Si narra una curiosa storia, su fatti orribili accaduti durante la Terza Crociata, ad Acri. Re Riccardo I d'Inghilterra, detto Cuor di Leone, era debilitato e per ottenere la guarigione desiderava mangiare carne di porco. Siccome in Palestina la popolazione era musulmana, i suoi servitori non riuscivano a procurarsi il maiale da nessuna parte(1). Così pensarono di cucinare un saraceno ucciso e di presentare al Re le sue carni come suine. Quando il sovrano venne a sapere l'origine del cibo che gli era stato servito, scoppiò a ridere, concludendo: "Però, non sono poi così male questi Saraceni!" In seguito, ordinò che agli inviati del Saladino fossero servite le teste bollite di prigionieri del loro stesso popolo.
(1) In realtà avrebbero potuto fare uno sforzo maggiore, visto che esistevano villaggi i cui abitanti erano di religione cristiana e possedevano quindi i porci.
Questo è il testo in medio inglese, tratto dal poema Richard Coer de Lyon (autore ignoto, XIV secolo):
(pagg. 249-251)
Sory were þe ffolk Englysch,
Ffor here lord laye in grete anguysch;
So was þe Crystene hoost eke,
Ffor Rychard lay so sore seke.
On knees prayden þe Cristene hoost
To Ffadyr, and Sone, and Holy Goost,
Be nyȝt and day wiþ good entent:
“Geue Kyng Richard amendement!”
Ffor loue of his modyr dere,
Here sone grauntyd her prayere.
Þorwȝ hys grace and his vertu,
He turnyd out off hys agu.
To mete hadde he no sauour,
To wyn, ne watyr, ne no lycour;
But afftyr pork he was alongyd.
But, þouȝ his men scholde be hongyd,
Þey ne myȝte, in þat cuntree,
Ffor gold, ne syluer, ne no mone,
No pork ffynde, take, ne gete,
Þat Kyng Richard myȝte ouȝt of eete.
An old knyȝt was wiþ Richard kyng;
Whenne he wyste off þat tydyng,
Þat þe kynges maners were swyche,
To þe styward he spak, priuylyche:
“Oure lord kyng sore is syke jwis,
Afftyr pork he alongyd is,
And ȝe may non ffynde to selle:
No man be hardy hym so to telle!
Ȝyff ȝe dede he myȝte deye!
Ȝow behoues to don als j schal seye,
þat he wete nouȝt off þat.
Takes a Sarezyn ȝonge and ffat;
Jn haste þat þe þeff be slayn,
Openyd, and hys hyde off fflayn,
And soden fful hastyly,
Wiþ powdyr, and wiþ spysory,
And wiþ saffron off good colour.
When þe kyng feles þeroff sauour,
Out off agu ȝyff he be went,
He schal haue pertoo good talent.
Whenne he has a good tast,
And eeten weel a good repast,
And soupyd off þe broweys a sope,
Slept afftyr, and swet a drope,
Þorwȝ Goddes myȝt, and my counsayl,
Sone he schal be ffresch and hayl.”
Þe soþe to saye at wurdes ffewe,
Slayn and soden was þe heþene schrewe;
Beffore þe kyng it was forþ brouȝt.
Quod hys men: “Lord, we haue pork souȝt;
Etes, and soupes off þe broweys swote,
Þorwȝ grace off God it schal be ȝoure boote.”
Beffore Kyng Rychard karf a knyȝte,
He eete ffastere þan he karue myȝte.
Þe kyng eet þe fflesch, and gnew þe bones,
And drank wel afftyr, for þe nones:
And whenne he hadde eeten jnowȝ,
Hys ffolk hem tournyd away and lowȝ.
He lay stylle, and drowȝ in hys arme;
Hys chaumbyrlayn hym wrappyd warme.
He lay, and slepte, and swette a stounde,
And become hool and sounde.
Kyng Richard cladde hym, and aros,
And walkyd abouten in þe clos;
To alle folk he hym schewyd,
Glad was boþe leryd and lewyd,
And þankyd Ihesu and Marye,
Þat he was out off his maladye.
Traduzione:
Afflitto era il popolo Inglese,
ché il suo signore giaceva in grande angoscia;
Così era anche l'esercito Cristiano,
trovando che Riccardo giaceva tanto sofferente.
In ginocchio pregava l'esercito Cristiano,
Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
notte e giorno, con un buon intento:
"Date a Re Riccardo un miglioramento!"
"Date a Re Riccardo un miglioramento!"
Per amore della sua cara madre,
suo figlio garantì la loro preghiera.
Attraverso la propria grazia e la propria virtù,
riuscì a superare la febbre acuta.
Non aveva nessun gusto per la carne,
Non aveva nessun gusto per la carne,
né per il vino, né per l'acqua, né per il liquore;
ma desiderava mangiare carne di porco.
Ma, se anche i suoi uomini fossero stati appesi,
essi non avrebbero potuto, in quel paese,
né per oro, né per argento, né per denaro,
trovare carne di porco, prenderla, ottenerla,
affinché Re Riccardo potesse averne da mangiare.
Un anziano cavaliere era con Re Riccardo;
Quando egli venne a sapere quelle nuove,
che le condizioni del Re erano quelle descritte,
parlò all'ufficiale, in privato;
"Il nostro Sovrano malato sta sospirando,
desidera ardentemente la carne di porco;
E voi non potete trovarne in vendita:
Nessun uomo abbia il coraggio di dirglielo!
Se voi lo farete, potrebbe morire!
Voi dovete fare come io vi dirò,
Voi dovete fare come io vi dirò,
che egli non sappia nulla di tutto ciò.
Prendete un Saraceno giovane e grasso;
In fretta quel criminale sia ammazzato,
aperto e la sua pelle scorticata,
aperto e la sua pelle scorticata,
e sia bollito pienamente in fretta,
con aromi e con spezie,
e con zafferano per un buon colore.
Quando il Re sentirà l'odore,
fuori dalla sua febbre, se egli andrà,
fuori dalla sua febbre, se egli andrà,
egli avrà quindi un buon appetito.
Quando egli avrà un buon gusto,
e avrà mangiato bene un buon pasto,
e bevuto una boccata del brodo,
tramite il potere di Dio e il mio consiglio,
presto egli sarà vigoroso e in salute."
Per dire il vero in poche parole,
fu ucciso e bollito il diavolo pagano;
Davanti al Re fu portato innanzi.
Dissero i suoi: "Signore, abbiamo trovato il porco:
Mangiate e bevete il dolce brodo.
Tramite la Grazia di Dio, sarà il vostro rimedio."
Dissero i suoi: "Signore, abbiamo trovato il porco:
Mangiate e bevete il dolce brodo.
Tramite la Grazia di Dio, sarà il vostro rimedio."
Davanti a Re Riccardo un cavaliere tagliò;
Egli mangiò più in fretta di quanto quello tagliasse.
Il re mangiò la carne e rosicchiò le ossa,
quindi bevve bene, non lasciando nulla.
E quando ebbe mangiato abbastanza,
la sua gente si voltò e rise.
Egli rimase tranquillo e ritirò il braccio,
il suo ciambellano lo coprì e lo tenne al caldo.
Egli rimase tranquillo, dormì e sudò per un'ora,
e divenne incolume e sano.
Re Riccardo si vestì e si alzò,
e camminò in giro per l'area chiusa.
A tutto il popolo si mostrò,
fu felice sia il dotto che l'analfabeta.
E ringraziò Gesù e Maria,
di essere fuori dalla sua malattia.
E ancora:
(pagg. 255-256)
When Kyng Richard hadde restyd a whyle,
A knyȝt hys armes gan vnlace.
Hym to counfforte and solace,
Hym was brouȝt a sop in wyn:
"Þe hed off þat ylke swyn
Þat j off eet," - þe cook he bad,
"Ffor feble j am, and feynt, and mad.
Off myn euyl now j am ffere;
Serue me þerwiþ at my sopere!"
Quod þe cook: "Þat hed j ne haue."
Þenne sayde þe kyng: "So God me saue,
But j see þe hed off þat swyn,
Fforsoþe, þou schalt lese þyn!"
Þe cook seyȝ non oþir may bee,
He ffette þe hed, and leet hym see,
He ffel on knees, and made a cry:
"Loo here þe hed! my lord, mercy!"
Hys swarte vys whenne þe kyng seeþ,
Hys blacke berd, and hys whyte teeþ,
Hou hys lyppys grennyd wyde:
"What deuyl is þis?" þe kyng cryde,
And gan to lauȝe as he were wood.
"What, is Sarezynys flesch þus good?
And neuere erst j nouȝt wyste?
By Goddys deþ and hys vpryste,
Schole we neuere dye for defawte,
Whyl we may in any assawte
Slee Sarezynys, þe flesch mowe take,
Seþen, and roste hem, and doo hem bake,
Gnawen here fflesch to þe bones.
Now j haue it prouyd ones,
Ffor hungyr ar j be woo,
J and my ffolk schole eete moo!"
Traduzione:
Quando Re Riccardo si fu riposato un po',
un cavaliere andò a slacciare le sue maniche.
A lui per conforto e piacere,
fu portato un boccone di pane inzuppato nel vino:
"La testa di quel certo porco,
che ho mangiato" - egli affrontò il cuoco,
"Perché sono debole, stordito e matto.
Dal mio male ora io sono curato;
Servimela quindi a cena!"
Servimela quindi a cena!"
Disse il cuoco: "Io non ho quella testa."
Allora disse il Re: "Allora che Dio mi salvi,
a meno che io veda la testa di quel porco;
Invero, tu perderai te stesso!"
Il cuoco comprese di non avere altra scelta,
Invero, tu perderai te stesso!"
Il cuoco comprese di non avere altra scelta,
gli portò la testa e gliela lasciò vedere,
cadde in ginocchio e fece un grido:
"Ecco qua la testa! Mio signore, misericordia!"
Quando il re vede la faccia scura,
la sua barba nera e i suoi denti bianchi,
come le sue labbra mostravano i denti:
"Che diavolo è questo?", gridò il Re,
e iniziò a ridere come se fosse impazzito.
"Che cosa? La carne dei Saraceni è così buona?
E non l'ho mai saputo prima?
Per la morte di Dio e per la sua Resurrezione,
non moriremo mai per mancanza di cibo,
finché potremo in ogni assalto,
uccidere i Saraceni e la carne potremo prendere,
bollirli, arrostirli e cuocerli al forno,
rosicchiare la loro carne fino alle ossa.
Ora che l'ho provata una volta,
Ora che l'ho provata una volta,
prima che la fame mi renda misero,
io e il mio popolo ne mangeremo di più!"
Note:
- L'ortografia del medio inglese, molto instabile, comprendeva alcune lettere antiche:
þ = th
ȝ = y
ȝt = ght
La pronuncia era molto diversa da quella attuale, più vicina alla forma scritta.
- Riccardo Cuor di Leone non conosceva l'inglese: lui e la sua corte si esprimevano in lingua d'oïl.
Il fenomeno alla base di questi atti di cannibalismo, che non erano affatto rari(2), si chiama infraspeciazione. Scatta un meccanismo che in date condizioni attribuisce ad alcuni esseri umani una natura animale non umana. Così accade che una persona, etichettata come "bestia", possa essere considerata cibo. Possiamo notare l'assenza di scrupoli teologici in Re Riccardo Cuor di Leone, una volta venuto a sapere l'origine della carne che aveva mangiato. Il povero saraceno macellato non solo non apparteneva alla Cristianità: non era considerato appartenere nemmeno al novero delle creature senzienti. Non scattava nel sovrano il divieto divino di cibarsi di carne umana, perché quella che aveva davanti era come se fosse la carne di un maiale!
(2) Diverso sembra essere il caso dei Tafuri, che erano coprofagi e si nutrivano di cadaveri putrefatti, anche di Cristiani. Vivevano come zombie in condizioni spaventose, in mezzo alle feci e ai cagnotti!
Ai tempi di Re Riccardo Cuor di Leone, il cannibalismo aveva già una tradizione lunga e radicata tra i Crociati.
Gli orrori di Ma'arra
Anno del Signore 1098, tardo Novembre, primi di Dicembre. Nel corso della Prima Crociata, in Siria, Raimondo IV di Tolosa e Boemondo di Taranto guidarono un grande assedio alla città di Ma'arra (attuale Ma'arrat al-Numan). La posizione della roccaforte era strategica, dato che sorgeva sulla strada che da sud portava a Damasco. Era una necessità assoluta impadronirsene, così fu gli sforzi furono intensificati. Ma'arra fu espugnata il giorno 11 di dicembre. Più di dodici cronisti , seri e di ottima reputazione, narrano che i Crociati divorarono i corpi dei Saraceni massacrati, durante l'assedio e con ogni probabilità anche dopo. Il cannibalismo era usato per spargere il terrore tra i nemici e per sottometterli più facilmente.
Il cronista Fulcherio di Chartres (1058 - 1127) nella sua opera Historia Hierosolymitana, nota anche come Gesta Francorum (Libro I, cap. XXV), ci riporta quanto segue:
"Nimiam gens nostra pertulit, dicere perhorreo, quod plerique nostrum famis a rabie nimis vexati abscidebant de natibus Saracenorum iam ibi mortuorum frustra quae coquebant et mandebant et parum ad ignem assata ore truci devorabant, itaque plus obsessores quam obsessi angebantur."
Traduzione:
"Rabbrividisco nel raccontare che molti dei nostri, tormentati dalla follia di una fame eccessiva, tagliavano a pezzi le natiche dei Saraceni già morti lì, le cucinavano e, quando non erano ancora abbastanza arrostite dal fuoco, le divoravano con bocca selvaggia."
Fulcherio, che era un prete e partecipò alla Prima Crociata, fu testimone oculare di quanto scrisse. Peccato che gli sia mancato il coraggio di descrivere l'accaduto nel solo modo possibile: possessione diabolica di massa!
Le conseguenze
Gli episodi dell'assedio di Ma'arra e di Re Riccardo cannibale furono a lungo ritenuti una leggenda in Occidente, ma posso garantire che in Medio Oriente se ne ricordano ancora. Queste atrocità non sono affatto finite nell'Oblio. Tra coloro che ne hanno parlato, facendone un uso politico, c'è ad esempio un certo Osama bin Laden.
Si noterà che esistono tentativi di ostacolare con ogni mezzo la conoscenza di questi fatti scomodi. Il testo di Richard Coer de Lyon è abbastanza difficile a trovarsi; a quanto pare non ne sono pubblicate traduzioni in inglese moderno. La traduzione in italiano da me eseguita e presentata in questa sede, potrebbe anche essere la prima disponibile nel Web.