INDIETRO NEL TEMPO
Titolo originale: Time and Again
Autore: Jack Finney
Lingua originale: Inglese
1a ed. originale: 1970
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Viaggio nel tempo; fantascienza
romantica; fantascienza crepuscolare
Ontologia temporale: B-eternista
Reversibilità degli eventi: Sì
Nesso causale: Retrocausalità diretta
Tipo di viaggio nel passato: Non ludoviciano
Tecnologia di viaggio: Ipnotismo
Macchina del tempo: Assente
Draga temporale: Sì
Editore (it.):
Mondadori (collana Altri Mondi);
Marcos y Marcos (collana Gli alianti)
1a ed. it.: 1990
2a ed. it.: 2004
Traduttore: Marco Pinna, Riccardo Valla
Codici ISBN:
ISBN-10: 880434203X
ISBN-13: 9788804342038
Codice EAN:
9788871683867
Autore: Jack Finney
Lingua originale: Inglese
1a ed. originale: 1970
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Viaggio nel tempo; fantascienza
romantica; fantascienza crepuscolare
Ontologia temporale: B-eternista
Reversibilità degli eventi: Sì
Nesso causale: Retrocausalità diretta
Tipo di viaggio nel passato: Non ludoviciano
Tecnologia di viaggio: Ipnotismo
Macchina del tempo: Assente
Draga temporale: Sì
Editore (it.):
Mondadori (collana Altri Mondi);
Marcos y Marcos (collana Gli alianti)
1a ed. it.: 1990
2a ed. it.: 2004
Traduttore: Marco Pinna, Riccardo Valla
Codici ISBN:
ISBN-10: 880434203X
ISBN-13: 9788804342038
Codice EAN:
9788871683867
Trama:
New York. Simon Morley è un impiegato in un'industria di grafica e passa le sue giornate a fabbricare sagome adorne per saponette. Percepisce in modo netto che la sua vita è vuota e vana, anche se ha qualche amico ed è allietato dalla compagnia di una ragazza, la fulva Katherine Mancuso. Un giorno Simon viene avvicinato da un certo Ruben "Rube" Prien, che gli propone di partecipare a un progetto governativo della massima segretezza. Va detto che Rube da una parte istiga e incuriosisce l'interlocutore, tuttavia si rifiuta di fornire il benché minimo dettaglio e persino di dare una vaga definizione dell'incarico. All'inizio Simon è molto perplesso, scettico e vittima dell'accidia, così pensa di rifiutare per rimanere nella sua vita di nullità. Poi qualcosa lo spinge a unirsi al progetto e a recarsi all'indirizzo fornitogli da Rube. Giunge così fino a un edificio di nudi mattoni rossicci, inoltrandosi in un labirinto di corridoi e di uffici. Qui, dopo essere stato sottoposto a una singolare prova, una sorta di test di realtà, viene a conoscere il dottor Oscar Rossoff e il capo del progetto, il dottor E.E. Danziger. All'inizio tutto è molto nebuloso: a Simon vengono mostrate aule in cui persone dagli strani abiti sono impegnate in attività incomprensibili, come la simulazione di un duello con le baionette o una conversazione nella lingua d'oil del XV secolo. Sarà proprio il dottor Danziger a spiegare ogni cosa in dettaglio: il progetto consiste nel mandare indietro nel tempo alcuni collaboratori opportunamente addestrati, in un piccolo numero di contesti scelti. Questi viaggi nel passato non avvengono tramite particolari congegni, ma soltanto servendosi dei poteri dell'ipnosi. Il crononauta si prepara calandosi nella parte, vivendo per qualche tempo in un ambiente acconciato in modo da contenere soltanto oggetti dell'epoca in cui si vuole arrivare, mangiando soltanto cibi prodotti appositamente e via discorrendo. Quando tutto è perfetto, e il crononauta è giunto a pensare in tutto e per tutto come un uomo del passato che è stato scelto, ecco che si sottopone a ipnosi e avviene la magia: uscendo dal suo covo, si viene a trovare proprio nel tempo desiderato! In pratica, si tratta del viaggio nel tempo condotto soltanto con mezzi "psicologici": le ingenti spese dell'ente governativo presieduto dal dottor Danziger sono relative alla produzione dei contesti adatti e all'addestramento dei crononauti. Così Simon Morley, vestito come un gentiluomo della New York ottocentesca, prende residenza in un enorme quanto vetusto palazzone chiamato Dakota, in cui un appartamento viene arredato in modo opportuno, eliminando ogni oggetto o elemento che possa anche remotamente ricordare il XX secolo. La tecnica ipnotica ha successo e Simon riesce a fare un'incursione nell'anno 1882, durante una nevicata abbondante. Vede un uomo e una donna su una slitta trainata da cavalli e, rientrato nel suo appartamento al Dakota - che a quei tempi esisteva già - riesce a scorgere il Museo delle Scienze Naturali, solo in seguito nascosto da una selva di grattacieli. È l'inizio di un'avventura coinvolgente, che porterà il protagonista a imbattersi in una bella ragazza, Julia Charbonneau, di cui si innamorerà perdutamente. L'architettura dell'opera è molto complessa, comprendendo non pochi intrighi e misteri; di certo molti dettagli sollevano interessanti problematiche di ontologia temporale.
Recensione:
Alla base di Indietro nel tempo c'è la teoria dell'eternismo atensionale, o B-eternismo, sostenuta tra gli altri da Albert Einstein: essa afferma che presente, passato e futuro coesistono come configurazioni spaziali statiche, e che il flusso degli istanti è illusorio. Che il B-eternismo sia tanto popolare tra i fantascientisti non deve stupire più di tanto: essendo il presentismo una teoria che nega lo statuto ontologico degli eventi passati e di quelli futuri, ogni viaggio nel tempo viene ad essere impossibile. In questo modo per scrivere un romanzo sui viaggi nel tempo, non resta che scegliere un'ontologia temporale eternista. A parer mio, le ontologie temporali più utili a questo scopo sono quelle eterniste tensionali, o A-eterniste, come la teoria dei futuri ramificati o quella dei blocchi in accrescimento - dato che rendono conto del flusso degli istanti. Peccato che gli scrittori anglosassoni, con poche eccezioni tra cui Philip K. Dick, stravedano per la negazione della freccia temporale, generando così infiniti paradossi non necessari. In particolare, Finney non comprende il nesso causale tra gli eventi ed è portato a ritenere il concetto stesso di causalità come qualcosa di "soggettivo" e "psicologico". Un'idea originale quanto priva di senso. La narrazione è comunque avvincente, nonostante la sua sostanziale assurdità. Peccato che lo stile sia troppo ampolloso: eventi cruciali vengono sommersi da un'incredibile mole di descrizioni fatue di vestiti e di paesaggi urbani, per non parlare del labirinto della toponomastica di New York, in cui difficilmente un lettore italiano può pensare di orientarsi. Tanto fitta è la rete di riferimenti geografici come "l'incrocio tra Nassau Street e Park Row", "l'angolo della Quarantasettesima", "il marciapiede tra la Third Avenue e la Quarantaduesima" e via discorrendo, che si è colti da un senso di vertigine.
Viaggi temporali non ludoviciani
Il viaggio nel passato è detto ludoviciano se comporta l'impossibilità di cambiare gli eventi. Per contro, il viaggio nel passato è detto non ludoviciano se permette il cambiamento degli eventi. Come mai queste denominazioni così strane? Semplice: esse derivano dal nome del filosofo statunitense David Lewis (1941-2001). Orbene, il suo cognome deriva dal nome proprio Lewis "Luigi", la cui origine ultima è una forma volgare di Ludovico, come ben sa chi si interessa di filologia germanica. Sono un convinto assertore dell'impossiblità del viaggio temporale non ludoviciano. Tuttavia, anche sospendendo l'incredulità e calandosi nell'ambientazione del romanzo, ne emergono tali contraddizioni intrinseche da far saltare dalla sedia.
La metafora del fiume
Pur negando l'esistenza della freccia temporale, Finney non esita a paragonare il tempo a un grande placido fiume. A suo dire, l'inaccessibilità del passato e del futuro sarebbe causata soltanto nel fatto che ci troviamo in un'ansa che ci impedisce di vederli. Ecco la conversazione tra Simon Morley e il dottor Danziger:
«<Einstein> intendeva dire che la nostra concezione del passato, del futuro e del presente non è corretta. Noi pensiamo che Il passato se ne sia andato, che il futuro debba ancora venire, e che esista solo il presente. Perché il presente è tutto ciò che siamo in grado di vedere».
«In effetti, devo ammettere che anche a me sembra che le cose vadano più o meno così».Danziger sorrise. «Naturalmente. E lo stesso vale per me. È più che naturale. Come del resto ha detto lo stesso Einstein. Ha detto che siamo come persone in una barca senza remi che procede lungo un fiume serpeggiante. Attorno a noi vediamo solo il presente, e non riusciamo a vedere il passato, dietro le anse e le curve del fiume alle nostre spalle. Eppure esso esiste».
«In effetti, devo ammettere che anche a me sembra che le cose vadano più o meno così».Danziger sorrise. «Naturalmente. E lo stesso vale per me. È più che naturale. Come del resto ha detto lo stesso Einstein. Ha detto che siamo come persone in una barca senza remi che procede lungo un fiume serpeggiante. Attorno a noi vediamo solo il presente, e non riusciamo a vedere il passato, dietro le anse e le curve del fiume alle nostre spalle. Eppure esso esiste».
Come conseguenza di queste premesse, il concetto di irreversibilità non è compreso, e lo stesso Einstein a quanto pare lo considerò irrilevante. Eppure l'irreversibilità esiste ed è un dato di fatto che non può essere rimosso dalle ruminazioni della psicologia. Che la relatività einsteiniana non implichi in automatico il B-eternismo è provato tra l'altro dal fatto che il dibattito filosofico tra eternisti e presentisti è ancora vivacissimo. Siamo ben lungi dal comprendere la natura del tempo. Credo con fermezza che l'intero mondo scientifico dovrebbe rinsavire e prendere sul serio Ilya Prigogine, che sostenne la natura termodinamica della freccia temporale, definendo l'irreversibilità degli eventi come principio di sensatezza dell'universo. Mi si permetta di aggiungere, è la sola sensatezza che si può ravvisare in un universo di aberrazioni!
La teoria della pagliuzza nel fiume
Così spiega il dottor Danziger:
«Ecco, il tempo viene spesso paragonato a un fiume, a una corrente. Quel che accade in un dato punto del fiume dipende almeno in parte da quel che è successo a monte. Ma in ciascun istante si verifica un'infinità di eventi, alcuni dei quali sono di portata enorme. Perciò, se il tempo è un fiume, è più grande del Mississippi in piena. Mentre lei... è come una pagliuzza in mezzo a quella corrente. È possibile che anche una pagliuzza possa produrre un effetto: per esempio, può rimanere incastrata sulla sponda e con il tempo formare una barriera capace di bloccare il corso del fiume. La possibilità di un cambiamento, il pericolo, esiste. Ma è infinitesimale. Virtualmente possiamo essere sicuri al cento per cento che una pagliuzza caduta in quella corrente gigantesca e incredibilmente potente, nel turbine di quel Mississippi di eventi, non influisca affatto sul suo corso!»
Ebbene, anche ammettendo il viaggio temporale non ludoviciano, questa teoria è falsa. Non ha in sé nemmeno una vaghissima fibra di verità. Moltissime opere fantascientifiche sui viaggi nel passato si fondano su questo presupposto fallace e ignorano del tutto i nessi causali che generano gli eventi. La tentazione del narratore è quella di credere che esistano pochissimi eventi determinanti, messi lì per necessità storica e assolutamente immutabili, che non potranno mai essere scalfiti da nulla - e che tutti gli altri eventi siano assolutamente irrilevanti, tanto che mutandoli non si sortirebbe mai alcun effetto sul corso storico. Questo perché alla base del giudizio ci sono i libri di storia, che elencano l'insieme degli eventi assoluti definiti "necessità storiche". Quanto tutto ciò sia un'illusione puerile lo dimostra la stessa vita di Adolf Hitler. Purtroppo la fantascienza si basa ancora in gran parte sulla meccanica classica e ignora il concetto di Caos. Non esistono eventi irrilevanti in un sistema caotico. Si può dimostrare che anche un semplice sternuto innesca una catena di conseguenze in grado di ridefinire l'intero aspetto del pianeta: è sufficiente che favorisca o che impedisca anche soltanto una singola copula.
Il ridicolo Progetto Cuba
Ogni singolo elemento di questo universo è parte di una catena causale che rimonta ad epoche remotissime. La natura tragica di questa catena non viene compresa da Finney e di conseguenza neppure dai suoi personaggi. Allo stesso modo sfugge l'estrema interconnessione di tutte le catene causali che compongono l'esistenza. Vediamo così due militari minchioni, Rube Prien e il colonnello Esterhazy, fare un progetto folle. Secondo il loro ragionamento lineare da meccanici classici, se Cuba fosse stata acquisita dagli Stati Uniti nel 1890, quando la cosa era possibile, non sarebbe mai andato al potere Fidel Castro, con tutto quel che ne consegue. E al contempo, tutto il resto sarebbe stato identico alla realtà a noi tutti nota. Prien ed Esterhazy, in altre parole, credono di poter asportare in modo chirurgico qualcosa che non piace loro, come il regime comunista cubano, senza tener conto della propagazione degli eventi e dell'impossibilità di controllare il cambiamento delle catene causali. Una prospettiva che definire stolta è poco.
La draga temporale
Philip K. Dick ha definito "draga temporale" un congegno capace di portare nel presente oggetti o persone prendendole dal passato. Il concetto è introdotto ne La penultima verità, ma compare anche altrove. Così, ne I simulacri, Hermann Goering viene catturato dalla draga temporale e portato nell'epoca in cui la vicenda si svolge - solo per essere sommariamente fucilato per essersi dimostrato "poco utile". Nel romanzo di Finney, Simon Morley riesce tramite la solita ipnosi a portare Julia Charbonneau nel proprio tempo d'origine, nella New York del XX secolo. La ragazza cammina per le strade congestionate da flussi di automobili e osserva i grattacieli. Viene condotta nell'appartamento di Simon, dove sfoglia alcuni libri e si veste con abiti moderni. Poi a un certo punto comprende che il suo posto è nel suo tempo, si rimette gli abiti con cui è arrivata e tramite la tecnica dell'ipnotismo ritorna nel passato. Quindi, possiamo dire che il dragaggio temporale nel romanzo di Finney avviene senza la presenza di un congegno, contrariamente a quanto avviene nelle opere di Dick.
L'Ipertempo di Van Inwagen
Si segnala come degna di nota la teoria di Peter Van Inwagen (University of Notre Dame, South Bend, Indiana), che postula il concetto di ipertempo. Secondo lo studioso statunitense, lo spaziotempo comprenderebbe più di una dimensione temporale. In linea di principio sarebbe possibile per un crononauta ritornare nel passato: la sua interazione creerebbe l'eruzione di un nuovo corso temporale, come un corno che si viene a formare per poi propagarsi. In questo modo non ci sarebbero paradossi. Le vari linee temporali create dagli interventi sul passato non interagirebbero tra loro, e i vari doppioni dei crononauti e degli abitanti di ogni ipertempo sarebbero sezioni di oggetti con parti temporali che non possiamo cogliere dalla nostra limitata visuale. Peccato che l'entropia ontologica implicita in tale teoria sia grande e generi infiniti non normalizzabili, di per sé indizio della sua falsità.
Reazioni nel Web
Nel sito Anobii sono presenti numerose recensioni brevi di questo romanzo, consultabili al seguente indirizzo:
Con poche eccezioni, direi che i lettori di fantascienza non hanno gradito Indietro nel tempo, per motivi abbastanza prevedibili. Manca il gingillo tecnologico, sola cosa in grado di attirare l'attenzione. Infatti si è usata la locuzione "fantascienza ipotecnologica". Per alcuni non è neppure fantascienza e sarebbe classificabile come "romanzo storico". Non sembra che tra il pubblico, perso nel mare della banalità, ci sia qualcuno interessato agli studi sulla natura del tempo.
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