A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
lunedì 9 gennaio 2023
sabato 7 gennaio 2023
giovedì 19 maggio 2022
Stavo camminando con grande fatica. Affannandomi, seguivo un impervio sentiero montano. Le cime innevate erano incredibilmente cristalline, il sole bucava il cielo sconfinato come una fornace letale di un giallo caustico. Cauterio dello Spirito, quell’astro feriva le deboli retine dei miei occhi. Mi sembrava di essere trafitto da ogni singolo raggio che arroventava il suolo, i fotoni solari trasformati in dardi in grado di bucare la mia fragile epidermide. Ero un lebbroso. Sentivo come corpi estranei gli arti avvolti in spesse bende sporche di pus e di sangue rappreso. Se la malattia fosse ancora peggiorata, sarei stato costretto a nascondere il mio stesso volto all’azzurro: i miei lineamenti erano già molto deturpati, ricoperti di grossi tuberi rossastri. Ognuno di questi schifosi tumori tendeva ad ulcerarsi, spurgando un umore acre che feriva le mie narici. La mia mano sinistra era ormai priva di dita, la destra era tanto rattrappita che a stento riusciva a stringere il bastone da viaggio. In alto, proprio in cima alla montagna più alta, c’era il Castello del Drago. Dovevo raggiungerlo, perché se non avessi supplicato il malvagio Signore dell’Universo, non avrei mai potuto trovare il mio conforto nell’Annientamento. L’unica vera salvezza che potevo aspettarmi: la Morte Totale, la Morte Definitiva. Dovevo fare ancora molta strada per arrivare lassù. Le ore del giorno sembravano non passare mai: il sole era fisso nel Cielo di Luzabel, come l’occhio di un aguzzino ciclopico. Forse proprio quella grande volta di un turchese assoluto era la restaurazione dell’originale Cielo di Vetro, quello che andò in frantumi quando il Drago mosse ai Buoni Spiriti la Prima Guerra Cosmica. I sassi che formavano il sentiero erano acuminati, e di certo avrebbero tagliato i piedi di un comune viandante fino a farli sanguinare. Essendo colpito dalla più immonda elefantiasi, la mia pelle era insensibile come una suola di cuoio. Non di rado mi capitava di scorgere una scia di orribili liquami dietro di me. A un certo punto ho raggiunto un ruscello che scendeva da un pendio roccioso, attraversando il sentiero e disperdendosi in una gola profonda poco sotto. Mi sono fermato un attimo a riflettere. Il sole non era davvero immobile, sembrava piuttosto un frattale brulicante scosso da perenni convulsioni. La sua radioattività mi si riversava addosso, provocandomi un’abbondante sudorazione. D’un tratto mi sono messo in allarme. Ho visto qualcosa muoversi in lontananza. Un animale, non ci potevano essere dubbi, che stava percorrendo la mia stessa strada, ma nel verso contrario, venendo verso di me. Forse stava scendendo direttamente dal Castello. La sua andatura era traballante. Man mano che si avvicinava, potevo distinguere con sempre maggior chiarezza i particolari di quella sagoma che pareva uscita da un incubo delirante. Era un bruco grande come un cane massiccio. Procedeva sugli pseudopodi, contraendo e rilassando la massa delle sue viscere sotto il pingue mantello scarlatto. Aveva sul grosso capo due decorazioni simili a grandi occhi dalla pupilla nerissima. I veri occhi, composti da ommatidi, erano più sotto. Le fauci robuste e scure avrebbero benissimo potuto lacerarmi una gamba e masticare la mia carne in sfacelo. Il dorso gobbo era ornato da ciuffetti di cernecchi neri, mentre ocelli biancastri marcavano ogni segmento del suo addome. Dalla coda, proprio vicino alla regione anale, si protendevano due lunghi flagelli a segmenti bianchi e neri, molli, che si contorcevano senza sosta. Sono stato preso da un acuto conato di vomito. Qualcosa dentro di me mi diceva di distogliere lo sguardo dalla larva scarlatta, ma poi i miei occhi rimanevano immobili, incapaci di sfuggire all’ipnosi luttuosa che li incatenava. Intorno a quel demone l’aria sembrava tremolare. C’erano sciami di piccole mosche che gli ronzavano attorno, attratte dai suoi effluvi pestiferi. O forse i molesti insetti erano attratti dal colore e dalla consistenza del budello, che ai loro sensi era simile a un gran pezzo di carne? Dovevo scappare. Non c’erano dubbi. Se fossi stato raggiunto, sarei stato dannato. Sembrava che una voce senza parole parlasse dentro di me, muovendosi inquieta nelle profondità della mia anima come un uccello svolazzante. All’inizio facevo fatica ad interpretare quei pensieri muti, la cui origine non conoscevo. Poi però, mentre il bruco infernale si avvicinava inesorabilmente, ho saputo per certo che se non mi fossi nascosto, sarebbe avvenuto qualcosa di assurdo e tremendo: i Demoni dell’Etere avrebbero catturato il mio spirito rinchiudendolo nel corpo del bruco, e avrebbero tolto dalle carni larvali la Legione che vi era rinchiusa, dandole possesso sul corpo lebbroso che indossavo. “Via da me, Cane dei Morti!”, mi sono messo ad urlare mentre mi precipitavo dall’unica via di fuga, un pendio franoso. Il suono delle mie parole sembrava estinguersi in un silenzio ovattato, densissimo, poco dopo che era uscito dalla mia gola. È stata una caduta rovinosa, che mi ha provocato diverse fratture scomposte, ma almeno sono riuscito a sottrarmi a un pericolo tanto atroce. Guardavo in alto, fin dove la mia vista poteva arrivare in quello spazio ricurvo. Dovevo essere rotolato per almeno tre miglia sulle rocce. In cima al pendio, il bruco scarlatto si guardava attorno con aria sospettosa ed irritata, contorcendosi, sollevando il capo e la gobba. Qualcosa lo tratteneva dall’inoltrarsi giù per il pendio. Ho immaginato che fosse in qualche modo consapevole che la sua via in una pietraia tanto perigliosa gli avrebbe arrecato ferite mortali. Poco dopo la ripugnante larva si è ritratta dal bordo del dirupo ed è scomparsa alla mia vista. Una cosa era certa: non potevo sperare di tornare da dove ero venuto. Davanti a me c’era una grande cavità che sembrava essere stata scavata nelle pareti rocciose di una montagna dallo scalpello di un gigante. Una corrente fragorosa di acqua gelida si rovesciava nell’Abisso, scaturendo da una ferita nel fianco dell’altura che mi stava di fronte. Una strana salsedine giungeva fino a me, facendomi bruciare le ferite e le piaghe. Cosa potevo fare in quella circostanza davvero singolare? Al solo pensiero di muovermi, una stanchezza mortale mi colpiva. Sentivo un terrore sordo, assoluto, alla sola idea di gettarmi nella corrente che conduceva in un inconoscibile universo ctonio. L’unica alternativa era rimanere lì al mio posto, a lasciarmi uccidere dagli spietati strali del sole assassino. Mentre giacevo in quel luogo, meditando questi pensieri, mi sono accorto di qualcosa che prima non avevo notato. La mia vista si era espansa in modo incredibile, riusciva a cogliere dettagli che non avrei mai ritenuto possibile notare. Ma da questa nuova visione delle cose non ho avuto nessun giovamento. Mi sono accorto che l’intera realtà che mi teneva prigioniero era composta da un microscopico frattale di minuscoli vermi, intrecciati e brulicanti in un numero talmente grande da non poter neppure essere contato in un milione di eternità.
Marco "Antares666" Moretti
martedì 12 aprile 2022
Un singolare falso di origine massonica, presentato come Regola Segreta dei Cavalieri Templari, circola da qualche secolo. È noto come Libro del Battesimo di Fuoco o Regola Segreta; il titolo completo è Il Libro del Battesimo di Fuoco o riguardo gli Statuti segreti redatti per i Fratelli dal Maestro Roncelinus. Incredibile a dirsi, qualcuno lo ha anche preso sul serio. Lo stesso Runciman, ottimo autore, sembra che l'abbia ritenuto autentico e che abbia pubblicato un libro sull'argomento. Questo a dispetto delle gravi inconsistenze che la Regola in questione contiene.
Il testo fu ritrovato negli archivi del Vaticano verso la fine del XVIII secolo da Friederich Münter, il vescovo cattolico di Copenhaghen (alcuni riportano nel 1780, altri nel 1794). In quell'epoca la Massoneria fioriva, e documenti di questo tipo venivano chissà come alla luce un po' dovunque. La Regola non mi è nota nella versione originale in latino, ma soltanto in alcune sue traduzioni reperibili in rete, compilate in inglese, in francese moderno e in castigliano. Tuttavia, va notato che queste diverse versioni sono congruenti: in alcuni casi saltano all'occhio grossolani errori di trascrizione che fanno pensare ad un'unica fonte.
Il Libro del Battesimo di Fuoco sarebbe opera di Matthieu de Tramlay e di Robert de Samfort, Procuratore del Tempio in Inghilterra. Secondo quanti lo reputano autentico, dovrebbe risalire al XIII secolo. È diviso in due parti, una formata da 31 articoli e l'altra da 20. La prima parte è la Regola dei Fratelli Eletti (firmata Matthieu de Tramlay), datata 1205, mentre la seconda è la Regola dei Fratelli Consolati (firmata Robert de Samfort), datata 1240.
Cominciamo ad analizzare il titolo dell'opera. Chi è il Maestro Roncelinus? Il nome è una latinizzazione di Roncelin de Fos. Questo personaggio vive una vita spettrale nel fantomatico cosmo della Disinformazione. Scarse le sue attestazioni in documenti autentici dell'epoca, è poco più di un nome, un capro espiatorio che vegeta rivestito di pixel negli antri cyberspaziali. Mentre è arduo trovare notizie di questo nobile negli archivi, è oltremodo facile imbattersi in una sua menzione in un qualsiasi sito misteriologico.
Secondo la versione più comune, questo Roncelin sarebbe stato testimone degli orrori della crociata di Simon de Montfort, in particolare al massacro di Béziers e alla battaglia di Muret, e avrebbe quindi maturato la convinzione che ad avere la Verità non fosse la Chiesa di Roma, ma la Chiesa Catara. Avrebbe allora cominciato ad importare nell'Ordine Templare gli insegnamenti dei Buoni Uomini. Quest'ipotesi sarebbe tra l'altro difficile da sostenere, dato che anche se si reputasse genuina la Regola degli Eletti, questa sarebbe stata redatta qualche anno prima del bando stesso della nefasta crociata. Siccome sembra che Roncelin de Fos sia nato nel 1198, così quando Montfort cominciò la guerra avrebbe dovuto avere undici anni!
Dato che molti reputano il documento come la prova del nesso tra Templari e Catari, è necessario passarlo al vaglio. Evidenziamo i punti più contraddittori della Regola degli Eletti.
L'articolo 10 afferma: "Saranno esclusi rigorosamente i discendenti di Arefasto, servitore del Duca di Normandia Riccardo II, che, per suo tradimento, ha causato il martirio di Stefano e di Lisoio a Orléans: chierici o laici, che essi siano esclusi dalla Fratellanza degli Eletti fino alla settima generazione."
I fatti ai quali allude l'articolo 10 sono avvenuti nel XI secolo. Per saperne di più si rimanda all'articolo "Lo strano caso dei Canonici di Orléans". Orbene, se ammettessimo per vero questo testo, dovremmo dedurre che tra i Templari sopravviveva proprio la setta dualista di Stefano di Orléans. Purtuttavia ci sarebbe da chiedersi come mai la Regola non escludesse anche i discendenti del Duca di Normandia e del Re Roberto il Pio che aveva materialmente ordinato il martirio dei Protocatari in questione. Sarebbe anche interessante capire come mai di tutti gli assassini macchiatisi dell'uccisione di Buoni Uomini, soltanto questi meritassero l'interdetto. Visto che il pronipote di un compagno di Ugo di Payns ha perseguitato con ferocia i Catari di Reims nel XII secolo, sembra come minimo profilarsi una certa incoerenza.
L'articolo 11 afferma: "Rituale di ricevimento degli Eletti: giuramento di custodire il segreto dell'Ordine, la minima indiscrezione sarà punita con la morte. L'Iniziatore bacerà successivamente il neofita sulla bocca, per trasmettergli il soffio, sul plesso sacro, che comanda la forza creatrice, sull'ombelico, e infine sul membro virile, immagine del principio creatore maschile."
Tutto ciò è incompatibile con il Catarismo, che reputa ogni giuramento malvagio, e che identifica nel principio creatore della sessualità il Male Assoluto. Già Stefano di Orléans e Lisoio vedevano nella carne e nella sua generazione la radice dell'universo di Satana, quindi se ammettiamo per vera la Regola, dobbiamo ammetterne anche l'insostanzialità.
Gli articoli 12 e 13 sono di stampo docetista: si afferma che Cristo non è nato, né morto né resuscitato, e si prescrive il calpestamento della croce. Eppure l'articolo 14 definisce Cristo "Figlio di Maria" in netto contrasto con il dogma cataro. Dio viene definito Creatore. Inoltre si afferma: "Noi pieghiamo le ginocchia davanti al Padre di Tutto, dal quale viene la paternità del Cielo e della Terra". Sembra una riedizione del Simbolo di Nicea, che definisce Dio creatore del Cielo e della Terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Il Catarismo invece afferma che Dio creò le cose visibili al cuore e invisibili agli occhi.
L'articolo 22 afferma: "È inutile digiunare. Il Templare è esentato dalla quaresima e dagli altri digiuni, ma deve stare attento a non scandalizzare altre persone. Tutto è puro per i puri. Mangiate la carne e ringraziate Dio che vi dona l'abbondanza."
In questo passo della Regola si rilevano forti influenze del Libero Spirito a proposito del consumo di carne: inutile far notare che tale impostazione è assolutamente incompatibile con il Catarismo. Come si può vedere, queste prescrizioni ricalcano come se fossero fotocopie le dottrine di Amalrico di Bène, quando affermano che tutto è puro per i Puri. Quanto diversa è l'impostazione ideologica rispetto a quanto affermavano i Buoni Uomini! Se per i Catari è inutile che un semplice credente digiuni, per chi ha ricevuto il Consolamentum l'astinenza dalla carne vale sette giorni su sette. Inoltre la dottrina catara afferma che è inutile pregare o ringraziare il Vero Dio per l'abbondanza terrena, perché è Satana che genera il cibo per nutrire il corpo degli uomini.
L'articolo 24 menziona ancora Stefano di Orléans e Lisoio: "Se voi passate da Orléans, andate piamente verso le mura della città dove i gloriosi martiri della Scienza Divina, Stefano e Lisoio, assieme ad altri dieci figli dei nostri Padri, sono stati cremati su ordine del Re, Roberto il Pio, e dei vescovi."
Quegli stessi Protocatari condannavano il consumo di carne. La loro Scienza Divina era la stessa identica predicata e messa in pratica dai Catari di Reims, non si vede cosa potesse distinguerli.
L'articolo 25 cita Tertulliano, che condannava Marcione e ironizzava raccomandandogli di lasciarsi morire di fame per curare il suo orrore verso il mondo materiale. "Noi laici, non siamo noi stessi dei preti?" Ma per i Catari è il Battesimo di Spirito che fa il Cristiano, mentre il credente è sotto il potere di Satana. Non si capisce perché questi Templari Eletti, se la loro fede fosse davvero stata catara, avrebbero citato Tertulliano, nemico della Conoscenza del Bene, e negato la struttura stessa di ogni società dualista.
L'articolo 28 parla dei libri che la Biblioteca del Tempio deve possedere, citando tra questi gli scritti di Amalrico di Bène, a conferma del già citato articolo 22, e le ritiene "tesori di saggezza". Nessun Buon Uomo avrebbe questa opinione di una qualsiasi opera panteista.
Passiamo alla Regola dei Consolati.
L'articolo 5 dice: "Voi che siete il vero Tempio di Dio, costruito sulle fondamenta della saggezza e della Santità antiche, sappiate che Dio non fa alcuna differenza tra le persone: Cristiani, Saraceni, Giudei, Greci, Romani, Franchi e Bulgari, perché ogni uomo che prega Dio è salvo."
Il Catarismo afferma il contrario: esiste Salvezza solo nella Chiesa di Dio tramite il Consolamentum. Solo i Catari sono salvi, mentre gli altri o sono demoni (dannati in eterno) o sono esseri umani privi della Conoscenza del Bene (che quindi trasmigreranno finché non rinasceranno Catari). Solo i Buoni Uomini possono recitare il Pater, mentre i non consolati e i cattolici che lo fanno sono in peccato mortale.
Per l'articolo 7, "A voi che siete Santi, tutto è permesso. Nonostante ciò, non dovete abusare di questa licenza."
Questa è ancora una volta dottrina del Libero Spirito, non Catarismo. Un Buon Uomo perde il Consolamentum se rompe un uovo, se si masturba o se ingerisce anche una minima particella di carne. Invece un Templare Consolato sembra che possa abbandonarsi ai piaceri carnali essendo immune dal peccato, proprio come affermava Amalrico di Bène.
L'articolo 8 dice che "Ci sono Consolati in ogni parte del mondo", e cita tra questi "i Buoni Uomini di Tolosa, i Poveri di Lione, gli Albigesi, quelli di Verona e di Bergamo, i Bajolesi di Galizia e di Toscana, i Begardi e i Bulgari". Inoltre sostiene che "Là dove costruirete grandi edifici, fate i segni di riconoscimento e troverete molte persone istruite da Dio e dalla Grande Arte."
Costruttori, segni di riconoscimento, Grande Arte, siamo in pieno dominio massonico. Sorvoliamo pure sul fatto che Valdesi e Fratelli del Libero Spirito non sono affatto Consolati e le loro dottrine non equivalgono affatto a quella dei Buoni Uomini.
Il rituale del Consolamentum descritto nell'articolo 13 è molto fantasioso e non ha nulla di cataro. Si prescrive la recita di un'antifona tratta dal Deuteronomio, che notoriamente era ritenuto dai Buoni Uomini un testo diabolico. Il giuramento di silenzio, obbedienza e fedeltà è pur sempre un giuramento, e in questa forma non avrebbe mai potuto essere pronunciato.
Articoli 14, 15 e 16: "La prima preghiera è quella di Mosè: Magnificetur, fortitudo Domini..., seguita dalle parole: Dixit que Dominus vivo ego et implebitur gloria Domini universa terra. Quindi il Precettore tagli un pelo della barba, dei capelli e l'unghia dell'indice destro del neofita, dicendo: Servi Dio, e soffrirai più nel tuo cuore che nel tuo corpo in segno dell'Alleanza di Dio con lo Spirito dell'uomo".
Per i Catari Mosè era un demone. Il concetto di Alleanza implica un patto tra forze tra loro incompatibili perché di diversa origine. In questo senso si parla dell'Alleanza tra un popolo della terra e il Dio Straniero (Iehova Satanas).
Naturalmente non poteva mancare qualche menzione di Baphomet. "La terza preghiera detta di Baphomet è quella di apertura del Corano, che porta il nome di Fatiha". L'ipotesi sposata dall'autore del manoscritto è quella che identifica Baphomet con Maometto. Allora come mai si usa la forma alterata del suo nome mentre si riporta correttamente la parola araba Fatiha?
L'articolo 18 afferma in buona sostanza il Principio della Convergenza delle Fonti Dottrinali, su cui si fonda l'esoterismo massonico: "Il neofita è condotto agli archivi dove gli si insegna la Scienza Divina, di Dio, di Gesù Bambino, del vero Baphomet, della Nuova Babilonia, della natura delle cose, della Via Eterna della Grande Filosofia, Abrax(as) e i talismani."
Curioso è l'articolo 19, che parla esplicitamante dell'Alchimia: "È proibito nelle case in cui tutti i Fratelli non sono Consolati o Eletti di lavorare certi materiali mediante la Scienza Filosofica, e dunque di trasformare i metalli vili in oro e in argento."
Sembra davvero poco credibile che i Cavalieri del Tempio fossero interessati alla fantomatica Pietra Filosofale: l'idea di Templari alchimisti sembra molto più consona all'immaginario del XVIII secolo.
Il testo della Regola è intessuto su anacronismi, incoerenze e luoghi comuni vetusti. Ha in altre parole tutte le caratteristiche di un falso storico di bassa qualità.
Il nesso tra Catari e Templari è illusorio.
mercoledì 6 aprile 2022
Un articolo sui Templari è apparso recentemente sui quotidiani, recando un sunto degli studi di una studiosa vaticana che ha libero accesso agli archivi segreti della Chiesa di Roma: Barbara Frale. L'idea portante - da lei presentata come una sconvolgente scoperta - è l'adorazione tributata dai Cavalieri del Tempio a un manufatto di incerta origine, già tacciato di falso dalle autorità ecclesiastiche non appena la sua esistenza è stata resa manifesta: la Sindone.
Secondo questa ipotesi, il famoso idolo barbuto denominato Baphomet e presumibilmente oggetto di culto da parte dei Templari altro non sarebbe che il dubbio sudario custodito oggi a Torino (dagli anglofoni noto appunto come Shroud of Turin). Eppure la stessa Frale non può nascondere che l'identificazione con la Sindone era già stata fatta nei tardi anni settanta del novecento, da parte di uno studioso di nome Oxford Ian Wilson. Aggiungo che tale ipotesi è stata subito bollata come pseudoscienza, così come al reame della fantasia sono state assimilate molte altre proposte. Quindi la storica del Vaticano non ha inventato proprio nulla: ha solo attinto a materiale preesistente datato di almeno un ventennio, e per giunta neppure di buona qualità.
L'immagine più diffusa del Baphomet è quella che lo identifica con il Capro di Mendes, una divinità egizia connessa con la fertilità. Non c'è alcun fondamento storico per questa iconografia: si tratta del frutto della fantasia del massone Eliphas Lévi in pieno XIX secolo. Fu nel suo Dogma e rituale dell'alta magia, edito nel 1845, che questo autore produsse un'immagine di questa divinità ermafrodita cornuta dal vello nero. I suoi attributi sono densi di significati esoterici, basti pensare alle ali, alla torcia fallica sulla fronte, alla posizione delle mani. Non c'è nulla di tutto questo che abbia la benché minima connessione con i Templari; tra l'altro le fonti dell'epoca non alludono mai a corna, ma solo al fatto che si trattava di una testa barbuta.
Le etimologie proposte per il nome Baphomet sono tante, una più assurda dell'altra. Ne citerò soltanto alcune. Friedrich Nicolai, un libraio tedesco, ha collegato il nome al verbo greco che significa 'immergere' e che è anche l'origine della parola 'battesimo'. In questo caso resterebbe in ogni caso un residuo suffisso -met, inanalizzabile. Invece Elipas Lévi sostenne un anagramma da un fantomatico TEM.O.H.P.AB, che starebbe per Templi omnium hominum pacis abbas (ossia 'Abate del Tempio della Pace di tutti gli uomini'). Alesteir Crowley, che in preda all'esaltazione orgiastica aveva assunto Baphomet come epiteto, arrivò a proporne l'origine da una frase bizzarra da lui inventata e tradotta come 'Padre Mitra'.
Qualcuno afferma che Baphomet derivò dalla pronuncia popolare del nome Maometto, di cui si registrano molte varianti, dal veneziano Malcometto fino all'inglese Mahound, ora usato soltanto in Scozia. Esiste però una difficoltà. Com'è risaputo, l'Islam è una religione che rifiuta il culto delle immagini, al punto che rappresentare Maometto è assolutamente vietato ai suoi fedeli. Tra i musulmani non c'è mai stato un culto dell'immagine di Maometto, né dipinta né scolpita. I fautori di questa origine del Baphomet affermano che Filippo IV di Francia considerava del tutto irrilevante questo fatto: a lui importava solo inculcare l'idea che i Templari avessero tradito la Cristianità per servire segretamente l'Islam, insozzando così la loro integrità morale.
Se inseguire un manufatto a forma di testa non ci porta da nessuna parte, le cose non vanno meglio con l'immagine impressa su telo. Stando sempre al racconto della Frale, "I Templari si procurarono la sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie".
Inizierei col mettere i puntini sulle i, precisando che soltanto il Catarismo nega la corporeità di Cristo. Le altre forme di dissidenza religiosa note all'epoca, come il Valdismo, affermano la natura carnale del corpo di Cristo esattamente come fa la Chiesa Romana. L'idea della Sindone come 'antidoto' all'eterodossia non regge affatto, anche perché per un cataro un idolo è soltanto il Nulla. Nessun docetista si convertirebbe all'idolatria vedendo l'immagine di un uomo barbuto stampata su un telo, e nessun cattolico di una certa levatura avrebbe bisogno di un idolo per dimostrare la sua teologia. Siamo ai livelli degli strani racconti sulla mummia di Cristo che si trovano nella Rete.
Se i Templari avessero avuto tutto questo terrore dell'eresia, difficilmente avrebbero mantenuto una posizione di neutralità nei confronti dei Catari, ma anzi avrebbero partecipato attivamente alla crociata di Montfort.
Non contenta, la Frale insiste. Aggiunge che "L'umanità di Cristo che i catari dicevano immaginaria, si poteva invece vedere, toccare, baciare. Questo è qualcosa che per l'uomo del medioevo non aveva prezzo".
Incredibile. Forse nessuno ha detto all'autrice che anche i Catari dei secoli XIII-XIV erano uomini del Medioevo?
Inoltre vale la pena di riportare che nel 1353 la Sindone fu esibita a Lirey, in Francia, da Goffredo di Charny. Il vescovo di quella regione ne fu scandalizzato e ordinò subito un'indagine. Risultato: fu stabilito che il telo era un falso ed è anche riportato che il vescovo riuscì a contattare il suo autore! Non dimentichiamoci che i Sudari di Cristo proliferavano, tanto che ci sono notizie di una quarantina di reliquie di questo tipo. Come distinguere un vero dai tanti falsi? Impossibile. Tant'è che calmatesi le acque, Goffredo di Charny rimise in mostra l'idolo, provocando una nuova inchiesta, con lo stesso esito. Gli ecclesiastici dell'epoca avevano le idee più chiare di quelli odierni? Si direbbe di sì. D'altronde spopolavano anche i prepuzi rinsecchiti detti reliquie della Circoncisione di Gesù. Bisogna credere che simili contraffazioni costituissero un antidoto al Catarismo? Lascio al lettore le conclusioni.
In contrasto stridente con l'idolatria della Sindone è il rituale eminentemente docetico del calpestamento del crocifisso. Difficile negare l'esistenza di questa strana pratica richiesta alle reclute dei Templari. La Frale propone un'interpretazione goliardica del rituale, assimilandolo persino a un atto di nonnismo malinterpretato e ingigantito. La cosa è tanto assurda che non vale nemmeno la pena di sforzarsi a deriderla: la verità è su queste basi la studiosa non può dare una spiegazione consistente con le sue premesse.
D'altro canto, si può smentire con certezza l'appartenenza dei Templari al Catarismo. Se ci fosse anche stata l'ombra di un sospetto, i nemici dell'Ordine avrebbero sicuramente colto l'occasione. L'inquisitore Bernardo Gui, che studiò approfonditamente la distruzione del Tempio, non menziona mai una sola traccia del Catarismo - e se avesse avuto anche solo una mezza idea della presenza di Catarismo tra i Templari l'avrebbe certamente menzionato nella sua opera (non dimentichiamoci che i Domenicani sono molto precisi). Si deduce quindi che il calpestamento del crocifisso, pur di essenza docetica, doveva avere un'origine diversa. Ritorneremo su questo affascinante argomento.
In buona sostanza, concordo con la Frale soltanto su una cosa, che il 99% di ciò che si dice sul Tempio è spazzatura. Comprese molte cose che lei afferma. Non so ancora dire quasi nulla in positivo a proposito della strana vicenda dei Templari, mentre non riesce difficile confutare assurdità dette da altri.
(Il Volto Oscuro della Storia, 13 aprile 2009)
lunedì 4 aprile 2022
Una delle ipotesi più strane formulate nel tentativo perennemente vano di spiegare il mistero dei Templari, è quella che li collega al Mandeismo o Giovannismo. Secondo alcuni studiosi o sedicenti tali, tra cui si annoverano anche i famigerati Leigh e Baigent, i Poveri Cavalieri di Cristo sarebbero in qualche modo venuti in contatto con i Mandei in Mesopotamia e ne avrebbero assunto segretamente la religione. In altre parole, questa interpretazione ammette che i Templari avrebbero praticato una forma di Gnosticismo non connesso con il Catarismo.
I Mandei, chiamati anche Cristiani di San Giovanni, sono i soli eredi diretti degli Gnostici ancora viventi alla luce del sole. Essi continuano di generazione in generazione una religione di tipo gnostico sicuramente antica: alcuni pensano che vi aderisse già il padre di Mani. Documentati nel III secolo dopo Cristo, i Mandei sono qualcosa che lega il mondo antico a quello odierno attraverso una linea di successione autentica e ininterrotta. A differenza dei Neognostici, che hanno ripreso insegnamenti antichi leggendoli sulla carta.
Si devono tuttavia fare alcune precisazioni di importanza capitale. Il Mandeismo è molto diverso dalle altre forme di Gnosticismo antico, al punto che qualcuno ha formulato l'idea che si tratti di uno Gnosticismo non cristiano, poi cristianizzato solo in superficie.
Il Mandeismo non è propriamente anticosmico. Sostiene sì che il mondo materiale è opera dello Spirito delle Tenebre, Ruha, ma ammette anche che l'anima dei morti fa ritorno alla Luce subito dopo la morte, in modo quasi automatico. Il rito fondamentale di questa religione è il Battesimo d'Acqua di Giovanni il Battista e non vi esiste invece alcun equivalente del Battesimo di Fuoco o di Spirito. Infatti il Mandeismo è chiamato anche Giovannismo proprio per il ruolo centrale di Giovanni il Battista. I Mandei si battezzano più volte nella loro vita nelle acque di un fiume sacro, che nella loro lingua aramaica è sempre chiamato Giordano. Propugnano il matrimonio come unione carnale, e sostengono anzi che nessuno può salvarsi se non ha contratto tale vincolo - in netta opposizione con le religioni dualiste anticosmiche. Il ciclo delle rinascite lo credono una maledizione riservata a chi muore senza essersi sposato. Questa condanna del celibato, ritenuto peccato, dimostra in modo irrefutabile la lontananza dalla teologia catara. Non è ammesso il proselitismo: per diventare Mandei occorre avere almeno un parente che lo sia per nascita.
I Mandei non solo non ammettono un Cristo venuto sulla Terra, ma addirittura lo considerano malvagio e incarnato. Chiamano questo uomo, Ishu Mshiha (Gesù Terreno), un impostore: dicono infatti che fu crocifisso realmente nella corpo terreno e contrapposto allo Spirito di Luce, Manda d-Haiye. Secondo la tradizione mandea, Cristo sarà smascherato alla fine dei tempi dall'angelo Anosh Uthrà, identificabile con l'Enoch biblico. Egli "accuserà Cristo il romano, il mentitore, figlio di una donna che non è dalla luce" e "smaschererà Cristo il romano come mentitore; egli sarà legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sarà trucidato".
Questa avversione per Cristo si adatterebbe alla perfezione alla pratica del calpestamento del crocifisso ricorrente tra i Templari. Per rendere più verosimile l'ipotesi, Baigent e gli altri citano alcune testimonianze del rifiuto di Cristo. Alcune frasi, che sarebbero state pronunciate durante la cerimonia di iniziazione, sono ad esempio riportate nel libro Il Santo Graal di M. Baigent, R. Leigh e H. Lincoln, edito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.:
"Tu credi erroneamente, perché egli [Cristo] è in verità un falso profeta. Credi soltanto in Dio nel cielo, e non in lui".
"Non credere che l'uomo Gesù, crocifisso dai Giudei in Outremer, sia Dio e possa salvarti"
"Credi solo in un Dio Superiore" e "Non riporre grande fede in questo [Cristo], perché è troppo giovane".
Se devo essere franco, non ho molta fiducia nell'attendibilità di questi documenti. Non riuscendo a trovarne traccia da nessuna parte, se non appunto nell'opera di Baigent, attendo che qualche esperto che ha più conoscenza di me mi illumini. Fino ad allora, sarò propenso a ritenere questo materiale falso e costruito ad hoc per dimostrare la tesi del Giovannismo templare.
Il problema è che non si capisce come il Mandeismo sia potuto passare nel Tempio, visto che è una religione priva di attività missionaria. Dovremmo pensare all'esistenza di un mandeo eterodosso entrato nelle file dei Templari per poi spargere tra di loro una religione mandea modificata - cosa di cui non esistono documenti e che appare di per sé molto improbabile.
Chi accetta l'interpretazione giovannita della dottrina occulta dei Templari, identifica il Baphomet con la testa di Giovanni il Battista. Il problema è che non si ha nessuna documentazione di un rito battesimale mandeo tra i Poveri Cavalieri di Cristo. Nessuno afferma che essi propugnassero forme di anabattismo, né tantomeno che ripetessero un battesimo d'acqua più volte in un anno. Non risulta neppure che avessero un particolare culto per Giovanni il Battista.
Ammettendo l'ipotesi di una dottrina templare occulta, si dovrebbe sperare di trovare le prove di una forma di religione finora ignota che spieghi alla perfezione tutti i fatti documentati. Comunque la si metta, non si riesce ad avere che una visione sfocata dell'argomento, soprattutto perché gli accademici rimangono chiusi nella loro torre d'avorio ed evitano con cura di cimentarsi in un'ardua battaglia contro le forze della Disinformazione.
sabato 2 aprile 2022
Mentre discutevamo sul controverso argomento dei rapporti tra i Buoni Uomini e i Templari, io e la carissima amica Krak abbiamo scoperto in diversi siti una corrispondenza tra da Roncelin (Roncelinus) de Fos e Richard de Vechiers, entrambi Poveri Cavalieri di Cristo. Vale la pena di analizzare queste lettere, perché sembra che abbiano incuriosito e tratto in inganno diverse persone. Tutte le informazioni disponibili concordano nel collocare il carteggio e in una biblioteca nota come Fondo Malnipote, aggiungendone a volte anche un codice identificativo. La traduzione, non si sa se dal latino o dal francese antico, è ascritta a Opizzo Malnipote, mentre uno studio sui testi in questione è a nome di un certo professor Umberto Cardini.
Riporto i testi in versione integrale:
MANOSCRITTO 1
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
qui ad Acri, posso oggi scriverti per riferirti il successo della missione che mi affidasti il giorno della nascita del Nostro Signore nell'anno 1243 quando il diacono dei Buoni Uomini, Pierre Bonnet, giunse alla nostra Casa e chiese il nostro aiuto per proteggere il loro Tesoro. Tu mi affidasti l'impegno di accompagnare e scortare le Buone Dame e la loro Reliquia al nostro Tempio e consegnarla segretamente a tuo fratello. Partii la sera stessa dalla nostra casa di Pieusse e fui guidato dal Buon Uomo Bonnet fino alla grotta fortificata di Niaux, dove protette da un Buon Uomo trovai sette Buone Dame. La notte stessa ci separammo: mentre i due Buoni Fratelli continuavano il loro cammino per nascondere il resto del loro tesoro, le dame viaggiarono, protette da me, su un carro con la Reliquia di Giuseppe. Seguendo il tuo suggerimento, per confondere gli eventuali inseguitori non ci dirigemmo verso i nostri porti del Mediterraneo ma andammo fino a La Rochelle dove ci imbarcammo per Bari; ritenni infatti più prudente sbarcare in Terra Santa proveniente dalla Sicilia e non dalla Francia. Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemme era perduta. Arrivato, fortunatamente, seguii di nuovo il tuo consiglio: invece di rivolgermi al Gran Maestro mi rivolsi direttamente a tuo fratello Renaud e questi, quando seppe di cosa si trattasse, mi fece giurare di non farne parola al nuovo Gran Maestro, Richard de Bures, uomo molto amico (e secondo tuo fratello prezzolato) del signore di Tiro, Filippo Montfort, nipote di quel Simone che sta combattendo contro i Buoni Uomini. La crociata contro il conte di Tolosa, mi spiegò tuo fratello, è stata scatenata da forze malvagie per impossessarsi della Reliquia di Giuseppe e tuo fratello sospetta addirittura che la nomina del Gran Maestro sia stata favorita da queste forze per recuperare altri potenti oggetti che noi Templari proteggiamo, custodiamo e nascondiamo dai nemici perché non siano rivelati prima dall'ora designata. Tuo fratello si rivolse invece ad un altro fratello, Guillaume de Sonnac, di cui aveva assoluta fiducia; la tremenda situazione in cui si trovano oggi i cristiani sotto gli attacchi di Satana è dimostrata dal fatto che tuo fratello decise, con l'avvallo di Guillaume, di chiedere aiuto agli infedeli, ai seguaci del Saggio della Montagna. Per calmare i miei scrupoli per questa alleanza con i nemici, non solo mi convinse che il Saggio era più amico nostro che il Montfort, ma mi mostrò un documento straordinario: in esso il nostro fondatore racconta che alla sua morte il Saggio della Montagna gli aveva inviato un sigillo di grande potere magico chiedendogli di nasconderlo e proteggerlo dai seguaci di Satana; perplesso il nostro fondatore era partito per la Francia per consegnarlo al santo uomo che ha redatto la nostra regola. Ma il santo abate ebbe parole di onore per il Saggio e ordinò al nostro fondatore di custodire questo oggetto. Sappi che il sigillo e la documentazione alla morte del nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria, sono stati nascosti da tuo fratello e da Guillaume che temono le trame del Montfort. Tale sono gli intrighi di Satana che per difendersi bisogna essere "prudenti come serpenti". I seguaci del Saggio della Montagna, contattati da tuo fratello accompagnarono lui, me e le sette Buone Dame fino alla Valle di Mosè. Lì vidi una meraviglia che mi lasciò senza fiato: una montagna in cui sono stati scolpiti e scavati templi e palazzi e chiese e tombe. Lì i seguaci del Saggio ci guidarono ad un altare scavato sul fianco della montagna sulla cima del quale era inciso un simbolo che ti disegno:
(Il disegno è quello del simbolo dell'infinito; ognuno dei due cerchi contiene il simbolo di un otto; ognuno dei quattro cerchi degli otto contiene un punto spesso. N.d.E.)
I seguaci del Saggio ci mostrarono come l'altare può aprirsi: è necessario introdurre contemporaneamente in ognuno dei quattro buchi al centro dei cerchi un medaglione dalla foggia curiosa. Consegnarono quindi una di queste chiavi a ciascuna delle sette Buone Dame che deposero nella tomba la Reliquia di Giuseppe. Voglia Dio che resti per sempre nascosta e protetta dagli attacchi di Satana fino all'ora designata per la sua rivelazione, nonostante una possibile minaccia. Una delle sette Buone Dame fu infatti catturata dal signore di Tiro e torturata a morte, che Dio abbia pietà della sua anima. Il signore è venuto quindi in possesso di una delle chiavi ed è a conoscenza del ruolo di tuo fratello, mio e dei seguaci del Saggio a fargli perdere per sempre la reliquia per la quale la sua famiglia ha versato tanto sangue innocente.
MANOSCRITTO 2
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
devo scriverti notizie dolorose e che straziano il mio ed il tuo cuore. Forse ti è già giunta la notizia della tragica morte di tuo fratello, che Dio lo abbia in gloria, insieme a malevoli commenti. Sappi che tuo fratello è immune delle macchie di cui è accusato: la sua sola colpa è quella di aver seguito il compito che ci era stato affidato dal sant'uomo Bernando che scrisse la nostra regola e ci impose di proteggere, custodire e nascondere dai nemici di Dio e dai servi di Satana quegli oggetti potenti che non devono essere rivelati prima dall'ora designata. Quando Re Luigi sbarcò a Cipro si crearono subito degli scontri nella gestione delle operazioni tra il Re che voleva agire immediatamente e i nobili locali (tra cui il nostro Gran Maestro Guilleume) che suggerirono prudenza. Lo scontro divenne più duro quando il re ordinò al Gran Maestro di cessare le trattative col sultano di Damasco. La campagna in Egitto del Re, fu una follia militare e causò la morte del nostro Gran Maestro Guilleume, che Dio lo abbia in gloria, e si concluse con la cattura del Re.
Liberato il Re e tornato ad Acri, Luigi, istigato da Filippo Montfort, pretese che il maresciallo del Tempio, Ugo di Jouy, il quale aveva trattato col sultano per ordine del Gran Maestro Guilleume, venisse rimosso e bandito dalla Terra Santa. Tuo fratello fu costretto a cedere ed Ugo divenne maestro in Catalogna. Quando il Re lasciò Acri e tornò (finalmente!) in Francia, Filippo Montfort colpì di nuovo: i suoi seguaci nel Capitolo, nel corso di una deliberazione segreta, deposero tuo fratello. Due giorni dopo, tuo fratello fu trovato ucciso. Non ho dubbi su chi abbia mosso la mano dei sicari. Come non ho dubbi su chi ha fatto girare voci sui rapporti tra tuo fratello e i mussulmani. È vero che tuo fratello da sempre ebbe stretta collaborazione con i seguaci del Saggio della Montagna, ma io, che fui il suo amico e il suo servitore, ti giuro che il suo obbiettivo in ciò era difendere la Terra Santa e seguire il compito segreto affidato a noi dal sant'uomo Bernardo. E sappi che tuo fratello mi insegnò che noi, i Buoni Uomini e il Saggio della Montagna in questo santo compito siamo stati da sempre alleati. Sappi dunque che tuo fratello è morto per compiere il nostro compito segreto ed è stato ucciso dall'uomo della stirpe che Satana ha generato sulla terra per recuperare quegli oggetti di potere che non devono essere rivelati prima dall'ora designata.
MANOSCRITTO 3
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
mi sembra doveroso farti sapere che tuo fratello è stato vendicato. Alcuni giorni fa un seguace del Saggio della Montagna, fingendosi un convertito al cristianesimo entrò nella cappella dove Filippo di Tiro e suo figlio Giovanni stavano pregando e pugnalò entrambi. Giovanni è sopravvissuto mentre l'anima di Filippo ha raggiunto il suo sovrano Satana. Si dice qui che la mano è stata armata dal sultano dell'Egitto ma io credo che il Saggio abbia voluto vendicare il suo fratello e proteggere ulteriormente il segreto della reliquia di Giuseppe.
Il prezioso contributo di Krak permette di mettere a fuoco alcune significative criticità:
1) Un professor Umberto Cardini non è mai esistito, esiste un Franco Cardini che è uno storico e un saggista specializzato in studi sul Medioevo.
2) Il Fondo Malnipote, che dovrebbe essere una biblioteca contenente manoscritti inestimabili, si è rivelato inesistente.
3) Opizzo Malnipote, da cui l’omonimo Fondo, è una figura inconsistente: non esiste nessuna traccia storica della sua esistenza.
4) L’autenticità dei manoscritti sarebbe stata confermata da verifiche scientifiche preliminari - che sono tuttavia inaccessibili.
5) Si dice che le lettere sono databili 1245, 1256, 1270 – ma non si specifica da chi… nel testo che si trova in rete non ci sono queste date.
6) Le lettere sono state scritte da Roncelin de Fos a Richard de Vichiers, ma il tono con cui parla il Templare è quello di una persona che in questi 25 anni in cui sono distribuite le lettere non si è mai mossa da Acri. Nella presentazione del personaggio si parla invece di vari incarichi che ha ricevuto anche in Europa.
7) Richard de Vichiers è storicamente sconosciuto: non vi sono conferme storiche che fosse fratello del Gran Maestro Rinald de Vichiers, né che fosse vissuto nella domus Templare di Pieusse.
8) La scelta di Gerusalemme risulta alquanto bizzarra, considerando le disfatte subite dai crociati in quegli anni. La Città Santa non era di certo un luogo sicuro per nascondere “una reliquia così importante”. Lo dimostra il fatto che nel 1244 ad agosto Gerusalemme cade in mano ai Turchi.
9) Le lettere giungono ad Acri, un mese dopo la sconfitta della Forbie (17 ottobre), quindi presumibilmente intorno alla metà di novembre. Ora mi chiedo se effettivamente il viaggio era dovuto alla “reliquia”, se si può stare un anno in giro con un oggetto talmente importante, a rischio che venisse catturato dai “nemici” da cui lo stavano nascondendo…. Mi sembra altamente improbabile e rischioso. Si notino le incerte conoscenze di geografia: “non ci dirigemmo verso i nostri porti del Mediterraneo ma andammo fino a La Rochelle dove ci imbarcammo per Bari; ritenni infatti più prudente sbarcare in terra santa proveniente dalla Sicilia” (Bari è in Puglia non in Sicilia).
10) Acri in quegli anni era una degli ultimi presidi crociati, mi sembra anche in questo caso altamente improbabile che un’operazione di tale portata rimanesse segreta.
11) I rapporti tra Fos, Vichies, Sonnac (1247-1250) e gli Assassini sono problematici. Secondo la lettera questi ultimi offrono un nascondiglio tra le rovine di Petra, azionata con un meccanismo segreto che viene rivelato alle sette custodi, ognuna delle quali ha consegnato un medaglione - anche in questo caso a parte la storia del meccanismo segreto mi sa tanto di storiella, mi sembra molto pericoloso avere così tante “chiavi” per accedere alla “reliquia”. Una di loro viene catturata dal signore di Tiro, quindi si presume che il nipote dell’infame Simone di Montfort fosse entrato in possesso di una delle “chiavi” e quindi conoscesse il segreto e le persone che lo avrebbero occultato………allora perché non impegnarsi per trovarlo? O per eliminare chi ne era a conoscenza?
12) Si fa poi riferimento a Richard de Bures (1244-1247), Guillaume de Sonnac (1247-1250), Rinaldo di Vichiers (1250-1256) e Tomas Bérard (1256-1273) - Molti studiosi tra cui Runciman e Malcom Barber nella lista dei Grandi Maestri del Tempio omettono il de Bures.
13) Il de Sonnac racconta la pia leggenda (dove e quando?) secondo la quale il Vecchio della Montagna avrebbe consegnato al fondatore dei Templari un “sigillo di grande potere” perché lo consegnasse a San Bernardo - Storicamente i rapporti tra i Templari e gli Assassini non sono mai stati provati tanto meno ritengo fossero possibili all’origine dell’Ordine. Inoltre se tutto ciò fosse stato portato al cistercense ci si dovrebbe domandare com’è possibile la seguente affermazione: “Sappi che il sigillo e la documentazione alla morte del nostro Gran Maestro Armand… sono stati nascosti da tuo fratello e da Guillaume che temono le trame di Montfort” (perché questi oggetti dalle mani di San Bernardo sarebbero stati di nuovo portati in Terra Santa?).
14) Quando i Templari, hanno perso definitivamente i presidi in Terra Santa che ne hanno fatto della reliquia…. In ultimo il contenuto delle presunte lettere fosse stato reale, sarebbe stato di vitale importanza, per cui è impensabile che tali notizie vengano scritte in modo così esplicito, potevano cadere in mano del nemico in qualsiasi momento….
Saluti
Krak
Per quanto mi riguarda, sono stato quasi immediatamente assalito da dubbi sull'intera struttura narrativa anche senza verificare date, personaggi ed avvenimenti. La menzione della Reliquia di Giuseppe mi ha subito convinto che questi testi non sono genuini, ma interamente costruiti ad arte. Infatti il Catarismo non ha mai ammesso il culto di qualsiasi reliquia, idolo o simulacro. E' chiara la posizione dei Buoni Uomini: quando un sant'uomo muore, il suo spirito abbandona il carcere materiale, che ritorna agli elementi diabolici da cui è stato generato. Nessuna elevazione spirituale può venire da un resto mortale mummificato o conservato altrimenti, non più di quanta ne possa venire dalla carcassa di un asino o da una latrina. Anche ammettendo che non si tratti di resti umani, non appare credibile che un oggetto di qualsivoglia natura possa essere stato tanto importante per i Buoni Uomini da giustificare una simile perigliosa impresa.
Alla fine io e Krak siamo riusciti a svelare l'arcano: abbiamo trovato le lettere di Roncelin de Fos e Vechiers in un sito che riportava nell'url la dicitura "giochidiruolo".
http://www.mclink.it/com/agonistika/giochidiruolo/
pathos2/archivio/a1/graal.htm
Il cammino dello studioso è irto di difficoltà, ma per fortuna esistono criteri che permettono di non lasciarsi ingannare. Di fronte a un testo è buona norma cercare di reperirlo in lingua originale. Se la cosa non è agevole, si può avere il sospetto che si tratti di un falso. Capita che dei testi siano scritti in un linguaggio moderno, seguendo un'ordine di idee moderno: questa potrebbe essere frutto di una traduzione troppo libera, oppure la firma di un falsario. Bisogna avere una conoscenza di base del soggetto che si sta studiando, in modo da scoprire incongruenze. Per quanto riguarda i Catari la cosa è più facile: la dottrina è così peculiare e inconfondibile che qualsiasi frode viene immediatamente scoperta. Nel caso del Tempio le cose sono più complicate, perché la dottrina segreta di cui tanto si parla non è nota con altrettanta certezza. Deve esistere inoltre un potere nascosto, sulla cui vera natura non ho potuto avere certezza, che mira a diffondere su questo argomento confusione. Si ha come l'impressione che questo marasma cognitivo sia deliberatamente coltivato. Forse la cosa è da mettere in relazione alla galassia delle associazioni cosiddette Neotemplari. Di queste una cosa sola so per certo: non ne esiste neanche una che possa veramente affermare di rappresentare il Tempio. Un autentico cavaliere non persegue infatti menzogna ed inganno, ma verità.
Di Roncelin de Fos avremo occasione di occuparci ancora in altra sede, perché il suo nome compare in relazione a un documento controverso: la Regola Segreta.
La pseudostoria è un nemico subdolo.
(Il Volto Oscuro della Storia, 18 gennaio 2008)
Nel gennaio 2011 i contenuti di questo post hanno attratto l'attenzione lodevole dei gestori del blog Tradizione Templare, ospitato sulla piattaforma Blogspot, che hanno pubblicato il post Quando i polli scrivono la storia. A loro va tutta la mia gratitudine! Questo è il link:
Anche se nel frattempo le pagine del sito di giochi di ruolo sono diventate inagibili, resta la prova della creazione fraudolenta. Il post di Tradizione Templare è tuttora accessibile e spero ardentemente che lo resterà a lungo!