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domenica 8 aprile 2018


LA LEGA DEI MONDI RIBELLI

Autore: Carolyn Janice Cherryh
Anno: 1981
Titolo originale: Downbelow Station
Titolo previsto: The Company War*
Lingua: Inglese
Conlang(s): No. Soltanto un endoetnico (Hisa)
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera, hard science fiction 
Prima edizione italiana: 1988 
Editore (Italia): Editrice Nord
Collana: Cosmo Oro, n. 92
Formato: Paperback; copertina rigida  
Traduzione: Roberta Rambelli
Codice ISBN-10: 8842903892
Codice ISBN-13: 9788842903895
Premi:
   Premio Hugo, 1982 (vincitore della categoria miglio romanzo)
   Premio Locus, 1982 (candidato nella categoria miglior romanzo di fantascienza)
   Premio Locus, 1987 (migliore romanzo di fantascienza di ogni tempo: 41° in classifica)
   Premio Locus, 1998 (migliore romanzo di fantascienza di ogni tempo prima del 1990: 25° in classifica)

* Titolo fatto cambiare dall'editore, che non lo riteneva interessante. Tutto questo per sostituirlo con un un altro titolo insignificante! 

Trama:

L'espansione del genere umano nello spazio è gestita da una potente azienda privata chiamata Anonima Terrestre, in uno scenario di anarcocapitalismo in cui le nazioni hanno perso ogni importanza. Sono state così costruite nove stazioni spaziali in sistemi stellari privi di pianeti abitabili. Da questi centri abitati sono partite nuove missioni colonizzatrici, fondando avamposti sempre più remoti. A un certo punto è stato scoperto un pianeta del tutto diverso dagli altri: Pell, dotato di vita autogena e abitato da una specie intelligente, anche se molto arretrata. Intorno a Pell, soprannominato Porta dell'Infinito, è stata costruita una stazione ed è iniziato lo sfruttamento minerario di tale mondo. A causa del flusso di materie prime che si è così generato, si è innescato un grande squilibrio che ha portato le stazioni a rendersi indipendenti dalla Terra. Per questo l'Anonima Terrestre ha inviato una flotta da guerra per sottomettere i sistemi ribelli, uniti nella Confederazione (traduzione paradossale dell'originale Union), la cui capitale si trova sul pianeta Cyteen. Tra i comandanti della flotta terrestre si distingue la fatale e albina Signy Mallory, capitano della nave da guerra Norway, una donna spregiudicata che non esita a sfruttare sessualmente i suoi prigionieri. I problemi iniziano quando, a causa delle operazioni belliche guidate dalla Mallory e dal suo ex amante Conrad Mazian, famoso ovunque per il suo gigantesco Schwanzstücker, nella stazione di Pell si riversa un gran numero di profughi, minando alla radice ogni equilibrio sociale, politico e biologico. L'influente famiglia Konstantin, che detiene il potere a Pell, proclama la legge marziale per far fronte alla crisi, ma si ritroverà comunque in serissimi guai: per dipanare la matassa bisogna leggere fino in fondo il ponderoso e avvincente volume della Cherryh, ricco di colpi di scena. Ne emergerà la Lega dei Mercanti come entità politica opposta alla Terra e ben distinta dalla Confederazione di Cyteen.

Personaggi:

1) Personale dell'Anonima Terrestre:
   Signy Mallory, capitano della Norway 
   Conrad Mazian, comandante della Flotta
        Terrestre 
   Segust Ayres, Secondo Segretario del Consilio di
        Sicurezza Terrestre  
2) Abitanti della stazione di Pell, in orbita intorno all'omonimo pianeta:
   Angelo Konstantin, dirigente della stazione 
   Alicia Lukas Konstantin, moglie di Angelo
   Damon Konstantin, figlio di Angelo e Alicia 
   Emilio Konstantin, figlio di Angelo e Alicia 
   Jon Lukas, fratello di Alicia 
   Elene Quen, moglie di Damon  
3) Personale della Confederazione: 
   Joshua Talley, usato come giocattolo sessuale
        dalla Mallory   
   Jessad, agente segreto
   Seb Azov, comandante della Confederazione 
4) Abitanti di altre stazioni:
   Vassily Kressich, istigatore, rifugiato dalla
        stazione Mariner 
5) Aborigeni di Pell (Hisa):  
   Satin, compagna di Denteazzurro, lo ha seguito 
       sulla stazione di Pell 
   Denteazzurro
(Bluetooth), deportato sulla stazione
       di Pell 
   Lily, serva di Alicia Konstantin 

Recensione: 

Innanzitutto ci tengo a precisare una cosa. Ritengo che dovrebbe aver fine una volta per tutte la solita accusa rivolta dalle femministe radicali alla fantascienza, ritenuta in blocco un genere "maschilista" e "patriarcale". Ogni volta che sento simili sibili serpentini, ogni volta che sento il veleno schizzare dalle fauci di vipera di queste pazze fanatiche, il mio sangue ribolle nelle vene. Le Eumenidi inveiscono, come se Carolyne J. Cherryh non esistesse. Invece esiste, e ciò basta a contraddire le loro tesi. Qualcuna delle Erinni dirà che la Cherryh era una delle poche autrici in un mondo in prevalenza maschile. Qualcun'altra dirà che il suo editore le ha abbreviato il nome in C.J. per nasconderne il genere. Resta il fatto innegabile che già all'epoca un'autrice geniale e determinata aveva la possibilità di farsi notare. Se così non fosse stato, non avremmo mai potuto leggere qualcosa come Downbelow Station. Certo, la narrazione non è facilissima, ma sono convinto che valga la pena di immergersi nelle sue profondità.

Superamento del collo di bottiglia

L'ambientazione del romanzo, denominata Universo della Lega e della Confederazione, è molto complessa e le vicende narrate sono a dir poco intricate. La Cherryh dà vita a un affresco grandioso del processo di colonizzazione interstellare. Ancora fino a pochi anni fa, si poteva pensare che si trattasse di un quadro tutto sommato abbastanza verosimile - se mettiamo da parte i viaggi superluminali, problema oltremodo gravoso a cui non sembra potersi trovare una soluzione credibile. Non è difficile immaginare che i coloni viaggino nelle vastità siderali servendosi di stazioni che costituiscono ecosistemi autosufficienti: ciò non pone limiti di tempo all'esplorazione, che potrebbe così svolgersi nell'arco di secoli o addirittura di millenni, senza l'obbligo di portare a termine una missione nell'arco di una generazione - tempo troppo breve. Questo però darebbe comunque origine a squilibri nella narrazione di un romanzo, di qui la necessità cogente di introdurre i viaggi e le comunicazioni a velocità superiore a quella della luce. Al giorno d'oggi vediamo che le difficoltà dell'espansione umana nel cosmo si rivelano a dir poco improbe. Là fuori ci sono luoghi terribili, la cui inospitalità è talmente estrema che ben pochi fantascientisti potrebbero immaginarsi qualcosa di simile. Comprendiamo che la narrativa SF e in particolare la space opera presentano un intrinseco ottimismo come vizio d'origine. Cosmo troppo fertile, distanze troppo facili da superare. Noi partiamo svantaggiati, perché sappiamo che non esiste una cornucopia capace di produrre ad libitum un'infinità di mondi affini alla Terra, pronti a diventarne tanti nuovi simulacri del nostro pianeta. A quanto possiamo vedere, persino un mondo come Pell, ricchissimo di risorse e gravitante nella cosiddetta zona abitabile di una stella simile al nostro sole, potrebbe essere un deserto privo di biosfera soltanto per via della mancanza di fosforo, elemento raro nell'universo ma indispensabile per la formazione della vita. Poi, se anche ci fosse da qualche parte il giardino di Shangri-La, non potremmo mai arrivarci. Mi dispiace dirlo, ma è così: quando conoscevamo meno dettagli sulla natura di questo Universo terribile eravamo più felici, perché la nostra fantasia poteva spaziare liberamente ed eravamo convinti che da qualche parte ci fosse un senso, qualcosa in grado di render conto del perché del teatrino di dolore chiamato "esistenza".

Indebiti paragoni

La vulgata corrente avvicina il presente romanzo della Cherryh all'opera di Isaac Asimov, in particolare al Ciclo delle Fondazioni, per quanto mi sembra che entrando nei dettagli ci sia poco in comune. Forzando un po' la mano, si potrebbe dire che sia Asimov che la Cherryh credessero nella superiorità della specie umana rispetto ad ogni altra possibile forma di vita. Non so se la cosa abbia senso. Asimov non incluse alieni nell'Universo delle Fondazioni perché il suo editore glielo proibì espressamente, minacciandolo di non pubblicare nulla che non confermasse il primato della specie umana sancito da Dio stesso in Genesi. Per quieto vivere, Asimov, che non era certo Riccardo Cuor di Leone, descrisse una galassia senza vita, pronta per l'esclusivo uso e consumo dell'umanità. La Cherryh subì dal suo editore più che altro l'abbreviazione del suo nome e l'aggiunta di una -h finale al cognome, giudicato troppo sensuale (in realtà si chiamava Cherry). Esiste anche una tradizione radicata che avvicina Downbelow Station al fantasy e all'opera di J.R.R Tolkien. Forse mi sono perso qualcosa, ma devo dire che il motivo di quest'ultimo paragone mi sfugge del tutto. Non riesco proprio ad afferrarlo. Si tratta delle solite baggianate di certa critica fondata sull'ingannevole e deleteria scienza degli psicologi. Forse il paragone è fondato sugli Hisa, gli autoctoni di Pell, descritti con caratteristiche primordiali, che ricordano vagamente quelle degli aborigeni della Tasmania e delle Andamane. La cosa di per sé è assurda. Downbelow Station è purissima fantascienza hard, in cui non trova spazio nessuno degli elementi costitutivi del fantasy, ad esempio mito, soprannaturale, magia, allegoria, metafora, simbolo, surreale e tecnologia medievale. Neanche un particolare insignificante sfugge alla spiegazione scientifica. Per contro, Tolkien non ha mai cercato di attribuire una spiegazione scientifica a nulla, nemmeno ai piedi sporchissimi degli Hobbit.

Signy Mallory Dominatrix! 

Anche se la Cherryh non descrive scene di sesso esplicito, si può dire che vi sia del sesso implicito. Mentre ero immerso nella lettura, mi sono immaginato Signy Mallory come una domina nell'atto di sottomettere il prigioniero Josh Talley, schiacciando il corpo nudo dell'uomo sotto i piedi, sedendosi sulla sua faccia e facendosi leccare l'ano. Raggiunta l'eccitazione, ecco che la condottiera albina si siede sull'erezione del suo schiavo, a sua volta pieno di libidine, muovendosi fino a provocargli una copiosa eiaculazione. Talley usato come un dildo e gettato via. Che abissi di morbosità! 

Un inno alla Domina della Norway

Esiste persino una canzone dedicata alla volitiva guerriera dalle candide chiome. Anni fa ne avevo pubblicato il testo sul mio blog splinderiano Esilio a Mordor, da tempo defunto. Lo riporto senz'altro in questa sede: 

SIGNY MALLORY
(Mercedes Lackey, Leslie Fish) 

She's captain of the Norway
And a thorn in Union's side,
Protector of Pell station
And a source of grudging pride. 

Left the Mazianni
With a price upon her head
And stayed to guard the stations
That the Company left for dead.  

They say she doesn't think about
The lives that she has lost;
They say when Norway goes to fight
She doesn't count the cost.  

That once she's planed a course,
She never reckons wrong or right;
So why does she stare sleeplessly
Into the dark all night?  

  Chorus: 
Captain Signy Mallory
Has no soul they say;
The captain of the Norway
Has a heart of frozen clay.  

And on the bridge of Norway
She throws men's lives like dice;
Captain Signy Mallory,
Her eyes are fire and ice.  

They say for Norway's captain
Discipline's an iron whip;
It's worth your life to break her rules
In dock or on the ship.  

That no one's safe that's under her command,
But if that's so,
Then why do her troops cheer her
When she passes them below?  

They say the captain has no
Crude emotions to control,
Just an iron fist, an iron will
And an iron-banded soul.  

They say she shows no mercy
And they say she never can...
So why is Norway refuge
For a burned out Union man?  

  Chorus:
She's captain of the Norway
And a thorn in Union's side;
The Mazianni fear her,
She's the heart of Norway's pride.

And Stationer or Merchanter,
From Fargone back to Pell,
Know from Mallory or Norway
Would fight demons out of hell.  

  Chorus: 
Captain Signy Mallory,
her eyes are fire and ice. 


Cyteen

Mi ero promesso di leggere Cyteen, il seguito di Downbelow Station, ma purtroppo non ci sono riuscito. Mi trovavo in un periodo di altissime glicemie a digiuno, che faticavano molto ad andare sotto i 200. Mi sentivo come inebetito e non riuscivo a procedere nella lettura, che mi appariva così legnosa da pormi ostacoli insormontabili. Leggere una decina di pagine mi parve una fatica paragonabile all'uccisione dell'Idra di Lerna. C'erano descrizioni intricatissime dello scenario politico e nessun dettaglio di qualche interesse. Così presto ho abbandonato il libro, che si stava rivelando un'eccessiva fonte di sofferenza, riportandolo in biblioteca. Un giorno dovrò riprenderlo in mano e portare a termine quanto non mi è riuscito la prima volta, quindi pubblicarne una recensione. Non so dire se ci riuscirò prima della nemesi della specie umana.  

Reazioni nel Web: 

Ho trovato alcune brevi recensioni su Anobii. Ne riporto un paio, a dire il vero non troppo eulogistiche:  

robgast69 scrive:

"Una buona idea un po' abortita, ricadendo in situazioni abbastanza scontate. Un discreto romanzo di avventura/guerra futura, con una scrittura scorrevole (e, nella mia edizione, tanti refusi), ma con alcune cose non ben spiegate e senza grandi idee."

Firestarter scrive:

"Voluminoso romanzo di space opera, notevole più per la varietà di punti di vista adottati (le parti non sono molto equilibrate, in realtà) e l'ampiezza dello scenario che per l'originalità. Una lettura impegnativa, ma ne è valsa la pena."

Più interessante l'intervento di Morvan, che evidenzia il problema dell'anarcocapitalismo: 

"Tutto ruota attorno a una stazione spaziale, che si trova tra due fuochi – tra la Terra, vecchia potenza un po’ ammuffita, e la Confederazione spietata nuova entità in ascesa; stazione che deve cercare di sopravviver, per non far la fine di molte altre… il problema è ch’essa è diretta come un’azienda a condizione familiare, secondo modalità tipiche –posso immaginare– di molta narrazione statunitense, in cui l’individualismo di frontiera si sposa colla visione della famiglia come unico valore intoccabile ed eterno della società, col risultato di dar vita a una specie d’elitarismo, di cui si può discutere il modo, ma mai il diritto a comandare: niente di buono insomma, tanto piú che in fondo assomiglia pure a ciò che si può trovare nei film tratti da Rosamund Pilcher!"

Al navigatore in questione non è gradita la descrizione degli Hisa, basata su un ingenuo primitivismo, mentre Cyteen gli sembra propaganda anticomunista fatta e finita: 

"Altri aspetti deteriori sono la stessa Confederazione, che presenta aspetti da distopia pseudosovietica, o che la popolazione autoctona del pianeta attorno cui ruota la stazioni di Pell pare una malaccorta visione di popolazione primitiva, un po’ ingenua." 

Interessanti anche le conclusioni: 

"Varrà pure la lettura, e altri potrà trovarlo un romanzo notevole, né senza ragioni, e cosí per molti è stato – ma non per me, che debbo considerarlo ideologicamente bacato." 

Beh, caro Morvan, tu pretendi troppo: cercare in America qualcosa che non sia ideologicamente bacato sarebbe come cercare una vergine in un tempio di Babilonia o un ano non penetrato a Sodoma! 

domenica 18 giugno 2017


L'ENIGMATICA SCIMMIA DI DE LOYS 

Nel 1917 Il geologo François de Loys condusse una spedizione alla ricerca di giacimenti di petrolio nei pressi del Lago di Maracaibo, nella zona di confine tra Venezuela e Colombia. La spedizione si protrasse per diversi anni tra difficoltà quasi insormontabili, subendo attacchi da parte degli Indios Motilones. Il gruppo di De Loys alla partenza constava di venti persone, ma a causa dell'ostilità degli autoctoni i superstiti furono solo quattro. Nel 1920 avvenne un fatto eccezionale: in prossimità del Rio Tarra gli uomini di De Loys furono attaccati da due grosse scimmie antropomorfe. Erano così aggressive e gigantesche che all'inizio furono scambiate per orsi. Una delle due creature, probabilmente un maschio, si mise a urlare e a scagliare contro gli uomini i propri escrementi. La materia fecale, evidentemente infetta, mandava un fetore insopportabile. Reagendo a questo assalto, gli esploratori fecero fuoco abbattendo un animale, la femmina.  De Loys capì subito che c'era qualcosa di strano: la scimmia uccisa aveva caratteristiche molto peculiari che non si incontravano negli altri primati della regione. Non aveva coda, in contrasto netto con ogni specie conosciuta di scimmia americana. La sua altezza era di 1,57 metri, e furono contati ben 36 denti, mentre le scimmie platirrine del continente hanno ne hanno soltanto 32. La carcassa, che aveva il collo spezzato, fu collocata su una cassa e il suo capo fu tenuto sollevato grazie a un lungo bastone, in modo che fosse possibile fotografarla meglio. L'animale fu rasato perché fosse possibile avere un'idea più esatta della sua corporatura e della sua struttura muscolare. Di tutte le fotografie fatte, ne sopravvisse una sola. A quanto pare le altre andarono disperse nel corso di un'inondazione o durante l'attraversamento di un fiume.

La fotografia sopravvissuta fu pubblicata su molte riviste in Francia e in Inghilterra. Il caso destò l'interesse dell'antropologo George Montandon, che propose per il misterioso animale un nome scientifico: Ameranthropoides Loysi, ossia Ominide Americano di De Loys. Subito divamparono le polemiche. Montandon fu ritenuto inaffidabile con argomentazioni ad hominem: siccome era stato condannato per spionaggio come traditore della sua patria, ogni cosa da lui detta doveva necessariamente essere priva di valore o mendace. Alcune sue affermazioni di stampo razzista non fecero che confermare questa impressione. Si raccolsero dichiarazioni dell'inaffidabilità dello stesso De Loys, che sarebbe stato un gran burlone. Secondo un certo Enrique Tejera, De Loys avrebbe ricevuto in dono una scimmietta dalla coda affetta da ulcere in suppurazione. Avrebbe così ordinato l'amputazione della coda del povero animale e la cauterizzazione della ferita. Come conseguenza di questi traumi, la scimmietta sarebbe morta di lì a poco, e De Loys avrebbe fatto fabbricare una cassetta in miniatura, alterando i riferimenti per far sembrare la foto quella di un primate colossale.

Alcuni scettici ritengono che la scimmia di De Loys fosse una comune scimmia ragno. Va però detto che ci sono significative caratteristiche nella morfologia che rendono l'ipotesi scettica difficilmente credibile. Michael Shoemaker puntualizza differenze nella massa del corpo, nella forma delle mani, della faccia e della fronte. La faccia delle scimmie ragno è triangolare, quella della scimmia di De Loys è ovale. Qualcuno ha notato che in Brasile viveva un tempo una scimmia ragno gigantesca, Protopithecus brasiliensis, della quale sono stati rinvenuti resti fossili, compreso uno scheletro completo. Protopithecus brasiliensis, che si è estinto 10.000 anni fa circa, aveva dimensioni doppie rispetto a quella delle scimmie ragno attuali. Tuttavia va notato che non si trattava di una scimmia antropomorfa; inoltre anche da una sommaria analisi, la forma del cranio risulta del tutto diversa da quella del primate di De Loys.

Una nuova spedizione in Venezuela fu fatta da americani nel 1991. Ad alcuni nativi fu mostrata la foto della scimmia di De Loys, ed essi la riconobbero subito come appartenente ad una bestia da loro chiamata mono grande (grande scimmia). Si attende la cattura di un animale vivo per porre fine a questo annoso mistero.

Riporto l'immagine di una scimmia ragno e quella del teschio del suo parente fossile, perché sia a tutti possibili fare un confronto.


 

Per finire, non posso fare a meno di notare un dettaglio a cui nessuno sembra aver fatto caso: la scimmia di De Loys ha tra le gambe un'appendice che potrebbe essere il pene, anche se gli esploratori riferirono che l'animale era una femmina. Tra l'altro, non può trattarsi per la sua posizione di un'ipotetica coda amputata. 

OLIVER LO SCIMPANZUOMO

Oggi voglio raccontarvi la storia di Oliver, il primo ibrido tra uomo e scimpanzé di cui si abbia notizia.

Nel lontano 1960 Frank e Janet Berger acquistarono un giovane scimpanzé di circa due anni, nato nello Zaire (ex Congo Belga). Subito si accorsero della stranezza dell'animale: sia la sua struttura fisica che il suo comportamento erano eccezionali per un primate. La scimmia infatti aveva una postura eretta e si trovava più a suo agio con compagni umani che con quelli che avrebbero dovuto essere i suoi simili. Fu educato a indossare abiti umani, a usare la tazza del water per evacuare i suoi reflui e a pulirsi il deretano con la carta igienica. Sedeva a tavola, usando con perfetta maestria le posate. Sapeva persino cucinare e spingere carriole. Guardava la televisione sorseggiandosi tranquillo dei cocktail. Ma la cosa che più fu causa di stupore era il suo comportamento sessuale. Quando raggiunse la maturità, Oliver dimostrò subito un'invincibile attrazione per le donne, le preferiva di gran lunga alle femmine della sua specie. Come vedeva una donna si masturbava furiosamente e le faceva pesanti avances, esibendole i suoi genitali in erezione. Janet Berger fu traumatizzata da questo comportamento, perché Oliver cercava costantemente di accoppiarsi con lei. Presto fu chiaro che lo scimpanzé era una grave minaccia per Janet, che decise di venderlo. Diversi testimoni garantirono che gli approcci Oliver con Janet erano autentici tentativi di stupro e non semplici esibizioni pagliaccesche. Alcuni giurarono che il libidonoso primate non emanava dal suo corpo il fetore tipico degli altri scimpanzé.

Non appena fu venduto ad un addestratore professionista di nome Miller, Oliver iniziò una portentosa carriera. Illuminava tutti con i segni di un'intelligenza chiaramente umana. In seguito passò a Ralph Helfer, gestore di un parco tematico in California.

Sorpresi da tutto questo, molti iniziarono a costruirci teorie. Per alcuni Oliver doveva essere il celebre "anello mancante" ipotizzato da Darwin, altri pensarono che fosse invece il frutto di qualche esperimento genetico. Si sapeva che Mengele aveva dichiarato a molte sue prigioniere di averle ingravidate con lo sperma estratto da scimpanzé, e all'epoca non si sapeva ancora che il medico nazista bluffava: le sue si rivelarono tecniche di raffinata violenza psichica. Furono fatti diversi test genetici, ma i risultati ottenuti si rivelarono contrastanti - a mio parere a causa dell'ottusità di un mondo scientifico così schiavo dei pregiudizi. A una prima analisi, Oliver rivelò un corredo composto da soli 47 cromosomi, uno in meno dei normali scimpanzé e uno in più degli esseri umani. Un secondo test effettuato all'Università di Chicago dichiarò invece, con infinita pruderie, che il sospetto ibrido avrebbe invece avuto 48 cromosomi. Il Dottor David Lebletter scrisse che "La presenza di 47 cromosomi nel suo DNA può essere spiegata come un'interpretazione errata dei dati, o semplicemente una rappresentazione schematica modificata". La dottrina soggiacente è la stessa usata dagli scettici ad oltranza che vedendo un oggetto inspiegabile in cielo sbottano "è un pallone sonda". Qualsiasi cosa sia, avesse anche la forma di un sigaro o di un rombo composto da luci separate, deve essere un pallone sonda - così come per i villici di distretti isolati deve essere la Madonna.

Qualche scienziato più moderato ha fatto invece notare come siano nati altri scimpanzé bizzarri con caratteristiche simili a quelle di Oliver, formulando l'idea che si debba trattare di una nuova specie o sottospecie del tutto naturale.

Sono convinto che Oliver sia il prodotto di un coito ferino tra uno scimpanzé maschio e una femmina umana. Infatti il rapporto tra un maschio umano e una femmina di scimpanzé darebbe più difficilmente frutto, per via della diversa struttura dell'utero. Se i cavalli montano le asine dando origine ai bardotti, se gli asini montano le cavalle dando origine ai muli, perché mai non dovrebbero essere possibili ibridi uomo-scimmia? Le differenze di corredo genetico tra uomo e scimpanzé sono molto minori di quelle che sussistono tra animali come cavalli e asini, cavalli e zebre, tigri e leoni, CHE PRODUCONO SICURAMENTE IBRIDI! E si badi bene, non sto parlando di esperimenti, di inseminazioni in vitro: parlo invece di copule! Il problema è che il mondo scientifico, che è corrotto, teme di rivelare questi arcani, per paura di rappresaglie da parte del mondo religioso!

Voglio mostrare che l'universo è una fornace di orrori e di miserie insopportabili! Voglio distruggere i dogmi buonisti della società cattolicizzata! Voglio dimostrare che l'uomo non fu fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma di Satana! E se è possibile fecondare un ventre umano con lo sperma di esseri subumani, questo dimostra l'origine diabolica, non divina, del corpo e della fecondità!

Riporto le vibranti parole di Lovecraft, tratte da "La verità sul defunto Arthur Jermyn e la sua famiglia" e capaci di illuminare questa tenebra:

La vita è una cosa orribile e dietro le nostre esigue conoscenze si affacciano sinistri barlumi  di verità che la rendono ancora più mostruosa. La scienza, già oggi sconvolgente nelle sue terribili rivelazioni, rappresenterà la fine della razza umana - ammesso pure che siamo una specie autonoma - quando fornirà alla nostra mente la chiave di orrori insopportabili che un giorno dilagheranno nel mondo. Se sapessimo ciò che veramente siamo, dovremmo seguire l'esempio di Arthur Jermyn: e Arthur Jermyn si cosparse di benzina e si diede fuoco nel cuore della notte.

mercoledì 7 giugno 2017


I FRATTALI SONO INFINITI!

La legge della potenza implica che, se si ingrandisce una parte di una rete fluviale, si ottiene un modello molto somigliante all'insieme generale. In altre parole, la rete non è complessa come appare. Innumerevoli accidenti rendono ogni sistema fluviale unico, e tuttavia ciò che accade su una certa scala è sempre strettamente connesso con ciò che accade su un'altra. Tale caratteristica, che rivela come nella struttura di tutte le reti fluviali sia insita una fondamentale semplicità, è definita autosimilarità, e strutture di questo tipo sono chiamate a volte frattali. La legge della potenza è importante perché, in sostanza, mostra come anche in un processo storico influenzato da probabilità casuali possano emergere dei modelli simili a leggi. In quanto universalmente caratterizzate da autosimilarità, le reti fluviali si assomigliano tutte. La storia e le probabilità sono pienamente compatibili con l'esistenza di un ordine e di un modello.
Dunque le scienze storiche sono qualcosa di più di una cronaca. Per spiegare come mai un particolare ramo di un sistema fluviale esista e si trovi dove si trova, forse non si può fare altro che analizzare tutti gli accidenti storici che hanno condotto alla sua evoluzione. Il ramo che ha tratto origine da un violento temporale notturno avrebbe potuto benissimo formarsi altrove. Se la storia potesse ripetersi, il temporale e la sua acqua colpirebbero forse in un altro luogo, conferendo all'intera rete fluviale caratteristiche diverse. Eppure la rete, nel suo compleso avrebbe sempre lo stesso identico carattere frattale e soddisferebbe la stessa legge della potenza, che riflette una struttura autosimilare organizzata globalmente. Questo modello si manifesta ogni volta e, parafrasando Whitehead, mostra "il generale nel particolare e l'eterno nel transitorio".

Mark Buchanan - NEXUS
(Esilio a Mordor, 23/06/2007)

Quello che non si tiene mai in considerazione quando si parla di questi argomenti, è un dettaglio essenziale e imprescindibile della natura dei frattali: l'autosomiglianza o autosimilarità dei frattali non ammette limiti. In altre parole, i frattali sono oggetti geometrici che ripetono la loro struttura su ogni scala, sia nell'infinitamente piccolo che nell'infinitamente grande. A qualsiasi livello li si indaghi, essi mostrano sempre le stesse forme. Quello che Buchanan omette di dire è che, se si usa il rigore matematico, nessun componente della Natura è realmente un frattale. Certo, può essere comodo usare la matematica dei frattali per descrivere i fiocchi di neve o le reti fluviali, ma bisogna tener presente che come si scende a livello atomico, non si ha evidenza alcuna di autosomiglianza. Gli atomi e le particelle subatomiche obbediscono alle leggi della fisica quantistica e mostrano caratteristiche drasticamente diverse dagli oggetti macroscopici. Se noi ingrandiamo un fiocco di neve, a un certo punto non troviamo più una struttura che si ripete: incontriamo le molecole di acqua, formate da atomi di idrogeno e di ossigeno. Non possiamo usare un modello frattale per descrivere gli orbitali degli elettroni e le distribuzioni di probabilità di tali particelle, per non parlare dei nuclei, dal momento che si tratta di realtà che non ripetono la forma e la struttura dell'oggetto macroscopico che compongono. Allo stesso modo, un fiocco di neve è limitato nello spazio e nel tempo. Non ha dimensioni infinite e non ripete se stesso fin oltre i limiti delle galassie! Quindi possiamo dire che quanto sostengono i fautori della natura frattale dei componenti della Natura non corrisponde al vero. Andrebbe sempre specificato che i modelli usati dagli studiosi sono approssimazioni. Sono studi della massima importanza, non posso certo negarlo. Tuttavia, quando Buchanan scrive che una rete fluviale ha un carattere frattale - senza specificare quali sono i limiti del suo assunto - afferma il falso.

lunedì 5 giugno 2017


IL PANTOCRATORE DIGITALE 

Nel World Wide Web non esistono particelle subatomiche e le reti non hanno "livelli di energia", non nell'accezione fisica del termine. Perché parlare allora di condensazione di Bose-Einstein? Questa fu la domanda che posi a Bianconi un sabato pomeriggio del 2000, quando feci un salto all'università per prelevare alcune carte. Mentre lasciavo l'ufficio Ginestra mi comunicò con una certa eccitazione che aveva trovato qualcosa d'interessante.
"Non ho tempo ora, - dovetti risponderle, con mio figlio di quattro anni che mi aspettava in automobile, - ci vediamo lunedì". Condensazione di Bose-Einstein? Quando mai si era sentito parlare di un condensato al di fuori della meccanica quantistica? Bianconi doveva occuparsi del modello a fitness, governato dalle normali leggi della fisica classica: cosa c'entrava la meccanica quantistica con il Web e le reti sociali? Questi erano i pensieri che attraversavano la mia mente nelle due ore di viaggio dalla Notre Dame University a Chicago. Ma il lunedì successivo mi aspettava una sorpresa.
Usando una semplice trasformazione matematica, Bianconi aveva sostituito la fitness con l'energia, assegnando nel modello a fitness un livello di energia a ogni nodo.
Improvvisamente i calcoli assunsero un significato nuovo. Cominciarono a somigliare a quelli in cui si era imbattuto Einstein ottant'anni prima scoprendo il condensato. Forse era una coincidenza, forse non significava nulla, ma fra il modello a fitness e un gas di Bose esisteva in effetti una precisa corrispondenza matematica. A ogni nodo della rete corrispondeva un livello di energia nel gas di Bose; più era alta la fitness del nodo, più il corrispondente livello di energia era basso. I link della rete diventavano le particelle di gas: ognuna assegnata a un determinato livello di energia. Aggiungere un nuovo nodo alla rete è come aggiungere un nuovo livello di energia al gas di Bose; e aggiungere un nuovo link è come introdurre una nuova particella di Bose nel gas.
Nell'ambito di questa corrispondenza formale le reti complesse sono descritte come un immenso gas quantistico, dove i link si comportano allo stesso modo delle particelle subatomiche.
Questa corrispondenza fra le reti e un gas di Bose era qualcosa di decisamente inatteso.
Dopotutto, un gas di Bose è una creatura che appartiene esclusivamente alla meccanica quantistica. È regolato dalle speciali leggi della fisica subatomica, che ammettono una serie di fenomeni controintuitivi senza equivalenti nel mondo macroscopico.  Queste leggi sono molto diverse da quelle che governano le reti incontrate nel corso di questo libro.
I nodi e i link di Internet, per esempio, sono oggetti macroscopici: router e cavi che possiamo toccare, nonché recidere se vogliamo. Nessuno potrebbe credere seriamente che siano governati dalla meccanica quantistica. Eppure per decenni abbiamo considerato le reti come oggetti geometrici appartenenti al rigoroso regno della matematica. La scoperta che le reti del mondo reale sono sistemi dinamici in rapida evoluzione ha coinvolto nello studio delle reti complesse anche i fisici. Forse stiamo per assistere a un ennesimo rivolgimento culturale. In effetti la scoperta di Bianconi indicava che le regole di comportamento di una rete sono identiche a quelle di un gas di Bose. Alcune proprietà delle reti complesse gettano un ponte di collegamento fra il micro e il macrocosmo, con conseguenze tanto affascinanti quanto l'esistenza del collegamento stesso.
La conseguenza più importante di questa scoperta è che alcune reti possono effettivamente subire una condensazione di Bose-Einstein. Anche chi non ha una grande confidenza con la meccanica quantistica può facilmente intuirne le implicazioni: semplicemente, è possibile che in alcune reti chi vince conquisti tutto. Così come nel condensato di Bose-Einstein le particelle si raggruppano al livello di energia più basso lasciando deserti tutti gli altri livelli, in certe reti il nodo con la fitness più alta può accaparrarsi tutti i link senza lasciare nulla algli altri. Chi vince piglia tutto.

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 25/06/2007)


Di certo Barabási non comprendeva del tutto dove avrebbero portato gli spaventosi processi in corso, dominati dalle forze immani e funeste che stavano cominciando a plasmare il Web. Quando scriveva era il 2004, l'anno in cui divenni un blogger. Ci volle ancora un po' prima che mi accorgessi dell'esistenza del suo libro e mi immergessi nella sua lettura, traendone grande giovamento. Nel frattempo qualcosa di terribile andava formandosi e diffondendosi, senza che nessuno se ne rendesse conto, fornendo la dimostrazione delle teorie fondate sulla bizzarra associazione tra la fisica quantistica e le proprietà delle reti. Ebbene, Zuckerberg è il prodotto tangibile di una drammatica condensazione di Bose-Einstein! È una singolarità ineliminabile, l'equivalente informatico di un buco nero supermassiccio nel nucleo di una galassia! Scandaglia ogni mente, al punto che la vita di ogni essere umano è per lui un film da acquisire, catalogare e stoccare in archivio, in attesa di farne l'uso che più ritiene opportuno. Quando parlo di queste cose, sono in molti a tremare e a reagire con grande stizza. Ci sono donne che sono prese da crisi isteriche quando sono messe di fronte al fatto che i loro pruriti anali non sono un mistero per Montagna di Zucchero. Eppure le cose stanno così. Nemmeno i politici si salvano dalla volontà di questo giovane Baal sulla Terra. Possiamo citare per esempio il caso di Netanyahu, che strepitava e minacciava a destra e a manca, faceva fuoco e fiamme. Sembrava che stesse per lanciare i missili, avviando la combustione del Medio Oriente, riducendo le nazioni confinanti a inabitabili distese di radionuclidi crepitanti. Non è durata a lungo. Ecco che il Grande Zuckerborg ha inchiodato Bibi, minacciando di rendere noto certo materiale compromettente che lo ritraeva nell'atto di leccare il boccone del prete ad alcune pingui fallofore. Ecco la Nuova Intelligenza scaturita dai nodi e dai link di Internet! 

domenica 4 giugno 2017


DALLA FITNESS AL DOMINIO DI BAAL 

Ci sono persone che sanno trasformare ogni incontro casuale in un rapporto sociale duraturo e aziende che riescono a trasformare ogni cliente in un partner fedele. Certe pagine Web rendono il navigatore schiavo della rete. Che cos'hanno in comune questi nodi della società, degli affari e del Web? Ognuno di loro ha un talento innato, che lo pone davanti a tutti gli altri. Benché sia impossibile trovare la chiave universale del successo, possiamo studiare il processo che separa i vinti dai vincitori: la competizione nei sistemi complessi.
In un ambiente competitivo ogni nodo ha una certa fitness. La fitness è la nostra attitudine a stringere più amicizie rispetto ai nostri vicini; è l'abilità di un'azienda di attirare e mantenere più clienti rispetto ad altre aziende; è la bravura di un attore che lo fa apprezzare e ricordare più di altri; è la capacità di una pagina Web di farci tornare quotidianamente sul suo contenuto anziché su quello di altri miliardi di pagine che si contendono la nostra attenzione. La fitness misura l'abilità competitiva di ogni nodo. Negli esseri umani può essere una questione genetica; per le aziende può dipendere dalla qualità del prodotto e della gestione, per gli attori dal talento, per i siti Web dal contenuto. In una rete possiamo assegnare una fitness a ogni nodo per indicare la sua capacità di competere per i link. Sul Web, per esempio, la fitness della mia pagina è 0,00001, mentre quella di Google è 0,2. Ciò che conta non è la reale grandezza di queste cifre, ma il loro rapporto, da cui si deduce il nostro potenziale d'attrazione nei confronti dei visitatori. Chiunque, infatti, si rende conto che Google è 20000 volte più utile del mio sito personale.
L'introduzione della fitness non elimina gli altri due meccanismi che governano l'evoluzione delle reti, la crescita e il collegamento preferenziale; modifica però il criterio in base al quale qualcosa viene considerata attraente in un ambiente competitivo. Nel modello a invarianza di scala abbiamo assunto che la capacità di attrazione di un nodo era determinata esclusivamente dal suo numero di link. In un ambiente competitivo anche la fitness ha un suo ruolo: i nodi con una fitness più elevata vengono linkati più frequentemente. Un modo semplice per far rientrare la fitness nel modello a invarianza di scala è assumere che il collegamento preferenziale sia guidato dal prodotto tra la fitness del nodo e il suo numero di link. Ogni nuovo nodo decide dove connettersi confrontando il prodotto tra fitness e connettività di ogni nodo disponibile, preferendo quello con un prodotto più alto e, quindi, con una più alta capacità di attrazione. Fra due nodi con lo stesso numero di link quello con una fitness più alta acquisirà nuovi link più velocemente dell'altro. Se due nodi hanno la stessa fitness, tuttavia, il favorito rimane comunque il più vecchio. Questo semplice modello a fitness, in grado di combinare la competizione e la crescita, fu il nostro primo tentativo di spiegare Google. Nato per distinguere velocemente i nodo l'uno dall'altro e dare un'opportunità ai nuovi arrivati, presto rivelò implicazioni più profonde, aprendo nuove prospettive su un'ampia famiglia di fenomeni che non era possibile scorgere in un universo ugualitario e privo di fitness.

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 16/06/2007)

Se ci guardiamo intorno, possiamo capire facilmente che i concetti espressi dallo studioso ungherese non bastano più a spiegare la realtà delle cose. All'epoca in cui pubblicavo su Esilio a Mordor citazioni tratte da Link, la nuova scienza delle reti, i suoi enunciati descrivevano molto bene il complesso ecosistema del Web. La colpa principale dell'autore era l'ingenuità: egli credeva davvero che dal magma della Rete delle Reti si stesse autoaggregando un mondo migliore e che la competizione tra i siti fosse una cosa splendida, positiva, costruttiva. Dopo un periodo di tempo irrilevante dal punto di vista storico, vediamo che non c'è più fitness alcuna per i siti personali e per i blog. Ciò che era piccolo ora tende a zero: il mio sito personale non ha nessuna utilità. Ciò che era grande ora tende all'infinito: l'utilità dei Giganti è incommensurabile. Esistono soltanto pochissimi nuclei che sono quasar dell'informazione, come Google e Facebook, e per il resto una distesa infinita di relitti insignificanti. Facebook è il centro assoluto che oscura ogni altra sorgente di luce virtuale, con Zuckerberg che ha raggiunto capacità incredibili e sempre più inquietanti, prossime all'onniscienza, all'onnipotenza, all'onnipresenza. Egli concentra nelle sue mani un potere che nessuno sulla faccia del nostro pianeta ha mai avuto da che vi esiste il genere umano. Egli è il Sommo Dittatore, il Tiranno Assoluto. In questo presente desolante la gente è in preda alle febbri politiche e per questo crede di avere una visuale privilegiata sull'intero Universo: fissata con le proprie categorie obsolete, vede Hitler sotto ogni sasso e lo proietta dovunque, ma ignora che la propria vita è trasparente come il vetro. Dalle proprietà delle reti è nato un mostro che è Baal sulla Terra, è Moloch immanente. Egli arriva dove nessuno degli imperatori e dei despoti è mai giunto: all'interno del nostro cranio! 

venerdì 2 giugno 2017

IRRILEVANZA DEL PAGERANK DEI BLOG

L'algoritmo di Google per la stima del pagerank effettua accurati controlli sulle chiavi di ricerca, per mezzo delle quali si verifica l'accesso a un blog e le confronta con il contenuto dei testi pubblicati. In questo modo si pretende di poter verificare la pertinenza del contenuto delle pagine indicizzate. È ovvio che negli angiporti di Google si usano programmi di traduzione automatica che snaturano ogni parola. Ricordo un testo in cui si parlava di sodomia tradotto in italiano da un servomeccanismo e trasformato in un esilarante resoconto di galli che finivano giù in una botola. Non ho ragione di credere che sia meno assurdo il processo inverso, ossia la traduzione di una pagina dall'italiano all'inglese. È anche possibile che l'Homo Americanus (sottospecie dell'Homo Insipiens) creda davvero, con disarmante ingenuità, a una simile utopia gumpista di perfetta sovrapponibilità di tutte le lingue umane.

Fatte queste premesse, non trovo poi così sconcertante che Esilio a Mordor abbia un Google pagerank bassissimo, di 3/10, anche per merito degli assurdi e molteplici criteri utilizzati per raggiungerlo. Un ringraziamento all'utente che è entrato ieri digitando FOTO DI PAPULE SUL PENE. Ma a cosa serve or della fine questa indicizzazione? Non significa assolutamente nulla, perché è soltanto il prodotto di automi senz'anima e non rende in alcun modo conto di ciò che sente chi legge un qualsiasi contenuto messo online. L'ennesima insulsa forma di marketing, volta a diminuire il livello di realtà dei navigatori impastoiandoli in comportamenti coatti. Per commentare, non ho che da usare un'altra chiave di ricerca che mi è capitato di trovare in questi giorni: NON FU L'ODIO MA LO SCHIFO CHE QUASI DIVORO' LA MIA VITA.
(Esilio a Mordor, 22/11/2007)

A circa un decennio di distanza, possiamo constatare che le cose sono cambiate in modo drastico: nei blog non entra più quasi nessuno tramite ricerche in Google, così il problema del pagerank e del suo calcolo non si pone più. Moltissimi digitano ancora le chiavi di ricerca più bizzarre, ma non trovano interessanti i risultati e non entrano nei blog, considerati la spazzatura di un Web che già di per sé è una cloaca. Le stringhe cercate con Google vengono comunque mostrate nell'apposita pagina di StatCounter, anche se chi le ha digitate non ha effettuato alcun accesso al portale: il sito di statistiche registra infatti tutte le volte che qualcuno ha visto comparire il blog tra i risultati della sua ricerca. In sintesi, si possono visualizzare due colonne nella pagina con i dati degli ingressi: la prima è denominata Impressions (the number of times your website was shown in a Google search results page) e la seconda CTR (Click Through Rate on Google Search Results pages: what percentage of people who were exposed to your website on Google for a given search actually clicked on the result for your website). Mentre le Impressions sono numerose, il CTR è nullo per quasi tutte le voci.

Ecco un sintetico campionario di ricerche che non hanno portato alcuna visita al blog IL FILO A PIOMBO DELLE SCIENZE:  

  • aborigeni australiani telepatia

  • alboino pronuncia

  • antilopi dalle zampe sottilissime

  • barbra streisand che posa nuda

  • camminatore sulle punte idiopatico

  • cognomi vampireschi

  • collare di venere sifilide

  • congrega di politicanti sinonimo

  • coprofilia tra marito e moglie

  • coprofilia treccani

  • d'accapo o daccapo accademia della crusca

  • dick in inglese

  • esame liquido seminale aspetto citrino

  • fellatio significato

  • fumetti violenti pornografici anni 80

  • gallinaceo selvatico

  • gay male scat porn 

  • geco satanico dalla coda a foglia

  • il peggior nemico del triceratopo 

  • il teorema del pappagallo pdf gratis

  • il vampiro e le succhione

  • inno israele barbra streisand

  • inserviente di cucina significato

  • jimmy savile

  • mare splendente fallout wiki

  • marg helgenberger nuda

  • masturbatore pompei

  • orso grolare dimensioni

  • personaggi famosi che soffrono di coprofagia

  • proctologo etimologia

  • prostituta francese

  • quanto durano le uova fresche del contadino

  • ragazzo biondo occhi azzurri blue whale

  • ricchioni dal 1962 dove si trova

  • si friggono con i calamari settimana enigmistica 

  • smegma incrostato

  • spoilerare coniugazione

  • tette delle monache origine

  • turgido significato treccani

  • video amanti napoletani la ragazza ha girato altri due film e pare sia fuggita in germania

  • virginia raggi sex

I flussi informativi, da lungo tempo in agonia, si sono dissipati nello Stagno Termodinamico del Web, lasciando esigue tracce di particelle irriconoscibili, residui di kipple digitale alla deriva nel vuoto. Difficile pensare che da questo tenue spolverio di Nulla si possano rapprendere nuove galassie blogosferiche. 

giovedì 8 dicembre 2016

I VAMPIRI DI MEDVEGIA


Visum et repertum sul cosiddetto Vampiro o Succhiatore di Sangue, avvenuto a Medvegia in Serbia, sulla frontiera turca, il 7 Gennaio 1732.(1) 

Dopo essere stato trasferito nel villaggio di Medvegia (l'attuale città di Belgrado) il cosiddetto vampiro aveva ucciso alcune persone succhiando loro il sangue. Per questo motivo venni incaricato, su ordine dell'onorevole Comando Supremo, di fare piena luce sulla questione, unitamente ad alcuni altri ufficiali scelti, fra cui due medici subordinati. A seguito di questo, ho condotto e svolto la presente inchiesta presso la compagnia del capitano degli Stallath, il gruppo degli hayduks(2) (mercenari balcanici e fuorilegge arruolati, contrari al regime turco) Hadnack Gorschiz, il portabandiera e gli hayduk più anziani del villaggio. Tutti loro, concordemente, mi hanno testimoniato quanto segue. Circa cinque anni orsono, un hayduk di nome Arnod Paole si era spezzato il collo cadendo da un vagone. A proposito di quest'uomo, correva voce che per gran parte della sua vita, specialmente quando si trovava a Gossova nella Serbia turca, fosse stato perseguitato da un vampiro, fino a quando, per potersi liberare da quelle continue vessazioni, lui stesso non si era deciso a mangiare un po' di terra della tomba del vampiro e a succhiare del sangue. A un mese dalla sua morte, alcune persone avevano cominciato a lamentarsi del fatto che a loro volta erano minacciate dallo stesso Paole redivivo, timori quanto mai concreti dal momento che quattro di loro vennero trovati uccisi, si dice, da lui. Al fine di porre rimedio a questi fatti terribili, a quaranta giorni dalla sepoltura, su suggerimento dello stesso Hadnack, che già aveva avuto a che fare con fatti simili, la gente del posto aveva riesumato il suo corpo. Grande era stata la sorpresa di trovare un corpo pressoché intatto e nono corrotto e soprattutto con il viso tutto coperto di sangue che sembrava fresco, come se gli fosse uscito dagli occhi, dal naso, dalle orecchie e dalla bocca. Anche la bara e gli abiti erano sporchi di sangue. Le unghie delle mani e dei piedi erano cadute, ma avevano incominciato a crescerne delle nuove, al pari della pelle che in certi punti del corpo pareva rigenerata. Constatando da tutti questi indizi che Paole era dunque un vero vampiro, essi gli avevano conficcato un punzone di legno nel cuore - come era costume fare in questi casi - al che si era sentito il cadavere gemere e dal corpo era scaturito sangue abbondante. Poi lo avevano bruciato e nella bara avevano riposto soltanto le ceneri. Questo era stato fatto perché, secondo la tradizione, tutti coloro che venivano morsi e aggrediti da un vampiro erano costretti, loro malgrado, a diventare a loro volta vampiri. Per questo motivo pensarono di esumare anche le quattro persone che si diceva erano state uccise da Paole. Ma non era bastato, perché qualcuno aveva segnalato che il vampiro aveva contagiato anche del bestiame di cui si erano cibati in molti, per cui chissà quante persone erano diventate vampiri senza neppure saperlo; d'altro canto, in soli tre mesi, ben diciassette persone, vecchi e giovani, erano misteriosamente morte. Fra questi alcuni che non manifestavano alcuna malattia e che se ne erano andati nel giro di due o tre giorni, all'improvviso.

In aggiunta, l'hayduk Jovitsa riferisce che la sua figliastra, la giovane Stanacka, circa quindici giorni or sono era serenamente andata a letto, piena di freschezza e di vita, ma a un certo punto della notte si era destata, piangente e tremante, con un sussulto, gridando che il figlio di un altro hayduk di nome Milloe (un giovane che era stato sepolto solo nove giorni prima) l'aveva aggredita al collo per cibarsi del suo sangue. Da quel momento in avanti, oppressa da un peso terribile al petto, si era ammalata in modo gravissimo, peggiorando ora dopo ora, finché il terzo giorno era spirata, nel fiore della sua giovinezza. Davanti a queste dichiarazioni, quello stesso pomeriggio ci siamo recati nel cimitero del villaggio per scoperchiare le bare che l'anziano hayduk ci aveva indicato, al fine di esumare e sezionare i corpi dei defunti.

Ecco ciò che abbiamo trovato:

Una donna di nome Stana, di vent'anni, morta a seguito di un parto due mesi prima dopo tre giorni di sofferenza, la quale prima di morire aveva pubblicamente dichiarato di essere stata contagiata dal sangue di un vampiro - e con lei anche il neonato, morto subito dopo il parto e il cui corpo a causa di una sepoltura affrettata è stato in parte dilaniato dai cani selvatici - è anch'essa diventata un vampiro. Abbiamo trovato il suo corpo pressoché intatto e non corrotto. Sezionandolo, si è rintracciata in quella che i medici chiamano la cavitas pectoris una discreta quantità di sangue fresco extravascolare. Le cavità delle arteriae, come il ventriculus cordis sono apparse, come in genere accade, colme di sangue coagulato; mentre le viscere - intendo polmoni, fegato, stomaco, milza e intestino - erano fresche, come appartenenti ad un corpo vivente. L'utero, invece, risultava molto dilatato ed esternamente molto infiammato, placenta e lochia si erano mantenute al loro posto, anche se quest'ultima era completamente putrefatta. La pelle delle mani e dei piedi, con i resti delle unghie, era distaccata dal corpo, ma sotto si poteva notare non solo una fresca e nuova epidermide, ma anche una ricrescita di unghie nuove.

Una donna di nome Militsa, sessantenne, morta dopo due mesi di malattia, sepolta da oltre novanta giorni o forse di più. Nel corso dell'autopsia si è trovato molto liquido ematico nel petto, mentre le viscere sono risultate fresche come quelle del precedente caso. Tutti gli anziani hayduk presenti si sono meravigliati nel riscontrare un corpo ancora in carne e pressoché perfetto: meraviglia ancor più giustificata dal fatto che in vita l'avevano vista e conosciuta sin dalla gioventù come una donna segaligna e magra. Il fatto che nella bara, dopo tanto tempo, fosse addirittura ingrassata costituiva un evento davvero straordinario. Alcuni hanno fatto notare che la catena del vampirismo era iniziata proprio da lei, perché la donna si era cibata sovente della carne di quelle pecore che in precedenza erano state preda dei vampiri.

Un bimbo di circa otto anni, sepolto da circa novanta giorni, è stato trovato pure lui in condizioni di vampirismo.

Il figlio sedicenne di un hayduk, di nome Milloe, morto a seguito di una misteriosa malattia durata soltanto tre giorni, è stato dissepolto dopo essere stato inumato da oltre due mesi. Anche lui presentava evidenti segni di essere un vampiro.

Il diciassettenne Joachim, pure lui figlio di un hayduk, morto dopo tre giorni di sofferenze. Sepolto da due mesi e quattro giorni, alla dissezione si è rivelato un vampiro.

Una donna di nome Rischa, morta dopo dieci giorni di malattia, sepolta da circa sei settimane, è stata trovata col corpo in ottime condizioni, gran parte della carne ancora fresca e molto sangue presente non solo nel petto ma anche in fundo ventriculi. La stessa cosa per il suo bambinetto, morto a soli diciotto giorni cinque settimane prima.

In non peggiori condizioni è stata trovata una bambina di dieci anni, morta due mesi prima, il cui corpo è stato ritrovato completamente integro e incorrotto, con molto sangue fresco nel petto.

Anche la moglie di Hadnack è stata dissepolta con suo figlio. La donna è mancata settimane or sono, il figlio, di soli otto anni, ventun giorni prima. In questo caso ambedue i corpi sono stati ritrovati completamente decomposti e disfatti, pur essendo anch'essi seppelliti vicino e nella stessa terra e in bare del tutto simili a quelle delle altre persone che sono state scoperte essere vampiri.

Un attendente del caporale degli hayduk, di nome Rhade, un giovane di ventitre anni, morto dopo tre mesi di malattia, a cinque settimane dalla sepoltura è stato ritrovato completamente decomposto.

La moglie del portabandiera, assieme al suo bambino, sono stati trovati completamente decomposti.

Nel caso di Stanche, un hayduk di sessant'anni, morto da un mese e mezzo, si è riscontrata una buona quantità di sangue liquido, rintracciata, come negli altri casi, nel petto e nello stomaco. Il corpo rivelava evidenti segni di vampirismo.

Milloe, un altro hayduk di venticinque anni, rimasto sepolto per sei settimane nella terra, è stato pure lui ritrovato in condizioni di vampirismo.

Stanoicka (prima chiamata Stanacka), moglie di un hayduk, di ventitre anni, morta dopo tre giorni di malattia, sepolta da diciotto giorni. L'abbiamo ritrovata praticamente integra, con una carnagione vivida e rosea. Come si è già ricordato, essa venne vampirizzata da Milloe, il figlio dell'hayduk. Sul lato destro del volto, subito sotto l'orecchio sono evidenti dei segni bluastri come dei lividi lunghi come un dito (prova evidente che era stata aggredita da un vampiro). Nel momento in cui è stata estratta dalla bara, dal naso le è uscita una notevole quantità di sangue. Nel corso della dissezione anche in questo caso - come in molti di quelli già menzionati - ho constatato la presenza e non solo nella cavità pettorale, ma anche nel ventricolo del cuore. Tutte le viscere sono state trovate in ottime condizioni, la pelle del corpo integra e le unghie di mani e di piedi risultavano fresche.

Terminati questi esami, gli zingari del villaggio hanno spiccato il capo ai cadaveri dei vampiri riconosciuti e quindi li hanno bruciati accanto ai corpi gettando poi le ceneri nelle acque della Morava, mentre i corpi, normalmente decomposti, delle altre persone non risultate vampiri sono stati rideposti nelle bare e reinterrati. Di tutto questo io faccio attestazione, unitamente ai seguenti ufficiali medici di comprovata capacità che mi hanno assistito nelle operazioni di dissezione. Actum ut supra:

   L.S. Johannes Fluchinger(3), ufficiale medico di reggimento di fanteria dell'onorevole B. Fürstenbusch(4) (sic)
   L.S. J.H. Diesel, ufficiale medico del reggimento dell'onorevole Morall  
   L.S. Johann Friedrich Baumgarten, ufficiale medico del reggimento di fanteria dell'onorevole B. Furstenbusch (sic).

I sottoscritti attestano che tutte le osservazioni che gli ufficiali medici del reggimento dell'onorevole Furstenbusch (sic) hanno con tanta meticolosità rilevato in fatto di vampiri - trovando concordi nelle loro annotazioni anche altri medici - sono in tutto e per tutto veritiere e ogni aspetto è stato esaminato, osservato e constatato in nostra presenza. A conferma di quanto scritto seguono qui in calce, le nostre firme autografe, da noi medesimi siglate, addì 16 gennaio 1732 in Belgrado.

   L.S. Buttener(5) (sic), tenente colonnello del reggimento dell'onorevole Alexandrian
  L.S. J.H. von Lindenfels, ufficiale del reggimento dell'onorevole Alexandrian.

Alcune osservazioni 

Il testo in questione è stato pubblicato in più post sul blog Esilio a Mordor sul finire dell'anno 2006. Ricordo che all'epoca aveva riscosso un certo successo tra i lettori. La narrazione aveva stupito non poche persone, qualcuno addirittura ne era entusiasta perché gli sembrava di viverla come in un film. Erano cose che su Splinder accadevano, prima che i lettori si rarefacessero fin quasi a scomparire. Pensandoci sono invaso da una grande tristezza. Il Visum et repertum si può trovare su numerose pagine nel Web, come ad esempio questa: 


La fonte è Il grande libro dei misteri irrisolti, di Colin Wilson e Damon Wilson. La presente traduzione italiana non è stata fatta direttamente dal testo originale in tedesco, ma dalla sua versione in inglese, probabilmente dallo stesso traduttore del libro degli Wilson, Franco Ossola. Ho riportato il testo tal quale, aggiungendovi soltanto il titolo e lasciando i refusi, che ho etichettato con (sic)

Il rapporto è stato stilato da cinque coscienziosi ufficiali dell'Impero Austriaco, di cui tre erano medici. Si noterà che questi ufficiali non hanno riportato cose riferite e contaminate da mitologemi, ma soltanto quello che hanno visto con i propri occhi. Difficile liquidare lo scritto come mera superstizione. L'esperienza degli ufficiali medici in fatto di autopsie era grande: difficilmente avrebbero potuto essere ingannati, giungendo per qualche ubbia a definire "sangue" un qualche tipo di liquame d'altra natura che avessero trovato nei cadaveri indecomposti. Si noterà poi che i fatti sono avvenuti nel Secolo dei Lumi, nel caso a qualche lettore venisse in mente di bofonchiare qualcosa sul cosiddetto "oscurantismo medievale".  La spiegazione più razionale che si trova è questa: alcuni cadaveri sono stati sepolti in un terreno ricchissimo di salnitro, che ne ha favorito la conservazione, mentre altri, privi di tale apporto minerale e collocati in un terreno molto umido, hanno finito col putrefarsi in tempi molto rapidi. Certo, questo non spiega il sangue. Si deve ammettere, comunque la si metta, che la lettura del documento di Fluchinger è in grado di procurare una certa inquietudine anche alle menti più lucide.  

Note

(1) Il titolo non si trova nel documento riportato nel libro degli Wilson. 
(2) Il termine serbo-croato hajduk /'χaɪ̯du:k/ si traduce con "bandito, brigante" e deriva dall'ungherese hajdúk, plurale di hajdú "fante". Questo vocabolo sembra connesso con hajtó "abigeo", a sua volta dal verbo hajt- "piegare", di origine uralica. Il termine hajtó potrebbe essere stato preso a prestito dal turco come haidut "fante ungherese", poi tornato nella lingua d'origine per effetto boomerang. Nel testo in tedesco questo vocabolo è scritto heyduck. Il suffisso -s del plurale riportato nel testo in italiano è incongruo e non è ripetuto: è dovuto al traduttore, che deve essere partito da una traduzione inglese. Il testo in tedesco non ne mostra ovviamente traccia.
(3) Il cognome è riportato come Fluchinger anche nel testo originale, tuttavia si trova attestato anche con le varianti Fluckinger e Fl
ückinger. Non si tratta dunque di corruzione da parte del traduttore. Non sono chiare le motivazioni delle oscillazioni ortografiche riscontrate.
(4) Nel testo originale si usa una forma aggettivale Fürstenbuschl. (abbreviazione di Fürstenbuschlich), derivata dal cognome Fürstenbusch, riportato male dal traduttore. Che questi non abbia alcuna dimestichezza con la lingua tedesca è palese; forse l'Umlaut era stato tralasciato già nella traduzione inglese.
(5) Il cognome vero è Büttener. Ancora una volta manca l'Umlaut. 

sabato 2 luglio 2016


SULLA NATURA DEI CONNETTORI

Un universo casuale non ammette i connettori. Se la società umana fosse una rete casuale, nel modesto campione di 400 persone esaminate da Gladwell - con la sua media di circa 39 contatti sociali - anche l'individuo più connesso non raggiungerebbe i 118 contatti. E se il Web fosse una rete casuale, le probabilità che esista una pagina con 500 link dall'esterno sarebbero 10-99, ossia praticamente zero, a indicare che una rete casuale non contempla gli hub. L'ultima rivelazione del Web, invece, considerando un campione pari a quasi un quinto dell'intera rete, trovò 400 pagine con quelle caratteristiche, nonché un documento che aveva addirittura due milioni di link dall'esterno. Trovare un nodo di questo genere in una rete casuale è più difficile che localizzare un certo atomo in tutto l'universo. Se Holliwood fosse una rete casuale, Rod Steiger non esisterebbe, perché la probabilità che esista un attore con un così alto numero di collegamenti è all'incirca 10-120, una cifra talmente bassa che non ci sono metafore per renderla. Si spiega allora la nostra sorpresa quando, nelle nostre prime ricerche sulle reti del mondo reale, individuammo per la prima volta gli hub nel Web e nella rete di Holliwood. Non eravamo preparati a una scoperta del genere, perché nodi così connessi non rientravano né nel modello Erdõs-Rényi né in quello Watts-Strogatz. Semplicemente, la loro esistenza non era mai stata contemplata.
La scoperta che, sul Web, pochi hub si annettono la maggior parte dei link, inaugurò una ricerca frenetica in varie aree. I risultati furono stupefacenti: scoprimmo che Hollywood, il Web e la società umana non sono casi isolati. Come ora sappiamo, gli hub sono presenti anche nelle reti d'interazioni chimiche fra le molecole all'interno della cellula vivente.
Alcune molecole, come quelle dell'acqua o l'adenosintrifosfato (ATP), sono i Rod Steiger della cellula: partecipano a un numero enorme di reazioni chimiche. Su Internet, la rete che connette materialmente i computer di tutto il mondo, pochi hub svolgono un ruolo cruciale nel garantire il funzionamento della rete in caso di malfunzionamenti. Erdõs è il più grande hub della matematica, con ben 507 colleghi dotati d'un numero di Erdõs pari a uno. Secondo uno studio condotto dalla AT&T, una piccolissima parte dei numeri telefonici è responsabile di una frazione straordinariamente alta di chiamate inviate o ricevute. Chi ha un adolescente in casa potrebbe nutrire seri sospetti sulla reale identità di alcuni di questi hub telefonici, ma i veri colpevoli sono probabilmente le aziende di telemarketing e i numeri del servizio consumatori. Gli hub sono presenti in quasi tutte le grandi reti complesse studiate finora. Compaiono ovunque e sono uno dei mattoni fondamentali del nostro mondo complesso e intrecciato. 

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 30/06/2007)

Si capisce bene come i connettori sono lo strumento dell'Artefice di questo universo maligno. I connettori pongono le subdole e inique basi della competizione, e la competizione è inseparabile dalla natura assassina della materia. Anche i più elementari meccanismi cellulari alla base dell'esistenza biologica riflettono questo esiziale orrore, questa turpitudine innominabile. Chi comprende a fondo i princìpi e le conseguenze dalla cibernetica non può che scorgervi la prova irrefutabile della realtà della Colpa Ontologica. È inutile che lo neghiamo: in ogni nostra cellula si celano manipoli di spietati killer, ogni nostra determinazione non può che soggiacere allo spietato, mortifero dominio delle Cose Composte. Finché non troveremo il modo di liberarci dal corpo, saremo soltanto onde quantistiche di delirio intrappolate in una buca di potenziale simile a un pozzo nero senza fondo.  

(Esilio a Mordor, 30/06/2007)

giovedì 30 giugno 2016


LA NATURA DEL CYBERSPAZIO
E L'AVVENTO DEI BORG 

Il cyberspazio incarna la più alta libertà di parola. Qualcuno potrà sentirsene offeso, altri potranno apprezzarlo, ma il contenuto di una pagina Web è difficile da censurare.
Una volta lanciato in rete entra a disposizione di centinaia di milioni di persone. Un diritto d'espressione così illimitato, con dei costi di pubblicazione così bassi, fa del Web una grandissima manifestazione di democrazia. Tutte le voci hanno pari opportunità di ascolto, o almeno così predicano tanto i costituzionalisti qualto le riviste d'affari. Se il Web fosse una rete casuale, potremmo anche essere d'accordo con loro. Ma non lo è. Il risultato più affascinante del nostro progetto di mappatura fu la scoperta di una totale assenza nel Web, di democrazia, equità e valori ugualitari. Imparammo che l'unica cosa che la topologia di questa rete permette di vedere sono il miliardo di documenti ivi contenuti.
Quando si considera il Web, la domanda fondamentale non è più se le nostre opinioni possono venire pubblicate: certo che possono e, una volta online, diventano accessibili a chiunque, in qualunque parte del mondo, con una semplice connessione Internet. Di fronte alla giungla di documenti che ci appaiono minuto per minuto, la domanda cruciale è piuttosto la seguente: se lancio un'informazione in rete, qualcuno la noterà? Per essere letti bisogna essere visibili: una banale verità che vale tanto per gli scrittori quanto per gli scienziati. Sul Web la misura della visibilità è il numero di link. Più link puntano alla vostra pagina Web, più siete visibili. Se ogni documento in rete avesse un link alla propria pagina Web in un attimo tutti saprebbero ciò che aveta da dire. Ma una pagnia Web ha in media non più di cinque-sette link che puntano ognuno a una delle migliaia e migliaia di pagine esistenti là fuori. Di conseguenza le probabilità che un documento crei un link proprio alla vostra pagina Web sono prossime allo zero.
Questa conclusione si applica perfettamente alla mia homepage, www.nd.edu/~alb. Secondo AltaVista, nel Web ci sono almento una quarantina di pagine che puntano a essa.
Francamente mi sembra persino troppo, considerato il mio limitato campo di interesse. Ma poiché il Web offre una scelta complessiva di circa un miliardo di pagine, le probabilità di scoprire la mia sono all'incirca quaranta su un miliardo. Vale a dire che, se navigate a caso giorno e notte in rete fermandovi non più di dieci secondi su ogni sito, vi occorreranno otto anni prima d'incontrare un link alla mia homepage.
Tutti abbiamo interessi, gusti e valori diversi. I link che creiamo sulla nostra pagina Web riflettono tali differenze. Stabiliamo connessioni con pagine di ogni tipo, dai siti sull'arte tribale africana ai portali di commercio elettronico. Considerando che possiamo scegliere fra oltre un miliardo di nodi, ci si aspetterebbe che la configurazione finale dei link sia abbastanza casuale, il che significherebbe il trionfo del modello Erdõs-Rényi. Un Web casuale sarebbe il massimo veicolo di uguaglianza, perché la teoria dei due studiosi garantisce un elevato grado di somiglianza tra tutti i nodi, tutti dotati all'incirca dello stesso numero di link dall'esterno.
Le nostre misurazioni, però, smentiscono queste attese. La mappa riportata dal nostro robot diede prova di un alto grado di disparità nella topologia del Web. Delle 325000 pagine esaminate nel dominio della Notre Dame University, 270000 - l'82 per cento del totale - avevano tre link dall'esterno se non meno. Mentre una ristrettissima minoranza, 42 pagine circa, ne aveva più di mille. Misurazioni successive su un campione di 203 milioni di pagine Web rilevarono uno spettro ancora più ampio: nella stragrande maggioranza - qualcosa come il 90 per cento del numero complessivo - i documenti avevano meno di dieci link dall'esterno, mentre pochissimi - non più di due o tre - ne avevano quasi un milione!
Così come nella società umana pochi individui, i connettori, conoscono un numero insolitamente ampio di persone, l'architettura del World Wide Web è dominata da pochissimi nodi altamente connessi, o hub. Questi hub, come per esempio Yahoo! o Amazon.com, sono estremamente visibili: ovunque ci si sposti, si trova sempre un link puntato verso di loro. Nella rete del Web tutti i nodi poco conosciuti, scarsamente visibili e dotati di un esiguo numero di link sono tenuti insieme da questi rari siti altamente connessi.
Gli hub sono la più netta smentita alla visione utipica di un cyberspazio ugualitario.
Certo, tutti abbiamo il diritto di mettere in rete ciò che vogliamo. Ma qualcuno lo noterà? Se il Web fosse una rete casuale, tutti avremmo la stessa opportunità di essere visti e sentiti. Collettivamente creiamo in qualche modo gli hub: sono i siti a cui tutti si collegano. Facilissimi da trovare, si possono rintracciare in qualsiasi punto della rete. Al loro confronto il resto del Web è praticamente invisibile. Per qualunque obiettivo concreto, le pagine linkate da uno o al massimo due altri documenti praticamente non esistono. Sono quasi impossibili da individuare. Persino i motori di ricerca sono maldisposti nei loro confronti e, quando viaggiano nel Web alla ricerca dei nuovi siti appena usciti, le ignorano.

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 30/06/2007)

Dai tempi in cui scriveva l'autore ungherese molte cose sono cambiate. Zuckerberg è giunto, portando una nuova tirannia simile a quella dei Borg di Star Trek: la massa informe e pulsante che è Facebook ha assimilato centinaia di milioni di persone. Qualcuno dirà come al solito che questa "è fantascienza". Invece è la nuda e cruda realtà dei fatti, che non ha proprio nulla di fantastico. Ogni resistenza è inutile, l'Alveare è ormai esteso sull'intero pianeta e divora interi popoli. Sotto la pressione della mostruosità di Zuckerborg, la Rete come la conoscevamo si affloscia, perde vitalità e avvizzisce giorno dopo giorno, mentre l'Alveare si ingigantisce a dismisura. Già si parla di una Grande Estinzione che farà sparire i siti web personali e gli ultimi residui blogosferici, esiziale come la catastrofe che ha cancellato i dinosauri sul finire del Cretaceo. Quando il processo si sarà completato, esisterà un unico hub: Facebook.