venerdì 31 luglio 2020

 

DARWIN E LA TEODICEA 
 
A distanza di tanto tempo, le polemiche sull'evoluzionismo non accennano a placarsi. Fin dal suo primo apparire, la teoria dell'Evoluzione della Specie fu attaccata dai religiosi in modo vigoroso perché ritenuta atea. In realtà l'ateismo di Charles Darwin non fu una scelta facile, ma il risultato di un lungo tormento interiore. Nell'autobiografia postuma del naturalista, pubblicata nel 1887, egli sostiene di non poter credere che “un essere così potente, onnisciente e dall’assoluta benevolenza come un Dio che abbia creato l’universo, possa trarre giovamento dal veder soffrire per un tempo infinito gli esseri inferiori”
 
E ancora, in una lettera ad Asa Gray (1860):  
 
“Rispetto alla visione teologica della domanda: questo è sempre doloroso per me. Sono sconcertato. Non avevo intenzione di scrivere in modo ateistico, ma ammetto che non riesco a vedere chiaramente come fanno gli altri e, come vorrei, prove del disegno e della benevolenza da tutte le parti di noi. Mi sembra che ci sia troppa miseria nel mondo. Non riesco a convincermi che un Dio buono e onnipotente abbia potuto creare gli icneumonidi facendo deliberatamente in modo che si nutrissero del corpo di bruchi ancora vivi, o che un gatto dovrebbe giocare con i topi. Non credendo questo, non vedo alcuna necessità nella convinzione che l'occhio sia stato espressamente progettato. D'altra parte non posso comunque accontentarmi di vedere questo meraviglioso universo e specialmente la natura dell'uomo, e concludere che tutto è il risultato della forza bruta. Sono propenso a considerare tutto come risultante da leggi progettate, con i dettagli, buoni o cattivi che siano, lasciati all'elaborazione di ciò che possiamo chiamare caso. Non che questa idea mi soddisfi affatto. Sento più profondamente che l'intero argomento è troppo profondo per l'intelletto umano. Un cane potrebbe anche speculare sulla mente di Newton: "Lascia che ogni uomo speri e creda ciò che può." Certamente sono d'accordo con te sul fatto che le mie opinioni non sono affatto necessariamente atee. Il fulmine uccide un uomo, buono o cattivo che sia, a causa dell'azione eccessivamente complessa delle leggi naturali, - un bambino (che può rivelarsi un idiota) nasce dall'azione di leggi ancora più complesse, - e posso vedere nessun motivo per cui un uomo, o un altro animale, potrebbe non essere stato originariamente prodotto da altre leggi; e che tutte queste leggi potrebbero essere state espressamente progettate da un Creatore onnisciente, che prevedeva ogni evento e conseguenza futuri. Ma più penso e più mi stupisco; come in effetti ho probabilmente dimostrato da questa lettera.”
 
Proprio il sistema riproduttivo degli imenotteri parassitogeni diede un contributo determinante nel convinsere Darwin dell'infondatezza del teleologismo propugnato dal filosofo William Paley, le cui dottrine sostenevano che nella Natura fosse insito un progetto divino tendente a un fine benefico. Data la sua formazione eminentemente religiosa, Darwin visse come un'intima tragedia lo stridore tra le costruzioni mentali dei teleologisti e quanto ebbe occasione di studiare, avendolo osservato con i propri occhi. L'unica soluzione che gli parve logica, fu quindi di ammettere che “la presenza di così tanta sofferenza si sposa con la visione che tutti gli esseri viventi si siano sviluppati attraverso l’evoluzione e la selezione naturale”.  
 
Questo ha scritto Denis O. Lamoureux nel suo articolo Theological Insights from Charles Darwin (University of Alberta, 2004): 
 
Purtroppo, sia i secolaristi che numerosi cristiani evangelici hanno dipinto un quadro oscuro e sinistro delle implicazioni religiose della teoria della rivoluzione biologica di Charles Darwin. Ciò ha portato a un mito culturale che lo vede come uno dei moderni apostoli dell'incredulità. Tuttavia, la letteratura storica primaria rivela che Darwin ha pensato teologicamente per tutta la sua carriera e che le sue riflessioni erano sofisticate. In particolare, si è occupato dei temi religiosi del disegno intelligente in natura, del problema del dolore e della sovranità divina sul mondo. Le intuizioni teologiche di Charles Darwin sono preziose per comprendere le sfide che l'evoluzione biologica presenta alla religione. 
 
L'autore dell'articolo, che a quanto pare è un sostenitore delle dottrine del Disegno Intelligente, tende a negare che le conclusioni a cui Darwin giunse fossero realmente in contrasto con il teleologismo. Anche se trovo questa idea abbastanza opinabile, reputo di estremo interesse quanto esposto.  
 
Il primo periodo di riflessione religiosa del naturalista inglese va dal 1836 al 1839. Lo scetticismo si è fatto strada lentamente, iniziando dalla critica degli aspetti più stravaganti e pacchiani della narrazione veterotestamentaria: 

A quel punto ero gradualmente giunto a vedere che l'Antico Testamento per la sua storia manifestamente falsa del mondo, con la Torre di Babele, l'arcobaleno come segno, etc., ettc., e per il suo attribuire a Dio i sentimenti di un tiranno vendicatico, non era da prendersi sul serio più dei libri sacri degli Indù o di qualsiasi barbaro. 
 
Il passo successivo è stato il riconoscimento della regolarità dei processi naturali. Il rifiuto dei miracoli narrati nel Nuovo Testamento fu una conseguenza quasi automatica: 
 
Più conosciamo le leggi fisse della Natura, più incredibili diventano i miracoli... Gli uomini a quel tempo (I secolo d.C.) erano ignoranti e creduli a un livello per noi quasi incomprensibile. 
 
Nonostante rigettasse la divinità personale professata dal Cristianesimo, Darwin continuava a credere fermamente nell'esistenza di un Creatore. Si può dire che egli smise di aderire al teismo per passare a una forma di deismo. Va detto che all'epoca i religiosi non facevano molta distinzione tra deismo e ateismo. 
 
Gli astronomi potrebbero aver detto in precedenza che Dio ha ordinato a ogni pianeta di muoversi secondo il proprio particolare destino - Allo stesso modo Dio ordina a ciascun animale una certa forma in un determinato paese. Ma quanto più semplice e sublime è il potere di lasciare che l'attrazione agisca secondo a determinate leggi; queste sono conseguenze inevitabili; lasciare che gli animali siano allora creati dalle leggi fisse della generazione ... L'uomo nella sua arroganza si considera una grande opera degna dell'interposizione di una divinità; credo che sia più umile e più vero considerarlo creato a partire dagli animali.  
 
Stando a Lamoureux, la teoria dell'Evoluzione, secondo questa sua prima formulazione, non può essere propriamente definita come atea. Ancora dopo la prima pubblicazione della sua opera seminale L'origine della Specie (Origin of the Species), nel 1859, permane in lui la credenza nell'esistenza di un Creatore. In successive edizioni dell'opera (la seconda del 1860 e quella finale del 1872), compare addirittura la locuzione originariamente emanate dal Creatore (originally breathed by the Creator), in riferimento alle forme di vita primordiali. Si tratta però di un Creatore impersonale.   
 
Eppure, in una lettera al botanico Joseph Dalton Hooker, erutta in tutta la sua potenza la luminosa consapevolezza della Verità sulla natura dell'Artefice: 

Che libro potrebbe scrivere un cappellano del Diavolo sulle goffe, insensate, maldestramente abiette opere della Natura! 
 
La stessa esperienza di Darwin col dolore deve averlo portato a comprendere che l'Universo non è un giardino di delizie. Non soltanto egli fu straziato dalla morte della sua figlia di dieci anni, ma in seguito al suo famoso viaggio sul Beagle contrasse una malattia che lo portò a soffrire di nausea, vomito, vertigini, dolori al torace e palpitazioni per il resto della sua esistenza. Nel corso di un secondo intenso periodo di riflessione religiosa negli anni 1860-1861, cominciò a farsi strada in lui la necessità di rimuovere il concetto stesso di sovranità del Creatore in quanto non necessaria. Nel 1861 scrisse questo in una lettera a Charles Lyell: 
 
Il punto di vista secondo cui ogni variazione è stata provvidenzialmente organizzata mi sembra rendere completamente superflua la Selezione Naturale, e in effetti prendi l'intero caso della comparsa di nuove specie al di fuori della portata della Scienza. ... Mi sembra che le variazioni in condizioni domestiche e selvatiche siano dovute a cause sconosciute, e siano senza scopo, e finora accidentali; e che diventino dotate di scopo solo quando sono selezionate dall'uomo per il proprio piacere, o da ciò che chiamiamo Selezione Naturale nella lotta per la vita, e in condizioni mutevoli. Io non voglio dire che Dio non abbia previsto tutto ciò che sarebbe seguito; ma qui ci si avvicina molto allo stesso tipo di miserabile imbroglio come quello tra il libero arbitrio e la necessità preordinata.” 
(la parola imbroglio è in italiano nel testo originale)
 
Fu quello che i Catari chiamano peccato di disperazione a portare un uomo dal così grande ingegno ad abolire ogni concetto di Spirito, di Essere superiore all'origine della consapevolezza umana e di un Avversario all'origine del dolore. Questo possiamo dedurre con grande chiarezza: se Darwin fosse vissuto in altri tempi sarebbe stato un glorioso Manicheo. Semplicemente non ha trovato un modello religioso atto a spiegare l'immane crudeltà di un teatrino universale tanto sanguinario, preservando al contempo la bontà e la misericordia di Dio. Non è riuscito a concepire l'esistenza di un Dio del Male, eternamente separato dal Dio del Bene e ontologicamente dissimile.

giovedì 30 luglio 2020

 
BAKUNIN E LA TEODICEA 
 
"Jehova, che di tutti gli dei adorati dagli uomini era certamente il più geloso, il più vano, il più feroce, il più iniquo, il più sanguinario, il più dispotico, e il più ostile alla dignità e alla libertà umana - Jehova aveva appena creato Adamo ed Eva, per soddisfare non si sa quale capriccio; sicuramente per far passar meglio il tempo, che doveva pesargli grandemente nella sua eterna ed egoista solitudine, o forse per avere dei nuovi schiavi. Generosamente egli mise loro a disposizione tutta la terra, con i suoi frutti ed animali, e pose un unico limite al di loro completo godimento: egli espressamente proibì loro di toccare il frutto della conoscenza. Egli perciò desiderava che l'uomo, privato di qualsiasi comprensione di se stesso, rimanesse un bestia per l'eternità, per sempre prostrato sui quattro zampe di fronte al Dio eterno, suo creatore e padrone. Ma ecco che entra in scena Satana, l'eterno ribelle, il primo libero pensatore ed emancipatore di mondi. Egli fece vergognare l'Uomo della sua ignoranza bestiale e della sua supina obbedienza: nello spingerlo a disobbedire ed a mangiare il frutto della conoscenza lo emancipò, stampando sulla sua fronte il sigillo della libertà e dell'umanità. Sappiamo quello che successe in seguito. Il Dio buono, la cui onniscenza, una delle sue facoltà divine, gli avrebbe dovuto far vedere quello che sarebbe accaduto, scoppiò in una rabbia ridicola; egli maledisse Satana, l'uomo, e il mondo da lui stesso creato, allo stesso modo in cui fanno i bambini quando si adirano; e non contento di colpire i nostri antenati, egli maledisse tutte le generazioni future, innocenti del crimine commesso dai loro avi. I nostri teologi cattolici e protestanti considerano tutto questo come profondo e giusto, precisamente perchè è mostruosamente iniquo ed assurdo. Poi, ricordandosi che egli non era soltanto il Dio della vendetta e dell'ira, ma anche un Dio di amore, dopo aver tormentato l'esistenza a pochi miliardi di poveri esseri umani, condannandoli all'inferno eterno, ebbe pietà del resto, e, per salvarli e riconciliare il suo eterno e divino amore con la sua eterna e divina ira, sempre avido di vittime e di sangue, mandò nel mondo il suo unico figlio come vittima espiatoria, perché fosse ucciso dagli uomini. Questo è ciò che viene chiamato il Mistero della Redenzione, la base di tutte le religioni Cristiane. Ma almeno, se il divino Salvatore fosse servito a salvare il mondo degli uomini! E invece no, nel paradiso di castrati promesso da Cristo, tale essendo l'editto ufficiale, gli eletti saranno ben pochi. Il resto, l'immensa maggioranza delle generazioni presenti e future brucierà per sempre all'Inferno. Nel frattempo, Dio, sempre malvagio e sempre bugiardo, propina al mondo i governi dei Napoleoni Terzi, dei Guglielmi Primi, dei Ferdinandi di Austria, e degli Alessandri di tutte le Russie. Queste sono le assurde storie che vengono propinate e le mostruose dottrine che vengono insegnate, alla piena luce del diciannovesimo, in tutte le scuole pubbliche di Europa, su precisa volontà dei governi. Questo lo chiamano civilizzare le genti! Non è evidente che tutti questi governi sono sistematici avvelenatori, interessati narcotizzatori delle masse?"

Michail Bakunin, Dio e lo Stato
 
 
Questo brano di Bakunin, che trasmette in modo mirabile un'immensa tensione interiore, focalizza uno dei punti nodali più controversi  di tutta quella che va sotto il nome di "Cultura Occidentale". Non so se il pensatore russo fosse a conoscenza del pensiero dualista del Pop Bogomil, in ogni caso è certo che rifiutava la teodicea. Egli aveva capito che nel racconto biblico del Genesi sono contenute gravi aporie. Queste contraddizioni insanabili e sempre attuali si concentrano in una domanda : come può Dio essere buono se il mondo non lo è? In altre parole, come mai esiste qualcosa di doloroso, che ci ferisce tutti indipendentemente da quello in cui affermiamo di credere?  
 
Ovviamente per Michail Bakunin la risposta non può che essere una sola: Dio non esiste, l'universo riflette unicamente il caso e le religioni non sono altro che uno strumento usato dalle autorità del mondo per dominare sulle genti. Analizzando il testo biblico, il teorico dell'anarchia conclude che proprio le contraddizioni tra l'onnipotenza e la bontà divina sono la prova dell'inesistenza di Dio e della nullità di ogni trascendenza. 
 
Anche ammettendo questo, Bakunin concepisce in modo potente un concetto di Male abissale atto a descrivere il sodalizio criminale tra Stato e religione.  Questo è indice che c'è qualcosa di strano: l'uomo che reputa il corpo come la totalità dell'essere e che considera l'anima un semplice guizzo di elettricità nella fanghiglia cellulare, dovrebbe a maggior ragione essere del tutto indifferente a qualsiasi cosa accade in questo mondo - visto che la vita è breve e insignificante e che se non ci fosse nulla di immortale, l'annientamento sanerebbe ogni piaga esistenziale. Eppure non mi sembra che sia così: Bakunin non accettò mai questo concetto di annullarsi come balsamo definitivo dell'ingiustizia e della diseguaglianza. I suoi accenti sono teologici, apocalittici, degni di un grande manicheo. 
 
Che creda o no nello Spirito, chiunque sia dotato di un minimo di buon senso e di intelletto libero non può fare a meno di capire che qualcosa non quadra nella teologia espressa dal Simbolo Niceno. Quando si analizzano bene le cose, si può solo rendersi conto che l'idea di un unico Principio, di un unico Creatore, pone più problemi di quanti contribuisce a risolvere. Questo perché la teologia del Principio Unico è solo un artificio in cui collassano modi molto diversi di vedere la realtà. Quello che è conosciuto in questa società come "Cristianesimo" - e che tutto ha fuorché di cristiano - non è che un aberrante collage che assembla i Vangeli con gli orrori del Pentateuco. Gli effetti collaterali di questa unione innaturale sono molto significativi. Ne analizzerò brevemente due. 
 
1) L'istituzione del cosiddetto Mysterium Iniquitatis, ossia la rinuncia a spiegare in qualsiasi modo il Male - visto che ogni spiegazione negherebbe la bontà del Creatore di questo universo. In pratica si tratta di una consapevole abolizione delle facoltà intellettuali, qualcosa di simile al blocco della logica descritto da Orwell in 1984: quando i dati di fatto portano a conclusioni incontrovertibili ma contrarie all'indottrinamento, la realtà stessa di ciò che accade viene negata in modo autistico. Per i monisti Dio deve essere buono, anche quando promuove genocidi, massacri, persecuzioni, tortura, etc.   
 
2) La nascita del Satanismo, che è a rigor di logica non necessario in un impianto teologico dualista ed anticosmico. Infatti se si capisce che il Creatore dell'universo è malvagio, ne consegue quindi che ogni manifestazione sensibile è malvagia - tanto la procreazione che la distruzione. In altre parole il manicheo non ha bisogno di adorare un principio di distruzione, perché la fuga dall'universo non si realizza in lui tramite la violenza. Il Male che è nell'Ordine utilizza un ribellismo cieco o di cartapesta come valvola di sfogo per le genti, come meccanismo cibernetico che rafforza in realtà le proprie posizioni.  
 
Il Dualismo Anticosmico rivela all'umanità una grande Verità, sconvolgente e pura. Satana non è l'opposto di Geova. Satana è Geova. Nel mito cataro il Serpente è colato dalla bava di Geova: non rappresenta né la ribellione né l'intelletto, ma soltanto l'inganno operato dal Creatore Malvagio verso le anime da lui rubate al Cielo dei Buoni Spiriti e costrette a forza in un carcere di fango e di corruzione. 

martedì 28 luglio 2020

 
SATANA NEL CATARISMO E NEL CRISTIANESIMO NICENO: UNA DIFFICILE TRIANGOLAZIONE 
 
Su consiglio del mio carissimo amico ConteNebbia (al secolo Andrea Bruni), lessi un capolavoro di Joris-Karl Huysmans: L'Abisso (il titolo originale è Là-Bas, alla lettera "Laggiù"). Immersomi nell'avvincente narrazione, mi sembrava di essere il cinico e tormentato Durtal intento a conversare con il dottor Des Hermies e il campanaro di Saint Sulpice, l'ineffabile Carhaix. Una cosa però mi è subito saltata agli occhi: la descrizione che veniva data del Manicheismo, da cui pure Des Hermies diceva di essere affascinato. Secondo Huysmans, che parla in questa occasione proprio per bocca di Des Hermies, si sarebbe trattato sì di una religione dualista, ma la sua essenza si sarebbe tradotta nella storia soltanto come adorazione del Male. Le informazioni sugli Albigesi che vengono fornite nel romanzo sono gravemente distorte, per non dire infamanti, e riflettono senza dubbio le convinzioni correnti all'epoca in cui il libro fu scritto. Sull'autorità di un raro testo ideologico, il De Operatione Daemonum del bizantino Michele Psello, veniva attribuito ai Manichei prima e ai Catari poi un assurdo rito consistente nell'ingestione di un'eucarestia diabolica fatta di escrementi umani, di sperma e dei residui di un feto incenerito dopo essere stato smembrato. È il Viaticum Infernale, di cui tornerà menzione moltissime volte negli atti inquisitoriali.
Sapevo da tempo delle crudeli menzogne che la Chiesa di Roma ha proferito senza sosta per disumanizzare i suoi oppositori, ma che queste potessero essere credute da uomini di cultura ha destato in me un certo disappunto. Per chiunque si sta familiarizzando con la teologia catara e con i suoi argomenti, queste affermazioni di coprofagia rituale appaiono pure e semplici assurdità. 
Eppure non si può parlare di Catarismo senza parlare di Satana, né nascondere la cardinale importanza della diabologia che gli attribuisce il potere della Creazione dell'universo materiale. Lo studioso Malcolm D. Lambert sostiene che l'eredità più evidente del Dualismo Anticosmico medievale nella società moderna è proprio il Satanismo. Una tesi che merita di essere discussa in dettaglio. 

 Equivoci satanici e degenerazioni
 
Procediamo con ordine. Al loro primo apparire documentato in Renania, ai tempi di Ildegarda di Bingen, di Evervino di Steinfeld e di Ecberto di Schönau, i Buoni Uomini furono subito additati come agenti del Demonio. Ildegarda, che pure fu donna di grande ingegno (di lei apprezzo la bizzarra conlang denominata Lingua Ignota), si abbandonò a invettive di puro stampo apocalittico descrivendo la comparsa di bestie venute direttamente dall'Inferno. 
Si sa per certo che Ecberto di Schönau conobbe dei Catari in gioventù e intrattenne con loro rapporti, quindi per qualche motivo ne divenne un irriducibile nemico. Fu proprio nei suoi lavori teologici che il termine "cataro" si trova per la prima volta applicato al movimento religioso di cui stiamo trattando. Egli ci spiega la parola con una glossa: CATHAROS, ID EST PUROS. 

Fino a questo punto era ai teologi della Chiesa di Roma sufficientemente chiara la natura del Catarismo, da come emergeva nei contraddittori e nei processi. Era chiaro che la dottrina si fondava sull'idea che la creazione dell'uomo e del cosmo fosse opera di Satana. Ecco che entra in campo lui, il Signore del Male. 

Come era intesa la sua natura dai vari gruppi religiosi che in quell'epoca si combattevano in modo così accerrimo? Di certo i Catari aborrivano il Malvagio Creatore, come provano innumerevoli testimonianze - interne ed esterne. Questa idea è incompatibile con quella cattolica, che ammette invece un Satana meramente ribelle, concepito nella subordinazione al Dio unico di cui è ritenuto creatura, oltre che privo di qualsiasi attributo creativo.  

Per un cattolico che udiva parlare della dottrina catara, il più delle volte nella furia e nel fumo che solo il termine "eresia" gli provocava per attitudine culturale, la tentazione irresistibile era di credere che i Catari adorassero Satana. Perché per una persona nata e cresciuta nella normatività, chi ha creato il mondo è colui a cui è diretta l'adorazione. Per chi vede valori positivi nella procreazione e nella crescita, è inconcepibile pensare che qualcuno possa odiare chi ha plasmato la sua forma e ha ordinato le cose visibili. Si venne così ad una situazione in cui ortodossi ed eterodossi si scambiavano accuse di essere il prodotto e l'emanazione del Male. 
 
Presto però cominciarono a comparire testimonianze di riti satanici effettivamente celebrati, in cui il Signore Maligno veniva attivamente venerato per mezzo di orge e di crapule. In alcuni casi queste confessioni non furono estorte tramite tortura, così c'è da dubitare che si possa trattare sempre di semplice diffamazione. Qualcosa di nuovo era successo. Non è possibile ritenere il Luciferismo che si diffuse in Germania, soprattutto in Renania, come il semplice prodotto delle menti malate degli inquisitori. Nella prima metà del XIII secolo, sotto il dominio del feroce Corrado di Marburgo, le comunità dei Catari germanici furono perseguitate con una crudeltà inaudita, inimmaginabile. Era sufficiente che un uomo rifiutasse di mangiare carne o di uccidere un animale per essere massacrato con la scure seduta stante dai vicini inferociti. Il clima di odio nelle regioni settentrionali era spaventoso, come solo il furore in quelle terre sa essere. Il brutale arcaismo dei processi non risparmiava niente e nessuno, e mancava nei poteri giudiziari ogni necessità di conoscere le idee cosmologiche di chi processavano. Alla calunnia fu data larga circolazione. Come conseguenza di questo contesto allucinante i Perfetti finirono uccisi quasi tutti e di loro si perse ogni traccia. 
 
Le comunità catare furono allo sbando, senza alcuna istruzione adeguata. Per questo motivo si ingenerarono esiti demonolatrici: i discendenti dei Credenti, privati delle loro guide, dispersi e isolati, cominciarono a invocavare Satana perché li liberasse dal pestifero Dio della Chiesa di Roma. Le ultime tracce note dell'esistenza del Catarismo in quelle terre risalgono agli inizi del XIV secolo (Inquisizione di Krems, 1315). Per maggiori dettagli rimando a Lambert (2001). In diverse regioni dell'Italia e della Linguadoca, l'estirpazione delle Chiese Catare ebbe come conseguenza il persistere di una forte ostilità al clero cattolico e ai suoi sacramenti. Alla fine del XIII secolo, quando ancora esistevano fedeli della religione dualista in Italia, ormai l'opposizione alla Chiesa Romana si esprimeva soprattutto con rituali sacrileghi. Si ha testimonianza di numerosi episodi come quello accaduto ad Orvieto nel 1295, in cui alcuni uomini hanno rubato una pisside per defecarci detro. Sembra una sorta di rudimentale messa nera. 
 
Se la Fede pura dei Buoni Uomini dovette agonizzare nel corso dei secoli, le sue degenerazioni non sono mai davvero morte. Infatti così dobbiamo considerare il Satanismo nelle sue varie tipologie, soprattutto quella Luciferiana: un pronipote tralignante che si sviluppò in alcune zone dal tardo Catarismo in agonia. Privato di ogni contenuto filosofico elevato, permane tuttora vitale. Può infatti essere in qualche modo descritto come una forma grossolana di dualismo religioso, seppur molto distante dalla sua interpretazione genuina e dall'humus culturale da cui ebbe origine. Infatti per la massima parte dei satanisti il Demonio è concepito come un Demiurgo buono, e la sua opera - la materia - è considerata desiderabile. Per colmo del paradosso, quello che gli adepti chiedono con insistenza a Satana consiste in beni mondani e in piaceri sessuali che i Perfetti Catari avrebbero potuto soltanto disprezzare. 

Ancora una volta si dimostra come chi è inquadrato in una concezione dominante faccia fatica a comprenderne una differente. Moltissime persone rimangono esterrefatte sentendosi descrivere una religione che reputa Cristo buono ma che al contempo ritiene il Creatore del mondo visibile come un mostro maligno. Presso la massa dei cattolici non esiste neppure chiara la distinzione tra Gesù (inteso come Gesù di Nazareth, localizzato nel tempo e nello spazio) e l'entità cosmogonica responsabile dell'universo e della vita. Anzi, molti negano con pervicacia questa distinzione, e pensano a un universo creato da un uomo chiamato Gesù di Nazareth. 
 
Se per i Catari Satana ha molti attributi del Creatore della tradizione cristiana nicena, non vi esiste una figura corrispondente per ontologia al Satana di cui parla la Chiesa di Roma. Ancor meno concepibile è il Satana razionalista che tanta influenza ha avuto sulla cultura del XIX e del XX secolo. Quello Spirito di Libertà, di Intelligenza e di Progresso, come lo intesero Bakunin, Baudelaire e Carducci, non ha alcun posto nella teologia dei Buoni Uomini. La sua esistenza sarebbe una contraddizione in termini. Implicherebbe infatti un ribelle all'opera del Creatore Malvagio (che è il Geova dei sacerdoti), ma questo ribelle non potrebbe coincidere con il Dio Buono, e sarebbe inoltre costretto a partecipare della stessa essenza del suo nemico, sguazzando nell'accoppiamento e nella grezza materialità.

domenica 26 luglio 2020

SCOMPARSA DEI CATARI E PERSISTENZA DEI VALDESI 

Riporto un famoso brano, estratto dalla monumentale opera di H.C. Lea A History of the Inquisition e da me tradotto, per commentarlo come merita.  

«Per quanto riguarda i Catari, l'Inquisizione ha fatto il suo lavoro con troppa efficienza. Un'incessante ed impietosa repressione ha annichilito gradualmente la setta, che, durante la prima metà del tredicesimo secolo, sembrava quasi in grado di disputare il possesso dell'Italia alla fede comune in eguali termini. Ancora quando vediamo che i Valdesi, esposti allo stesso spietato rigore, non si sono estinti, riconosciamo che qualche altro fattore oltre alla mera persecuzione operò per obliterare un credo che un tempo era così potente ed influente sulla mente umana che migliaia per esso andarono gioiosamente incontro a una morte terribile. Il segreto deve essere cercato nel pessimismo disperato della fede stessa. Non c'era nulla in essa ad incoraggiare e fortificare l'uomo nella battaglia per la vita.
Mani ha sottratto al più antico Mazdeismo la sua vitalità quando ha assegnato al Principio Malvagio il completo dominio sulla Natura e sull'universo visibile, e quando ha adottato la filosofia Sankhya, la quale insegna che l'esistenza è Male, che la morte è un'emancipazione per coloro che hanno guadagnato l'immortalità spirituale, e un mero rinnovamento della stessa odiata esistenza per tutti coloro che non sono ascesi alle altezze della più austera macerazione.
Come la civilizzazione lentamente è andata avanzando, come la mezzanotte dell'Età Oscura cominciava a raggiungere l'alba delle idee moderne, come la disperazione dell'umanità divenne meno abietta, la Teoria Manichea perse attrattiva. Il mondo si stava lentamente risvegliando a nuovi scopi e a nuove possibilità; stava diminuendo la tetra filosofia del pessimismo, e si stava inconsciamente preparando l'ancora sconosciuto futuro in cui gli uomini dovevano considerare la Natura non come un nemico, ma come maestra. Il Catarismo non aveva possibilità di sviluppo.
La semplice e onesta fede dei Valdesi, d'altro canto, inculcava utilità e speranza, pazienza sotto la tribolazione, e una fiducia paziente nella cura provvidenziale del Padre Celeste. L'arduo travaglio dell'artigiano o dell'allevatore era benedetto nella consapevolezza del compimento di un dovere. Le virtù che formano la base dell'industria di tutta la società cristiana, carità, abnegazione, sobrietà, castità, parsimonia, erano stimolate e coltivate, e all'uomo era insegnato che il suo destino, qui e nell'aldilà, dipendeva da se stesso, e non dal ministero o dalla mediazione di sue creature, vive o morte. Era una fede che si adattava all'uomo per l'ambiente in cui egli era stato collocato dal suo Creatore, ed era capace di adattarsi alle infinite vicissitudini dell'umano progresso. Di conseguenza, aveva proporzionale vitalità. Sradicata in un luogo, cresceva in un altro. Rispondeva troppo bene ai bisogni e alle aspirazioni di moltitudini per essere totalmente annientata. C'era sempre un suolo fertile per i suoi semi dispersi, e la sua resistenza d'inerzia alla fine si dimostrà troppa persino per la persistente energia dei suoi distruttori.»  

A quanto riportato possiamo ben affiancare un altro testo, del pastore protestante H.J. Warner, che chiude la sua opera The Albigensian Heresy, anch'esso meritevole di essere preso in considerazione:  

«Il movimento (il Catarismo) ha fallito, nonostante tutto il suo zelo, il suo autosacrificio, la sua sincerità e la sua scritturalità. Non consideriamo qui le forze politiche e militari che furono condotte contro di esso. Senza di queste, tuttavia, era condannato al fallimento a causa della sua stessa debolezza e delle sue divisioni. È stato un'offerta coraggiosa per la libertà di pensiero e di parola in tutti i campi della religione. È stato una rivolta contro l'assunzione che tutti debbano credere nello stesso modo, e che i laici non debbano mai criticare gli insegnamenti del clero.  L'Infallibilità della Chiesa era diventata praticamente un articolo di fede. E a causa di ciò, l'imprescrittibile diritto dell'uomo fu dichiarato dalla Chiesa indifendibile, l'indipendenza mutò in intolleranza, e la libertà in sovversione. Ma ogni sollevazione, sociale o religiosa, per avere successo deve essere unita e graduale. Deve avere accordo e intenti comuni nella difesa come nell'attacco. Deve anche convincere la gente che ha recuperato antiche verità o che ne ha scoperte di nuove.
Il fondamento indispensabile del Credo è un unico Dio: una religione 
che inizia con due dèi, e nonostante ciò afferma di essere Cristianesimo, qualsiasi altro merito possa avere, non potrà mai attrarre e mantenere l'aderenza a quella o a qualsiasi altra epoca, qualsiasi relazione si possa cercare di stabilire tra le due. Il Catarismo fin dal suo inizio fu una casa divisa contro se stessa così come contro il Dio della sua adorazione e della sua obbedienza. Il Cristo Albigese non offriva alcuna espiazione, autosufficente e completa, ai peccati degli uomini, e così non portò agli uomini la pace dalla quale passa ogni comprensione. La loro vita "perfetta" era impraticabile e avrebbe portato la società alla fine. Tutti concordano che i Valdesi, che iniziarono de novo dalle Scritture, e si sforzavano di vivere e di insegnare in accordo ai loro precetti, iniziarono come riformatori e non come scismatici. Eppure essi non poterono mantenersi incontaminati dai più forti e numerosi Catari, e fu facile per i loro nemici convincere un'epoca poco critica che c'era poca differenza tra di loro. Gli Albigesi si sono estinti, i Valdesi rimangono, e tali cercatori di Verità saranno coloro che "correggono il ritratto dal volto vivente, il Dio dell'Uomo dal Dio di Dio, nella mente dell'uomo".»  

Così scrivevo il 24 maggio 2009 sul blog Il Volto Oscuro della Storia 

La Teoria Manichea: eclissi e rinascita 

Per un credente cataro è un dogma, un vero e proprio articolo di fede, credere che da qualche parte esistano ancora Buoni Uomini in grado di amministrare un Consolamentum valido. Senza questa certezza, tanto vale ritenersi dannati e vivere in stato di assoluto nichilismo morale. Se non esiste infatti un singolo Buon Uomo su questa terra, non esiste Salvezza, e la Morte Eterna è l'unica destinazione possibile. Per cui, che differenza può fare essere una vittima o un genocida? Nessuna, in quanto la morale umana risulterebbe del tutto vana e persino spregevole. Così resta questa fievole speranza, che in una qualche città del pianeta esistano tuttora Buoni Uomini invisibili, nascosti, sopravvissuti chissà come alle persecuzioni e dediti a trasmettersi il Battesimo di Spirito senza commettere alcun peccato capace di invalidarlo.

Rispondo così all'amica R., che si domanda come mai il Catarismo non sia sopravvissuto fino ai nostri giorni come il Valdismo o il Luteranesimo. Partendo dall'idea propagandata da Anne Brenon, che reputa il Catarismo un mero fenomeno sociale e politico senza una dimensione dottrinale propria, l'interrogativo sarebbe di certo destinato a restare insoluto. Ma noi sappiamo invece cos'è la Fede dei Buoni Uomini: è qualcosa che poggia sulla consapevolezza dell'origine satanica di ogni realtà sensibile e sulla necessità di sfuggire dal demonismo dell'esistenza terrena per ritornare finalmente al Vero Padre. Questa è la Verità, la Conoscenza, la Gnosi, ciò che differenza il Catarismo dalle molteplici forme di Cristianesimo di origine nicena - ossia di pseudocristianesimo. Le conseguenze sono notevoli. Il Barba Valdese non necessita di un sacramento difficilissimo a conservarsi: è convinto che il suo battesimo d'acqua sia sufficiente, e che nulla possa cancellarlo. Pensa anche che non sia necessario dal Piemonte andare fino in Bosnia, in Bulgaria o in Armenia per ricevere l'istruzione teologica. Allo stesso modo non si riterrà sciolto da ogni appartenenza alla Chiesa di Dio per aver mangiato una frittata o toccato le caviglie di una donna. Il Pastore Luterano può essere congiunto in vincolo carnale con una donna, in un matrimonio da lui considerato del tutto legittimo. Potrà così ogni sera dopo aver pronunciato ai parrocchiani un sermone, giacersi con sua moglie nel talamo ed eiettare in lei o su di lei il suo sperma, senza per questo venir meno al suo magistero. Ma che possibilità ci sono per un credente del Catarismo se non trova quanto gli serve almeno in punto di morte?

Se la Fede dei Buoni Uomini fosse stata ciò che la Brenon pensa, sarebbe di certo sopravvissuta alla luce del sole. Se il rigore della vita del Consolato fosse semplice ascesi, egli resterebbe Consolato nonostante le infrazioni, così come il Valdese resta Valdese, così come il Francescano non perde l'Ordine per via di una copula o della rottura di una quaresima. I costumi e le idee della mia famiglia paterna sono ciò che prova la mia discendenza, e quindi l'estremo legame che mi spinge alla ricerca, in modo che sorga una Chiesa Catara che continui in modo diretto la linea apostolica in Occidente. Senza questo, è tutto vano. Senza il ritrovamento del Battesimo di Spirito, tanto varrebbe per me sprofondare nell'Oblio e morire in eterno. Io però non mi do per vinto e confido in quanto dice il Rituale, ossia che esisteranno Buoni Uomini fino alla fine dei tempi.  

Al giorno d'oggi penso che nessuno se la senta di condividere l'ottimismo di H.C. Lea sull'umanità che si sviluppa alla Luce del Progresso. Forse solo qualche transumanista insiste ancora col parlare di futuro radioso a dispetto dell'avvenire di peste, di guerra e di rovina che ci attende al di là di ogni dubbio. Ruggero Bacone, ormai lontanissimo, arrossisce di pudore di fronte al fumo che si leva dalle Torri Gemelle, stempera le sue illusioni davanti ai laboratori che producono armi chimiche, batteriologiche e virali. Egli aveva previsto lo sviluppo della tecnica e il prevalere della Scienza, preconizzando una nuova Età dell'Oro. Eppure, nonostante tutto quello che i positivisti possono ancora dire, l'avvenire appartiene ai Demoni proprio come il presente e il passato. Confido che il fosco scenario dei nostri giorni promuoverà un nuovo rifiorire della Teoria Manichea, permettendo la liberazione finale dei pochi Uomini Spirituali imprigionati in questa densissima tenebra. 

venerdì 24 luglio 2020



IL CATARISMO NEL MONDO MEDIEVALE
E NEL MONDO MODERNO   

«Infine l'eresia dualistica catara, la vera e più pericolosa eresia, contro la quale Chiesa e società civile ricorsero alla repressione e persecuzione.
Proveniva dai Balcani e da Bisanzio, predicata e importata a missionari, lungo le strade
dei crociati e dei mercanti. Si radicò più densamente nell'Italia del Nord e del Centro (con sei chiese) e nel Sud della Francia (con cinque chiese), contro cui fu organzzata la crociata contro gli Albigesi da Innocenzo III (1209 - 1229). Aveva scuole, maestri, libri di esegesi e trattati di dottrina; strutture pastorali di base, le diaconie e gli hospitia. Poterono diffondersi facilmente sotto la protezione delle signorie feudali del Sud della Francia (in particolare nella contea di Tolosa) e sotto le pre-signorie di Ezzelino da Romano e di Oberto Pelavicino nellla Marca Trevigiana e in Lombardia, così come crebbero indisturbate nelle città comunali italiane.
Il fulcro di questa eresia era il dualismo; una visione dualistica del mondo de dell'uomo,
in cui il male e la sua provenienza non erano un mistero. Due principi eterni, del bene e del male (dialismo assoluto della Chiesa catara di Desenzano e delle chiese della Linguadoca) si fronteggiavano da sempre e per sempre, senza che uno riesca a prevalere sull'altro. Un solo principio, quello del bene (dualismo moderato della Chiesa di Concorezzo e del Nord della Francia), che ha consentito ad un creatore minore (il demonio, "principe di questo mondo") di organizzare e dare forma a quattro elementi "creando" questo mondo visibile, che perciò è malvagio e destinato ad essere consumato dal fuoco alla fine dei tempi. I Catari negavano il principio antropico (che l'uomo fosse cioè un ente creato, nella sua unità, da un solo dio; bensì che fosse costituito da un'anima angelica, sedotta da Lucifero e precipitata dal cielo - oves Israel que ceciderunt - incarcerata in un corpo demoniaco); negavano il libero arbitrio, sostenendo che chi proviene dal principio malvagio compie necessariamente il male, mentre chi proviene dal dio buono compie necessariamente il bene. Il male morale è espressione automatica del male metafisico ed ontologico. Ma le due realtà, del bene e del male, sono congiunte e mescolate nell'uomo, e la salvezza della componente buona (cioè la parte angelica sedotta e precipitata dai cieli) si ottiene solo nella liberazione della materia.
In tutto questo il mito gioca un ruolo decisivo, e l'esegesi neotestamentaria che essi
compiono viene orientata dai miti originari e dalla chiave dualistica. Un esempio per tutti: nel prologo del Vangelo di Giovanni, nichil viene interpretato come il mondo visivile, che è il niente: "Senza di lui (il Logos) fu fatto il niente", cioè la creazionedel mondo non era divina. Invece che "senza di lui non fu fatto nulla"; ovvero la partecipazione del Figlio alla creazione di Dio Padre.
Nella salvezza "umana" Cristo ha un ruolo essenziale nel risveglio, per mostrarci la via
di salvezza, ma non redime dal peccato gli uomini, né è uomo-Dio ma semplicemente un angelo (come anche Maria), né ha assunto vera carne ma solo apparente , né è realmente morto sulla croce (simbolo che disprezzano), né ha sofferto realmente, né si è addossato su di sé i peccati degli uomini, pagando e sacrificandosi per loro. Anzi, anch'egli viene considerato un salvatore-salvato, perché nell'orto degli ulivi peccò dubitando del Padre.
Il dualismo cataro, alternativo al cattolicesimo, non fu solo un'interpretazione ed
esperienza religiosa e un'ecclesiologia diversa (tanto meno una filosofia), fu una cultura, una visione, che frantumava i valori della società medievale. Oltre alla condanna del matrimonio con le sue particolari ragioni, possiamo aggiungere il rifiuto del gioramento (in sé malum, peccatum e non secundum Deum), perché voluto dal dio del Vecchio Testamento, cioè il demonio, per dominare sull'uomo (posizione incompatibile, antinomica, con la società medievale fondata sul giuramento politico feudale e comunale); il rifiuto del potere coattivo delle autorità civili ed ecclesiastiche, inconciliabile (in nome del Non occides) con la cultura giuridica e le esigenze dell'esercizio di qualsiasi potere, di qualsiasi istituzione, che per funzionare impongono a tutti l'osservanza delle leggi.
Lo stesso rifiuto della pena di morte era motivato dal mito: uccidere un uomo (come un
animale domestico) significava differire in una successiva esistenza (metensomatosi) la liberazione dell'anima che in essi era stata posta, e quindi impedirne la salvezza.
Quest'eresia costituì il principale pungolo avversativo per la Chiesa e la cultura medievali. Venne svuotata, culturalmente e religiosamente, con il recupero positivo del mondo visibile, della natura e del corpo umano, oggetto dell'amore di Dio e oggetto di redenzione (come predicato da San Francesco). Se le concezioni dei Catari avessero prevalso, non avremmo mai avuto l'Umanesimo.»

Tratto da "Atlante storico della cultura medievale in Occidente", progetto di I. Bitti, C. Marabelli, C. Stercal, edito da Jaca Book

Così scrivevo il 32 luglio 2011 sul blog Il Volto Oscuro della Storia

Come diceva Emil M. Cioran, un nemico è altrettanto utile di un Buddha. Se devo essere franco, preferisco essere compreso nelle mie motivazioni da avversari e oppositori, piuttosto che dover sopportare le falsità di gente che reputa di appartenere alla mia stessa denominazione ma che in realtà ne stravolge anche i princìpi più elementari. Come risulterà evidente dell'interessante testo proposto in questa sede, chi lo ha scritto vede le cose dal punto di vista della Chiesa Romana. Eppure ha compreso esattamente, punto per punto, la Fede dei Buoni Uomini. Pur avversandola, egli ne ha chiara visione e ne comprende tutte le conseguenze logiche. Di certo contesto la pretesa di identificare l'Umanesimo con un prodotto dell'ortodossia cattolica, già riscontrata presso alcuni neoconservatori. Così come contesto l'implicita giustificazione che l'autore dà della persecuzione e dello sterminio di Buoni Uomini e credenti. Egli sostiene che il prevalere della Conoscenza del Bene, che il mondo chiama Catarismo, avrebbe evitato la nascita del mondo moderno. Questo è vero, ma per contro sostengo che questa evitata nascita sarebbe stata sommamente auspicabile, dato che il mondo moderno non è che un coacervo di miserie e di orrori, un deserto di abominazione e desolazione in cui il Male Ontologico domina incontrastato. Un altro sbaglio che ritrovo nel testo della Jaca Book è il parlare del Catarismo come se fosse qualcosa di morto e sepolto e di totalmente privo di qualsiasi possibilità di rinascita. Ebbene, questa rinascita è inevitabile, e per quanto questa mia affermazione possa sembrare ai lettori risibile e grottesca, la porto avanti senza esitare su basi scritturali. Nello stesso Mito della Caduta è contenuto anche l'epilogo della Storia, e ciò è impossibile senza l'esistenza di Buoni Uomini, Consolatori che faranno affrettare il corso di questo universo materiale verso la sua consumazione finale.
Così come la Conoscenza del Bene fu il pungolo avversativo della società e della cultura
medievale, essa sarà il pungolo avversativo della società e della cultura moderna. Irrido e schernisco la propaganda e dell'apologia dell'opera di Francesco fatta nel testo. I papisti credono forse che quello che chiamano "recupero positivo del mondo visibile, della natura e del corpo umano" trovi il suo compimento nel pensiero della Chiesa Romana? No. Tale depravazione ontica trova il suo compimento nella società edonistica e consumista. Ora, è sufficiente guardare un filmato pornografico per trovarvi proprio questo recupero positivo, visibile e discernibile a chiare lettere anche nelle storture mentali della perversità New Age e in tutto quello che in sintesi chiamo "Libero Spirito" - ossia nella pretesa di scorgere l'opera di un unico Dio considerato buono in ogni cosa esistente, buona o cattiva che sia. 

mercoledì 22 luglio 2020

CACCIARE I MERCANTI DAL TEMPIO 

15 Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16 e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
17 Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!".
18 L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.
19 Quando venne la sera uscirono dalla città.

Marco 11:15-19

Fratelli carissimi, terribili sono le condizioni in cui versa la Linguadoca, terra in cui fiorì il Bene. Dopo i ribaldi di Simon de Montfort, dopo l'Inquisizione, ecco che nuove terribili piaghe si sono abbattute su quel paese, portando una grande devastazione. Questa è infatti la triste verità: i luoghi delle Diocesi di Linguadoca sono diventati un feudo di Mammona. Tavernieri ed albergatori si arricchiscono con i frutti del turismo, prostitute esercitano il loro mestiere, carampane New Age giungono a soddisfare i loro sensi con qualche stallone, paragnosti tengono corsi di spiritualità a pagamento. Si vendono ninnoli e paccottiglie di ogni sorta, tanto che ogni borgo in cui i Martiri immolarono le loro vite sembra ora diventato un luogo di mercimonio. Si appongono marchi del "Paese Cataro" ad ogni tipo di cibo nato dalla copula, come i formaggi e la carne degli agnelli. Tutti questi sono crimini gravissimi contro lo Spirito.

È chiaro che la nostra opera di predicazione dà un immenso fastidio a coloro che lucrano con il turismo. Che accadrebbe infatti se si sapesse che i Buoni Uomini indossavano vesti nere e dicevano che ogni forma di sesso è Male? Semplice: quasi nessuno andrebbe più a fare gite a Montségur. Quando la gente viene a sapere qual è il Vero Insegnamento, in molti casi ha una reazione d'odio e parteggia per i carnefici, per gli inquisitori. È altresì chiaro che la nostra opera riesce sommamente molesta ai movimenti politici dell'indipendentismo Occitano, che vorrebbero per i loro scopi recidere ogni legame con l'origine della Buona Dottrina: l'Insegnamento del Pop Bogomil. Nessuno di loro vuole sentir parlare di Niceta, della Chiesa di Dragovitsa e del suo Primato. È tutto molto semplice: l'Insegnamento di Bogomil fu ricevuto lungo una linea che giunge fino agli Apostoli e a Cristo. Essendo stato portato sulla Terra da Cristo, non è possibile asservirlo ai meschini calcoli di una nazione: è universale. Può la Salvezza essere limitata dai confini della geografia? No, perché ne è destinatario ogni Spirito Caduto affinché possa tornare al Padre. Duole quindi immensamente constatare che ci sono studiosi asserviti a manipolazioni politiche, che cercano in tutti i modi di espungere ogni contenuto di natura dualista, distruggendo l'edificio teologico e facendo del Catarismo un semplice movimento sociale. Vano è creare una Chiesa Nazionale Occitana, chiamandola "Catara" e privandola di qualsiasi fondamento dottrinale. Quello che è necessario fare è portare invece la Conoscenza del Bene ovunque! Che finisca il tempo del lucro, che i Figli di Mammona smettano di infestare la Linguadoca e di bestemmiare contro lo Spirito! 

Il Maligno è furibondo, perché sa che i Buoni Uomini stanno per tornare, così fa di tutto per fare in modo che questo non avvenga. Organizza le sue armate per la sua battaglia contro il Bene e contro la Luce della Verità. Se un tempo usava la violenza, desolando le terre e le nazioni con il potere del ferro e del fuoco, oggi ricorre a metodi subdoli, seminando la zizzania. Guardate tutti quali sono i frutti dell'albero che è cresciuto in questi decenni! Vicino a un glorioso luogo di Martirio, ecco che Satana ha fatto spurgare il foruncolo di Rennes-le-Château, con tutto l'oceano di menzogne che sono state sparse nel mondo su inesistenti misteri. Questo è riuscito a fare il Principio del Male, a prendere la religione di Simon de Montfort, la mitologia del Graal, e a fonderla con il Catarismo in un obbrobrioso sincretismo. E quanti soldi tutte queste cose hanno portato a un gran numero di speculatori senza scrupoli! Alle falsità in questione è possibile dare soltanto un nome: REVISIONISMO.

Di fronte a queste degenerazioni non dobbiamo mai cedere. Non dobbiamo mai abbassare la guardia. Noi siamo intenzionati a restaurare la Conoscenza del Bene e a diffonderla tra le genti, senza compromesso alcuno con il denaro. Noi non chiediamo soldi, non vogliamo nulla dal mondo. Non vendiamo libri, quello che scriviamo lo mettiamo a disposizione di chiunque voglia leggerlo, in modo assolutamente gratuito. Non vendiamo viaggi, non organizziamo pellegrinaggi, essendo ogni pellegrinaggio soltanto una scusa per crapule e dissolutezze. Non abbiamo tessere, non chiediamo quote associative, non vogliamo donazioni né contributi di sorta. Ogni nostra opera di diffusione della Conoscenza del Bene deve avvenire senza macchia, senza che alcun denaro passi di mano. A differenza di altri, noi non cerchiamo il riconoscimento delle nazioni e delle loro istituzioni: la nostra associazione si basa unicamente sull'adesione alla Fede Dualista. Non faremo mai riconoscere la nostra comunità davanti a un notaio, come con tristezza immensa vedo invece che altri fanno, facendosi passare per Catari. Noi non raccogliamo fondi per organizzare convegni, non cerchiamo cattedre universitarie, non chiediamo ai Comuni sale in cui tenere lezioni. Noi rifiutiamo ogni forma di simonia. Dobbiamo prendere come esempio Cristo, che cacciò i mercanti dal Tempio! 

(Il Volto Oscuro della Storia, 24 febbraio 2012) 

Giunto all'epilogo, ammetto la natura fallimentare di ogni mio proposito e di ogni mio impegno. Che altro posso dire? Quando un'idea viene enunciata, non è davvero finita nel Nucleo del Nulla. Resta come un virus, inerte nell'ambiente ostile. Altri verranno e faranno meglio di me.

lunedì 20 luglio 2020

La demenza New Age
genera mostri
 
 
Vi sono vicende che si vorrebbe non dover narrare, ma la verità non può essere taciuta, poiché la conoscenza del vero, per quanto sconfortante esso sia, è in ogni caso preferibile al tepore malsano della menzogna, che sempre e comunque nuoce a chi l’abbraccia. 
 
La demenza, com’è noto, ha esteso il suo regno su tutti i continenti, ma in determinati luoghi della terra essa conosce un particolare rigoglio. Gli Stati Uniti d’America sono uno di quei luoghi. Le peggiori mostruosità, le più sconvolgenti nefandezze vi hanno libero corso e la cronaca si incarica pressoché quotidianamente di fornire prove in tal senso. I fatti che vado a riferire sono accaduti a Stamford, Connecticut, nel febbraio del 2009. 
 
Sandra Herold, una donna non più giovane, vive con uno scimpanzé di 90 kg. L’animale era stato adottato da cucciolo, nel 2001, dalla donna e dal marito di lei, Jerome. 
 
Ecco cos’ha dichiarato Sandra Herold in merito alla natura dei rapporti fra lei e il primate: 
 
  - Quando per la prima volta portaste Travis [così era stata chiamata la bestia, ndr] a casa a Stamford, disponeva di una camera da letto tutta sua? 
 
  - La nostra. 
 
  - Così lui stava nella stessa stanza con lei e suo marito? 
 
  - Abbiamo dormito nello stesso letto dal giorno in cui lo portammo a casa sino al giorno in cui morì. 
 
  - Sicché avrebbe dormito ogni notte in quel letto con lei… 
 
  - Ogni singola notte. 
 
  - …e suo marito? 
 
  - Si. 
 
  - E dopo la morte di suo marito ha dormito con lei sola? 
 
  - Si. 

 
Dopo il decesso di Jerome e la morte del figlio dei due in un incidente automobilistico, il rapporto tra Sandra Herold e lo scimmione assume a tutti gli effetti le caratteristiche di un rapporto di coppia: la donna dorme con il primate e fa il bagno con lui. 
 
Il 16 febbraio 2009, la tragedia: lo scimmione, impadronitosi delle chiavi dell’automobile della Herold, esce di casa. Sandra telefona all’amica Charla Nash chiedendole di aiutarla a far rientrare il primate. Quest’ultimo non era nuovo a simile bravate: nell’ottobre del 2003, fuggito di casa, aveva seminato scompiglio per le vie di Stamford. 
 
Charla non era sconosciuta all’animale, eppure, non appena arrivata presso l’abitazione della Herold viene aggredita senza alcuna ragione con inaudita ferocia dallo scimmione. Questi con morsi crudeli lacera e sbrana orribilmente il volto della sua vittima, strappandole labbra, naso, occhi, e disarticolandole la mandibola. Non paga di ciò la mutila di entrambe le mani, asportandole gran parte dell’avambraccio sinistro. Solo l’intervento della polizia impedisce allo scimpanzé di portare a termine la sua azione omicida, ma il calvario di Charla Nash è appena cominciato: cieca e orribilmente mutilata, dovrà subire oltre trenta interventi chirurgici, tra inenarrabili sofferenze. 
 
Ecco i frutti della demenza New Age e della zoolatria: per colpa della stupidità e della lussuria abominevole di una mentecatta, una donna è stata rovinata per sempre. In nessun paese civile sarebbe consentito a chicchessia di detenere scimmioni o altri animali pericolosi. Ciò accade invece nelle democrazie, ovvero in quei paesi in cui vige una concezione distorta e nociva della libertà individuale. Libertà che si trasforma fatalmente in arbitrio, producendo conseguenze funeste. 
 
Pietro Ferrari

sabato 18 luglio 2020

OCCHIO PER OCCHIO
 
Fummo avvertiti mediante cablogramma che il forte sarebbe stato cannoneggiato alle 8 del mattino del 19 maggio.
Il messaggio si concludeva come segue:
“Invieremo imbarcazione di recupero alle ore 14 del giorno 18 solo se avrete ultimato le procedure di cui al punto successivo”.
Attendemmo per un po’ di ricevere un cablo contenente il “punto successivo”. Invano: non giunse nulla.
Mi affrettai a segnalare la circostanza al Comando Supremo.
La risposta fu di questo tenore:
“Procedere senza indugio secondo le disposizioni impartitevi. Qualsiasi tentativo non autorizzato  di allontanamento dall’isola anzitempo sarà trattato alla stregua di un atto ostile.”
Inviai un altro cablo.
“Chiedo invio del testo delle procedure che dovremo eseguire.”
Di lì a poco giunse la risposta: era stilata in un codice di cui non possedevo il cifrario!
Segnalai immediatamente la cosa.
La replica non tardò ad arrivare:
“Impossibilitati inviare testo in chiaro per motivi di sicurezza.”
Ribadii che non possedevo il cifrario.
“Prendere visione del Manuale, capitolo 10, paragrafo 4”.
Il Manuale operativo constava sì di 10 capitoli, ma il decimo aveva solo tre paragrafi.
Notificai la cosa al Comando.
“Consultare XI edizione Manuale operativo”
A noi non era mai stata fornita: disponevamo della X.
Lo feci presente. Seguì un lungo silenzio.
Sei ore dopo, ricevemmo questo cablo:
“Procedere senza indugio secondo le disposizioni impartitevi”.
I miei collaboratori mi osservavano attoniti. I volti logori, gli sguardi spenti, facevano pensare a un’adunata di spettri.
Il più anziano prese la parola:
“Siamo spacciati.”
Aveva ragione. L’isola era munita di un bunker abbastanza capiente e robusto, ma quand’anche avesse resistito al bombardamento navale, che ne sarebbe stato di noi, in seguito?
Inviai un altro messaggio.
“Ribadisco impossibilità ad eseguire procedure di cui non siamo informati”.
“Consultare Capitolo 10, paragrafo 4, XI Edizione Manuale Operativo”.
“Detta edizione non è in nostro possesso. Si prega di inviare testo procedure in codice cifrato N6.”
Ricevemmo il testo, ma nel medesimo codice di prima.
“Non abbiamo il cifrario per il codice da voi utilizzato.”
“Prendere visione del Manuale, capitolo 10, paragrafo 4”.
Gli uomini della piccola guarnigione se ne andarono sconsolati.
Rimasi solo, a rileggere quell’increscioso scambio di messaggi.
Trascorsi le ore successive a inviare cablo, ricevendo le medesime risposte grottesche.
Deciso a tutto, alle prime ore del mattino del giorno 18 scrissi:
“Procedure ultimate secondo istruzioni impartiteci. Attendiamo arrivo imbarcazione di recupero”.
Gli stronzi risposero come segue:
“Arrivo imbarcazione posticipato ore 16. Disporsi in attesa sul molo.”
Lasciai l’ufficio e convocai gli uomini della guarnigione.
“Vengono a prenderci. Vi voglio armati e pronti a far fuoco. Di qui ce ne andiamo in qualsiasi caso, con o contro la loro volontà.”
Ci schierammo sul molo. Attendemmo due, tre ore. Niente da fare.
Giunse un cablo.
 “Prelievo posticipato ore 20”.
Arrivarono le 20 e poi le 21. Facevo la spola tra il molo e l’ufficio come un’anima in pena.
Alle 21 e 30 ricevemmo questo messaggio:
“Attività ostili del nemico impediscono invio missione di recupero”.
Replicai immediatamente:
“Chiedo annullamento operazione prevista per domattina”
Alle 22 e 30 giunse un cablo cifrato. Non era in codice N6.
“Codice non in nostro possesso”
“Consultare Capitolo 10, paragrafo 4, XI Edizione Manuale Operativo”.
Tornai sul molo. Non potevo mentire, non a loro.
“Ci vogliono morti.”
“Facciamogliela pagare”, disse il più giovane.
“Mi sembra giusto. Se sopravvivremo al bombardamento, apriremo il fuoco su coloro che sbarcheranno sull’isola. Chiunque essi siano.”
 “Occhio per occhio!”
Ci separavano poche ore dall’Apocalisse. Scendemmo nel bunker animati da propositi di vendetta. 
 
Pietro Ferrari, luglio 2020