DARWIN E LA TEODICEA
A distanza di tanto tempo, le polemiche sull'evoluzionismo non accennano a placarsi. Fin dal suo primo apparire, la teoria dell'Evoluzione della Specie fu attaccata dai religiosi in modo vigoroso perché ritenuta atea. In realtà l'ateismo di Charles Darwin non fu una scelta facile, ma il risultato di un lungo tormento interiore. Nell'autobiografia postuma del naturalista, pubblicata nel 1887, egli sostiene di non poter credere che “un essere così potente, onnisciente e dall’assoluta benevolenza come un Dio che abbia creato l’universo, possa trarre giovamento dal veder soffrire per un tempo infinito gli esseri inferiori”.
E ancora, in una lettera ad Asa Gray (1860):
“Rispetto alla visione teologica della domanda: questo è sempre doloroso per me. Sono sconcertato. Non avevo intenzione di scrivere in modo ateistico, ma ammetto che non riesco a vedere chiaramente come fanno gli altri e, come vorrei, prove del disegno e della benevolenza da tutte le parti di noi. Mi sembra che ci sia troppa miseria nel mondo. Non riesco a convincermi che un Dio buono e onnipotente abbia potuto creare gli icneumonidi facendo deliberatamente in modo che si nutrissero del corpo di bruchi ancora vivi, o che un gatto dovrebbe giocare con i topi. Non credendo questo, non vedo alcuna necessità nella convinzione che l'occhio sia stato espressamente progettato. D'altra parte non posso comunque accontentarmi di vedere questo meraviglioso universo e specialmente la natura dell'uomo, e concludere che tutto è il risultato della forza bruta. Sono propenso a considerare tutto come risultante da leggi progettate, con i dettagli, buoni o cattivi che siano, lasciati all'elaborazione di ciò che possiamo chiamare caso. Non che questa idea mi soddisfi affatto. Sento più profondamente che l'intero argomento è troppo profondo per l'intelletto umano. Un cane potrebbe anche speculare sulla mente di Newton: "Lascia che ogni uomo speri e creda ciò che può." Certamente sono d'accordo con te sul fatto che le mie opinioni non sono affatto necessariamente atee. Il fulmine uccide un uomo, buono o cattivo che sia, a causa dell'azione eccessivamente complessa delle leggi naturali, - un bambino (che può rivelarsi un idiota) nasce dall'azione di leggi ancora più complesse, - e posso vedere nessun motivo per cui un uomo, o un altro animale, potrebbe non essere stato originariamente prodotto da altre leggi; e che tutte queste leggi potrebbero essere state espressamente progettate da un Creatore onnisciente, che prevedeva ogni evento e conseguenza futuri. Ma più penso e più mi stupisco; come in effetti ho probabilmente dimostrato da questa lettera.”
Proprio il sistema riproduttivo degli imenotteri parassitogeni diede un contributo determinante nel convinsere Darwin dell'infondatezza del teleologismo propugnato dal filosofo William Paley, le cui dottrine sostenevano che nella Natura fosse insito un progetto divino tendente a un fine benefico. Data la sua formazione eminentemente religiosa, Darwin visse come un'intima tragedia lo stridore tra le costruzioni mentali dei teleologisti e quanto ebbe occasione di studiare, avendolo osservato con i propri occhi. L'unica soluzione che gli parve logica, fu quindi di ammettere che “la presenza di così tanta sofferenza si sposa con la visione che tutti gli esseri viventi si siano sviluppati attraverso l’evoluzione e la selezione naturale”.
Questo ha scritto Denis O. Lamoureux nel suo articolo Theological Insights from Charles Darwin (University of Alberta, 2004):
“Purtroppo, sia i secolaristi che numerosi cristiani evangelici hanno dipinto un quadro oscuro e sinistro delle implicazioni religiose della teoria della rivoluzione biologica di Charles Darwin. Ciò ha portato a un mito culturale che lo vede come uno dei moderni apostoli dell'incredulità. Tuttavia, la letteratura storica primaria rivela che Darwin ha pensato teologicamente per tutta la sua carriera e che le sue riflessioni erano sofisticate. In particolare, si è occupato dei temi religiosi del disegno intelligente in natura, del problema del dolore e della sovranità divina sul mondo. Le intuizioni teologiche di Charles Darwin sono preziose per comprendere le sfide che l'evoluzione biologica presenta alla religione.”
L'autore dell'articolo, che a quanto pare è un sostenitore delle dottrine del Disegno Intelligente, tende a negare che le conclusioni a cui Darwin giunse fossero realmente in contrasto con il teleologismo. Anche se trovo questa idea abbastanza opinabile, reputo di estremo interesse quanto esposto.
Il primo periodo di riflessione religiosa del naturalista inglese va dal 1836 al 1839. Lo scetticismo si è fatto strada lentamente, iniziando dalla critica degli aspetti più stravaganti e pacchiani della narrazione veterotestamentaria:
“A quel punto ero gradualmente giunto a vedere che l'Antico Testamento per la sua storia manifestamente falsa del mondo, con la Torre di Babele, l'arcobaleno come segno, etc., ettc., e per il suo attribuire a Dio i sentimenti di un tiranno vendicatico, non era da prendersi sul serio più dei libri sacri degli Indù o di qualsiasi barbaro.”
Il passo successivo è stato il riconoscimento della regolarità dei processi naturali. Il rifiuto dei miracoli narrati nel Nuovo Testamento fu una conseguenza quasi automatica:
“Più conosciamo le leggi fisse della Natura, più incredibili diventano i miracoli... Gli uomini a quel tempo (I secolo d.C.) erano ignoranti e creduli a un livello per noi quasi incomprensibile.”
Nonostante rigettasse la divinità personale professata dal Cristianesimo, Darwin continuava a credere fermamente nell'esistenza di un Creatore. Si può dire che egli smise di aderire al teismo per passare a una forma di deismo. Va detto che all'epoca i religiosi non facevano molta distinzione tra deismo e ateismo.
“Gli astronomi potrebbero aver detto in precedenza che Dio ha ordinato a ogni pianeta di muoversi secondo il proprio particolare destino - Allo stesso modo Dio ordina a ciascun animale una certa forma in un determinato paese. Ma quanto più semplice e sublime è il potere di lasciare che l'attrazione agisca secondo a determinate leggi; queste sono conseguenze inevitabili; lasciare che gli animali siano allora creati dalle leggi fisse della generazione ... L'uomo nella sua arroganza si considera una grande opera degna dell'interposizione di una divinità; credo che sia più umile e più vero considerarlo creato a partire dagli animali.”
Stando a Lamoureux, la teoria dell'Evoluzione, secondo questa sua prima formulazione, non può essere propriamente definita come atea. Ancora dopo la prima pubblicazione della sua opera seminale L'origine della Specie (Origin of the Species), nel 1859, permane in lui la credenza nell'esistenza di un Creatore. In successive edizioni dell'opera (la seconda del 1860 e quella finale del 1872), compare addirittura la locuzione “originariamente emanate dal Creatore” (“originally breathed by the Creator”), in riferimento alle forme di vita primordiali. Si tratta però di un Creatore impersonale.
Eppure, in una lettera al botanico Joseph Dalton Hooker, erutta in tutta la sua potenza la luminosa consapevolezza della Verità sulla natura dell'Artefice:
“Che libro potrebbe scrivere un cappellano del Diavolo sulle goffe, insensate, maldestramente abiette opere della Natura!”
La stessa esperienza di Darwin col dolore deve averlo portato a comprendere che l'Universo non è un giardino di delizie. Non soltanto egli fu straziato dalla morte della sua figlia di dieci anni, ma in seguito al suo famoso viaggio sul Beagle contrasse una malattia che lo portò a soffrire di nausea, vomito, vertigini, dolori al torace e palpitazioni per il resto della sua esistenza. Nel corso di un secondo intenso periodo di riflessione religiosa negli anni 1860-1861, cominciò a farsi strada in lui la necessità di rimuovere il concetto stesso di sovranità del Creatore in quanto non necessaria. Nel 1861 scrisse questo in una lettera a Charles Lyell:
“Il punto di vista secondo cui ogni variazione è stata provvidenzialmente organizzata mi sembra rendere completamente superflua la Selezione Naturale, e in effetti prendi l'intero caso della comparsa di nuove specie al di fuori della portata della Scienza. ... Mi sembra che le variazioni in condizioni domestiche e selvatiche siano dovute a cause sconosciute, e siano senza scopo, e finora accidentali; e che diventino dotate di scopo solo quando sono selezionate dall'uomo per il proprio piacere, o da ciò che chiamiamo Selezione Naturale nella lotta per la vita, e in condizioni mutevoli. Io non voglio dire che Dio non abbia previsto tutto ciò che sarebbe seguito; ma qui ci si avvicina molto allo stesso tipo di miserabile imbroglio come quello tra il libero arbitrio e la necessità preordinata.”
(la parola imbroglio è in italiano nel testo originale)
(la parola imbroglio è in italiano nel testo originale)
Fu quello che i Catari chiamano peccato di disperazione a portare un uomo dal così grande ingegno ad abolire ogni concetto di Spirito, di Essere superiore all'origine della consapevolezza umana e di un Avversario all'origine del dolore. Questo possiamo dedurre con grande chiarezza: se Darwin fosse vissuto in altri tempi sarebbe stato un glorioso Manicheo. Semplicemente non ha trovato un modello religioso atto a spiegare l'immane crudeltà di un teatrino universale tanto sanguinario, preservando al contempo la bontà e la misericordia di Dio. Non è riuscito a concepire l'esistenza di un Dio del Male, eternamente separato dal Dio del Bene e ontologicamente dissimile.
Nessun commento:
Posta un commento