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sabato 29 aprile 2023

 
ZARDOZ

Titolo originale: Zardoz
Paese di produzione: Regno Unito 
Lingua: Inglese 
Anno: 1974
Durata: 102 min
Genere: Fantascienza 
Sottogenere: Distopia, post-apocalittico 
Tematiche: Immortalità, libertà, genocidio, 
    manipolazione, ricerca della Libertà 
Regia: John Boorman
Soggetto: John Boorman
Sceneggiatura: John Boorman
Produttore: John Boorman
Casa di produzione: 20th Century Fox, John Boorman 
     Production
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox
Fotografia: Geoffrey Unsworth
Montaggio: John Merritt
Effetti speciali: Jerry Johnson
Musiche: David Munrow
Scenografia: Anthony Pratt
Costumi: Christel Kruse Boorman 
Titoli in altre lingue: 
   Turco: Taş Tanrı Zardoz 
       (lett. "Il Dio di Pietra Zardoz")
Interpreti e personaggi:
    Sean Connery: Zed
    Charlotte Rampling: Consuella
    Sara Kestelman: May
    John Alderton: Amico *
    Niall Buggy: Arthur Frayn
    Sally Anne Newton: Avalow
    Bosco Hogan: George Saden
    Christopher Casson: Vecchio saggio
    Bairbre Dowling: Stella
    Reginald Jarman: La voce della Morte 
    Jessica Swift: Una apatica
    John Boorman: Un bruto 
    * In inglese Friend
Doppiatori italiani:
    Adalberto Maria Merli: Zed
    Livia Giampalmo: Consuella
    Angiola Baggi: May
    Romano Malaspina: Amico
    Oreste Lionello: Arthur Frayn
    Rossella Izzo: Avalow
    Roberto Del Giudice: George Saden
    Roberto Bertea: Vecchio saggio
    Alida Cappellini: Stella
    Rossella Izzo: Una apatica
    Corrado Gaipa: Voce (alterata) Zardoz
    Luciano Melani: Morte 
Budget: 1 milione di dollari US 
Box office: 1,8 milioni di dollari US 

Trama: 
Nell'anno 2293, in seguito a un crollo tecnologico, l'umanità è divisa in due. Gli Eterni, che hanno ottenuto l'immortalità, vivono in piccole comunità isolate chiamate "Vortex", conducendo un'esistenza lussuosa ma dominata dalla noia. In questi Vortex tutti gli uomini sono impotenti e tutte le donne sono frigide. Non vi esiste il desiderio sessuale, in alcuna sua forma. A di fuori di queste isole si estende l'Inferno. La massa della popolazione terrestre è costituito dai Bruti, regrediti a livelli bestiali e costretti a lavorare la terra per nutrire gli Eterni. Per controllare l'incredibile fertilità dei Bruti, che si moltiplicano a dismisura, gli Eterni hanno creato una religione genocidaria basata sul culto di una terribile divinità uranica, Zardoz, che si manifesta come una gigantesca testa volante di pietra. Periodicamente Zardoz scende dal cielo, parla con voce tonante e istiga una classe di guerrieri, gli Sterminatori, ad annientare i Bruti. 
Zed, uno Sterminatore di Bruti, ha qualcosa di strano. Organizza un complotto per scoprire la verità: si nasconde a bordo della Testa di Pietra di Zardoz durante un viaggio, e uccide il suo creatore-operatore Eterno, Arthur Frayn. Ovviamente, essendo immortale, questo Frayn viene prontamente riportato alla vita nel Vortex. 
Arrivato nel Vortex, Zed incontra due Eterni di sesso femminile: Consuella e la sua assistente May. Dominando l'uomo con poteri psichici, lo rendono prigioniero e semplice lavoratore all'interno della loro comunità. Consuella vuole che Zed venga annientato affinché la resistenza non possa usarlo per scatenare una rivoluzione; altri, guidati da May e dal sovversivo Amico, insistono per tenerlo in vita per ulteriori studi, mentre progettano segretamente di rovesciare il governo e porre fine alle sofferenze del genere umano. 
Col tempo, Zed scopre la natura del Vortex. Gli Eterni sono sorvegliati e protetti dalla morte dal Tabernacolo, una specie di Intelligenza Artificiale. Data la loro durata di vita potenzialmente illimitata, gli Eterni si sono annoiati e corrotti, e stanno sprofondando nella follia. L'inutilità della procreazione ha rimosso il bisogno stesso dell'attività sessuale, mentre la meditazione ha sostituito il sonno. Alcuni membri del Vortex cadono in catatonia, formando uno strato sociale che gli Eterni chiamano "Apatici". Gli Eterni trascorrono le loro giornate a custodire la vasta conoscenza dell'umanità, sfornando un pane speciale e verdastro con le consegne di grano. Partecipano attivamente a stupidi rituali di meditazione comunitari. Per dare alla vita una parvenza di significato, in un fallito tentativo di impedire all'umanità di diventare permanentemente catatonica, il Vortex ha sviluppato complesse regole sociali i cui trasgressori vengono puniti con l'invecchiamento artificiale. I trasgressori più estremi sono condannati a una vecchiaia permanente: si defecano e si pisciano addosso, farfugliano, sbavano. Gli Eterni che sono riusciti a morire, solitamente per incidente, rinascono in un altro corpo sano, riprodotto sinteticamente, identico a quello che hanno perso. 
Zed è meno brutale e molto più intelligente di quanto gli Eterni credano. Le analisi genetiche rivelano che è il risultato finale di lunghi esperimenti eugenetici ideati da Arthur Frayn, che controllava le terre esterne con gli Sterminatori. L'obiettivo del creatore di Zardoz era quello di generare un superuomo che penetrasse il Vortex e salvasse l'umanità dal suo irrimediabilmente quanto stagnante status quo. Tra le rovine del vecchio mondo, Arthur Frayn aveva incoraggiato Zed a imparare a leggere e lo aveva condotto al libro Il meraviglioso mago di Oz, provocando in lui una crisi esistenziale e teologica. Comprendere l'origine del nome ZardozWizard of Oz – aveva portato Zed a una profonda consapevolezza, risultata nell'accusa a Frayn, colpevole di essere uno spregevole manipolatore. Infuriato da quanto appreso, Zed aveva quindi deciso di indagare ulteriormente sul mistero di Zardoz. 
Mentre Zed intuisce la natura del Vortex e i suoi problemi, gli Eterni lo usano per combattere le loro lotte intestine. Guidati da Consuella, gli Eterni decidono di uccidere Zed e di far invecchiare Amico. Zed fugge e si rifugia da May e da Amico: con il loro aiuto assorbe tutta la Conoscenza degli Eterni, inclusa quella sull'origine del Vortex, proiettata nella sua mente da un cristallo. Può usarla per distruggere il Tabernacolo. Mentre assorbe la Conoscenza, Zed ingravida May e alcune delle sue seguaci: eiacula loro dentro al canale procreativo. Quindi estingue il Tabernacolo, disattivando così i campi di forza e i filtri percettivi che circondano il Vortex. Questo aiuta gli Sterminatori a irrompere e a uccidere la maggior parte degli Eterni, che accolgono la Morte come una liberazione dalla loro noiosa esistenza. May e molti dei suoi seguaci sfuggono al massacro, dirigendosi verso i Bruti per dare alla luce la loro prole come esseri illuminati, seppur mortali. 
Consuella, innamoratasi di Zed, partorisce tra i resti della testa di pietra. Il bambino cresce mentre i genitori invecchiano. Quando il giovane li lascia per intraprendere il proprio cammino, questi continuano a decadere e alla fine muoiono. Non rimane nulla se non le impronte delle mani dipinte sul muro e la pistola di Zed. 

 
Recensione: 
Il concetto portante della religione di Zardoz è quello del Mago di Oz, il cui potere traumatizzante è immenso! Se lo si analizzasse meglio, si comprenderebbe forse la vera origine del concetto stesso di divinità. Una civiltà avanzata costituita da poche persone trova un mondo semplice ed efficace per gestire le masse, da cui si isola per non contaminarsi e per non soccombere: inventare un Dio terribile, spaventoso, capace di ispirare terrore e di tenere sotto controllo le eccedenze demografiche, istigando una classe di guerrieri a compiere eccidi. Il sistema funziona alla perfezione, come un ingranaggio ben oliato, eppure a un certo punto un sasso si introduce tra i denti del meccanismo e lo fa schiantare. 
Trovo che sia un ottimo film, molto originale e ricchissimo di spunti di riflessione su come i popoli nascono, si sviluppano, decadono e infine si estinguono. Sicuramente sarebbe piaciuto anche al grande Oswald Spengler! Nel corso degli anni è diventato un cult, anche se c'è sempre chi lo ritiene di non facile digeribilità e chi lo mette in farsetta ironizzando sui mutandoni sgargianti indossati dal protagonista: "Zardoz, o quando Sean Connery si mise in mutande per pagare il mutuo" o altre simili scempiaggini. 


La genesi della pellicola

Questo ha dichiarato Boorman in un'occasione: 

"Scrissi Zardoz a casa mia nel 1972 (…) Ne uscì una sceneggiatura più simile alla forma di un romanzo. Gradualmente la rielaborai in una forma cinematografica che si rivelò troppo audace per la maggior parte degli studios. Alla fine trovai i finanziamenti e girai il film (…) Mentre montavo il film decisi di riportarlo alla forma di un romanzo. Esso segue fedelmente il film, ma si appoggia molto alla stesura iniziale." 

Il regista avrebbe poi ammesso di essere stato sotto l'effetto di droghe durante la scrittura e la produzione del film. Ha affermato inoltre di non essere nemmeno lui sicuro di cosa trattino le varie parti del film, principalmente a causa dello stato confusionale in cui si trovava in quel momento. Col senno di poi, diverse scene gli sono parse inutili. 
Queste sono cose che fanno riflettere. Alla luce di tutto questo, si comprende bene quella psichedelia pervasiva, quell'onirismo quasi violento che caratterizza molte sequenze. La narrazione non è pienamente razionale: come in una visione notturna, sprofonda in una densa selva di simbolismi arcani, che forse non saranno mai decrittati.
 

Etimologia di Zardoz  

Come Zed capisce nel corso di una subitanea illuminazione, il nome della divinità che adora e nel cui nome compie sterminio, altro non è che il nome del personaggio di una favola. Wizard of Oz "Mago di Oz" è diventato naturalmente Zardoz. Considerata la pronuncia dell'inglese britannico, l'evoluzione fonologica deve essere stata più o meno questa: 

/'wɪzəd əv 'ɔz/ => /'za:dəz/

Quello che credo ci sia di più irreale nel film è il tenace legame col passato. Zed impara di nascosto a leggere, in realtà su istigazione di uno degli Eterni, che vuole creare scompiglio nella propria comunità e nel mondo esterno. In una condizione di crollo della civiltà, come quella descritta nella sceneggiatura, tutto andrebbe perduto o alla meglio distorto fino a diventare irriconoscibile. L'idea che la lingua inglese, la sua scrittura e la capacità di leggerla si conservino immutate attraverso un simile aumento dell'entropia sociale, è più assurda di una testa petrigna e volante che incita al genocidio. 


Il Dio di Pietra Zardoz 

Il titolo del film di Boorman è lo stesso in quasi tutte le lingue, anche perché non c'è da fantasticarci troppo. Tuttavia si nota una sorprendente eccezione. In turco la traduzione è Taş Tanrı Zardoz, ossia "Il Dio di Pietra Zardoz". 

taş "pietra" 
Tanrı "Dio" 

La parola Tanrı è antichissima e in epoca pre-islamica indicava la divinità uranica, il Cielo. Tutto ciò è estremamente interessante. Nuove religioni irrompono nel mondo, ma non possono introdurre dall'Oltre un linguaggio del tutto sconosciuto alle genti, o sarebbero isolate in una sorta di autismo e non comunicherebbero con nessuno. Devono per forza di cose utilizzare parole già usate dai popoli a cui si rivolgono, lasciandone immutato il significante ma trasformandone in modo radicale il significato.


Il Comando dello Sterminio 

Queste sono le parole che Zardoz rivolge agli Sterminatori, nella versione originale:

"The gun is good. The penis is evil. The penis shoots seeds, and makes new life to poison the Earth with a plague of men, as once it was, but the gun shoots death, and purifies the Earth of the filth of brutals. Go forth . . . and kill!" 

Traduzione: 

"Il fucile è il bene, il pene è il male. Il pene spara il seme, e procura nuova vita per avvelenare la Terra con la piaga dell'uomo, com'era un tempo, ma il fucile spara morte, e purifica la Terra dalla sozzura dei Bruti. Avanti... e uccidete!" 

Nella versione italiana del film che ho potuto visionare, il testo è invece questo: 

"Il fucile è il Bene! Lo sperma è il Male! Lo sperma provoca la vita, che avvelena la Terra infestandola di esseri umani, come una volta! Invece il fucile sparge la morte, che purifica la Terra dalla piaga dei Bruti! Andate... e uccidete!"  

Come si può vedere, questo testo è infinitamente più potente e ispirato dell'originale e della sua traduzione letterale! È bastato sostituire qualche parola (ad esempio "pene" con "sperma") per ottenere un effetto dirompente come quello di una tempesta. Adesso è necessario porsi una domanda molto importante. L'opera originale è la stessa cosa di questo adattamento in italiano? La mia risposta è semplice: no, non è la stessa cosa. 


L'illusione della continuità 

Ci sarebbe da domandarsi come Zed avrebbe interpretato l'immensa massa di informazioni accolte nella sua memoria dal prodigioso cristallo degli Eterni, essendo egli parte di un mondo completamente diverso da quello in cui la Divina Commedia era ancora comprensibile - solo per fare un esempio. A quanto pare, Boorman aveva l'idea della possibilità di ripristinare una cultura distrutta, interrotta da una crisi che avrebbe spezzato anche civiltà più forti. Gli Eterni non hanno avuto una lunga vita, perché sono stati stroncati dal ferro degli Sterminatori. Si può stimare in poco meno di tre secoli la durata del loro "paradiso". Un tempo troppo breve perché si presentino problemi comunicativi. Che accadrebbe se questi "immortali" durassero tre millenni? La loro lingua rimarrebbe inalterata oppure si trasformerebbe come accade nel passaggio delle generazioni degli umani mortali? I neuroni e le sinapsi si usurano, cede la loro capacità di immagazzinare e trasmettere informazioni. In tre millenni come si conserverebbero i ricordi? Si sfalderebbe ogni cosa? Oppure sarebbe possibile resistere all'usura del tempo e conservare intatta l'architettura del linguaggio? Sono propenso al pessimismo. A parer mio, tutto si trasformerebbe fino a diventare irriconoscibile. Se gli Eterni non avessero scelto la morte ad opera di Zed e dei suoi uomini, presto o tardi la loro tecnologia avrebbe mostrato segni di cedimento: a quel punto si sarebbero trovati come gli Struldbrug di cui ci ha narrato il grande Jonathan Swift!  


Curiosità 

Secondo Boorman, Sean Connery ebbe molte difficoltà a trovare lavoro dopo Agente 007 - Una cascata di diamanti (Diamonds Are Forever, 1971), diretto da Guy Hamilton. L'attore sarebbe stato ingaggiato per 200.000 dollari. Tale salario era un quinto del budget del film, 1 milione di dollari.

Per contenere il più possibile i costi della produzione, Sean Connery usava la propria utilitaria per andare e venire dal set. In seguito il regista disse che l'idea era stata proprio dell'attore, la cui avarizia era proverbiale. La cosa non deve stupire, essendo egli un discendente della robusta e tenace stirpe dei Caledoni!

La scena finale, quella della scheletrificazione di Zed e di Consuella, dovette essere girata per ben tre volte. Secondo il regista fu una scena molto difficile perché prevedeva una telecamera bloccata che riprendeva Sean Connery e Charlotte Rampling in numerose inquadrature di pochi secondi ciascuna. Tra una ripresa e l'altra veniva poi applicato loro del trucco per farli sembrare anziani, in modo tale da ottenere l'effetto di invecchiamento nel tempo. Questo processo richiese un giorno intero. Sean Connery, la cui virilità estrema è notoria, odiava profondamente il trucco, quindi si infuriò quando seppe che il negativo si era graffiato e che avrebbero dovuto rifare la scena ancora una volta. Boorman raccontò cosa accadde in seguito: "Rifacemmo tutto daccapo, per tutto il giorno. L'assistente al caricamento della telecamera aprì la macchina da presa ed espose la pellicola. Quindi dovemmo rifare tutto di nuovo. Sean non mi credeva; pensava che lo stessi prendendo in giro. Quando lo convinsi che dovevamo farlo per la terza volta, si avventò contro l'assistente al caricamento della telecamera e quasi lo uccise. Ci vollero tre prese per immobilizzarlo." In seguito il caricatore della telecamera dovette emigrare e cambiare nome per sfuggire all'ira dell'attore scozzese! 

Il direttore della fotografia Geoffrey Unsworth girò le scene con l'obiettivo completamente aperto, filtri antinebbia sulla macchina da presa e macchine del fumo sul set per ottenere un aspetto diffuso e impressionistico. Il procedimento funzionò sulle copie di prima generazione, ma quando la pellicola fu duplicata per la distribuzione, la qualità dell'immagine era così scadente da risultare quasi inutilizzabile. Lo studio proibì a qualsiasi direttore della fotografia di utilizzare quel processo nei film successivi. 

Un vero babbuino sul set ha attaccato una controfigura vestita con un costume da scimmia, che impersonava proprio un babbuino. 

Il regista affermò in seguito che il clima politico e culturale irlandese rese la produzione particolarmente difficile. All'inizio, il governo irlandese si rifiutò di permettere alla troupe di importare armi sceniche a causa degli attacchi terroristici dell'IRA che si verificavano in quel periodo, il che impedì quasi del tutto la realizzazione del film. Menzionò anche il fatto che molti membri del cast avevano problemi con la nudità richiesta e che era molto difficile convincere le donne a mostrare il seno. 

John Boorman usò come comparse i Pavee, un popolo di nomadi dell'Irlanda, la cui lingua è lo Shelta. Disse che erano le comparse migliori che avesse mai avuto, estremamente piacevoli e affidabili. Li scelse perché pensava che sembrassero persone che avevano davvero vissuto all'aria aperta. 

Sul set regnava una grande libertà. Si dice che la bellissima Charlotte Rampling non vedesse l'ora di girare la scena di sesso con l'itifallico Sir Sean Connery, ma che sia rimasta delusa quando tutto è finito così in fretta. 

L'atmosfera al di fuori delle riprese, alimentata da una grande abbondanza di narcotici, era così edonistica che al villaggio di Garrykennedy, dove si svolgevano le riprese, fu concesso l'accesso temporaneo a una clinica mobile per le malattie veneree. Il censimento del 1975 rivelò anche che la popolazione del villaggio era cresciuta del 15%. 

In una scena Sean Connery appare nei panni di una sposa. Interpretare quella sequenza di travestimento lo fece sentire profondamente a disagio. Mi domando come abbia fatto Boorman a costringerlo. 

Tra gli Eterni c'è un ribelle calvo e invecchiato che somiglia a Lino Bènfi, con tanto di baffetti grigiastri! 

Cineforum Fantafilm 

Il film fu proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro, a Milano, il 12 giugno 2006. Quelli erano tempi in cui si poteva ancora fare qualcosa di interessante. Adesso la zona della metropoli dove avvenivano le proiezioni è diventata off limits per via della criminalità, diffusa in modo capillare e oltremodo aggressiva: inoltrarsi da quelle parti di notte significa essere massacrati dai maranza!  

Accoglienza 

Zardoz uscì nelle sale il 6 febbraio 1974, a Los Angeles e New York. Immediatamente il film ricevette recensioni negative. Oltre alle critiche feroci, il pubblico reagì molto negativamente al mondo in apparenza confuso e onirico che il regista aveva plasmato. Secondo un articolo di Starlog Magazine sul film, questi recensori (e il pubblico in generale) non riuscirono a comprendere molte delle analogie e delle affermazioni filosofiche di Boorman. Gli spettatori riferirono che quando gli spettatori insoddisfatti della proiezione precedente uscivano dalla sala, incoraggiavano quelli in attesa ad andarsene, lanciando feroci invettive. Zardoz riuscì a malapena a recuperare il budget. Eppure è destinato a diventare immortale! 

Ecco alcune delle recensioni negative fatte da giornalisti (categoria che in generale stimo meno delle larve delle mosche carnarie): 

1) Nora Sayre del New York Times ha scritto che Zardoz "è fantascienza che raramente riesce a mantenere le sue ambiziose promesse... Nonostante i suoi espedienti pseudoscientifici e una pletora di dialoghi didattici, Zardoz è più confuso che emozionante, anche con un climax frenetico e sparatutto". 
2) Roger Ebert del Chicago Sun-Times lo ha definito un "film autenticamente eccentrico, un viaggio in un futuro che sembra governato da arredatori di scena perennemente fatti... Il film è un esercizio di autoindulgenza (spesso interessante) da parte di Boorman, che ha avuto più o meno carta bianca per dedicarsi a un progetto personale dopo l'immenso successo di Un tranquillo weekend di paura". 
3) Gene Siskel del Chicago Tribune lo ha definito "un film con un messaggio chiaro, e il messaggio è che il commento sociale al cinema è meglio contenerlo all'interno di una storia attentamente elaborata, non strombazzato con etichette di personaggi, effetti speciali e una dose di disperazione che celebra l'umanità del regista mentre rimprovera la dissolutezza del pubblico". 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Per il piacere filosofico degli eventuali e rarissimi lettori di questo blog, traggo qualche pensiero sparso e frammentario dal sito di critica cinematografica Il Davinotti


Il mitico Puppigallo ha espesso le sue perplessità: "Questa è una fantascienza fatta di idee, di concetti, di utopia che sfocia nel delirio, nell'onnipotenza che crea mostri asettici, quasi robotici. Ma è anche una fantascienza piuttosto pesante, arrancante, dove si viene sottoposti a un fuoco di fila di informazioni, di sollecitazioni visive, non trasmesse da effetti speciali, ma da ambienti e costumi." 
Capannelle, molto scettico, ha scritto: "Nella prima parte la curiosità cede ben presto il passo alla depressione e bisogna arrivare a metà film per risollevarsi e tentare un diverso approccio al racconto, ma in seguito l'affastellarsi di storie ed esplorazioni filosofiche, esoteriche e hippie, continua e fa vagheggiare la fine." 
Buiomega71 intuisce la verità sulla natura allucinatoria dell'ispirazione di Boorman: "Più che un film un'esperienza lisergica, di assoluta anarchia narrativa, che non assomiglia a nessun altra pellicola e in cui Boorman è libero di sperimentare una "follia" tra le più significative della fanta 70." 
Pol riconosce la grandezza dell'impresa: "Boorman mette in scena una sequela di immagini di grande impatto pur disponendo di un budget modesto e trova un equilibrio miracoloso che permette al tessuto narrativo di non rimanere soffocato dall'aspetto visionario (quest'ultimo una vera delizia per gli occhi)."

venerdì 21 aprile 2023

 
IL PIANETA SELVAGGIO 
 
Titolo originale: La planète sauvage
Paese di produzione: Francia, Cecoslovacchia 
Lingua originale: Francese, Ceco 
Anno di distribuzione: 1973
Anno di produzione: 1963 
Durata: 72 min
Genere: Animazione, fantascienza 
Sottogenere: Animazione per adulti 
Influenze: Surrealismo, Movimento Panico, 
    Hieronymus Bosch, De Chirico 
Tematiche: Antispecismo, animalismo, razzismo  
Regia: René Laloux
Soggetto: Stefan Wul,
    dal romanzo Homo Domesticus (Oms en série, 1957)
Sceneggiatura: Roland Topor, René Laloux 
Produttori: Simon Damiani, Anatole Dauman, 
    Andre Valio-Cavaglione, Vaclav Strnad, 
    Roger Corman  
Compagnie di produzione: Les Films Armorial, 
    Service de la recherche ORTF, Studio Jiři Trnka 
Distribuzione: Argos Films (Francia), 
   Československý Filmexport (Cecoslovacchia) 
Fotografia: Boris Baromykin, Lubomir Rejthar
Montaggio: Hélène Arnal, Marta Látalová
Musiche: Alain Goraguer, Claude Pascal
Scenografia: Roland Topor 
Capi animatori: 
   Jindřich Bárta
   Zdena Bártová
   Bohumil Šedja
   Zdeněk Sob
   Karel Štrebl
   Jiři Vokoun
Assistenti animatori: 
   Jindřiška Beberová
   Naděžda Dvořáková
   Helena Horálková
   Zuzana Jupová
   Eva Kretzerová
   Kateřina Nováková
   Alena Wellnerová
Date di uscita: 
    Francia: 11 maggio 1973 (Festival di Cannes)  
    Italia: 8 luglio 1973 (Trieste Sci-fi Film Festival) 
    Stati Uniti: 1 dicembre 1973 
    Francia: 6 dicembre 1973 
    Cecoslovacchia: 21 dicembre 1973
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: Fantastic Planet 
   Ceco: Divoká planeta 
   Tedesco: Der wilde Planet 
   Polacco: Dzika planeta 
   Spagnolo: El planeta selvaje 
   Portoghese: Planeta selvagem 
   Ungherese: A vad bolygó 
   Russo: Дикая планета 
   Croato: Divlji planet 
   Rumeno: Planeta sălbatică 
   Estone: Metsik planeet 
   Finnico: Levoton planeetta 
Doppiatori originali:
    Jennifer Drake: Tiwa
    Eric Baugin: Giovane Terr
    Jean Topart: Maestro Sinh (Simon) 
    Jean Valmont: Terr adulto (narratore)
    Yves Barsacq: Om 
    Gérard Hernandez: Maestro Taj
    Mark Lesser: Draag #1
    Denis Boileau: Draag #2 
Voci addizionali (francese):
    Sylvie Lenoir 
    Max Amyl 
    Denis Boileau 
    Michèle Chahan  
    Hubert de Lapparent 
    Claude Joseph 
    Philippe Ogouz 
    Jacques Ruisseau 
    Madeleine Clervannes 
    William Coryn 
    Poupy de Monneron 
    Christian de Tillière 
    Christian Echelard 
    Jeanine Forney 
    Pascal Kominakis 
    Andre Lambert 
    Serge Netter 
    Yvette Robin 
    André Rouyer 
    Irina Tarason 
    Julien Thomas 
    Gilbert Vilhon 
    Paul Villé 
Doppiatori (in inglese): 
    Cynthia Adler: Tiwa 
    Mark Gruner: Giovane Terr 
    Hal Smith: Maestro Sinh (Simon) 
    Barry Bostwick: Terr adulto (narratore)
    Hal Smith: Om 
    Olan Soule: Maestro Taj 
    Janet Waldo: Bambino Draag 
Voci addizionali (inglese): 
    Nora Heflin 
    Marvin Miller 
    Monika Ramirez 
Premi e riconoscimenti: 
    Premio speciale al Festival di Cannes, 1973
 
Trama: 
In un lontanissimo futuro, i Draag, immensi umanoidi blu, hanno sradicato dalla Terra gli esseri umani, da loro chiamati Om, deportandoli sul pianeta Ygam. I Draag, che conducono su Ygam una vita tecnologicamente avanzata e spirituale, considerano gli Om animali. Alcuni Om sono tenuti come animali domestici, mentre i restanti conducono un'esistenza selvatica: per impedirne la proliferazione eccessiva, i Draag conducono periodicamente operazioni di disinfestazione denominate "deumanizzazioni" o "purghe". La vita dei Draag è molto lunga rispetto a quella degli Om, ma il loro tasso di riproduzione è molto minore. 
Quando una madre Om viene torturata a morte da tre bambini Draag, per puro sadismo bullesco, il suo piccolo orfano viene trovato dal Maestro Sinh, un importante notabile, e da sua figlia Tiwa. Questa tiene l'Om come animale domestico e lo chiama Terr. Tiwa si affeziona a Terr e fa attenzione a non fargli male, ma, in conformità con le istruzioni dei suoi genitori, gli mette un collare con cui può trascinarlo in qualsiasi direzione. Quando la giovane si reca alle sessioni in cui riceve la sua istruzione tramite un casco che trasmette conoscenza alla sua mente, porta con sé Terr. Un difetto nel collare dell'Om permette anche a lui di ricevere la conoscenza. Una volta raggiunta l'adolescenza, Tiwa inizia a praticare la meditazione Draag, che permette alla specie di viaggiare con la mente. Così perde un po' di interesse per Terr, che nel frattempo è diventato un giovane uomo e ha acquisito molta conoscenza Draag. A un certo punto l'Om fugge nella natura selvaggia, rubando il casco di Tiwa. 
In un parco abbandonato pieno di strane creature, Terr incontra una femmina Om selvaggia che gli taglia il collare e lo presenta alla sua tribù. Terr mostra a questi Om come usare il casco per acquisire la conoscenza e l'alfabetizzazione Draag, dopo aver vinto in un duello il diritto di farlo. La capacità di lettura che acquisita permette ai membri della tribù di leggere un annuncio Draag che annuncia che il parco sarà sottoposto a "deumanizzazione" e quando l'intervento avrà luogo. Alcuni vengono massacrati dalla tecnologia Draag mentre altri fuggono, unendosi alle forze di una tribù vicina. Vengono attaccati da due passanti Draag e riescono a ucciderne uno prima di fuggire in un deposito di razzi abbandonato. L'indignazione dei notabili Draag per l'accaduto è immensa.
I fuggiaschi vivono per anni nel deposito di razzi, raggiunti da molti altri Om. Grazie alle conoscenze acquisite dal casco di Terr, riescono a replicare la tecnologia Draag, inclusi due razzi; sperano di lasciare Ygam per migrare sulla sua luna, il Pianeta Fantastico, e vivere lì al sicuro dalle persecuzioni. A un certo punto un intervento di "deumanizzazione" su larga scala colpisce il deposito e molti Om vengono massacrati. Un gruppo guidato da Terr riesce ad usare i razzi per fuggire sul Pianeta Fantastico, dove vengono scoperte statue colossali e acefale che i Draag raggiungono in spirito durante la meditazione, usandole per incontrare esseri provenienti da altre galassie in uno strano rituale di accoppiamento, indispensabile per preservare la loro specie. Così gli Om distruggono alcune delle gigantesche statue senza testa, che sono fragilissime, molli come bruchi - minacciando in questo modo l'esistenza stessa dei Draag. In risposta all'attacco esiziale, il genocidio degli Om su Ygam viene fermato all'istante. Vista la crisi inaudita, i Draag sono costretti a negoziare la pace. Gli Om accettano di lasciare il Pianeta Fantastico ai Draag per le loro meditazioni e, in cambio, un satellite artificiale viene messo in orbita attorno a Ygam e dato loro come nuova casa. Il finale è idilliaco: la pace raggiunta porta a un'èra di  prosperità e di coesistenza pacifica tra le due specie, che ora traggono vantaggio reciproco, l'una dal modo di pensare dell'altra.
 
 
Recensione: 
Questo film è un susseguirsi di sequenze allucinogene, il cui Demiurgo indiscusso è il genio di Roland Topor, che qualcuno giustamente ha paragonato a un drago. Istante dopo istante, i fotogrammi introducono nel nostro mondo colori mai visti, forme inconcepibili. È come se l'Artefice di tutto questo provenisse da un Universo diverso da quello in cui viviamo e avesse la capacità di plasmare i suoi ricordi, le sue emozioni, producendo paesaggi inquietanti, spaventosi. 
Laloux e Topor affrontano temi complessi e spinosi, come il posto dell'Uomo nell'Universo e il suo rapporto con la Natura, approfondendo questioni del tipo: cosa accadrebbe se coloro che si ritengono il metro e la misura di ogni cosa esistente si ritrovassero ridotti al rango di insetti? Forse proprio questo spiega come mai Il Pianeta Selvaggio, già pronto per essere distribuito nel lontano 1963, ha dovuto aspettare altri dieci anni prima di farsi conoscere dal mondo. Un caso del tutto anomalo, che finora non è stato mai analizzato in modo soddisfacente. Non si trova una sola pagina Web che renda conto di questo fatto in modo soddisfacente, chiaro, comprensibile. Perché una pellicola dovrebbe aspettare così tanto tempo prima di essere distribuita? Forse i suoi stessi autori la consideravano troppo avanti coi tempi, troppo sconvolgente. Temevano le reazioni di una società ancora impreparata a comprendere un messaggio tanto dirompente. 
Quando il film fu presentato nel 1973, ci furono critici altamente politicizzati e farneticanti che videro nella trama una metafora della Primavera di Praga. Questa tesi fu smentita in modo secco da Stefan Wul, che aveva pubblicato il romanzo Oms en série nel 1957, undici anni prima del "Socialismo dal volto umano" di Alexander Dubček e della conseguente invasione sovietica in Cecoslovacchia, avvenuta nell'agosto 1968. Il Pianeta Selvaggio era proprio l'adattamento di Oms en série. L'anacronismo avrebbe dovuto saltare agli occhi di chiunque! Quando le febbri politiche divorano persone che si atteggiano a "intellettuali", non esiste speranza alcuna di trovare riparo dalle loro stronzate! Per loro tutto diventa "metafora", anche l'atto di pulirsi il deretano dopo una violenta scarica di diarrea caustica! 


Un futuro lontanissimo o un passato remoto? 

Quando si guarda un film di fantascienza, non importa se di animazione o meno, si è portati a credere che gli eventi narrati si svolgano per necessità nel futuro. Tuttavia questo non è affatto garantito. Potrebbe anche trattarsi di una pellicola che esplora le origini remote del genere umano, immaginando che sia provenuto da altri mondi, per essere poi trapiantato sulla Terra - con conseguente perdita di ogni memoria nel corso dei millenni. In questo caso, l'azione si svolgerà giocoforza nel passato. Qualcuno dirà che in fondo non ne sappiamo poi molto degli eventi che hanno portato alla formazione e alla diffusione della nostra specie. Si ipotizzano tante cose, ma ora della fine non si è in grado di fornire certezze su nulla. Quindi possiamo benissimo pensare che i Draag abbiano raccolto gli Om dalla nostra Terra, e che questi umani fossero proprio i lontanissimi discendenti della Francia - ma è anche possibile che le interazioni tra i Draag e gli Om siano proprio gli antefatti del remoto popolamento della Terra, milioni di anni fa, e del sorgere di Homo sapiens. Certo, nessun biologo, nessun paleontologo sarebbe contento di sentire queste cose, così sono costretto a ricordare che si tratta di finzione. Indagare in modo approfondito i dettagli e le origini di una finzione, proprio come se fosse reale, è forse uno dei miei più gravi difetti, ma non posso farci nulla. Tutto è molto confuso: la questione dell'ambientazione passata o futura del film di Laloux non può dirsi risolta. Non ho ancora letto il romanzo di Stefan Wul, che potrebbe apportare qualche informazione utile, essendo la fonte ultima della pellicola in analisi. Comunque sia non spero molto in chiarimenti: sembra infatti, dal materiale reperito nel Web, che l'animazione sia un adattamento abbastanza fedele al testo da cui è stato tratto. 


Possibile ispirazione darwinista 

Il principio fondante della narrazione è questo: le civiltà necessitano di avversità per conservare le proprie forze vitali, avendo la possibilità di sopravvivere e di espandersi unicamente attraverso lo stimolo e l'emulazione forniti dal confronto con altre civiltà o da un ambiente ostile. Che la narrazione sia ambientata nel futuro o nel passato, non ci sono dubbi sul fatto che gli Oms sono i barbari discendenti di una civiltà altamente avanzata, che è poi entrata in un'inesorabile fase di decadenza. Invece la civiltà dei Draag, dopo aver eliminato tutti i potenziali pericoli della vita sul loro pianeta Ygam, si è sclerotizzata e solo la rivolta degli Oms riesce ad evitare la sua fine. Secondo Laurent Genefort (1996), la chiave di lettura sarebbe politica: tutto farebbe pensare all'emulazione ideologica e tecnologica indotta dalla contrapposizione politica tra il blocco orientale e quello occidentale durante la Guerra Fredda, periodo a cui risale il romanzo di Stefan Wul. 


Etimologie 
 
1) Queste sono alcune etimologie esterne, che spiegano l'ispirazione e l'origine dei nomi creati da Stefan Wul e ripresi da Laloux-Topor:
 
Om 
Chiaramente il nome dei piccoli esseri umani, Om, è stato tratto dall'autore dal francese homme "uomo". 
 
Draag  
Chiaramente il nome dei grandi umanoidi azzurri, Draag, è stato tratto dall'autore dal francese dragon "drago".  

Terr 
Chiaramente il nome dell'umano preso come animale domestico, Terr, è stato tratto dall'autore dal francese terre "terra". 

Nel romanzo di Stefan Wul si trovano i nomi di altri Om, che confermano la tesi della loro origine francese. Sono i seguenti: 

Brave "Coraggioso" 
Charbon "Carbone" 
Sav "Sapiente" (abbreviazione di Savant)
Vaillant "Valoroso" 
la Vieille "la Vecchia" 

Va detto che l'autore potrebbe aver pensato a questi antroponimi come a traduzioni da un originale sconosciuto. 

2) Queste sono alcune etimologie interne, che postulano l'origine della lingua dei Draag dal protoindoeuropeo secondo una propria trafila, diversa da quella delle lingue indoeuropee a noi conosciute (in modo non dissimile da quanto visto per gli Ingegneri in due film di Ridley Scott, Prometheus e Alien: Covenant): 

Om 
Il nome degli esseri umani, Om, è derivato da una forma protoindoeuropea *(s)up-no- "sotto", "infimo", con riferimento alla condizione di Homo sapiens in relazione con la specie dominante dei Draag. Un esito di una protoforma simile è il latino supīnus "rovesciato, rivolto verso l'alto". 

Terr 
Il nome dell'umano preso come animale domestico, Terr, è derivato dal protoindoeuropeo *ter- "tenero", "molle", "fragile". Deve essergli stato da Tiwa perché le ispirava compassione. Corrisponde al latino tener "soffice, delicato, tenero".

Tiwa 
Il nome di una giovane Draag, Tiwa, è derivato dal protoindoeuropeo *deywā- "dea". Un nome di buon augurio. Corrisponde al latino dea, dīva.

Sinh 
Il nome del notabile Draag, Sinh, è derivato dal protoindoeuropeo *sen- "vecchio", "antico". Si riporta il fatto, a dir poco singolare, che nella versione italiana dell'animazione, il nome Sinh è mutato in più familiare Simon. Corrisponde al latino senex "vecchio".

Draag
Il nome della stirpe dei giganti azzurri, Draag, è derivato dal protoindoeuropeo *h2nēr, *h2ṇr- "uomo" ("essere senziente"), "forza". Il gruppo *nr- si è trasformato in dr-. La terminazione -aag deve essere un antico suffisso collettivo, che corrisponde al latino -āgo, -īgo

Ygam 
Il nome del pianeta dei Draag, Ygam, è derivato dal protoindoeuropeo *g'hdhom- "terra, suolo". Si presuppone che un popolo chiamerebbe il proprio mondo a partire dalla parola "terra, suolo". Corrisponde al latino humus "suolo". 

Nel romanzo di Stefan Wul troviamo altri interessantissimi nomi di Draag: 

Faoz (proprietario della madre di Terr)
Praw (padre di Tiwa)
Xeb Liar (spia e servitore del Maestro Sinh) 

Il nome Faoz significa "Salvo" ed è derivato dal protoindoeuropeo *bhewg- "fuggire", "liberarsi"; "godere (di un beneficio)". Corrisponde al latino fūgiō "io fuggo" e al medio persiano bōz-"liberare", "salvare". 
Il nome Praw significa "Perverso" ed è derivato dal protoindoeuropeo *prāwo-*preh2wo- "curvo", "inclinato" (da cui il latino prāvus). Cfr. Pokorny.   
Lasciamo fermentare un po' Xeb Liar: forse tra qualche tempo mi verrà in mente un'idea convincente. Per quanto riguarda l'ispirazione, l'autore avrà preso Liar dall'inglese, volendo significare "mentitore". 
Spero che questi esercizi filologici abbiano apportato diletto agli eventuali lettori. 


Errori vari  

Secondo Terr, una settimana nella vita di un Draag durerebbe quanto un anno per gli Om. Tuttavia dice anche che la sua proprietaria Tiwa, che lo ha cresciuto fin dall'infanzia, ha perso interesse per lui "quando ha raggiunto l'adolescenza". A quel punto Terr avrebbe quasi certamente raggiunto la mezza età, come minimo, eppure sembra avere ancora non più di vent'anni. 

Il doppiaggio inglese è inconsistente con l'originale sul fatto che i Draag credano o meno che gli umani abbiano avuto una società organizzata. Nella versione originale francese, il consiglio dei Draag discute dell'esistenza di prove che gli umani della Terra potrebbero aver avuto un'intelligenza e una cultura proprie, ma continuano a ritenere che queste prove non siano conclusive. La versione inglese, tuttavia, inserisce la frase they "may have destroyed their entire civilization" ("potrebbero aver distrutto la loro intera civiltà"), facendo sembrare che i Draag fossero consapevoli del fatto che gli umani, a un certo punto, fossero civilizzati. Un cambiamento di prospettiva di non poco conto, che dovrebbe far riflettere sulla scarsa coerenza della sostanza di cui è fatta la Settima Arte. Va detto che questo film ha ottenuto poco successo negli Stati Uniti.  


La colonna sonora  

La colonna sonora del film, composta da Alain Goraguer, è stata così recensita François Couture su AllMusic

"Il tema principale ricorda molto "Atom Heart Mother Suite" dei Pink Floyd (stesso tempo di metà brano, mellotron, clavicembalo e chitarra wah-wah), mentre gli altri due sono una ballata e un valzer circense. La musica è fortemente cliché anni '70 e piacerà agli appassionati di colonne sonore francesi e italiane degli anni '70. Sebbene ripetitivo, l'album stesso crea un'interessante atmosfera fantascientifica fluttuante, indotta dalla marijuana, che fonde psichedelia, jazz e funk... [È] stato campionato da alcuni artisti hip-hop."

Ecco le tracce:

1. Déshominisation (II) - 0:57
2. Déshominisation (I) - 3:50
3. Générique - 0:44
4. Le Bracelet - 1:27
5. Terr et Tiwa - 1:46
6. Maquillage de Tiwa - 1:17
7. Course de Terr - 0:53
8. Terr et Médor - 1:47
9. Terr et Tiwa Dorment - 0:49
10. Terr Est Assomé - 0:46
11. Abite - 0:53
12. Conseil des Draags - 0:56
13. Les Hommes – La Grande Co-Existence - 1:15
14. La Femme - 2:12
15. Mira et Terr - 0:44
16. Mort de Draag - 0:51
17. L’Oiseau - 2:28
18. La Cité des Hommes Libres - 0:49
19. Attaque des Robots - 2:05
20. La Longue Marche – Valse des Statues - 2:15
21. Les Fusées - 2:20
22. Générique - 2:06
23. Strip Tease - 2:24
24. Méditation des Enfants - 1:33
25. La Vieille Meurt - 0:49 


Roland Topor 

Roland Topor (Parigi, 1938 - Parigi, 1997) è stato un disegnatore, pittore, illustratore, scrittore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, attore e scenografo francese, di origine ebraico-polacca, ossia ashkenazita. L'arte gli scorreva nel sangue: suo padre, Abram Topor, era pittore e scultore. Nel 1962 fondò assieme a Fernando Arrabal e ad Alejandro Jodorowsky il Movimento neo-surrealista Panico. Come attore lo ricordiamo nel ruolo di Renfield in Nosferatu, il principe della notte (Werner Herzog, 1979). Ha collaborato con René Laloux, oltre che nel presente film, in due cortometraggi: Les Temps morts (1964) e Les Escargots (1965). Si fa molta fatica a descrivere in dettaglio tutta l'incredibile opera di questo artista, tanto è vasta e ispirata. Tra i suoi contributi al genere umano, si ricorda il romanzo Le Locataire chimérique (1964), che poi è stato adattato da Roman Polański in un grande capolavoro: L'inquilino del terzo piano (1976). Curiosità: il cognome Topor significa "Ascia". 


Stefan Wul 

Stefan Wul è lo pseudonimo di Pierre Pairault (Parigi, 1922 - Évreux, 2003), scrittore francese di fantascienza. Nel corso della sua carriera di scrittore ha utilizzato anche un altro nom de plume: Lionel Hudson. Esercitava la professione di chirurgo dentale, che abbandonò nel 1952 per trasferirsi ad Évreux (Normandia), dedicandosi a tempo pieno alla scrittura, sua vera passione. Finora non ho letto nulla di questo autore, spero di poter rimediare alla mancanza nel prossimo futuro. Questo è l'elenco delle sue opere: 

1) Retour à zéro (1956) 
2) Niourk (1957) 
3) Rayons pour Sidar (1957)  
4) La Peur géante (1957) * 
5) Oms en série (1957) ** 
6) Le Temple du passé (1957)  
7) L'Orphelin de Perdide (1958)  
8) La Mort vivante (1958)  
9) Piège sur Zarkass (1958)  
10) Terminus 1 (1959)  
11) Odyssée sous contrôle (1959)  
12) Noô (1977)  

* In italiano: La grande paura 
** In italiano: Homo Domesticus  

mercoledì 19 aprile 2023

 
GANDAHAR 

Titolo originale: Gandahar
Lingua originale: Francese
Paese di produzione: Francia, Corea del Nord 
Anno: 1988
Durata: 82 min 
Formato - colore: 1,33:1 - Dolby
Genere: Animazione, fantasy, fantascienza  
Sottogenere: Fantascienza per adulti 
Regia: René Laloux
Soggetto: René Laloux 
    Ispirato al romanzo di Jean-Pierre Andrevon,
    Les Hommes-machines contre Gandahar (1969)
Sceneggiatura: Raphael Cluzel
Produttore: Jean-Claude Delayre, Henri Rollin
Casa di produzione: Acteurs Auteurs Associés,
    Miramax Films 
(edizione americana)
Montaggio: Christine Pansu
Animatori: Studio SEK (Pyongyang) 
Direzione dell'animazione: Li Ha Gyu
Colori: Madeleine Camolli 
Fotografia: Pierre Biecher 
Slogan originale: Les Années lumière 
Titoli in altre lingue: 
    Inglese: Light Years 
Doppiatori originali: 
    Sylvain: Pierre-Marie Escourrou 
    Airelle: Catherine Chevallier 
    Metamorphis: Georges Wilson 
    Ambisextra: Anny Duperey 
    Blaminhor / Blaminhoe: Jean-Pierre Ducos 
    Portavoce del Consiglio: Christine Paris 
    Uomo di Metallo: Olivier Cruveiller 
Voci addizionali (francese): 
    Zaïra Benbadis 
    Claude Degliame 
    Olivier Cruveiller 
    Jean-Pierre Jorris 
    Dominique Maurin-Collignon
    Jean-Jacques Scheffer 
    Jean Saudray 
    Frédéric Witta 
    Philippe Noël 
    Philippe Duclos 
    Joël Barbouth 
    Michel Charrel 
    Roland Lacoste 
Doppiatori (in inglese): 
    Sylvain: John Shea
    Airelle: Jennifer Grey
    Metamorphis: Christopher Plummer
    Ambisextra: Glenn Close
    Blaminhor / Blaminhoe: Earl Hammond
    Portavoce del Consiglio: Sheila McCarthy 
    Maxum / Capo dei Deformi: Earle Hyman 
    Capo dei Deformi: Penn Jillette, Earle Hyman  
    Shayol: David Johansen 
    Voce collettiva: Terrence Mann 
    Apod, l'Uomo di Metallo: Alexander Marshall 
    Optiflow: Paul Shaffer 
    Octum: Joseph Teller 
    Gemmen: Charles Busch 
Voci addizionali (inglese):
    Dennis Predovic
    Bridget Fonda
    Chip Bolcik
    Sheila McCarthy
    Kevin O'Rourke
    Ray Owens 
    Jill Haworth 
Budget: 5,5 milioni di dollari US
Box office: 370.698 dollari US
 
Trama: 
Il pacifico popolo del pianeta Gandahar, che vive in perfetta armonia con la Natura, subisce l'improvviso attacco di orde di automi, gli "Uomini di Metallo", che portano devastazione nei villaggi, pietrificando le loro vittime. Le statue di pietra vengono poi raccolte e trasferite nella base degli invasori. A Jasper, capitale di Gandahar, il Consiglio delle Donne ordina all'agente Sylvain di investigare. Nel corso del suo difficile viaggio, egli incontra i Deformi, membri di una razza di mutanti creata accidentalmente dagli scienziati di Gandahar nel corso di perigliosi esperimenti genetici. Anche se nutrono odio eterno verso i loro Creatori, questi Deformi offrono il loro aiuto a Sylvain, perché comprendono di essere essi stessi minacciati dagli Uomini di Metallo. 
Sylvain in seguito salva Airelle, una donna gandahariana. Insieme scoprono la base degli Uomini di Metallo, dove le persone rapite e congelate vengono trasportate attraverso un immenso portale, finendo inesorabilmente assimilate agli invasori, da cui diventano indistinguibili. I due riescono a nascondersi in una vicina imbarcazione che si dirige verso il centro dell'Oceano, dove incontrano Metamorphis, un cervello gigantesco di aspetto glandiforme. Sylvain e Airelle vengono catturati e affrontati dal mostruoso Metamorphis, che rivela loro cose importanti: sebbene gli Uomini di Metallo credano che lui sia il loro capo, non li ha creati né ha ordinato il loro attacco. In modo molto ambiguo, l'abnorme massa cerebrale afferma di non voler vedere la caduta di Gandahar e di aver bisogno di tempo per capire il collegamento esistente tra lui e gli Uomini di Metallo. Dopo aver dato queste notizie, utili quanto le feci di uno stercorario, riporta Sylvain e Airelle alla capitale Jasper. Qui i due apprendono che Metamorphis, proprio come i Deformi, era il frutto abominevole di un esperimento di scienziati gandahariani, abbandonato nell'Oceano a causa della sua rapida crescita e del suo comportamento sempre più violento. A Sylvain viene quindi ordinato di uccidere Metamorphis con una siringa speciale. Sylvain torna da Metamorphis, che si proclama innocente, pur rivelando che gli Uomini di Metallo provengono dal futuro attraverso il portale che Sylvain aveva visto in precedenza. Quindi lo esorta a ucciderlo tra mille anni, poiché la siringa nel presente non avrebbe alcun effetto su di lui. Sylvain, anche se scettico, si lascia abbindolare e acconsente alla richiesta stravagante di Metamorphis, che lo mette in stasi. 
Mille anni dopo, Sylvain si risveglia proprio come era stato concordato. Incontra i Deformi, che gli spiegano la vera natura degli Uomini di Metallo: a causa dell'età avanzata di Metamorphis, le sue cellule non possono più rigenerarsi, il che lo ha spinto a creare gli Uomini di Metallo e a ordinare loro di tornare indietro nel tempo per catturare i Gandahariani, così da poter assorbire le loro cellule e continuare a vivere, uccidendoli nel processo. Il metallo proviene dalle cellule morte di Metamorphis che si metallizzano con il tempo. I Deformi, tuttavia, sono stati abbandonati perché considerati indesiderabili. Così concordano con Sylvain di collaborare. I Deformi combattono gli Uomini di Metallo e salvano i Gandahariani rimasti, mentre Sylvain affronta Metamorphis da solo. I Deformi distruggono il serbatoio che rifornisce il cervello titanico di nuove cellule, distraendolo abbastanza a lungo da permettere a Sylvain di iniettare la siringa nella materia grigia, provocandone la morte. Svolto il suo compito, Sylvain, insieme ai Deformi e ai Gandahariani, fugge attraverso il portale, riuscendo a tornare nel cronotopo di origine. 
 
 
Recensione: 
Mi pare un'opera ottima e molto originale, che è riuscita a costruire un mondo fantasy sognante, quasi dunsaniano. L'Oscuro Potere che irrompe nel reame incantato ricorda quello di Sauron: orde di metallo e di morte che minacciano tutto ciò che di bello l'immaginazione umana può concepire. Certo, ci si può aspettare che un film alla cui produzione ha collaborato la Corea del Nord possa essere classificato come politico. Tuttavia non vedo grandi componenti retoriche in questa pellicola. Sembra presente soprattutto una tenue tematica antisessista e femminista: il Paese di Gandahar è un regime matriarcale, caratterizzato da una condizione di privilegio femminile, anche se molto tollerante e non oppressivo, quasi utopico - anche se dotato di un lato oscuro come la pratica dell'eugenetica, con conseguente esclusione sociale dei reietti. Qualche farneticante identificherà gli Uomini di Metallo con il Fascismo, è ovvio: identificherebbero in questo modo anche le formiche. In tutto questo panorama concettuale ci sono incoerenze quasi patetiche. Vorrei vedere chi avrebbe il coraggio di andare nella Corea del Nord a parlare di queste tematiche. In particolare, dubito che già all'epoca nella nazione socialista asiatica sarebbe stata apprezzata la democrazia gandahariana. Troppo carente di gerarchia e di culto del capo semidivino! E che ne direbbero del sesso libero, quando a Pyongyang è prevista la pena di morte già soltanto per la detenzione di immagini pornografiche? 
Le reazioni della critica sembrano tra loro contraddittorie. Alcuni lodano l'originalità estrema dell'animazione, mentre altri la considerano datata e poco fluida, quasi ingessata, scarsamente mobile: non reggerebbe il confronto con standard più moderni, come quelli dello Studio Ghibli o di film come Akira (Katsuhiro Ōtomo, 1988). Molto apprezzata da tutti è stata invece la colonna sonora originale, che fonde assieme elementi di rock progressivo, psichedelia e free jazz. Il design dei personaggi in genere è considerato valido. Mi sono però imbattuto in molti commenti di navigatori che stigmatizzano la trama come prevedibile, addirittura scontataLe contraddizioni non finiscono qui: alcuni hanno ritenuto le scene di battaglia inferiori a quelle mostrate in produzioni televisive più economiche. A prescindere da tutte queste fisime tecniche, direi che il film di Laloux andrebbe riscoperto, che ne andrebbe promossa la diffusione. La trovo una necessità prioritaria, soprattutto in questi tempi in cui le idee si sono inaridite e dominano pavoni che sembrano più che altro in grado di copiare senza neppure riconoscere i crediti.  


Produzione 

La produzione di Gandahar iniziò in Francia nel 1977, dopo che René Laloux creò uno studio di animazione ad Angers in collaborazione con André-Marc Delocque-Fourcaud e il produttore Michel Gillet. René Laloux contattò lo scrittore Jean-Pierre Andrevon per proporgli un adattamento cinematografico animato del suo romanzo Les Hommes-machines contre Gandahar, pubblicato nel 1969. Andrevon, che aveva inizialmente immaginato Gandahar come un fumetto prima di trasformarlo in un romanzo, fu immediatamente interessato a un adattamento. René Laloux opzionò quindi i diritti di adattamento del libro e scelse di contattare l'illustratore Philippe Caza, che accettò di lavorare con lui al film. Il regista fece quindi leggere in fretta e furia ad Andrevon una versione praticamente definitiva della sceneggiatura, che l'autore considerò molto fedele al romanzo. Successivamente, Andrevon non fu più coinvolto nel resto del progetto; Caza, suo amico, lo tenne comunque informato mostrandogli regolarmente i suoi schizzi preparatori. 
Il progetto prese inizialmente la forma di un episodio pilota, Les Hommes-machines, prodotto ad Angers. Questo cortometraggio a colori fu la prima collaborazione tra Laloux e Caza; le scenografie furono create da Philippe Adamov e la colonna sonora utilizzava musiche di Brian Eno. La resa visiva era piuttosto diversa dalla forma che avrebbe poi assunto per lo stesso lungometraggio, e l'intero film durava circa sette minuti. 
L'episodio pilota raccontava l'inizio delle avventure di Sylvain nel paese di Gandahar, in un'atmosfera che Caza descrisse come piuttosto "hippie". L'episodio pilota non riuscì a convincere i produttori e il progetto non andò avanti a causa della mancanza di finanziamenti sufficienti.
Dieci anni dopo, il produttore Léon Zuratas, amico di René Laloux, venne a conoscenza tramite la società di produzione COL-IMA-SON dell'esistenza di studi di animazione in Corea del Nord che avrebbero potuto realizzare il film a costi più bassi: il progetto fu quindi rilanciato e l'intera produzione si svolse in Corea del Nord. 

 
Etimologia di Gandahar 

A mio avviso Gandahar rimanda immediatamente al nome di un antico regno che sorgeva nel territorio di quello che ai nostri tempi è conosciuto come Afghanistan orientale e Pakistan settentrionale: il Gandhara (Sanscrito गन्धारः Gandhāraḥ). L'etimologia dell'antico toponimo Gandhāra ha il suo fondamento nel concetto di fragranza della terra. Infatti deriva con ogni probabilità dalla parola sanscrita gandha, che significa "profumo" e da un elemento āra- che significa tra le altre cose "luogo, posto". Quindi il significato letterale sarebbe "Terra di Fragranze". Questo perché la regione storica ha un'inveterata reputazione di produrre beni profumati e di essere molto fertile. L'origine ultima del Sanscrito gandha "profumo" è pre-indoeuropea e ignota. In ultima analisi, è da questa stessa fonte che ha tratto origine il cognome Gandhi
Un diverso toponimo che ricorda Gandahar, è senza dubbio l'afghano Kandahar, a cui tutti siamo abituati da anni di angoscianti cronache dei quotidiani ("il luogo da cui nessun occidentale è mai uscito vivo!", tuonano i giornalisti). In realtà non esiste alcuna connessione tra i due nomi di luogo. Kandahar deriva in ultima analisi dal greco Ἀλεξάνδρεια (Alexandreia), nome di una città dell'Aracosia così chiamata dal suo fondatore, Alessandro il Grande (Ἀλέξανδρος). La naturale evoluzione del greco Alexandreia ha portato al persiano Iskandar, quindi al Pashtun Kandahar
Analizzando bene la semantica, mi sento abbastanza sicuro che Laloux abbia tratto Gandahar da Gandhara, volendo dare l'idea di una terra felice e molto prospera. 


I Blemmi di Gandahar

Viene ripreso il mito dei Blemmi, esseri umanoidi privi di testa ma con la faccia situata proprio nel mezzo del torace. Sembra che il nome di queste creature fantomatiche derivi da quello di un popolo realmente esistito - e ovviamente di membra del tutto normali: i Blemmi (latino Blemmyae, greco Βλέμυες, copto Belhmou), che abitavano in Nubia. L'etnonimo copto, che doveva suonare /belh'mu:/, è proprio la forma originale da cui sono derivate quelle riportate nei documenti in greco e in latino. Questi Blemmi erano eroici guerrieri che in epoca tarda, nel VI secolo d.C., difesero con grande valore i Templi di Iside a File dai ripetuti assalti dei Cristiani. Nel film di Laloux compare la stessa radice nell'antroponimo Blaminhor, evidentemente formato dal nome dello strenuo popolo nubiano. 


La versione in inglese 

Una versione in lingua inglese fu diretta da Harvey Weinstein (proprio lui, quello grassoccio degli scandali sessuali) e prodotta da Bob Weinstein tramite la Miramax Films, con la revisione della traduzione curata da Isaac Asimov (il padre dell'insabbiato David, amico dell'infanzia). Il titolo in inglese, Light Yars, è una traduzione letterale dello slogan originale "Les Années lumière" (ossia "Gli anni luce"), come si vede sul manifesto in francese. Evidentemente il suono della parola Gandahar non piaceva molto al famigerato Clan dei Weinstein - non riesco ad immaginare per quale motivo. 
La versione inglese non contiene la maggior parte della colonna sonora di Yared per la versione originale del film. Per alcune sequenze è stata prodotta una nuova musica, frutto della collaborazione di Jack Maeby, Bob Jewitt e Jim Klein. Una scena è stata tagliata per motivi di natura sessuale: è quella in cui Airelle e Sylvain si trovano nel nido immane di un essere simile a un carnosauro. Nella versione integrale, Sylvain viene mostrato mentre si toglie la maglietta; più avanti, lui e Airelle sono sdraiati nudi nel nido, di notte, evidentemente dopo aver consumato un rapporto sessuale. Trovo davvero comico e grottesco che un figuro processato per aver immerso la faccia nel cunnus di una ganza che non voleva, poi faccia il moralista per un paio di poppe e qualche curva!

Cineforum Fantafilm 

Il film di René Laloux è stato proiettato il 7 marzo 2011 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ero riuscito ad essere presente all'evento. Resta nel Web una traccia debolissima, nel sito Fantascienza.com:  


Riporto il riassunto contenuto nella sinossi preparata all'epoca da Andrea in formato cartaceo e contenuta nella pagina di cui sopra; i refusi li ho indicati con (sic).

"Gandahar è un mondo utopico di rara bellezza e tranquillità, il risultato di una mutazione e sperimentazione genetica. Ma la pace perfetta va in pezzi quando una forza malvagia e misteriosa invade questa serenità idilliaca, attaccando i suoi abitanti con raggi che li trasformano in pietra. Il Consiglio delle Donne si riunisce e decide di inviare Sylvain, figlio della regina Ambisextra, in missione per distruggere il nemico. Insieme alla bella e avventurosa Arielle (sic), Sylvian (sic) scoprirà il segreto del suo nemico, il cui nome è Metamorphis..."