Visualizzazione post con etichetta isaac asimov. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta isaac asimov. Mostra tutti i post

martedì 19 luglio 2022

 
IL PIANETA PROIBITO 

Titolo originale: Forbidden Planet 
Lingua: Inglese 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 98 min
Genere: Fantascienza, avventura 
Sottogenere: Esplorazione spaziale, civiltà scomparse,
    robot 
Regia: Fred M. Wilcox
Soggetto: da una storia di Irving Block e Allen Adler
Sceneggiatura: Cyril Hume
Produttore: Nicholas Nayfack
Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer
Distribuzione in italiano: Metro-Goldwyn-Mayer
Fotografia: George J. Folsey
Montaggio: Ferris Webster
Effetti speciali: A. Arnold Gillespie, Joshua Meador,
     Warren Newcombe, Irving G. Ries
Musiche: Bebe Barron, Louis Barron
Scenografia: Cedric Gibbons, Arthur Lonergan,
    Hugh Hunt, Edwin B. Willis
Costumi: Walter Plunkett, Helen Rose
Trucco: William Tuttle, John Truwe
Interpreti e personaggi:
    Walter Pidgeon: Dott. Edward Morbius
    Anne Francis: Altaira "Alta" Morbius
    Leslie Nielsen: Comandante John J. Adams
    Warren Stevens: Tenente "Doc" Ostrow
    Jack Kelly: Tenente Jerry Farman
    Richard Anderson: Ingegnere Capo Quinn
    Earl Holliman: Cuoco di bordo
    George D. Wallace: Nostromo
    Robert Dix: Marinaio Grey
    Jimmy Thompson: Marinaio Youngerford
    James Drury: Marinaio Strong
    Harry Harvey Jr.: Marinaio Randall
    Roger McGee: Marinaio Lindstrom
    Peter Miller: Marinaio Moran
    Frank Darro: Robby il robot (Robby the Robot)
    Les Tremayne: Voce narrante
Doppiatori italiani:
    Roldano Lupi: Dott. Edward Morbius
    Luisella Visconti: Altaira "Alta" Morbius
    Carlo D'Angelo: Comandante John J. Adams
    Riccardo Cucciolla: Tenente "Doc" Ostrow
    Paolo Ferrari: Tenente Jerry Farman
    Nino Dal Fabbro: Ingegnere Capo Quinn
    Nino Manfredi: Cuoco di bordo
    Carlo Hintermann: Nostromo
    Alberto Lupo: Robby il robot (Robby the Robot)
    Guido Notari: Voce narrante
Titoli in altre lingue:
   Tedesco: Alarm im Weltall
   Francese: Planète interdite
   Spagnolo: Planeta prohibido
   Rumeno: Planeta interzisă
   Polacco: Zakazana planeta
   Russo: Запретная планета
   Svedese: Förbjuden värld
   Finlandese: Kielletty planeetta
   Turco: Meçhul Dünya
Budget: 1.968.000 dollari US
Box office: 2.765.000 dollari US

Trama:
XXIII secolo. Dopo un viaggio durato più di un anno, l'astronave dei Pianeti Uniti (United Planets) C-57D giunge sul lontano pianeta Altair IV. Il compito assegnato al suo equipaggio è chiarire il destino dell'astronave Bellerophon, inviata un ventennio prima. Il Dottor Edward Morbius, uno degli scienziati della spedizione originale, avverte il Comandante John J. Adams della C-57D di non atterrare, per ragioni di sicurezza. L'avvertimento viene ignorato e l'atterraggio ha luogo. Il Comandante Adams, il Tenente Jerry Farman e il Tenente "Doc" Ostrow vengono accolti dal robot Robby, che li trasporta alla residenza del Dottor Morbius. Lo scienziato espone i fatti, dicendo che tutti gli altri membri della sua spedizione finirono uccisi, uno per uno, da una "forza planetaria" invisibile, con l'astronave Bellerophon vaporizzata mentre gli ultimi sopravvissuti cercavano di scappare. Solo il Dottor Morbius, sua moglie (poi morta per cause naturali) e la loro figlia Altaira erano in qualche modo immuni a questa disgrazia, così simile a quella che aveva colpito Sodoma. Il Dottor Morbius si offre di aiutare l'astronave a tornare a casa, ma il Comandante Adams, ammiratore della macchina burocratica e di mente molto ristretta, dice che deve ricevere ulteriori istruzioni dalla Terra. Il giorno successivo, il Comandante Adams trova il Tenente Farman che bacia Altaira alla francese, una vera e propria battaglia di lingue libidinose! Furioso a causa del suo puritanesimo, rimprovera il Tenente Farman e critica Altaira per aver indossato abiti succinti e per essersi comportata in modo lascivo. Quella stessa notte, un intruso invisibile sabota le apparecchiature di comunicazione a bordo dell'astronave. La mattina successiva, il Comandante Adams e il Tenente Ostrow si recano alla residenza del Dottor Morbius per discutere dell'intrusione. Durante l'attesa, il Comandante Adams si imbatte nella seducente Altaira che nuota, non facendo nulla per nascondere la propria assenza di inibizioni. Dopo che lei ha indossato un vestito nuovo e meno attillato, il Comandante Adams si scusa per il suo comportamento nei suoi confronti. I due si baciano lingua in bocca. Vengono improvvisamente attaccati dalla tigre domestica di Altaira e il Comandante Adams è costretto a disintegrarla con il suo folgoratore.
Il Dottor Morbius appare e rivela al Capitano Adams e al Tenente Ostrow che ha studiato gli artefatti dei Krell, una razza altamente avanzata che si estinse misteriosamente in una sola notte 200.000 anni prima. Uno di questi dispositivi migliora l'intelletto ed è stato utilizzato dallo scienziato, che sopravvisse a malapena all'esperienza, ottenendone però il raddoppiamento della sua capacità intellettuale. Un'altra meraviglia è una vasta macchina sotterranea grande 8.000 miglia cubiche (circa 33.000 km3), ancora funzionante, alimentata da 9.200 reattori termonucleari. Il Comandante Adams dice al Dottor Morbius che deve condividere queste scoperte con la Terra. Tuttavia lo scienziato rifiuta, dicendo che "l'Umanità non è ancora pronta a ricevere un potere così illimitato".
Il Comandante Adams erige campo di forza attorno all'astronave, come barriera impenetrabile, ma l'intruso invisibile passa facilmente attraverso e uccide brutalmente l'Ingegnere Capo Quinn, che stava riparando l'attrezzatura di comunicazione danneggiata. Il Dottor Morbius avverte il Comandate Adams della sua premonizione di ulteriori attacchi mortali. Quella notte, l'intruso viene rilevato mentre si avvicina. Il suo profilo e le sue caratteristiche diventano visibili quando entra nel campo di forza e gli vengono sparati ripetuti colpi dei folgoratori, con scarsi risultati. La cosa aliena uccide il Tenente Farman e altri due membri dell'equipaggio. Quando il Dottor Morbius viene svegliato dalle urla di Altaira, la creatura svanisce improvvisamente.
Il Comandante Adams cerca di convincere Altaira ad andarsene. Il Tenente Ostrow si allontana di soppiatto e usa il potenziatore dell'intelletto Krell, venendone ferito a morte. Prima di spirare, informa il suo Comandante che lo scopo della macchina sotterranea era creare qualsiasi cosa con il semplice pensiero, ovunque sul pianeta. Tuttavia, dice anche che i Krell hanno dimenticato una cosa: la formazione dei "Mostri dall'Id". La macchina ha dato libero sfogo ai desideri subconsci dei Krell con un potere illimitato, provocandone infine l'estinzione. Il Comandante Adams deduce che il subconscio del Dottor Morbius ha creato la cosa aliena che ha ucciso i membri della spedizione originale e ha attaccato il suo equipaggio; lo scienziato si rifiuta però di credergli.
Altaira dice al Dottor Morbius che lascerà Altair IV con il Comandante Adams, che ha un cazzone grosso, durissimo e duraturo. Il robot Robby rileva la creatura che si avvicina; il Dottor Morbius le ordina di ucciderlo, ma il robot sa che il mostro è Morbius stesso, così si spegne, essendo programmato per non uccidere mai un essere umano (sono le Leggi della Robotica Asimoviana!). Il Comandante Adams, Altaira e il Dottor Morbius si nascondono nel laboratorio dei Krell, ma la creatura riesce a dissolvere le robuste porte di acciaio. Lo scienziato finalmente accetta la verità, affrontando e rinnegando il suo altro sé: viene ferito a morte dalla creatura prima che questa svanisca. Prima di trapassare, fa attivare al Comandante Adams un sistema di autodistruzione planetaria, avvertendo che tutti devono allontanarsi all'istante nello spazio profondo. Finalmente a distanza di sicurezza, il Comandante Adams, la libidinosa Altaira, il robot Robby e l'equipaggio sopravvissuto assistono alla distruzione di Altair IV. Il Comandante rassicura Altaira dicendole che tra circa un milione di anni la razza umana si troverà al livello di progresso tecnologico in cui stavano gli estinti Krell. Si abbracciano mentre l'astronave C-57D torna sulla Terra. 


Recensione:

Senza dubbio Forbidden Planet è considerato una pietra miliare della filmografia fantascientifica. Diciamo che non mi è dispiaciuto, ma non è neppure tra i miei preferiti. In generale, non vado matto per i robot: la mia immaginazione tende a vedere tali manufatti come barattoli, non certo come cose in grado di far sognare. 
L'ambientazione è abbastanza ragionevole. La stella Altair dista solo 17 anni luce dalla Terra, ed è una delle stelle più vicine a noi. La sua massa è 1,8 volte quella del Sole e 11 volte più luminosa. È la dodicesima stella più luminosa nel cielo notturno. Tuttavia, allo stato delle conoscenze aggiornato al 2021, non ha pianeti conosciuti. Il futuro ci potrebbe comunque riservare interessanti sorprese, visto che di pianeti inattesi e stranissimi ne vengono scoperti ogni giorno che passa. Potrebbe darsi che con nuove tecniche, qualcosa salti fuori anche intorno ad Altair.   
Questo film ha segnato una sorta di spartiacque: è stato uno dei primi progetti di fantascienza ad aver ricevuto un budget elevato. Il genere era stato raramente preso sul serio dai dirigenti degli studi cinematografici, tanto che per inveterata tradizione i film di fantascienza in genere ricevevano budget a dir poco striminziti, spesso quasi assenti. Il successo di critica di questa pellicola convinse molti produttori che il finanziamento adeguato fosse la chiave per assicurare successo alla fantascienza. Lo storico del cinema Ben Mankiewicz ha affermato che il successo di Fordibben Planet ha reso possibili futuri film di fantascienza ad alto budget. 
Si segnala un Leslie Nielsen non ancora canuto, che fa faville nella parte del Comandante Adams. Questo è stata la sua prima interpretazione come protagonista.

Promozione

Il famoso poster del film mostra un robot minaccioso che trasporta una bella ragazza in difficoltà: un punto fermo dei manifesti dei film di mostri degli anni '50. In realtà, nessuna scena del genere si verifica nel film stesso e il robot ritratto nel poster è Robby the Robot, che il pubblico ha trovato "simpaticissimo". 
La copertina avvolgente dell'edizione speciale a due dischi del 50° Anniversario presenta invece Robby che trasporta una figura maschile in uniforme verde, "Doc" Ostrow, che muore dopo aver rivelato la sua scoperta dei segreti dei Krell. 

Dotti riferimenti mitologici

La nave dei coloni Bellerophon prende il nome da un eroe greco. Secondo la mitologia greca, il Re Proteo mandò Bellerofonte dal re Iobate per consegnare un messaggio sigillato e lui non sapeva cosa dicesse. Il messaggio ordinava al Re Iobate di uccidere il portatore del messaggio, anche se alla fine ciò non accadde. L'astronave Bellerophon trasportava il Dottor Morbius che, senza saperlo, era destinato a provocare la morte dei coloni e la distruzione del veicolo spaziale. Pertanto, come l'eroe, la spedizione portava con sé lo strumento stesso del proprio annientamento. 

Il Pianeta Proibito, Shakespeare e i deliri gender

Riferendosi a Robby the Robot, il cuoco a un certo punto chiede: "Ehi, dottore, è un maschio o una femmina?" Sebbene questa frase sia intesa soltanto un'amena curiosità ("Ha il pistolino o la fessurina?"), viene da molti considerata come riferimento alla storia del materiale originale di questo film, ossia l'opera teatrale di William Shakespeare La Tempesta (1611). Robby the Robot è un analogo del personaggio di Ariel. Orbene, secondo le convulsionarie radical-femministe politically correct woke autorazziste, Ariel sarebbe uno dei primi esempi di casting senza distinzione di genere nella storia del teatro occidentale. Non curandosi del fatto che Shakespeare descrive Ariel come un maschio ("to thy strong bidding / task Ariel and all his quality"), lo ritengono un transessuale intersessuale gender-fluid e strepitano vanamente sulla sessualità di un robot. Possa Belzebù gettarle nel più profondo pozzo dell'Inferno, al di sotto di Giuda Iscariota!

Psicoanalisi a tambur battente

Le sequenze sono pervase da una fede assoluta nel potere dell'Inconscio, che influirebbe sull'Universo arrivando a materializzare oggetti e creature. Cos'è l'Id di cui parla tanto spesso il Dottor Morbius? È il cosiddetto Es. L'etimologia di questi termini non è difficile: id è il pronome latino che significa "esso" e che corrisponde al pronome tedesco es. Secondo la contorta teoria psicoanalitica di Sigmund Freud, l'Es è quella istanza intrapsichica che "rappresenta la voce della natura nell'animo dell'uomo", ossia "un insieme di desideri istintivi non coordinati". Si suppone che l'Es sia la fonte dei bisogni e dei desideri corporei, degli impulsi e dei desideri emotivi, in particolare dell'aggressività e della libido (desiderio sessuale). Quindi anche il desiderio di leccare orifizi vi è incluso. Secondo il Dottor Morbius, il Mostro dell'Id si riferisce ai pensieri irrazionali e subconsci di qualsiasi essere sensibile e intelligente, come un ricordo lontano ma ancora latente della bestia primitiva da cui sono emerse tutte le razze, che vive nella mente razionale per essere una figurazione dello scatenato e incontrollato istinto dove mancano valori morali e ideali. 
Un risvolto incredibilmente comico: il ruggito del Mostro dell'Id è identico al ruggito del Ciclope ne Il 7° viaggio di Sinbad (The 7th Voyage of Sinbad, 1958), diretto da Nathan Juran (nato Naftuli Hertz Juran). 


Le Tre Leggi della Robotica

Questo film di Wilcox è la prima trasposizione cinematografica delle famose Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Le enunciamo brevemente in questa sede:

1. Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Questa è la versione originale:

1. A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm.
2. A robot must obey any orders given to it by human beings, except where such orders would conflict with the First Law.
3. A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the First or Second Law. 


Quando Asimov enunciò queste leggi, era convinto che il termine "robotica" esistesse già. Invece lo aveva coniato lui. Certo, il celebre divulgatore scientifico doveva essere abbastanza disattento: non si è accorto nemmeno che suo figlio David gli aveva installato in casa un'industria di produzione e processamento di materiale pedopornografico! 

Una contraddizione legata alla Robotica 

Veniamo ora a una singolare contraddizione che ha a che fare con i postulati asimoviani. Quando il Dottor Morbius ordina a Robby di sparare con il folgoratore contro il Comandante Adams, il robot inizia a cortocircuitare. Il Dottor Morbius dice che se gli fosse permesso di continuare, ciò "farebbe saltare ogni circuito del suo corpo". Robby sperimenta la stessa inibizione proprio questo quando gli viene ordinato di uccidere il Mostro dell'Id, che crede essere lo stesso Dottor Morbius. Eppure alla fine è proprio il robot l'astronauta ai comandi della nave in fuga. Non è chiaro come sia stato ricostruito Robby, dal momento che il Dottor Morbius è morto e che l'equipaggio chiaramente non ha la capacità di ricostruire i suoi circuiti. In realtà il Mostro dell'Id non era lo stesso Morbius. Se era un costrutto del suo subconscio, non poteva essere una trasformazione fisica del suo corpo. Il Mostro era come una pistola o un altro tipo di arma e poteva essere distrutto da Robby come qualsiasi altro artefatto umano.

L'Oblio come destino universale 

Il tristissimo fato della civiltà scomparsa dei Krell offre molti spunti per annichilenti meditazioni sulla natura labile dell'Informazione. Questo possiamo dire per certo: non c'è architettura edificata dall'Intelligenza, sia essa umana o meno, che non sia destinata a dissolversi nel rumore di fondo di questo Universo in sfacelo. La Morte Termodinamica inghiottirà ogni cosa. Il Comandante Adams è incapace di afferrare questi concetti. La sua mentalità è positivista, fondata sulla fede indefettibile nel progresso illimitato del genere umano. Questo lo porta a minimizzare la perdita del patrimonio scientifico e culturale dei Krell, credendo che tanto la specie Homo sapiens riuscirà col tempo a raggiungere gli stessi livelli. Il militare non riesce nemmeno a capire che non sarebbe la stessa cosa, che non si tratta di due realtà intercambiabili. Ciò che è andato perduto non è più recuperabile. Ciò che prima era organizzato, adesso è attrito, è calore disperso, è disordine, è diventato privo di qualsiasi significato riconoscibile.    

La Nave di Teseo

Una macchina a forma di culo, pardon, di cubo, che è centrale nella trama del film, è l'incarnazione di un esperimento concettuale denominato "La Nave di Teseo". Questa macchina Krell, che da 2.000 secoli si mette a punto, si lubrifica e sostituisce da sé le parti usurate, solleva la domanda filosofica rivolta inizialmente alla nave di Teseo, le cui parti furono completamente sostituite durante le sue peregrinazioni: "È ancora lo stesso oggetto di quello originale dopo tutte le modifiche che sono state apportate?" Lo stesso discorso vale per ogni corpo umano o animale. In un corpo umano, il tasso di ricambio è tale che si formano 4 milioni di cellule nuove ogni secondo. Anche se la maggior parte dei neuroni e altri tipi di cellule (come quelle del cristallino dell'occhio) non subiscono un simile ricambio, la domanda resta. Sono ancora lo stesso individuo che ero vent'anni fa, se gran parte delle mie cellule nel frattempo sono state sostituite?  


Un riferimento criptico 

Quando il Dottor Morbius sta dimostrando le capacità di Robby, gli fa sparare con un folgoratore contro un fiore chiamato Althea frutex (Hibiscus syriacus). Questa pianta è un arbusto deciduo i cui fiori sono spesso di colore rosa. È il fiore nazionale della Corea del Sud e in coreano si chiama mugungwha. Questa parola è basata sulla parola coreana mugung che significa "eternità" o "abbondanza inesauribile", l'ultima delle quali è un tema del film. Non bisogna mai sottovalutare l'ingegno dei cineasti. 

Il Pianeta proibito e Star Trek

Il creatore di Star Trek, Gene Roddenberry, ha dichiarato che il film di Wilcox è stato una grande ispirazione per la sua serie. Forse non a caso, Warren Stevens, che qui interpreta il Tenente "Doc" Ostrow, sarebbe poi stato una guest star nell'episodio Con qualsiasi nome (By Any Other Name, 1968), dove gli alieni Kelvan, proprio come i Krell di Forbidden Planet, erano immaginati con una forma estremamente diversa da quella umanoide, anche se non sono mai stati mostrati con le loro vere sembianze. 1701, che è il numero di serie della Starship Enterprise, deriva presumibilmente dalle ore 17:01 mostrate dall'orologio quando l'astronave C-57D entra in orbita attorno al pianeta Altair IV. 
Possiamo dire che Il Pianeta Proibito è stato fonte di ispirazione per Star Trek sotto molti aspetti: il giovane equipaggio con un comandante molto giovane, la nave rotonda come una ghiotta torta, il capitano che porta la ragazza su altri pianeti sperando di poterle strusciare il mazzone sulle morbide tette, i comunicatori wireless (tanto strombazzati come antesignani del telefono cellulare, pur essendo soltanto walkie-talkie), le armi elettroniche portatili e le rigide regole per i viaggi spaziali (bisogna pisciare in un sacchetto, etc.). 

Il Pianeta Proibito e Lost in Space 

Robert Kinoshita (pron. Kinoshta), a cui è attribuita la costruzione di Robby the Robot, è stato anche direttore artistico della serie TV Lost in Space (1965). Molte delle caratteristiche del robot di Lost in Space sono simili a quelle di Robby: testa di vetro con elementi animati; orecchie dell'antenna rotanti (sebbene le orecchie del robot di Lost in Space si muovessero raramente dopo l'episodio pilota); bocca lampeggiante; pannello sul petto con più elementi animati. Del resto, gran parte della disposizione dell'astronave di Forbidden Planet è rispecchiata da Jupiter 2 di Lost in Space: forma a disco; carrello di atterraggio/scale di ingresso integrali; cupola esterna inferiore con luci animate; stazione di navigazione centrale con cupola in plexiglas; ibernacoli verticali disposti lungo il perimetro. Inoltre, Robby e il robot di Lost in Space hanno avuto un paio di "riunioni di famiglia" in due episodi della serie di Kinoshita: War of the Robots (1966) e Condemned of Space (1967). Detto questo, non ho mai visto un solo episodio di Lost in Space e non mi attira nemmeno.

Censura 

L'abito succinto indossato da Anne Francis è considerato il primo ad essere mostrato in un film di Hollywood. Questo fece sì che il film fosse bandito in Spagna, dove non venne proiettato fino al 1967. La causa del bando è stata la dittatura iper-puritana del Generale  Francisco Franco, fissato con la repressione di ogni manifestazione di sessualità: secondo il suo pensiero era "sporco e osceno" che una donna indossasse un miniabito per mettere in mostra le gambe. Quando il Caudillo morì, i costumi in Spagna subirono drastici e rapidissimi mutamenti: nacque la movida, con donne che invitavano in casa qualunque uomo capitasse loro a tiro, facendosi penetrare nel retto e lasciare lo sperma tra le feci! Pochi si rendono conto che proprio a causa della reazione al regime franchista, la Spagna ha smesso di essere un paese cristiano. 


Curiosità

Oltre ad animare il mostro che invade il campo, l'artista dei Walt Disney Studios Joshua Meador ha fornito circa altri 29 effetti di animazione raffiguranti raggi laser e altre forme di energia visiva. 

Il cielo verde ha reso omaggio al romanzo Quando i mondi si scontrano (When Worls Collide, 1933) di Philip Wylie e Edwin Balmer. In esso, il cielo del pianeta alieno primario era verde. Una specie di alghe verdi utilizzava la luce solare per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno e immagazzinava l'idrogeno in sacche, cosa che gli permetteva di galleggiare nell'aria. 

Mentre in molti film di fantascienza precedenti i terrestri esploravano altri mondi, questo è stato il primo film ad essere ambientato interamente su un pianeta alieno. Sebbene siano presenti numerose sequenze all'aperto, tutte sono state girate all'interno di un palcoscenico in studio, mentre molte riprese di paesaggi esterni sono costituite da dipinti opachi colorati e dettagliati. 

Anne Francis, quella che mostrando le gambe mandò su tutte le furie il Generale Franco, non è mai stata sul set contemporaneamente alla tigre. Se si guarda attentamente, al minuto 27:04 del film, si può vedere la linea di divisione verticale dove due inquadrature separate, una di Altaira e una della tigre, sono unite insieme in un'unica inquadratura. La giunzione viene spostata più volte mentre l'esuberante ragazza attraversa l'inquadratura e la tigre esce dall'inquadratura. 

Utilizzando idee e procedure tratte dal libro La cibernetica: Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina (Cybernetics: Or, Control and Communication in the Animal and the Machine, 1948) del matematico e ingegnere elettrico Norbert Wiener, Louis Barron costruì i propri circuiti elettronici che usò per generare i "bip", sussulti, ronzii, gemiti, pulsazioni, mormorii e strilli. La maggior parte di questi suoni sono stati generati utilizzando un circuito elettronico chiamato "modulatore ad anello". Dopo aver registrato i suoni di base, i due Barron, Louis e Bebe, manipolarono ulteriormente gli impulsi sonori aggiungendo altri effetti, come il riverbero e il ritardo. Per ottenere questi bizzarri risultati, invertirono o modificarono la velocità di determinati suoni. 

Il Pianeta Proibito e il Tenente Colombo 

Quattro membri del cast apparvero successivamente in episodi della serie TV Colombo (Columbo, 1971-1978): Richard Anderson e Leslie Nielsen erano entrambi in Incidente premeditato (Lady in Waiting, 1971) e Nielsen fece anche Doppio gioco (Identity Crisis, 1975); Anne Francis è stata a Colombo: Il filo del delitto (A Stitch in Crime, 1973) e Mio caro nipote (Short Fuse, 1972); Robby the Robot è apparso in Mind Over Mayhem (1974).

domenica 24 ottobre 2021

 
L'ACCADEMIA DELLE SCIMMIE 
 
Qual è la differenza tra Scienza e scientismo? Molto semplice. La Scienza deve procedere a partire dalle osservazioni e dalle misure, basandosi sul metodo scientifico, elaborando teorie atte a spiegare nel miglior modo possibile quanto osservato e misurato. Lo scientismo assume le vesti del metodo scientifico, ma in realtà cristallizza pregiudizi e preconcetti in proposizioni dogmatiche.  
 
Questa è un'autorevole definizione della parola scientismo

"Il particolare atteggiamento intellettuale di chi ritiene unico sapere valido quello delle scienze fisiche e sperimentali, e svaluta quindi ogni altra forma di sapere che non accetti i metodi propri di queste scienze. Il termine fu coniato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento e si diffuse poi altrove, avendo di volta in volta significato positivo o negativo: si designarono polemicamente come scientisti (e di conseguenza come antimetafisici) i positivisti (per es., H. Taine); di contro impiegarono spregiativamente il termine coloro che, come E. Boutroux, vedevano nel determinismo positivistico e nell’affermazione dell’oggettiva necessità delle leggi naturali, estese anche al mondo umano, l’espressione di un rigido dogmatismo. Oggi il termine è usato solo nel suo significato negativo a indicare l’indebita estensione di metodi scientifici ai più diversi aspetti della realtà."
(Fonte: Enciclopedia Treccani) 
 
Questa fede assoluta per paradosso ha in tutto e per tutto un aspetto eminentemente religioso, anche se la sua essenza è materialistica. Ostacola qualsiasi progresso nel tentativo di comprendere la nostra condizione nell'Universo, in quanto proclama una verità che non può essere messa in discussione, pur non essendo dimostrata né dimostrabile. Forte della sua prosopopea, afferma che nulla sfugge alla sua capacità di spiegazione. In realtà individua eretici e li perseguita aspramente.  
 
Un atteggiamento simile posso definirlo soltanto in un modo: scimmiesco. Perché uso l'aggettivo "scimmiesco"? Il riferimento fondante è ovviamente al film Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968), diretto da Franklin J. Schaffner e basato sull'omonimo romanzo (Le Planète des Singes, 1963) dello scrittore francese Pierre Boulle, che a sua volta ha tratto in larga misura ispirazione dal romanzo di fantascienza Gorilla sapiens (Genus Homo, 1941) di Lyon Sprague Le Camp e Peter Schuyler Miller. Come funzionava il mondo accademico tra le Scimmie? Gli Oranghi detenevano il potere assoluto nell'Università e dettavano i confini nettissimi tra ciò che si può indagare e ciò che è tabù. Gli Scimpanzé, per loro natura più timidi, capivano che qualcosa non quadrava e cercavano di trovare le cause di questa confusione, procedendo da un indizio all'altro, incamminandosi però su un sentiero molto pericoloso. 
 
Per fissare le idee, riporto ora due esempi elementari e ben comprensibili a tutti.   
 
L'ulcera peptica e le sue cause 
 
Ricordo che quando ero un moccioso, non esistevano molte cure convincenti per l'ulcera grastrica o duodenale. Si soffriva per un'intera vita. Ricordo quanto soffrì mio padre (RIP), che ebbe anche diverse emorragie. Ricordo poi un pretino, un brav'uomo che a causa dello stesso male viveva di bistecche ai ferri e di riso in bianco scondito. Un compaesano di mio padre era riuscito a guarire, con una cura così ripugnante che quasi nessuno se la sentiva di intraprenderla: aveva ingurgitato lumaconi senza guscio, dopo averli avvolti in un'ostia. Il mondo scientifico si ostinava a dire che queste afflizioni avevano cause psicosomatiche. Queste era il ragionamento dei medici: uno si tiene tutto dentro, si arrovella, così si forma una piaga nelle mucose gastriche o duodenali. Le cose migliorarono di gran lunga con il Maalox. Poteva essere ingerito in formulazione liquida o sgranocchiato in compresse. La vera rivoluzione però fu la scoperta della vera causa della malattia in questione: un'infezione causata da un batterio, denominato Helicobacter pylori. Per fortuna la Scienza si è adattata alla scoperta e ha abbandonato le vecchie teorie sull'origine psicosomatica dell'ulcera peptica, che pure all'epoca sembravano solide come dogmi religiosi. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.
 
La teoria della deriva dei continenti  
 
Il carissimo e fraterno amico P. mi raccontava spesso di un fatto increscioso accadutogli quando era uno scolaro delle elementari, in una scuola tetra e opprimente. Notando un mappamondo, disse che le coste dell'America del Sud e quelle dell'Africa sembravano combaciare, come se i due continenti si fossero divisi da un'unica massa di terra. Senza saperlo, aveva enunciato la stessa teoria rivoluzionaria concepita da Alfred Lothar Wegener (1880 - 1930). La maestrina, un essere afflittivo e più odioso di uno stronzo acciambellato di cane rabbioso, subito gli diede contro, assieme alla scolaresca. P. fu umiliato a morte, deriso fino all'impossibile da marmocchi di un'ignoranza cieca, brutale ed oscena. Dopo qualche giorno la maestrina porse le scuse a P., dicendo che aveva ragione e ponendo fine alla persecuzione. La donna aveva trovato la teoria di Wegener su un libro, venendo così a conoscenza di qualcosa che non avrebbe mai sospettato. Lo stesso Wegener aveva dovuto affrontare lo scherno e l'irrisione del mondo accademico, che si era scagliato contro di lui con particolare accanimento. In un'occasione, Isaac Asimov ammise di aver contribuito al linciaggio, pubblicando un contributo dissacrante il cui affermava che "La teoria della deriva dei continenti andò alla deriva" (traduzione piuttosto libera di "The theory eventually foundered on hard facts")*. Poi saltarono fuori le prove inoppugnabili: l'espansione della dorsale atlantica. Così tutti cessarono di deridere. La frase denigratoria di Asimov è attualmente difficile a reperirsi: l'autore ha cercato di togliersi la merda di dosso nelle successive edizioni della sua opera. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.

* The Intelligent Man's Guide to Science: The Physical Sciences (1a ed. 1960). 
 
Asimov individua due tipi di eretici scientifici:
1) gli endoeretici, che sono interni alla comunità scientifica, di cui parlano il linguaggio; 
2) gli esoeretici, che sono esterni alla comunità scientifica, di cui ignorano il linguaggio. 
Secondo l'Ashkenazita, gli endoeretici sarebbero spesso all'origine del progresso e le loro idee eterodosse hanno una possibilità concreta di essere accettate dal mondo accademico. Per contro, gli esoeretici sarebbero soltanto mostri stravaganti. Le azioni di questi fricchettoni avrebbero come solo scopo la distruzione della Scienza nel suo insieme, con l'aiuto del populismo. 
Esempi di endoeretici: Galileo Galilei, Alfred Wegener. 
Esempi di esoeretici: Rudolf Steiner, David Icke. 
Resta però un fatto innegabile: soltanto quando le teorie di uno scienziato eterodosso infine trionfano, il mondo accademico riconosce che si trattava di un endoeretico, non di un esoeretico.
 
«Un'insidia perniciosa deriva dalla pretesa di alcuni scienziati, anche di rilievo, che la scienza presto possa fornire una spiegazione completa di tutti i fenomeni del mondo naturale e di tutte le nostre esperienze soggettive, non solo delle percezioni e delle esperienze di bellezza, ma anche dei nostri pensieri, fantasie, sogni, emozioni e credenze [...] È importante riconoscere che, quantunque uno scienziato possa formulare simili affermazioni, egli non agisce come uno scienziato ma come un profeta travestito da scienziato. Questo è lo scientismo, non la scienza, ma impressiona fortemente il laico, convinto che la scienza somministri la verità. Al contrario, lo scienziato non dovrebbe far finta di possedere una sicura conoscenza di tutta la verità. Il massimo che gli scienziati possono fare è di avvicinarsi quanto maggiormente possibile alla comprensione dei fenomeni naturali, eliminando gli errori nelle nostre ipotesi. È della massima importanza per gli scienziati comparire dinanzi al pubblico come sono realmente: umili ricercatori della verità.»
(John Carew Eccles in La psiche umana, 1986) 
 

martedì 16 giugno 2020


L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO

Titolo originale:
The Wild Blue Yonder
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito, USA, Francia, Germania
Anno: 2005
Durata: 81 min
Rapporto: 1.85:1 (16:9)
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Pseudo-documentario
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Andre Singer, Lucki Stipetić
Produttore esecutivo: Christine Le Goff
Casa di produzione: Werner Herzog Filmproduktion, West
     Park Pictures, Tetra Media
Distribuzione in italiano: Fandango
Fotografia: Henry Kaiser, Tanja Koop, Klaus Scheurich
Montaggio: Joe Bini
Musiche: Ernst Reijseger, Mola Sylla, Cuncordu e Tenore de
     Orosei
Interpreti e personaggi:
    Brad Dourif: L'alieno
    Donald Edward Williams: Astronauta (comandante)
    Ellen Baker: se stessa, come astronauta (fisico)
    Franklin Chang-Diaz: se stesso, come astronauta (fisico)
    Shannon Lucid: se stessa, come astronauta (biochimico)
    Michael McCulley: se stesso, come astronauta (pilota)
    Roger Diehl: se stesso, come matematico
    Ted Sweetser: se stesso, come matematico
    Martin Lo: se stesso, come matematico
Traduzioni del titolo: 
     Spagnolo: La salvaje y azul lejanía
     Russo: Далёкая синяя высь
Colonna sonora: 
    CD: Requiem for a dying planet 
    Contenuti:  
    1. Intro Dank Sei Dir Gott
    2. Dank Sei Dir Gott (di Georg Friedrich Haendel, cantato
         da Emmi Leisner)
    3. Longing For A Frozen Sky
    4. A Una Rosa
    5. Libera Me, Domine
    6. In Search Of A Hospitable Place
    7. Sanctus
    8. Bad News From Outer Space
    9. Su Bolu 'E S'Astore
   10. Mura/Ballu Turturinu
   11. Song Of The Desert
   12. Kyrie 
Premi e riconoscimenti:
Premio FIPRESCI, vinto il 5 settembre 2005 alla 62ª Mostra del cinema di Venezia.

Sinossi: 
Il film, suddiviso in dieci capitoli, inizia narrando l'angosciante storia di una civiltà aliena nata nella galassia di Andromeda e costretta a migrare dal proprio pianeta, l'Ignoto Spazio Profondo (The Wild Blue Yonder), reso inabitabile da una violenta glaciazione. È una storia costituita dai fallimentari tentativi intrapresi da questi extraterrestri allo scopo di comunicare e di avere rapporti commerciali con gli umani della Terra. 
 
I. Requiem per un pianeta morente
     (Requiem for a dying planet)  
II. I Padri Fondatori alieni
    (The alien Founding Fathers) 
III. Riesaminato il mistero dell'UFO di Roswell 
    (The Roswell UFO mystery re-examined)
IV. Missione oltre i limiti
      (Mission to the Outer Fringes)
V. La morte di un sogno
      (The death of a dream) 
VI. La matematica del trasporto caotico 
      (The mathematics of chaotic transport) 
VII. I misteri dello Spazio Profondo
      (Mysteries of the Blue Yonder) 
VIII. Utopia della colonia ideale
      (Utopia of the ideal colony) 
IX. Il tunnel del tempo 
     (The tunnel of time) 
X. La vera storia del loro ritorno 
     (The true story of their return) 
 
Come ci spiega l'alieno, il relitto trovato a Roswell era una sonda della sua civiltà. Riesaminato dopo 50 anni, il manufatto ha dato origine a una contaminazione batterica e a una pandemia contenuta a stento. Questo ha portato la NASA ad inviare nello spazio un equipaggio con l'incarico di trovare un nuovo pianeta abitabile, una casa per il genere umano. Scelta acuta e intelligente, proprio come quella dei benestanti fuggiti da Milano durante la peste descritta dal Manzoni. Dopo vani tentativi di esplorazione dello spazio vicino, come per incanto la nave spaziale viene ghermita da una distorsione spaziotemporale e finisce proprio nella galassia di Andromeda, sul pianeta d'origine degli alieni - ormai disabitato e ridotto a una palla di ghiaccio. L'equipaggio perfora questa crosta glaciale, tuffandosi nel sottostante oceano di elio liquido (sic!). Trovano meduse, alghe e altri organismi mucillaginosi, quindi fanno della nave la loro dimora per qualche anno. Quindi decidono di tornare sulla Terra, perché nemmeno il pianeta oceanico può offrire ospitalità duratura a un'umanità di esuli. Utilizzando la distorsione spaziotemporale, credono di viaggiare per soli 15 anni. In realtà ci mettono ben 820 anni. L'umanità nel frattempo ha abbandonato la Terra servendosi di stazioni spaziali. Il pianeta, diventato un Parco Nazionale, è ricoperto di foreste e sprofondato nella preistoria. 
 

Recensione: 
Questo non è un film di facile assimilazione. Ho dovuto vederlo due volte per comprenderlo ed apprezzarlo appieno. Spicca l'estrema povertà dei mezzi utilizzati. In pratica, il regista ha saldato svariati filmati di repertorio della NASA e di esplorazione subacquea antartica - questi ultimi opera di Henry Kaiser e girati nelle acque dell'Isola di Ross. Anche le interviste agli scienziati sono reali, per quanto siano state impiegate dando loro un significato molto diverso da quello originale. Per questo moltivo, una parte della critica cinematografica ha ritenuto "inaccettabile" questa pellicola. Spiccano alcune incongruenze marchiane, sesquipedali, che nulla tolgono al lirismo dell'opera. Ad esempio, l'ammaraggio di un astronauta americano viene presentato dal regista come se fosse il recupero di un alieno venuto dall'Ignoto Spazio Profondo. Eppure la tuta non ha affatto l'aspetto di essere di produzione aliena, tanto che mostra la bandiera degli USA su una manica. La stessa forma degli esuli si presenta come indistinguibile dalla nostra, nonostante provengano da un ambiente tanto diverso. Come avrebbero fatto ad adattarsi? A questo mistero non viene fornito neppure un abbozzo di risposta. Stupisce l'assoluta mancanza di contenuti propri nelle genti dell'Ignoto Spazio Profondo, come se si fossero assimilate interamente alla lingua inglese e agli usi della Terra dei Coraggiosi, perdendo ogni memoria della loro cultura d'origine. Un'amnesia poco credibile, anche postulando il progressivo scemare delle capacità mentali degli alieni, a cui pure il narratore fa allusione: se anche fossero diventati dementi, come avrebbero fatto ad apprendere una nuova lingua e un nuovo mondo di informazioni? Abbondano le contraddizioni logiche. In uno dei suoi interminabili monologhi, il narratore afferma che l'allevamento di animali domestici è stato il primo peccato del genere umano, avvenuto nel Neolitico. Il nome dato a questa grave colpa è "sedentarietà". Infatti dall'allevamento e dall'agricoltura deriva la fondazione di villaggi e grandi città, con tutto il degrado che ne consegue. L'allevamento di cani non è invece un peccato, perché tali intelligenti carnivori aiutano l'uomo nella caccia quando è nomade. Bene, sono d'accordo. Però l'esule cosmico non spiega come avrebbe fatto la propria civiltà ad uscire dal Paleolitico e ad arrivare a viaggiare tra le galassie. L'elogio ecologico dell'umanità di cacciatori e raccoglitori stride con i tentativi degli alieni di installare sulla Terra una città e di integrarsi nell'economia e nella politica delle sue nazioni.  

 
Un pianeta antifisico 

L'Ignoto Spazio Profondo (in inglese The Wild Blue Yonder, alla lettera "Il Blu selvaggio laggiù") dovrebbe essere un mondo oceanico fatto di acqua e ghiacciato in superficie a causa di un'improvvida era glaciale. Quando gli astronauti terrestri raggiungono la superficie candida di questo mirabile globo e ne perforano la superficie, l'oceano viene descritto dal narratore come un'atmosfera composta di elio liquido. L'elio è un gas nobile, inerte, incolore e insapore, non tossico, che si presenta allo stato liquido a temperature inferiori a -268,91 °C (si consideri che lo zero assoluto è -273,15 °C). È una pura e semplice assurdità pensare che in simili condizioni gli astronauti possano nuotare allegramente servendosi di tute da subacqueo. Le condizioni di un modo sarebbero vicine alla Morte Termodinamica, non si vedrebbero certo organismi gelatinosi nuotare allegramente. In fondo non è un problema eccessivo. I pianeti antifisici sono molto comuni nella tradizione fantascientifica. Iniziamo col gigantesco pianeta Kobol, che i Mormoni ritengono la sede di Dio (dotato a loro detta di un corpo fisico), per continuare con il celeberrimo Trantor, nato dalla fantasia di Isaac Asimov. Cosa c'è di più assurdo di un mondo ricoperto interamente da una città di metallo compatto, in barba a un'amenità chiamata "conduzione del calore"? Nella realtà, una costruzione simile sarebbe inconcepibile, eppure Trantor ha incantato intere generazioni di lettori di fantascienza, in nome di un trucchetto conosciuto come "sospensione dell'incredulità". Se si ammette un pianeta abitabile come Trantor, non si faranno troppe storie per la creazione di Herzog! 
 

L'Involuzione delle Specie 
 
Gli alieni partiti dall'Ignoto Spazio Profondo hanno subìto nel corso dei secoli un processo di degradazione cognitiva, che li ha portati a diventare sempre più incapaci e sconnessi dalla realtà. Pare proprio che sia un processo entropico ineluttabile che colpisce tutte le specie intelligenti. Prima si accende la fiammella dell'Intelligenza, che permette di accedere alla Conoscenza e ai suoi frutti. Poi accade che l'Intelligenza cominci a scemare e a mostrare sintomi di degrado, sempre più gravi. Alla fine, si arriva alla demenza generalizzata. Herzog ci mostra i desolanti risultati di questo corrosivo processo. Gli alieni avevano in mente di costruire sulla Terra una città grande e potente come Washington D.C., proprio nel territorio degli States. Una seconda Washington, con tanto di Pentagono, Congresso, Campidoglio, Corte Suprema e via discorrendo, che doveva diventare un centro commerciale di importanza mondiale. Cosa sono riusciti a realizzare? Una specie di discount in cui nessuno andava, situato in un crocicchio nel bel mezzo del deserto. Il sito istituzionale che avrebbe dovuto oscurare il Campidoglio era un piccolo edificio fatiscente alla confluenza di due stradine polverose. 
 
Questa è la traduzione in italiano del passaggio, tratta tra i sottotitoli: 
 
"Sapete, i nostri bis, bis, bis, bis, bis, bisnonni erano degli eccellenti scienziati, ma il viaggio era lungo e noioso. E quando arrivammo qui, centinaia e centinaia e centinaia di anni dopo, eravamo diventati degli incapaci."  

Questa è l'originale in inglese d'America: 
 
"You know, our great-great-great-great-great-great-great-great grandfathers were fine scientists, but the journey was long and boring and when we got here, hundreds of hundreds and hundreds and hundreds and hundreds of years later, those of us who arrived here just... sucked."
 
La pronuncia è allucinante: quella lunga successione di "great-great-great-great" suona come il verso di un papero: GWÈ GWÈ GWÈ GWÈ! Si noterà anche l'anodina "traduzione" di "just... sucked" con "eravamo diventati degli incapaci". Mancava il coraggio di tradurre correttamente con "facevamo schifo".  
 
Una fisica surreale  

Herzog cerca in tutti i modi di fornire una descrizione plausibile di come gli astronauti siano riusciti a raggiungere l'Ignoto Spazio Profondo. Non ci riesce, credo per via del fatto che ignora i princìpi della Relatività di Einstein. Uno scienziato di origine orientale, forse coreana, si lancia in una presentazione dal sapore New Age, in cui si propone di sostituire lo schema delle orbite dei pianeti del sistema solare con un labirinto neolitico come quello che si trova nella cattedrale di Chartres. Ha in testa una grande confusione. Secondo lui, se si raggiunge il punto lagrangiano L1 del sistema Terra-Luna e si imbocca la giusta "autostrada spaziale", si finisce comodamente su altre stelle o addirittura in un'altra galassia, a velocità superluminali! Per spiegare la distorsione del tempo nel viaggio di ritorno degli astronauti si invocano addirittura gli universi paralleli. Tuttavia sarebbe stato più facile postulare i cunicoli spaziotemporali detti wormholes (connettono regioni remote dell'Universo) e la presenza di una grande massa come quella di un buco nero gigante (la dilatazione temporale gravitazionale rallenta lo scorrimento delle lancette degli orologi).
 
    
Un equivoco linguistico 

Mentre le meduse passano accanto agli esploratori in pinne subacquee, una voce canta in una lingua dalla sonorità semitica, molto affine a quella dell'arabo. Lì per lì ho pensato che fosse un canto in punico conservato miracolosamente dai Tenores sardi, anche se la cosa pareva abbastanza inverosimile. Tempo fa mi è stato detto che in Sardegna ci sono persone capaci di scagliare maledizioni servendosi di formule in una lingua antica, ma non ho avuto mai la possibilità di visionarne i testi. Ovviamente c'era la possibilità che si trattasse di una lingua inventata di sana pianta, di una specie di grammelot semitico, messo a punto per dare l'impressione di una lingua ignota di origine aliena. Il punto è che una simile creazione non è poi così immediata e facile. Poi ho scoperto che il canto è in lingua Wolof. Una lingua reale, dunque, parlata in Senegal, ma anche in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania, per un totale di quasi 5,5 milioni di locutori. Mola Sylla, che ha contribuito alla colonna sonora del film, è per l'appunto un cantante senegalese, i cui testi sono proprio in lingua Wolof. 
 
 
Cantu a tenore 

Il cantu a tenore (ossia "canto a tenore") è uno stile di canto corale polifonico, originale ed autoctono, tipico della Sardegna e in particolare dell'impervia Barbagia. In lingua sarda è chiamato anche su tenore, su cuncordu, su cussertu (su cuntzertu), su cuntrattu, su cantu a proa, s'agarropamentu. Spesso si parla di Tenores sardi, ma tale locuzione non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Infatti in sardo la parola tenore è già un plurale collettivo, che indica l'insieme di coloro che cantano in un gruppo. Ciascuno dei cantanti è detto boche "voce". Il plurale sigmatico Tenores indica i diversi gruppi che praticano il cantu a tenore. Si tratta senza dubbio di un'eredità antichissima, a parer mio preromana. Si ipotizza che questa forma di canto, tipicamente pastorare, sia nato dall'imitazione dei suoni della Natura. Così secondo alcuni su bassu (il basso) imita il muggito di un bue, sa contra (il contralto) imita il belato di una pecora, sa mesu boche (la mezza voce) imita il verso dell'agnello, mentre la voce dell'uomo è quella del solista, sa boche. Si notano sorprendenti somiglianze tra il cantu a tenore e il xöömej, un canto difonico tipico delle genti di Tuva, in Siberia, ai confini con la Mongolia. Secondo le tradizioni tuvane, il xöömej sarebbe nato dall'imitazione dei suoni della steppa: l'acqua che scorre, il trotto dei cavalli, il sibilo del vento. Lo scopo sarebbe stato quello di acquisire la forza degli spiriti degli elementi naturali. Tutto ciò è di estremo interesse e merita approfondimenti. 
 
 
Utopie e contenuti profetici 
 
Anno del Signore 2005. Tempi non sospetti. Greta Thunberg poppava ancora il latte materno: sarebbero passati anni prima del manifestarsi dei prodromi della sua condizione isterica di attivista convulsionaria. Ebbene, Werner Herzog aveva ben chiare le condizioni terminali del nostro pianeta malato, infestato dal parassita Homo sapiens, e sognava la palingenesi, il ripristino di una purezza edenica. Così ci parla del ritorno degli astronauti dall'Ignoto Spazio Profondo, mostrandoci l'immagine di un imponente acrocoro che sorge dalla foresta pluviale facendo scaturire impetuosi ruscelli dai fianchi: 
 
"Quando sono tornati, 820 anni dopo, la Terra non era più abitata. Era diventata un Parco Nazionale. L'atterraggio è avvenuto su questo altopiano, perché non c'erano più aeroporti, città, ponti, dighe, soldi, banche, tempo e vita. Era tornata alla sua bellezza originaria. Era di nuovo preistorica. E questo è il suo aspetto..." 
 
All'epoca non si sospettava che una pandemia avrebbe fatto la sua irruzione nel mondo, introducendo una discontinuità di portata storica. Eppure Herzog in qualche modo lo presentiva. Così ha immaginato la comparsa di un morbo alieno e ha preconizzato draconiane misure di contenimento. Ricordiamoci che il tanto strombazzato Contagion di Steven Soderbergh (2011), esaltato in modo fanatico da molti fantascientisti, non mostra nulla di simile a un lockdown e all'imposizione generale delle mascherine. Altra cosa prevista dal regista è il delirante titanismo di Elon Musk. A un certo punto si vede infatti uno scienziato che dice mirabilia della colonizzazione spaziale prossima ventura, teorizzando addirittura un pendolarismo tra il lavoro nelle miniere asteroidali (come se fosse una barzelletta!) e le vacanze sulle spiagge assolate della Terra.   

Nostalgia di Klaus Kinski 
 
L'interpretazione di Brad Dourif mi ha convinto che Herzog lo abbia scelto nel tentativo estremo di trovare qualcuno capace di ricordare, seppur vagamente, il mitico Klaus Kinski. Celebre come protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975), Dourif è comparso anche in Dune (David Lynch, 1984), dove ha interpretato la parte di Piter DeVries, l'astuto consigliere del Barone Vladimir Harkonnen. Nel 1988 lo vediamo impegnato in Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Alan Parker), dove rivestiva i panni di uno sceriffo affiliato al Ku Klux Klan: era un enfant terrible che prendeva a sganassoni le donne, spezzava il collo ai gatti, inveiva contro Martin Luther King chiamandolo "Martin Luther King Kong", etichettava i progressisti come "leccanegri" e vomitava sul pavimento una decina di litri di birra dopo un colossale binge drinking. È poi stato l'odiosissimo Grima Vermilinguo nel kolossal Il Signore degli Anelli: Le due Torri (Peter Jackson, 2002). È nato a Huntington in West Virginia nel 1050. Il suo nominativo esteso è Bradford Claude "Brad" Dourif. Il cognome, rarissimo, è di origine francese. L'origine più probabile è da dou "del" (dialettale per du) e rif "ruscello" (dialettale per ruisseau). Dovrebbe pronunciarsi /du'Rif/, ma negli States la pronuncia è stata bizzarramente adattata in /'dɔ:rɪf/. Ha la stessa origine il cognome Durif (anche scritto Duriff in America), come pure l'italiano Delrio. Quello che Herzog voleva era un attore grintoso e dal sembiante truce, che potesse dare l'impressione di essere chiaro di capelli, quasi albino o leucistico. In realtà le chiome di Dourif erano semplicemente ingrigite dall'età. 
 
Curiosità 
 
Quando chiedevano a Herzog dove avesse girato questo film, lui faceva il faceto e diceva che le riprese erano avvenute sulla galassia di Andromeda. 

Il titolo originale, Wild Blue Yonder, è stato ispirato dall'inno dell'Aviazione Militare degli Stati Uniti d'America (The U.S. Air Force Song). Ecco il testo originale in cui compare la locuzione (Verse I): 
 
Off we go into the wild blue yonder,
Climbing high into the sun;
Here they come, zooming to meet our thunder,
At 'em boys, Give 'er the gun! (Give 'er the gun, now!)
Down we dive, spouting our flame from under
Off with one helluva roar!
We live in fame or go down in flame. Hey!
Nothing'll stop the Army Air Corps! 
 
(helluva roar = hell of a roar)

A un artista geniale bastano poche parole per dar forma a un mondo! 
 
Herzog è rimasto folgorato dalla visione di alcuni filmati nell'archivio della NASA a Pasadena (California). Così ha detto: "C'è qualcosa di straordinario in alcune agenzie governative come la NASA. Hanno un insito senso di poesia, nessuno ci crederebbe, ma è così. E la gentilezza e il supporto che hanno dato al mio progetto erano totalmente inaspettati e senza precedenti". I filmati in questione erano stati registrati durante la missione dello Space Shuttle STS-34 del 1989, che aveva il compito di lanciare la sonda Galileo.

La squallida imitazione del Campidoglio esiste davvero e si trova a Niland, in California, proprio all'intersezione tra Niland Avenue e la East Main Street. In pratica quel luogo è un immondezzaio. La sua desolazione è insostenibile. Farebbe inorridire persino i Rom valacchi di condizione più umile.   
 
Lo stranissimo altopiano su cui avveniene l'atterraggio degli astronauti si trova in Venezuela: è il Monte Roraima. Fa subito venire in mente l'acrocoro descritto ne Il mondo perduto di Sir Arthur Conan Doyle (1912). 
 
Cineforum fantafilm 
 
Il film è stato proiettato il 19 febbraio 2007 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ho potuto essere presente e ho visto il film molti anni dopo, sullo schermo del portatile, in inglese americano con i sottotitoli in italiano. Solo ora vengo a sapere che in occasione della proiezione si è tenuto un dibattito sul tema dell'esistenza degli extraterrestri, a cui ha partecipato il professor Elio Sindoni, che ricordo bene dall'epoca dell'università. Cosa che ignoravo, è l'autore di un libro sul tema: Esistono gli extraterrestri? (Il Saggiatore, 1997). È stato pubblicato nello stesso anno in cui ho conseguito la laurea! Avrò cura di procurarmi il volume, di leggerlo e di recensirlo.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questi sono alcuni interventi della critica: 
 
"Una piccola ed ecologica Odissea nello Spazio per comprendere che il cinema può essere filosofia e comunicazione dello stato delle cose."
(Pino Farinotti) 
 
"<Herzog> si perde oggi in un misticismo laico ed approda alle soglie del tempo armato di un velleitarismo filosofico, che cerca di mascherare la sua smisurata ambizione fingendo di raccontare, male, una vicenda fantascientifica che si poteva sbrigare con mezzi convenzionali. Ma Herzog, forte della sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, ci offre uno sconnesso semidocumentario, tecnicamente inaccettabile, le cui ambizioni non sembrano né poche, né piccole. Ma è come fotografare Dio con una vecchia polaroid."
(Il Giornale) 
 
"Si segue abbacinati e coinvolti, si ringrazia il cinema che, quando è gestito da un Poeta vero, può approdare a risultati unici, del tutto estranei a tutto quanto di solito, anche i suoi autori maggiori, riescono a proporci."
(Gian Luigi Rondi, Il Tempo) 
 
Il navigatore piernelweb ha scritto su Mymovies.it:

"Per molti versi "l'ignoto spazio profondo" è un film prodigioso. Dal genio di Herzog un'esempio (sic), credo senza precedenti, di cinema sperimentale che prende forma da immagini e filmati di altra fonte che divengono agli occhi dello spettatore, per manipolazione del regista tedesco, tutt'altro. Un mix di sequenze spaziali (di provenienza Nasa) subacque e aeree surreali e di impressionante bellezza accompagnate dalla voce narrante dell'alieno Brad Dourif e dalla musica "senza tempo" dei Tenores di Orosei. L'Odissea nello spazio di Herzog in diversi momenti è pesante come un macigno, nella sua lentezza ed allucinazione ma nel complesso assume la forma di una portentosa fantascientifica fiaba ecologica di grande impatto emotivo. E' incredibile come con pochissimi mezzi si possa fare dell'ottimo cinema." 

mercoledì 4 dicembre 2019


ULTIMATUM ALLA TERRA
 
Titolo originale: The Day the Earth Stood Still
Anno:
1951

Paese:
Stati Uniti d'America

Lingua originale:
Inglese, lingua franca galattica

Durata:
92 min

Colore:
B/N

Genere:
Fantascienza 

Regia:
Robert Wise

Soggetto:
dal racconto Addio al padrone (Farewell to the 

     Master
), di Harry Bates

Sceneggiatura:
Edmund H. North

Produttore:
Julian Blaustein

Casa di produzione:
Twentieth Century Fox

Distribuzione in italiano:
Fox

Fotografia:
Leo Tover

Montaggio:
William Reynolds 

Effetti speciali:
Fred Sersen 

Musiche:
Bernard Herrmann
 
Scenografia: Addison Hehr, Lyle Wheeler
Costumi:
Perkins Bailey 

Trucco:
Ben Nye 

Interpreti e personaggi: 

    Michael Rennie: Klaatu/Carpenter 

    Patricia Neal: Helen Benson 

    Hugh Marlowe: Tom Stevens

    Sam Jaffe: Prof. Jacob Barnhardt 

    Billy Gray: Bobby Benson 

    Frances Bavier: Sig.ra Barley 

    Lock Martin: Gort 

    Frank Conroy: Harley 

    Olan Soulé: Sig. Kurll 

    Elmer Davis: Se stesso 

    Drew Pearson: Se stesso

Doppiatori italiani: 

    Emilio Cigoli: Klaatu/Carpenter 

    Giovanna Scotto: Helen Benson 

    Adolfo Geri: Tom Stevens 

    Lauro Gazzolo: Prof. Jacob Barnhardt 

    Enrico Olivieri: Bobby Benson 

    Wanda Tettoni: Sig.ra Barley 

    Mario Besesti: Harley 

    Giovanni Saccenti: Sig. Kurll 

    Amilcare Pettinelli: Elmer Davis 

    Gaetano Verna: Drew Pearson

Titoli in altre lingue:

   Tedesco: Der Tag, an dem die Erde stillstand
   Francese: Le jour où la Terre s'arrêta
   Spagnolo (Spagna): Ultimátum a la Tierra
   Spagnolo (America Latina): El día que la Tierra se detuvo
   Portoghese: O Dia em que a Terra Parou
   Rumeno: Ziua în care Pământul s-a oprit
   Polacco: Dzień, w którym zatrzymała się Ziemia
   Russo: День, когда остановилась Земля
   Svedese: Mannen från Mars
   Finnico: Uhkavaatimus Maalle
   Turco: Dünyanın Durduğu Gün
   Ebraico (moderno): היום בו עמדה האדמה
   Persiano: روزی که دنیا از حرکت ایستاد
   Giapponese: 地球の静止する日
   Cinese: 地球停转之日
   Coreano: 지구 최후의 날
Budget: 995.000 dollari USA (fonte: Solomon, 1989)
Box office: 1.850.000 dollari USA 
 

Trama:

Un'astronave dalla tipica forma di disco volante sfreccia nei cieli della Terra raggiungendo Washington, dove atterra in un parco. La gente, seppur in preda allo shock, si accalca attorno al velivolo alieno. Sopraggiungono prontamente i militari con tanto di carri armati. Nello scafo metallico del disco volante si apre una porta, da cui scende un extraterrestre umanoide avvolto in una tuta argentea, col volto celato da un casco. Questo emissario alieno dice di essere venuto come amico e invita gli astanti a non aver paura. Quando estrae e attiva un piccolo marchingegno, un soldato giovane e coi nervi a fior di pelle si lascia prendere dal panico e spara, ferendo l'umanoide a una spalla. Dall'astronave emerge un gigantesco robot che con un raggio disintegratore colpisce le armi dell'esercito, facendole scomparire nell'aria. Accasciatosi, l'umanoide ordina al robot di fermarsi. Poi si alza e spiega che il congegno che aveva estratto era un dono per il Presidente degli Stati Uniti, qualcosa che gli avrebbe permesso di studiare la vita sugli altri mondi. L'alieno ferito
viene portato in un ospedale militare, dove riceve cure ed è sottoposto ad approfondite analisi; il suo aspetto risulta indistinguibile da quello di un umano caucasico. A questo punto rende noto il proprio nome, Klaatu, e viene visitato dal perfido segretario del Presidente, Mr. Harley, che cerca invano di estorcergli informazioni. Klaatu vuole riunire tutti i capi di stato della Terra per tenere loro un discorso d'importanza cruciale, ma questa iniziativa viene boicottata sul nascere. Intanto le sue capacità di recupero si rivelano prodigiose, così ne approfitta per evadere e mescolarsi all'ignara popolazione terrestre. Adotta il cognome Carpenter e si presenta a una affittacamere, che lo fa accomodare in una stanza della sua dimora dove vive con altri ospiti. Mentre l'extraterrestre in incognito fa amicizia con la giovane vedova Helen Benson e con suo figlio Bobby, i media danno notizia dell'evasione, con gli accenti isterici e frenetici tipici della stramaledetta genia dei giornalisti. L'uomo astrale non si trova ed è ricercato attivamente dai militari, strillano tutti i cronisti, mentre l'astronave chiusa è impenetrabile, con il robot lì davanti immobile e inamovibile. La bella Helen è concupita da un ganzo assillante, Tom Stevens, che la porta spesso fuori. A Klaatu non resta altro da fare che accudire Bobby durante le assenze della madre. Un giorno il ragazzino accompagna l'umanoide in un giro della città, che include una visita al Lincoln Memorial e alla tomba del padre all'Arlington National Cemetery. Ecco a cosa portano le guerre, atrocità organizzate che sugli altri pianeti sono del tutto sconosciute! Klaatu domanda a Bobby chi sia il più grand'uomo d'America, uno come Lincoln. Gli viene risposto che è il professor Barnhardt. Dopo qualche difficoltà, l'umanoide riesce a incontrare il luminare e gli rivela che la Terra è in grave pericolo: la scoperta di una rudimentale forma di energia atomica ha messo in allarme la Confederazione Galattica, che intende distruggere il pericolo sul nascere, entrando in azione qualora il genere umano decidesse di espandersi nello spazio. Su suggerimento del professore, Klaatu chiede di organizzare un incontro con i più importanti esponenti di tutte le nazioni, scienziati ed esperti di tutti i campi; come dimostrazione per convincere dell'assoluta urgenza del convegno, afferma che darà a tutto il mondo una dimostrazione di forza, drammatica ma non distruttiva. All'ora prefissata, l'energia elettrica viene neutralizzata su tutto il pianeta: per mezz'ora qualsiasi dispositivo che ne fa uso resta inutilizzabile. Passato quel breve lasso di tempo, tutto riprende a funzionare. Il problema è che Tom Stevens, spinto dalla gelosia, denuncia Klaatu, la cui identità nel frattempo è stata scoperta da Bobby e da Helen. Si scatenano le forze armate in mobilitazione generale, con l'ordine di sparare a vista all'uomo astrale. Sentendo che il proprio destino sta per compiersi, l'alieno dice alla donna di recarsi dal robot e di pronunciare la frase: "Gort, Klaatu barada nikto!" Soltanto così potrà fermarlo e impedirgli di distruggere l'intero pianeta. Come previsto, Klaatu viene raggiunto dai militari e ucciso. Helen riesce a ricordare la frase e a ripeterla all'automa, il cui nome è Gort, facendo cessare all'istante la sua azione vendicatrice. Il corpo dell'umanoide viene recuperato dal robot, portato nella nave siderale e messo in una macchina che ne attua la resurrezione. Le grandi personalità delle nazioni si riuniscono intorno al veicolo per il convegno organizzato dal professor Barnhardt. Dall'apertura formatasi nello scafo escono Gort e il Klaatu rinnovato, che tiene il suo storico discorso, un vero e proprio ultimatum alla Terra. Le alternative per il genere umano sono soltanto due: aderire alla Confederazione Galattica ed essere sottoposto alla polizia robotica, oppure continuare sulla propria strada e finire annientato. I due rientrano nel disco volante, che decolla e si allontana nelle vastità del Cosmo.
 

Recensione: 
Un film datato ma robusto. Direi che è come il cognac: più passano gli anni e più lo si gusta. Ne facessero ancora di capolavori come questo! Ahimè, non è così! Le fonti dell'Ingegno sembrano essersi esaurite. Non vedo più sgorgare nuove idee paragonabili a quello concepite dagli umani dei decenni trascorsi, quando i mezzi erano pur così limitati rispetto a quelli attualmente disponibili. Tanto appassionante è la trama, che lo spettatore sorvola facilmente sui punti più deboli. Ad esempio non interessa granché ragionare sul fatto che il disco volante di Klaatu sia giunto da un pianeta posto a 400 milioni di chilometri dalla Terra (quindi mediamente più vicino di Giove) impiegando ben 5 mesi a percorrere il tragitto. Più marchiano è il fatto che l'alieno, ben conoscendo l'indole bellicosa delle genti della Terra, non indossi mai alcuna protezione: con tutte le meraviglie tecnologiche del suo mondo, il minimo sindacale sarebbe stato un comune giubbotto antiproiettile. Quando il film di Wise è stato prodotto, si stava imponendo in tutta la sua drammaticità il contesto della Guerra Fredda, caratterizzato dalla pervasiva paura di un imminente conflitto termonucleare. Non fa quindi specie il sostrato politico presupposto dalla narrazione. Klaatu e Gort rappresentano bene la minaccia dell'Unione Sovietica e delle dottrine comuniste che affermano la necessità di sopprimere il concetto stesso di individuo per realizzare una società collettivista in cui ognuno è soltanto un atomo, una particella identica a tutte le altre. Questa esegesi, comune a gran parte della produzione fantascientifica statunitense di quei tempi, è la chiave per decrittare le trame fondate sul concetto di invasione aliena, a cui può essere attribuita una funzione catartica simile a quella della tragedia greca. La rappresentazione filmica degli aspetti più orribili della realtà permetteva al popolo di esorcizzare l'inquietudine proprio quando nuvole nere come l'inchiostro sembravano addensarsi all'orizzonte. Giova notare che proprio quando Edmund H. North assumeva l'incarico di sceneggiatore di Ultimatum alla Terra, il maccartismo stava impadronendosi di Hollywood.      

Il terrore dell'Ignoto

La natura ottusa dei militari descritti da Wise somiglia più a quella di un masso di granito che a quella di un essere senziente. Ogni loro azione è dettata da una coglioneria che non conosce paragoni. Il grottesco è esasperato fino a destare il disgusto nello spettatore. Possibile che di tutte le scelte che si possono fare in una situazione critica si traducano in atto proprio quelle più illogiche e deleterie? Una caratteristica della specie Homo sapiens è quella di essere essenzialmente chiusa alla Conoscenza. Gli umani conducono le loro squallide esistenze considerando il cielo come il guscio di una noce. Quando questa fragile barriera con l'innominabile Spazio Esterno viene rotta, rimangono tutti paralizzati dall'orrore. Abituati a comprendere soltanto l'ABC del piccolo mondo in cui conducono le loro futili esistenze, sono spiazzati da tutto ciò che non possono dominare con le poche regolette apprese con dura fatica. Dalle stelle può venire qualunque cosa. Anche un essere in apparenza identico a noi, che può passare per uno di noi. Un essere che considera una possibilità del tutto naturale spianare New York o distruggere Gibilterra per dare una dimostrazione di forza volta a imporre la pace. Un essere che si convince a usare un mezzo incruento soltanto perché ritiene "affascinante" e "stimolante" il problema concettuale proposto da un anziano professore, una sfida a trovare il modo di dare un'efficace dimostrazione di forza senza danneggiare alcuna creatura vivente.   

 
Il discorso di Klaatu 
 
Riporto le dense parole rivolte da Klaatu agli attoniti rappresentanti delle nazioni della Terra: 
 
"Io sto per partire. Mi perdonerete se vi parlo senza preamboli. L'universo diventa ogni giorno più piccolo, e il pericolo di aggressione da parte di chiunque e dovunque non può essere tollerato. È necessario che ci sia sicurezza per tutti gli esseri viventi. Ciò non vuol dire rinunciare a qualche libertà, se non a quella di agire da irresponsabili. I vostri antenati hanno pensato così quando hanno fatto le leggi per autogovernarsi ma anche una polizia per imporle. Anche noi che abitiamo gli altri pianeti abbiamo accettato questo principio e abbiamo creato un'organizzazione per la mutua protezione di tutti i pianeti e per la totale eliminazione di ogni aggressione. La forza di questa autorità superiore è una polizia che la faccia rispettare, e a questo scopo abbiamo fatto un esercito di automi. Il loro compito è pattugliare i pianeti con aerei astrali come questo, e mantenere la pace. In materia di aggressione abbiamo loro conferita assoluta autorità su di noi, autorità che non può essere revocata. Al primo segno di violenza agiscono automaticamente contro l'aggressore. Gli effetti che la loro azione può causare scoraggiano ogni iniziativa. Il risultato è che viviamo in pace, senza armi né armati, tranquilli perché sappiamo di essere liberi dal pericolo della guerra, e liberi di dedicarci ad attività più proficue. Non ci illudiamo di aver raggiunto la perfezione, ma abbiamo creato un sistema che funziona. Io sono venuto qui per dirvi questo. A noi non importa quello che fate nel vostro pianeta, ma se tentaste di estendere le vostre violenze, questa vostra Terra verrebbe ridotta ad un mucchio di cenere. Potete scegliere: unirvi a noi e vivere in pace o seguitare sulla strada in cui siete e venire annullati. Aspetteremo una risposta: la decisione spetta a voi." 

I contenuti esposti sono nell'essenza quelli della famosa opera di Thomas Hobbes, Il Leviatano. Detto questo, l'etica di Klaatu farebbe rabbrividire Mengele. 
 
 
Gort, Klaatu barada nikto! 
 
Non esiste una traduzione ufficiale (e a quanto mi risulta nemmeno una non ufficiale) del famoso comando che placa le ire del robot vendicatore. Esistono però alcune proposte di traduzione. La più ragionevole è senz'altro questa: "Gort, non vendicare Klaatu!" Probabilmente l'ideatore della frase masticava un po' di tedesco e di russo, da cui è stato inconsciamente influenzato. La parola nikto ricorda la negazione nicht "non", da cui si deduce che barada è il verbo che significa "vendicare". In russo nikto significa "nessuno", ma la traduzione "Gort, Klaatu ordina di non uccidere nessuno!" presenta qualche difficoltà, dato che sarebbe necessario interpretare barada come un verbo complesso, col significato di "ordinare di uccidere". Darei per buona la prima proposta, con barada nikto "non vendicare", anche se non esiste certezza alcuna. A conferma della bontà di questa traduzione sta il fatto che - come afferma lo stesso Klaatu - gli automi sono poliziotti che hanno autorità assoluta in materia di aggressione. Così il comando che disattiva la vendetta non può essere un ordine diretto da Klaatu a Gort, ma più che altro un codice convenuto con funzioni strategiche. Il fatto che funzioni anche se pronunciato da una donna terrestre ne è la prova. A questo punto si potrebbe anche dedurre qualcosa sulla grammatica della lingua aliena. Il nome Gort è al vocativo e non mostra nessuna desinenza. Allo stesso modo Klaatu, che deve essere all'accusativo, non ha desinenza alcuna. Si evince che questi casi sono espressi unicamente dalla posizione della parola nella frase. Questa è una deduzione molto importante. L'ordine sintattico è SOV (soggetto - oggetto - verbo): Klaatu, che è l'oggetto, viene prima del verbo. I grammatici tipologici impazzirebbero dalla gioia se lo sapessero. 
 
Altri possibili elementi grammaticali  
 
Un'altra frase in grado di interrompere le reazioni del robot è la seguente: "Gort, dekleto brasko!" Non è famosa, anche se è  pronunciata con voce chiara da Klaatu all'inizio del film, dopo essere stato ferito a una spalla da un soldato e aver assistito alla rappresaglia dell'automa. Confrontando la struttura di "Gort, dekleto brasko!" con quella di "Gort, Klaatu barada nikto!", emerge qualcosa di interessante. Si potrebbe dedurre che nella lingua aliena in questione il suffisso -to significhi "non" o abbia comunque la funzione di negazione. Esso è infatti contenuto sia in nik-to che in dekle-to, anche se nel secondo caso la -t- non è retroflessa. Vi è poi una frase imperativa solo in apparenza più semplice, usata da Klaatu per farsi seguire dal robot: "Gort, aringa!" La rotica -r- è così retroflessa da sembrare quasi un'approssimante labiovelare -w-. Se siamo certi della sua traduzione "Gort, andiamo!", non sappiamo dire come mai il verbo "aringa!" abbia una struttura tanto bizzarra. 

Un abbozzo di descrizione fonologica

La trascrizione utilizzata per la lingua di Klaatu si fonda sul principio "vocali come in italiano, consonanti come in inglese". Lo stesso che serve anche a trascrivere il giapponese in caratteri romani (rōmaji). Le vocali sono le cinque usuali: a, e, i, o, u. Si nota che la vocale -o finale di parola è sempre aperta, /ɔ/, come in nikto /'nikṭɔ/. Non esiste lo Schwa (vocale indistinta); non esistono vocali bemollizzate. Il sistema consonantico è in apparenza molto semplice, ma presenta qualche peculiarità: t e d sono retroflesse come in inglese, /ṭ/ e /ḍ/, nella maggior parte delle parole. Esistono tuttavia esempi di t e d non retroflesse, pronunciate come in italiano. La rotica r è quasi sempre il flap dell'inglese, /ɹ/. Queste peculiarità fonetiche vengono mantenute con cura anche nel doppiaggio della versione italiana del film. I gruppi consonantici sono abbastanza rari. Se ne trovano all'inizio della parola e in posizione mediana e sono abbastanza semplici (mai più di due consonanti). L'unico caso noto di parola che non finisce con una vocale è proprio il nome del robot, Gort /gɔɹṭ/. Sorge il dubbio che la lingua di Klaatu abbia una fonologia specializzata per classe semantica. Ci si aspetta che i nomi dei robot siano monosillabi e che finiscano con una o più consonanti. Invece i nomi propri di persona finiscono per vocale, ma possono iniziare con un gruppo di consonanti. L'accento è quasi sempre sulla penultima sillaba. Una notevole eccezione è proprio l'antroponimo Klaatu /kla:'ṭu/. Queste sono le parole che l'alieno trasmette con un microfono al suo pianeta di origine: "Inerekato aura, anto garo pipiseta santi pechereko bi a mitiko desokari nokato jeko." La parola mitiko è la sola con più di due sillabe ad avere l'accento sulla prima (suona quasi come l'italiano mitico). Ci si potrebbe azzardare a supporre che la terminazione -to, o forse -ka-to, sia proprio la negazione anche in questa sequenza verbale. Le consonanti affricate palatali trascritte con -ch- (in pechereko) e j- (in jeko) contrastano con tutte le altre occorrenze di -t- non retroflessa: non sembrano allofoni di queste ultime. La -s- di desokari trascrive una consonante sonora, ho evitato il carattere -z- per evitare pronunce erronee.

Un tenace pacchetto memetico

La frase "Klaatu barada nikto" (con omissione del nome del robot) è passata nella leggenda ed è stata utilizzata più volte in diversi film, in massima parte escrementizi. Nell'obbrobrioso film di Sam Raimi, L'Armata delle Tenebre (1992), si usa "Klaatu barada nikto" come una formula magica in grado di muovere potenze sovrannaturali. Ne possiamo trovare menzione persino nell'universo di Star Wars, per l'esattezza ne Il ritorno dello Jedi (1983): alla corte di Jabba si sente dire "Klaatu barada nikto" nel corso di un'orgia - se non ricordo male. L'interpretazione data da Lucas a questa sequenza verbale è ovviamente diversa, dato che Klaatu, Barada e Nikto sono i nomi di tre mercenari al servizio del perverso gangster. La segmentazione è quindi "Klaatu! Barada! Nikto!" (che fantasia!). 
 

Gort e Gnut 
 
Nel racconto di Harry Bates non si trova il nome Gort: il robot si chiama invece Gnut (verosimilmente da pronunciarsi /gnʊṭ/, visto il sistema di trascrizione). Il cambiamento si deve al fatto che è parsa suggestiva l'assonanza tra Gort e l'inglese God (ancor meglio è il tedesco Gott) "Dio", con riferimento alla capacità dell'automa di resuscitare il defunto Klaatu - o meglio di "reintegrarlo" - con l'aiuto di un macchinario che sfida i princìpi della termodinamica. Per quanto il regista Wise abbia sconfessato ogni interpretazione religiosa, lo sceneggiatore North ha ammesso che Gort ha la sua etimologia proprio nel nome anglosassone di Dio. La critica cristiana si è ringalluzzita e ha trovato molte similitudini evangeliche. Klaatu viene dal cielo e parla di pace, vieta a Gort di vendicare il suo ferimento prima e poi addirittura la sua uccisione, resuscita dai morti. Il nome che ha assunto per confondersi tra il volgo terrestre, Carpenter, significa "Falegname", cosa che ricorda le origini di Gesù e il santo schernito dal belluino popolo italico come "patrono dei cornuti e dei segaioli". Dal canto suo, Harry Bates non ha avuto una buona reazione al lavoro di Wise e di North, giungendo a rinnegare ogni legame tra la sua opera e la pellicola. Purtroppo non ho finora avuto occasione di leggere il racconto di Bates, potendo usufruire soltanto di informazioni di seconda mano. Quando l'avrò fatto ne pubblicherò una recensione e aggiornerò lo stato dell'arte sulla lingua di Klaatu, se saranno apportati nuovi dati significativi. Riporto il link a una recensione molto interessante di Farewell to the Master, che contiene informazioni di grande valore:  
 

Apprendiamo che Harry Bates si chiamava in realtà Hiram Gilmore Bates III. Appare subito evidente l'origine massonica della sua famiglia. Soltanto un Libero Muratore, e per giunta di grado molto elevato, darebbe un nome come Hiram a suo figlio. Su questo non ho il benché minimo dubbio. 


Gort e le Leggi della Robotica 

Gort non obbedisce alle famose tre Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Perché si possa capire meglio la delicata questione, riporto il testo delle leggi asimoviane: 

1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Gort e i suoi simili, che chiameremo robot gortiani, agiscono per contro secondo le seguenti Leggi della Vendetta: 

1) Se l'assassinio avviene tra persone della Confederazione Galattica, un robot gortiano ha il dovere di disintegrare l'assassino.
2) Se l'assassinio avviene ai danni di una persona della Confederazione Galattica da parte di un nativo di un pianeta "selvaggio", un robot gortiano ha il dovere di devastare il pianeta d'origine dell'assassino, annientando milioni di persone anche innocenti. 
3) Un robot gortiano si bloccherà e non eseguirà la vendetta se qualcuno gli comunicherà il seguente comando "(nome del robot), (nome dell'ucciso) barada nikto!"

Non è necessario che la persona che dà il comando per bloccare il robot gortiano appartenga alla Confederazione Galattica o addirittura che ne comprenda la lingua: è sufficiente che il comando sia pronunciato correttamente a livello fonetico. Si converrà che tutto ciò è abbastanza strano, per non dire di una fragilità logica molto spinta. In ogni caso l'opera di Bates e quella di Wise ci mostrano che le Leggi della Robotica non sono automaticamente soddisfatte per ogni robot, come molti odierni fantascientisti sono portati a credere. 
 
i) Un robot asimoviano obbedisce al genere umano e ne è al servizio, anche a costo della propria incolumità, essendo la disobbedienza permessa quando si crea un conflitto con la programmazione. 
 
ii) Un robot gortiano è il padrone, il detentore della legge, e ogni cittadino della Confederazione Galattica è al suo servizio nelle situazioni che lo richiedono, anche a costo della propria incolumità. 

Può dunque ora porsi un'altra questione, quella della possibile origine asimoviana delle leggi della robotica gortiana. Immaginiamo di cambiare la definizione di "essere umano" (o meglio di "essere umanoide") nelle famose Tre Leggi enunciate da Asimov. Un individuo che esercitasse la violenza verrebbe a perdere lo status di "essere umanoide" per essere etichettato in diverso modo, come un "patogeno sociale", la cui eliminazione diventa non soltanto lecita, ma anche prioritaria. La prima legge della robotica asimoviana sarebbe dunque soddisfatta. Si capisce che il predominio dei robot gortiani nasce proprio dalla seconda e dalla terza legge asimoviana: nessun essere umanoide può ordinare qualcosa che vada contro la vita di un suo simile. Quindi nessun essere umanoide può ordinare a un robot gortiano di non eliminare un patogeno sociale. 

Nel racconto di Bates, per contro, i rapporti tra il robot Gnut e l'umanoide Klaatu sono a prima vista molto più semplici: il primo è il padrone del secondo. Non è Gnut ad essere il poliziotto, è invece Klaatu ad aver ricevuto da lui il mandato di imporre con ogni mezzo la pace nel Cosmo. 


Limitati poteri di resurrezione 

Come si sa, le genti della Terra dei Liberi hanno un sacro terrore per il Dio dell'Antico Testamento. Così per evitare immediati accostamenti tra Gort e l'Artefice - pure sostenuti in altra sede dallo sceneggiatore - il regista ha stabilito che venissero subito fatte alcune precisazioni. L'umanoide afferma che nessuno può allontanare dai viventi la mortalità. Soltanto in alcune particolari condizioni è possibile per un morto ritornare in vita. 
 
Klaatu: "Salve"
Helen: "Credevo che fosse..."
Klaatu: "Lo ero..."
Helen (alludendo a Gort e invasa dal terrore): "Allora... Lui ha il potere di vita o di morte..."
Klaatu: "No. Questo potere è riservato all'Onnipossente. Noi possiamo, in qualche caso, ridare la vita per un dato periodo."
Helen: "Ma... per quanto?"
Klaatu: "Per quanto vivrò. Questo nessuno può dirlo." 
 
Sorge ora un dubbio ontologico. Il Klaatu resuscitato da Gort è lo stesso Klaatu abbattuto dai militari minchioni? Oppure, parafrasando Milton, è un essere del tutto diverso suscitato dalle Tenebre? Dobbiamo considerarlo come la creatura del dottor Frankenstein o pari al suo stesso Demiurgo? Data la fede nell'Onnipotente professata dall'umanoide, la domanda non è di poco conto. Purtroppo non sono in grado di fornire una risposta.

Mutande robotiche! 

Certo, è una domanda banale. Perché Gort ha un bacino in netto rilievo che imita un abito simile alle mutande? Se anche fosse stato liscio come una bambola, non sarebbe stato lo stesso? Forse il problema non è degli alieni e del loro immaginario, è piuttosto del pernicioso Codice Hays! Per colmo del paradosso, la discontinuità pelvica nella forma del robot finisce col suggerire allo spettatore proprio i pensieri che i censori avrebbero voluto evitare. Se Gort ha qualcosa che somiglia alle mutande, potrebbe anche aver sotto un gigantesco cazzone!  

Musica ermetica 
 
La colonna sonora del film è bellissima quanto inquietante. L'autore, Bernard Hermann, lavorò per Alfred Hitchcock e per George Orson Welles. Gli strumenti usati dall'illustre compositore sono assai numerosi: violino, basso elettrico, ben quattro arpe e quattro pianoforti, una sezione di trenta fiati e due theremin. Sono proprio questi ultimi strumenti elettrici a conferire un carattere ultramondano alla melodia, arcano e assolutamente sublime. C'è qualcosa nel suono del theremin che penetra nel nucleo stesso dell'Essere, insinuando qualcosa di così terribile e maestoso da non poter essere descritto tramite le parole di lingue limitate come quelle umane. 

Opere derivate 

Non era possibile che un capolavoro simile restasse a rifulgere in solitudine tra gli astri di celluloide, illuminando la nera volta celeste del firmamento fantascientifico. Nel 2008 ne è stato fatto un remake, diretto da Scott Derrickson. Klaatu è interpretato da Keanu Reeves. Non ho ancora visionato il film di Derrickson; quando lo avrò fatto ne pubblicherò senz'altro una recensione. Così ad occhio, consultando la pagina di Wikipedia, direi che contiene molte forzature e trovate che rasentano l'assurdo. 

Cineforum Fantafilm 

Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951) è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 3 ottobre 2005. Purtroppo non ero presente: all'epoca ero un blogger da poco più di un anno e non conoscevo ancora il buon Andrea. Cosa abbastanza anomala per un appassionato di fantascienza, ho visto questo film per la prima volta quando già avevo compiuto i 50 anni.