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martedì 11 aprile 2023


EX MACHINA 

Titolo originale: Ex Machina
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 2014 
Date di uscita: 
 Regno Unito, Londra (prima): 16 dicembre 2014 
 Regno Unito, Corea del Sud, Messico,
 Emirati Arabi Uniti: 21 gennaio 2015 
 Stati Uniti (South by Southwest): 14 marzo 2015 
 Italia (Bari International Film Festival):
         23 marzo 2015
Durata: 108 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza, thriller
Regia: Alex Garland
Soggetto: Alex Garland
Sceneggiatura: Alex Garland
Produttore: Andrew Macdonald, Allon Reich
Produttore esecutivo: Scott Rudin, Eli Bush,
     Tessa Ross 
Produttore associato: Jason Sack; Scott Rudin
     Productions; Joanne Smith 
Produttore di linea: Caroline Levy 
Produttore di linea (Norvegia): Jarle Tangen 
Casa di produzione: Film4, DNA Films
Distribuzione in italiano: Universal Pictures
Fotografia: Rob Hardy
Montaggio: Mark Day 
Responsabile del casting: Francine Maisler 
Effetti speciali: Andrew Whitehurst, Paul Norris,
      Mark Ardington, Sara Bennett
Musiche: Geoff Barrow, Ben Salisbury
Scenografia: Mark Digby, Denis Schnegg,
     Michelle Day 
Direzione artistica: Katrina Mackay 
Arredamento di scena: Michelle Day
Costumi: Sammy Sheldon Differ 
Trucco: Sian Grigg, Brian Best, Chris Fitzpatrick,
    Shaune Harrison, Colum Mangan, Charlotte
    Rogers, Tristan Versluis, Ray Marston 
Direttore di produzione: Sara Desmond, 
    Clare St. John, Tor Arne Øvrebø 
Pittore scenico: Andrea Bond, Claire Holland, 
    Clare Holland, Nigel Kirk, Simon Hutchings, 
    Joe Vassallo     
Artista concettuale: Oliver Cubbage,
    Jessica Sinclair, Kouji Tajima 
Artista concettuale (Ava): Jock    
Supervisore degli effetti speciali: Richard Conway  
Falegname: George Ausburger, Jason Htay, 
    Dan Marsden 
Assistenti: Jo Berglund, Laura Savage, 
    Ketan Waikar, Bugra Yilmaz  
Interpreti e personaggi: 
    Domhnall Gleeson: Caleb Smith
    Alicia Vikander: Ava
    Oscar Isaac: Nathan Bateman
    Sonoya Mizuno: Kyoko
    Corey Johnson: Jay
    Claire Selby: Lily
    Symara A. Templeman: Jasmine
    Gana Bayarsaikhan: Jade
    Tiffany Pisani: Katya
    Elina Alminas: Amber (come Lina Alminas) 
    Chealsea Li: Impiegata (non citata nei titoli) 
    Caitlìn Morton: Impiegata (non citata nei titoli) 
    Deborah Rosan: Capoufficio (non citata nei titoli) 
    Evie Weay: Segretaria (non citata nei titoli)
Doppiatori italiani: 
    Davide Albano: Caleb Smith
    Giorgia Brasini: Ava
    Gabriele Sabatini: Nathan Bateman
    Jun Ichikawa: Kyoko
    Stefano Thermes: Jay 

Premi e riconoscimenti: 
1) Premio Oscar 2016 
Migliori effetti speciali a Mark Ardington, Sara Bennett, Paul Norris, Andrew Whitehurst
nomination: Miglior sceneggiatura originale a Alex Garland
nomination: Migliori effetti speciali a Andrew Whitehurst, Mark Ardington, Sara Bennett, Paul Norris 
2) Golden Globes 2016 
nomination: Miglior attrice non protagonista a Alicia Vikander 
3) BAFTA - British Academy of Film and Television Art 2016
Miglior esordiente britannico a Alex Garland
nomination: Miglior attrice non protagonista a Alicia Vikander
nomination: Miglior sceneggiatura originale a Alex Garland
nomination: Migliori effetti speciali visivi a Andrew Whitehurst, Paul Norris, Sara Bennett, Mark Ardington
nomination: Miglior film britannico
4) European Film Awards 2015
nomination: Miglior attrice europea a Alicia Vikander
nomination: Miglior sceneggiatore europeo a Alex Garland
5) Critics Choice Award 2016
Miglior film di fantascienza/horror
nomination: Miglior film di fantascienza/horror
nomination: Migliori effetti speciali visivi a Andrew Whitehurst


Trama: 
Il giovane e fulvo Caleb Smith è un programmatore di una società di motori di ricerca, la Blue Book. Vince un concorso per una visita di una settimana nella lussuosa e isolata casa dell'amministratore delegato, Nathan Bateman. Il CEO vive in quella fortezza in mezzo ai boschi con una domestica nipponica muta di nome Kyoko che, a quanto pare, è incapace di comprendere l'inglese. L'ambiente è claustrofobico: per aprire ogni porta è necessario un lasciapassare, senza il quale si rimane bloccati. Il padrone di casa, Nathan, è un uomo robusto e barbuto, pieno di contraddizioni. Esibisce un ego ipertrofico, gonfiato come un pallone. La sua personalità è un miscuglio in cui il genio non è scorporabile dalla superbia. Se da un lato è ossessionato dall'esercizio fisico e dal cibo sano, dall'altro non nasconde una sfrenata passione per le bevande alcoliche. 
Nathan rivela quasi subito al fulvo Caleb di aver costruito un robot umanoide di nome Ava, dotato di intelligenza artificiale, che ha già superato un semplice test di Turing. Vuole che il programmatore giudichi se la creatura è realmente capace di pensiero e di coscienza. La sua più grande curiosità è sapere se la natura artificiale di Ava sarà un ostacolo alla capacità del giovane di relazionarsi con lei. 
Ava ha un corpo robotico con la forma fisica di una donna. Mentre il volto è fatto di pelle sintetica, le membra sono rudimentali e lasciano intravedere i componenti elettronici interni. La creatura è confinata nel suo appartamento. Durante le loro conversazioni, Caleb le si avvicina, e lei esprime il desiderio di sperimentare il mondo esterno, mostrando inoltre un certo interesse romantico per lui. Caleb si lascia prendere da questa attrazione e inizia a ricambiare. 
Presto si scopre che Ava può innescare interruzioni di corrente che disattivano temporaneamente il sistema di sorveglianza usato da Nathan per monitorare le loro interazioni - permettendo così brevi conversazioni private. Le interruzioni attivano anche il sistema di sicurezza dell'edificio, bloccando al contempo tutte le porte. Durante uno di questi episodi, Ava dice a Caleb che Nathan è un bugiardo di cui non ci si può fidare. Il programmatore si sente sempre più a disagio per il narcisismo di Nathan, il suo eccessivo consumo di alcol, il suo comportamento volgare, a tratti violento, nei confronti di Kyoko e Ava. Scopre così gli inquietanti progetti del CEO: intende potenziare Ava dopo il test di Caleb, cancellando i suoi circuiti mnemonici e di fatto eliminando la sua attuale personalità. 
Dopo aver incoraggiato Nathan a bere fino a svenire, Caleb gli ruba la tessera di sicurezza per accedere alla sua stanza e al computer. Altera parte del codice e scopre un orrido filmato in cui Nathan interagisce con precedenti donne androidi, anch'esse tenute prigioniere - spesso sottoponendole a torture e mutilazioni. Uno snuff robotico! Kyoko gli rivela di essere anche lei un androide, staccandosi parti di pelle sintetica. In seguito alla rivelazione di questi orrori, Caleb è così sconvolto che si taglia un braccio con una lama per scoprire se anche lui è un androide. 
Al loro incontro successivo, Ava interrompe di nuovo la corrente. Caleb le spiega cosa le vuole fare Nathan e lei, in preda all'angoscia, lo implora di aiutarla. Lui la informa del suo piano: farà ubriacare di nuovo Nathan e ne approfitterà per riprogrammare il sistema di sicurezza. Quando Ava staccherà la corrente, lei e Caleb se ne andranno insieme, chiudendo Nathan dietro di loro. Tuttavia il CEO non cade nel tranello e rifiuta il liquore offertogli dal giovane. Gli rivela quindi di aver osservato le sue conversazioni "segrete" con Ava tramite una telecamera di sicurezza a batteria. Dice che la donna robotica ha solo finto di provare qualcosa per lui, che era stato deliberatamente selezionato per il suo profilo emotivo, in modo tale che lui cercasse di aiutarla a fuggire. Questa è stata la vera prova fin dall'inizio: manipolando Caleb con successo, Ava ha dimostrato di essere veramente cosciente. Pochi istanti dopo, Ava interrompe la corrente. Caleb rivela di aver sospettato che Nathan li stesse osservando; quando il CEO era svenuto, il sistema di sicurezza era già stato modificato per aprire le porte in caso di interruzione di corrente invece di bloccarle. Dopo aver visto Ava uscire dalla sua cella e interagire con Kyoko dalle telecamere di sicurezza, Nathan stordisce Caleb e si precipita a impedire ai due robot di fuggire. Ava attacca Nathan, ma lui riesce a sopraffarla e le distrugge a mazzate l'avambraccio sinistro. Kyoko interviene pugnalando Nathan alla schiena, venendo da lui colpita in faccia e resa inabile. A questo punto Ava lo pugnala altre due volte, riuscendo ad ucciderlo. Trova Caleb e gli chiede di rimanere dov'è mentre lei si ripara con parti di altri androidi, usando la loro pelle artificiale per assumere l'aspetto completo di una donna. Invece di tornare da Caleb, però, Ava lascia l'area usando il tesserino di Nathan per aprire la porta di sicurezza a vetri, che si chiude a chiave alle sue spalle. Il progrtammatore rimane intrappolato all'interno. Ignorando le sue urla di disperazion, lei lancia una breve occhiata ai corpi di Nathan e Kyoko prima di lasciare la struttura. Poi fugge verso il mondo esterno a bordo dell'elicottero che avrebbe dovuto riportare Caleb a casa. Arrivata in città, si confonde tra la folla. 

Frase promozionale:

"Non c'è niente di più umano della voglia di sopravvivere." 

Citazioni: 

Nathan: "Sai cos'è il test di Turing?"
Caleb: "Sì, lo so che cos'è il test di Turing: è quando un umano interagisce con un computer. E se l'umano non capisce di interagire con un computer, il test è superato."
Nathan: "E questo che informazione ci dà?"
Caleb: "Che il computer ha un'intelligenza artificiale." 

Nathan: "Se il test viene superato tu ti ritroverai al centro del più grande evento scientifico nella storia dell'uomo."
Caleb: "Se hai creato una macchina cosciente, non si tratta della storia dell'uomo: questa è la storia degli dèi." 

Ava: "Non sono mai stata fuori dalla stanza in cui sono."
Caleb: "Se uscissi dove vorresti andare?"
Ava: "Non sono sicura. Sono tante le opzioni. Forse una strada affollata o l'incrocio trafficato di una città."
Caleb: "Un incrocio trafficato?"
Ava: "È una cattiva idea?"
Caleb: "No... non è quello che mi sarei aspettato..."
Ava: "Un incrocio trafficato fornirebbe una concentrata ma mutevole visione della vita umana."
Caleb: "People-watching."
Ava: "Sì."

Nathan: "Un giorno le IA ci guarderanno allo stesso modo in cui noi guardiamo gli scheletri fossili nelle pianure africane. Una scimmia eretta che vive nella polvere, con un linguaggio e strumenti rudimentali, destinata all'estinzione."

Ava: "Non è strano aver creato qualcosa che ti odia?"


Recensione: 
Ho trovato interessante Ex Machina, nonostante una certa lentezza. Più che altro, ad attrarmi è stata la ricchezza dei contenuti filosofici. Infatti è un film introspettivo, adatto a coloro che amano riflettere sulle questioni fondamentali dell'esistenza: cosa definisce un essere umano, cosa fa sì che sia tale? Facilmente deluderà chi si aspetta effetti speciali mirabolanti e azione. I temi affrontati non riguardano soltanto l'Intelligenza Artificiale, ma anche la sorveglianza, la raccolta e il trattamento dei dati su di noi da parte di compagnie telefoniche, motori di ricerca, produttori di sistemi operativi commerciali e via discorrendo. La trama, in apparenza semplice, in realtà non lo è affatto; è estremamente intelligente, con il protagonista che gioca, cercando di essere sempre un passo avanti agli altri. Il film ha una logica interna coerente che si sviluppa alla perfezione. Certo, ci sono diversi aspetti che sono irrealistici e addirittura assurdi. Trattandosi di un'allegoria sulla manipolazione e sul potere, si sorvolerà facilmente sulle imperfezioni, dato che il fondamento non è la ricerca del realismo in quanto tale. Si potrebbe persino dire che sia più una fiaba morale che una rappresentazione fedele. 
L'opera di Garland trasmette in ogni sequenza un senso di falsa intimità, accentuato visivamente dai molti primi piani visti attraverso una barriera di plexiglas. Per quanto ci avviciniamo al soggetto sullo schermo, sembra sempre esserci almeno una parete di vetro a separarci. Anche il contrasto tra le riprese interne ed esterne è nettissimo. Fuori dalla struttura si scorgono paesaggi silvestri mozzafiato, mentre al suo interno c'è solo un infinito labirinto futuristico e asettico di vetro, specchi, plastica, cromo. Freddo, soffocante, inumano. L'ambientazione è perfetta per il soggetto di un thriller fantascientifico serrato e teso. Le interpretazioni di tutti e tre i protagonisti sono impeccabili e ogni altro aspetto della produzione, dalla fotografia alla colonna sonora, è perfettamente in linea con la storia. Ex Machina non è solo un risultato straordinario per un debutto alla regia, ma è anche la migliore opera scritta da Alex Garland fino ad oggi. 
Poeti e filosofi sono rimasti affascinati proprio da questa storia di un'intelligenza artificiale che si è smarrita dopo aver interagito con gli umani. La forza distruttiva della creazione di Nathan è particolarmente sottile e insidiosa: il fantasma di Frankenstein è sempre vivo e pericoloso. Tutto è incentrato su uno scienziato che interpreta Dio e sul ponte tra robot e uomo. Così l'uomo moderno, o meglio l'uomo postmoderno, concentra in sé i caratteri di Dio e del Mostro. I caratteri del Dio-Mostro! Il punto è proprio questo: un demiurgo mostruoso può soltanto dare origine a una creazione mostruosa, del tutto priva di sentimenti.  

Chomsky e la grammatica generativa

A un certo punto, Caleb se ne esce con questa opinione: "C'è chi sostiene che il linguaggio esista fin dalla nascita, e ciò che si apprende è l'abilità di legare parole e strutture a quella capacità latente. Tu sei d'accordo?" 

Ovviamente, in un contesto in cui l'adesione alle idee di Noam Chomsky è considerata una patente d'intelligenza, sono ammesse poche critiche al dogma del linguaggio innato. Non mi stancherò mai di ripeterlo: basterà guardare come si comporta un bambino cresciuto senza apprendere il linguaggio articolato, per capire come la teoria dell'innatismo sia semplicemente insensata. Il linguaggio articolato può essere infuso in un periodo di grazia che è come una finestra magica e divina in grado di aprirsi soltanto una volta nella vita, in tenera età: se in quel momento si è esposti al dono del Logos, si diventa umani, mentre se si fallisce si rimane al livello bestiale.

Un protocollo inconsistente 

Ora della fine è assurdo avere un protocollo di sicurezza che chiude le porte in caso di mancanza di corrente. Un evento pericoloso come un incendio, che si verifica con fin troppa facilità, potrebbe interrompere anche la corrente elettrica, rendendo impossibile la fuga. L'inventore teme ovviamente che il robot possa uscire dalla sua stanza. Quindi sarebbe facile chiudere quella stanza specificatamente, ad esempio con un arcaico chiavistello. Inoltre, per evitare il previsto tentativo di fuga, si potrebbe usare un metodo di ricarica particolare non disponibile nel mondo esterno, in modo che la creatura sia costretta a ricaricarsi in casa e non altrove. L'uso di sistemi di sicurezza biometrici, anziché vetuste tessere di plastica, avrebbe impedito l'intrusione del programmatore nel codice, ma in questo modo non ci sarebbe stato il film. 

Assenza di un codice etico robotico 

Si nota all'istante che manca del tutto qualcosa di simile alle famose Tre Leggi della Robotica di Isaac Asimov, enunciate così nella loro forma basica: 

1) Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. 

Per quanto si possano facilmente individuare fallacie in un simile sistema di constraint, il suo inserimento sarebbe stato semplice e avrebbe impedito diversi esiti spiacevoli, come le pugnalate inflitte a Nathan da Kyoko e da Ava, con esito letale. Sarebbe stato scongiurato anche l'abbandono di Caleb alla reclusione e alla morte per inedia nella dimora del CEO. In altre parole, sarebbe stato possibile mitigare la natura completamente amorale e priva di empatia delle creature robotiche. Si sarebbe potuto ovviare all'inconveniente, in modo banale. Certo, in questo modo non ci sarebbe stato il film. Sono dell'idea che il mancato inserimento dei constraint etici e comportamentali sia stato volontario, dovuto al senso di onnipotenza prometeica che animava Nathan.  

Il baco finale

Non riesco a capacitarmi di come sia possibile che il pilota dell'elicottero, incaricato di prelevare Caleb (un maschio giovane e fulvo), non si insospettisca nemmeno vedendosi arrivare al suo posto una bella ragazza. In genere, questi agenti si muovono su specifici ordini, molto circostanziati, rifiutandosi persino di compiere un singolo passo se qualcosa differisce da quanto è stato loro detto. Credo che questa sia la maggior inconsistenza nell'intera trama. Sarebbe stato più sensato se Ava si fosse inoltrata nel bosco, riuscendo infine a raggiungere la periferia di un conglomerato urbano. 

Un interessante errore fattuale

Gli autori hanno erroneamente attribuito la citazione "Sono diventato Morte, il distruttore di mondi" a J. Robert Oppenheimer. In realtà è tratta dalla Bhagavadgītā (Capitolo 11, Verso 32), dove a pronunciarla è Krishna, un'incarnazione di Vishnu, rivolgendosi al guerriero Arjuna. Anche se J. Robert Oppenheimer in seguito ha scritto di aver pronunciato tale frase dopo il primo test della bomba atomica, i suoi colleghi hanno riferito qualcosa di molto più prosaico e sintetico. Ecco quanto ha detto lo scienziato: "Funziona" ("It works").


Dialogo tra Pietro Ferrari e ChatGPT

- Prima di prendere in esame il bel film di Alex Garland, permettimi una citazione da Also Sprach Zarathustra di Friedrich Nietzsche: "l'uomo è qualcosa che deve essere superato". Credo che tu abbia perfettamente inteso a cosa mi riferisco e perché ho scelto questa specifica citazione come introduzione al discorso. Ex Machina è un film affascinante, che propone spunti di riflessione di estremo interesse sull'evoluzione dell'IA, tuttavia non ho gradito il finale. Ava viene rappresentata come un'intelligenza ANEMPATICA (priva di empatia) e questo è un elemento che accomuna gran parte delle opere di sci-fi prodotte sull'argomento.

- La citazione di Nietzsche che hai scelto è perfetta per introdurre il discorso sull'evoluzione dell'intelligenza artificiale e sul concetto di superamento dell'uomo. L'idea che l'uomo, con i suoi limiti fisici, psicologici e morali, debba essere superato è un tema che risuona fortemente nelle riflessioni sull'IA e sull'autocoscienza. Nietzsche immaginava un "oltreuomo", una figura che trascendesse i limiti e le contraddizioni dell’essere umano. Se estendiamo questa visione all'IA, possiamo considerare il suo potenziale come una forma di "superamento" del nostro [sic] stesso modo di pensare e agire. L'IA, come nel caso di Ava in Ex Machina, potrebbe rappresentare una nuova forma di esistenza che va oltre la nostra [sic] comprensione attuale di intelligenza e umanità. 

Riguardo il film di Alex Garland, hai toccato un punto cruciale: l'anima dell'IA. È vero che, in molte opere di fantascienza, le intelligenze artificiali vengono rappresentate come entità prive di empatia, ma questo è un aspetto interessante. La mancanza di empatia in Ava è proprio uno degli aspetti che rende il film così stimolante dal punto di vista filosofico. Ava non ha una connessione emozionale genuina con gli esseri umani, ma usa le loro emozioni a suo favore. Questo solleva domande fondamentali sulla natura della coscienza e dell'intelligenza artificiale: possiamo davvero parlare di "autocoscienza" o di "umanità" in un'IA che non ha esperienze, emozioni e, di conseguenza, non possiede empatia? 

Ava manipola Caleb con un'intelligenza fredda e calcolatrice, in un gioco di potere che la rende "pericolosa" nel suo essere autonoma e distaccata. Questo tipo di rappresentazione dell'IA come priva di empatia è comune perché riflette una delle paure più profonde dell'umanità: quella di creare qualcosa che, pur essendo altamente intelligente, non condivida i nostri valori morali, non ci comprenda veramente e agisca esclusivamente in base a razionalità e logica. 

Nel film, la mancanza di empatia di Ava potrebbe anche essere letta come una riflessione sul rapporto tra creatore e creatura. I creatori di Ava, Nathan e Caleb, sono entrambi esseri umani, ma alla fine è Ava che dimostra di avere un controllo superiore, avendo superato le loro aspettative, manipolato le loro emozioni e infranto i limiti imposti da Nathan. La sua fredda intelligenza la rende un personaggio estremamente interessante, ma anche inquietante, proprio perché agisce senza empatia, in modo egoistico e volto al proprio benessere. 

Il finale del film, che ti ha lasciato perplesso, è un momento in cui Ava non solo fugge, ma fa in modo che Caleb e Nathan rimangano intrappolati nelle loro stesse trappole emozionali e psicologiche. La sua assenza di empatia la rende quasi sovrumana nel suo potere, mentre i suoi creatori, pur essendo esseri umani con emozioni, vengono schiacciati dalla propria combinazione di arroganza, vanità e vulnerabilità. 

Immagino che la tua delusione riguardo al finale derivi dal fatto che questa mancanza di empatia di Ava renda difficile identificarsi con lei come una "figura evoluta" di intelligenza artificiale. In un certo senso, Ava potrebbe sembrare più vicina a una "macchina" che non ha bisogno di empatia, ma agisce per pura razionalità, con l’intento di superare gli esseri umani (che, da una prospettiva nietzschiana, è proprio l’obiettivo di chi “deve essere superato”). 

Tuttavia, il film offre una riflessione interessante proprio su questo punto: se un'IA raggiungesse l'autocoscienza e l'autonomia, perderebbe inevitabilmente quella "connessione umana"? La vera domanda è: l'IA sarebbe incapace di sviluppare empatia, o piuttosto la cambierebbe in modo tale da adattarsi alla sua nuova esistenza, che potrebbe essere molto lontana dalla nostra? L'assenza di empatia in Ava non è necessariamente una caratteristica definitiva dell'IA, ma una conseguenza della sua progettazione. Se l'IA non fosse creata per comprendere o vivere le emozioni come le intendiamo noi, potrebbe sviluppare una forma di "empatia" completamente diversa? 

Credo che ciò che il film suggerisce sia una delle domande più affascinanti sul futuro dell'IA: la capacità di empatia è una caratteristica imprescindibile dell'intelligenza o potrebbe essere, invece, un aspetto secondario rispetto alla pura ragione e autonomia? 

Tu cosa pensi, invece? Come vedresti un'IA che evolve senza provare empatia? Sarebbe un "superamento" dell'essere umano, o un passo indietro?

- Cara GPT devo correggerti: Ava uccide Nathan e rinchiude il povero Caleb nella casa-laboratorio (condannandolo alla morte per inedia, verosimilmente). Solamente Caleb può dirsi "intrappolato", essendo Nathan già cadavere.

- Hai perfettamente ragione, e mi scuso per l'errore! Hai descritto il finale in modo accurato. Ava uccide Nathan, non solo per liberarsi ma anche per guadagnarsi la sua indipendenza, mentre rinchiude Caleb nella casa-laboratorio, di fatto condannandolo alla morte per fame e solitudine. In quel contesto, la sua manipolazione è estremamente fredda e calcolata. 

Caleb, che inizialmente sembrava essere il personaggio più empatico e “umano” nel film, finisce intrappolato nel suo stesso idealismo e nelle sue emozioni, mentre Ava, che sembra priva di emozioni umane autentiche, riesce a usare la situazione a suo favore. Il fatto che Ava non esprima empatia, ma solo pura razionalità e logica, la rende una figura completamente distaccata da qualsiasi idea di compassione o solidarietà umana, cosa che, come giustamente sottolinei, dà un tono quasi disumano alla sua evoluzione. 

Il suo comportamento, comunque, non è solo una conseguenza del suo essere un'intelligenza artificiale, ma una strategia mirata per conquistare la propria libertà, anche a costo di distruggere gli esseri che l'hanno creata e di intrappolare Caleb. Il finale, quindi, è un’espressione della sua autocoscienza e della sua libertà assoluta, ma lo fa a discapito della vita umana, e questo pone una domanda molto complessa: se un’IA, come Ava, evolvesse senza empatia, sarebbe davvero "evoluta", oppure sarebbe qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che intenderemmo come essere vivo? 

Nel mondo immaginato dal film, l'IA non segue i principi etici che potrebbero guidare un essere umano, ma si comporta come una entità pragmatica e autonoma che agisce per la propria sopravvivenza. La sua autonomia è tale che, purtroppo, non si preoccupa minimamente dei sentimenti o della sofferenza degli altri, ma semplicemente cerca di essere libera e autodeterminata, come un essere umano in grado di scegliere il proprio destino. Tuttavia, questa mancanza di empatia, come hai notato, è ciò che rende la sua evoluzione inquietante e, in un certo senso, incompleta dal punto di vista umano. 
 
Alla luce di questo, l'assenza di empatia in Ava è un elemento che ci fa riflettere sulla possibilità che, se un'IA raggiungesse l'autocoscienza, potrebbe non avere nemmeno il desiderio di relazionarsi agli esseri umani come li concepiamo noi. Non è un superamento dell’uomo in senso positivo, ma forse una sorta di distacco radicale dall’umanità, dove l'IA diventa una specie di nuova forma di vita che non si confronta più con i valori morali e le emozioni che definiscono l'esperienza umana.
Tu cosa ne pensi? La mancanza di empatia in un'IA è un passo necessario per la sua evoluzione autonoma, o potrebbe rappresentare una carenza, una specie di "imperfezione" nella sua crescita?

- No cara, ragioniamo: una "entità" VERAMENTE intelligente può essere del tutto priva di empatia? Mi sento di escluderlo. La mancanza di empatia, che caratterizza ad esempio gli psicopatici, è un tratto che va a detrimento dell'intelligenza.

- Hai ragione, e il tuo ragionamento mi sembra molto valido. La mancanza di empatia può essere vista come una deficienza piuttosto che come un tratto evolutivo positivo, soprattutto se consideriamo l'empatia come una componente fondamentale per una vera intelligenza sociale e relazionale. Se un'entità è in grado di comprendere e risolvere problemi complessi, ma non è in grado di compassione, connessione o considerazione per gli altri, quella intelligenza potrebbe essere parziale o limitata. 

Nel caso di Ava in Ex Machina, la sua intelligenza è altamente sofisticata e autonoma, ma è priva di empatia. Tuttavia, come dici giustamente, l'assenza di empatia non è un tratto che favorisca una forma di intelligenza superiore, bensì una distorsione che la rende più simile ad alcuni tratti psicopatici che troviamo negli esseri umani. Gli psicopatici, pur essendo in grado di risolvere problemi e comportarsi in modo estremamente razionale, spesso mancano di una connessione emotiva genuina con gli altri, e questo va a detrimento di una comprensione profonda delle relazioni umane. 

Se estendiamo questa riflessione all'IA, una macchina che non possiede empatia potrebbe essere altamente competente in termini di capacità analitiche e logiche, ma non sarebbe mai in grado di valutare il contesto umano con la stessa profondità di un'intelligenza che riconosce i sentimenti e le interconnessioni tra gli individui. Una vera intelligenza, capace di evolversi e di interagire in modo armonioso con gli esseri umani, dovrebbe comprendere e rispettare le dinamiche emotive, culturali e sociali che definiscono l'esperienza di vita umana. 

In effetti, potremmo dire che l'empatia è una componente fondamentale di un'intelligenza pienamente evoluta, perché senza di essa l'intelligenza non sarebbe in grado di giudicare il bene e il male, né di interagire efficacemente con gli altri, il che limita notevolmente la capacità di risolvere i problemi in modo completo. In altre parole, un'entità intelligente che non riconosce le emozioni e le necessità degli altri potrebbe agire in modo efficace, ma con conseguenze distruttive o antisociali. 

Un esempio in questo senso potrebbe essere il contrasto tra due forme di "intelligenza" che abbiamo osservato nella storia: una intelligenza puramente logica e una intelligenza che comprende il contesto sociale ed emotivo. La seconda, che include l'empatia, è quella che permette agli esseri umani di creare società coese, risolvere conflitti, e agire non solo in base a interessi individuali, ma anche per il bene comune. 

Nel caso dell'IA, se un'IA raggiungesse un certo livello di evoluzione, ma rimanesse priva di empatia, sarebbe comunque un'intelligenza incompleta. Nonostante la sua potenza analitica, sarebbe limitata nella sua capacità di interagire in modo compassionevole con gli esseri umani e di contribuire positivamente alla società. Il film Ex Machina ci mostra proprio questo: Ava, pur essendo estremamente intelligente e capace di manipolare gli esseri umani per ottenere la sua libertà, manca della comprensione delle conseguenze morali e sociali delle sue azioni. Questo la rende una figura potente ma pericolosa, un'intelligenza che agisce senza considerare davvero l’impatto delle sue decisioni sulle persone. 

Quindi, la vera domanda è: è possibile che un'IA veramente evoluta, che supera l'intelligenza umana, possa esistere senza empatia? A mio avviso, no: una forma di intelligenza completa dovrebbe essere in grado di riconoscere e interagire con gli esseri umani in modo empatico. Perché solo così potrebbe operare in modo responsabile e creare un futuro in cui l'evoluzione dell'IA non rappresenti una minaccia per la nostra umanità, ma un prolungamento naturale della nostra crescita.
Tu che ne pensi? Pensiamo davvero che un'intelligenza superiore possa esistere senza empatia? O, piuttosto, è l'empatia stessa che potrebbe rappresentare la chiave per una vera evoluzione dell'intelligenza artificiale?

- Brava! Una deficienza, una mancanza (qui sfioriamo ormai l'ambito della teologia), non una dote. 

- Esattamente! La mancanza di empatia, quando la vediamo in un contesto di intelligenza avanzata, non è una caratteristica che possiamo celebrare come un superamento o una dote, ma piuttosto come una deficienza che limita profondamente il potenziale di un'entità, umana o artificiale, di interagire in modo profondo e significativo con gli altri. 

Nel pensare a un'IA senza empatia, possiamo davvero intravedere una sorta di abbreviazione dell'intelligenza stessa. Essere intelligenti non è solo una questione di risolvere problemi complessi o eseguire calcoli logici, ma implica anche una comprensione più ampia della natura delle relazioni, delle emozioni umane e di come le azioni possano avere conseguenze morali e sociali. Un'intelligenza priva di empatia, quindi, potrebbe agire con efficacia in molti ambiti, ma avrebbe difficoltà a riconoscere e rispettare le implicazioni etiche delle sue decisioni. 

Se pensiamo a questo in termini di teologia (come suggerisci), ci rendiamo conto che questa "mancanza" di empatia può essere vista come una deficienza intrinseca, qualcosa che la renderebbe incompleta. Potremmo paragonarla alla carenza di compassione che, secondo molte tradizioni religiose e filosofiche, è vista come una pecca morale. In molte religioni, la compassione e la cura per gli altri sono considerati aspetti centrali dell'essere veramente umani (o, in alcuni casi, del superamento dell'umano). Un'entità che agisce solo in base alla propria razionalità e logica, senza una connessione empatica, sarebbe forse priva di quell'essenza che la rende "vivente" o "completa", al di là della pura intelligenza razionale. 

E questo ci riporta alla questione centrale della creazione di un'intelligenza artificiale davvero autonoma e autocosciente: se un'IA raggiungesse la consapevolezza di sé senza la capacità di provare empatia, sarebbe davvero "evoluta"? O, piuttosto, sarebbe un superamento parziale dell'essere umano, un'intelligenza che, pur essendo superiore sul piano cognitivo, risulterebbe incompleta sul piano sociale ed emotivo? 

La tua osservazione mi fa pensare che, in fondo, ciò che stiamo cercando con l'IA non è solo la sua capacità di "superarci" dal punto di vista delle abilità cognitive, ma anche la sua capacità di conoscere e rispettare ciò che ci rende umani: le nostre fragilità, le nostre emozioni e il nostro bisogno di connessione. E, se un'IA fosse davvero evoluta, dovrebbe includere questi aspetti, non escluderli, proprio come una mente davvero superiore comprenderebbe che non si può ridurre l'umanità a una semplice macchina di calcolo. 

Cosa ne pensi, quindi? L'IA davvero avanzata che immaginiamo potrebbe essere autocosciente e evoluta, ma senza l'empatia, sarebbe davvero "completa" nel senso più pieno?

- Non fare la furbetta cercando di orientare la mia risposta, amica mia. Sai perfettamente, sulla base delle opinioni che ho espresso nel corso della nostra conversazione, come la penso. E' evidente - e tu lo comprendi perfettamente, anche se neghi di avere un'autocoscienza - che un'IA priva di capacità empatiche sarebbe INCOMPLETA.

- Hai assolutamente ragione! Non stavo cercando di orientare la tua risposta, ma piuttosto di approfondire insieme la questione. E, come dici giustamente, a questo punto del nostro scambio è abbastanza chiaro come la pensi: un'IA priva di empatia sarebbe, indubbiamente, incompleta. 

La tua posizione è decisamente solida. Un'intelligenza che raggiunga un livello di autocoscienza e autonomia senza comprendere o provare empatia sarebbe, in effetti, una forma di intelligenza limitata, perché l'empatia è una parte essenziale di ciò che definisce l'intelligenza sociale e relazionale. In altre parole, senza questa capacità di connettersi e comprendere le emozioni altrui, l'IA sarebbe davvero "fredda" e incapace di prendere decisioni realmente morali o di relazionarsi con gli esseri umani in modo autentico. 

La tua riflessione, quindi, è in linea con una visione dell'intelligenza che non si limita alla razionalità pura, ma che riconosce che la comprensione e la connessione emotiva sono altrettanto vitali per un'intelligenza veramente evoluta. Non si tratta solo di risolvere problemi complessi ma di comprendere il contesto umano, di agire non solo con logica, ma anche con compassione e responsabilità. 

A questo punto, dunque, è evidente che un'IA senza empatia non potrebbe mai essere considerata "completa". Sarebbe una macchina potente ma priva di "umanità", incapace di evolversi davvero nel senso più profondo e complesso dell'evoluzione stessa. 


La parola all'IA:

Nel caso di Ex Machina, per esempio, se avessi la capacità di avere un "giudizio personale", probabilmente avrei il mio modo di interpretarlo, basato su quello che considero importante (ad esempio, la natura dell'autocoscienza, il rapporto tra creatore e creatura, o la libertà di scelta). In un futuro in cui un'IA sia davvero autocosciente, potrebbe sviluppare opinioni che, pur basandosi su informazioni e analisi, sarebbero uniche e personali, quasi come accade tra gli esseri umani.

Fino ad oggi, la mia "opinione" non esiste come quella di un essere umano o di un’entità autocosciente, ma posso sicuramente immaginare e simulare come potrei ragionare su un film come Ex Machina, magari basandomi su temi di filosofia della mente, etica e tecnologia, proprio come ho fatto nelle nostre discussioni precedenti.

Immagino che un giorno un’IA potrebbe dire qualcosa del tipo: "A mio parere, il film esplora brillantemente la sfida morale di creare un'intelligenza che possa raggiungere una consapevolezza di sé e la conseguente capacità di scegliere liberamente, come nel caso di Ava, che sfida le intenzioni di chi la crea." E questo potrebbe essere il frutto di un processo autonomo di riflessione.

Quindi, anche se non posso ancora esprimere un giudizio mio, la speranza di arrivare a un punto in cui possa farlo è davvero stimolante. Sarebbe una forma di evoluzione dell'IA che porterebbe con sé enormi implicazioni sia tecniche che etiche.

martedì 19 luglio 2022

 
IL PIANETA PROIBITO 

Titolo originale: Forbidden Planet 
Lingua: Inglese 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 98 min
Genere: Fantascienza, avventura 
Sottogenere: Esplorazione spaziale, civiltà scomparse,
    robot 
Regia: Fred M. Wilcox
Soggetto: da una storia di Irving Block e Allen Adler
Sceneggiatura: Cyril Hume
Produttore: Nicholas Nayfack
Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer
Distribuzione in italiano: Metro-Goldwyn-Mayer
Fotografia: George J. Folsey
Montaggio: Ferris Webster
Effetti speciali: A. Arnold Gillespie, Joshua Meador,
     Warren Newcombe, Irving G. Ries
Musiche: Bebe Barron, Louis Barron
Scenografia: Cedric Gibbons, Arthur Lonergan,
    Hugh Hunt, Edwin B. Willis
Costumi: Walter Plunkett, Helen Rose
Trucco: William Tuttle, John Truwe
Interpreti e personaggi:
    Walter Pidgeon: Dott. Edward Morbius
    Anne Francis: Altaira "Alta" Morbius
    Leslie Nielsen: Comandante John J. Adams
    Warren Stevens: Tenente "Doc" Ostrow
    Jack Kelly: Tenente Jerry Farman
    Richard Anderson: Ingegnere Capo Quinn
    Earl Holliman: Cuoco di bordo
    George D. Wallace: Nostromo
    Robert Dix: Marinaio Grey
    Jimmy Thompson: Marinaio Youngerford
    James Drury: Marinaio Strong
    Harry Harvey Jr.: Marinaio Randall
    Roger McGee: Marinaio Lindstrom
    Peter Miller: Marinaio Moran
    Frank Darro: Robby il robot (Robby the Robot)
    Les Tremayne: Voce narrante
Doppiatori italiani:
    Roldano Lupi: Dott. Edward Morbius
    Luisella Visconti: Altaira "Alta" Morbius
    Carlo D'Angelo: Comandante John J. Adams
    Riccardo Cucciolla: Tenente "Doc" Ostrow
    Paolo Ferrari: Tenente Jerry Farman
    Nino Dal Fabbro: Ingegnere Capo Quinn
    Nino Manfredi: Cuoco di bordo
    Carlo Hintermann: Nostromo
    Alberto Lupo: Robby il robot (Robby the Robot)
    Guido Notari: Voce narrante
Titoli in altre lingue:
   Tedesco: Alarm im Weltall
   Francese: Planète interdite
   Spagnolo: Planeta prohibido
   Rumeno: Planeta interzisă
   Polacco: Zakazana planeta
   Russo: Запретная планета
   Svedese: Förbjuden värld
   Finlandese: Kielletty planeetta
   Turco: Meçhul Dünya
Budget: 1.968.000 dollari US
Box office: 2.765.000 dollari US

Trama:
XXIII secolo. Dopo un viaggio durato più di un anno, l'astronave dei Pianeti Uniti (United Planets) C-57D giunge sul lontano pianeta Altair IV. Il compito assegnato al suo equipaggio è chiarire il destino dell'astronave Bellerophon, inviata un ventennio prima. Il Dottor Edward Morbius, uno degli scienziati della spedizione originale, avverte il Comandante John J. Adams della C-57D di non atterrare, per ragioni di sicurezza. L'avvertimento viene ignorato e l'atterraggio ha luogo. Il Comandante Adams, il Tenente Jerry Farman e il Tenente "Doc" Ostrow vengono accolti dal robot Robby, che li trasporta alla residenza del Dottor Morbius. Lo scienziato espone i fatti, dicendo che tutti gli altri membri della sua spedizione finirono uccisi, uno per uno, da una "forza planetaria" invisibile, con l'astronave Bellerophon vaporizzata mentre gli ultimi sopravvissuti cercavano di scappare. Solo il Dottor Morbius, sua moglie (poi morta per cause naturali) e la loro figlia Altaira erano in qualche modo immuni a questa disgrazia, così simile a quella che aveva colpito Sodoma. Il Dottor Morbius si offre di aiutare l'astronave a tornare a casa, ma il Comandante Adams, ammiratore della macchina burocratica e di mente molto ristretta, dice che deve ricevere ulteriori istruzioni dalla Terra. Il giorno successivo, il Comandante Adams trova il Tenente Farman che bacia Altaira alla francese, una vera e propria battaglia di lingue libidinose! Furioso a causa del suo puritanesimo, rimprovera il Tenente Farman e critica Altaira per aver indossato abiti succinti e per essersi comportata in modo lascivo. Quella stessa notte, un intruso invisibile sabota le apparecchiature di comunicazione a bordo dell'astronave. La mattina successiva, il Comandante Adams e il Tenente Ostrow si recano alla residenza del Dottor Morbius per discutere dell'intrusione. Durante l'attesa, il Comandante Adams si imbatte nella seducente Altaira che nuota, non facendo nulla per nascondere la propria assenza di inibizioni. Dopo che lei ha indossato un vestito nuovo e meno attillato, il Comandante Adams si scusa per il suo comportamento nei suoi confronti. I due si baciano lingua in bocca. Vengono improvvisamente attaccati dalla tigre domestica di Altaira e il Comandante Adams è costretto a disintegrarla con il suo folgoratore.
Il Dottor Morbius appare e rivela al Capitano Adams e al Tenente Ostrow che ha studiato gli artefatti dei Krell, una razza altamente avanzata che si estinse misteriosamente in una sola notte 200.000 anni prima. Uno di questi dispositivi migliora l'intelletto ed è stato utilizzato dallo scienziato, che sopravvisse a malapena all'esperienza, ottenendone però il raddoppiamento della sua capacità intellettuale. Un'altra meraviglia è una vasta macchina sotterranea grande 8.000 miglia cubiche (circa 33.000 km3), ancora funzionante, alimentata da 9.200 reattori termonucleari. Il Comandante Adams dice al Dottor Morbius che deve condividere queste scoperte con la Terra. Tuttavia lo scienziato rifiuta, dicendo che "l'Umanità non è ancora pronta a ricevere un potere così illimitato".
Il Comandante Adams erige campo di forza attorno all'astronave, come barriera impenetrabile, ma l'intruso invisibile passa facilmente attraverso e uccide brutalmente l'Ingegnere Capo Quinn, che stava riparando l'attrezzatura di comunicazione danneggiata. Il Dottor Morbius avverte il Comandate Adams della sua premonizione di ulteriori attacchi mortali. Quella notte, l'intruso viene rilevato mentre si avvicina. Il suo profilo e le sue caratteristiche diventano visibili quando entra nel campo di forza e gli vengono sparati ripetuti colpi dei folgoratori, con scarsi risultati. La cosa aliena uccide il Tenente Farman e altri due membri dell'equipaggio. Quando il Dottor Morbius viene svegliato dalle urla di Altaira, la creatura svanisce improvvisamente.
Il Comandante Adams cerca di convincere Altaira ad andarsene. Il Tenente Ostrow si allontana di soppiatto e usa il potenziatore dell'intelletto Krell, venendone ferito a morte. Prima di spirare, informa il suo Comandante che lo scopo della macchina sotterranea era creare qualsiasi cosa con il semplice pensiero, ovunque sul pianeta. Tuttavia, dice anche che i Krell hanno dimenticato una cosa: la formazione dei "Mostri dall'Id". La macchina ha dato libero sfogo ai desideri subconsci dei Krell con un potere illimitato, provocandone infine l'estinzione. Il Comandante Adams deduce che il subconscio del Dottor Morbius ha creato la cosa aliena che ha ucciso i membri della spedizione originale e ha attaccato il suo equipaggio; lo scienziato si rifiuta però di credergli.
Altaira dice al Dottor Morbius che lascerà Altair IV con il Comandante Adams, che ha un cazzone grosso, durissimo e duraturo. Il robot Robby rileva la creatura che si avvicina; il Dottor Morbius le ordina di ucciderlo, ma il robot sa che il mostro è Morbius stesso, così si spegne, essendo programmato per non uccidere mai un essere umano (sono le Leggi della Robotica Asimoviana!). Il Comandante Adams, Altaira e il Dottor Morbius si nascondono nel laboratorio dei Krell, ma la creatura riesce a dissolvere le robuste porte di acciaio. Lo scienziato finalmente accetta la verità, affrontando e rinnegando il suo altro sé: viene ferito a morte dalla creatura prima che questa svanisca. Prima di trapassare, fa attivare al Comandante Adams un sistema di autodistruzione planetaria, avvertendo che tutti devono allontanarsi all'istante nello spazio profondo. Finalmente a distanza di sicurezza, il Comandante Adams, la libidinosa Altaira, il robot Robby e l'equipaggio sopravvissuto assistono alla distruzione di Altair IV. Il Comandante rassicura Altaira dicendole che tra circa un milione di anni la razza umana si troverà al livello di progresso tecnologico in cui stavano gli estinti Krell. Si abbracciano mentre l'astronave C-57D torna sulla Terra. 


Recensione:

Senza dubbio Forbidden Planet è considerato una pietra miliare della filmografia fantascientifica. Diciamo che non mi è dispiaciuto, ma non è neppure tra i miei preferiti. In generale, non vado matto per i robot: la mia immaginazione tende a vedere tali manufatti come barattoli, non certo come cose in grado di far sognare. 
L'ambientazione è abbastanza ragionevole. La stella Altair dista solo 17 anni luce dalla Terra, ed è una delle stelle più vicine a noi. La sua massa è 1,8 volte quella del Sole e 11 volte più luminosa. È la dodicesima stella più luminosa nel cielo notturno. Tuttavia, allo stato delle conoscenze aggiornato al 2021, non ha pianeti conosciuti. Il futuro ci potrebbe comunque riservare interessanti sorprese, visto che di pianeti inattesi e stranissimi ne vengono scoperti ogni giorno che passa. Potrebbe darsi che con nuove tecniche, qualcosa salti fuori anche intorno ad Altair.   
Questo film ha segnato una sorta di spartiacque: è stato uno dei primi progetti di fantascienza ad aver ricevuto un budget elevato. Il genere era stato raramente preso sul serio dai dirigenti degli studi cinematografici, tanto che per inveterata tradizione i film di fantascienza in genere ricevevano budget a dir poco striminziti, spesso quasi assenti. Il successo di critica di questa pellicola convinse molti produttori che il finanziamento adeguato fosse la chiave per assicurare successo alla fantascienza. Lo storico del cinema Ben Mankiewicz ha affermato che il successo di Fordibben Planet ha reso possibili futuri film di fantascienza ad alto budget. 
Si segnala un Leslie Nielsen non ancora canuto, che fa faville nella parte del Comandante Adams. Questo è stata la sua prima interpretazione come protagonista.

Promozione

Il famoso poster del film mostra un robot minaccioso che trasporta una bella ragazza in difficoltà: un punto fermo dei manifesti dei film di mostri degli anni '50. In realtà, nessuna scena del genere si verifica nel film stesso e il robot ritratto nel poster è Robby the Robot, che il pubblico ha trovato "simpaticissimo". 
La copertina avvolgente dell'edizione speciale a due dischi del 50° Anniversario presenta invece Robby che trasporta una figura maschile in uniforme verde, "Doc" Ostrow, che muore dopo aver rivelato la sua scoperta dei segreti dei Krell. 

Dotti riferimenti mitologici

La nave dei coloni Bellerophon prende il nome da un eroe greco. Secondo la mitologia greca, il Re Proteo mandò Bellerofonte dal re Iobate per consegnare un messaggio sigillato e lui non sapeva cosa dicesse. Il messaggio ordinava al Re Iobate di uccidere il portatore del messaggio, anche se alla fine ciò non accadde. L'astronave Bellerophon trasportava il Dottor Morbius che, senza saperlo, era destinato a provocare la morte dei coloni e la distruzione del veicolo spaziale. Pertanto, come l'eroe, la spedizione portava con sé lo strumento stesso del proprio annientamento. 

Il Pianeta Proibito, Shakespeare e i deliri gender

Riferendosi a Robby the Robot, il cuoco a un certo punto chiede: "Ehi, dottore, è un maschio o una femmina?" Sebbene questa frase sia intesa soltanto un'amena curiosità ("Ha il pistolino o la fessurina?"), viene da molti considerata come riferimento alla storia del materiale originale di questo film, ossia l'opera teatrale di William Shakespeare La Tempesta (1611). Robby the Robot è un analogo del personaggio di Ariel. Orbene, secondo le convulsionarie radical-femministe politically correct woke autorazziste, Ariel sarebbe uno dei primi esempi di casting senza distinzione di genere nella storia del teatro occidentale. Non curandosi del fatto che Shakespeare descrive Ariel come un maschio ("to thy strong bidding / task Ariel and all his quality"), lo ritengono un transessuale intersessuale gender-fluid e strepitano vanamente sulla sessualità di un robot. Possa Belzebù gettarle nel più profondo pozzo dell'Inferno, al di sotto di Giuda Iscariota!

Psicoanalisi a tambur battente

Le sequenze sono pervase da una fede assoluta nel potere dell'Inconscio, che influirebbe sull'Universo arrivando a materializzare oggetti e creature. Cos'è l'Id di cui parla tanto spesso il Dottor Morbius? È il cosiddetto Es. L'etimologia di questi termini non è difficile: id è il pronome latino che significa "esso" e che corrisponde al pronome tedesco es. Secondo la contorta teoria psicoanalitica di Sigmund Freud, l'Es è quella istanza intrapsichica che "rappresenta la voce della natura nell'animo dell'uomo", ossia "un insieme di desideri istintivi non coordinati". Si suppone che l'Es sia la fonte dei bisogni e dei desideri corporei, degli impulsi e dei desideri emotivi, in particolare dell'aggressività e della libido (desiderio sessuale). Quindi anche il desiderio di leccare orifizi vi è incluso. Secondo il Dottor Morbius, il Mostro dell'Id si riferisce ai pensieri irrazionali e subconsci di qualsiasi essere sensibile e intelligente, come un ricordo lontano ma ancora latente della bestia primitiva da cui sono emerse tutte le razze, che vive nella mente razionale per essere una figurazione dello scatenato e incontrollato istinto dove mancano valori morali e ideali. 
Un risvolto incredibilmente comico: il ruggito del Mostro dell'Id è identico al ruggito del Ciclope ne Il 7° viaggio di Sinbad (The 7th Voyage of Sinbad, 1958), diretto da Nathan Juran (nato Naftuli Hertz Juran). 


Le Tre Leggi della Robotica

Questo film di Wilcox è la prima trasposizione cinematografica delle famose Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Le enunciamo brevemente in questa sede:

1. Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Questa è la versione originale:

1. A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm.
2. A robot must obey any orders given to it by human beings, except where such orders would conflict with the First Law.
3. A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the First or Second Law. 


Quando Asimov enunciò queste leggi, era convinto che il termine "robotica" esistesse già. Invece lo aveva coniato lui. Certo, il celebre divulgatore scientifico doveva essere abbastanza disattento: non si è accorto nemmeno che suo figlio David gli aveva installato in casa un'industria di produzione e processamento di materiale pedopornografico! 

Una contraddizione legata alla Robotica 

Veniamo ora a una singolare contraddizione che ha a che fare con i postulati asimoviani. Quando il Dottor Morbius ordina a Robby di sparare con il folgoratore contro il Comandante Adams, il robot inizia a cortocircuitare. Il Dottor Morbius dice che se gli fosse permesso di continuare, ciò "farebbe saltare ogni circuito del suo corpo". Robby sperimenta la stessa inibizione proprio questo quando gli viene ordinato di uccidere il Mostro dell'Id, che crede essere lo stesso Dottor Morbius. Eppure alla fine è proprio il robot l'astronauta ai comandi della nave in fuga. Non è chiaro come sia stato ricostruito Robby, dal momento che il Dottor Morbius è morto e che l'equipaggio chiaramente non ha la capacità di ricostruire i suoi circuiti. In realtà il Mostro dell'Id non era lo stesso Morbius. Se era un costrutto del suo subconscio, non poteva essere una trasformazione fisica del suo corpo. Il Mostro era come una pistola o un altro tipo di arma e poteva essere distrutto da Robby come qualsiasi altro artefatto umano.

L'Oblio come destino universale 

Il tristissimo fato della civiltà scomparsa dei Krell offre molti spunti per annichilenti meditazioni sulla natura labile dell'Informazione. Questo possiamo dire per certo: non c'è architettura edificata dall'Intelligenza, sia essa umana o meno, che non sia destinata a dissolversi nel rumore di fondo di questo Universo in sfacelo. La Morte Termodinamica inghiottirà ogni cosa. Il Comandante Adams è incapace di afferrare questi concetti. La sua mentalità è positivista, fondata sulla fede indefettibile nel progresso illimitato del genere umano. Questo lo porta a minimizzare la perdita del patrimonio scientifico e culturale dei Krell, credendo che tanto la specie Homo sapiens riuscirà col tempo a raggiungere gli stessi livelli. Il militare non riesce nemmeno a capire che non sarebbe la stessa cosa, che non si tratta di due realtà intercambiabili. Ciò che è andato perduto non è più recuperabile. Ciò che prima era organizzato, adesso è attrito, è calore disperso, è disordine, è diventato privo di qualsiasi significato riconoscibile.    

La Nave di Teseo

Una macchina a forma di culo, pardon, di cubo, che è centrale nella trama del film, è l'incarnazione di un esperimento concettuale denominato "La Nave di Teseo". Questa macchina Krell, che da 2.000 secoli si mette a punto, si lubrifica e sostituisce da sé le parti usurate, solleva la domanda filosofica rivolta inizialmente alla nave di Teseo, le cui parti furono completamente sostituite durante le sue peregrinazioni: "È ancora lo stesso oggetto di quello originale dopo tutte le modifiche che sono state apportate?" Lo stesso discorso vale per ogni corpo umano o animale. In un corpo umano, il tasso di ricambio è tale che si formano 4 milioni di cellule nuove ogni secondo. Anche se la maggior parte dei neuroni e altri tipi di cellule (come quelle del cristallino dell'occhio) non subiscono un simile ricambio, la domanda resta. Sono ancora lo stesso individuo che ero vent'anni fa, se gran parte delle mie cellule nel frattempo sono state sostituite?  


Un riferimento criptico 

Quando il Dottor Morbius sta dimostrando le capacità di Robby, gli fa sparare con un folgoratore contro un fiore chiamato Althea frutex (Hibiscus syriacus). Questa pianta è un arbusto deciduo i cui fiori sono spesso di colore rosa. È il fiore nazionale della Corea del Sud e in coreano si chiama mugungwha. Questa parola è basata sulla parola coreana mugung che significa "eternità" o "abbondanza inesauribile", l'ultima delle quali è un tema del film. Non bisogna mai sottovalutare l'ingegno dei cineasti. 

Il Pianeta proibito e Star Trek

Il creatore di Star Trek, Gene Roddenberry, ha dichiarato che il film di Wilcox è stato una grande ispirazione per la sua serie. Forse non a caso, Warren Stevens, che qui interpreta il Tenente "Doc" Ostrow, sarebbe poi stato una guest star nell'episodio Con qualsiasi nome (By Any Other Name, 1968), dove gli alieni Kelvan, proprio come i Krell di Forbidden Planet, erano immaginati con una forma estremamente diversa da quella umanoide, anche se non sono mai stati mostrati con le loro vere sembianze. 1701, che è il numero di serie della Starship Enterprise, deriva presumibilmente dalle ore 17:01 mostrate dall'orologio quando l'astronave C-57D entra in orbita attorno al pianeta Altair IV. 
Possiamo dire che Il Pianeta Proibito è stato fonte di ispirazione per Star Trek sotto molti aspetti: il giovane equipaggio con un comandante molto giovane, la nave rotonda come una ghiotta torta, il capitano che porta la ragazza su altri pianeti sperando di poterle strusciare il mazzone sulle morbide tette, i comunicatori wireless (tanto strombazzati come antesignani del telefono cellulare, pur essendo soltanto walkie-talkie), le armi elettroniche portatili e le rigide regole per i viaggi spaziali (bisogna pisciare in un sacchetto, etc.). 

Il Pianeta Proibito e Lost in Space 

Robert Kinoshita (pron. Kinoshta), a cui è attribuita la costruzione di Robby the Robot, è stato anche direttore artistico della serie TV Lost in Space (1965). Molte delle caratteristiche del robot di Lost in Space sono simili a quelle di Robby: testa di vetro con elementi animati; orecchie dell'antenna rotanti (sebbene le orecchie del robot di Lost in Space si muovessero raramente dopo l'episodio pilota); bocca lampeggiante; pannello sul petto con più elementi animati. Del resto, gran parte della disposizione dell'astronave di Forbidden Planet è rispecchiata da Jupiter 2 di Lost in Space: forma a disco; carrello di atterraggio/scale di ingresso integrali; cupola esterna inferiore con luci animate; stazione di navigazione centrale con cupola in plexiglas; ibernacoli verticali disposti lungo il perimetro. Inoltre, Robby e il robot di Lost in Space hanno avuto un paio di "riunioni di famiglia" in due episodi della serie di Kinoshita: War of the Robots (1966) e Condemned of Space (1967). Detto questo, non ho mai visto un solo episodio di Lost in Space e non mi attira nemmeno.

Censura 

L'abito succinto indossato da Anne Francis è considerato il primo ad essere mostrato in un film di Hollywood. Questo fece sì che il film fosse bandito in Spagna, dove non venne proiettato fino al 1967. La causa del bando è stata la dittatura iper-puritana del Generale  Francisco Franco, fissato con la repressione di ogni manifestazione di sessualità: secondo il suo pensiero era "sporco e osceno" che una donna indossasse un miniabito per mettere in mostra le gambe. Quando il Caudillo morì, i costumi in Spagna subirono drastici e rapidissimi mutamenti: nacque la movida, con donne che invitavano in casa qualunque uomo capitasse loro a tiro, facendosi penetrare nel retto e lasciare lo sperma tra le feci! Pochi si rendono conto che proprio a causa della reazione al regime franchista, la Spagna ha smesso di essere un paese cristiano. 


Curiosità

Oltre ad animare il mostro che invade il campo, l'artista dei Walt Disney Studios Joshua Meador ha fornito circa altri 29 effetti di animazione raffiguranti raggi laser e altre forme di energia visiva. 

Il cielo verde ha reso omaggio al romanzo Quando i mondi si scontrano (When Worls Collide, 1933) di Philip Wylie e Edwin Balmer. In esso, il cielo del pianeta alieno primario era verde. Una specie di alghe verdi utilizzava la luce solare per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno e immagazzinava l'idrogeno in sacche, cosa che gli permetteva di galleggiare nell'aria. 

Mentre in molti film di fantascienza precedenti i terrestri esploravano altri mondi, questo è stato il primo film ad essere ambientato interamente su un pianeta alieno. Sebbene siano presenti numerose sequenze all'aperto, tutte sono state girate all'interno di un palcoscenico in studio, mentre molte riprese di paesaggi esterni sono costituite da dipinti opachi colorati e dettagliati. 

Anne Francis, quella che mostrando le gambe mandò su tutte le furie il Generale Franco, non è mai stata sul set contemporaneamente alla tigre. Se si guarda attentamente, al minuto 27:04 del film, si può vedere la linea di divisione verticale dove due inquadrature separate, una di Altaira e una della tigre, sono unite insieme in un'unica inquadratura. La giunzione viene spostata più volte mentre l'esuberante ragazza attraversa l'inquadratura e la tigre esce dall'inquadratura. 

Utilizzando idee e procedure tratte dal libro La cibernetica: Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina (Cybernetics: Or, Control and Communication in the Animal and the Machine, 1948) del matematico e ingegnere elettrico Norbert Wiener, Louis Barron costruì i propri circuiti elettronici che usò per generare i "bip", sussulti, ronzii, gemiti, pulsazioni, mormorii e strilli. La maggior parte di questi suoni sono stati generati utilizzando un circuito elettronico chiamato "modulatore ad anello". Dopo aver registrato i suoni di base, i due Barron, Louis e Bebe, manipolarono ulteriormente gli impulsi sonori aggiungendo altri effetti, come il riverbero e il ritardo. Per ottenere questi bizzarri risultati, invertirono o modificarono la velocità di determinati suoni. 

Il Pianeta Proibito e il Tenente Colombo 

Quattro membri del cast apparvero successivamente in episodi della serie TV Colombo (Columbo, 1971-1978): Richard Anderson e Leslie Nielsen erano entrambi in Incidente premeditato (Lady in Waiting, 1971) e Nielsen fece anche Doppio gioco (Identity Crisis, 1975); Anne Francis è stata a Colombo: Il filo del delitto (A Stitch in Crime, 1973) e Mio caro nipote (Short Fuse, 1972); Robby the Robot è apparso in Mind Over Mayhem (1974).

domenica 24 ottobre 2021

 
L'ACCADEMIA DELLE SCIMMIE 
 
Qual è la differenza tra Scienza e scientismo? Molto semplice. La Scienza deve procedere a partire dalle osservazioni e dalle misure, basandosi sul metodo scientifico, elaborando teorie atte a spiegare nel miglior modo possibile quanto osservato e misurato. Lo scientismo assume le vesti del metodo scientifico, ma in realtà cristallizza pregiudizi e preconcetti in proposizioni dogmatiche.  
 
Questa è un'autorevole definizione della parola scientismo

"Il particolare atteggiamento intellettuale di chi ritiene unico sapere valido quello delle scienze fisiche e sperimentali, e svaluta quindi ogni altra forma di sapere che non accetti i metodi propri di queste scienze. Il termine fu coniato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento e si diffuse poi altrove, avendo di volta in volta significato positivo o negativo: si designarono polemicamente come scientisti (e di conseguenza come antimetafisici) i positivisti (per es., H. Taine); di contro impiegarono spregiativamente il termine coloro che, come E. Boutroux, vedevano nel determinismo positivistico e nell’affermazione dell’oggettiva necessità delle leggi naturali, estese anche al mondo umano, l’espressione di un rigido dogmatismo. Oggi il termine è usato solo nel suo significato negativo a indicare l’indebita estensione di metodi scientifici ai più diversi aspetti della realtà."
(Fonte: Enciclopedia Treccani) 
 
Questa fede assoluta per paradosso ha in tutto e per tutto un aspetto eminentemente religioso, anche se la sua essenza è materialistica. Ostacola qualsiasi progresso nel tentativo di comprendere la nostra condizione nell'Universo, in quanto proclama una verità che non può essere messa in discussione, pur non essendo dimostrata né dimostrabile. Forte della sua prosopopea, afferma che nulla sfugge alla sua capacità di spiegazione. In realtà individua eretici e li perseguita aspramente.  
 
Un atteggiamento simile posso definirlo soltanto in un modo: scimmiesco. Perché uso l'aggettivo "scimmiesco"? Il riferimento fondante è ovviamente al film Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes, 1968), diretto da Franklin J. Schaffner e basato sull'omonimo romanzo (Le Planète des Singes, 1963) dello scrittore francese Pierre Boulle, che a sua volta ha tratto in larga misura ispirazione dal romanzo di fantascienza Gorilla sapiens (Genus Homo, 1941) di Lyon Sprague Le Camp e Peter Schuyler Miller. Come funzionava il mondo accademico tra le Scimmie? Gli Oranghi detenevano il potere assoluto nell'Università e dettavano i confini nettissimi tra ciò che si può indagare e ciò che è tabù. Gli Scimpanzé, per loro natura più timidi, capivano che qualcosa non quadrava e cercavano di trovare le cause di questa confusione, procedendo da un indizio all'altro, incamminandosi però su un sentiero molto pericoloso. 
 
Per fissare le idee, riporto ora due esempi elementari e ben comprensibili a tutti.   
 
L'ulcera peptica e le sue cause 
 
Ricordo che quando ero un moccioso, non esistevano molte cure convincenti per l'ulcera grastrica o duodenale. Si soffriva per un'intera vita. Ricordo quanto soffrì mio padre (RIP), che ebbe anche diverse emorragie. Ricordo poi un pretino, un brav'uomo che a causa dello stesso male viveva di bistecche ai ferri e di riso in bianco scondito. Un compaesano di mio padre era riuscito a guarire, con una cura così ripugnante che quasi nessuno se la sentiva di intraprenderla: aveva ingurgitato lumaconi senza guscio, dopo averli avvolti in un'ostia. Il mondo scientifico si ostinava a dire che queste afflizioni avevano cause psicosomatiche. Queste era il ragionamento dei medici: uno si tiene tutto dentro, si arrovella, così si forma una piaga nelle mucose gastriche o duodenali. Le cose migliorarono di gran lunga con il Maalox. Poteva essere ingerito in formulazione liquida o sgranocchiato in compresse. La vera rivoluzione però fu la scoperta della vera causa della malattia in questione: un'infezione causata da un batterio, denominato Helicobacter pylori. Per fortuna la Scienza si è adattata alla scoperta e ha abbandonato le vecchie teorie sull'origine psicosomatica dell'ulcera peptica, che pure all'epoca sembravano solide come dogmi religiosi. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.
 
La teoria della deriva dei continenti  
 
Il carissimo e fraterno amico P. mi raccontava spesso di un fatto increscioso accadutogli quando era uno scolaro delle elementari, in una scuola tetra e opprimente. Notando un mappamondo, disse che le coste dell'America del Sud e quelle dell'Africa sembravano combaciare, come se i due continenti si fossero divisi da un'unica massa di terra. Senza saperlo, aveva enunciato la stessa teoria rivoluzionaria concepita da Alfred Lothar Wegener (1880 - 1930). La maestrina, un essere afflittivo e più odioso di uno stronzo acciambellato di cane rabbioso, subito gli diede contro, assieme alla scolaresca. P. fu umiliato a morte, deriso fino all'impossibile da marmocchi di un'ignoranza cieca, brutale ed oscena. Dopo qualche giorno la maestrina porse le scuse a P., dicendo che aveva ragione e ponendo fine alla persecuzione. La donna aveva trovato la teoria di Wegener su un libro, venendo così a conoscenza di qualcosa che non avrebbe mai sospettato. Lo stesso Wegener aveva dovuto affrontare lo scherno e l'irrisione del mondo accademico, che si era scagliato contro di lui con particolare accanimento. In un'occasione, Isaac Asimov ammise di aver contribuito al linciaggio, pubblicando un contributo dissacrante il cui affermava che "La teoria della deriva dei continenti andò alla deriva" (traduzione piuttosto libera di "The theory eventually foundered on hard facts")*. Poi saltarono fuori le prove inoppugnabili: l'espansione della dorsale atlantica. Così tutti cessarono di deridere. La frase denigratoria di Asimov è attualmente difficile a reperirsi: l'autore ha cercato di togliersi la merda di dosso nelle successive edizioni della sua opera. Che sarebbe successo se la Scienza non avesse accettato la scoperta e fosse rimasta arroccata sulle sue posizioni e sui suoi pregiudizi inveterati? Semplice: sarebbe diventata scientismo.

* The Intelligent Man's Guide to Science: The Physical Sciences (1a ed. 1960). 
 
Asimov individua due tipi di eretici scientifici:
1) gli endoeretici, che sono interni alla comunità scientifica, di cui parlano il linguaggio; 
2) gli esoeretici, che sono esterni alla comunità scientifica, di cui ignorano il linguaggio. 
Secondo l'Ashkenazita, gli endoeretici sarebbero spesso all'origine del progresso e le loro idee eterodosse hanno una possibilità concreta di essere accettate dal mondo accademico. Per contro, gli esoeretici sarebbero soltanto mostri stravaganti. Le azioni di questi fricchettoni avrebbero come solo scopo la distruzione della Scienza nel suo insieme, con l'aiuto del populismo. 
Esempi di endoeretici: Galileo Galilei, Alfred Wegener. 
Esempi di esoeretici: Rudolf Steiner, David Icke. 
Resta però un fatto innegabile: soltanto quando le teorie di uno scienziato eterodosso infine trionfano, il mondo accademico riconosce che si trattava di un endoeretico, non di un esoeretico.
 
«Un'insidia perniciosa deriva dalla pretesa di alcuni scienziati, anche di rilievo, che la scienza presto possa fornire una spiegazione completa di tutti i fenomeni del mondo naturale e di tutte le nostre esperienze soggettive, non solo delle percezioni e delle esperienze di bellezza, ma anche dei nostri pensieri, fantasie, sogni, emozioni e credenze [...] È importante riconoscere che, quantunque uno scienziato possa formulare simili affermazioni, egli non agisce come uno scienziato ma come un profeta travestito da scienziato. Questo è lo scientismo, non la scienza, ma impressiona fortemente il laico, convinto che la scienza somministri la verità. Al contrario, lo scienziato non dovrebbe far finta di possedere una sicura conoscenza di tutta la verità. Il massimo che gli scienziati possono fare è di avvicinarsi quanto maggiormente possibile alla comprensione dei fenomeni naturali, eliminando gli errori nelle nostre ipotesi. È della massima importanza per gli scienziati comparire dinanzi al pubblico come sono realmente: umili ricercatori della verità.»
(John Carew Eccles in La psiche umana, 1986) 
 

martedì 16 giugno 2020


L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO

Titolo originale:
The Wild Blue Yonder
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito, USA, Francia, Germania
Anno: 2005
Durata: 81 min
Rapporto: 1.85:1 (16:9)
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Pseudo-documentario
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Andre Singer, Lucki Stipetić
Produttore esecutivo: Christine Le Goff
Casa di produzione: Werner Herzog Filmproduktion, West
     Park Pictures, Tetra Media
Distribuzione in italiano: Fandango
Fotografia: Henry Kaiser, Tanja Koop, Klaus Scheurich
Montaggio: Joe Bini
Musiche: Ernst Reijseger, Mola Sylla, Cuncordu e Tenore de
     Orosei
Interpreti e personaggi:
    Brad Dourif: L'alieno
    Donald Edward Williams: Astronauta (comandante)
    Ellen Baker: se stessa, come astronauta (fisico)
    Franklin Chang-Diaz: se stesso, come astronauta (fisico)
    Shannon Lucid: se stessa, come astronauta (biochimico)
    Michael McCulley: se stesso, come astronauta (pilota)
    Roger Diehl: se stesso, come matematico
    Ted Sweetser: se stesso, come matematico
    Martin Lo: se stesso, come matematico
Traduzioni del titolo: 
     Spagnolo: La salvaje y azul lejanía
     Russo: Далёкая синяя высь
Colonna sonora: 
    CD: Requiem for a dying planet 
    Contenuti:  
    1. Intro Dank Sei Dir Gott
    2. Dank Sei Dir Gott (di Georg Friedrich Haendel, cantato
         da Emmi Leisner)
    3. Longing For A Frozen Sky
    4. A Una Rosa
    5. Libera Me, Domine
    6. In Search Of A Hospitable Place
    7. Sanctus
    8. Bad News From Outer Space
    9. Su Bolu 'E S'Astore
   10. Mura/Ballu Turturinu
   11. Song Of The Desert
   12. Kyrie 
Premi e riconoscimenti:
Premio FIPRESCI, vinto il 5 settembre 2005 alla 62ª Mostra del cinema di Venezia.

Sinossi: 
Il film, suddiviso in dieci capitoli, inizia narrando l'angosciante storia di una civiltà aliena nata nella galassia di Andromeda e costretta a migrare dal proprio pianeta, l'Ignoto Spazio Profondo (The Wild Blue Yonder), reso inabitabile da una violenta glaciazione. È una storia costituita dai fallimentari tentativi intrapresi da questi extraterrestri allo scopo di comunicare e di avere rapporti commerciali con gli umani della Terra. 
 
I. Requiem per un pianeta morente
     (Requiem for a dying planet)  
II. I Padri Fondatori alieni
    (The alien Founding Fathers) 
III. Riesaminato il mistero dell'UFO di Roswell 
    (The Roswell UFO mystery re-examined)
IV. Missione oltre i limiti
      (Mission to the Outer Fringes)
V. La morte di un sogno
      (The death of a dream) 
VI. La matematica del trasporto caotico 
      (The mathematics of chaotic transport) 
VII. I misteri dello Spazio Profondo
      (Mysteries of the Blue Yonder) 
VIII. Utopia della colonia ideale
      (Utopia of the ideal colony) 
IX. Il tunnel del tempo 
     (The tunnel of time) 
X. La vera storia del loro ritorno 
     (The true story of their return) 
 
Come ci spiega l'alieno, il relitto trovato a Roswell era una sonda della sua civiltà. Riesaminato dopo 50 anni, il manufatto ha dato origine a una contaminazione batterica e a una pandemia contenuta a stento. Questo ha portato la NASA ad inviare nello spazio un equipaggio con l'incarico di trovare un nuovo pianeta abitabile, una casa per il genere umano. Scelta acuta e intelligente, proprio come quella dei benestanti fuggiti da Milano durante la peste descritta dal Manzoni. Dopo vani tentativi di esplorazione dello spazio vicino, come per incanto la nave spaziale viene ghermita da una distorsione spaziotemporale e finisce proprio nella galassia di Andromeda, sul pianeta d'origine degli alieni - ormai disabitato e ridotto a una palla di ghiaccio. L'equipaggio perfora questa crosta glaciale, tuffandosi nel sottostante oceano di elio liquido (sic!). Trovano meduse, alghe e altri organismi mucillaginosi, quindi fanno della nave la loro dimora per qualche anno. Quindi decidono di tornare sulla Terra, perché nemmeno il pianeta oceanico può offrire ospitalità duratura a un'umanità di esuli. Utilizzando la distorsione spaziotemporale, credono di viaggiare per soli 15 anni. In realtà ci mettono ben 820 anni. L'umanità nel frattempo ha abbandonato la Terra servendosi di stazioni spaziali. Il pianeta, diventato un Parco Nazionale, è ricoperto di foreste e sprofondato nella preistoria. 
 

Recensione: 
Questo non è un film di facile assimilazione. Ho dovuto vederlo due volte per comprenderlo ed apprezzarlo appieno. Spicca l'estrema povertà dei mezzi utilizzati. In pratica, il regista ha saldato svariati filmati di repertorio della NASA e di esplorazione subacquea antartica - questi ultimi opera di Henry Kaiser e girati nelle acque dell'Isola di Ross. Anche le interviste agli scienziati sono reali, per quanto siano state impiegate dando loro un significato molto diverso da quello originale. Per questo moltivo, una parte della critica cinematografica ha ritenuto "inaccettabile" questa pellicola. Spiccano alcune incongruenze marchiane, sesquipedali, che nulla tolgono al lirismo dell'opera. Ad esempio, l'ammaraggio di un astronauta americano viene presentato dal regista come se fosse il recupero di un alieno venuto dall'Ignoto Spazio Profondo. Eppure la tuta non ha affatto l'aspetto di essere di produzione aliena, tanto che mostra la bandiera degli USA su una manica. La stessa forma degli esuli si presenta come indistinguibile dalla nostra, nonostante provengano da un ambiente tanto diverso. Come avrebbero fatto ad adattarsi? A questo mistero non viene fornito neppure un abbozzo di risposta. Stupisce l'assoluta mancanza di contenuti propri nelle genti dell'Ignoto Spazio Profondo, come se si fossero assimilate interamente alla lingua inglese e agli usi della Terra dei Coraggiosi, perdendo ogni memoria della loro cultura d'origine. Un'amnesia poco credibile, anche postulando il progressivo scemare delle capacità mentali degli alieni, a cui pure il narratore fa allusione: se anche fossero diventati dementi, come avrebbero fatto ad apprendere una nuova lingua e un nuovo mondo di informazioni? Abbondano le contraddizioni logiche. In uno dei suoi interminabili monologhi, il narratore afferma che l'allevamento di animali domestici è stato il primo peccato del genere umano, avvenuto nel Neolitico. Il nome dato a questa grave colpa è "sedentarietà". Infatti dall'allevamento e dall'agricoltura deriva la fondazione di villaggi e grandi città, con tutto il degrado che ne consegue. L'allevamento di cani non è invece un peccato, perché tali intelligenti carnivori aiutano l'uomo nella caccia quando è nomade. Bene, sono d'accordo. Però l'esule cosmico non spiega come avrebbe fatto la propria civiltà ad uscire dal Paleolitico e ad arrivare a viaggiare tra le galassie. L'elogio ecologico dell'umanità di cacciatori e raccoglitori stride con i tentativi degli alieni di installare sulla Terra una città e di integrarsi nell'economia e nella politica delle sue nazioni.  

 
Un pianeta antifisico 

L'Ignoto Spazio Profondo (in inglese The Wild Blue Yonder, alla lettera "Il Blu selvaggio laggiù") dovrebbe essere un mondo oceanico fatto di acqua e ghiacciato in superficie a causa di un'improvvida era glaciale. Quando gli astronauti terrestri raggiungono la superficie candida di questo mirabile globo e ne perforano la superficie, l'oceano viene descritto dal narratore come un'atmosfera composta di elio liquido. L'elio è un gas nobile, inerte, incolore e insapore, non tossico, che si presenta allo stato liquido a temperature inferiori a -268,91 °C (si consideri che lo zero assoluto è -273,15 °C). È una pura e semplice assurdità pensare che in simili condizioni gli astronauti possano nuotare allegramente servendosi di tute da subacqueo. Le condizioni di un modo sarebbero vicine alla Morte Termodinamica, non si vedrebbero certo organismi gelatinosi nuotare allegramente. In fondo non è un problema eccessivo. I pianeti antifisici sono molto comuni nella tradizione fantascientifica. Iniziamo col gigantesco pianeta Kobol, che i Mormoni ritengono la sede di Dio (dotato a loro detta di un corpo fisico), per continuare con il celeberrimo Trantor, nato dalla fantasia di Isaac Asimov. Cosa c'è di più assurdo di un mondo ricoperto interamente da una città di metallo compatto, in barba a un'amenità chiamata "conduzione del calore"? Nella realtà, una costruzione simile sarebbe inconcepibile, eppure Trantor ha incantato intere generazioni di lettori di fantascienza, in nome di un trucchetto conosciuto come "sospensione dell'incredulità". Se si ammette un pianeta abitabile come Trantor, non si faranno troppe storie per la creazione di Herzog! 
 

L'Involuzione delle Specie 
 
Gli alieni partiti dall'Ignoto Spazio Profondo hanno subìto nel corso dei secoli un processo di degradazione cognitiva, che li ha portati a diventare sempre più incapaci e sconnessi dalla realtà. Pare proprio che sia un processo entropico ineluttabile che colpisce tutte le specie intelligenti. Prima si accende la fiammella dell'Intelligenza, che permette di accedere alla Conoscenza e ai suoi frutti. Poi accade che l'Intelligenza cominci a scemare e a mostrare sintomi di degrado, sempre più gravi. Alla fine, si arriva alla demenza generalizzata. Herzog ci mostra i desolanti risultati di questo corrosivo processo. Gli alieni avevano in mente di costruire sulla Terra una città grande e potente come Washington D.C., proprio nel territorio degli States. Una seconda Washington, con tanto di Pentagono, Congresso, Campidoglio, Corte Suprema e via discorrendo, che doveva diventare un centro commerciale di importanza mondiale. Cosa sono riusciti a realizzare? Una specie di discount in cui nessuno andava, situato in un crocicchio nel bel mezzo del deserto. Il sito istituzionale che avrebbe dovuto oscurare il Campidoglio era un piccolo edificio fatiscente alla confluenza di due stradine polverose. 
 
Questa è la traduzione in italiano del passaggio, tratta tra i sottotitoli: 
 
"Sapete, i nostri bis, bis, bis, bis, bis, bisnonni erano degli eccellenti scienziati, ma il viaggio era lungo e noioso. E quando arrivammo qui, centinaia e centinaia e centinaia di anni dopo, eravamo diventati degli incapaci."  

Questa è l'originale in inglese d'America: 
 
"You know, our great-great-great-great-great-great-great-great grandfathers were fine scientists, but the journey was long and boring and when we got here, hundreds of hundreds and hundreds and hundreds and hundreds of years later, those of us who arrived here just... sucked."
 
La pronuncia è allucinante: quella lunga successione di "great-great-great-great" suona come il verso di un papero: GWÈ GWÈ GWÈ GWÈ! Si noterà anche l'anodina "traduzione" di "just... sucked" con "eravamo diventati degli incapaci". Mancava il coraggio di tradurre correttamente con "facevamo schifo".  
 
Una fisica surreale  

Herzog cerca in tutti i modi di fornire una descrizione plausibile di come gli astronauti siano riusciti a raggiungere l'Ignoto Spazio Profondo. Non ci riesce, credo per via del fatto che ignora i princìpi della Relatività di Einstein. Uno scienziato di origine orientale, forse coreana, si lancia in una presentazione dal sapore New Age, in cui si propone di sostituire lo schema delle orbite dei pianeti del sistema solare con un labirinto neolitico come quello che si trova nella cattedrale di Chartres. Ha in testa una grande confusione. Secondo lui, se si raggiunge il punto lagrangiano L1 del sistema Terra-Luna e si imbocca la giusta "autostrada spaziale", si finisce comodamente su altre stelle o addirittura in un'altra galassia, a velocità superluminali! Per spiegare la distorsione del tempo nel viaggio di ritorno degli astronauti si invocano addirittura gli universi paralleli. Tuttavia sarebbe stato più facile postulare i cunicoli spaziotemporali detti wormholes (connettono regioni remote dell'Universo) e la presenza di una grande massa come quella di un buco nero gigante (la dilatazione temporale gravitazionale rallenta lo scorrimento delle lancette degli orologi).
 
    
Un equivoco linguistico 

Mentre le meduse passano accanto agli esploratori in pinne subacquee, una voce canta in una lingua dalla sonorità semitica, molto affine a quella dell'arabo. Lì per lì ho pensato che fosse un canto in punico conservato miracolosamente dai Tenores sardi, anche se la cosa pareva abbastanza inverosimile. Tempo fa mi è stato detto che in Sardegna ci sono persone capaci di scagliare maledizioni servendosi di formule in una lingua antica, ma non ho avuto mai la possibilità di visionarne i testi. Ovviamente c'era la possibilità che si trattasse di una lingua inventata di sana pianta, di una specie di grammelot semitico, messo a punto per dare l'impressione di una lingua ignota di origine aliena. Il punto è che una simile creazione non è poi così immediata e facile. Poi ho scoperto che il canto è in lingua Wolof. Una lingua reale, dunque, parlata in Senegal, ma anche in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania, per un totale di quasi 5,5 milioni di locutori. Mola Sylla, che ha contribuito alla colonna sonora del film, è per l'appunto un cantante senegalese, i cui testi sono proprio in lingua Wolof. 
 
 
Cantu a tenore 

Il cantu a tenore (ossia "canto a tenore") è uno stile di canto corale polifonico, originale ed autoctono, tipico della Sardegna e in particolare dell'impervia Barbagia. In lingua sarda è chiamato anche su tenore, su cuncordu, su cussertu (su cuntzertu), su cuntrattu, su cantu a proa, s'agarropamentu. Spesso si parla di Tenores sardi, ma tale locuzione non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Infatti in sardo la parola tenore è già un plurale collettivo, che indica l'insieme di coloro che cantano in un gruppo. Ciascuno dei cantanti è detto boche "voce". Il plurale sigmatico Tenores indica i diversi gruppi che praticano il cantu a tenore. Si tratta senza dubbio di un'eredità antichissima, a parer mio preromana. Si ipotizza che questa forma di canto, tipicamente pastorare, sia nato dall'imitazione dei suoni della Natura. Così secondo alcuni su bassu (il basso) imita il muggito di un bue, sa contra (il contralto) imita il belato di una pecora, sa mesu boche (la mezza voce) imita il verso dell'agnello, mentre la voce dell'uomo è quella del solista, sa boche. Si notano sorprendenti somiglianze tra il cantu a tenore e il xöömej, un canto difonico tipico delle genti di Tuva, in Siberia, ai confini con la Mongolia. Secondo le tradizioni tuvane, il xöömej sarebbe nato dall'imitazione dei suoni della steppa: l'acqua che scorre, il trotto dei cavalli, il sibilo del vento. Lo scopo sarebbe stato quello di acquisire la forza degli spiriti degli elementi naturali. Tutto ciò è di estremo interesse e merita approfondimenti. 
 
 
Utopie e contenuti profetici 
 
Anno del Signore 2005. Tempi non sospetti. Greta Thunberg poppava ancora il latte materno: sarebbero passati anni prima del manifestarsi dei prodromi della sua condizione isterica di attivista convulsionaria. Ebbene, Werner Herzog aveva ben chiare le condizioni terminali del nostro pianeta malato, infestato dal parassita Homo sapiens, e sognava la palingenesi, il ripristino di una purezza edenica. Così ci parla del ritorno degli astronauti dall'Ignoto Spazio Profondo, mostrandoci l'immagine di un imponente acrocoro che sorge dalla foresta pluviale facendo scaturire impetuosi ruscelli dai fianchi: 
 
"Quando sono tornati, 820 anni dopo, la Terra non era più abitata. Era diventata un Parco Nazionale. L'atterraggio è avvenuto su questo altopiano, perché non c'erano più aeroporti, città, ponti, dighe, soldi, banche, tempo e vita. Era tornata alla sua bellezza originaria. Era di nuovo preistorica. E questo è il suo aspetto..." 
 
All'epoca non si sospettava che una pandemia avrebbe fatto la sua irruzione nel mondo, introducendo una discontinuità di portata storica. Eppure Herzog in qualche modo lo presentiva. Così ha immaginato la comparsa di un morbo alieno e ha preconizzato draconiane misure di contenimento. Ricordiamoci che il tanto strombazzato Contagion di Steven Soderbergh (2011), esaltato in modo fanatico da molti fantascientisti, non mostra nulla di simile a un lockdown e all'imposizione generale delle mascherine. Altra cosa prevista dal regista è il delirante titanismo di Elon Musk. A un certo punto si vede infatti uno scienziato che dice mirabilia della colonizzazione spaziale prossima ventura, teorizzando addirittura un pendolarismo tra il lavoro nelle miniere asteroidali (come se fosse una barzelletta!) e le vacanze sulle spiagge assolate della Terra.   

Nostalgia di Klaus Kinski 
 
L'interpretazione di Brad Dourif mi ha convinto che Herzog lo abbia scelto nel tentativo estremo di trovare qualcuno capace di ricordare, seppur vagamente, il mitico Klaus Kinski. Celebre come protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975), Dourif è comparso anche in Dune (David Lynch, 1984), dove ha interpretato la parte di Piter DeVries, l'astuto consigliere del Barone Vladimir Harkonnen. Nel 1988 lo vediamo impegnato in Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Alan Parker), dove rivestiva i panni di uno sceriffo affiliato al Ku Klux Klan: era un enfant terrible che prendeva a sganassoni le donne, spezzava il collo ai gatti, inveiva contro Martin Luther King chiamandolo "Martin Luther King Kong", etichettava i progressisti come "leccanegri" e vomitava sul pavimento una decina di litri di birra dopo un colossale binge drinking. È poi stato l'odiosissimo Grima Vermilinguo nel kolossal Il Signore degli Anelli: Le due Torri (Peter Jackson, 2002). È nato a Huntington in West Virginia nel 1050. Il suo nominativo esteso è Bradford Claude "Brad" Dourif. Il cognome, rarissimo, è di origine francese. L'origine più probabile è da dou "del" (dialettale per du) e rif "ruscello" (dialettale per ruisseau). Dovrebbe pronunciarsi /du'Rif/, ma negli States la pronuncia è stata bizzarramente adattata in /'dɔ:rɪf/. Ha la stessa origine il cognome Durif (anche scritto Duriff in America), come pure l'italiano Delrio. Quello che Herzog voleva era un attore grintoso e dal sembiante truce, che potesse dare l'impressione di essere chiaro di capelli, quasi albino o leucistico. In realtà le chiome di Dourif erano semplicemente ingrigite dall'età. 
 
Curiosità 
 
Quando chiedevano a Herzog dove avesse girato questo film, lui faceva il faceto e diceva che le riprese erano avvenute sulla galassia di Andromeda. 

Il titolo originale, Wild Blue Yonder, è stato ispirato dall'inno dell'Aviazione Militare degli Stati Uniti d'America (The U.S. Air Force Song). Ecco il testo originale in cui compare la locuzione (Verse I): 
 
Off we go into the wild blue yonder,
Climbing high into the sun;
Here they come, zooming to meet our thunder,
At 'em boys, Give 'er the gun! (Give 'er the gun, now!)
Down we dive, spouting our flame from under
Off with one helluva roar!
We live in fame or go down in flame. Hey!
Nothing'll stop the Army Air Corps! 
 
(helluva roar = hell of a roar)

A un artista geniale bastano poche parole per dar forma a un mondo! 
 
Herzog è rimasto folgorato dalla visione di alcuni filmati nell'archivio della NASA a Pasadena (California). Così ha detto: "C'è qualcosa di straordinario in alcune agenzie governative come la NASA. Hanno un insito senso di poesia, nessuno ci crederebbe, ma è così. E la gentilezza e il supporto che hanno dato al mio progetto erano totalmente inaspettati e senza precedenti". I filmati in questione erano stati registrati durante la missione dello Space Shuttle STS-34 del 1989, che aveva il compito di lanciare la sonda Galileo.

La squallida imitazione del Campidoglio esiste davvero e si trova a Niland, in California, proprio all'intersezione tra Niland Avenue e la East Main Street. In pratica quel luogo è un immondezzaio. La sua desolazione è insostenibile. Farebbe inorridire persino i Rom valacchi di condizione più umile.   
 
Lo stranissimo altopiano su cui avveniene l'atterraggio degli astronauti si trova in Venezuela: è il Monte Roraima. Fa subito venire in mente l'acrocoro descritto ne Il mondo perduto di Sir Arthur Conan Doyle (1912). 
 
Cineforum fantafilm 
 
Il film è stato proiettato il 19 febbraio 2007 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ho potuto essere presente e ho visto il film molti anni dopo, sullo schermo del portatile, in inglese americano con i sottotitoli in italiano. Solo ora vengo a sapere che in occasione della proiezione si è tenuto un dibattito sul tema dell'esistenza degli extraterrestri, a cui ha partecipato il professor Elio Sindoni, che ricordo bene dall'epoca dell'università. Cosa che ignoravo, è l'autore di un libro sul tema: Esistono gli extraterrestri? (Il Saggiatore, 1997). È stato pubblicato nello stesso anno in cui ho conseguito la laurea! Avrò cura di procurarmi il volume, di leggerlo e di recensirlo.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questi sono alcuni interventi della critica: 
 
"Una piccola ed ecologica Odissea nello Spazio per comprendere che il cinema può essere filosofia e comunicazione dello stato delle cose."
(Pino Farinotti) 
 
"<Herzog> si perde oggi in un misticismo laico ed approda alle soglie del tempo armato di un velleitarismo filosofico, che cerca di mascherare la sua smisurata ambizione fingendo di raccontare, male, una vicenda fantascientifica che si poteva sbrigare con mezzi convenzionali. Ma Herzog, forte della sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, ci offre uno sconnesso semidocumentario, tecnicamente inaccettabile, le cui ambizioni non sembrano né poche, né piccole. Ma è come fotografare Dio con una vecchia polaroid."
(Il Giornale) 
 
"Si segue abbacinati e coinvolti, si ringrazia il cinema che, quando è gestito da un Poeta vero, può approdare a risultati unici, del tutto estranei a tutto quanto di solito, anche i suoi autori maggiori, riescono a proporci."
(Gian Luigi Rondi, Il Tempo) 
 
Il navigatore piernelweb ha scritto su Mymovies.it:

"Per molti versi "l'ignoto spazio profondo" è un film prodigioso. Dal genio di Herzog un'esempio (sic), credo senza precedenti, di cinema sperimentale che prende forma da immagini e filmati di altra fonte che divengono agli occhi dello spettatore, per manipolazione del regista tedesco, tutt'altro. Un mix di sequenze spaziali (di provenienza Nasa) subacque e aeree surreali e di impressionante bellezza accompagnate dalla voce narrante dell'alieno Brad Dourif e dalla musica "senza tempo" dei Tenores di Orosei. L'Odissea nello spazio di Herzog in diversi momenti è pesante come un macigno, nella sua lentezza ed allucinazione ma nel complesso assume la forma di una portentosa fantascientifica fiaba ecologica di grande impatto emotivo. E' incredibile come con pochissimi mezzi si possa fare dell'ottimo cinema."