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giovedì 30 aprile 2020


L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE 
 
Titolo originale: 12 Monkeys
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 1995
Durata: 129 min
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: Thriller, fantascienza
Sottogenere: Distopia, mondo postapocalittico, viaggi nel
    tempo
Regia: Terry Gilliam
Soggetto: Chris Marker (cortometraggio)
Sceneggiatura: David Webb Peoples, Janet Peoples
Produttore: Charles Roven, Lloyd Phillips
Produttore esecutivo: Robert Kosberg, Gary Levinsohn
Casa di produzione: Universal Pictures
Fotografia: Roger Pratt
Montaggio: Mick Audsley
Effetti speciali: Vincent Montefusco
Musiche: Paul Buckmaster
Scenografia: Jeffrey Beecroft, William Ladd Skinner
Interpreti e personaggi:
    Bruce Willis: James Cole
    Joseph Melito: James Cole da piccolo
    Madeleine Stowe: Kathryn Railly
    Brad Pitt: Jeffrey Goines
    Frank Gorshin: Dottor Fletcher
    Christopher Plummer: Dottor Leland Goines
    Joey Perillo: Detective Franki
    Christopher Meloni: Tenente Jim Halperin
    LisaGay Hamilton: Teddy
    Vernon Campbell: Tiny
    David Morse: Dottor Peters
    Jon Seda: José
    Bob Adrian: Geologo
    Simon Jones: Zoologo
    Bill Raymond: Microbiologo
    Carol Florence: Astroficiso Jones
    Thomas Roy: Predicatore di strada
Doppiatori italiani:
    Luca Biagini: James Cole
    Laura Boccanera: Kathryn Railly
    Pino Insegno: Jeffrey Goines
    Nando Gazzolo: Dottor Leland Goines
    Mauro Gravina: Tenente Jim Halperin
    Roberto Pedicini: Dottor Peters
Traduzioni del titolo:
    Spagnolo: Doce Monos
    Francese: L'Armée des douze singes
    Polacco: 12 małp
Colonna sonora:
    Tema principale:
        Suite Punta del Este, di Astor Piazzolla
    Testi e musiche di Paul Buckmaster:
       1. "Introduccion", da Suite Punta Del Este (12 Monkeys)
       2. Coles' Frist Dream / Volunteer Duty / Topside
       3. Silent Night
       4. Spider Research / "Introduccion" (We Did It ) / The
           Proposition
       5. Time Confusion / To The Mental Ward / Planet Ogo
       6. Wrong Number / Cole's Second Dream / Dormitory
          Spider / "Introduccion" (Twin Moons Tango)
       7. Vivisection (Charles Olins)
       8. Sleepwalk (B.J. Cole)
       9. "Introduccion" (Escape To Nowhere) / Scanner Room /
           Capture And Sedation
       10. Cole's Third Dream
       11. Interrogation / Time Capsule / Cole Kidnaps Railly
       12. Blueberry Hill (Fats Domino)
       13. What A Wonderful World (Louis Armstrong)
       14. Coles' Fourth Dream
       15. Comanche (Link Wray e The Wraymen)
       16. Earth Died Screaming (Tom Waits)
       17. "Introduccion" (Quest For 12 Monkeys)
       18. Fateful Bullet / A Boot From The Trunk / Cole's Longing
       19. Photo Search / Mission Brief
       20. Back In '96
       21. Fugitives / Fateful Love / Home Dentistry
       22. "Introduccion" (12 Monkeys Theme Reprise) / Giraffes
           & Flamingos
       23. This Is My Dream / Cole's Call / Louis & Jose
       24. Peters Does His Worst
       25. Dreamers Awake

 
 
Trama:
Anno del Signore 2035. James Cole è un prigioniero che consuma una vita grama nella cella di un carcere ctonio, proprio sotto le rovine di Filadelfia. I pochi sopravvissuti della specie umana sono costretti a vivere nel sottosuolo da quando un virus letale ha provocato miliardi di morti, nel lontano 1996. La superficie è ancora contaminata e inabitabile. Cole è mentalmente instabile e ossessionato da un sogno in cui viene ucciso a colpi di pistola in un aeroporto, ma le autorità scientifiche non possono permettersi il lusso di guardare troppo per il sottile, così lo selezionano per una missione oltremodo pericolosa, facendolo addestrare per un viaggio nel tempo. Il suo compito è tornare nel 1996 e cercare con ogni mezzo di scoprire la vera origine della pandemia e il modo in cui il virus si è sviluppato, fornendo così gli scienziati la possibilità di trovare una cura. L'unica informazione che le autorità possiedono è che forse il virus è stato rilasciato nell'ambiente da un gruppo di ecoterroristi conosciuto come "L'esercito delle 12 scimmie". Qualcosa va storto e Cole si ritrova nell'anno sbagliato, il 1990, a Baltimora. Finisce rinchiuso in un manicomio, sulla base della diagnosi fatta dalla dottoressa Kathryn Railly. In questo girone infernale fa la conoscenza di Jeffrey Goines, un giovane biondiccio farneticante, la cui mente offuscata è un calderone ribollente di complottismo, animalismo, ambientalismo apocalittico e anticorporativismo. Cole cerca di spiegare alla commissione medica che il contagio del virus letale è già in corso, ma non viene ascoltato. Sedato e rinchiuso in una cella, scompare inspiegabilmente: è stato richiamato alla base, nel 2035. Qui subisce un interrogatorio. Le autorità scientifiche gli fanno ascoltare una registrazione in cui una voce distorta sostiene un collegamento tra il virus e l'Esercito delle 12 scimmie. Gli vengono anche mostrate diverse foto di persone ritenute coinvolte, e tra queste c'è anche quella del pazzoide Goines. Così a Cole viene offerta una seconda possibilità. Rispedito indietro nel tempo, arriva per errore nel 1917, in un fangoso campo di battaglia nella Grande Guerra, dove viene accidentalmente ferito a una gamba da una pallottola. Raggiunto da un secondo crononauta, viene trasportato di colpo nel 1996. La dottoressa Railly sta tenendo una conferenza in cui presenta il suo libro sul complesso di Cassandra, illustrando strani casi di uomini che in epoche passate hanno profetizzato l'annientamento dell'umanità in una pestilenza, prevista proprio nel 1996. Al termine della singolare lettura, la scienziata viene avvicinata da un giovane uomo dai capelli rossi come il fuoco, raccolti in un codino. Questi è il dottor Peters, che fa alla donna strani discorsi sulla condizione terminale della specie umana. Quando la dottoressa Railly esce dalla sala delle conferenze, trova ad attenderla una sua vecchia conoscenza, James Cole, che la rapisce. La costringe a guidare fino a Filadelfia. A un certo punto i due apprendono che Jeffrey Goines è il fondatore dell'Esercito delle 12 scimmie. Lo raggiungono nella villa di suo padre, il dottor Lenand Goines, che è un famoso virologo. Quando affrontano lo psicopatico, questi non soltanto nega ogni coinvolgimento con l'organizzazione ecoterrorista, ma accusa Cole di aver partorito l'idea di spazzare via l'umanità con un virus, nel 1990, al manicomio di Baltimora. Si scatena un putiferio. Quando Cole sta per essere catturato dalla polizia, sparisce e ritorna nel 2035. Ritornato indietro nel 1996, raggiunge la dottoressa Railly, che nel frattempo ha trovato le prove decisive del suo viaggio crononautico nel 1917, scoprendo che era stato proprio lui a preconizzare il morbo. I due così partono per la Florida, proprio alla vigilia dello scoppio della pestilenza. Lungo il tragitto scoprono di essersi sbagliati su Goines Junior: l'Esercito delle 12 scimmie risulta un insieme di coglioni il cui solo scopo era liberare gli animali da uno zoo, dopo aver rinchiuso in gabbia il padre del fondatore. La situazione precipita. Raggiunto l'aeroporto di Filadelfia, per puro la dottoressa Railly scopre che il vero responsabile della pandemia è il dottor Peters: il biologo fulvo è l'assistente del dottor Leland Goines, a cui ha sottratto il patogeno - e ora sta partendo per un viaggio in giro per il mondo, con l'intento di propalare la pestilenza. Nel vano tentativo di fermare Peters, Cole finisce ucciso dalla polizia, a colpi d'arma da fuoco. L'attenzione della dottoressa Railly è attratta dallo sguardo di un bambino e comprende l'atroce verità: quello è il piccolo James che assiste alla sua stessa morte.   
 

Recensione:
Questo film di Terry Gilliam è liberamente ispirato al cortometraggio La Jetée del francese Chris Marker (1962). Se molti sono i punti in comune tra le due opere, è altrettanto vero che ci sono numerose differenze non di poco conto, che spero di riuscire ad analizzare in modo esauriente. Innanzitutto la trama di 12 Monkeys è molto complessa, non ha nulla a che fare con l'estrema linearità con cui si svolge l'azione ne La Jetée. Questo si deve anche al fatto che il budget in dotazione a Gilliam era ben diverso dai pochissimi e spesso rudimentali mezzi su cui poteva contare Marker. Eppure, a quanto pare, Gilliam non aveva nemmeno visto La Jetée quando girò 12 Monkeys. Per quanto possa sembrare strano pensare che un regista possa ispirarsi a qualcosa di cui non ha mai preso visione, questa informazione è contenuta nel grande database IMDb, che considero una fonte molto affidabile. La natura della catastrofe è molto diversa nelle due opere: La Jetée ci mostra l'Apocalisse Nucleare e il mondo postatomico, mentre 12 Monkeys ci mostra l'Apocalisse Virale e il mondo postpandemico. Il rimedio all'Apocalisse Nucleare è una fonte di approvigionamento energetico e di cibo, in grado di permettere la ricostruzione. Cosa che in effetti avviene. Il rimedio all'Apocalisse Virale può essere di due tipi:
1) Impedire tramite il viaggio nel passato che si diffonda il virus;
2) Riportare dal passato informazioni sul virus che permettano di trovare una cura e di rendere di nuovo abitabile la superficie del pianeta.
Nessuno di queste due possibili soluzioni va in porto. Non solo non viene impedita la morte di miliardi di persone, ma non viene nemmeno scoperto il modo di garantire l'abitabilità del pianeta. Il fallimento è assicurato, nulla può permettere la fuga da un destino di morte eterna e di degradazione ontologica.
 
 
Ontologia temporale 
 
Come nel cortometraggio di Chris Marker, La Jetée, siamo di fronte a un angosciante loop, un circuito temporale chiuso da cui non c'è possibilità di fuga. Va però notato quanto segue: La Jetée ci mostra un crononauta che torna indietro nel tempo nei giorni precedenti la Terza Guerra Mondiale, ma non la scatena, perché essa era già inevitabile, data l'estrema bellicosità della Germania. Gli eventi erano già in atto. Invece in 12 Monkeys i viaggi crononautici costituiscono proprio l'innesco diretto della catastrofica pandemia. Un primo viaggio nel passato fa sì che un uomo approdasse in un villaggio vicino a Stonehenge nel 1396 e che si mettesse a profetizzare una pestilenza che avrebbe spazzato via l'umanità dopo 600 anni. Il suo inglese suonava come una lingua sconosciuta alla gente dell'epoca, ma qualcosa è stato compreso e un cronista ha riportato il portentoso accaduto in una sua opera - che giungerà dopo secoli a conoscenza della dottoressa Railly, studiosa del complesso di Cassandra. Altri due viaggi sono stati disastrosi: ben due crononauti, tra cui il protagonista, sono finiti nel bel mezzo della Grande Guerra, in una trincea fangosa delle Fiandre. Parlando inglese, proprio James Cole ha profetizzato la pestilenza del 1996, e anche questo episodio incongruo verrà riportato in un documento raccolto dalla dottoressa Railly. Ebbene, senza questi eventi, la dottoressa non avrebbe mai pubblicato un libro sulle profezie. Non avrebbe quindi destato il morboso interesse del fulvo dottor Peters. È stato soltanto per via delle profezie sul 1996 come anno della pestilenza, che il biologo in questione si è detto: "Che bello, ho proprio a disposizione in laboratorio il virus in grado di raddrizzare tutti i torti una volta per tutte! Perché non usarlo adesso?" Mai potrebbe essere più appropriata la locuzione "profezia che sia autoavvera".  

Le 12 scimmie e Philip K. Dick 
 
Tra le fonti di ispirazione di 12 Monkeys è spesso citato un racconto di Philip K. Dick, pubblicato per la prima volta nel 1952: Il teschio (The Skull). Ne riporto la trama sintetica. Il protagonista è Conger, un detenuto a cui viene offerta la libertà in caso accetti di tornare indietro nel tempo, nel 1960, per uccidere un uomo. Gli viene dato un teschio per identificare la vittima designata, un predicatore fanatico che ha dato vita a una nuova religione, cambiando in modo radicale il mondo nei secoli successivi. Eliminando il predicatore, i mandanti di Conger intendono cancellare la sua religione, sommamente afflittiva. Il problema è che Congera un certo punto si rende conto che il teschio è il suo. Capisce di essere proprio lui la causa di ciò che è stato mandato a estirpare. Possiamo aggiungere a The Skull un altro racconto dickiano di argomento simile: Il fattore letale (Meddler), pubblicato per la prima volta nel 1954. Un crononauta viene mandato nel futuro e trova la Terra completamente spopolata. Homo sapiens è una specie estinta. Il viaggiatore si imbatte quindi in una pericolosa varietà di farfalle, che identifica come la causa della catastrofe. Quando torna al proprio luogo d'origine, un bozzolo di una farfalla assassina resta attaccato allo scafo della crononave. Qual è l'origine di queste farfalle? 

Le 12 scimmie e Anne Lear 

Nel racconto L'avventura del viaggiatore globale (The Adventure of the Global Traveller), di Anne Lear (1978),  si narra che il professor Moriarty, sopravvissuto alla lotta con Sherlock Holmes alle cascate di Reichenbach, avrebbe costruito una macchina del tempo, schiantandosi nell'Inghilterra dell'epoca di Shakespeare e perdendo ogni possibilità di ritorno. Finito su un palco mentre si recitava il Macbeth, avrebbe improvvisato la parte del terzo sicario. In origine i sicari erano soltanto due. Shakespeare, rimasto colpito dall'interpretazione dell'intruso, avrebbe deciso di includerla nel Macbeth, dando così origine al personaggio del terzo sicario. Tuttavia Moriarty ha improvvisato recitando quei versi perché li aveva appresi a memoria quando era a scuola. La domanda che affligge il matematico criminale è destabilizzante. Quei versi chi li ha scritti? Non c'è una vera risposta. Quei versi sono acausali: è come se provenissero da un altro universo. Proprio come la guerra biologica condotta dal dottor Peters contro l'intero genere umano.  

Tecnologia crononautica 

Il viaggio nel tempo può avvenire soltanto a partire dal 2035 al passato, con ritorno annesso al punto di origine. Non è invece possibile viaggiare nel futuro a partire dal 2035. Il viaggio avviene tramite una macchina che proietta il crononauta nell'anno di destinazione e che poi lo riporta all'origine, senza servirsi di veicolo fisico. Non c'è una crononave paragonabile a quella concepita da H.G. Wells. Quando il crononauta arriva a destinazione, è in completa balia degli elementi. Senza l'aiuto di un tecnico della sua epoca di partenza, sarebbe condannato a rimanere dove si trova, non potrebbe fare ritorno. Tutto ciò è molto diverso dall'idea portante del cortometraggio di Marker, in cui si ha un viaggio chimico, senza bisogno di alcun macchiario. Una sostanza chimica, iniettata negli occhi del crononauta, provoca la sua caduta in un sonno profondo e la sua proiezione nell'epoca desiderata, tramite formazione di un vero e proprio Doppelgänger che diventa fisico. Il tipo più elementare di viaggio nel tempo, possibile soltanto verso il passato (con ritorno) è quello descritto da Jack Finney nel suo romanzo Indietro nel tempo (Time and Again, 1970): il crononauta è proiettato nel passato senza veicolo né mezzi chimici, soltanto servendosi della potenza della suggestione ipnotica. Possiamo chiederci, di fronte all'elaborata tecnologia crononautica di 12 Monkeys, come possa una civiltà così avanzata da permettere viaggi nel tempo essere messa in difficoltà da un semplice virus. 
 

Una realtà carceraria e manicomiale
 
Il crononauta de La Jetée fugge da un terribile presente di rovine e riesce a raggiungere un passato che gli dona un po' di serenità - per quanto effimera. Tra un viaggio e l'altro trova persino l'amore di una donna. Certo, alla fine rimane ucciso (e intrappolato nel loop), ma intanto ha potuto godere un po' di speranza. Un esile raggio di sole illumina le tenebre che lo opprimono. Invece James Cole sperimenta soltanto l'incubo lungo tutto il suo tragitto terreno. La sua intera esistenza è frenetica e afflittiva, ricca di ogni genere di dolori: non conosce nemmeno un momento di tregua. Ha il corpo coperto di ferite, come il profeta Mercer di dickiana memoria, è un uomo che assume su di sé il peso di tutto il Male dell'Universo. Passa da un manicomio all'altro. Coloro che lo hanno mandato nell'inferno di una sudicia cella, si accorgono di lui soltanto per teletrasportarlo nel suo luogo di origine, che è a sua volta l'inferno di una sudicia cella. Lo sventurato Cole non riesce nemmeno ad avere un contatto fisico con la dottoressa Railly, di cui si è innamorato. Egli è un uomo che non ha mai fatto l'amore. Non ha mai stretto una donna tra le sue braccia, non le ha mai fatto dono del proprio sperma. Non sa nemmeno che il dottor Peters è il vendicatore ultimo di tale ingiustizia. 
 
 
Il percorso del Virus Apocalittico  
 
Il biologo fulvo ha intrapreso, facendolo passare per una vacanza, un lungo e tortuoso viaggio aereo con diversi scali. Le località da lui raggiunte, partendo da Filadelfia, sono state le seguenti: San Francisco, New Orleans, Rio de Janeiro, Roma, Kinshasa, Karachi, Bangkok e Pechino. Un'arzilla cougar ride cordialmente, divertita al pensiero che il simpatico uomo dai capelli rossi voglia spassarsela e scaricare il proprio materiale genetico in ogni angiporto del globo. Lui abbozza un risolino, con complicità. In realtà sta pensando a tutt'altro. Direi che si sente la mancanza di un simile personaggio risolutore, che è un vero e proprio Messaggero dell'Apocalisse. Cos'altro potremmo aggiungere? Le idee e la volontà non mancano, ma non sono sufficienti a porre fine a questo mondo così deprimente. Non sussiste al momento alcun mezzo per cauterizzare una volta per tutte la mostruosa anomalia cosmica chiamata "vita". Solo nella Science Fiction certe cose diventano reali, e anche lì si nota qualche riluttanza a portarle alle estreme conseguenze!

Curiosità 

Durante la presentazione del suo libro, la dottoressa Railly proferisce uno sproposito sesquipedale. Questo sono le sue parole: "Ovviamente queste immagini da Giorno del Giudizio sono decisamente più suggestive della realtà che accompagna un'epidemia virale, sia che si tratti di peste bubbonica o di AIDS". Il punto è che la peste bubbonica è una malattia causata da un batterio, la Yersinia pestis, e non da un virus. 

Il ragno mangiato da James Cole è un ragno delle banane, detto anche Golden Globe Weaver (nome scientifico: Nephila clavipes). Il problema è che questa specie vive nelle regioni del Sud degli Stati Uniti, soprattutto in Florida. Non alligna in città settentrionali dal clima temperato, come ad esempio Boston. 
 
All'inizio del film, il protagonista raccoglie un grosso scarafaggio che zampetta sulla neve. Oltre al fatto che gli scarafaggi non sono attivi in inverno, quell'esemplare appartiene a una specie tipica del Madagascar (nome scientifico: Gromphadorhina portentosa), che non si trova in America. Trovo che la consulenza di un entomologo sarebbe utile ai registi, in modo tale da evitare smarronate. 
 
Il film che James Cole e la dottoressa Railly guardano al cinema è Vertigo (La donna che visse due volte, 1958), di Alfred Hitchcock, a cui ha fatto riferimento anche Chris Marker nel suo cortometraggio La Jetée, fonte di ispirazione per l'opera di Gilliam. Sullo schermo passa proprio la scena inquietante in cui Kim Novak mostra il punto della sua nascita sulla sezione di una sequoia. Ciò non ha il minimo senso nella trama, è come un geroglifico erratico, un riferimento onirico a un universo più grande. 
 
Sembra che Terry Gilliam faticasse non poco a convincere Brad Pitt a impersonare il ruolo dello psicopatico pieno di tic. In particolare non riusciva a farlo parlare in modo discontinuo e frenetico. Ha persino tentato di fargli seguire un apposito corso di dizione, invano. Così un giorno gli ha nascosto le sigarette, ottenendo all'istante il risultato voluto: Brad Pitt si è messo a coportarsi come un folle genuino! 
 


Opere derivate 
 
A partire dal film di Gilliam è stata realizzata una serie televisiva intitolata 12 Monkeys, andata in onda a partire dal 2015 e durata fino al 2018. Gli ideatori sono Terry Matalas e Trevis Fickett. Riporto i principali personaggi e i rispettivi interpreti.
James Cole, interpretato da Aaron Stanford, doppiato da Emiliano Coltorti.
Dott.sa Cassandra "Cassie" Railly
, interpretata da Amanda Schull, doppiata da Federica De Bortoli.
José Ramse, interpretato da Kirk Acevedo.
Aaron Marker, interpretato da Noah Bean, doppiato da Francesco Venditti (è il fidanzato della dottoressa Railly e assistente di un senatore, il suo nome è un chiaro omaggio a Chris Marker).
Jennifer Goines, interpretata da Emily Hampshire, doppiata da Myriam Catania.
Katarina Jones, interpretata da Barbara Sukowa, doppiata da Rossella Izzo (è l'inventrice della macchina del tempo).
Theodore Deacon, interpretato da Todd Stashwick (è il capo di uno spietato gruppo di sopravvissuti chiamato The West VII).  
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Sul Davinotti ho trovato alcuni interventi. Nulla di particolarmente denso, s'intende, ma sempre meglio di un pugno in un occhio.

Galbo ha scritto:

"Film complesso e affascinante diretto da un regista che congerma la sua natura di geniale visionario affrontando il genere fantascientifico in modo assolutamente personale e lontano da ogni ovvietà stilistica. Colpiscono le immagini di un'umanità cupa e desolata, il fascino delle quali consente di superare una sceneggiatura un pò ostica. Ottima la prova degli attori, con Bruce Willis ad una delle prove migliori della carriera."

Ultimo ha scritto:

"Un film di fantascienza riuscito, con una trama piuttosto complicata e difficile da capire alla prima visione, ma comunque ben girato e ben interpretato. Bruce Willis è l'assoluto protagonista, a cui fa da contraltare uno scatenato (e schizzato!) Brad Pitt. I salti temporali possono far perdere il filo allo spettatore, ma se lo guardate con attenzione ne rimarrete soddisfatti. Un po' lenta la parte inziale, buona la seconda, con un finale degno. Niente male."

Barone75 ha scritto:

"Non lo so. Ho visto il film almeno tre volte ma ogni volta rimango dubbioso sopratutto per la sua farraginosità e complessità. Tutto mi sembra poco credibile e pretenzioso e quasi ai limiti del paranoico. Trovo più azzeccata l'interpretazione di Brad Pitt rispetto al duro di "Die Hard" che mi appare eccessivamente monotona. Terry Gilliam, nonostante sia ritenuto uno dei registi più bravi ed eclettici, non riesce a convincermi ed eccede anche in questo caso in esercizi visionari."  

mercoledì 1 gennaio 2020

 
FRIGYES KARINTHY E LA SUA OPERA
 
Lo scrittore e linguista ungherese Ferenc Karinthy (Budapest, 1921 - Budapest, 1992) è l'autore del romanzo surreale Epepe, più conosciuto nel mondo anglosassome come Metropole.
 
 
Il padre di Ferenc, Frigyes Karinthy (Budapest, 1887 - Siófok, 1938), non era affatto uno sconosciuto. Nato da una famiglia borghese di origine ebraica, si distinse per il suo grande ingegno e per la sua vena satirica: fu poliglotta, scrittore, drammaturgo, parodista, umorista, utopista, poeta, giornalista e traduttore in ungherese. Non smise mai di studiare e accumulò un’immensa mole di conoscenze sia umanistiche che scientifiche, cosa molto rara tra gli scrittori di quei tempi. Alcune delle sue traduzioni sono tuttora in circolazione. Tradusse opere di Charles Dickens, Heinrich Heine, H.G. Wells (The Sea Lady, The Country of the Blind), Stephen Leacock, A. A. Milne (Winnie-the-Pooh, reso con Micimackó), Christian Morgenstern, Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore), Jonathan Swift (I viaggi di Gulliver), Mark Twain (Tom Sawyer), Metta V. Victor e Franz Wedekind. 
 
Particolare attenzione merita il suo rapporto con H.G. Wells, e non soltanto in relazione alla letteratura fantastica: la traduzione in lingua magiara delle opere dello scrittore britannico comportò modifiche di non poco conto, e in alcuni casi una vera e propria propria riscrittura. 
 
L'influenza di Wells si nota anche in due interessantissimi romanzi fantascientifici e utopistici di Karinthy padre: Viaggio a Faremido (Utazás Faremidóba, in inglese Voyage to Faremido, 1916) e il suo seguito Capillaria (Capillária, 1921). Viaggio a Faremido è strutturato come un seguito de I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift e preconizza l'intelligenza artificiale. Un pilota si addentra in un paese sconosciuto i cui abitanti hanno corpi costituiti da materiali inorganici e si esprimono in un linguaggio musicale: si tratta di veri e propri robot dotati di intelletto e indipendenti dagli umani. Una visione notevole per gli inizi del XX secolo e certamente profetica.  

In Capillaria è descritto un mondo sottomarino abitato soltanto da donne, mentre i maschi sono ridotti a esserini residuali chiamati bullpop, poco più che genitali deambulanti. Il tema del feroce contrasto tra i sessi e della servitù sessuale è portato ai suoi limiti estremi: il maschio debole è descritto come un "piccolo verme ripugnante", ignorato dalla società femminile sia come mantenitore che come propagatore della specie, condannato quindi a una morte vergognosa. Anche questo è un tema di scottante attualità. 
 
 
Il contributo di Frigyes Karinthy alla Scienza è stato notevole, avendo introdotto un concetto completamente nuovo che si è dimostrato di grande utilità nella matematica, nella sociologia, nella fisica, nella cibernetica e nella teoria delle reti. Si tratta dell'idea dei sei gradi di separazione, che compare nel suo racconto Catene (Láncszemek, 1929), inedito in Italia e parte dell'antologia Ogni cosa è diversa (in inglese Everithing is different). Secondo questo cruciale concetto, ogni persona è connessa a tutte le altre da un piccolo numero di passaggi, che è sempre minore o uguale a sei. L'assunto di Karinthy è semplice: il mondo si sta contraendo a causa dell'accresciuta connettività tra gli individui. Nonostante le persone vivano separate da grandi distanze, la loro crescente densità sul globo porta inevitabilmente a una riduzione delle distanze sociali. Così scrisse nel racconto in questione: 
 
"Comunque, dalla discussione venne fuori un'idea interessante. Uno di quelli che vi partecipava propose un gioco per dimostrare che gli abitanti del globo terrestre sono molto più vicini l'uno all'altro, sotto molti punti di vista, di quanto lo siano stati nel passato. Dato un individuo qualunque tra il miliardo e mezzo di abitanti della terra, che vive in un posto qualsiasi, lui sosteneva di riuscire a mettersi in contatto con quell'individuo al massimo attraverso cinque altri individui che si conoscessero tra loro personalmente." 
 
 
Possiamo renderci conto di questo fatto nella nostra quotidianità. Ho avuto occasione di sperimentare che le distanze che mi separano da diversi personaggi famosi (nel bene o nel male) sono molto minori di quanto possa sembrare. Solo per fare un esempio, a quanto ho potuto appurare, George W. Bush è separato da me da solo tre gradi: un amico di un mio amico lo ha conosciuto alla Casa Bianca, dove ha lavorato per un certo periodo. Questo significa che numerosissimi politici statunitensi sono separati da me al massimo da quattro gradi. Tra questi possiamo enumerare Bill Clinton e sua moglie Hillary, Barack Obama e Donald Trump. Non è affatto escluso che un domani possa darsi la dimostrazione che il mio vero numero di gradi di separazione con ciascuno di questi individui è ancora minore. Un caso ancora più sorprendente è quello di Moana Pozzi: anche se è defunta, i gradi di separazione sono due, dato che mi sono imbattuto in ben tre uomini che l’hanno conosciuta direttamente. Questo fa sì che ci siano soltanto tre gradi di separazione tra me e un numero enorme di attrici e di attori di film hard, vivi e trapassati. 
 
Veniamo infine a una questione davvero singolare. Frigyes Karinthy era un ardente sostenitore dell'esperanto, partecipava ai congressi degli esperantisti e dal 1932 fu a capo dell'Associazione Esperantista Ungherese (Hungaria Esperanto-Asocio). È tuttavia riportato che non parlava affatto tale lingua. Non sono in grado di fornire un'adeguata spiegazione, dal momento che l'esperanto è una lingua di apprendimento molto facile, che non avrebbe dovuto scoraggiare un valente poliglotta. Forse si trattava di una peculiare idiosincrasia che gli impediva di memorizzare le parole? Ancora più strano che un uomo che nutre passione per qualcosa poi mostri una tale difficoltà ad apprenderla.

martedì 12 dicembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI LOBO-CRAWFORD

Francisco Lobo e Paulo Crawford (Universidade de Lisboa, Portogallo) sono gli autori dell'articolo Time, closed timelike curves and causality, ossia Tempo, curve "timelike" chiuse e causalità, risalente al 2002 e revisionato per l'ultima volta l'anno successivo. Il lavoro può essere consultato e scaricato liberamente al seguente link: 


Dopo un'introduzione in cui gli autori riassumono l'evoluzione del concetto di tempo dall'antichità a Newton e quindi ad Einstein, giungono finalmente al punto. Il problema è quello delle curve temporali chiuse (CTC), annosa crux filosofica. La teoria della relatività generale fornisce un'analisi approfondita del flusso temporale in presenza campi gravitazionali, siano essi di debole o di forte intensità. Com'è risaputo, tale teoria contiene geometrie non banali che implicano curve temporali chiuse. Accade così che un osservatore, seguendo una traiettoria lungo una curva di questo tipo, ritorni a un evento che coincide con la sua partenza. Per l'osservatore in questione, la freccia del tempo misurata localmente punta in avanti, tuttavia globalmente egli procede verso eventi che si trovano nel suo passato. Ciò viola la causalità e porta ai cosiddetti paradossi temporali, giustamente paragonati dagli autori al vaso di Pandora. I paradossi si possono classificare in due diversi tipi:

1) Paradossi di consistenza;
2) Anello causale (anello temporale). 

Il classico paradosso di consistenza è quello dell'uomo che torna nel passato e uccide il proprio nonno, minando così la propria esistenza.

Negli anelli causali, informazioni od oggetti sono intrappolati nello spaziotempo in un circuito di retrocausalità. Lobo e Crawford fanno l'esempio di un uomo che viaggia nel passato con una macchina del tempo, raggiunge se stesso quando era giovane, dando a questo suo sé un manuale su come costruire la macchina del tempo. La costruzione del congegno crononautico è resa possibile proprio dalla consegna del manuale. Posso fare esempi ancora più chiari per illustrare questo paradosso:

i) In un racconto di Philip K. Dick, Il fattore letale (Meddler), si parla di una macchina che fotografa il futuro. Tramite questo marchingegno, vengono fatte fotografie da cui risulta che nel giro di un secolo non si trova più traccia alcuna del genere umano. Viene così usata una macchina del tempo per inviare un crononauta nel futuro per capire la causa della catastrofe. L'uomo parte e al suo arrivo trova la Terra disabitata: il genere umano si è estinto. Esplora una città fatiscente, abbandonata da molto tempo. Recupera libri e giornali da una biblioteca, quindi si accinge a fare ritorno alla macchina del tempo. A questo punto scopre che a sterminare l'umanità sono stati sciami di strane farfalle, a cui riesce a sfuggere per il rotto della cuffia. Quando ritorna nel suo tempo, porta con sé alcuni bozzoli di queste farfalle, innescando così il processo che porterà l'umanità all'annientamento. Domanda: qual è l'origine di questa specie di lepidottero mortifero?

ii) In un racconto di Anne Lear, L'avventura del viaggiatore integrale (The Adventure of the Global Traveler), Sherlock Holmes trova una lettera scritta dal suo mortale arcinemico, James Moriarty, il Napoleone del Crimine. Il punto è che la lettera è datata 1640. Il geniale furfante ha inventato la macchina del tempo ed è precipitato sul palcoscenico di Shakespeare mentre veniva rappresentato il Macbeth. In origine nella tragedia dovevano esserci soltanto due sicari, ma ecco che Moriarty, trovatosi nel ben mezzo della scena, improvvisa, recitando la parte del Terzo Assassino, da lui conosciuta a memoria. La sua interpretazione piace a Shakespeare, che la include nella sua opera. Moriarty, che è rimasto intrappolato nel passato, scrive l'accaduto nella lettera sperando che un giorno Holmes la troverà. Lettera che si conclude così:
“La prima volta che le battute del Terzo Assassino furono mai pronunciate, erano solo il frutto della mia buona memoria.
“Dunque, di grazia, signor Holmes, chi le ha scritte?
 

Si hanno così oggetti, esseri e informazioni esistenti nello spaziotemo senza che nessuno sia responsabile della loro creazione. Un manuale che viene dal nulla. Una farfalla che viene dal nulla. Battute teatrali che vengono dal nulla.

Dopo aver introdotto e commentato brevemente i paradossi sopra citati, gli autori partono in quarta analizzando tutte le soluzioni delle equazioni di campo di Einstein che implicano curve temporali chiuse, fornendo al lettore un'immersione in un oceano di matematica superiore. Se un navigatore nutre per l'estetica matematica la stessa passione che Casanova nutriva per le donne, sarà sicuramente soddisfatto. Se devo essere sincero, le conclusioni di Lobo-Crawford mi lasciano esterrefatto. In sintesi, questa è la summa argomentativa dei due portoghesi: 

a) La teoria della relatività generale ha avuto un grandissimo successo, che ha una base sperimentale molto solida.
b) La teoria della relatività generale porta a soluzioni alle equazioni di campo che implicano curve temporali chiuse.
c) Si evince che se la teoria della relatività generale è valida, è necessario includere la possibilità di viaggio nel passato attraverso curve temporali chiuse.
d) Siccome l'accettazione del viaggio nel passato attraverso curve temporali chiuse implica paradossi, si evince che detti paradossi vanno accettati come possibilità non soltanto matematiche, bensì anche fisiche.
e) Stanti i punti precedenti, ne consegue che il paradosso dell'uccisione del nonno, così come gli anelli temporali, corrispondono a situazioni possibili e realistiche.

A questo punto fa magicamente la sua comparsa la ridicola baggianata papista del libero arbitrio. Così ragionano Lobo e Crawford: "È logicamente inconsistente che il crononauta uccida suo nonno. Ma per l'esattezza, ci si può chiedere, cosa gli ha impedito di compiere il suo atto omicida se egli ha avuto ampie opportunità e la libera volontà di fare così". Parlano sì del principio di autoconsistenza, formulato da vari autori per aggirare il problema, ma ora della fine sono autentici sostenitori della possibilità di viaggiare fisicamente nel passato.  

Il problema è che è inconsistente il fatto stesso che il crononauta possa raggiungere suo nonno al di fuori della catena causale che ha portato alla propria esistenza. Ricordo che H.G. Wells aveva a un certo punto introdotto un paradosso estremamente interessante nel suo romanzo La macchina del tempo (Time Machine). Il protagonista aveva costruito una macchina del tempo in miniatura, quindi aveva incaricato uno psicologo scettico di azionare una minuscola leva. A questo punto la macchinetta si era sfocata per scomparire. Un astante aveva sollevato l'obiezione, dicendo che, se quella minuscola macchina del tempo avesse viaggiato nel passato, l'avrebbero dovuta vedere nello stesso luogo anche appena entrati nella stanza, e anche il giovedì prima e quello prima ancora, e via discorrendo. Wells ha cercato di risolvere il paradosso con un cavillo, immaginando che la velocità della macchina fosse tale da impedirne la vista agli umani. In realtà il paradosso resta e sarà bene meditare sulle sue conseguenze.   

mercoledì 13 settembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI TIPPETT-TSANG

Il fisico e matematico Benjamin Tippett (University of British Columbia) e l'astrofisico David Tsang (McGill University, Montreal) sono gli autori del lavoro Traversable Achronal Retrograde Domains in Spacetime, ossia "Domìni retrogradi atemporali attraversabili nello spaziotempo", in cui investiga la possibilità di viaggi nel tempo retrogrado (verso il passato). L'articolo è liberamente scaricabile e consultabile al seguente url:


Si trova nel Web anche un altro lavoro in forma di presentazione ppt stampata in pdf, con un titolo lievemente diverso (compare l'accettivo Acausal "acausale" anziché Achronal) e con Tippett come unico autore:


Il primo lavoro risale al 2013, il secondo al 2016. In numerosi quotidiani online si parla soltanto di Ben Tippett e il merito di questi studi sono attribuiti a lui solo dai relativi giornalisti. Non so darne una chiara spiegazione e non so cosa sia successo. Forse i due scienziati hanno litigato e si sono divisi? In ogni caso, siccome i concetti erano già ben enunciati nell'articolo del 2013, citerò sempre anche Tsang. 

Secondo Tippett e Tsang il viaggio nel passato sarebbe matematicamente possibile. Va tuttavia fatto notare qualcosa che non sembra entrare nella testa dei giornalisti e dei cronisti: la possibilità matematica di viaggio nel tempo nel mondo subatomico verso il passato non implica la possibilità fisica di viaggio nel tempo retrogrado in un universo macroscopico causale. 

Gli studi di Tippet-Tsang ipotizzano la possibilità di costruire una specie di bolla temporale, che viene chiamata TARDIS (acronimo tratto dal titolo dell'articolo). Naturalmente si tratta di un modello matematico e non di un prototipo del marchingegno fantastico partorito dalla fantasia di Herbert George Wells. Per tradurla in realtà, a sentir gli autori, sarabbe necessaria una certa "materia esotica", che è tuttavia impossibile a trovarsi e, soprattutto, se anche si riuscisse a trovarla, non sarebbe manipolabile da esseri umani. 

Queste sono le mie obiezioni ai concetti sostenuti dagli autori:

1) Come può una regione acausale dell'universo permettere l'attraversamento a un corpo fisico che per necessità intrinseca obbedisce al principio di causalità?
2) Se anche si instaurasse un loop chiuso, come si farebbe a far tornare il viaggiatore nella realtà fisica dello spaziotempo di Minkowski? Fatemi capire. Dovrebbe rimanere intrappolato per sempre in una tremenda condizione di prigionia?

Quello che mi fa pensare che questi accademici si droghino pesantemente è il loro commento alle condizioni di vita di un'ipotetica sperimentatrice chiusa nella bolla temporale (Amy), e di un'osservatrice rimasta all'esterno della bolla stessa, nel nostro mondo (Barbara). Quando ho letto non ci volevo credere: "Life inside the bubble is colourful and sexy and fun. Life outside the bubble is grey and drab, and dresses like a school teacher from the 1960's". Certo, è umorismo, non qualcosa di serio. In ogni caso, come ci possano essere cose "divertenti" e "sexy" in un mondo in cui alla causa non segue l'effetto non è dato sapere.

Inesistenza di vera retrocausalità

Più che l'attraversamento di una regione acausale, il loop descritto da Tippett-Tsang rimanda al concetto di self-fulfilling prophecy, descritto come una forma di retrocausalità. Essi credono che la bolla temporale funzionerebbe così. In realtà la cosa mi lascia profondamente scettico. Il loop di TARDIS impedirebbe persino l'esistenza di materia biologica. Detto questo, persino il concetto di self-fulfilling prophecy è critico e va maneggiato con cura. Nella realtà in cui viviamo, una vera e propria retrocausalità non esiste. In altre parole, ogni apparente eccezione sarebbe un evento che non sfugge alla catena casuale in cui l'effetto segue la causa. Questa è la sequenza:

evento e1: Qualcuno afferma una proposizione
    (causa c1)
evento e2: Alcuni la raccolgono
    (effetto di c1 = causa c2)
evento e3: La proposizione si diffonde
    (effetto di c2 = causa c3)
evento e4: La proposizione si realizza
    (effetto di c3).

La causa c1 non è una profezia in quanto colui che pronuncia la proposizione non prevede davvero il futuro, non ha su di esso uno sguardo privilegiato: l'evento iniziale e1 non è causato dal futuro e4. Se si afferma il contrario, serve dimostrazione inconfutabile. Servono prove concrete. Per avere retrocausalità si dovrebbe provare che l'autore della profezia ha realmente visto il futuro in atto, che esisterebbe indipendentemente dal presente (B-eternismo). Tuttavia questa dimostrazione ci appare impossibile. Ovviamente la prova di un caso di vera retrocausalità è a carico di chi ne afferma l'esistenza.

Conclusioni:

Bellissime le equazioni, bellissime le metriche. A dispetto di questo, reputo lo studio ozioso e viziato dall'impossibilità di ogni essere umano di distaccarsi dal tempo che definisce la sua esistenza. Se devo essere franco, è molto probabile che esista un Censore Cosmico in grado di impedire la realizzazione di abominazioni come TARDIS.