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sabato 10 luglio 2021

I MAESTRI ANTELAMI E L'ETIMOLOGIA DEL TOPONIMO INTELVI

Oltre ai Maestri Comacini esistevano nel Medioevo anche altre corporazioni originarie della Diocesi di Como, come i Maestri Antelami (in latino Magistri Antelami, al singolare magister Antelami), detti anche Antelamici e Mestri Intelvesi, originari della Val d'Intelvi, che furono attivi a partire dal X secolo e molto presenti a Genova. La loro menzione più antica negli atti notarili della città ligure risale al 1157. Tuttavia già nel 929 si ha la menzione di carpentieri intelvesi, in un diploma rilasciato dal Re Ugo in favore del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia. Ancora nel 1457 in un atto notarile si trova l'artista Giovanni Gagini definito "magister Antelami et intaliator marmoriorum". Questi artisti vivevano praticando costumi loro propri, diversi da quelli del volgo che abitava le terre in cui si trovavano. Esiste infatti una locuzione caratteristica e ben attestata nei documenti: "secundum morem et consuetudinem terre Antelami". Nelle fonti storiche si rileva una certa confusione tra i Magistri Antelami e i Comacini, cosa che non cessa di creare problemi non soltanto tra il pubblico, ma anche tra gli stessi studiosi (Lazzati, 2008).        
 
Un relitto celtico 
 
Si comprende subito che gli Antelamici derivano il loro nome dal toponimo Antelamus, che corrisponde alla forma moderna Intelvi. La Val d'Intelvi è una zona montuosa situata tra il Lago di Como e il Lago di Lugano, con cui questi artisti hanno sempre continuato a mantenere stretti contatti, pur lavorando in terre molto lontane. Si vede che la forma Intelvi non può essere derivata da Antelamus secondo gli sviluppi tipici delle lingue romanze: la sua evoluzione fonetica diventa invece facile a capirsi ammettendo la lenizione di /m/ intervocalica in /v/ tipica delle lingue celtiche. 
 
Antelamus > *Antelavus > *Intèlav > Intelv, Intelvi  
 
Si comprende anche che il toponimo Antemamus / Intelvi deve essere collegato etimologicamente all'idronimo Telo. Il Telo è un torrente che nasce poco sotto la Cima Orimento e che scorre in Val d'Intelvi; nel suo corso raccoglie le acque di diversi altri torrenti. Sfocia nel Lago di Como ad Argegno, creando un conoide alluvionale. Lo stesso nome Telo si applica anche a un diverso torrente che nasce vicino a Scaria e sfocia nel Lago di Lugano ad Osteno. Per questo motivo è chiamato Telo di Osteno (Fonte: Wikipedia). 
 
 
Si risale a un idronimo protoceltico *Telamos, da cui, tramite il ben noto prefisso celtico ambi- "intorno", comunissimo in gallico (imparentato col latino am-, amb(i)- e col greco amphi-), deriva il toponimo *Ambi-telamos "Che sta intorno al Telamo". Proprio da questo *Ambitelamos è derivato Antelamus. L'evoluzione di *Telamos, attestato come Telamo, fino alla forma attuale Telo, è avvenuta tramite la lenizione della nasale /m/ intervocalica nella fricativa /v/, poi scomparsa, a differenza di quanto è avvenuto nella trafila che ha portato Antelamus a divenire Intelvi. Alla luce di queste evidenze, dobbiamo supporre che nella zona della Valle d'Intelvi sia sopravvissuta fino a un'epoca sorprendentemente tarda una forma di lingua neoceltica, di cui putroppo non ci sono rimasti testi scritti.  
 
Il professor Guido Borghi si è occupato del toponimo Intelvi nel suo lavoro Continuità Celtica della Toponomastica Indoeuropea del Bacino Lariano (2012), consultabile liberamente su Academia.edu. Questo è il link:
 
 
Riporto in questa sede, per finilità di conoscenza, quanto scrive l'autore nella sua peculiare ortografia, suggestiva man ben poco pratica (pagina 119): 
 
• Val d’Intelvi, 736 Antelavo, 712 Telamo < gallico *Tĕlămŏ- (cfr. l’idronimo svizzero romando Tièle / alemannico Zil; composto (le) Toulon) ÷ *Ămbĭ-tĕlău̯ī „(abitanti) intorno al Telo“ < celtico *Tĕlămŏ-  ÷ *Ămbĭ-tĕlău̯ŏi̯ <= *Ămbĭ-tĕlău̯ūs < indoeuropeo *Tĕlămŏ-  ÷ *Ămbɦĭ-tĕlăṷȭs < *(S)tĕlh2(/4)-(ĕ)mŏ- / *Tĕlh2(/4)-(ĕ)mŏ- „(fiume) che scorre / bovino“ (cfr. greco στάλαγμα "goccia" / lituano tẽlias "vitello") → *H2ănt·bɦĭ-tĕlh2(/4)-(ĕ)u̯ŏ-h1ĕs  

Molti dettagli lasciano il tempo che trovano, ad esempio le laringali delle audaci ricostruzioni di composti che potrebbero essere sorti in epoca ben più tarda di quella in cui la protolingua indoeuropea era parlata. Tuttavia nel testo sono contenute informazioni estremamente interessanti. 
 
Pokorny ha ricostruito la radice protoindoeuropea *(s)tel- "far scorrere, orinare", che corrisponde perfettamente alla radice *(s)telh2(/4)- "far scorrere" riportata dal Borghi. Sono convinto che sia questo il raffronto giusto. Oltre al greco στάλαγμα (stálagma) "goccia", dal verbo σταλάσσω (stalássō) "far scorrere", si possono riportare anche altri raffronti. In greco esiste anche τέλμα (télma) "pozzanghera, palude", corrispondente all'armeno tełm, tiłm "fango; feci". In inglese troviamo stale "orina" e to stale "orinare", vocaboli ricercati che certo non vengono insegnati nelle scuole italiane. In medio alto tedesco abbiamo stall "orina di cavallo" e stallen "orinare", verbo che esiste ancora nella lingua moderna. Il bretone staot "orina" (medio bretone staut), potrebbe risalire al protoceltico *stalto- "orina". In lituano esistono i verbi tul̃žti "diventare umido; gonfiarsi" e ištil̃žti "ammorbidirsi". In russo esiste толстый (tolstyj) "gonfio, grasso", che stando a Pokorny indica anche il cazzone: il raffronto è utile perché dal membro virile schizza il seme.

Escluderei fin da subito la radice con semantica bovina: lituano tẽlias "vitello", che corrisponde al lettone teļš, telēns e al proto-slavo *telę "giovane bovino" (russo теленок "vitello"). Questa radice enigmatica è trattata sull'utilissimo Wiktionary.

 
Sono state fatte tre ipotesi sull'origine di questa radice baltica e proto-slava. Le elenco in questa sede: 
 
1) Origine indoeuropea diretta.
Forse dal proto-indoeuropeo *telh₂- "portare", imparentato col latino tollō "portare", forse col proto-slavo *telěga "carro". Questa ipotesi è sostenuta da Snoj. Machek ipotizza invece una semplificazione del proto-indoeuropeo *wetélas “animale di un anno” imparentato col latino vitulus “vitello”, col greco antico ἔταλον (étalon), “animale di un anno” e col proto-germanico *weþruz “agnello di un anno”.
2) Origine da un diverso strato indoeuropeo.  
Secondo Holzer, l'origine sarebbe dal proto-indoeuropeo *dʰeh₁(y)- “succhiare, poppare”, tramite un dialetto ipotetico che desonorizzava le occlusive aspirate sonore. Se questo fosse corretto, la radice sarebbe imparentata col proto-slavo *dětę “bambino”, col latino fīlius “figlio” e con l'albanese dele “pecora”.
3) Prestito dal proto-turco.
Proto-turco *tẹ̄l “vitello”, attestato in Kazakh тел (tel) e in Yakut тиил (tiil). Questa proposta è sostenuta da Matasović e mi pare particolarmente convincente. 

Ovviamente per il professor Borghi, che è un seguace dei Neogrammatici, non sarebbe d'accordo con queste conclusioni. La cosa non è per me granché rilevante: ognuno segua il proprio cammino secondo il proprio giudizio. 
 
Gli Antelamici e i Catari  
 
Un mito assai diffuso tra gli intellettuali cattolici è quello secondo cui i Comacini e gli Antelamici sarebbero stati incaricati dalla Chiesa Romana di condurre una crociata antiereticale utilizzando la propria arte come arma. Secondo questa narrazione, mostrare Cristo dalla nascita alla morte plasmandone in modo realistico ed umano le fattezze, avrebbe contribuito a combattere le idee di coloro che ne negavano alla radice la natura carnale. In altre parole, doveva essere un modo per combattere le idee dei Catari e ostacolare la loro diffusione. Sull'efficacia di simili stratagemmi, posto che siano mai stati formulati in modo esplicito e consapevole, avrei serissimi dubbi. Pensare che una persona priva di qualsiasi fede nell'essenza corporale di Cristo possa convertirsi guardando una statua, è pura e semplice stoltezza. Si ha l'impressione che questi intellettuali cerchino con ogni mezzo di ridurre la propria dissonanza cognitiva, non sopportando l'idea di un Medioevo che non fu solo ed esclusivamente cristiano e cattolico. 
 
Antelamici, Comacini e Frammassoni 
 
Trove ben singolare e tutto sommato grottesco il fatto che sia la Chiesa Romana che la Frammassoneria, congreghe in aperta ostilità reciproca, rivendichino l'appartenenza al proprio corpus dottrinale delle maestranze di architetti del Medioevo. Per gli intellettuali cattolici, gli Antelamici e i Comacini sarebbero stati crociati del Cristianesimo Niceno. Per i Frammassoni, gli Antelamici e i Comacini sarebbero invece stati precursori e padri spirituali delle Logge. Bisognerà forse attendere molto tempo prima che sia fatta la necessaria chiarezza. 

mercoledì 24 febbraio 2021

 
ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA LOTTA 
 
Titolo originale: Extension du domaine de la lutte 
Autore: Michel Houellebecq 
Anno: 1994 
Lingua originale: Francese 
Tipologia narrativa: Romanzo  
Genere: Autobiografico, introspettivo 
Sottogenere: Depressivo, suicidario, ospedaliero, psichiatrico 
Ambientazione: Francia
I ed. italiana: 2000 
2 ed. italiana: 2019 
Editore (I ed.): Bompiani 
Editore (II ed.): La nave di Teseo 
Collana (I ed.): Romanzo Bompiani
Collana (II ed.): I delfini. Best seller
Traduttore: Sergio Claudio Perroni 
Pagine: 164 pagg.; 
    144 pagg. (copertina flessibile)  
Formato: Brossura 
Codice ISBN-10 (I ed.): 8845247708 
Codice ISBN-13 (I ed.): 978-8845247705  
Codice EAN (II ed.): 9788893448642 
Editore francese: Éditions Maurice Nadeau

Titoli in altre lingue: 
    Inglese: Whatever 
    Tedesco: Ausweitung der Kampfzone 
    Spagnolo: Ampliación del campo de batalla 
    Catalano: Ampliació del camp de batalla 
    Svedese: Konkurrens till döds  
    Norvegese (Bokmål): Utvidelse av kampsonen
    Russo: Расширение пространства борьбы 
    Polacco: Poszerzenie pola walki
    Rumeno: Extinderea domeniului luptei
 
Sinossi (da www.ibs.it)
"Trent'anni, analista programmatore in una società di servizi informatici, il protagonista di questo romanzo conduce un'esistenza indifferente. Il lavoro, i viaggi d'affari, le prigioni dell'amore e del sesso, l'assenza di qualsiasi sentimento che non sia di insofferenza verso se stesso, lo scivolare lento e inesorabile in uno stato di insensibilità dal quale sembra non esserci via d'uscita."

Trama:
Il protagonista è un giovane programmatore che lavora in un'azienda informatica di Parigi e si occupa in particolare di formazione. Nonostante la sua professione sia ben retribuita, conduce una vita squallida e priva di sostanza, assimilabile alla condizione di un'ombra murata in un cubicolo. Ignoriamo persino il suo nome. Il suo livello di istruzione è alto, in teoria dovrebbe avere molte possibilità, eppure il suo unico divertimento sembra essere la composizione di favole filosofiche i cui protagonisti sono animali. Sono narrazioni lunghissime, tediose, la cui lettura è defatigante. Il suo rapporto con il gentil sesso è stato caratterizzato da esperienze traumatiche, così da almeno due anni non ha avuto alcun contatto sessuale. I suoi superiori lo incaricano di andare in giro per la Francia a presentare un inutile e farraginoso programma ad alcuni enti della Pubblica Amministrazione, a cominciare dal Ministero dell'Agricoltura. Un compito snervante, annichilente, che lo porta ad avere contatti con numerosi esemplari della sottospecie Homo anaerobicus, tipica popolazione dei labirinti ministeriali. All'inizio della sua missione a Rouen tutto sembra andar bene. A un certo punto gli si presenta persino l'occasione di copulare con una funzionaria racchietta, ma lui scarta sul nascere l'idea di darle il proprio membro turgido. Nell'estenuante opera di formazione lo affianca un collega, Tisserand, che ha un aspetto fisico ripugnante e seri problemi sessuali; essendo incompetente spesso gli è più di ostacolo che di aiuto. Presto cominciano per il formatore problemi dovuti alla salute cardiovascolare, che lo portano a un ricovero in ospedale. La diagnosi è pericardite (all'inizio sembrava un grave infarto). Uscito dall'ospedale dopo un periodo di convalescenza, torna suo tour formativo, la cui seconda tappa è in Vandea. Qui si approfondisce il suo dialogo con Tisserand, che gli rivela i propri abissi interiori dovuti alla totale assenza di rapporti con l'altro sesso. In una discoteca, i due si trovano in uno stato di pesante ubriachezza e osservano una ragazza che si fa rimorchiare da un gigantesco mandingo. All'improvviso fa la sua irruzione un elemento insensato. Il protagonista parla al collega disperato, cercando di spingerlo a inseguire e a uccidere la coppietta; fallito miseramente il tentativo di fare di lui un Pacciani, ha un crollo psichico dopo aver appreso la notizia del suo suicidio. Come spesso accade ai personaggi dei romanzi di Houellebecq, finisce col farsi internare in una clinica psichiatrica, uscendone solo dopo alcuni anni. Una volta dimesso, decide di recarsi in una regione impervia dell'Ardèche, spinto da un'ispirazione insensata. Nemmeno tra quelle montagne riuscirà a dare un senso alla propria esperienza terrena.
 
Recensione:  
La prima volta che ho letto Estensione del dominio della lotta, che ha segnato l'esordio di Houellebecq come romanziere, mi sono reso conto di avere di fronte un lavoro eccellente. A distanza di anni ho sentito il bisogno di rileggere l'esile volume, ma con mia grande sorpresa non mi è piaciuto più così tanto, nonostante contenga alcuni concetti assolutamente geniali e sempre validi. Mi è parso che il costrutto fosse labile, addirittura sconclusionato, con quei racconti morali animaleschi che rovinano la continuità e sembrano blocchi di cemento abbandonati in una foresta. La trama si sfilaccia subito, si perde nei diverticoli dell'incessante ruminazione dell'autore, che a volte dà prova di un temperamento irritabile e cervellotico. Certe trovate narrative colpiscono per la loro completa assurdità, come il tentativo del protagonista di istigare il povero Tisserand a emulare il Mostro di Firenze. Forse non dovrei lamentarmi di una simile irruzione dell'insensatezza, del fatto che mi riesce incomprensibile. Se il comportamento di un individuo in quelle condizioni avesse un senso logico, non si potrebbe più attribuirgli l'etichetta di pazzia. Lo sfaldamento della personalità del programmatore procede senza sosta: possiamo dire che quando ha raggiunto l'Ardèche ogni suo processo mentale sia giunto alla dissoluzione. Il suo è uno stato crepuscolare. Questo è l'epilogo, che in qualche modo funge da epitaffio di un uomo annientato: 
 
"Sono al centro del baratro. Sento la mia pelle come una frontiera, e il mondo esterno come uno schiacciamento. L’impressione di scissione è totale; ormai sono prigioniero in me stesso. La fusione sublime non avverrà; lo scopo della vita è mancato. Sono le due del pomeriggio."  

È destabilizzante. Leggendo, si sentono le sinapsi che si sfaldano. É l'Essere che si disperde nell'Oblio.  
 
Una nuova teoria sociologica 
 
Da leggere, rileggere e incorniciare, perché sia sotto gli occhi ogni giorno e non sia mai dimenticato, è questo sublime brano che si trova nel capitolo 8 (Ritorno alle mucche):
 
"Decisamente, mi sono detto, nella nostra società il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione, del tutto indipendente dal denaro; e si comporta come un sistema di differenziazione altrettanto spietato, se non di più. Tuttavia gli effetti di questi due sistemi sono strettamente equivalenti. Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l’amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l’amore con decine di donne; altri con nessuna. È ciò che viene chiamato “legge del mercato”. In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l’adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Sul piano economico, Raphael Tisserand appartiene alla schiera dei vincitori; sul piano sessuale, a quella dei vinti. Taluni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti. Le imprese si disputano alcuni giovani laureati; le femmine si disputano alcuni giovani maschi; i maschi si disputano alcune giovani femmine; lo scompiglio e la confusione sono considerevoli."
 
Un esempio di antiliberalismo economico, in cui il licenziamento era proibito e tutti avevano un posto: 
IL TERZO REICH. 
 
Un esempio di antiliberalismo sessuale, in cui tutti gli uomini avevano una moglie e chi non la trovava se ne vedeva assegnata una dal sovrano: 
L'IMPERO DELL'INCA. 
 
Due esperimenti sociali che si sono rivelati fallimentari. Sono stati entrambi annientati dal liberalismo, che non tollerava e non tollera tuttora alcuna vistosa eccezione al proprio dominio. E questo è quanto.  
 
Stanti le premesse sopra esposte, non ho motivo di nascondere la mia natura fallimentare. Sono un perdente che il mondo ha condannato alla solitudine e alla masturbazione. I miei pochi incontri col genere femminile mi hanno causato ferite che sanguinano ancora e che non potranno mai rimarginarsi. Le mie condizioni economiche non leniscono minimamente la mia condanna. Non c'è riscatto alla mia maledizione. Sono dannato. Rispetto alle dottrine di Marx, la teoria sociologica abbozzata da Houellebecq ha il merito di comprendere che liberalismo economico e liberalismo sessuale non sono affatto interdipendenti, come gli stolti potrebbero invece pensare: senza dubbio possiamo affermare che il secondo non è semplicemente il frutto del primo. Non solo. La stessa esistenza del liberalismo sessuale non è percepita quasi da nessuno e non è considerata un problema gravissimo da affrontare. La mia esperienza m'insegna che ci sono persone che si professano marxiste, di estrema sinistra, proletarie, rivoluzionarie, essendo però ultraliberiste in campo sessuale e senza la benché minima percezione dell'iniquità della propria condizione. In  Rete c'è persino chi è convinto che la teoria enunciata da Houellebecq non sia una novità, arrivando ad affermare che sia davvero stata applicata nel '68. Non bisogna crederci. Chi sostiene queste assurdità tira in ballo il femminismo radicale, che è un rigurgito di demenza convulsionaria i cui frutti sono aberranti. Chi sostiene queste assurdità non ha compreso affatto la portata rivoluzionaria della denuncia degli orrori dell'ultraliberismo sessuale! 
 
La sofferenza, fisica e mentale 

Houellebecq ha un'autentica fissazione per gli ospedali e soprattutto per i reparti psichiatrici. Lo attrae la macerazione nel dolore, adora descriverla, freme dalla bramosia quando comunica al lettore ogni istante di degradazione e di annichilimento dell'Essere di un individuo schiantato. Eppure sul maleficio chiamato "psicanalisi" ha le idee ben chiare fin dal principio, come mostrano questi passaggi del capitolo 8 (Ritorno alle mucche): 
 
"Con l’alibi della ricostruzione dell’io, in realtà gli psicanalisti procedono a una scandalosa demolizione dell’essere umano. Innocenza, generosità, purezza… tutto ciò viene rapidamente triturato dalle loro rozze mani. Gli psicanalisti, pinguemente rimunerati, supponenti e stupidi, annientano definitivamente nei loro cosiddetti pazienti qualunque attitudine all’amore, sia mentale sia fisico; in pratica si comportano da veri e propri nemici dell’umanità. Spietata scuola di egoismo, la psicanalisi sfrutta con agghiacciante cinismo le brave figliole un po’ smarrite e le trasforma in ignobili bagasce dall’egocentrismo delirante, incapaci di suscitare altro che un legittimo disgusto." 
 
Nonostante la sua lucidità e il suo scetticismo sulla malvagia scienza degli strizzacervelli - schifosa piaga suppurante che affligge il genere umano - il protagonista finirà stritolato in una clinica, col cervello raso al suolo da damigiane di psicofarmaci e da ogni sorta di trattamenti deleteri. Questo identico percorso infernale lo si vede nella maggior parte delle opere dell'autore francese, tanto è radicato nel suo sentire! 
 
Un clamoroso errore botanico 
 
All'inizio del capitolo 5 (Presa di contatti), è scritto quanto segue:
 
"L’applicazione di sistema si chiamava “Sicomoro”. Il sicomoro è un albero che cresce in certe regioni della zona temperata fredda, apprezzato per il legname che se ne ricava e che produce una linfa zuccherosa; il sicomoro è diffuso in particolare in Canada. L’applicazione Sicomoro è scritta in linguaggio Pascal, con taluni passaggi in C++. Pascal è uno scrittore francese del XVII secolo, autore dei celebri Pensieri. Pascal è altresì un linguaggio di programmazione notevolmente strutturato e particolarmente adatto all’elaborazione statistica, del quale avevo acquisito una notevole padronanza." 

Vediamo subito che lo scrittore francese ha fatto una marchiana confusione tra il sicomoro (nome scientifico: Ficus sycomorus) e l'acero da zucchero o acero del Canada (nome scientifico: Acer saccharum). Al sicomoro sono state attribuite le proprietà dell'acero del Canada. Una confusione non da poco. Si tratta di due alberi completamente dissimili! Com'è potuto accadere un simile errore? Si tratta di una distorsione, che ricorre quando si è soggetti a un sovraccarico cognitivo e ci si fida troppo dei concetti immagazzinati nei propri banchi di memoria stagnante, senza un costante processo di verifica. È un insidia molto subdola. Può colpire chiunque. Basta dimenticarsi di controllare ogni singolo bit di informazione e subito si insinuano contenuti distorti! E pensare che questo romanzo Houellebecq lo ha scritto nel 1994, quando il World Wide Web era ancora agli inizi e la Conoscenza la si doveva sudare!  

Curiosità 

Nel 1999 il romanzo è stato adattato in un film, Extension du domaine de la lutte, diretto da Philippe Harel. Il regista stesso è anche sceneggiatore assieme a Michel Houellebecq, oltre che attore nella pellicola, interpretando il ruolo del protagonista. Il film non è stato distribuito in Italia. Non mi risulta ne esistano versioni in lingue diverse dal francese.  

Secondo quanto riportato nella Wikipedia in inglese, il protagonista del romanzo di Houellebecq sarebbe chiamato "Nostro Eroe" ("Our Hero" in inglese, "Notre Héros" in francese). A quanto ho potuto constatare, non si la benché minima traccia di questa denominazione nella versione originale e nemmeno in quella in italiano. Ho poi potuto appurare che il wikipediano responsabile di questa informazione inesatta ha preso "Notre Héros" proprio dal film di Harel. La parola "héros" ricorre soltanto una volta, nel capitolo 3 (senza titolo):
 
"Les pages qui vont suivre constituent un roman ; j'entends, une succession d'anecdotes dont je suis le héros." 
 
Nella traduzione di Perroni, "héros" è reso con un meno poetico "protagonista"
 
"Le pagine che seguono costituiscono un romanzo; cioè, chiarisco: una successione di aneddoti di cui io sono il protagonista." 
 
Ecco un altro esempio di come le informazioni debbano essere validate, potendo contenere bachi. Purtroppo tale lavoro è molto pesante, non può essere automatizzato e non è detto che il suo esito sia sempre un successo.   
 
Possibili echi dickiani 

Durante la rilettura mi è saltato subito all'occhio il seguente brano, che appare verso la fine del romanzo: 
 
"In un altro 26 maggio, nel tardo pomeriggio di un altro 26 maggio, era avvenuto il mio concepimento. Il coito aveva avuto luogo in salotto, su un tappeto pseudo-pakistano. Mentre mio padre la prendeva da dietro, mia madre aveva avuto la malaugurata idea di allungare la mano per carezzargli i testicoli, con tanta sapienza da portarlo in breve all’eiaculazione. Mia madre aveva provato piacere, ma non un orgasmo vero e proprio. Poco più tardi, avevano mangiato del pollo freddo. Questo avveniva trentadue anni fa; a quei tempi si riusciva ancora a trovare dei polli veri." 
 
Ricordo nitidamente di essermi imbattuto in un passo del tutto simile in un romanzo di Philip K. Dick. Purtroppo non riesco più a trovare in quale. Ci sono diventato matto e ho cercato in diversi file pdf di opere dickiane, invano. Credo proprio che fosse uno dei cosiddetti romanzi "mainstream". Non era fantascienza. La descrizione era meno estesa e non vi compariva alcuna allusione a un tappeto pseudo-pakistano (che può essere solo il prodotto di manie tipicamente francesi). Vi compariva però la posizione sessuale more ferarum e la carezza sui testicoli, che produceva l'eruzione di fiotti di sperma nel canale procreativo. Era anche usata la stessa parola, "sapiente", per descrivere il massaggio gonadico. Ho avanzato l'ipotesi che la fonte dickiana fosse il romanzo "mainstream" Voci dalla strada (Voices from the Street). Tuttavia Cesare Buttaboni mi ha fatto notare che, pur essendo stato scritto nel 1952, è stato pubblicato soltanto nel 2007, anni dopo il romanzo di Houellebecq.  
 
Sottopongo la questione a chi è più esperto di me sull'opera omnia di Dick, affinché possa dirmi se quanto ho trovato è frutto di una mia memoria distorta oppure se è qualcosa di reale. In quest'ultimo caso, spero che sia possibile ritrovare l'esatto brano dickiano con la citazione completa, per poter trattare l'argomento in dettaglio in un apposito contributo.  
 
Origine del cognome Tisserand 
 
Nel capitolo 8 (L'Escale), Tisserand rivela le proprie origini ebraiche: 
 
"“A Natale non facciamo niente. Io sono ebreo,” mi informò con uno scatto di fierezza. “Cioè, i miei genitori sono ebrei,” precisò più pacatamente." 
 
In realtà Tisserand non è un cognome ebreo. Agli inizi del XIII secolo, il termine tisserand, ossia "tessitore", era sinonimo di "eretico", e più precisamente di "cataro", "dissidente dualista". Col passar del tempo questo soprannome è diventato un cognome, di cui sono note le varianti Tisserant e Tixerand. Il cognome Tisserand, particolarmente comune in Francia, si trova anche nelle Valli Valdesi del Piemonte. 
 
Dialoghi tra una mucca e una puledra 
 
Anche se le favole moraleggianti inserite da Houellebecq nel testo sono scritte davvero male, a volte vi si possono trovare contenuti molto interessanti e utili. Questo per esempio è il commento che il narratore appone a un proprio scritto, nel capitolo 2 (In mezzo ai Marcel): 
 
"Ovviamente l’allevatore simboleggiava Dio; spinto da una simpatia irrazionale per la puledra, nel capitolo successivo le avrebbe promesso la gioia eterna di numerosi stalloni, mentre la mucca, colpevole del peccato originale, a poco a poco sarebbe stata condannata ai mesti spassi della fecondazione artificiale. I pietosi muggiti del bovide si sarebbero dimostrati incapaci di mitigare la sentenza del Grande Architetto. Una delegazione di pecore mosse da spirito di solidarietà non avrebbe ottenuto risultato diverso. Il Dio messo in scena in quella novella non era, evidentemente, un Dio di misericordia."  
 
Ne condivido appieno i contenuto. Percepisco come miei fratelli tutti coloro che riescono a svelare la natura maligna del Creatore di questo Universo iniquo.

giovedì 18 febbraio 2021

 
POOR EDWARD  

Titolo originale: Poor Edward 
Autore: Tom Waits 
Paese: Stati Uniti d'America 
Lingua: Inglese 
Album: Alice 
Anno: 2002 
Generi: Alternative/Indie, Folk 
Video: Lucas Kukterer 
Durata: 3 min 42 sec 

Testo: 

Did you hear the news about Edward?
On the back of his head he had another face
Was it a woman's face or a young girl?
They said to remove it would kill him
So poor Edward was doomed 

The face could laugh and cry
It was his devil twin
And at night she spoke to him
Things heard only in Hell
But they were impossible to separate
Chained together for life 

Finally the bell tolled his doom
He took a suite of rooms
And hung himself and her from the balcony irons
Some still believe he was freed from her
But I knew her too well
I say she drove him to suicide
And took poor Edward to Hell
 

Traduzione: 
 
Hai sentito le notizie su Edward?
Sulla nuca aveva un'altra faccia
Era il viso di una donna o di una ragazza?
Hanno detto che rimuoverlo lo avrebbe ucciso
Quindi il povero Edward era condannato 

La faccia poteva ridere e piangere
Era il suo gemello diavolo
E di notte lei gli parlava
Di cose che si sentono solo all'Inferno
Ma erano impossibili da separare
Incatenati insieme per tutta la vita 

Alla fine la campana suonò il suo destino
Prese una suite di camere
E si impiccò con lei alle inferriate del balcone
Alcuni credono ancora che sia stato liberato da lei
Ma la conoscevo troppo bene
Dico che lei lo ha spinto al suicidio
E ha portato il povero Edward all'Inferno
 
 
Recensione:  
Sia la canzone di Tom Waits che il video di Lucas Kulterer sono notevoli e destano il mio entusiasmo. Il mito di riferimento usato dal cantante per la sua opera è quello di Edward Mordake, il fantomatico nobiluomo inglese a cui la tradizione attribuisce una peculiare malformazione: avrebbe avuto un piccolo volto femminile sulla nuca. Ho analizzato questo argomento in un articolo, a cui rimando per maggiori dettagli. Questo è il link:

 
Nel testo della canzone, il cognome Mordake o Mordrake non è mai menzionato. La voce roca e torbida di Tom Waits è l'ideale per interpretare questa struggente tragedia, così ben descritta dal testo, con poche e vibranti parole, capaci di veicolare un intero mondo di dolore. Un dolore infinito, che fa sanguinare e che continua a riverberare all'infinito in chi ascolta.
 
Il simbolismo mostrato nel video è notevole. Verso la fine, quando si assiste al suicidio del protagonista tramite impiccagione, viene mostrato un tavolo su cui si trovano due pagnotte, una grande e una piccola. Il pane corrotto, che rappresenta l'anima dannata del Povero Edward, si copre subito di cagnotti. Sono oscene larve grassocce di mosconi azzurri, che brulicano sul sostrato organico come se fosse un cadavere anziché un impasto di cereali.  

Ancora sulla dannazione di Edward Mordake
 
Richiamo l'attenzione su un argomento ormai ignoto ai più: l'economia cristiana della Salvezza. Nei secoli passati era considerato importantissimo. Agli inizi del XXI secolo, chi lo conosce più? Ve lo dico io. Praticamente nessuno. Non ne parlano nemmeno i preti della Chiesa di Roma, che si vestono in borghese e si nascondono per paura di essere identificati come pedofili e massacrati di botte. Non ne parla nemmeno il Papa! È un edificio teologico che è stato relegato nell'Oblio. 

Per le Chiese Cristiane fondate sul primo Concilio di Nicea, quello da cui è scaturito il Credo (detto appunto "Simbolo Niceno"), il suicidio è ritenuto il peggiore di tutti i peccati, perché non ammette redenzione possibile, implicando un irreversibile giudizio umano contro Dio. Giuda Iscariota è ritenuto dannato, nonostante si fosse pentito, in quanto si è impiccato per disperazione, ritenendo impossibile che Dio fosse in grado di salvarlo. Uno dei ladroni che furono crocefissi assieme a Gesù, quello che credette nella Buona Novella, per quanto avesse alle spalle una vita di scelleratezze e di crimini, è considerato salvo, in quanto è morto in seguito al supplizio confidando in Dio. Così la Chiesa di Roma, la Chiesa Ortodossa e le Chiese Protestanti sono concordi nel credere in questa assunzione: se anche un genocida sterminasse 600 milioni di persone, con ferocia satanica, ma poi si pentisse in punto di morte, avendo fede e trapassando in modo naturale, sarebbe considerato degno della misericordia di Dio, mentre un poveraccio profondamente buono che si suicida perché travolto da una serie di insopportabili sciagure, sarebbe considerato non degno della misericordia di Dio. Questo è il sunto della maligna dottrina di Nicea. Un insegnamento incredibilmente disumano, osceno, che non mi stancherò mai di combattere. Lo combatto usando le parole, perché il contesto in cui sono costretto a esistere mi impedisce di combatterlo usando il gladio.   

Molti diranno che, essendo Edward Mordake un personaggio inesistente, apocrifo, non vale la pena di dedicarci tanto tempo. Credo invece che sia una questione di capitale importanza. Il concetto conta. Mi domando come sia stato possibile per le genti del mondo credere per secoli alla bontà e all'attendibilità della parola di un essere che mente dicendo di essere Amore ed esercita il suo potere sulle creature come un Tiranno Cosmico. Se questo essere mette al mondo vittime per avere la soddisfazione di dannarle, come può pretendere qualsiasi livello di standard morale da quelli che chiama suoi "figli"?    
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Trovo assolutamente splendida e geniale questa recensione, pubblicata nel 2020 sul blog CANZONI, ospitato sulla piattaforma WordPress. Ne consiglio la lettura. Questo è il link:  
 
 
Purtroppo l'autore non si è firmato e non sono riuscito a risalire al suo nominativo o al suo nick esplorando il blog. Condivido appieno le sue riflessioni sul filtro alcolico che permette di vedere l'intero universo in un certo modo, perché quello stesso filtro è ciò che mi permette di sopravvivere giorno dopo giorno e di non fare la fine del Povero Edward.  

martedì 16 febbraio 2021

 
EDWARD THE DAMNED 
 
Titolo originale: Edward the Damned 
Anno: 2014 
Paese: Stati Uniti, Regno Unito 
Lingua: Inglese
Durata: 15 min 26 sec  
Colore: Colore
Genere: Horror, grottesco, fantastico 
Regia:
John L. Weckworth
Sceneggiatura: John L. Weckworth 
Ispirazione: Il mito di Edward Mordake, l'uomo con due facce 
Produttori: John L. Weckworth, Kristin Weckworth 
Fonico: Kristin Weckworth 
Pubblicazione su YouTube: 31 ottobre 2016  
Interpreti e personaggi:
    Oliver Hollis: Edward Mordrake
    Les Loveday: Il collaboratore
    David Lyddon: Il dottore
    Rachel Warren: Cindy East / Il volto del demone 
Link YouTube: 
Sito ufficiale: 

Sinossi:

Edward the Damned is a modern retelling of the old English legend of Edward Mordrake. 
 
Edward is hiding something from the world beneath a wig atop his head. Unable to continue to hide from his demons, today his dark secret is going to see the light of day. 
 
A passion project from its inception, this short had an amazing film festival run becoming an official selection for some of the finest film festivals and taking home multiple awards including: 
Sunset Film Festival Los Angeles - 1st Place Short Film Category 
Famous Monsters Film Fest - 1st Place Short Film Category 
Hollywood Horror Fest - Best Short Script 
LA Indie Film Fest - Winner Jury Award | Best Short Film Special Effects 
 
Now for the first time Edward the Damned is available to view online. The filmmakers are proud to release our spin on the freakish story of Edward Mordrake for a wider audience to enjoy.
 
Traduzione: 
 
Edward the Damned è una rivisitazione moderna dell'antica leggenda inglese di Edward Mordrake. 
 
Edward sta nascondendo qualcosa al mondo sotto una parrucca sulla sua testa. Incapace di continuare a nascondersi dai suoi demoni, oggi il suo oscuro segreto vedrà la luce del giorno. 
 
Un progetto di passione sin dall'inizio, questo cortometraggio ha avuto un fantastico festival cinematografico diventando una selezione ufficiale per alcuni dei migliori festival cinematografici e portando a casa numerosi premi tra cui: 
Sunset Film Festival Los Angeles - 1° posto Categoria cortometraggi 
Famous Monsters Film Fest - 1° posto Categoria cortometraggi
Hollywood Horror Fest - Miglior cortometraggio 
LA Indie Film Fest - Vincitore Premio della giuria | Miglior cortometraggio Effetti speciali 
 
Ora per la prima volta Edward the Damned è disponibile per la visione online. I realizzatori sono orgogliosi di pubblicare la nostra interpretazione della bizzarra storia di Edward Mordrake per farla godere a un pubblico più ampio. 
 
 
Trama (guardare il corto prima di proseguire)
 
In apparenza Edward è un ragazzo londinese qualsiasi, ma si capisce subito che nasconde qualcosa sotto la parrucca nera che indossa. Non sopporta di essere toccato sul collo, per timore che il suo orrendo segreto possa essere rivelato. Quella che a prima vista può sembrare un'insulsa fobia, gli causa seri problemi. Prima rischia di compromettere i suoi rapporti con un collaboratore, poi manda a monte la relazione con la bionda Cindy, una ragazza davvero splendida. Com'è ovvio, non è possibile nascondere qualche dettaglio del proprio corpo a una donna mentre si sta sviluppando una relazione. Se Edward fosse stato un individuo normale, tutto sarebbe andato in porto: sarebbe entrato in intimità con Cindy arrivando quindi a poter fare sesso con lei. Invece le cose vanno diversamente. Quando lei cerca di sfiorare la sua nuca, lui reagisce cadendo in preda a una violenta crisi di panico e fugge via a gambe levate. La bionda è esterrefatta. Quando si ha una reazione simile con una donna, ogni rapporto è pregiudicato per sempre. Non esiste possibilità di riparare: nessuna perdona una cosa così grave. In preda alla disperazione, Edward prende contatto con un chirurgo clandestino per una rischiosa operazione. Viene subito rapito e portato allo studio illegale. Il chirurgo, tolta la parrucca al paziente, vede il volto di una donna sulla parte posteriore del cranio. Un volto sensuale ma terribile, con gli occhi interamente neri come l'inchiostro, senza il bianco della cornea e con le pupille dotate di vaghi riflessi rossastri. Quando afferra un bisturi per rimuovere il volto parassitario, il medico rimane sconvolto dal pianto e dallo sguardo di quell'entità femminea. Rinuncia ad operare, cloroformizza Edward e lo scarica in un vicolo. Quando il giovane si sveglia, si accorge subito che il suo secondo volto, il suo gemello diabolico, è ancora al suo posto. Non gli resta che il suicidio. Prima di uccidersi, scrive una vana lettera a Dio, in cui gli chiede di potersi salvare dalla Dannazione Eterna, perché il proprio concepimento è stato un errore. Si getta sotto una macchina e si trova di fronte a qualcosa di inatteso...       

Recensione: 
 
Trovo che Edward the Damned sia davvero un ottimo prodotto ed è un peccato che sia stato diffuso nel Web soltanto in inglese. Il mito di riferimento usato dal regista per la sua opera è quello di Edward Mordake, il fantomatico nobiluomo inglese a cui la tradizione attribuisce una peculiare malformazione: avrebbe avuto un piccolo volto femminile sulla nuca. Ho analizzato questo argomento in un articolo, a cui rimando per maggiori dettagli. Questo è il link:


La variante del cognome usata dal regista è Mordrake anziché il corretto Mordake: si vede che il giovane protagonista, quando finisce di scrivere la sua lettera a Dio, si firma proprio come Edward Mordrake
 
Il cortometraggio di Weckworth non riprende il mito in ogni suo dettaglio, ma ambienta la vicenda dell'uomo con due facce in un contesto moderno. Vediamo una Londra dai colori spenti, il grigio che prevale su tutto e le strade coni caratteristici autobus rossi a due piani. La vita è pervasa dal managerismo compulsivo della nostra epoca maledetta. Ogni istante è scandito dal telefonino, dai suoi messaggi, dalle scadenze. Si può dire che questo particolare inferno cibernetico non sarebbe stato concepibile nel XIX secolo.   
 
Non si fa nessuna menzione all'appartenenza del giovane Edward alla classe aristocratica britannica. Questo a parer mio è stato un errore o forse soltanto un peccato, visto che implica la rinuncia a un intero universo concettuale e fantastico. Il mito del nobile maledetto poteva soltanto essere usato da uno scrittore americano per creare un'opera d'arte immortale. Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft hanno concepito intere stirpi di nobili maledetti, impiantandole in America. Questo impianto è avvenuto perché non vi sono nobili maledetti autoctoni. Le ragioni del fenomeno non sono difficili da intuire: proprio ciò che è estraneo e al contempo oscuro esercita il maggior fascino. La nobiltà è in buona sostanza una stirpe tarata, marchiata dall'endogamia, ai limiti dell'incesto. È un contesto rigido, formale, che può trasmettere soltanto infelicità a chi ha avuto la sventura di nascervi. Nella società americana l'aristocrazia non conta nulla, il sangue blu non è considerato una caratteristica importante. Se uno spurgatore di fogne riesce col duro lavoro a diventare milionario, è considerato più importante di un rampollo d'Inghilterra che non ha mai lavorato in vita sua e che vive passivamente delle proprie rendite. La Terra dei Liberi pullula di milionari socialmente attivi che si danno molto da fare per accrescere il numero delle loro conoscenze. Le donne sono delle "socialites", partecipano ai ricevimenti, si mettono in mostra con abiti glamour. Non c'è posto per nobili fannulloni e decadenti simili ai Merovingi, isolati dalla società, tutti immersi nel culto della loro superiorità, che si considerano qualcosa a metà strada tra l'umano e il divino. Eppure la loro presenza aleggia tuttora nella Terra dei Coraggiosi. Ciò che è stato gettato fuori dalla porta, rientra dalla finestra, di notte, come una larva notturna. Spiace che questi aspetti non siano stati percepiti e considerati dal regista-sceneggiatore. 

Una diretta conseguenza della rimozione della nascita aristocratica di Mordake è il suo rapporto con il gentil sesso. Un giovane nobile della Parìa britannica non avrebbe di certo avuto facili rapporti con le ragazze. Sarebbe stato pieno di inibizioni fortissime che lo avrebbero spinto a evitare ogni contatto ritenuto pericoloso. Il problema sarebbe giunto ben prima di arrivare ad essere in intimità con la bellissima Cindy, a parte il fatto che le convenzioni sociali avrebbero reso impossibile qualsiasi conoscenza non programmata. Non avremmo un ragazzo disinvolto che si ritrae soltanto quando qualcuna gli sfiora il collo: non sarebbe iniziato nulla, non ci sarebbe stata nessuna cena in un locale. Per un moderno, simili privazioni sono inconcepibili, quindi non possono nemmeno essere descritte. Eppure c'è qualcosa di estremamente interessante in come è stata organizzata la trama. Il regista, con profonda intuizione, usa la stessa attrice per interpretare la bionda Cindy e il demone gemello dagli occhi neri come la pece. Il messaggio trasmesso è questo: le prime difficoltà che Edward Mordake ha incontrato con il sesso opposto, gli sono state causate proprio dal suo rapporto col volto femminile sulla regione occipitale!  
 
Nella vulgata corrente, di Edward Mordake si occupavano due medici di famiglia, fidatissimi. Lui chiedeva loro incessantemente di essere liberato della sua seconda faccia, il suo gemello infernale e femmineo che gli sussurrava cose indicibili, ottenendo un rifiuto, dato che l'operazione avrebbe avuto esito fatale. Nel cortometraggio le cose vanno diversamente. Il protagonista si rivolge a un chirurgo che opera in condizioni di clandestinità e che alla fine evita di compiere ciò per cui è stato pagato. Una richiesta ben precisa fatta dal nobiluomo ai suoi medici curanti era la rimozione del volto parassitario, per via del terrore che potesse continuare le sue ruminazioni abominevoli anche nel sepolcro. Si ha soltanto una traccia alterata di questo nell'opera di Weckworth: il povero Edward chiede a Dio di rimuovere e incenerire il suo secondo volto, quindi si getta sotto un'automobile in corsa. 

 
La dannazione di Edward Mordake 
 
Lo spettatore per un attimo crede che le richieste formulate nella lettera d'addio siano state accolte da un benigno Padre Celeste. Al momento del trapasso, il giovane viene subito avvolto da un confortante oceano di luce candida, che lo convince di essere stato salvato da Dio e condotto in Paradiso. Presto però il chiarore soprannaturale si dirada ed emerge la realtà agghiacciante delle cose: un paesaggio di colline coperte di una boscaglia che arde. Il defunto si tocca la parte posteriore del cranio e si accorge subito di essere condannato: il diabolico volto femminile è ancora lì, proprio al suo posto! 

A questo punto dobbiamo pensare alle conseguenze teologiche di questo costrutto. Secondo le Chiese Cristiane nessuno può dichiarare un individuo dannato, fino a che non sarà giunta la Fine dei Tempi. Soltanto nel caso di un demone, può essere pronunciato un verdetto di dannazione certo e incontrovertibile. Anche così, le cose non sono facili come sembra. Chi può onestamente stabilire se un essere umano, per quanto malvagio, sia davvero un demonio? Non è facile. Si può pensare che un demonio sia un'essenza di malvagità assoluta e che le sue azioni possano dimostrare la sua natura. Anche così, nulla sarebbe scontato come appare. Un giudizio umano sulle azioni di qualcuno potrebbe sempre essere viziato da schemi ideologici o da interessi meschini. Non dimentichiamo che ci furono ecclesiastici che arrivarono a definire "diabolico" Gianni Rodari e a decretare il rogo dei suoi libri per motivi politici. Ammettiamo adesso che Edward Mordake sia davvero esistito, come ce lo tramanda il mito. Cosa dovrebbe pensare un cristiano? Non potrebbe fare altro che constatare che un uomo dotato di anima in grado di salvarsi è stato unità da Dio a un essere diabolico e dannato dalla nascita. Perché questo sarebbe accaduto? Un uomo dotato di anima unito a un essere diabolico avrebbe immense difficoltà a salvarsi, sarebbe sottoposto a un'azione tremenda e incessante che lo porterebbe alla disperazione assoluta. Siamo alla solita antinomia. Se Dio ha commesso un errore, allora non è infallibile. Se ha fatto volutamente una cosa simile, allora è malvagio e non può essere definito Bene assoluto. Vorrei tanto che ci fossero commentatori cristiani di seria fede in grado di riflettere su queste cose, ma non ne esistono. La loro religione è fatiscente, nessuno tra le genti sembra conoscerne più i dogmi, nessuno ha la benché minima idea di quale sia la sua teologia. La Chiesa di Roma potrebbe affermare che la storia di Mordake è soltanto una superstizione popolare, adducendo la dottrina del libero arbitrio e molte altre cose prese dall'armamentario della teologia tomistica. Le Chiese Protestanti avrebbero qualche difficoltà in meno, basti considerare le dottrine di Lutero sulla predestinazione e sul servo arbitrio, ma il problema sussisterebbe comunque. Sono convinto che siamo di fronte a un vulnus in grado di far crollare l'intero edificio del Cristianesimo.  

Altre recensioni e reazioni nel Web

Purtroppo non si trova molto in italiano. Una brevissima e scarna recensione (più che altro una descrizione) risale al 2016:


Sembra che l'unico Edward di cui c'è traccia nel famoso e utile sito Il Davinotti sia Edward mani di forbice!

lunedì 15 febbraio 2021

IL MITO DI EDWARD MORDAKE, L'UOMO CON DUE FACCE

Edward Mordake (talvolta scritto Mordrake) è un personaggio apocrifo, protagonista di una leggenda urbana che conobbe notevole diffusione nella tarda epoca vittoriana e che è ancor oggi in voga. Erede di un'importante famiglia di Pari d'Inghilterra, il povero Edward avrebbe sofferto di un'eccezionale malformazione, essendo nato con una seconda faccia sulla sua nuca. Questo volto posteriore sarebbe stato incapace di parlare, potendo però piangere e ridere. Avrebbe inoltre avuto la capacità di trasmettere i propri orribili pensieri tramite un incessante mormorio, avvertibile dallo sfortunato rampollo. Non esistendo rimedio a una simile condizione, Edward Mordake si sarebbe suicidato all'età di 23 anni. La vulgata corrente ci narra le cose in questo modo. Si rende necessario esaminare le fonti disponibili. 
 
Questo è riportato nel testo medico Anomalies and Curiosities in Medicine ("Anomalie e curiosità in medicina"), di George Milbry Gould e Walter Lytle Pyle (1896): 
 

The following well-known story of Edward Mordake, though taken from lay sources, is of sufficient notoriety and interest to be mentioned here:—
 
One of the weirdest as well as most melancholy stories of human deformity is that of Edward Mordake, said to have been heir to one of the noblest peerages in England. He never claimed the title, however, and committed suicide in his twenty-third year. He lived in complete seclusion, refusing the visits even of the members of his own family. He was a young man of fine attainments, a profound scholar, and a musician of rare ability. His figure was remarkable for its grace, and his face – that is to say, his natural face – was that of an Antinous. But upon the back of his head was another face, that of a beautiful girl, "lovely as a dream, hideous as a devil". The female face was a mere mask, "occupying only a small portion of the posterior part of the skull, yet exhibiting every sign of intelligence, of a malignant sort, however". It would be seen to smile and sneer while Mordake was weeping. The eyes would follow the movements of the spectator, and the lips "would gibber without ceasing". No voice was audible, but Mordake avers that he was kept from his rest at night by the hateful whispers of his "devil twin", as he called it, "which never sleeps, but talks to me forever of such things as they only speak of in Hell. No imagination can conceive the dreadful temptations it sets before me. For some unforgiven wickedness of my forefathers I am knit to this fiend – for a fiend it surely is. I beg and beseech you to crush it out of human semblance, even if I die for it." Such were the words of the hapless Mordake to Manvers and Treadwell, his physicians. In spite of careful watching, he managed to procure poison, whereof he died, leaving a letter requesting that the "demon face" might be destroyed before his burial, "lest it continues its dreadful whisperings in my grave." At his own request, he was interred in a waste place, without stone or legend to mark his grave.” 
 
Traduzione: 

La seguente ben nota storia di Edward Mordake, anche se presa da fonti non ufficiali, è di sufficiente notorietà e interesse da essere essere menzionata qui:—
 
Una delle storie più strane nonché melanconiche di deformità umana è quella di Edward Mordake, che si diceva fosse l’erede di uno dei più nobili lignaggi d’Inghilterra. Non rivendicò mai il titolo, comunque, e si suicidò all’età di 23 anni. Viveva in completa reclusione, rifiutando persino le visite dei membri della sua famiglia. Era un giovane di fini maniere, uno studioso profondo, un musicista di rara abilità. La sua figura spiccava per grazie e il suo viso – bisogna dirlo, il suo viso naturale – era quello di un Antinoo. Ma sul retro della sua testa c’era un’altra faccia, quella di una bella ragazza "amabile come un sogno, odiosa come il diavolo". Il volto femminile era una mera maschera, occupando solo una piccola porzione della parte posteriore del cranio, anche se esibiva ogni segno di intelligenza – di un tipo maligno, comunque. Fu vista ridere e sogghignare mentre Mordake stava piangendo. Si dice che gli occhi seguissero i movimenti dell’interlocutore, e che le labbra si muovessero in continuazione. Nessuna voce era udibile, ma Mordake affermava di essere tenuto sveglio la notte dai sussurri odiosi del suo "demone gemello", come lo chiamava, "che mai dorme, ma mi parla continuamente di cose di cui si parla solo all’inferno. Nessuna immaginazione può concepire le terribili tentazioni che mi pone innanzi. Per qualche maledizione mai perdonata dei miei antenati sono saldato a questo demonio – perché un demonio lo è senz’altro. Io vi prego e vi imploro di distruggerla, anche se dovessi morire per questo". Queste erano le parole dello sfortunato Mordake a Manvers e a Treadwell, i suoi dottori. Nonostante l’attenta guardia a cui era sottoposto riuscì a procurarsi del veleno grazie al quale morì, lasciando una lettera in cui chiedeva che il suo "volto demoniaco" fosse distrutto prima della sua sepoltura, "per timore che continui i suoi spaventosi sussurrii nella tomba". Su sua richiesta venne inumato in un luogo desolato, senza pietra o iscrizione a segnarne il sepolcro.” 
 
Per molti l'analisi potrebbe finire qui, data l'autorevolezza della pubblicazione scientifica. Invece è il caso di non fidarsi e di proseguire.  
 
La vera origine del mito memetico

Che la storia di Edward Mordake sia un meme lo capirebbe anche un poppante. Qual è il problema? Ovviamente a creare difficoltà a uno studioso moderno sono proprio le fonti non ufficiali e non menzionate di cui si sono serviti Gould e Pyle. Nonostante questa deplorevole mancanza di accreditamento, la fonte ultima è stata trovata nel 2015 da Alex Boese, che ha scritto un articolo sul sito The Museum of Hoaxes. Questo è il link:


In sintesi, Edward Mordake è nato dalla fantasia del poeta, scrittore di proto-fantascienza e giornalista Charles Lotin Hildreth (1853 - 1896). Questo autore non sembra avere al momento una propria pagina su Wikipedia in inglese, per quanto la cosa possa sembrare incredibile: l'unica pagina a lui dedicata è su Wikipedia in italiano. Il contributo di Charles Lotin Hildreth, un articolo intitolato The Wonders of Modern Science: Some Half Human Monsters Once Thought to Be of the Devil's Brood ("Le meraviglie della scienza moderna: alcuni mostri semiumani che un tempo si pensava appartenessero alla stirpe del Diavolo") è stato pubblicato per la prima volta sul Boston Sunday Post l'8 dicembre 1895; l'autore sarebbe morto meno di un anno dopo, il 22 agosto 1896. Pochi giorni dopo la prima pubblicazione, l'articolo apparve su diversi altri quotidiani, come appurato da Boese: l'11 dicembre sul Parsons Daily Sun e il 14 dicembre su The Decatur Herald. L'articolo di Hildreth era puramente sensazionalistico e privo di qualsiasi fattualità, tanto che includeva la descrizione di alcuni mostri chimerici, tra cui un ragno con la testa umana, un uomo con quattro occhi, una sirena, un essere con caratteri di uomo e di granchio. La fonte accreditata, la Royal Scientific Society, si è rivelata inesistente. L'unica società nota con questo nome è stata fondata nel 1970 dai regnanti della Giordania, mentre la Royal Society of London, dal nome simile, non mostra traccia alcuna di documentazione sui mostri sopra descritti. Questo è il link a un sito che riporta l'articolo apparso sul Boston Sunday Post:   
 

Ebbene, Gould e Pyle hanno preso da Hildreth ricopiando il suo testo su Mordake parola per parola! Boese ha fatto ricerche sui due supposti medici citati, Manvers e Treadwell, mostrando che sono sconosciuti, non trovandosi alcuna loro menzione nella documentazione dell'epoca. 
 
Insidie del debunking 
 
Il sito Bufale.net, fondato da Claudio Michelizza e Fabio Milella, ha dedicato una pagina al nobiluomo inglese con due facce. Questo è il link:   
 
 
Gli autori citano il lavoro di Gould e Pyle, ma incorrono in un errore grossolano. La locuzione lay sources, che significa "fonti non ufficiali", ossia "fonti estranee al sistema di validazione delle riviste scientifiche", è stata tradotta come "fonti laiche" - dal momento che in inglese lay significa "laico". Il significato di lay è tuttavia più esteso: "non istruito; non professionale; profano; ignorante; secolare, non clericale". La traduzione di lay sources usata su Bufale.net è fuorviante, in quanto fa supporre la corrispondente esistenza di "fonti ecclesiastiche" usate in contesto scientifico, cosa di per sé assurda. Questo fa capire quanto la conoscenza dell'inglese in Italia sia labile e affetta da gravi distorsioni.  
 
I meandri della Parìa 

La Parìa britannica (Peerage) è un'istituzione estremamente complessa. In sostanza è un sistema di titoli nobiliari che fa parte delle onorificenze vigenti in Gran Bretagna. Sarebbe interessante fare qualche ricerca sull'eventuale esistenza di una famiglia di Pari col cognome Mordake o Mordrake. Non mi risulta che questo sia stato fatto dallo stesso Alex Boese. Probabilmente la ricerca è stata creduta inutile, una volta ottenute le prove della natura apocrifa del personaggio di Edward Mordake. Per me sarebbe comunque interessante provarci. Certo, è un'impresa impegnativa e le risorse del Web potrebbero non essere sufficienti. 
 
Iconografia (posticcia) diffusa nel Web 
 
Non esiste la benché minima prova che sia mai vissuto un individuo corrispondente a quanto descritto nel mito di Edward Mordake, o Mordrake che dir si voglia. Tuttavia si capisce bene come una simile storia abbia eccitato l'immaginazione per più di un secolo, vivendo di vita propria e ispirando vari artisti.  
 
1) Primo reperto 
 

La fotografia in questione è spacciata nel Web come originale. Si è diffusa come un contagio in moltissimi siti e social. Non si è potuto determinare il suo autore. In ogni caso l'ipotesi più probabile è che sia stata scattata in un museo delle cere, per poi essere rielaborata con tecniche moderne come Photoshop. Certamente non è una foto dell'epoca in cui si suppone abbia vissuto Mordake e quindi deve essere stata "anticata" in qualche modo.

2) Secondo reperto 
 

È una statua di cera che si trova al Panoptikum Wax Museum di Amburgo, cittadina amena da me prediletta (una sera ho esplorato i bassifondi di Sankt Pauli e ho trovato un simpatico topo rossiccio). Si nota che il volto posteriore di questo simulacro di Mordake mostra un'inquietante somiglianza con quello di Michel Houellebecq, pur essendo contratto e distorto. Non è improbabile che il primo reperto, descritto in precedenza, sia stato ottenuto da una foto del presente secondo reperto, procedendo in questa maniera: i capelli sono stati trasformati fino a diventare neri e a caschetto; la faccia posteriore, quella simile a Houellebecq col ghigno, è stata appiattita fin oltre il limite del grottesco, tanto da ricordare uno di quei trofei rinsecchiti prodotti dagli Jívaro con le teste dei nemici uccisi. 

3) Terzo reperto 
 

La testa mummificata di Edward Mordake è un'opera in cartapesta dell'artista Ewart Schindler. Non è facile reperire dati su di lui nel Web: sono riuscito soltanto a venire a conoscenza de fatto che si è laureato all'Università di Plymouth (Contea del Devon, Inghilterra). Si noti che la faccia posteriore presenta proprie orecchie, seppur residuali e minuscole rispetto a quelle associate alla faccia anteriore. Il primo reperto e il secondo hanno non mostrano traccia di orecchie associate alla faccia posteriore. L'etichetta apposta alla testa mummificata recita: "Head of Edward Mordrake, preserved for posterity, by P. Manvers." Riconosciamo il cognome di uno dei medici che ebbero in cura Mordake. L'iniziale del nome, non citata da Hildreth, deve essere frutto della fantasia di Schindler. 

4) Quarto reperto 

 
L'autore di quest'opera d'arte è Thomas "Tom" Kuebler. A quanto ho potuto constatare, il manufatto è stato venduto a 1.047,45 €, imposte locali incluse, più spese di spedizione. È definito "iperrealistico". L'etichetta apposta al duplice teschio recita: "The skull of Edward Mordake, the man born with a second face on the back of the head, c. 1890. Although it would non speak full words, the second face was able to laugh, cry and make strange moans without Edward's control. He reportedly begged to have his 'Demon's Face' removed, claming that it whispered to him at night, but no doctor would attempt it. He committed suicide at the age of 23." Si tratta sempre della stessa narrazione, che non presenta elementi nuovi rispetto a quanto scritto da Hildreth.

Possibili ispirazioni dalla teratologia 

Anche se Edward Mordake è frutto della fantasia, è ben possibile che questa abbia un suo fondamento in qualche grave malformazione osservata realmente. In genere nel Web si trovano le seguenti ipotesi, che non mi sembrano soddisfacenti:
 
1) Dicephalus parapagus dipus 
 

 
È una rara varietà di gemelli siamesi. Il feto ha due teste e due spine dorsali, ma soltanto due gambe (una per ogni gemello). Una testa può essere anencefalica oppure possono essere entrambe pienamente sviluppate. Se ha due braccia è detto dibrachius. Ne esistono anche con tre o quattro braccia. Un caso famoso di questa anomalia genetica è quello delle americane Abigail e Brittany Hensel, su cui alcuni internauti hanno infierito in modo crudele fabbricando deepfake porno, mettendo loro cazzoni in faccia e in bocca. Non ci sono dubbi: il Dicephalus parapagus dipus non ha alcuna somiglianza con Edward Mordake.

2) Craniopagus parasiticus 
 
 
La testa di un gemello parassita, col corpo atrofizzato o residuale, è saldata alla testa di un gemello pienamente sviluppato. I due crani sono uniti tramite l'osso frontale. Il cranio parassitario è capovolto rispetto a quello principale. Si parla invece di craniopagus conjunctus se entrambi i gemelli hanno un corpo pienamente sviluppato. Né una forma di craniopagus né l'altra hanno alcuna somiglianza con Edward Mordake. 
P.S.
È craniopagus, non craniophagus!  
 
3) Gemelli parassiti (fetus in fetu)
 
 
I tessuti che formano un feto sono cresciuti e si sono differenziati all'interno del corpo di un gemello pienamente sviluppato. Secondo un'ipotesi si tratterebbe di un feto inviluppato all'interno di un altro. Secondo un'altra ipotesi si tratterebbe di un teratoma altamente sviluppato. Sul fatto che si tratti di teratomi non ho il benché minimo dubbio: si danno casi di recidiva, in cui il feto parassitario si forma nuovamente una volta asportato chirurgicamente. Un caso come quello di Edward Mordake potrebbe forse essere ricondotto a un fetus in fetu, anche se la cosa non sembra molto probabile. Il gemello parassita ha sempre lo stesso sesso di quello pienamente sviluppato. Tuttavia una faccia secondaria potrebbe avere aspetto femminile pur essendo di sesso maschile.
 
4) Diprosopus 
 
 
Il feto mostra una duplicazione craniofacciale, ossia ha due facce. Non si tratta di fusione o di incompleta separazione di due gemelli. L'encefalo è uno solo. Quando ero un moccioso, ho visto un gattino imbalsamato che aveva tre occhi, due nasi e due bocche. Ci sono persone diprosope con quattro occhi, due nasi e due bocche. È vero che Hildreth ha descritto un uomo con quattro occhi, ma con una disposizione implausibile: due occhi sopra gli altri due. Il Diprosopus non ha alcuna somiglianza con Edward Mordake. 
 
Difficoltà giuridiche e religiose
 
Com'è considerato dalla Legge un individuo affetto da policefalia? Cos'è realmente un Dicephalus? È un singolo essere umano che ha due teste? Oppure sono due esseri umani che condividono un unico corpo? Dipende dai casi e dal contesto. Negli States, le già menzionate Abigail e Brittany Hensel, nate nel 1990, hanno avuto due nomi distinti e due identità separate, una per ciascuna testa. Per contro, il Dicephalus Syafitri, nato in Indonesia nel 2006, ha ricevuto un solo nome ed è considerato legalmente un singolo individuo, perché dotato di un unico cuore. In Germania era seguita la stessa prassi e un bambino con due teste riceveva un unico nome e un'unica identità legale.    
 
Come fa un prete a battezzare un individuo affetto da policefalia? Il problema dovette sussistere fin dagli inizi del Cristianesimo e pone profondi interrogativi teologici. Ogni testa deve essere considerata dotata di un'anima propria? Il principio seguito dalla Chiesa Ortodossa è il seguente: se le teste sono separate, ognuna viene battezzata con un proprio nome; se si hanno teste non ben distinte o facce non separate dal cranio, prima viene battezzata una persona con la formula normale, poi viene battezzata l'altra (o le altre), ma includendo nella formula battesimale la locuzione "se non già battezzato" o "se non già battezzata", allo scopo di evitare casi di anabattismo. Questa pratica è stata enunciata dal teologo ruteno Petro Mohila nel XVII secolo. Sarebbe interessante conoscere le disposizioni di altre Chiese Cristiane, che però a quanto pare preferiscono non parlare esplicitamente di argomenti tanto scomodi e delicati.     
 
Etimologia del cognome Mord(r)ake 
 
Quando lo sentii menzionare per la prima volta, subito pensai che il cognome Mordrake derivasse dal gallese Morddreic "Drago di Mare". La variante Mordake, per quanto comprendessi la sua maggior antichità, la riconducevo a un diverso adattamento della stessa parola gallese, con dissimilazione del nesso -rddr- con perdita della seconda rotica - anche se la cosa non mi convinse mai. Una supposta variante Mordakedrake, citata nella Wikipedia in italiano, sembra essere inesistente e spuria. In realtà Mordake (che è la forma genuina, essendo Mordrake una variante spuria) è un cognome di origine scozzese e non gallese. 
 
Shakespeare citò un uomo di nome Mordake tra i Clan della Scozia: 
 
Mordake the Earl of Fife, and eldest son / 
To beaten Douglas, and the Earls of Athol, / 
Of Murray, Angus, and Menteith.
(Enrico IV - Parte I, Scena 1) 
 
Come spesso accade, il cognome è derivato dalla sclerotizzazione di un nome proprio, diventato così un'etichetta trasmessa in modo ereditario. 
 
Varianti del cognome Mordake (l'elenco non ha la pretesa di essere esaustivo): 
 
Moordake
Murdac
Murdak
Mordac
Mordoc
Mordok,
Mordik
Mordyk,
Moreduc,
Mourdac
Murthak
Meurdoch,
Murdoch
 
L'origine del cognome è l'antico irlandese muiredach "signore". L'etimologia di questo termine è stata a lungo discussa. Secondo alcuni il significato dovrebbe essere quello di "signore del mare", ossia "capitano": il primo membro del composto, muir- è da una protoforma *mori-. A questo muiredach si sovrappone un antroponimo maschile di diversa origine, Muirchad "Battaglia del Mare", da una protoforma *mori-katu-. La confusione tra le due forme deve essersi generata in epoca tarda, quando le fricative prodotte dalla lenizione si sono affievolite, spesso scomparendo del tutto. Resta l'interrogativo sull'origine di muiredach. In cosa consiste il secondo elemento del composto? Credo di poter offrire una soluzione ragionevole e interessante. Comincio col far notare che muiredach ha una variante muire "signore", in apparenza ancor più enigmatica. Ebbene, il secondo elemento del composto deriva da *wid- "conoscere", ed è lo stesso presente in druí "druida, mago", da *dru-wids (genitivo sing. druad, da *dru-widos; nominativo pl. druïd, da *dru-wides). Così abbiamo: 
 
muire "signore" < *mori-wids "conoscitore del mare" 
   gen. sing. muired < *mori-widos 
derivato di origine aggettivale muiredach < *mori-widākos.  
 
A complicare le cose esiste anche un antroponimo maschile Muirid, un altro composto di muir- "mare", il cui secondo membro è invece fid "legno" (genitivo sing. fedo, feda; nominativo pl. fedae), a sua volta da *widu-
 
Muirid < *Mori-widus "Legno del Mare"
  gen. sing. Muireda < *Mori-widous  
 
In antico gallese esiste un antroponimo simile, derivato dalla stessa protoforma: Morguid. Non ci sono dubbi sul fatto che questi nomi propri di persona siano molto antichi, di molto antecedenti all'arrivo del Cristianesimo.