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sabato 5 agosto 2017

NATURA ANTIFISICA DI TARZAN E DEI TARZANIDI


Il personaggio di Tarzan, creato da Edgar Rice Borroughs e protagonista di ben ventiquattro suoi romanzi, ha avuto un grandissimo successo e ha dato origine a tutta una serie di imitazioni e di derivati. Sono così tanti questi emuli e così simili all'originale che sono stati ribattezzati Tarzanidi, come se fossero idealmente discendenti dell'unico capostipite Tarzan, anche se ovviamente non c'è tra loro alcun nesso genetico. Questi Tarzanidi non comprendono soltanto figure maschili, ma anche un gran numero di eroine che divennero sogni proibiti per intere generazioni. Il nome di questi personaggi è stato coniato dal critico francese Francis Lacassin. Forse a causa della nazionalità del suo ideatore, non è mai riuscito ad attecchire nei paesi di lingua anglosassone. In inglese le Tarzanidi sono chiamate Jungle girls, mentre non sono riuscito a trovare un valido equivalente maschile del termine. 

Il mito di Tarzan e la folta schiera dei suoi epigoni costituiscono la dimostrazione lampante di un fatto a dir poco sorprendente: il completo scollamento tra la realtà fisica delle cose e l'immaginario collettivo. Le plebi acefale si lasciano ipnotizzare da vere e proprie assurdità che dovrebbero subito saltare agli occhi ed essere respinte. Infatti l'essenza stessa di Tarzan e dei Tarzanidi è contraria alle leggi stesse della fisica. Uomini e donne statuarie, i rappresentanti di questa stirpe fantastica sono almeno parzialmente anentropici. Non sono toccati dall'usura dei corpi e dalla produzione di sporcizia, non si ammalano e non decadono, non invecchiano, sono immuni a qualsiasi effetto deleterio dell'ambiente in cui vivono. Sono forse un popolo di semidei e di semidee? Possibile che nessuno finora abbia mai pensato a questa stranezza? A nessuno è saltata agli occhi?

Facciamo alcuni esempi concreti per far capire il concetto. Come sarebbe nella realtà una donna che vivesse nella foresta pluviale come una bestia dei campi? Laida, di aspetto abominevole, piena di sporcizia. La sua pelle sarebbe unta e cosparsa di abrasioni - in particolare quella dei piedi, che sarebbe spessa e dura come il cuoio, oltre che sudicia e nera come la pece. Solo le mosche la troverebbero attraente e farebbero a gara per deporvi la covata. Nulla di più assurdo e paradossale della figura longilinea di Sheena, la Regina della Giungla. Pulita e profumata, perfettamente pettinata come se fosse appena uscita da un salone di bellezza, nonostante vada scalza in un ambiente che farebbe rabbrividire chiunque, ha i piedi morbidi e bianchi, dalle unghie perfette, vellutati e pronti a concedere un sensualissimo footjob all'eroe di turno fino a farlo eiaculare tra le dita.

Tutto questo è il prodotto di un'esasperazione del darwinismo. Si trovava naturale pensare che il figlio un gentleman britannico, anche se abbandonato da bambino e cresciuto dalle scimmie, avrebbe sviluppato una personalità civile e avrebbe trovato modo di sbarbarsi, di depilarsi, di curare il proprio aspetto alla perfezione, di tagliarsi la chioma e di pettinarsela, di fare la manicure e la pedicure anche con gli strumenti più rudimentali - oltre che di pensare e di esprimersi come un perfetto europeo. Avrebbe appreso a parlare in una lingua del mondo civile, magari per scienza infusa. Come a dire: il neonato di un inglese abbandonato in mezzo agli scimpanzé diverrebbe in automatico un parlante della lingua inglese, perché tale capacità è genetica.

Questa assurdità della favella inglese innata, per quanto possa sembrare ingenua ai nostri giorni, è stata propagandata dal cinema e dai fumetti. Per contro, il Tarzan dei romanzi di Edgar Rice Burroughs parlava una lingua peculiare che non presenta alcuna somiglianza con nessun'altra. L'autore attribuiva questa lingua alle scimmie, a dispetto del fatto innegabile che non sono mai state trovati animali di questo genere in grado di articolare suoni umani. Lo stesso nome Tarzan significa "Pelle Bianca", dai vocaboli "scimmieschi" tar "bianco" e zan "pelle". In qualche modo l'autore aveva cercato di risolvere il problema del linguaggio che un bambino avrebbe sviluppato in assenza di genitori umani, facendogliene insegnare uno dai primati. L'idioma creato da Burroughs ha un aspetto tipicamente umano ed è chiamato Mangani, come i suoi locutori, una specie immaginaria di scimmie gigantesche con caratteri intermedi tra quelli degli scimpanzé e dei gorilla. 

È una vecchia questione. Gli esperimenti di deprivazione linguistica non sono stati infrequenti in passato. Il primo caso noto risale all'epoca del Faraone Psammetico I e avrebbe dato come risultato due bambini in grado di pronunciare la parole frigia bekos "pane" alla vista del sovrano - cosa che sembra piuttosto improbabile, anche se è narrata da Erodoto. In epoca a noi più vicina l'Imperatore Federico II, detto Stupor Mundi, crebbe un gruppo di bambini senza insegnare loro a parlare, sperando che iniziassero a parlare in ebraico. Salimbene de Adam ci dice che fu fatica vana, perché i bambini morirono tutti. Per quanto riguarda le fantasie su Tarzan e sui Tarzanidi, a porre su di esse la pietra tombale dovrebbero bastare i molti spaventosi resoconti sui bambini selvaggi cresciuti con le fiere in India ed altrove, nessuno dei quali fu mai in grado di apprendere un linguaggio umano.