NEL CENTRO
Autore: Larry Niven
Anno: 1966
Titolo originale: At the Core
Aka: Pubblicità negativa
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera, grottesco, fantascienza
apocalittica
1a edizione it.: 1974
2a edizione ita: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizione italiana (antologie):
1974: Reliquia dell'Impero, Urania 642
1984: Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttori:
Beata della Frattina (1974),
Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:
Titolo originale: Catastrophes!
Curatore: Isaac Asimov
Sezione: Distruzione della Terra
Catalogo Vegetti:
Trama:
Un'avventura spaziale con i Burattinai, che sono grotteschi e bizzarrissimi alieni con due teste. Questi alieni bicipiti inviano Beowulf Shaeffer fino al nucleo galattico perché da quelle regioni cosmiche inesplorate provengono segnali a loro avviso assai preoccupanti. L'uomo, avvicinatosi alla destinazione con un'astronave innovativa, la Lunga gittata, scopre che la distruzione è in atto: una serie di supernove in esplosione ha già reso inabitabile il centro della galassia. Anzi, l'espansione del fronte apocalittico non lascia speranza: la galassia è destinata a diventare intabitabile, anche se ci vorranno circa 20.000 anni prima che le radiazioni giungano a devastare l'Ecumene. Shaeffer ritorna e fa il suo rapporto ai Burattinai, ricevendo il compenso pattuito. A questo punto le creature bicipiti fanno subito qualcosa di molto logico, di cui nessun umano a parte l'eroico Shaeffer potrebbe sospettare il motivo...
Recensione:
Notevole e interessante, anche se purtroppo è fantascienza obsoleta a tutti gli effetti: all'epoca in cui fu scritta le conoscenze sugli esopianeti e sulla loro formazione erano praticamente nulle. I viaggi interstellari li si faceva abbastanza facili nel mondo della fantascienza, concependo a getto continuo ogni sorta di escamotage per aggirare i vincoli imposti dalla teoria della relatività di Albert Einstein. Negli anni '70 si credeva ancora che l'intera galassia fosse potenzialmente abitabile. Lo stesso Asimov non vedeva nulla di assurdo nell'idea di pianeti simili alla terra posti proprio nel bel mezzo della Via Lattea. Ricordo ancora i primi timidi sospetti di inabitabilità causati dall'elevata densità stellare nel nucleo della galassia, che avrebbero innalzato temperatura e radiazione di eventuali pianeti formatisi in condizioni tanto estreme. Oggi siamo consapevoli del fatto che le regioni del nucleo galattico sono inabitabili a causa della spaventosa intensità delle radiazioni cosmiche dovuta non soltanto alla densità di stelle, ma anche alla presenza di buchi neri supermassicci, autentiche mostruosità al cui confronto i biblici Leviathan e Behemoth ci apparirebbero tranquillizzanti come la favola di Cappuccetto Rosso... o come i Puffi! Se sospendiamo l'incredulità, quest'opera di Larry Niven resta tuttora godibile. L'umorismo del protagonista Beowulf Shaeffer è leggero ma penetrante, ha l'effetto di una boccata d'ossigeno.
Alcune parole aliene
Kdatlyno è il nome di una civiltà galattica. Non si capisce se sia un endoetnico o se sia il nome attribuito loro dai Burattinai. Bizzarramente il traduttore, il buon Giuseppe Lippi, utilizza gli articoli "il, i, un, etc." con questo nome: i Kdatlyno, dei Kdatlyno, quando a me parrebbe assai più logico usare gli articoli "lo, gli, uno, etc.", ossia gli Kdatlyno, degli Kdatlyno. Questo accade perché la maggior parte della gente fatica molto a pronunciare gruppi consonantici iniziali e immagina che le consonanti K- e -d- debba esserci una vocale sfuggente, come se fosse Kadatlyno. Come viene precisato, questi Kdatlyno sono ciechi a tutte le lunghezze d'onda tranne le onde radar. Una loro opera d'arte, esposta in un museo dei Burattinai e mostrata a Beowulf Shaeffer, è chiamata Hrodenu e ha come titolo SPAZIO IPERLUCE. Sul reale significato della parola non posso avanzare che timide ipotesi. Sarà un vocabolo dei Burattinai o degli Kdatlyno? A quanto pare, il modo migliore per godere dell'esperienza artistica con questo Hrodenu è leccarlo, come se fosse un succoso cunnus o un ano femminile simile a un bocciolo di rosa. Evidentemente le questioni igieniche derivanti da stratificazioni di salive promiscue non preoccupano troppo i Burattinai, che sotto sotto devono essere ben laidi.
Kzinti è il nome di una civiltà galattiva di energumeni assai bellicosi, di abitudini puramente carnivore. Anche questa volta non si capisce se Kzinti sia un endoetnico o se sia un epiteto poco lusinghiero appioppato dai Burattinai. L'unico modo per trattare con questi Kzinti è, a detta degli stessi Burattinai, assestare terribili mazzate ma astenersi dallo sterminio, concedendo qualcosa al commercio, vendendo loro cibarie, acquistando strani metalli e inviando come ludo-terapista qualche fellatrice particolarmente disinibita. Bizzarramente, il buon Giuseppe questa volta utilizza nella sua traduzione gli articoli "lo, gli, uno, etc." davanti al nome di questo popolo alieno: gli Kzinti, degli Kzinti. Perché gli Kzinti ma i Kdatlyno? Misteri della linguistica aliena!
Che dire? Larry Niven aveva una gran fantasia che ne avrebbe fatto un buon creatore di lingue costruite. Sapeva plasmare parole assai peculiari, con una fonotassi stravagante quanto suggestiva. Peccato a quanto pare che la glottopoiesi non fosse per lui una passione dominante!
I Burattinai, che bizzarramente hanno dato alla loro società commerciale il nome inglese General Products, sono senza dubbio la forma di vita più intelligente della galassia plasmata da Niven. Consapevoli che l'annientamento incombe, lasciano precipitosamente la Via Lattea: anche un lasso di tempo di molti millenni li mette in grande allarme e li incoraggia a non perdere tempo, come se l'arrivo delle radiazioni mortifere potesse violare le leggi stesse della fisica ed essere questione di pochi giorni. Di fronte a questa trovata geniale, possiamo dire che la paranoia sia uno svantaggio evolutivo? Certo che no!
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