai tessuti di decomporsi, mantenendoli vivi a livello cellulare, pur essendo ogni loro sinapsi inattiva. Nessun impulso elettrico attraversa le ramificazioni dendritiche. La testa di scimmia e la scimmia acefala prescelte per l'Esperimento sono a detta di tutti morte. Nessuna autorità religiosa osa sostenere il contrario, e un notaio attesta legalmente la cosa con un sigillo di ceralacca. Ecco che dopo un anno lo scienziato ritorna su questo insano progetto, determinato a distruggere una volta per tutte la Teoria Tomistica della Sostanza... così monta la testa mozzata sul busto dell'altro animale, saldando con pazienza ogni singola terminazione nervosa e rigenerando le cicatrici neurali con flussi dosati di nanorobot. Poi inietta il sangue artificiale nelle arterie, nelle vene, e con un elettrostimolatore dà la scocca fatale al cuore... Pochi istanti dopo la scimmia ibrida APRE GLI OCCHI, e il suo sguardo abissale è animato da aliene scintille di ODIO... 

Marco "Antares666" Moretti
(blog connettivista Cybergoth, 15 dicembre 2005) 

lunedì 9 gennaio 2023

CHIOME IN FIAMME 

La Cometa d’Orrore è in massimo avvicinamento. Emana bagliori di morte azzurrognola dal suo cuore che come un secondo sole bianco acceca le genti, facendo impallidire ogni altra luminaria celeste. Le folle sono in fermento, e ognuno ode nel profondo della sua anima un sinistro stridore di dannazione. La coda di quel messaggero di devastazione è triplice e la sua lunghezza occupa metà della volta celeste, seminando veleno. L’aria tremola, una fatamorgana che impedisce di focalizzare bene i dettagli del mondo visibile. Palazzi fatui vibrano in quella densa atmosfera alterata dal mortifero portento cosmico. Il cuore dei coraggiosi e dei temerari diviene all’improvviso vile. Il cuore dei vili scompare, ed essi supplicano di ricongiungersi ai vermi nel terriccio. Tutte le donne incinte abortiscono. Tutti i sacerdoti si suicidano dopo aver urlato la vanità della loro fede, capendo di colpo chi è il vero Signore dell’Universo. Tutti i potenti battono i denti in preda al terrore, e baratterebbero un’eternità di cancro pur di sfuggire al presente. Dzadara viene! Dzadara è adirato! Il Regno del Caos avvolge tutto con i suoi tentacoli, portando la dissoluzione di ogni struttura sociale nel fango della Cosmonemesi. Nulla potrà sottrarsi alla Morte Cometaria, all’estremo strale sidereo! Il chiarore innaturale dissolve le nubi come effimera neve estiva, riducendole a cernecchi sfilacciati in una lettiera di carboni ardenti. Un rombo lontano echeggia nel labirinto e nei cunicoli uditivi delle masse come un urlo arcano, un tremendo clamore che preme su milioni di timpani, simile a un martello assassino su un’incudine dolorante.  Non sono suoni, ma fluttuazioni che si propagano dalla ferita nel tessuto stesso dell’universo, dal Continuum oscenamente lacerato. Fili di flogisto indaco si dipartono da ogni cosa, richiamando esili saette screziate, finché a tutti è chiaro cosa sta accadendo. I capelli della gente cominciano a prendere fuoco! Lingue di un rosso mai visto prima a memoria d’uomo lambiscono ogni testa nello sfrigolio di una frusta neuronica permanente! I peli bruciano incapaci di consumarsi in quell’infernale etere, parassiti di plasma che agiscono su ogni centro del dolore amplificandone la follia fino al parossismo prigoginico. Come vermi incorruttibili su una stufa al calor bianco, le membra delle genti si contorcono in quell’apoteosi di aberrazione, in quella dilatazione del flusso temporale in una fornace sempiterna. Le urla salgono al cielo, salgono fino al cuore della Cometa come fulmini che danzano su un oceano di crani! Mani ritorte e contratte in crampi cercano in tutti i modi di strapparsi la pelle, di liberarsi di quel supplizio, senza riuscire a trovare la presa. Artigli che scavano invano nelle carni, volti contratti in abominevoli maschere orrorifiche. Fiori incandescenti si muovono al ritmo di tempeste di raggi X durissimi, corpuscoli trascinati nell’Orizzonte degli Eventi di un buco nero che divora miliardi di galassie moribonde. Si possono distinguere tutte le sfumature di un caleidoscopio cromatico alieno in un’orgia sinestetica di disperazione che filtra in ogni singolo quanto di materia. Poltiglia quarkionica vibrante nello stato di massima entropia. Gli esseri umani sono nudi, tuffati nelle profondità solari senza poter morire! Cosa resterà quando il Principe della Cometa sarà passato? Una distesa di cenere inerte? Il brodo primordiale scomposto nei suoi costituenti prebiotici? Un mare senza confini di basalto fuso? Oppure gli stessi elementi senza vita rimarranno intrappolati per sempre in quell’atrocità escatologica, in quella metànoia satanica, in quello straziante Cantico dell’Assurdo? 

Sulla cima dell’arido e pietroso monte Aramonth, l’Eremita osserva la Consumazione dei Secoli, lo scatenarsi delle Forze di Maspigand, distinguendo ogni dettaglio del mondo come se fosse fornito di una vista telescopica. Lui che è stato rifiutato dalla società degli umani, ora gode di un privilegio inatteso, ora gongola nello spettacolo capace di dare senso a un’intera esistenza di privazioni e di umiliazione. Avvolto da un’aureola di fuoco, l’Uomo di Dio si lascia trasportare da un’ebbrezza infinita che trasforma il dolore della combustione in gioia selvaggia. Ogni istante della sua gioventù nella Città dell’Edonismo gli ritorna alla memoria, e sente i risolini di scherno delle giovani donne copulanti. Sente l’egoista felicità delle coppie che ostentavano le loro effusioni nei bistrot e sulle camminate lungo i navigli adorni di fiori variopinti e di afrodisiache fragranze. Percepisce nella sua empatia espansa ogni attimo del piacere di quei petali e di quei pistilli in umido congiungimento, mentre a lui tutto è stato sempre negato. Portatore di un’antica lebbra, erede di una cultura perseguitata, non gli era rimasta altra alternativa che cercare rifugio nelle caverne per sfuggire all’eccessivo dolore. Ora sa finalmente di aver seguito la via giusta, quella che così a lungo gli era parsa soltanto un percorso di dannazione su accidentati dirupi. I suoi piedi nudi si erano tante volte lacerati su quegli spuntoni rocciosi del Deserto senz’Acqua! Ora tocca all’Acqua bruciare! Quelle puttane, quei corrotti che le insozzano, adesso si consumano insieme nel tormento! Invidioso, così lo hanno chiamato innumerevoli volte mentre lo vedevano vagare avvolto in abiti laceri. Inetto, perdente, questo gli dicevano, scientemente crudeli. Lo definivano uno sconfitto nella lotta della biologia, nell’agone spermatico per propagare questa corrotta prigionia nel lurido carapace carnale. Così è sempre stato definito da uomini di affari e politici. Quei boia non facevano questo in quanto spinti da profonde convinzioni filosofiche, ma soltanto perché pareva loro di sentirsi vivi, soltanto avendo qualcuno da disprezzare e da tagliuzzare con oscuro sarcasmo. Mostravano denti e contraevano i diaframmi, ratti glabri e immondi che si sollazzano nella fogna della vita gaudente. Così l’Eremita intona la sua canzone della rivincita contro il genoma brulicante: “Finalmente la loro base è sradicata, il loro seme cancellato! La loro arroganza è un guscio vuoto sotto il calcagno del Giusto! Dzadara avvolge i miei antichi aguzzini nel suo abbraccio crematorio! Questo istante non è solo il più felice della mia intera esistenza terrena, ma di milioni e milioni di vite passate migrando da un involucro corporale all’altro, umano o animale! Questo è il punto terminale della mia Caduta dai Cieli! Questo è il Giorno del Ritorno! Nessuno potrà più farmi pentire di esistere sfoggiando le sue immonde vesti di muscoli, di ossa e di sangue”. Quasi in risposta alle sue turbolente correnti dell’anima, il Buco nel Cielo si apre. Ha l’aspetto di un uomo di ferro, talmente nero che gli stessi fotoni vi affondano senza speranza di poterne uscire. Sembra calare su ogni cosa, anche se i contorni nitidissimi sono immobili. Gelido, inumano, duro nel suo manto metallico di nero stellare, è l’uscio ipergeometrico che dà su un piano di esistenza di una vastità atroce e non euclidea. Quella sfida alla luce è la sua meta, il nero astro che spezzerà ogni suo limite, ogni suo vincolo termodinamico. Fiducioso, l’anacoreta esiliato vi ascende fiammeggiante e in esaltazione, lasciandosi ogni cosa alle spalle senza rimorsi né rimpianti. Anche il grido delle città dannate gli è giunto a noia, perché ha cose più importanti da fare. Sotto la sua ombra fluttuante le chiome sono torce inesauribili e i grattacieli miraggi, ma lui non se ne cura affatto, perché quello è il Momento Perfetto: dopo aver vissuto il respiro degli Eoni sta per tornare a casa. 

Marco "Antares666" Moretti 

giovedì 5 gennaio 2023

LA VESPA DI SMERALDO

1.

Il manager era tornato a casa febbricitante. Non riusciva quasi a reggersi in piedi, e questo non era buono, visto che aveva delle consegne da compiere e pochi giorni per elaborare i grafici. Non c’era nulla che andasse per il verso giusto. Si sedette sulla poltrona del suo monolocale, poco più di un loculo nella gigantesca struttura abitativa, e prese il termometro per misurarsi la temperatura corporea. Solo il pensiero di mangiare qualcosa gli faceva venire la nausea, mentre gli sembrava che gnomi maligni gli stessero picconando il cranio. Dolori articolari, fitte di colite, capogiri. Dopo qualche minuto estrasse il termometro e la lettura non migliorò la sua depressione: aveva un febbrone da cavallo. Si denudò davanti allo specchio e vide sul suo polso destro una specie di piccolo tumore. Non lo aveva notato fino a quel momento. Poi si ricordò che proprio lì era stato punto da uno strano insetto, un leggiadro imenottero dal morso molto doloroso. Solo adesso ci ripensava, a quasi quindici giorni di distanza. Non si sapeva spiegare quell’episodio. Finita una defatigante riunione all’ultimo piano della struttura dirigenziale, si era concesso una boccata d’aria sul terrazzo ed era stato sorpreso dall’insetto, la cui corazza metallica riluceva al sole come una sgargiante gemma verde dai riflessi azzurri. Un attimo e tutto era compiuto. Il pungiglione era penetrato nella pelle del polso dell’uomo, e l’aggressore era fuggito con grande rapidità. Lì per lì il manager non aveva dato peso alla cosa, ma adesso un senso di ansia subliminale gli martellava nelle carotidi. Sentiva sempre più freddo, così dopo essersi sciacquato si asciugò e si mise in kimono. Si distese sul letto. Cercò di distrarsi accendendo il televisore, ma il frastuono dei programmi gli irritava i timpani al punto che gli parve stessero sanguinando. In preda all’ira spense lo schermo. Non riuscì a stare disteso a lungo. Qualcosa lo spinse ad alzarsi e ad andare a bere un bicchier d’acqua. Faceva fatica persino a deglutire. Dovette sforzarsi per riuscire ad assumere un potente antipiretico, ma dopo mezz’ora di agitazione si accorse che non gli aveva affatto giovato: il termometro non voleva saperne di schiodarsi dai 40 °C. Non sarebbe andato al lavoro in tali condizioni, anche a costo di gravi conseguenze. Sentiva che l’intero universo si stava accartocciando su di lui, seppellendolo in una bara di umidi viticci che si restringeva sempre di più, fino a strozzarlo. Un’oscena camicia di forza quantistica. Non fu in grado di chiudere occhio e passò una notte infernale. Alle prime luci dell’alba era in preda a insopportabili vampate di calore, così aprì la finestra. Si guardò allo specchio. Vide allora che il suo addome era coperto di pustole. Si era trasformato in un nerd foruncoloso. Normalmente avrebbe cercato di spremere quelle formazioni cutanee per farne fuoriuscire il pus, ma sentiva che non doveva assolutamente fare una cosa del genere. Ebbe la vaga impressione che una volontà altra stesse guidando i suoi movimenti. Si mise sulla poltrona e cercò di leggere un libro, ma non poteva concentrarsi sulle parole. La cefalea divenne esplosiva e dovette metter via il volume. Sudava freddo. A questo punto si accorse che qualcosa si stava muovendo in lui. Allora vide. Pensò di essere sconvolto da allucinazioni sconosciute persino ai tossici dal sistema nervoso più degradato. Quelle cose uscivano dalla sua pelle! Larve! Vermi simili a grossi cagnotti, lunghi all’incirca come un alluce minore. Scavavano nell’adipe cauterizzando i vasi sanguigni che erano costretti a rosicchiare per farsi strada. Una volta giunti alla piena luce, dalla ferita usciva lo spurgo, simile a diarrea granulosa. Il manager fissava sconvolto la scena. Per quanto la cosa fosse irreale ed impossibile, aveva l’impressione che del sangue mestruale pieno di embrioni abortivi scivolasse via assieme al suo contenuto intestinale. In realtà quel liquame era pus prodotto dall’azione dei parassiti migranti, misto alle loro stesse deiezioni. Già una ventina di vermi marciavano sulla sua pelle, e ogni tanto alzavano il capo come per fiutare l’aria. Se il manager fosse stato in pieno possesso delle sue facoltà mentali, di certo avrebbe cercato di liberarsi da quegli obbrobriosi inquilini, gettandoli lontano da sé o schiacciandoli. Poi sarebbe corso di filato a un pronto soccorso, dove i medici lo avrebbero disinfettato e curato. Invece non fece nulla di tutto questo. Di nuovo quella sensazione di essere posseduto. Sapeva che stava morendo e che non poteva salvarsi in alcun modo, ma che c’era una cosa che doveva assolutamente fare. Depose amorevolmente i vermi sullo specchio accanto alla tazza del cesso, quindi li ricoprì di schiuma da barba. Uno dopo l’altro. E intanto quelli continuavano ad uscire. Sempre più grandi. In tutto ne contò più di centocinquanta. Li trattava tutti allo stesso modo: li nascondeva con la massima cura sotto una coltre di schiuma, senza neanche sapere perché. Uno strano moscerino rosso si avvicinò allo specchio, volteggiando con insistenza, ma non ebbe successo nel suo intento. La schiuma da barba gli riusciva talmente ripugnante che non poté in alcun modo stare nelle vicinanze. Con la stessa rapidità con cui era apparso, il buffo invasore si precipitò verso la finestra e sparì. Il manager si lasciò crollare esausto sulla tazza, e di lì a poco morì, gli organi vitali quasi svuotati dalla famelica covata della vespa di smeraldo. Aveva ormai esaurito il suo compito di incubatrice e di ostetrica. La schiuma da barba si era rivelata perfetta. Permetteva alle larve di respirare e al contempo le difendeva dai ditteri parassiti che davano loro la caccia per penetrarle con il loro ovopositore. 

2.

Dopo due settimane dalla morte del manager, il Signor Schenker si presentò alla sua porta e suonò con insistenza il campanello. Visto che non sortiva alcun effetto, si mise a bussare con tutte le sue forze, sospettando che qualcosa di molto brutto fosse successo. Il tanfo che filtrava dalla soglia recava un’inconfondibile traccia mercaptanica, mista ad afrori che non aveva mai percepito in tutta la sua vita – ma non per questo meno ributtanti. Non solo il Signor Kakui non si era più visto, ma il suo cellulare trillava da giorni in modo insopportabile e stridulo, senza che nessuno si prendesse la briga di rispondere. Stando nel suo gabinetto al piano di sotto, spesso Schenker sentiva distintamente quel fastidioso suono giungere proprio dall’appartamento del manager. Naturalmente avrebbe potuto togliersi dall’impiccio chiamando i pompieri e lasciando fare tutto a loro, ma in tal caso sarebbe stato costretto a compilare una montagna di moduli e a sottoporsi ad un’infinità di tediosi accertamenti. La burocrazia soffocante che imperversava in ogni distretto planetario non rendeva certo agevole la risoluzione di problemi pratici di questo genere. Per giorni il vecchio aveva sperato che qualcun altro si occupasse della cosa, magari un vicino di casa. Come c’era da aspettarsi, questo non era accaduto. Fece ancora un ultimo tentativo, suonando il campanello in continuo per quasi mezzo minuto primo. Esasperato e vedendo che non riceveva risposta, si decise infine ad usare le maniere forti: assestò un bel calcio al battente, facendo saltare via la fragile serratura senza troppe difficoltà. Essere stato un atleta in gioventù aveva i suoi vantaggi... Il tanfo che lo aggredì era più acuto di quello esalante da una bara scoperchiata, e non poté sopportarlo senza indietreggiare di scatto. Si fece coraggio e trattenne stoicamente il respiro, ponendosi un fazzolettino umido davanti al naso per evitare di essere ammorbato. All’inizio era talmente sconvolto da non poter mettere bene a fuoco gli oggetti. Quando la sua visione ritornò nitida, si trovò di fronte a una scena raggelante. Uno sciame di insetti che sembravano frecce di metallo verde intenso ronzava intorno allo specchio imbrattato, mentre altri loro simili erano intenti a rosicchiare quel che restava delle carni putrefatte del Signor Kakui. Grappoli di feci granulari, di color beige, uscivano dalle orbite del morto, la cui agonia sulla tazza irradiava ancora nell’aria. Quelle scorie emanavano un intenso fetore di vomito. La pelle rinsecchita delle labbra e delle guance era stata quasi del tutto erosa, e i denti erano messi in mostra come quelli di un teschio ghignante. Il ventre era stato disciolto dagli acidi ed appariva come un ammasso di sterco compatto da cui fuoriuscivano colonne di gas. I prodotti della fermentazione si facevano strada in quel che restava dei tessuti corrotti emettendo un sinistro crepitio. Naturalmente l’anziano Signor Schenker non capiva nulla di entomologia extrasolare: dato il livello dell’istruzione a cui aveva avuto accesso, non era neppure a conoscenza dell’esistenza di tale disciplina. Con più audacia che buon senso si mise in mente di cacciare quegli ospiti poco graditi servendosi di una scopa che trovò appoggiata a una parete. Come conseguenza della sua stoltezza, ricevette tre punture in pieno volto. Fuggì via barcollando e urlando di dolore, dimenticandosi persino di chiudere la porta. Alcuni dei letali imenotteri approfittarono dell’occasione per uscire sul pianerottolo, volando cauti per la rampa di scale. Presto avrebbero capito che la situazione era loro molto favorevole e sarebbero andati in cerca di nuove vittime seguendo scie feromonali. Schenker si trascinò nell’ascensore e scese fino al piano dove si trovava il suo appartamento. Il pensiero di scendere fino al piano terra e di andare allo studio medico del Dottor Brandauer fece capolino nella sua mente affaticata, solo per scivolare via come una coperta da un dormiente accaldato in preda ad agitazione notturna. Per una frazione di secondo si accorse che qualcosa non quadrava. Non colse il bandolo della matassa. Subito dopo ogni consapevolezza dell’abnormità della situazione si dissolse in un mero formicolio psichico. L’oblio cancellò ogni traccia di quel rigurgito autodifensivo delle sue subroutine cerebrali, facendogli apparire le cose in modo meno drammatico di quanto non fossero in realtà. Un programma chimico di distorsione operava in lui a pieno ritmo, ma non poteva accorgersene perché era in grado di mascherarsi abilmente, scatenando la sua guerra a livello di neurotrasmettitori e di sinapsi. Se il Signor Schenker si fosse sottoposto a una risonanza magnetica, sarebbero emerse profonde alterazioni neurologiche già a quel livello di infestazione. Il punto è che decise di non sottoporsi ad alcun esame. In fondo, questo pensò, i sistemi degli antenati erano i migliori per curare ogni male. La ripugnanza per la Scienza assunse in lui quasi un acme parossistico. Si chiuse nel conforto della propria dimora e spense il telefono cellulare. Fece bollire un po’ d’acqua calda con del sale e la usò per farsi impacchi dove era stato morsicato. Assunse poi l’antidolorifico più antico che l’umanità conoscesse, l’etanolo, attingendolo in forma di distillato quasi puro direttamente da una grossa fiasca. Dopo qualche ora il dolore e il senso di disagio erano del tutto scomparsi. Guardandosi allo specchio, si accorse che il gonfiore al viso si era molto ridotto, e decise che quella era solo un’altra giornata faticosa da dimenticare. “Che idiozia sarebbe stata andare dal medico per così poco”, pensò divertito, stranamente euforico. 

Marco "Antares666" Moretti, 
pubblicato nell'antologia Fantastic-Zen 2 (2010),
edita da EDS (Edizioni Diversa Sintonia). 

martedì 3 gennaio 2023

SKY BEASTS 

Il predatore è chiamato Netcat. Ha la forma di un aereo e sfreccia a reazione nell’atmosfera del gigante gassoso. Ha la sagoma di un nero abissale, e il rostro anteriore è aguzzo come un gigantesco canino di vipera. Si avvicina a un pascolo, dove fluttuano in gran numero i Blogster, flaccidi esseri simili a mongolfiere. Estraggono idrocarburi liquidi da un profondo pozzo convettivo, digerendoli lentamente nelle vastità dei loro stomaci. Grandi come città, questi palloni frenati non possono opporre alcuna difesa all’assalto del Netcat. Un cambiamento della chimica circostante avverte del pericolo in avvicinamento: si diffondono folate di glicoli repellenti misti a metanolo e a densi composti fenolici. L’odore della paura, a cui fa seguito quello della morte.
Il Netcat dilania, strazia, assimila le sue vittime incamerando grandi quantità di metaboliti preziosi per il suo sostentamento. Pieno di energia alcolica, dopo aver seminato lo sterminio, il nero Netcat accende i retrorazzi e fugge via emettendo una mostruosa vampata azzurra dalla cloaca. 

Alcuni Webwind, attratti dai resti della strage, accorrono per avere la loro parte di materiale organico altamente organizzato, prima che l’incombente tempesta ne disperda ogni traccia. Non dissimili dai carognari di altri mondi, non hanno la capacità di dare la caccia a prede vive e ucciderle. Il loro olfatto, sensibilissimo, ha sede in papule disseminate su tutto il corpo, che nella parte anteriore ricorda la forma di un fallo umano in erezione. La coda è simile a quella dei delfini, con una pinna biforcuta orizzontale. Un timone sporge come una barra scura dall’epidermide violetta e coriacea del ventre. I Webwind posizionano quest’appendice con guizzi fulminei degli hub del sistema nervoso, riuscendo così a impostare ogni rotta e a resistere agli improvvisi cambiamenti del vento planetario. L’area in cui le terminazioni olfattive sono più dense e sporgenti è corrispondente alla cavità orale, o meglio all’ingresso dell’apparato digerente. Gradienti anche minimi di composti organici di sintesi biologica li guidano al loro pasto collettivo.
I Webwind più grandi sono lunghi soltanto un decimo di un Netcat medio. Talvolta si avvicinano ai branchi di Blogster per assimilare flussi di escrementi, ma nella maggior parte del tempo preferiscono starsene in disparte in zone di gas più rarefatti, dove i predatori non osano avventurarsi. Le mattanze di Blogster invece li attraggono in modo irresistibile. Alle prime avanguardie seguono poi nuovi esemplari, se le condizioni meteo lo permettono.
Nei Webwind, il sistema digerente è programmato per metabolizzare enormi quantità di materiale nel minor tempo possibile, dovendo poi affrontare lunghi periodi di carestia. Così il cavo orale immette in una specie di aspiratore, atto a convogliare la massima concentrazione di resti organici nel minor tempo possibile. Quando i Webwind sono gonfi, la loro forma cambia. Il dorso, dalla cute coriacea come un carapace, non si deforma, mentre il ventre assume l’aspetto di un pallone ovale. In questo stato l’emissione di gas intestinali si fa imponente. I prodotti digestivi vengono in parte espulsi come propellenti e in parte accumulati in apposite sacche, utili in condizioni di scarsità di cibo. I resti dei Blogster sono ancora nelle sacche ventrali dei Webwind, che già si diffondono i primi effluvi anali, riconoscibili anche a miglia di distanza per la ricchezza di composti ammoniacali. Presto l’intera area sarà ammorbata.
I pochi Blogster superstiti si spostano nell’imbocco del pozzo convettivo per sottrarsi a una simile pestilenza. 

Come tutti i predatori del pianeta gioviano che stiamo studiando, il Netcat è un animale sessuato. In media ci sono soltanto due maschi su circa centocinquanta femmine. Il maschio del Netcat è più piccolo della femmina, raggiungendo a fatica la metà della sua lunghezza. L’accoppiamento avviene secondo dinamiche predatorie. Nella riproduzione di queste fiere non esiste nulla di ciò che il genere umano chiama voluttà: ogni unione è uno stupro.
Sotto una pioggia battente di miscela etano-butano-propano il maschio accelera in direzione della più intensa concentrazione di ormoni femminili, captati dai recettori situati nelle fosse di aerazione del rostro anteriore. Anche solo una piccolissima quantità delle giuste molecole è in grado di provocare tempeste neurochimiche nel sistema nervoso centrale del Netcat maschio. Quando il meccanismo aggressivo si attiva, non c’è niente che possa trattenere il cacciatore: si scaglierà come un dardo nelle vastità aeree fino a raggiungere la sua vittima.
Ecco la fiammata di gas intestinali combusti espandere sempre più la sua scia, mentre la velocità cresce a dismisura. La femmina è stata avvistata e non ha più via di fuga. Le reazioni che avvengono nel gran calderone che è la cloaca della femmina non sono capaci di generare getti paragonabili a quelli del maschio, che riesce a raggiungere facilmente l’obiettivo che si è prefisso. Precipitandosi sottovento, il Netcat maschio ha il vantaggio della sorpresa: in pochi secondi si colloca sul dorso della femmina e fa scattare tutti i rostri laterali, agganciandosi all’esoscheletro dorsale. La scena è grottesca, sembra di assistere a un video pornografico in cui due jumbo jet si danno da fare per copulare. Prima il rostro anteriore del maschio perfora il dorso della vittima per trattenerla in modo più saldo, poi scatta la più acuminata delle appendici maschili, che serve a deporre il seme.
Invano la femmina cerca di scrollarsi di dosso l’aggressore: i suoi rostri laterali, le uniche armi che può utilizzare in questa difficile situazione, sono troppo corti per colpire in modo efficace. In men che non si dica la lucida lama fallica si intrude nel corpo femminile, affondando in profondità ed iniettando nelle viscere palpitanti il liquame seminale. Una serie di getti neri come l’abisso siderale vengono pompati con violenza nelle carni dilaniate.
Completata la sua opera, il predatore sgancia tutti i suoi rostri e si allontana, portato via da una corrente aerea improvvisa. La femmina è lasciata all’atroce dolore che le pervade le interiora, mentre già il materiale genetico maschile si muove al suo interno per organizzare una nuova generazione assassina. 

Tra le specie più notevoli dell’intera fauna del gigante gassoso, il Leviathan è l’unica a mostrare segni di un’intelligenza misurabile, e in effetti paragonabile a quella di un mammifero superiore terrestre. Finora ne sono stati trovati soltanto pochi esemplari, meno di cento nell’intero emisfero settentrionale e circa cinquecento nell’altro emisfero. Non è ancora del tutto chiara la loro natura, difficile da investigare a causa delle dimensioni davvero incredibili. Secondo alcuni studiosi, i Leviathan sarebbero nati nel corso di milioni di anni locali a partire dall’aggregazione fortuita di migliaia di Blogster. Questa tesi non sembra avere molto fondamento, nonostante l’aspetto del Leviathan ricordi vagamente quello di un immenso dirigibile formato da un enorme numero di lobi e sferoidi granulari. Si è potuta dimostrare la presenza di un sistema nervoso altamente organizzato, facente capo a una massa neuronica grossa all’incirca come una megalopoli terrestre. È stata di recente avanzata la proposta di considerare il sistema nervoso del Leviathan come un essere in origine distinto e cresciuto nei tessuti di masse di Blogster agglutinati fino a perdere l’originaria indipendenza. Anche di questa ipotesi non sussistono prove, e sono molti i fatti che non riesce a spiegare.
A causa delle sue dimensioni, il Leviathan non ha nemici naturali: è al di sopra delle nicchie biologiche di pascolo e predazione caratteristiche di questo ecosistema. Per nutrirsi, questo colosso non deve fare nulla: dovunque si trovi utilizza un grande filtro che scandaglia senza sosta l’atmosfera trattenendo i nutrienti, proprio come i fanoni delle antiche balene intrappolavano il krill.
Osservando attentamente le distese incredibilmente vaste della superficie cutanea del Leviathan, è possibile scorgere delle piccole figure semoventi, non più grandi di un essere umano. A dire il vero, la loro sagoma ricorda proprio quella di una persona, dotata di quattro arti e una testa tondeggiante. Il nome dato a questi parassiti è Blogworm. Se visti da vicino, le differenze tra loro e gli umani sono notevoli. La cute dei Blogworm è nera e ha l’apparenza untuosa del petrolio. Le braccia e le gambe non hanno articolazioni e sono più simili a sgraziati tentacoli. Il sistema nervoso è molto primitivo e, a dispetto dell’aspetto vagamente antropoide, i Blogworm non sono in grado di andare oltre la mera esistenza vegetativa. Cercano senza sosta tracce della materia fecale espulsa dagli appositi tubuli situati sull’intero corpo del loro titanico ospite. A volte strisciano sui quattro arti, altre volte si alzano e agitano le loro membra spettrali nel vento eterno. 

Il Cimitero dei Blogster si trova a maggior profondità rispetto ai pascoli. Quando un Blogster muore di morte naturale e si trova in un ambiente inadatto ai carognari, i batteri decompositori ne invadono immediatamente ogni cellula. Non più sostenuta dal galleggiamento generato dai gas propulsivi della digestione, la carcassa tende ad affondare. Se cade all’interno di un pozzo convettivo, il corpo senza vita viene catturato dalle violente correnti discendenti per scomparire nelle profondità del pianeta, dove l’elevatissima temperatura ne provoca la distruzione. Tuttavia, nella maggior parte dei casi i Blogster morti raggiungono una zona ricchissima di ammoniaca, dove si completano i processi di autolisi. In breve tutto quello che rimane di un organismo un tempo imponente è un brodo brunastro che funge da nutrimento per una gran varietà di spazzini simili a vermi. Sono le larve aeree dei Webwind, dei Netcat e di altre specie affini. Una volta espulse dalla loro genitrice, a causa del loro peso queste larve sprofondano negli strati gassosi fino a raggiungere un Cimitero dei Blogster, dove possono nutrirsi e crescere. Un individuo di Webwind allo stadio larvale è grosso più o meno come un braccio umano e ha un colore bianco sporco tendente all’azzurrognolo. Non avendo ancora i propulsori, galleggia grazie alla spinta archimedea nella fogna cadaverica che costituisce il suo habitat. Le larve dei Netcat sono più piccole e hanno una cute segmentata di color blu scuro. La loro forma è simile a quella di un dardo di balestra, e sono presto in grado di dirigere il loro moto tramite propulsori laterali, che con la crescita si atrofizzano e cadono per lasciar posto alla combustione anale dei gas. La libertà di movimento delle larve dei Netcat dà loro un netto vantaggio su quelle dei Webwind, che prosperano soltanto grazie al loro maggior numero e vengono attivamente cacciate. Quando i Netcat e i Webwind immaturi sono cresciuti oltre a un certo stadio, tendono a risalire fino a raggiungere strati atmosferici più rarefatti, in cui completano la loro metamorfosi. 

La tempesta è al culmine della sua potenza, e con essa giunge un terribile strale. Fa irruzione il peggior nemico di ogni essere vivente, pascolante, carognaro o cacciatore: il fulmine. Numerosi biologi sostengono che proprio le scariche elettriche hanno generato la vita sul pianeta gigante a partire da idrogeno, metano, monossido di carbonio, vapore acqueo e ammoniaca. È un fatto che l’ecosistema è sempre stato influenzato da fenomeni elettrici imponenti, responsabili ogni giorno della morte di numerose creature.
Il Netcat sfreccia oltre il muro del suono proprio attraverso le dense nuvole del color della pece, incurante del pericolo. Nero in mezzo al nero, procede verso la sua sconosciuta meta, solo le fiamme dei suoi reattori possono essere distinte a occhio nudo. Dopo aver iniettato il suo seme in una femmina, sente una grande ebbrezza che lo rende immune dalla fastidiosa sensazione che di solito si accompagna al rischio. I razzi della cloaca bruciano al massimo. Il sibilo prodotto dal moto del predatore è assordante, tanto da nascondergli il boato incessante dei tuoni. Le ali spiegate tagliano l’aria come lame di acciaio. Nulla sembra poter resistere a questo mortale distruttore, quando un fulmine si abbatte su di lui. Entra proprio sopra il rostro anteriore, perforando ogni difesa e seguendo una traiettoria contorta nelle carni.
Bruciati i catalizzatori della sintesi degli zuccheri, la scarica elettrica scava una galleria nel sistema digerente, trovando alla fine la sua strada proprio in prossimità dello spermodepositore. Uscito da un foro preternaturale poco al di sopra della regione anale, ecco che la candida folgore riprende la sua strada tra le nubi nere. Fiammate arancioni scaturiscono dal corpo ardente del Netcat, che morto all’istante precipita in picchiata, i razzi ancora funzionanti. Un pennacchio di fumo grigio si alza dalla sommità del muso, confondendosi presto nel cuore dell’uragano.  

Marco "Antares666" Moretti,
pubblicato sul sito connettivista Next-Station.org (2014). 


In seguito il racconto è stato pubblicato col titolo Brani scelti dal “Catalogo delle Specie Extrasolari”, ii edizione nell'antologia connettivista Nuove eterotopie (2017), a cura di Sandro Battisti e Giovanni De Matteo, edita da Delos Digital.

martedì 27 settembre 2022

ETIMOLOGIA DI LANDFOGTO 'MAGISTRATO DISTRETTUALE'

Ricordo ancora nitidamente quando visitai il castello di Locarno in compagnia di amici. Accadde un fatto che ha dell'incredibile e che ancora oggi desta il mio stupore. C'era una camera con una scritta sopra l'architrave della porta d'ingresso. Incredulo, lessi questa scritta, chiarissima ai miei occhi: 

SALA DEI LINFOCITI 

Fui colpito da un intenso mal di testa e da un senso di grande confusione. Mi ci volle un po' per capire che il mio cervello mi stava ingannando. Non potendo in alcun modo darsi una spiegazione dei dati che gli giungevano dagli occhi, i neuroni increduli e le sinapsi sovraccariche hanno operato una distorsione percettiva che è culminata in un'autentica allucinazione. Il dato reale, oggettivo, è stato sostituito da un tentativo di interpretazione fallace. Una cosa atroce! Alla fine, con immensa fatica, sono riuscito a distinguere la scritta vera: 

SALA DEI LANDFOGTI 

Lì per lì mi sono chiesto che diamine di parola fosse mai quella che i miei occhi mi stavano mostrando, ma quasi subito sono riuscito a riconoscere un composto formato a partire dal tedesco Land "terra, terreno", "territorio". Il secondo membro del composto è mascherato da un'ortografia inconsueta ma non è poi così difficile da comprendere. Ho allora capito che era un prestito dal tedesco all'italiano incerto del Canton Ticino. Landfogto significa "magistrato distrettuale". Si pronuncia Lanfocto e spesso si scrive anche così. Ecco la trafila della seconda parte del composto:  

Latino classico: advōcātus "avvocato, attendente";
      "sostenitore", "mediatore", "aiutante", "difensore"  
  Latino medievale: (ad)vocatus 
  => Antico alto tedesco: fogat "balivo", "giudice", "avvocato",
           "patrono"
      Medio alto tedesco: voget "balivo, magistrato" 
           varianti: vogt, voit, woith, vougt 
      Tedesco moderno: Vogt "balivo, magistrato"
      Pronuncia: /fo:kt/ (standard); 
                           /fo:xt/ (Germania settentrionale e centrale; 
                           Franconia, Baviera settentrionale) 
      Declinazione: gen. Vogts, Vogtes; pl. Vögte  
      Derivati: Vogtei "protettorato; prefettura" 

Nel Canton Ticino i funzionari detti Landfogti operarono per ostacolare la diffusione della Riforma Protestante e per promuovere lo sviluppo economico (due obiettivi che fanno a pugni tra loro, si noterà). 
Vogt era il titolo usato in area tedesca per indicare chi gestiva un'avvocazia.  

Termini derivati: 

Olandese: (land-)voogd "governatore"
Danese: foged "ufficiale giudiziario"
Norvegese: fogd "ufficiale giudiziario"
Svedese: fogde "ufficiale giudiziario" 
Polacco: wójt "impiegato governativo"; "balivo,
     signore di un comune rurale"
Finlandese: vouti "balivo"
Lituano: vaitas "balivo" (desueto)
Rumeno: voit "balivo" (desueto) 

Sono numerosi i cognomi derivati dal tedesco Vogt, alcuni dei quali diffusi anche nell'area di lingua olandese. Lo stesso Vogt è comunissimo in Norvegia.  

Vogt 
de Vogt
 
van Vogt 
Vogd 
Vogdt 
Voet 
Voigt 
Voight 
Voit 
von Voit 
Voogd 
etc. 

Sicuramente ci saranno altre varianti ancora. Ecco che l'eventuale lettore potrà finalmente comprendere l'origine del bizzarro cognome dello scrittore di fantascienza Alfred Elton van Vogt (Gretna, 1912 - Los Angeles, 2000), come pure il nome del famosissimo test Voight-Kampff che compare nell'opera di Philip K. Dick (Chicago, 1928 - Santa Ana, 1982), Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?, 1968). Inoltre, Georg Voigt (Königsberg, 1827 - Lipsia, 1891) fu uno storico e umanista tedesco, che scrisse un'opera in tre volumi su Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini. Se non vado errato, Dick era abbastanza fissato su questo pontefice. Riporto nel seguito un elenco di personaggi il cui cognome è formato a partire dal prestito latino in tedesco.  

VOGT  
Alfred Vogt (1879–1943), oftalmologo svizzero
Alois Vogt (1906–1988), Deputato Primo Ministro del Liechtenstein
Andreas Vogt (1880-1958), politico liechtensteinese 
Achim Vogt (1970, viv.), sciatore alpino liechtensteinese
Carina Vogt (1992, viv.), saltatrice con gli sci tedesca 
Carl Vogt (1817–1895), scienziato e filosofo tedesco 
Carl Vogt (1817-1895), filosofo e zoologo tedesco
Emil Vogt (1863-1936), architetto svizzero 
Erich Vogt (1929–2014), fisico canadese
Eskil Vogt (1974, viv.), sceneggiatore e regista norvegese 
Evon Z. Vogt (1918–2004), antropologo americano
François-Xavier Vogt (1870-1943), vescovo cattolico francese
Franz-Josef Vogt (1985, viv.), calciatore liechtensteinese
Fredrik Vogt (1892-1970), ingegnere norvegese
Gerhard Vogt (2003, viv.), calciatore tedesco 
Hans Vogt (1903–1986), linguista norvegese
Heinrich Vogt (1890-1968), astronomo tedesco
Heinrich Vogt (1875-1936), neurologo tedesco
Jakob Vogt (1902-1985), sollevatore tedesco
Jordan Vogt-Roberts (1984, viv.), regista, attore e sceneggiatore statunitense
Jørgen Herman Vogt (1784-1862), politico norvegese
Joseph Vogt (1895-1986), storico tedesco
Kevin Vogt (1991, viv.), calciatore tedesco
Lars Vogt (1970-2022), pianista tedesco 
Linda Vogt (1922–2013), flautista australiana
Lorenz Juhl Vogt (1828–1901), politico norvegese
Lothar Vogt (1952, viv.), scacchista tedesco
Luis Vogt (2002, viv.), sciatore alpino tedesco 
Marthe Louise Vogt (1903–2003), neuroscienziata tedesca
Mary E. Vogt (1950, viv.), costumista statunitense
Matthias Theodor Vogt (1959, viv.) storico e musicologo tedesco
Miriam Vogt (1967, viv.), sciatrice alpina tedesca 
Niels Nielsen Vogt (1798–1869), politico norvegese
Oliver Vogt (1980, viv.), cestista svizzero
Oskar Vogt (1870-1959), neurologo tedesco
Petra Kandarr, nata Vogt (1950-2017), atleta tedesca 
Ramona Vogt (..., viv.), fisico statunitense
Richard Vogt (1894-1979), ingegnere aeronautico tedesco 
Rochus Eugen Vogt (1929, viv.), fisico tedesco-americano 
Roland Vogt (1941–2018), politico tedesco
Roy Vogt (1934-1997), economista canadese e critico letterario 
Stephanie Vogt (1990, viv.), tennista liechtensteinese
Steven S. Vogt (1949, viv.), astronomo statunitense 
Svend Borchmann Hersleb Vogt (1852–1923), politico norvegese 
Thorolf Vogt (1888–1958), geologo norvegese 
Ulrich Andreas Vogt (1952, viv.), tenore tedesco e direttore di orchestra 
Von Ogden Vogt (1879-1964), teologo americano 
William Vogt (1902-1968), ornitologo americano e scrittore di problemi di popolazione globale

de VOGT 
Carl de Vogt (1885-1970), attore e cantante tedesco

VOGDT 
Eberhard Vogdt (1902-1964), cordaio estone,
Marion Vogdt (1956, viv.), politico tedesco 

VOGTS 
Berti Vogts (1946, viv.), calciatore e allenatore tedesco
Howard C. Vogts (1929-2010), allenatore di football americano 

VOET 
Alexander Voet il Vecchio (1608-1689), incisore ed editore fiammingo
Alexander Voet il Giovane (1637–1693/1705), incisore ed editore fiammingo
Gijsbert Voet (1589–1676), teologo olandese
Jacob Ferdinand Voet (circa 1639–1689/1700) ritrattista barocco fiammingo
Johann Eusebius Voet (1706–1788), medico, poeta, illustratore ed entomologo olandese
Johannes Voet (1647–1713), giurista olandese
Judith G. Voet (1941, viv.), biochimica americana e autrice di libri di testo
Willy Voet (1945, viv.), fisioterapista sportivo belga

VOIGT
Alexander Voigt (1978, viv.), calciatore tedesco
Angela Voigt (1951-2013), atleta tedesca
Brooke Voigt (1993, viv.), ex snowboarder canadese 
Cynthia Voigt (1942, viv.), autrice americana di libri per ragazzi 
Deborah Voigt (1960, viv.), soprano statunitense 
Edwin Edgar Voigt (1892–1977), vescovo metodista americano
Ellen Bryant Voigt (1943, viv.), poetessa tedesco-americana
Emil Voigt (1879–1946), ginnasta e multiplista statunitense
Emil Voigt (1883–1973), mezzofondista britannico 
Erika Voigt (1898–1952), attrice danese 
Eva-Maria Voigt (1921-2013), filologa tedesca
Frederick Augustus Voigt (1892–1957), giornalista inglese
Friedrich Siegmund Voigt (1781–1850), zoologo e botanico tedesco 
Georg Voigt (1827-1891), storico tedesco
Harry Voigt (1913-1986), velocista tedesco
Ian Voigt (..., viv.), tecnico del suono britannico 
Irma Voigt (1882–1953), Decano delle Donne all'Università dell'Ohio 
Jaap Voigt (1941, viv.), giocatore olandese di hockey
Jan Voigt (1928–1997), attore e ballerino norvegese 
Jens Voigt (1971, viv.), ciclista tedesco
Joachim Otto Voigt (1798-1843), botanico danese 
Johann Carl Wilhelm Voigt (1752-1821), geologo tedesco
Johannes Voigt (1786–1863), storico tedesco 
Margarete Voigt-Schweikert (1887–1957), compositrice tedesca e critico musicale 
Mario Voigt (1977, viv.), politico democristiano tedesco 
Noelia Voigt (1999, viv.), Miss USA 2023
Richard Voigt (floruit XX sec.), ciclista su strada tedesco
Teresa Fioroni-Voigt (1799-1880), pittrice italiana
Udo Voigt (1952, viv.), politico ultra-conservatore tedesco 
Vanessa Voigt (1997, viv.), biatleta tedesca
Wilhelm Voigt (1849–1922), criminale tedesco (il Capitano di Köpenick)
William "Will" Bryant Voigt (1976, viv.), allenatore di pallacanestro  statunitense
Woldemar Voigt (1850–1919), fisico tedesco
Woldemar Voigt (1907–1980), ingegnere tedesco 
Wolfgang "Gas" Voigt (1961), musicista tedesco 

VOIGHT 
Barry Voight (1937, viv.), geologo americano
Charles Voight (1887–1947), cartonista americano
Dutch Voight (1888–1986), gangster americano
Robert G. Voight (1921–2008), accademico americano
Jack Voight (1945, viv.), Tesoriere dello Stato del Wisconsin
Jonathan "Jon" Voight è un attore e produttore statunitense, nato a Yonkers, New York nel 1938. 
La famosa attrice Angelina Jolie è nata Angelina Jolie Voight  nel 1975 ed è proprio la figlia del sopracitato Jon Voight. Suo fratello James Haven è nato James Haven Voight nel 1973. 

VOIT 
Brigitte Voit (1963, viv.), professore di chimica 
Eszter Voit (1916-1990), ginnasta ungherese
G. Mark Voit (1961, viv.), fisico americano
Louis Linwood Voit III (1991, viv.), giocatore di baseball americano
Otto Emil Voit (1845–1906), soldato americano decorato 
Robert Voit (1889-1963), artista americano 

von VOIT 
Carl von Voit (1831-1908), fisiologo e dietista tedesco 
Richard Jakob August von Voit (1801-1870), architetto tedesco 

VOOGD 
Bob de Voogd (1988, viv.), giocatore olandese di hockey su prato
Floris de Voogd (circa 1228-1258), fratello e procuratore di Guglielmo II d'Olanda
Hendrik Voogd (1768–1839), pittore e incisore
Jan de Voogd (1924–2015), politico olandese

Abbiamo inoltre qualche altra ricorrenza interessante del termine: 

Herr Vogt è il titolo di una pubblicazione polemica pubblicata da Karl Marx;
Vogt è un comune del distretto governativo di Tubinga (Baden-Württemberg, Germania);  
Funker Vogt è un progetto tedesco di musica elettronica; 
4378 Voigt è un asteroide della fascia principale; 
L'Effetto Voigt è un fenomeno magneto-ottico; 
La Notazione di Voigt è un sistema di scrittura dei tensori.

giovedì 4 agosto 2022


TERMINATOR 2 
(film trash-grottesco)

Titolo originale: Terminator 2 
AKA: Terminator II, Shocking Dark; Alienators; 
    Contaminator 
Titolo clandestino (USA): Aliens 2 
Paese di produzione: Italia 
Lingua: Italiano 
Anno: 1989 
Data di uscita (Francia): maggio 1989 
Data di uscita (Italia): 22 agosto 1990
Durata: 90 min
Genere: Fantascienza, azione, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien, distopico, postapocalittico  
Regia: Bruno Mattei (come Vincent Dawn)
Soggetto: Claudio Fragasso, Rossella Drudi
    (non accreditata)
Sceneggiatura: Claudio Fragasso (come Clyde Anderson)
Produttore: Franco Gaudenzi
Casa di produzione: Flora Film
Fotografia: Richard Grassetti
Montaggio: Bruno Mattei
Effetti speciali: Francesco Paolocci, Gaetano Paolocci
Musiche: Carlo Maria Cordio
Scenografia: Giovanni Paolucci 
Direzione artistica: Mimmo Scavia (come Bart Scavia) 
Trucco: Franco Di Girolamo, Tania McComas 
Dipartimento sonoro: Maurizio Miani, Tullio Morganti 
Dipartimento musicale: Vangelis 
Direttore della fotografia: Luigi Ciccarese 
Interpreti e personaggi: 
     Christopher Ahrens: Samuel Fuller 
          (come Cristofer Ahrens) 
     Haven Tyler: Sara
     Geretta Geretta: Sergente Koster, l'afroamericana
          (come Geretta Giancarlo Field) 
     Fausto Lombardi: Tenente Franzini
          (come Tony Lombardo)
     Mark Steinborn (*): Comandante Dalton Bond
     Dominica Coulson: Samantha
     Clive Riche: Drake (come Clive Ricke) 
     Mark Zielinski: Stephano 
     Paul Norman Allen: Kowalsky, il polacco  
     Cortland Reilly: Caine 
     Richard Ross: Price 
     Bruce McFarland: Colonnello Parson 
     Richard Berkeley: Primo scienziato
           (come Richard Bercheley) 
     John Champion: Secondo scienziato 
     Massimo Vanni: Primo soldato (come Alex McBride) 
     Elain Richmond: Speaker 
     Al McFarland: Professor Henry Raphelson (**)
     Jim Pelot: Tecnico 
     Patricia Sedoc: Secondo soldato (soldatessa) 
     James Edward Sampson: Terzo soldato
          (come James Sampson) 
     Robert McFarland: Quarto soldato 
     Lorenzo Piani: Soldato (non accreditato) 
     Ernesto Rucker: Soldato (non accreditato) 
    (*) Spesso riportato in modo erroneo come Mark
    Steinborg. 
    (**) Talvolta è riportato come attore David L. Thompson,
    ma Al McFarland compare nei titoli di coda; l'ortografia  
    Rafferson è erronea.  
Doppiatori originali: 
     Alessandro Rossi: Samuel Fuller
     Anna Rita Pasanisi: Sergente Koster
     Francesco Pannofino: Tenente Franzini
     Sergio Di Stefano: Comandante Dalton Bond
     Rossella Acerbo: Samantha
     Gianfranco Bellini: Drake
     Marco Mete: Kowalsky 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Contaminator... die Mordmaschine
           aus der Zukunft
    Francese: Shocking dark - Spectres à Venise 
    Spagnolo (Messico): El retorno del mutante 
    Portoghese: O Regresso do Exterminador 
    Russo: Терминатор II 
    Giapponese: エイリアンネーター (Eiriannêtâ)
    Tagalog: Nakakagulat na Madilim 

Trama: 
Siamo in un futuro imprecisato, plumbeo e distopico. Venezia è una città fantasma, contaminata dall'inquinamento e dalla radioattività, oltre che devastata da un virus di origine sconosciuta. Ormai ci sono soltanto rovine, gli ultimi abitanti sono stati evacuati di recente. Nei fantomatici e profondissimi sotterranei della città lagunare esiste il grave problema degli umani mutati a causa dell'infezione e aggressivi, che si scagliano sui componenti di una spedizione scientifica, la missione San Marco. Questo provoca la reazione dei militari, che inviano i marines della Megaforce, un commando armato fino ai denti, per debellare i mostri infestanti, cercare eventuali superstiti e rendere sicuri i sotterranei. Pur essendo una civile, la scienziata Sara (cognome ignoto, forse è Drumbull ma non ne sono certo) accompagna i militari per offrire il necessario supporto. Il vero mandante della spedizione è però una potente multinazionale, la Tubular Corporation, che mira soprattutto a recuperare il diario dello scienziato Henry Raphelson. L'azienda riesce ad imporre  la presenza di un suo uomo, Samuel Fuller, non subordinato alla gerarchia militare. Subito la Megaforce si trova in gravi difficoltà, assediata da mostri vagamente simili a xenomorfi di gomma, bavosi e con occhi rossi simili a quelli delle cicale periodiche. Tra una sparatoria e l'altra, viene trovata una ragazzina, Samantha, che è riuscita a sopravvivere in quell'ambiente estremamente ostile. È proprio la figlia di Henry Raphelson, il cui laboratorio è ormai deserto. Per sfuggire ai mostri, i marines si rifugiano in una sede dismessa della Tubular Corporation, dove emerge una drammatica verità: Fuller, che diventa ostile, è in realtà un replicante, ossia una specie di androide. La Tubular Corporation, che aveva vinto l'appalto per il risanamento di Venezia, in realtà ha sversato contaminanti per renderla inabitabile, contando poi di riuscire a sistemare le cose dopo essersi impadronita dell'intero patrimonio immobiliare, rivendendolo a prezzi stratosferici. Una bassa speculazione sfuggita di mano. I militari finiscono sterminati; Sara e Samantha, superstiti della spedizione, sono braccate da Fuller, che vuole eliminarle in quanto scomode testimoni. Il replicante sembra indistruttibile, ma a un certo Sara trova una macchina del tempo in grado di riportare indietro nel passato, in un'epoca antecedente la contaminazione di Venezia. Il marchingegno mirabolante funziona tramite un telecomando, trasferendo la donna e la ragazzina nella città lagunare ancora piena di vita; presto però compare anche Fuller, che è riuscito a seguirle nel viaggio crononautico. Sara getta addosso al replicante il telecomando cortocircuitato, riuscendo finalmente ad eliminarlo. Il futuro incubico è eliminato, trionfa la possibilità di una nuova esistenza. 

Dialoghi memorabili: 

Franzini: "Può contarci. Equipaggiamento per quindici giorni."
Koster: "E fa' in modo che ci sia tutto, altrimenti ti prendo a calci in culo, brutto maccheroni di merda!"
Franzini: "Non mi rompere i coglioni, sporca negra!"
Koster: "Vuoi che ti spappoli il cervello?" 
Franzini: "Io ti taglio la gola!"

Tempi beati, non c'era la cappa opprimente del politically correct


Recensione:  
Il film di Mattei, uscito nel 1989, precede di due anni il quasi omonimo Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio (1991), diretto da James Cameron. La trama e gran parte dei dialoghi sono tuttavia presi a viva forza da un altro film di Cameron, Aliens - Scontro finale (Aliens, 1986). Elementi del primo Terminator  (The Terminator, 1964), sempre di Cameron, sono comunque presenti: 

1) La locandina, palesemente terminatoresca;  
2) Il replicante, simile a un modello T-800 di Terminator e non a un sintetico di Ridley Scott; 
3) La macchina del tempo in grado di riportare nel passato.

Grazie agli insondabili misteri del copyright, lo stesso Cameron è riuscito ad intitolare il suo film Terminator 2 e a far valere i propri diritti, mentre non aveva potuto intitolare Alien 2 il seguito del film di Scott, Alien (Alien, 1979), a causa di Ciro Ippolito, l'improvvisato regista italiano che ha bloccato Hollywood. Questo deve essere accaduto perché era stato nel frattempo decretato che il Terminator 2 di Mattei era un puro e semplice plagio. Proprio per via dei diritti d'autore, lo stesso Mattei è stato costretto a cambiare molte volte il titolo del suo film nel corso della distribuzione in varie nazioni. Da questo deriva la grande confusione imperante, con i titoli Shocking Dark, Alienators, Contaminator e compagnia cantante; il più diffuso resta comunque Shocking Dark. Fino al 2018, anno dell'edizione di Severin Films su DVD e Blu-Ray, la distribuzione negli Stati Uniti è stata clandestina per i menzionati problemi legali. Per quanto possa sembrare incredibile, l'opera di Mattei ha avuto un certo riscontro nella Terra dei Liberi, tanto che vi esiste un certo numero di fan. Probabilmente a questo successo ha contribuito in larga misura il "gusto del proibito" - oltre alla predisposizione di quelle genti all'ingestione di spazzatura d'ogni specie. 
Tecnicamente parlando, questa pellicola è un escremento di celluloide, a parer mio anche peggiore degli pseudo-Alien di Ciro Ippolito e di Luigi Cozzi! Mi sorprende sopra ogni cosa l'ambientazione assurda. Resta un mistero la presenza di un'estesa Venezia sotterranea, quando tutti sappiamo che è una città costruita su un gran numero di pali di legno infissi nel sedimento del fondale della laguna! Lo insegnano persino alle scuole elementari com'è fatta Venezia. Non ci si aspetta che un italiano possa commettere un simile errore madornale! Forse il regista ha voluto prendersi gioco del pubblico americano? 
Lo schifo: plagio quasi assoluto, recitazione legnosa, azione lenta e tortuosa, le insopportabili urla isteriche di Samantha, che ad ogni passo agisce in modo più stupido della merda, abbandonandosi alle convulsioni proprio nei momenti più critici. Il banale messaggio ambientalista, la solita baggianata dei viaggi nel tempo e degli eventi reversibili, sono cose che non contribuiscono di certo a rendere interessanti le sequenze. C'è soltanto un po' di linguaggio conflittuale e violento, residuo di un'epoca più libera, in cui si poteva agire di pancia e sputare la bile accumulata, cosa che oggi non è più possibile. In America esistono tuttora conflitti razziali, citati espressamente nel film, mentre in Europa cercano di far diventare tabù anche soltanto la menzione dell'esistenza di una diffusa incompatibilità tra gruppi umani diversi. Anche Terminator 2 di Mattei non potrebbe più essere girato nel XXI secolo. 


Il postulato xenogenetico 

Il virus diffuso nell'aria a Venezia avrebbe avuto il potere di alterare il genoma umano, innescando la trasformazione negli "xenomorfi" che infestano gli improbabili sotterranei. Anche se enunciata in modo ridicolo e involuto nel corso della pellicola, l'idea ha in sé qualcosa di buono e potrebbe anticipare in qualche modo quella della riscrittura del DNA alla base del patogeno, il black goo visto in Prometheus (2012) e in Alien: Covenant (2017) di Ridley Scott. Peccato che sia sfruttata da schifo!   

Critica 

Questo è riportato da Fantafilm:

"Bruno Mattei, con lo pseudonimo di Vincent Dawn, intende colpire di sorpresa lo spettatore confondendo, all'inizio, le immagini di Venezia con quelle di un apocalittico prossimo futuro. L'originalità del film non va però oltre questo stridente contrasto. Le creature ideate dai fratelli Paolocci, visibilmente di gomma, e i richiami ad Aliens scontro finale e Terminator (furbescamente, ma in maniera del tutto arbitraria, citato nel titolo) che scadono nella grossolana scopiazzatura, deludono anche la platea più ben disposta."
  

I pochi commenti presenti sul sito del mitico Davinotti sembrano poco significativi e si registra addirittura una certa indulgenza nei confronti di questa repellente massa di celluloide fecale. La connivenza dei commentatori la trovo riprovevole!


Modo ha scritto: 

"Sembra di assistere a una bruttissima copia di Alien, non di Terminator! Il titolo è già fuorviante in partenza ma così è, nonostante il film non sia completamente da buttare. C'è sicuramente molta confusione e Venezia è citata solo come pretesto di una storia irrisoria, per quel poco che si vede. Alcune scene trash sono anche divertenti e i mostri simpatici nella loro ridicolaggine. Budget ridotto all'osso e recitazione sommariamente scadente."

Maik271 ha scritto: 

"Il sequel italiano di Terminator vede la luce grazie al simpatico Bruno Mattei, che lo ambienta in una Venezia del futuro (peraltro la si vede solo nei titoli di testa e nel breve finale, ormai disabitata a causa delle radiazioni). Il film dal soggetto forzato è divertente; non grazie agli attori, tutti pessimi, ma al ritmo e agli effetti speciali godibili, che lo rendono una ciofeca sì ma di un certo fascino."

Enzus79 ha scritto: 

"Le buone intenzioni non sempre portano a ottimi (o buoni) risultati. Questo film ne è l'esempio. Storia abbastanza interessante ma che purtroppo si ripete fino alla fine, dove il finale non è del tutto da buttare. Inutile dire che James Cameron è un'altra cosa."

Ryo ha scritto: 

"Come si può intuire il film non ha nulla a che vedere con la saga di Sarah Connor: il titolo è una trovata italiana per cercare di farlo passare come sequel apocrifo. Il film non è nemmeno costruito male; il soggetto aveva delle potenzialità ma purtroppo rimangono inespresse. Dialoghi noiosi, sviluppo inconsistente. Le creature non sono male e la fotografia poco chiara aiuta a confondere effetti speciali altrimenti fintissimi."

Come direbbe l'eroico Paperino: "Buazz!"


Curiosità 

Così devastante e terribile dovette essere l'esperienza di Claudio Fragasso alla scrittura e alla co(pro)-regia, che egli in seguito si rifiutò di fare altri film con Mattei. 

Haven Tyler ha dichiarato in un'intervista del 2021 che dopo essere stata scelta per la parte di Sara, ha chiamato suo padre, che era un avvocato, per dirgli che avrebbe lasciato la scuola nella seconda metà dell'ultimo anno per andare a fare il film in Italia. Dall'altra parte c'è stato prima un silenzio mortale, quindi una domanda: "Che tipo di film?" La giovane ha detto che si trattava di un film dell'orrore. Quindi il padre ha chiesto se ci sarebbero stati dei mostri e se lei sarebbe riuscita a ucciderli. Quando lei ha risposto di sì, lui ha esclamato: "È fantastico!" Si converrà che tutto ciò è molto bizzarro. Evidentemente la Tyler proveniva da una famiglia calvinista molto rigida, anche se non esente da stravaganze. In quella domanda angosciosa "Che tipo di film?" è sottinteso "Dimmi che non è un porno!" Fatto sta che questo è stato l'unica pellicola interpretata da Haven Tyler. 

Sembra che il personaggio del polaccoamericano Kowalsky sia stato l'ispirazione per il pinguino Kowalski nel film d'animazione Madagascar (2005), diretto da Eric Darnell e Tom McGrath (fonte: IMDb.com). Non riesco ad immaginare tramite quale contorto percorso qualcuno possa essere partito da un film trash di Mattei per dare un nome a un pinguino puzzolente. Walter "Walt" Kowalski è anche il protagonista del film Gran Torino (2008), diretto e interpretato da Clint Eastwood. Non sono tuttavia sicuro che Clint Eastwood si sia ispirato proprio a Terminator 2 aka Shocking Dar.  Del resto, Kowalski è un cognome polacco particolarmente diffuso negli States. 

Nonostante tutti i problemi avuti con i diritti d'autore, tra i titoli di coda figura nitidamente questa scritta, che ha quasi un sapore beffardo: "copyright: FLORA FILM MGMLXXXIX"


Sequenze memorabili 

Il Sergente Koster viene aggredito da un superstite della missione San Marco, avvolto in un bozzolo dai mostri di gomma. L'uomo, stremato, probabilmente adibito alla procreazione di parassitoidi come nel film di Cameron, supplica l'afroamericana di ucciderlo. Subito però si ringalluzzisce e aggredisce la donna afferrandola al collo con un braccio rachitico, ai limiti della focomelia, spuntato fuori da chissà dove. C'è qualcosa di sbagliato nelle proporzioni e nella geometria. L'effetto della sequenza è a dir poco straniante: quando l'ho vista per la prima volta mi sono messo a ridere sguaiatamente. Nemmeno il gas esilarante potrebbe avere un effetto simile! 

Errori 

Il Capitano riceve un ordine per telefono e risponde annuendo con la testa, senza proferire verbo. Peccato che il suo interlocutore, all'altro capo del telefono, non potesse sapere che lui stava annuendo con la testa!   

martedì 2 agosto 2022


CONTAMINATION -
ALIEN ARRIVA SULLA TERRA 

Titolo originale: Contamination
Titolo in inglese: Contamination
AKA: Contamination - Alien arriva sulla Terra;
    Alien Contamination; Toxic Spawn; Larvae
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia, Germania Ovest
Anno: 1980 
Data di uscita (Italia): 2 agosto 1980  
Durata: 95 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien 
Regia: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Soggetto: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Sceneggiatura: Lewis Coates, Erich Tomek
Produttore: Claudio Mancini, Ugo Valenti
Produttore esecutivo: Karl Spiehs (non accreditato)
Casa di produzione: Alex Cinematografica, Barthonia Film, 
     Lisa Film
Distribuzione in italiano: P.A.C.
Fotografia: Giuseppe Pinori
Montaggio: Nino Baragli
Effetti speciali: Giovanni Corridori, Luigi Cozzi
     (non accreditato), Valerio Mazzoli (non accreditato)
Musiche: Goblin
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Tiziana Mancini
Trucco: Pier Antonio Mecacci
Effetti sonori: Luciano Anzellotti, Massimo Anzellotti
Reparto fotografico ed elettrico: Aldolfo Bartoli, Augusto
    Diamanti, Romano Mancini, Carlo Tafani
Assistente editore: Angela Bordi, Gisela Haller, Olga Sarra
Continuità: Daniela Tonti
Doppiaggio: Nick Alexander
Assistente alla produzione: Tullio Lullo, Maurizio Mancini,
   Walter Massi
Direttore dei dialoghi: Hartmut Neugebauer
Interpreti e personaggi: 
     Ian McCulloch: Ian Hubbard
     Louise Marleau: Stella Holmes
     Marino Masè: Tony Arras (*)
     Siegfried Rauch: Hamilton
     Gisela Hahn: Perla de la Cruz
     Carlo De Mejo: Agente Young
     Carlo Monni: Dottor Turner
     Brigitte Wagner: Dottoressa biondiccia
        (non accreditata)
     Horst Weinert (**): Dottor Hilton (non accreditato) 
     Martin Sorrentino: Magazziniere mandingo
         (non accreditato)
     Angelo Ragusa: Magazziniere
     Ettore Martini: Generale (non accreditato)
   (*) Nella versione in italiano è Aris.
   (**) Wikipedia ha Mike Morris, IMDb ha Horst Weinert.
Doppiatori italiani: 
     Cesare Barbetti: Ian Hubbard
     Maria Pia Di Meo: Stella Holmes
     Pino Colizzi: Tony Arras
     Gianni Marzocchi: Hamilton 
Titoli in altre lingue: 
  Spagnolo (Spagna): Contaminación: Alien invade la Tierra 
  Spagnolo (Messico): Alien llega a la Tierra 
  Tedesco: Astaron - Brut des Schreckens 
  Finlandese: Kuoleman koura 
  Ungherese: A rémület ivadékai 
  Polacco: Skażenie 
  Russo: Заражение 
  Greco (moderno): Το πλοίο του θανάτου
Budget: 225.000 dollari US
Location: Roma, New York, Florida, Colombia


Trama: 
Una nave colossale va alla deriva nel porto di New York, apparentemente abbandonata. Si scopre che trasporta grandi contenitori di caffè, all'interno dei quali sono nascoste numerose uova verdastre grandi quanto un pallone da calcio, verrucose, da cui cola un essudato di colore più chiaro. L'equipaggio inviato ad esplorare la nave fantasma trova i resti spappolati dell'equipaggio riuniti in un unico luogo e presto ne scopre il motivo: se disturbate, le ributtanti uova si mettono a vibrare ed esplodono, spruzzando su ogni cosa un liquido viscoso, fetido, acido, purulento. L'immonda secrezione è tossica per tutte le creature viventi terrestri: le fa gonfiare e ne fa esplodere immediatamente il corpo. È una specie di infezione fulminante!  
Il Colonnello Stella Holmes, una brunetta tutta pepe, ha l'ordine di indagare sullo strano fenomeno. Innanzitutto stabilisce un collegamento tra le uova verdastre schifose e una recente missione su Marte finita male. I due astronauti scesi sul pianeta hanno fatto una brutta fine: uno di loro è scomparso e l'altro, il Comandante Ian Hubbard, ha avuto un grave esaurimento nervoso, finendo col diventare un alcolizzato. Quando viene messo sotto pressione, Hubbard racconta la sua terribile esperienza. Esplorando una calotta polare del Pianeta Rosso, lui e Hamilton sono entrati in un antro pieno zeppo di uova aliene. Tuttavia l'ex astronauta non riesce a ricordare nulla dopo la comparsa di una luce accecante e ipnotica. Dopo un'iniziale resistenza, anche violenta, accetta di aiutare Holmes nelle sue indagini sull'insidioso complotto per contrabbandare le uova mortali a Manhattan. Questo li conduce, insieme a un sarcastico poliziotto di New York, Tony Arras, in una piantagione di caffè in Colombia. 
Non tutto è semplice come sembra. L'ex collega astronauta di Hubbard è in realtà vivo e vegeto, proprio in Colombia, dove è tenuto sotto l'influsso di un mostruoso ciclopone alieno, di proporzioni mastodontiche, che sta usando il controllo mentale per portare avanti il ​​suo piano e inondare il mondo con le uova verdi. Fine ultimo della creatura venuta da Marte: spazzare via la vita umana sulla Terra. Lo stesso Arras cade sotto l'influenza mentale ipnotica dell'alieno e viene divorato, ma Hubbard riesce a insorgere, salvando il Colonnello Holmes, quindi uccide il ciclopone sparandogli proprio dentro l'occhio gigantesco, polifemico. I superstiti fanno ritorno a New York e sono felici che l'incubo sia finito. Ma è davvero così? L'inquadratura mostra un mucchio di spazzatura, con sacchi neri pieni di materiale informe, molliccio. Poi si vede un uovo verdastro che esplode rilasciando il liquame simile a vomito!


Recensione: 
Tra i vari pseudo-Alien defecati dall'industria cinematografica italiana degli anni '80, questo film merita di certo un posto di riguardo. È una copro-duzione italo-tedesca. Come in molti altri casi, è d'obbligo applicare il ben noto prefisso copro-! Rispetto ad Alien 2 - Sulla Terra (Ciro Ippolito, 1980), è meno grossolano ed ha una trama sufficientemente complessa, pur restando in sostanza uno schifo inguardabile. Va detto questo: rispetto al film di Ippolito, manca la bizzarra tradizione mitologica legata alla produzione; a quanto pare non ha nemmeno avuto conseguenze paragonabili sulla Settima Arte per via di spaventosi grovigli sui diritti d'autore. 
La prima sceneggiatura scritta da Luigi Cozzi si intitolava semplicemente Alien arriva sulla Terra, non facendo alcuno sforzo per nascondere la sua ispirazione diretta da Alien (1979) di Ridley Scott. Il produttore Claudio Mancini ha imposto a viva forza il titolo Contamination, forse proprio per occultare la genesi dell'opera. Cozzi si oppose a questa decisione ma non ci fu nulla da fare. A differenza dell'Alien 2 di Ippolito, la derivazione è chiara e non si limita al titolo: 
alcuni paesi hanno addirittura commercializzato la pellicola come vero e proprio sequel dell'opera di Scott. Vediamo, solo per fare un esempio, che l'antro su Marte, pieno zeppo di uova, è dotato di pareti con strutture a costole che rimandano all'istante al fatidico cargo di Alien. Certo, il ciclopone alieno che si vede nel finale non somiglia nemmeno di striscio alla Regina degli Xenomorfi: un conto è simulare qualche disgustoso uovo infetto, un altro è imitare una creatura estremamente complessa, per giunta in condizioni di grave carenza di mezzi e di budget. 
Il valore di questa pellicola è del tutto inaspettato, non potrebbe mai essere immaginato dai cultori del fanta-horror. Contamination è un potentissimo film comico!

Frattaglie esplosive!

Lewis Coates non poteva permettersi il lusso di realizzare una creatura paragonabile al "chestburster" di Alien, quella cosina simile a un piccolo delfino che urla dopo essere uscita dal torace spaccato della vittima. Il suo ingegno lo ha portato a concepire una soluzione molto originale: l'espulsione violenta delle frattaglie dal corpo! Un'eruzione di sangue e organi può ben simulare la fuoriuscita del "chestburster".  In concreto, l'effetto è stato realizzato tramite una gran quantità di frattaglie acquistate in una macelleria, stipate in pance finte attaccate sul dorso e fatte esplodere tramite un tubo ad aria compressa. La trovata mi è subito parsa incredibilmente esilarante. Quando ho visto il film per la prima volta, sono andato avanti per mezz'ora in preda a crisi di riso convulso! Ho rischiato di finire come Crisippo di Soli, che morì ridendo per aver visto un asino mangiare dei fichi! Ogni tanto mi capita ancora di guardare quelle scene cozziane, così per euforizzarmi. 


La natura paradossale del patogeno

Sono ridicoli e grotteschi i tentativi fatti dagli studiosi per spiegare la forma di vita aliena appena scoperta. Subito parlano di batteri, anche senza cognizione di causa: si consiglia di interpellare un esperto di "colture batteriche artificiali e mutogene (sic)". Chiunque oggi direbbe "mutagene", ma la sceneggiatura ha proprio "mutogene". Perché questa fissazione con i batteri? Non potrebbe trattarsi di virus, di protozoi o di altro mai visto da essere umano?
La dottoressa biondiccia spiega: "I primi esami danno tutti gli stessi risultati. Non si tratta di un vegetale, ma di una coltura intensiva di batteri sconosciuti, forse patogeni, sicuramente mortali." Come sarebbe a dire "forse patogeni" ma "sicuramente mortali"? Secondo la scienziata, esisterebbero quindi microrganismi non patogeni ma mortali? Tramite quale meccanismo? Magari Lewis Coates si sarebbe potuto avvalere anche solo della consulenza di un semplice medico della mutua, invece di girare sequenze artigianali piene di sparate senza senso logico!
In seguito lo specialista di colture batteriche afferma: "Le cellule di queste uova hanno una struttura basata sul silicio, mentre le cellule di tutti gli organismi terrestri sono basate sul carbonio". Questo è un rimando al famoso "silicone polarizzato" da cui sarebbe costituito il guscio del simbionte nel film Alien, dove "silicone" è una cattiva traduzione dell'inglese silicon "silicio" (Silicon Valley è la "Valle del Silicio", non la "Valle del Silicone"). Da una singola frase del sintetico Ash, è nata una deprecabile leggenda secondo cui lo Xenomorfo sarebbe una forma di vita basata sul silicio - il che è un'assurdità sesquipedale. Per spiegare meglio il concetto, noi umani usiamo il calcio per fabbricare le ossa, ma non siamo una forma di vita basata sul calcio!
Secondo molti scienziati e divulgatori scientifici (es. Isaac Asimov), sarebbe possibile l'esistenza di forme di vita basate sul silicio. Quello che non è possibile è l'interazione di microrganismi basati sul silicio con le forme di vita basate sul carbonio. Come potrebbe avvenire? A che scopo? Anche con forme di vita macroscopiche sussiste il problema. Un predatore basato sul silicio può certo uccidere una vittima basata sul carbonio, se si sente minacciato, ma non potrebbe nutrirsene, non potrebbe assimilare nessuna sua molecola.


Il ciclo biologico non si chiude!

Una volta che il patogeno ha infettato un essere umano o un animale, lo fa scoppiare. E poi? I liquami possono provocare altre esplosioni in caso di contatto, altrimenti tutto finisce lì. Da dove spunta il ciclopone che si vede nel finale? Come ha fatto a formarsi con una simile catena di trasmissione dell'infezione? 
La genesi del ciclopone non viene spiegata. Sembra che lo sceneggiatore non si sia affatto posto il problema. Di fronte alle critiche, si difenderebbe dicendo che il film non è un trattato di xenobiologia. Però il ciclo biologico in qualche modo dovrebbe chiudersi. Forse ogni tanto viene fuori un uovo speciale che si sviluppa nel ciclopone, che poi depone migliaia di uova? Sarebbe qualcosa come il "simbionte reale" visto nel brutto Alien³ (David Fincher, 1992), una scelta che reputo a dir poco demente. E a cosa serve allora propagare l'infezione in un modo tanto erratico e insensato, se poi la massima parte delle uova non produce alcun nuovo organismo? Lewis Coates ha inventato il primo caso di uovo da cui non esce nulla! 
 
Uova prematurate, come la supercàzzola!
 
La dottoressa biondiccia spiega: "Quello che potremmo definire il tuorlo di quest'uovo è una coltura a prematurazione calcolata: reagisce al calore, e quando si aumenta la temperatura, subisce una mutazione cellulare e diventa mortale."
Le uova aliene viste in lontananza sono state realizzate servendosi di palloncini dipinti di verde scuro, mentre nelle scene in cui vengono inquadrate da vicino sono state realizzate col silicone e con all'interno una luce lampeggiante, dando così l'effetto di una materia molliccia e pulsante. Il silicone ha permesso anche di dare forma alla tipica struttura verrucosa. 



Non è un animatrone!
 

Una specie di storiella narra che Lewis Coates volesse utilizzare un'animazione passo uno per realizzare il ciclopone alieno, iniziativa che sarebbe stata annullata dal produttore Mancini, andato su tutte le furie. Quindi non sarebbe rimasta altra via praticabile che l'uso di un animatrone, che funzionò male, non riuscendo quasi a muoversi. Sarebbero quindi stati usati tagli per nascondere le scene in cui si vedevano i movimenti dei macchinisti. Sono convinto che le cose siano andate in modo un po' diverso. Molto semplicemente, il ciclopone è stato realizzato con una Vespa dipinta di scuro e inquadrata di fronte, ricoperta con uno spesso strato di silicone di color verde marcio: il fanale è diventato l'occhio della bestia aliena, mentre la bocca è stata realizzata in modo da ricordare vagamente una figa orizzontale (si distinguono le grandi labbra), ma col clitoride al posto del naso! Lewis Coates deve aver avuto la geniale idea guardando una Vespa messa di fronte a lui e sfocando la vista. Ecco la vera origine della sua illuminazione, che gli deve avergli permesso enormi risparmi sul budget! 

Errori comici

Nella maggior parte delle inquadrature di persone che esplodono si possono vedere chiaramente le cuciture nelle toppe precedentemente tagliate e poste sopra il resto dei vestiti. Dato che le riprese sono state effettuate al rallentatore estremo, c'è tutto il tempo per vedere queste sembianze e sapere quale parte della persona sta per esplodere lontano dal resto. L'effetto è straniante: sembra che le frattaglie espulse siano rigide e legate al torace con elastici. Anziché allontanarsi dal corpo, tornano indietro. 

Nella scena in cui alcuni uomini che indossano tute bianche ignifughe esplodono fino a ridursi in poltiglia sanguinolenta, si vede chiaramente uno di loro che si stringe lo stomaco per far esplodere il palloncino (o qualunque diamine di cosa abbiano usato). Tra l'altro, soltanto degli scemi di merda penserebbero di esplorare un ambiente contaminato senza indossare una protezione degli occhi!

Quando Holmes e Arras vengono fatti prigionieri nell'impianto di lavorazione del caffè, sono mostrati legati schiena contro schiena. Mentre parlano sembra che non siano in grado di muoversi e debbano allungarsi per girare la testa in modo da potersi baciare in bocca. Quando Hamilton rientra e ordina loro di andare con lui, entrambi si alzano e lo affrontano, ovviamente senza essere legati.

Quando la dottoressa biondiccia deve iniettare la sostanza verdognola nel ratto bianco dagli occhi rossi, l'ago della siringa si piega, rivelando che è fatto di gomma. Il ratto, rinchiuso in un contenitore isolato di plexiglas, esplode subito dopo, sparando frattaglie rigidissime, in alcuni casi legate al corpo da elastici visibili all'osservatore attento. Oggi questa scena, di per sé ridicola, non potrebbe più essere girata: scatenerebbe le ire funeste di innumerevoli convulsionarie animaliste, anche se il topone non ha subìto alcun danno e l'intera sequenza dell'esperimento è finta. 

Uno dei magazzinieri contaminati, che è appena esploso ed è senza alcun dubbio morto, sbatte le palpebre. Un caso di zombificazione?

Le luci che gli ufficiali portano all'interno della nave sono luci cinematografiche. In alcune inquadrature si possono vedere i cavi elettrici che passano attraverso le tute protettive. Si può anche vedere con la massima chiarezza che queste luci cinematografiche hanno tele e supporti per i filtri. Il binario del carrello è chiaramente visibile in due inquadrature all'interno della stiva della nave, tuttavia alcune scatole sono impilate alle sue estremità. Un disperato tentativo di far apparire il binario del carrello come un binario per lo spostamento delle merci nella stiva.

Quando il primo tecnico della nave abbandonata raccoglie l'uovo ributtante, sul lato sinistro dello schermo è visibile una scatola opaca della fotocamera mentre si muove tornando indietro. 


Curiosità 

IMDb.com riporta una notizia molto scandalosa, che ripropongo in questa sede dopo averla tradotta in italiano. Secondo quanto dichiarato dal regista Luigi Cozzi durante una sessione di domande e risposte, il film sarebbe stato parzialmente finanziato dai narcos colombiani. Quando ha cominciato a rendere soldi, questi sarebbero rimasti molto soddisfatti del loro investimento. Mi auguro che sia soltanto uno scherzo di pessimo gusto. 😀

I cognomi degli astronauti Hubbard e Hamilton rendono omaggio agli scrittori di fantascienza Lafayette Ronald Hubbard e Edmond Hamilton. In particolare, la figura di Lafayette Ronald Hubbard (più noto come L. Ron Hubbard) è controversa perché ha fondato la Chiesa di Scientology. Edmond Hamilton (1904-1977) è stato un autore molto prolifico e particolarmente attivo nel filone della space opera. Tra le sue opere più importanti si citano I soli che si scontrano (Crushing Suns, 1928-1930) e L'invasione della galassia (Outside the Universe, 1929). 

Luigi Cozzi avrebbe voluto Caroline Munro nella parte del Colonnello Stella Holmes, che era già stata protagonista di Scontri stellari oltre la terza dimensione (1978) - dove si chiamava Stella Star. L'assonanza tra Stella Holmes e Stella Star era stata pensata appositamente per lei. La bellissima attrice non accettò, volendosi vendicare per quel brutto episodio in cui si era quasi smerdata addosso! 

Critica

Fantafilm riporta quanto segue, mostrandosi di un'incredibile clemenza:

"Senza molto successo, Luigi Cozzi sviluppa una rivisitazione dell'Invasione degli ultracorpi tenendo d'occhio la vicenda di Dracula il vampiro e ricorrendo alla truculenza dello "splatter". Come nel romanzo di Stoker, il pericolo arriva dal mare, da una nave governata da morti, e si propaga come un'epidemia contagiosa e letale nel mondo civile. L'idea è abbastanza originale, ma il film è stato poco premiato dal pubblico e ignorato dalla critica."

Si nota che evita di citare Alien e cita addirittura Bram Stoker.
Kim Newman del Monthly Film Bulletin ha affermato che la combinazione nel film di "violenza splatter", "thriller di spionaggio alla James Bond" e "fantascienza piena di mostri" era "a volte disagevole, ma Cozzi se la cava con sufficiente bravura, per coprire le crepe"
Alcuni interessanti commenti si trovano sul sito Il Davinotti


Il mitico Puppigallo ha scritto:

"Fantascienza decisamente ingenua, con uno svolgimento lineare e prevedibile, che attinge a molte altre pellicole del genere. E' però presente un discreto livello di splatter (l'inizio e un paio di scene) e il respiro delle uova molicce, per quanto eccessivo, ha una sua resa audiovisiva (trattasi di organismi a base di silicio con cellule dodecaedriche!). Ovviamente, non appena subentra l'indagine e la covata aliena si fa da parte, il tutto perde quel minimo di interesse suscitato. Per fortuna, nel finale, oltre alle uova comparirà qualcos'altro. Non male la colonna sonora dei Goblin. Vedibile."

Schramm ha scritto:

"Dopo un intrigante incipit che ibrida senza vergogna alien e ultracorpi a suon di corpi che detonano e atmosfera minacciosa, decelera incespica e si smarrisce lungo tutta la parte centrale, per poi riaversi nel finale con una lovecraftiana creatura davvero niente male. Men che discreto."
 
Renato ha scritto:

"Pessimo esempio di fanta-horror, con un inizio suggestivo che però si perde presto per strada. La storia è davvero troppo stupida, ed i limiti di budget rendono il tutto orrendamente poco credibile (il mondo sta per finire ed i tre tizi incaricati dal governo USA prendono un aereo di linea, passano tranquillamente la notte in albergo, cazzeggiano tra loro e così via). Molto splatter, qualche spavento telefonato e le anonime musiche dei Goblin completano il quadro."

Ronax ha scritto:

"Cozzi rimastica Alien e Lovecraft, ci aggiunge qualche reminiscenza da spy-movie anni '60 e chiude con un'inquadratura che più scontata non si può. Poi frulla il tutto con sufficiente professionalità da rendere la storiella vedibile anche se subito dimenticabile. Se la sceneggiatura tutto sommato tiene, nonostante evidenti assurdità e incongruenze, il film cade soprattutto sulla recitazione, con la parziale eccezione di McCulloch, al punto che la grottesca "creatura" sembra la più espressiva di tutta la compagnia. Effettacci rozzi ma efficaci."