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giovedì 4 agosto 2022


TERMINATOR 2 
(film trash-grottesco)

Titolo originale: Terminator 2 
AKA: Terminator II, Shocking Dark; Alienators; 
    Contaminator 
Titolo clandestino (USA): Aliens 2 
Paese di produzione: Italia 
Lingua: Italiano 
Anno: 1989 
Data di uscita (Francia): maggio 1989 
Data di uscita (Italia): 22 agosto 1990
Durata: 90 min
Genere: Fantascienza, azione, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien, distopico, postapocalittico  
Regia: Bruno Mattei (come Vincent Dawn)
Soggetto: Claudio Fragasso, Rossella Drudi
    (non accreditata)
Sceneggiatura: Claudio Fragasso (come Clyde Anderson)
Produttore: Franco Gaudenzi
Casa di produzione: Flora Film
Fotografia: Richard Grassetti
Montaggio: Bruno Mattei
Effetti speciali: Francesco Paolocci, Gaetano Paolocci
Musiche: Carlo Maria Cordio
Scenografia: Giovanni Paolucci 
Direzione artistica: Mimmo Scavia (come Bart Scavia) 
Trucco: Franco Di Girolamo, Tania McComas 
Dipartimento sonoro: Maurizio Miani, Tullio Morganti 
Dipartimento musicale: Vangelis 
Direttore della fotografia: Luigi Ciccarese 
Interpreti e personaggi: 
     Christopher Ahrens: Samuel Fuller 
          (come Cristofer Ahrens) 
     Haven Tyler: Sara
     Geretta Geretta: Sergente Koster, l'afroamericana
          (come Geretta Giancarlo Field) 
     Fausto Lombardi: Tenente Franzini
          (come Tony Lombardo)
     Mark Steinborn (*): Comandante Dalton Bond
     Dominica Coulson: Samantha
     Clive Riche: Drake (come Clive Ricke) 
     Mark Zielinski: Stephano 
     Paul Norman Allen: Kowalsky, il polacco  
     Cortland Reilly: Caine 
     Richard Ross: Price 
     Bruce McFarland: Colonnello Parson 
     Richard Berkeley: Primo scienziato
           (come Richard Bercheley) 
     John Champion: Secondo scienziato 
     Massimo Vanni: Primo soldato (come Alex McBride) 
     Elain Richmond: Speaker 
     Al McFarland: Professor Henry Raphelson (**)
     Jim Pelot: Tecnico 
     Patricia Sedoc: Secondo soldato (soldatessa) 
     James Edward Sampson: Terzo soldato
          (come James Sampson) 
     Robert McFarland: Quarto soldato 
     Lorenzo Piani: Soldato (non accreditato) 
     Ernesto Rucker: Soldato (non accreditato) 
    (*) Spesso riportato in modo erroneo come Mark
    Steinborg. 
    (**) Talvolta è riportato come attore David L. Thompson,
    ma Al McFarland compare nei titoli di coda; l'ortografia  
    Rafferson è erronea.  
Doppiatori originali: 
     Alessandro Rossi: Samuel Fuller
     Anna Rita Pasanisi: Sergente Koster
     Francesco Pannofino: Tenente Franzini
     Sergio Di Stefano: Comandante Dalton Bond
     Rossella Acerbo: Samantha
     Gianfranco Bellini: Drake
     Marco Mete: Kowalsky 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Contaminator... die Mordmaschine
           aus der Zukunft
    Francese: Shocking dark - Spectres à Venise 
    Spagnolo (Messico): El retorno del mutante 
    Portoghese: O Regresso do Exterminador 
    Russo: Терминатор II 
    Giapponese: エイリアンネーター (Eiriannêtâ)
    Tagalog: Nakakagulat na Madilim 

Trama: 
Siamo in un futuro imprecisato, plumbeo e distopico. Venezia è una città fantasma, contaminata dall'inquinamento e dalla radioattività, oltre che devastata da un virus di origine sconosciuta. Ormai ci sono soltanto rovine, gli ultimi abitanti sono stati evacuati di recente. Nei fantomatici e profondissimi sotterranei della città lagunare esiste il grave problema degli umani mutati a causa dell'infezione e aggressivi, che si scagliano sui componenti di una spedizione scientifica, la missione San Marco. Questo provoca la reazione dei militari, che inviano i marines della Megaforce, un commando armato fino ai denti, per debellare i mostri infestanti, cercare eventuali superstiti e rendere sicuri i sotterranei. Pur essendo una civile, la scienziata Sara (cognome ignoto, forse è Drumbull ma non ne sono certo) accompagna i militari per offrire il necessario supporto. Il vero mandante della spedizione è però una potente multinazionale, la Tubular Corporation, che mira soprattutto a recuperare il diario dello scienziato Henry Raphelson. L'azienda riesce ad imporre  la presenza di un suo uomo, Samuel Fuller, non subordinato alla gerarchia militare. Subito la Megaforce si trova in gravi difficoltà, assediata da mostri vagamente simili a xenomorfi di gomma, bavosi e con occhi rossi simili a quelli delle cicale periodiche. Tra una sparatoria e l'altra, viene trovata una ragazzina, Samantha, che è riuscita a sopravvivere in quell'ambiente estremamente ostile. È proprio la figlia di Henry Raphelson, il cui laboratorio è ormai deserto. Per sfuggire ai mostri, i marines si rifugiano in una sede dismessa della Tubular Corporation, dove emerge una drammatica verità: Fuller, che diventa ostile, è in realtà un replicante, ossia una specie di androide. La Tubular Corporation, che aveva vinto l'appalto per il risanamento di Venezia, in realtà ha sversato contaminanti per renderla inabitabile, contando poi di riuscire a sistemare le cose dopo essersi impadronita dell'intero patrimonio immobiliare, rivendendolo a prezzi stratosferici. Una bassa speculazione sfuggita di mano. I militari finiscono sterminati; Sara e Samantha, superstiti della spedizione, sono braccate da Fuller, che vuole eliminarle in quanto scomode testimoni. Il replicante sembra indistruttibile, ma a un certo Sara trova una macchina del tempo in grado di riportare indietro nel passato, in un'epoca antecedente la contaminazione di Venezia. Il marchingegno mirabolante funziona tramite un telecomando, trasferendo la donna e la ragazzina nella città lagunare ancora piena di vita; presto però compare anche Fuller, che è riuscito a seguirle nel viaggio crononautico. Sara getta addosso al replicante il telecomando cortocircuitato, riuscendo finalmente ad eliminarlo. Il futuro incubico è eliminato, trionfa la possibilità di una nuova esistenza. 

Dialoghi memorabili: 

Franzini: "Può contarci. Equipaggiamento per quindici giorni."
Koster: "E fa' in modo che ci sia tutto, altrimenti ti prendo a calci in culo, brutto maccheroni di merda!"
Franzini: "Non mi rompere i coglioni, sporca negra!"
Koster: "Vuoi che ti spappoli il cervello?" 
Franzini: "Io ti taglio la gola!"

Tempi beati, non c'era la cappa opprimente del politically correct


Recensione:  
Il film di Mattei, uscito nel 1989, precede di due anni il quasi omonimo Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio (1991), diretto da James Cameron. La trama e gran parte dei dialoghi sono tuttavia presi a viva forza da un altro film di Cameron, Aliens - Scontro finale (Aliens, 1986). Elementi del primo Terminator  (The Terminator, 1964), sempre di Cameron, sono comunque presenti: 

1) La locandina, palesemente terminatoresca;  
2) Il replicante, simile a un modello T-800 di Terminator e non a un sintetico di Ridley Scott; 
3) La macchina del tempo in grado di riportare nel passato.

Grazie agli insondabili misteri del copyright, lo stesso Cameron è riuscito ad intitolare il suo film Terminator 2 e a far valere i propri diritti, mentre non aveva potuto intitolare Alien 2 il seguito del film di Scott, Alien (Alien, 1979), a causa di Ciro Ippolito, l'improvvisato regista italiano che ha bloccato Hollywood. Questo deve essere accaduto perché era stato nel frattempo decretato che il Terminator 2 di Mattei era un puro e semplice plagio. Proprio per via dei diritti d'autore, lo stesso Mattei è stato costretto a cambiare molte volte il titolo del suo film nel corso della distribuzione in varie nazioni. Da questo deriva la grande confusione imperante, con i titoli Shocking Dark, Alienators, Contaminator e compagnia cantante; il più diffuso resta comunque Shocking Dark. Fino al 2018, anno dell'edizione di Severin Films su DVD e Blu-Ray, la distribuzione negli Stati Uniti è stata clandestina per i menzionati problemi legali. Per quanto possa sembrare incredibile, l'opera di Mattei ha avuto un certo riscontro nella Terra dei Liberi, tanto che vi esiste un certo numero di fan. Probabilmente a questo successo ha contribuito in larga misura il "gusto del proibito" - oltre alla predisposizione di quelle genti all'ingestione di spazzatura d'ogni specie. 
Tecnicamente parlando, questa pellicola è un escremento di celluloide, a parer mio anche peggiore degli pseudo-Alien di Ciro Ippolito e di Luigi Cozzi! Mi sorprende sopra ogni cosa l'ambientazione assurda. Resta un mistero la presenza di un'estesa Venezia sotterranea, quando tutti sappiamo che è una città costruita su un gran numero di pali di legno infissi nel sedimento del fondale della laguna! Lo insegnano persino alle scuole elementari com'è fatta Venezia. Non ci si aspetta che un italiano possa commettere un simile errore madornale! Forse il regista ha voluto prendersi gioco del pubblico americano? 
Lo schifo: plagio quasi assoluto, recitazione legnosa, azione lenta e tortuosa, le insopportabili urla isteriche di Samantha, che ad ogni passo agisce in modo più stupido della merda, abbandonandosi alle convulsioni proprio nei momenti più critici. Il banale messaggio ambientalista, la solita baggianata dei viaggi nel tempo e degli eventi reversibili, sono cose che non contribuiscono di certo a rendere interessanti le sequenze. C'è soltanto un po' di linguaggio conflittuale e violento, residuo di un'epoca più libera, in cui si poteva agire di pancia e sputare la bile accumulata, cosa che oggi non è più possibile. In America esistono tuttora conflitti razziali, citati espressamente nel film, mentre in Europa cercano di far diventare tabù anche soltanto la menzione dell'esistenza di una diffusa incompatibilità tra gruppi umani diversi. Anche Terminator 2 di Mattei non potrebbe più essere girato nel XXI secolo. 


Il postulato xenogenetico 

Il virus diffuso nell'aria a Venezia avrebbe avuto il potere di alterare il genoma umano, innescando la trasformazione negli "xenomorfi" che infestano gli improbabili sotterranei. Anche se enunciata in modo ridicolo e involuto nel corso della pellicola, l'idea ha in sé qualcosa di buono e potrebbe anticipare in qualche modo quella della riscrittura del DNA alla base del patogeno, il black goo visto in Prometheus (2012) e in Alien: Covenant (2017) di Ridley Scott. Peccato che sia sfruttata da schifo!   

Critica 

Questo è riportato da Fantafilm:

"Bruno Mattei, con lo pseudonimo di Vincent Dawn, intende colpire di sorpresa lo spettatore confondendo, all'inizio, le immagini di Venezia con quelle di un apocalittico prossimo futuro. L'originalità del film non va però oltre questo stridente contrasto. Le creature ideate dai fratelli Paolocci, visibilmente di gomma, e i richiami ad Aliens scontro finale e Terminator (furbescamente, ma in maniera del tutto arbitraria, citato nel titolo) che scadono nella grossolana scopiazzatura, deludono anche la platea più ben disposta."
  

I pochi commenti presenti sul sito del mitico Davinotti sembrano poco significativi e si registra addirittura una certa indulgenza nei confronti di questa repellente massa di celluloide fecale. La connivenza dei commentatori la trovo riprovevole!


Modo ha scritto: 

"Sembra di assistere a una bruttissima copia di Alien, non di Terminator! Il titolo è già fuorviante in partenza ma così è, nonostante il film non sia completamente da buttare. C'è sicuramente molta confusione e Venezia è citata solo come pretesto di una storia irrisoria, per quel poco che si vede. Alcune scene trash sono anche divertenti e i mostri simpatici nella loro ridicolaggine. Budget ridotto all'osso e recitazione sommariamente scadente."

Maik271 ha scritto: 

"Il sequel italiano di Terminator vede la luce grazie al simpatico Bruno Mattei, che lo ambienta in una Venezia del futuro (peraltro la si vede solo nei titoli di testa e nel breve finale, ormai disabitata a causa delle radiazioni). Il film dal soggetto forzato è divertente; non grazie agli attori, tutti pessimi, ma al ritmo e agli effetti speciali godibili, che lo rendono una ciofeca sì ma di un certo fascino."

Enzus79 ha scritto: 

"Le buone intenzioni non sempre portano a ottimi (o buoni) risultati. Questo film ne è l'esempio. Storia abbastanza interessante ma che purtroppo si ripete fino alla fine, dove il finale non è del tutto da buttare. Inutile dire che James Cameron è un'altra cosa."

Ryo ha scritto: 

"Come si può intuire il film non ha nulla a che vedere con la saga di Sarah Connor: il titolo è una trovata italiana per cercare di farlo passare come sequel apocrifo. Il film non è nemmeno costruito male; il soggetto aveva delle potenzialità ma purtroppo rimangono inespresse. Dialoghi noiosi, sviluppo inconsistente. Le creature non sono male e la fotografia poco chiara aiuta a confondere effetti speciali altrimenti fintissimi."

Come direbbe l'eroico Paperino: "Buazz!"


Curiosità 

Così devastante e terribile dovette essere l'esperienza di Claudio Fragasso alla scrittura e alla co(pro)-regia, che egli in seguito si rifiutò di fare altri film con Mattei. 

Haven Tyler ha dichiarato in un'intervista del 2021 che dopo essere stata scelta per la parte di Sara, ha chiamato suo padre, che era un avvocato, per dirgli che avrebbe lasciato la scuola nella seconda metà dell'ultimo anno per andare a fare il film in Italia. Dall'altra parte c'è stato prima un silenzio mortale, quindi una domanda: "Che tipo di film?" La giovane ha detto che si trattava di un film dell'orrore. Quindi il padre ha chiesto se ci sarebbero stati dei mostri e se lei sarebbe riuscita a ucciderli. Quando lei ha risposto di sì, lui ha esclamato: "È fantastico!" Si converrà che tutto ciò è molto bizzarro. Evidentemente la Tyler proveniva da una famiglia calvinista molto rigida, anche se non esente da stravaganze. In quella domanda angosciosa "Che tipo di film?" è sottinteso "Dimmi che non è un porno!" Fatto sta che questo è stato l'unica pellicola interpretata da Haven Tyler. 

Sembra che il personaggio del polaccoamericano Kowalsky sia stato l'ispirazione per il pinguino Kowalski nel film d'animazione Madagascar (2005), diretto da Eric Darnell e Tom McGrath (fonte: IMDb.com). Non riesco ad immaginare tramite quale contorto percorso qualcuno possa essere partito da un film trash di Mattei per dare un nome a un pinguino puzzolente. Walter "Walt" Kowalski è anche il protagonista del film Gran Torino (2008), diretto e interpretato da Clint Eastwood. Non sono tuttavia sicuro che Clint Eastwood si sia ispirato proprio a Terminator 2 aka Shocking Dar.  Del resto, Kowalski è un cognome polacco particolarmente diffuso negli States. 

Nonostante tutti i problemi avuti con i diritti d'autore, tra i titoli di coda figura nitidamente questa scritta, che ha quasi un sapore beffardo: "copyright: FLORA FILM MGMLXXXIX"


Sequenze memorabili 

Il Sergente Koster viene aggredito da un superstite della missione San Marco, avvolto in un bozzolo dai mostri di gomma. L'uomo, stremato, probabilmente adibito alla procreazione di parassitoidi come nel film di Cameron, supplica l'afroamericana di ucciderlo. Subito però si ringalluzzisce e aggredisce la donna afferrandola al collo con un braccio rachitico, ai limiti della focomelia, spuntato fuori da chissà dove. C'è qualcosa di sbagliato nelle proporzioni e nella geometria. L'effetto della sequenza è a dir poco straniante: quando l'ho vista per la prima volta mi sono messo a ridere sguaiatamente. Nemmeno il gas esilarante potrebbe avere un effetto simile! 

Errori 

Il Capitano riceve un ordine per telefono e risponde annuendo con la testa, senza proferire verbo. Peccato che il suo interlocutore, all'altro capo del telefono, non potesse sapere che lui stava annuendo con la testa!   

martedì 2 agosto 2022


CONTAMINATION -
ALIEN ARRIVA SULLA TERRA 

Titolo originale: Contamination
Titolo in inglese: Contamination
AKA: Contamination - Alien arriva sulla Terra;
    Alien Contamination; Toxic Spawn; Larvae
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia, Germania Ovest
Anno: 1980 
Data di uscita (Italia): 2 agosto 1980  
Durata: 95 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien 
Regia: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Soggetto: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Sceneggiatura: Lewis Coates, Erich Tomek
Produttore: Claudio Mancini, Ugo Valenti
Produttore esecutivo: Karl Spiehs (non accreditato)
Casa di produzione: Alex Cinematografica, Barthonia Film, 
     Lisa Film
Distribuzione in italiano: P.A.C.
Fotografia: Giuseppe Pinori
Montaggio: Nino Baragli
Effetti speciali: Giovanni Corridori, Luigi Cozzi
     (non accreditato), Valerio Mazzoli (non accreditato)
Musiche: Goblin
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Tiziana Mancini
Trucco: Pier Antonio Mecacci
Effetti sonori: Luciano Anzellotti, Massimo Anzellotti
Reparto fotografico ed elettrico: Aldolfo Bartoli, Augusto
    Diamanti, Romano Mancini, Carlo Tafani
Assistente editore: Angela Bordi, Gisela Haller, Olga Sarra
Continuità: Daniela Tonti
Doppiaggio: Nick Alexander
Assistente alla produzione: Tullio Lullo, Maurizio Mancini,
   Walter Massi
Direttore dei dialoghi: Hartmut Neugebauer
Interpreti e personaggi: 
     Ian McCulloch: Ian Hubbard
     Louise Marleau: Stella Holmes
     Marino Masè: Tony Arras (*)
     Siegfried Rauch: Hamilton
     Gisela Hahn: Perla de la Cruz
     Carlo De Mejo: Agente Young
     Carlo Monni: Dottor Turner
     Brigitte Wagner: Dottoressa biondiccia
        (non accreditata)
     Horst Weinert (**): Dottor Hilton (non accreditato) 
     Martin Sorrentino: Magazziniere mandingo
         (non accreditato)
     Angelo Ragusa: Magazziniere
     Ettore Martini: Generale (non accreditato)
   (*) Nella versione in italiano è Aris.
   (**) Wikipedia ha Mike Morris, IMDb ha Horst Weinert.
Doppiatori italiani: 
     Cesare Barbetti: Ian Hubbard
     Maria Pia Di Meo: Stella Holmes
     Pino Colizzi: Tony Arras
     Gianni Marzocchi: Hamilton 
Titoli in altre lingue: 
  Spagnolo (Spagna): Contaminación: Alien invade la Tierra 
  Spagnolo (Messico): Alien llega a la Tierra 
  Tedesco: Astaron - Brut des Schreckens 
  Finlandese: Kuoleman koura 
  Ungherese: A rémület ivadékai 
  Polacco: Skażenie 
  Russo: Заражение 
  Greco (moderno): Το πλοίο του θανάτου
Budget: 225.000 dollari US
Location: Roma, New York, Florida, Colombia


Trama: 
Una nave colossale va alla deriva nel porto di New York, apparentemente abbandonata. Si scopre che trasporta grandi contenitori di caffè, all'interno dei quali sono nascoste numerose uova verdastre grandi quanto un pallone da calcio, verrucose, da cui cola un essudato di colore più chiaro. L'equipaggio inviato ad esplorare la nave fantasma trova i resti spappolati dell'equipaggio riuniti in un unico luogo e presto ne scopre il motivo: se disturbate, le ributtanti uova si mettono a vibrare ed esplodono, spruzzando su ogni cosa un liquido viscoso, fetido, acido, purulento. L'immonda secrezione è tossica per tutte le creature viventi terrestri: le fa gonfiare e ne fa esplodere immediatamente il corpo. È una specie di infezione fulminante!  
Il Colonnello Stella Holmes, una brunetta tutta pepe, ha l'ordine di indagare sullo strano fenomeno. Innanzitutto stabilisce un collegamento tra le uova verdastre schifose e una recente missione su Marte finita male. I due astronauti scesi sul pianeta hanno fatto una brutta fine: uno di loro è scomparso e l'altro, il Comandante Ian Hubbard, ha avuto un grave esaurimento nervoso, finendo col diventare un alcolizzato. Quando viene messo sotto pressione, Hubbard racconta la sua terribile esperienza. Esplorando una calotta polare del Pianeta Rosso, lui e Hamilton sono entrati in un antro pieno zeppo di uova aliene. Tuttavia l'ex astronauta non riesce a ricordare nulla dopo la comparsa di una luce accecante e ipnotica. Dopo un'iniziale resistenza, anche violenta, accetta di aiutare Holmes nelle sue indagini sull'insidioso complotto per contrabbandare le uova mortali a Manhattan. Questo li conduce, insieme a un sarcastico poliziotto di New York, Tony Arras, in una piantagione di caffè in Colombia. 
Non tutto è semplice come sembra. L'ex collega astronauta di Hubbard è in realtà vivo e vegeto, proprio in Colombia, dove è tenuto sotto l'influsso di un mostruoso ciclopone alieno, di proporzioni mastodontiche, che sta usando il controllo mentale per portare avanti il ​​suo piano e inondare il mondo con le uova verdi. Fine ultimo della creatura venuta da Marte: spazzare via la vita umana sulla Terra. Lo stesso Arras cade sotto l'influenza mentale ipnotica dell'alieno e viene divorato, ma Hubbard riesce a insorgere, salvando il Colonnello Holmes, quindi uccide il ciclopone sparandogli proprio dentro l'occhio gigantesco, polifemico. I superstiti fanno ritorno a New York e sono felici che l'incubo sia finito. Ma è davvero così? L'inquadratura mostra un mucchio di spazzatura, con sacchi neri pieni di materiale informe, molliccio. Poi si vede un uovo verdastro che esplode rilasciando il liquame simile a vomito!


Recensione: 
Tra i vari pseudo-Alien defecati dall'industria cinematografica italiana degli anni '80, questo film merita di certo un posto di riguardo. È una copro-duzione italo-tedesca. Come in molti altri casi, è d'obbligo applicare il ben noto prefisso copro-! Rispetto ad Alien 2 - Sulla Terra (Ciro Ippolito, 1980), è meno grossolano ed ha una trama sufficientemente complessa, pur restando in sostanza uno schifo inguardabile. Va detto questo: rispetto al film di Ippolito, manca la bizzarra tradizione mitologica legata alla produzione; a quanto pare non ha nemmeno avuto conseguenze paragonabili sulla Settima Arte per via di spaventosi grovigli sui diritti d'autore. 
La prima sceneggiatura scritta da Luigi Cozzi si intitolava semplicemente Alien arriva sulla Terra, non facendo alcuno sforzo per nascondere la sua ispirazione diretta da Alien (1979) di Ridley Scott. Il produttore Claudio Mancini ha imposto a viva forza il titolo Contamination, forse proprio per occultare la genesi dell'opera. Cozzi si oppose a questa decisione ma non ci fu nulla da fare. A differenza dell'Alien 2 di Ippolito, la derivazione è chiara e non si limita al titolo: 
alcuni paesi hanno addirittura commercializzato la pellicola come vero e proprio sequel dell'opera di Scott. Vediamo, solo per fare un esempio, che l'antro su Marte, pieno zeppo di uova, è dotato di pareti con strutture a costole che rimandano all'istante al fatidico cargo di Alien. Certo, il ciclopone alieno che si vede nel finale non somiglia nemmeno di striscio alla Regina degli Xenomorfi: un conto è simulare qualche disgustoso uovo infetto, un altro è imitare una creatura estremamente complessa, per giunta in condizioni di grave carenza di mezzi e di budget. 
Il valore di questa pellicola è del tutto inaspettato, non potrebbe mai essere immaginato dai cultori del fanta-horror. Contamination è un potentissimo film comico!

Frattaglie esplosive!

Lewis Coates non poteva permettersi il lusso di realizzare una creatura paragonabile al "chestburster" di Alien, quella cosina simile a un piccolo delfino che urla dopo essere uscita dal torace spaccato della vittima. Il suo ingegno lo ha portato a concepire una soluzione molto originale: l'espulsione violenta delle frattaglie dal corpo! Un'eruzione di sangue e organi può ben simulare la fuoriuscita del "chestburster".  In concreto, l'effetto è stato realizzato tramite una gran quantità di frattaglie acquistate in una macelleria, stipate in pance finte attaccate sul dorso e fatte esplodere tramite un tubo ad aria compressa. La trovata mi è subito parsa incredibilmente esilarante. Quando ho visto il film per la prima volta, sono andato avanti per mezz'ora in preda a crisi di riso convulso! Ho rischiato di finire come Crisippo di Soli, che morì ridendo per aver visto un asino mangiare dei fichi! Ogni tanto mi capita ancora di guardare quelle scene cozziane, così per euforizzarmi. 


La natura paradossale del patogeno

Sono ridicoli e grotteschi i tentativi fatti dagli studiosi per spiegare la forma di vita aliena appena scoperta. Subito parlano di batteri, anche senza cognizione di causa: si consiglia di interpellare un esperto di "colture batteriche artificiali e mutogene (sic)". Chiunque oggi direbbe "mutagene", ma la sceneggiatura ha proprio "mutogene". Perché questa fissazione con i batteri? Non potrebbe trattarsi di virus, di protozoi o di altro mai visto da essere umano?
La dottoressa biondiccia spiega: "I primi esami danno tutti gli stessi risultati. Non si tratta di un vegetale, ma di una coltura intensiva di batteri sconosciuti, forse patogeni, sicuramente mortali." Come sarebbe a dire "forse patogeni" ma "sicuramente mortali"? Secondo la scienziata, esisterebbero quindi microrganismi non patogeni ma mortali? Tramite quale meccanismo? Magari Lewis Coates si sarebbe potuto avvalere anche solo della consulenza di un semplice medico della mutua, invece di girare sequenze artigianali piene di sparate senza senso logico!
In seguito lo specialista di colture batteriche afferma: "Le cellule di queste uova hanno una struttura basata sul silicio, mentre le cellule di tutti gli organismi terrestri sono basate sul carbonio". Questo è un rimando al famoso "silicone polarizzato" da cui sarebbe costituito il guscio del simbionte nel film Alien, dove "silicone" è una cattiva traduzione dell'inglese silicon "silicio" (Silicon Valley è la "Valle del Silicio", non la "Valle del Silicone"). Da una singola frase del sintetico Ash, è nata una deprecabile leggenda secondo cui lo Xenomorfo sarebbe una forma di vita basata sul silicio - il che è un'assurdità sesquipedale. Per spiegare meglio il concetto, noi umani usiamo il calcio per fabbricare le ossa, ma non siamo una forma di vita basata sul calcio!
Secondo molti scienziati e divulgatori scientifici (es. Isaac Asimov), sarebbe possibile l'esistenza di forme di vita basate sul silicio. Quello che non è possibile è l'interazione di microrganismi basati sul silicio con le forme di vita basate sul carbonio. Come potrebbe avvenire? A che scopo? Anche con forme di vita macroscopiche sussiste il problema. Un predatore basato sul silicio può certo uccidere una vittima basata sul carbonio, se si sente minacciato, ma non potrebbe nutrirsene, non potrebbe assimilare nessuna sua molecola.


Il ciclo biologico non si chiude!

Una volta che il patogeno ha infettato un essere umano o un animale, lo fa scoppiare. E poi? I liquami possono provocare altre esplosioni in caso di contatto, altrimenti tutto finisce lì. Da dove spunta il ciclopone che si vede nel finale? Come ha fatto a formarsi con una simile catena di trasmissione dell'infezione? 
La genesi del ciclopone non viene spiegata. Sembra che lo sceneggiatore non si sia affatto posto il problema. Di fronte alle critiche, si difenderebbe dicendo che il film non è un trattato di xenobiologia. Però il ciclo biologico in qualche modo dovrebbe chiudersi. Forse ogni tanto viene fuori un uovo speciale che si sviluppa nel ciclopone, che poi depone migliaia di uova? Sarebbe qualcosa come il "simbionte reale" visto nel brutto Alien³ (David Fincher, 1992), una scelta che reputo a dir poco demente. E a cosa serve allora propagare l'infezione in un modo tanto erratico e insensato, se poi la massima parte delle uova non produce alcun nuovo organismo? Lewis Coates ha inventato il primo caso di uovo da cui non esce nulla! 
 
Uova prematurate, come la supercàzzola!
 
La dottoressa biondiccia spiega: "Quello che potremmo definire il tuorlo di quest'uovo è una coltura a prematurazione calcolata: reagisce al calore, e quando si aumenta la temperatura, subisce una mutazione cellulare e diventa mortale."
Le uova aliene viste in lontananza sono state realizzate servendosi di palloncini dipinti di verde scuro, mentre nelle scene in cui vengono inquadrate da vicino sono state realizzate col silicone e con all'interno una luce lampeggiante, dando così l'effetto di una materia molliccia e pulsante. Il silicone ha permesso anche di dare forma alla tipica struttura verrucosa. 



Non è un animatrone!
 

Una specie di storiella narra che Lewis Coates volesse utilizzare un'animazione passo uno per realizzare il ciclopone alieno, iniziativa che sarebbe stata annullata dal produttore Mancini, andato su tutte le furie. Quindi non sarebbe rimasta altra via praticabile che l'uso di un animatrone, che funzionò male, non riuscendo quasi a muoversi. Sarebbero quindi stati usati tagli per nascondere le scene in cui si vedevano i movimenti dei macchinisti. Sono convinto che le cose siano andate in modo un po' diverso. Molto semplicemente, il ciclopone è stato realizzato con una Vespa dipinta di scuro e inquadrata di fronte, ricoperta con uno spesso strato di silicone di color verde marcio: il fanale è diventato l'occhio della bestia aliena, mentre la bocca è stata realizzata in modo da ricordare vagamente una figa orizzontale (si distinguono le grandi labbra), ma col clitoride al posto del naso! Lewis Coates deve aver avuto la geniale idea guardando una Vespa messa di fronte a lui e sfocando la vista. Ecco la vera origine della sua illuminazione, che gli deve avergli permesso enormi risparmi sul budget! 

Errori comici

Nella maggior parte delle inquadrature di persone che esplodono si possono vedere chiaramente le cuciture nelle toppe precedentemente tagliate e poste sopra il resto dei vestiti. Dato che le riprese sono state effettuate al rallentatore estremo, c'è tutto il tempo per vedere queste sembianze e sapere quale parte della persona sta per esplodere lontano dal resto. L'effetto è straniante: sembra che le frattaglie espulse siano rigide e legate al torace con elastici. Anziché allontanarsi dal corpo, tornano indietro. 

Nella scena in cui alcuni uomini che indossano tute bianche ignifughe esplodono fino a ridursi in poltiglia sanguinolenta, si vede chiaramente uno di loro che si stringe lo stomaco per far esplodere il palloncino (o qualunque diamine di cosa abbiano usato). Tra l'altro, soltanto degli scemi di merda penserebbero di esplorare un ambiente contaminato senza indossare una protezione degli occhi!

Quando Holmes e Arras vengono fatti prigionieri nell'impianto di lavorazione del caffè, sono mostrati legati schiena contro schiena. Mentre parlano sembra che non siano in grado di muoversi e debbano allungarsi per girare la testa in modo da potersi baciare in bocca. Quando Hamilton rientra e ordina loro di andare con lui, entrambi si alzano e lo affrontano, ovviamente senza essere legati.

Quando la dottoressa biondiccia deve iniettare la sostanza verdognola nel ratto bianco dagli occhi rossi, l'ago della siringa si piega, rivelando che è fatto di gomma. Il ratto, rinchiuso in un contenitore isolato di plexiglas, esplode subito dopo, sparando frattaglie rigidissime, in alcuni casi legate al corpo da elastici visibili all'osservatore attento. Oggi questa scena, di per sé ridicola, non potrebbe più essere girata: scatenerebbe le ire funeste di innumerevoli convulsionarie animaliste, anche se il topone non ha subìto alcun danno e l'intera sequenza dell'esperimento è finta. 

Uno dei magazzinieri contaminati, che è appena esploso ed è senza alcun dubbio morto, sbatte le palpebre. Un caso di zombificazione?

Le luci che gli ufficiali portano all'interno della nave sono luci cinematografiche. In alcune inquadrature si possono vedere i cavi elettrici che passano attraverso le tute protettive. Si può anche vedere con la massima chiarezza che queste luci cinematografiche hanno tele e supporti per i filtri. Il binario del carrello è chiaramente visibile in due inquadrature all'interno della stiva della nave, tuttavia alcune scatole sono impilate alle sue estremità. Un disperato tentativo di far apparire il binario del carrello come un binario per lo spostamento delle merci nella stiva.

Quando il primo tecnico della nave abbandonata raccoglie l'uovo ributtante, sul lato sinistro dello schermo è visibile una scatola opaca della fotocamera mentre si muove tornando indietro. 


Curiosità 

IMDb.com riporta una notizia molto scandalosa, che ripropongo in questa sede dopo averla tradotta in italiano. Secondo quanto dichiarato dal regista Luigi Cozzi durante una sessione di domande e risposte, il film sarebbe stato parzialmente finanziato dai narcos colombiani. Quando ha cominciato a rendere soldi, questi sarebbero rimasti molto soddisfatti del loro investimento. Mi auguro che sia soltanto uno scherzo di pessimo gusto. 😀

I cognomi degli astronauti Hubbard e Hamilton rendono omaggio agli scrittori di fantascienza Lafayette Ronald Hubbard e Edmond Hamilton. In particolare, la figura di Lafayette Ronald Hubbard (più noto come L. Ron Hubbard) è controversa perché ha fondato la Chiesa di Scientology. Edmond Hamilton (1904-1977) è stato un autore molto prolifico e particolarmente attivo nel filone della space opera. Tra le sue opere più importanti si citano I soli che si scontrano (Crushing Suns, 1928-1930) e L'invasione della galassia (Outside the Universe, 1929). 

Luigi Cozzi avrebbe voluto Caroline Munro nella parte del Colonnello Stella Holmes, che era già stata protagonista di Scontri stellari oltre la terza dimensione (1978) - dove si chiamava Stella Star. L'assonanza tra Stella Holmes e Stella Star era stata pensata appositamente per lei. La bellissima attrice non accettò, volendosi vendicare per quel brutto episodio in cui si era quasi smerdata addosso! 

Critica

Fantafilm riporta quanto segue, mostrandosi di un'incredibile clemenza:

"Senza molto successo, Luigi Cozzi sviluppa una rivisitazione dell'Invasione degli ultracorpi tenendo d'occhio la vicenda di Dracula il vampiro e ricorrendo alla truculenza dello "splatter". Come nel romanzo di Stoker, il pericolo arriva dal mare, da una nave governata da morti, e si propaga come un'epidemia contagiosa e letale nel mondo civile. L'idea è abbastanza originale, ma il film è stato poco premiato dal pubblico e ignorato dalla critica."

Si nota che evita di citare Alien e cita addirittura Bram Stoker.
Kim Newman del Monthly Film Bulletin ha affermato che la combinazione nel film di "violenza splatter", "thriller di spionaggio alla James Bond" e "fantascienza piena di mostri" era "a volte disagevole, ma Cozzi se la cava con sufficiente bravura, per coprire le crepe"
Alcuni interessanti commenti si trovano sul sito Il Davinotti


Il mitico Puppigallo ha scritto:

"Fantascienza decisamente ingenua, con uno svolgimento lineare e prevedibile, che attinge a molte altre pellicole del genere. E' però presente un discreto livello di splatter (l'inizio e un paio di scene) e il respiro delle uova molicce, per quanto eccessivo, ha una sua resa audiovisiva (trattasi di organismi a base di silicio con cellule dodecaedriche!). Ovviamente, non appena subentra l'indagine e la covata aliena si fa da parte, il tutto perde quel minimo di interesse suscitato. Per fortuna, nel finale, oltre alle uova comparirà qualcos'altro. Non male la colonna sonora dei Goblin. Vedibile."

Schramm ha scritto:

"Dopo un intrigante incipit che ibrida senza vergogna alien e ultracorpi a suon di corpi che detonano e atmosfera minacciosa, decelera incespica e si smarrisce lungo tutta la parte centrale, per poi riaversi nel finale con una lovecraftiana creatura davvero niente male. Men che discreto."
 
Renato ha scritto:

"Pessimo esempio di fanta-horror, con un inizio suggestivo che però si perde presto per strada. La storia è davvero troppo stupida, ed i limiti di budget rendono il tutto orrendamente poco credibile (il mondo sta per finire ed i tre tizi incaricati dal governo USA prendono un aereo di linea, passano tranquillamente la notte in albergo, cazzeggiano tra loro e così via). Molto splatter, qualche spavento telefonato e le anonime musiche dei Goblin completano il quadro."

Ronax ha scritto:

"Cozzi rimastica Alien e Lovecraft, ci aggiunge qualche reminiscenza da spy-movie anni '60 e chiude con un'inquadratura che più scontata non si può. Poi frulla il tutto con sufficiente professionalità da rendere la storiella vedibile anche se subito dimenticabile. Se la sceneggiatura tutto sommato tiene, nonostante evidenti assurdità e incongruenze, il film cade soprattutto sulla recitazione, con la parziale eccezione di McCulloch, al punto che la grottesca "creatura" sembra la più espressiva di tutta la compagnia. Effettacci rozzi ma efficaci."

venerdì 29 luglio 2022


ALIEN 2 - SULLA TERRA

Titolo originale: Alien 2 - Sulla Terra 
Titolo in inglese: Alien 2: On Earth 
Paese di produzione: Italia 
Lingua: Italiano 
Anno: 1980 
Data di uscita (Italia): 11 aprile 1980 
Durata: 92 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien 
Regia: Ciro Ippolito (come Sam Cromwell), Biagio Proietti
    (non accreditato)
Sceneggiatura: Ciro Ippolito
Produttore: Ciro Ippolito, Angiolo Stella 
Direttore di produzione: Nino Milano 
Supervisore della produzione: Naldo Nibbi (come Aldo 
    Nibbi) 
Casa di produzione: GPS
Distribuzione in italiano: Impegno Cinematografico
Fotografia: Silvio Fraschetti
Montaggio: Carlo Broglio
Effetti speciali: Ciro Ippolito (come Donald Patterly);
    Mario Bava (non accreditato)
Musiche: Oliver Onions
Scenografia: Angelo Mattei, Mario Molli 
Trucco: Lamberto Marini 
Dipartimento costumi e guardaroba: Maura Zuccherofino 
    (come Maria Zuccherofino) 
Consulente speleologo: Simone Pinto 
Interpreti e personaggi:
    Belinda Mayne: Thelma Joyce
    Mark Bodin: Roy
    Robert Barrese: Speleologo
    Benedetta Fantoli (come Benny Aldrich): Maurine
    Michele Soavi (come Mychael Shaw): Burt
    Valeria Perilli (come Judy Perrin): Jill
    Donald Hodson: Mr. Raymond
    Ciro Ippolito: Joe, direttore TV 
    Danilo Micheli (come Don Parkinson): Bill 
    Peter Shepherd: Peter 
    Claudio Falanga 
Doppiatori originali: 
    Fabrizia Castagnoli: Thelma Joyce
    Luigi Diberti: Roy 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Alien, die Saat des Grauens kehrt zurück 
    Francese: Le monstre attaque 
    Spagnolo: Alien 2 - Sobre la tierra 
    Russo: Чужой 2: На Земле 
Location: Grotte di Castellana (Puglia) 

Trama: 
Mentre il mondo attende il ritorno di un equipaggio di astronauti da una missione nello spazio profondo, una giovane donna biondiccia di nome Thelma Joyce appare in un talk show televisivo per parlare delle caverne e della loro esplorazione. Subito dopo l'inizio della sua intervista, Thelma ha un'orribile visione psichica. Dopo che la navicella spaziale ritorna sulla Terra senza i suoi occupanti, una bambina su una spiaggia scopre una strana roccia blu e pulsante. Sua madre la trova presto con la faccia strappata e ridotta in poltiglia. 
Thelma e suo marito Roy si incontrano con i loro amici per un viaggio alla scoperta di una grotta. Il gruppo si ferma in un bar lungo la strada per comprare cibo e indossare l'attrezzatura da speleologia. L'amico di Thelma, l'erotomane Burt, scopre un gran numero di rocce blu proprio mentre sta pisciando sullo stipite dell'edificio, avendo trovato il bagno occupato. Colpito dalla stranezza di quelle rocce, decide di raccoglierne una e di metterla nel suo zaino. Il gruppo arriva alla grotta e si cala rapidamente sul fondo per accamparsi per la notte. Prima di addormentarsi, Thelma dice a Roy che sente che sta per accadere qualcosa di orribile, ma Roy riesce a calmarla. 
Il giorno successivo, l'amica di Thelma, Jill, scopre che la roccia blu trovata da Burt sembra pulsare. La roccia si apre e una creatura informe le attacca il viso. Thelma è testimone dell'attacco e va nel panico. Roy la calma, poi decide di andare a cercare il corpo di Jill. Roy si cala in un buco e trova Jill, viva e con la faccia intatta. Anche il resto del gruppo si cala giù dal buco e lega Jill a un sollevatore in modo che possa essere sollevata fuori dal buco. Jill viene messa da parte, da sola, ancora priva di sensi. Mentre il gruppo si prepara a uscire dal buco, la creatura fatta di trippa molliccia esce dalla faccia di Jill e attacca il collo di Ron. Ron viene trascinato a testa in giù mentre la creatura gli taglia ripetutamente il collo fino a fargli cadere la testa: il suo cervello ormai è fatto di intestini. 
Il gruppo si ritira dopo essere stato costretto a tornare indietro per recuperare l'attrezzatura. Si divide in squadre per cercare una via d'uscita, ma senza successo: è una strategia scema come la merda di un bue. Durante la ricerca Thelma riflette su quanto sta accadendo e si chiede se abbia un collegamento con la scomparsa degli astronauti. Maurine si imbatte in quello che sembra un muro vivente, fatto di gelatina, che la trascina dentro e successivamente uccide sia lei che Burt. Roy si lesiona la caviglia ed è costretto a sedersi. Cliff decide di andare a localizzare Burt e Maurine mentre gli altri riposano. Thelma avverte telepaticamente Cliff della presenza di un alieno vicino dopo che la loro radio si è interrotta. Nonostante ciò, Cliff viene ucciso dall'alieno. Thelma e gli altri lo trovano e si accorgono che in realtà è trippa aliena travestita da umano. Thelma usa le sue abilità per far esplodere la testa dell'impostore rivelando il suo vero essere ripugnante. La creatura schifosa attacca l'altro membro del gruppo mentre Thelma e Roy fuggono dalle caverne. Sulla via del ritorno in città, scoprono un'auto della polizia, ma non ci sono agenti in vista. Si fermano di nuovo al bar lungo la strada, ma non c'è nessuno. Roy cerca di chiedere aiuto su un telefono pubblico, ma nessun operatore è disponibile. Risalgono in macchina e continuano il viaggio verso la città. 
Thelma e Roy finalmente arrivano in città, ma stranamente non riescono a trovare nessuno. Si fermano alla sala da bowling vista in precedenza nel film, solo per scoprire che anche quella è vuota. Roy va sul retro, solo per essere ucciso da un alieno carnoso che aspetta lì. Questo essere immondo insegue Thelma attraverso la sala da bowling, finché lei non schiva l'attacco e scappa. La donna, ultima superstite, corre per le strade deserte della città, chiedendo aiuto ma senza ottenere risposta. Alla fine smette di urlare e si siede a un incrocio. All'improvviso, sullo schermo viene sparato un messaggio che avverte il pubblico "... Ora può colpire anche te!", suggerendo che gli alieni hanno preso il controllo della Terra e spazzato via ogni traccia della specie umana. 


Recensione:  
Questo film a dir poco scadente, che incredibilmente può contare su un nucleo di fan abbastanza agguerriti, è stato co(pro)-scritto, diretto, e interpretato da Ciro Ippolito, artefice anche degli effetti speciali. È stato pensato e pubblicizzato come seguito del celeberrimo Alien di Ridley Scott (1979), dato che le leggi italiane di quei tempi lo permettevano. Visto che Lucio Fulci aveva girato Zombi 2 (1979), che era creduto dal pubblico un seguito di Zombi (Dawn of the Dead, 1978) di George A. Romero, ecco che Ciro Ippolito ha pensato di poter fare la stessa cosa. In realtà il titolo e le uova venute dallo spazio sembrano gli unici elementi in comune con Alien; si comprende che le motivazioni di questa scelta dello pseudo-sequel erano puramente commerciali.   
Bisogna tuttavia riconoscere che alcune idee sono senza dubbio originali e degne di nota: 

1) Le uova azzurrognole mascherate da pietre; 
2) L'ambientazione in un esteso sistema di grotte;
3) La bambina con il volto spappolato;
4) L'Apocalisse, definitiva e irreversibile. 

Nonostante ciò, le potenzialità presenti non sono state sfruttate. Certo, ne sarebbe potuta venir fuori tutt'altra pellicola. La prima bozza della sceneggiatura era molto più ambiziosa e costosa di quella che alla fine è stata in effetti messa in pratica. La storia avrebbe dovuto narrare di frammenti di un'astronave e di un alieno che cadevano sulla Terra. L'implicazione è abbastanza ovvia: quelli dovevano essere proprio i resti dell'astronave Nostromo e dello xenomorfo del film di Scott. Questi frammenti della creatura aliena avrebbero infettato le persone, causando il caos in città. Al regista è stato concesso un buon budget, ma gran parte del denaro è stato sperperato in vari beni di lusso (il sito IMDb.com riporta i seguenti: un'auto nuova, visite ai casinò, una vacanza a Cannes e i servizi di escort). Con solo una piccola percentuale del budget residuo e gli investitori che si rifiutavano di dare più soldi, la sceneggiatura è stata giocoforza ridimensionata in modo drastico. Il risultato più eclatante è l'assenza di un vero e proprio alieno presente sulla telecamera, oltre alla sceneggiatura involuta. Questo è un film in cui manca in pratica la trama stessa. Eppure, per la stranezza e l'anomalia delle circostanze legate alla sua origine e ad ogni passo della sua produzione, è entrato nella mitologia. 

Produzione e antefatti

Dopo aver ottenuto il cast, la regia venne affidata a Biagio Proietti, ma dopo una settimana di incomprensioni varie, questi venne estromesso dal progetto. Ciro Ippolito propose il film a Mario Bava, che però era già impegnato con un altro progetto. Fu così che Bava consigliò allo stesso Ippolito di assumere il ruolo di regista di Alien 2 - Sulla Terra. Sostituito Proietti pochi giorni dopo, il nuovo regista utilizzò lo stravagante pseudonimo di Sam Cromwell. Fu questo l'esordio di Ippolito alla regia. Come sceneggiatore e produttore era noto per i seguenti film, ambientati a Napoli e di argomento tipicamente camorristico/mafioso, quasi tutti interpretati da Mario Merola: 

1) L'ultimo guappo (Alfonso Brescia, 1978)
2) Napoli... serenata calibro 9 (Alfonso Brescia, 1978)
3) Il mammasantissima (Alfonso Brescia, 1979)
4) Lo scugnizzo (Alfonso Brescia, 1979)
5) I contrabbandieri di Santa Lucia (Alfonso Brescia, 1979)
6) Napoli... la camorra sfida, la città risponde (Alfonso Brescia, 1979)  

Come attore, si segnala che Ippolito interpretò la parte di Terenzio nella miniserie TV in tre episodi Agostino d'Ippona (1972), diretta da Bernardo Rossellini. La parte di Agostino è stata interpretata dall'algerino Dary Berkani, nato a Draa El Mizan nel 1937 e praticamente sconosciuto in Italia. 
Dati questi antefatti, stupisce quindi non poco un film di fantascienza horror come Alien 2 - Sulla Terra, che non ci azzecca molto col resto. 


Alien di trippa! 

Fu Mario Bava a suggerire a Ciro Ippolito di utilizzare la trippa come sistema economico per realizzare la creatura aliena. Lottando con problemi di budget all'inizio delle riprese, il regista ha subito incaricato un certo Bombardone, produttore di utensili, di acquistare un immane quantità di trippa e di posizionarla attorno all'obiettivo per creare l'illusione che la telecamera fosse l'occhio del mostro. Per rendere questo grezzo effetto più realistico, grazie a pompe mediche la massa gelatinosa di intestini è stata fatta tremolare come se fosse effettivamente parte di un organismo vivente. Così facendo è stato creato il mostro “soggettivo”. Nella mitologia ippolitiana di Alien 2, spicca il seguente aneddoto: la massa di trippa, contenuta in un gigantesco bidone, sarebbe andata presto in putrefazione, esalando lezzi pestilenziali. Quel materiale biologico era manipolato nello scantinato di un palazzo, se la memoria non m'inganna, così i condòmini hanno allertato le Forze dell'Ordine, pensando che l'insopportabile fetore provenisse da un cadavere. E che dire poi dell'osceno verso emesso dal mostro gelatinoso? È stato simulato dal fragoroso russare di un tecnico, certo Tinebra! Quando dormiva, costui emetteva rantoli terrificanti, tanto da sembrare un moribondo in procinto di trapassare! C'è qualcosa di affascinante in questi risvolti grotteschi e nella capacità di improvvisare soluzioni con mezzi quasi assenti. In fondo è italico genio anche questo! Non dimentichiamoci che Mario Bava è stato capace di disegnare un mondo alieno con le caramelle ciucciate! 


Controversie

La 20th Century Fox fece causa a Ciro Ippolito, pretendendo il pagamento di 10 milioni di dollari US per aver utilizzato la parola "Alien" nel titolo. Tuttavia, un avvocato inglese fece notare che esisteva un romanzo degli anni '30 intitolato proprio Alien (seppur privo di connessioni con lo xenomorfo). Per questo motivo, il titolo doveva essere considerato libero da copyright, dal momento che non era un'invenzione di Ridley Scott e della Fox. Dato che nessuno poteva dirsi titolare della parola "Alien", Ippolito riuscì a vincere la causa. Mi sarebbe interessato riportare almeno il nome dell'autore del romanzo degli anni '30, ma non sono riuscito a trovarne traccia: è andato perso nell'oceano dell'entropia cognitiva del Web. 
Ippolito ha tentato una causa contro i produttori di The Descent - Discesa nelle tenebre (The Descent, Neil Marshall, 2005) per via di una trama solo vagamente simile (l'unica cosa in comune è l'ambientazione in un sistema di grotte). A quanto pare, i suoi soci non vollero seguirlo nell'impresa, così non poté averla vinta. A quanto ho potuto leggere nel Web, i fan di Alien 2 considerano The Descent addirittura un remake, facendo notare che persino la macchina degli speleologi, una Wagoneer, è la stessa nei due film. Sembra che in un'occasione Ippolito abbia detto: "Se mi avessero chiesto i diritti io glieli avrei dati"
Mi sembrava di ricordare un'altra controversia a proposito di un film di fantascienza in cui si mostravano uova del tutto simili a quelle di Alien 2 - Sulla Terra. Era un film recente, fatto in questo secolo, in cui venivano portate su un'astronave claustrofobica le uova aliene simili a pietre (forse erano verdi anziché azzurre, ma poco cambia). Quando ho cercato informazioni su Google, per un po' non sono riuscito a venire a capo di nulla. I motori di ricerca hanno questa mirabile proprietà: per pura serendipità ti mettono sotto il naso cose interessanti, ma se non le salvi subito, poi rischi di non riuscire più a trovarle! Alla fine ho potuto reperire la menzione nel posto più ovvio: la pagina del film di Ippolito su Wikipedia: era annidata in un angolo recondito, che proprio non saltava all'occhio. Il film è Apollo 18, un "mockumentary" (ossia un documentario farlocco) diretto dallo spagnolo Gonzalo Lopez-Gallego nel 2011. Ho potuto appurare che le uova sono proprio bluastre, non verdi come rammentavo in modo distorto. In realtà non risulta che ci siano state azioni legali in questo caso. 


Conseguenze impreviste su Alien! 

Se la parola "Alien" non può essere di per sé soggetta a diritti d'autore, per il titolo "Alien 2" e per il concetto di "Alien sulla Terra" le cose vanno in modo molto diverso! La Fox non è riuscita a sanzionare Ippolito per il titolo del suo film. Ippolito, dal canto suo, ha potuto bloccare la Fox sugli sviluppi del film di Ridley Scott. Nessuno se lo aspettava. Per poter fare dei sequel di Alien, si è imposta la necessità cogente, assoluta, di pensare a qualcosa di nuovo. Qualcosa che può soltanto essere complesso, quindi potenzialmente incomprensibile al grande pubblico. Gli spettatori vogliono trame concettualmente semplici: è buio, si porta un oggetto sconosciuto a bordo, esce il mostro, ammazza un sacco di gente, alla fine resta solo un superstite che lo espelle nello spazio. Il seguito naturale può essere uno solo: l'oggetto sconosciuto arriva sulla Terra e ammazza tutti. Introducendo trame complesse, il rischio è sempre in agguato. Si rischiano contraddizioni ad ogni passo, non si riesce a controllare tutto e il pubblico se ne accorge, diventa inquieto, tumultua. I fan diventano rabbiosi, il loro malcontento esplode. I fan, l'eterno problema della Settima Arte!  

Una distorsione mnestica 

Ho il nitidissimo ricordo che alla fine del film una voce narrante dicesse, con forte accento romanesco, "Ora può colpire anche tté". Evidentemente è un falso pacchetto mnemonico rigurgitato da qualche dendrite impazzito e fatto vivere nella mia materia grigia da una rete sinaptica disfunzionale. Quando ho voluto verificare ciò che era emerso dai miei banchi di memoria stagnante, ho visto che non c'era alcuna voce nel finale, né tanto meno con accento romanesco: c'era soltanto la scritta in caratteri bianchi. Nella versione in inglese la scritta è stata tradotta come "You could be next"


Il mondo nuovo

In questi tempi di deliri e di convulsioni woke, questo film non potrebbe più essere girato per via di alcune parole che lo stesso Ippolito, truccato con baffi e pizzetto fino ad apparire irriconoscibile, rivolge alla bella e biondiccia Thelma durante una breve intervista TV: 

"Abbiamo qui con noi una nota speleologa, una giovane nostra concittadina, e molto graziosa, anche. Thelma Joyce!" 

E ancora: 

"Senta, ci racconti: perché una bella ragazza come lei anziché andarsene in giro per vetrine se ne va a spasso per caverne?"  

Ebbene, queste parole sarebbero attualmente considerate "sessiste" e provocherebbero un putiferio! Cercando di imporre opinioni dementi politically correct, le femministe radicali sempre tumultuanti pretendono che una ragazza debba essere brutta, racchia, sciatta, sporca, repellente, e che faccia lavori come scaricare le scorie di una stalla o estrarre minerali in una miniera di uranio! Vogliono costringere le donne a usare makeup a base di merda di cane, ma nessuno potrà dire "bella ragazza": sarà considerato un insulto! 

Mychael Shaw - Michele Soavi 

In questa pellicola vediamo una delle prime interpretazioni come attore di Michele Soavi, accreditato come Mychael Shaw, secondo la moda anglicizzante di quei tempi. Direi che è tra i pochissimi volti noti dell'opera di Ippolito. Forse l'unico, a parte il regista stesso. In seguito, Soavi divenne un importante regista di film horror. Ha esordito alla regia con Deliria (1987), per poi proseguire con La chiesa (1989), La setta (1991) e Dellamorte Dellamore (1994). La sua carriera successiva mi appare meno comprensibile.   

Un progetto abortito: Alien 3

Dopo l'uscita del film, circolò brevemente l'idea di realizzare un seguito intitolato Alien 3, che avrebbe dovuto essere diretto da Bruno Mattei, con effetti speciali realizzati dai fratelli Gaetano e Francesco Paolocci. Il produttore era interessato a vedere se ci fosse interesse da parte del mercato, ma dopo un'attenta analisi decise di non procedere con la realizzazione del film. Sebbene il deleterio progetto non sia mai stato realizzato, per grandissima fortuna del genere umano, ne resta purtroppo una traccia: esiste un primo poster. 
Bruno Mattei non girerà mai il fantomatico Alien 3, ma nel 1989 si dedicò a questo tipo di film trash pseudo-Alien, dirigendo l'atroce Terminator 2, che a dispetto del titolo scopiazza a mani basse Aliens - Scontro finale (Aliens, 1983) di James Cameron. 


Critica 

Il film di Ippolito è stato giudicato in modo negativo dalla critica in Italia. Negli Stati Uniti, nella migliore delle ipotesi è stato giudicato mediocre. Abbastanza raramente si riscontra qualche barlume di ammirazione. 
Maurizio Porro del Corriere della Sera ha scritto: "[...] il fanta-horror è ingenuo e scalcinato, soprattutto sfiora la parodia nella sceneggiatura [...] ed è assolutamente insufficiente per quanto riguarda le prestazioni degli attori." 
Marcello Garofalo in un suo contributo apparso sulla rivista Ciak ha inserito il film in una singolare classifica: "I 100 film più dementi della storia"
Daryl Loomis di DVD Verdict ha detto: "Alcune persone diranno che Alien 2 - Sulla Terra è una palese fregatura e alcuni diranno che è un film terribile. Tutte queste persone hanno ragione, ma dato il mio curriculum, nessuno dovrebbe essere sorpreso che io lo adori" ("Some people will say that Alien 2: On Earth is a blatant ripoff and some will say that it's a terrible movie. All of those people are right, but given my track record, nobody should be surprised that I love it"). 
Come sempre, si trova qualcosa di utile sul sito Il Davinotti, che è una preziosa fonte di conoscenza. 


Riporto in questa sede giusto un paio di opinioni con tanto di refusi originali.

Puppigallo ha scritto:

"Abbastanza ridicolo, offre più noia che suspence, anche se qualche scena in grotta è passabile. Purtroppo, la creatura in sè (sembra un verdurone vermiforme carnoso con bocca a fiore) fa cascare le braccia. Gli attori sono passabili, mentre i dialoghi, di quasi nessun interesse, sono presto dimenticati (più che altro il gruppetto pensa giustamente a salvare la pellaccia). E' però piuttosto splatter (scoppia una testa, un'altra viene staccata e partono arti); ed è questo che, alla fine, magari non lo rende comunque vedibile, ma almeno riesce a dare un po' di soddisfazione al povero spettatore." 

Caesars ha scritto: 

"Fa una certa tenerezza vedere oggi certi prodotti italiani, perché una volta non si contavano le pellicole che i nostri registi correvano a girare, cercando di sfruttare il successo di film stranieri. Il risultato spesso e volentieri lasciava parecchio a desiderare e il caso in oggetto non si discosta dalla regola. Per arrivare al minutaggio dovuto Ippolito ricorre a movimenti di macchina lentissimi ed estenuanti donando alla pellicola un ritmo soporifero che non aiuta un soggetto di pr sè risibile. Vedibile per gli amanti del genere."

Censura stupidissima

Il potere della censura è molto insidioso. La versione che ho potuto visionare dura 82 minuti, ma la lunghezza indicata nei siti in genere è di 92 minuti. I fan giurano e spergiurano che la il film completo dura 82 minuti. Eppure in IMDb.com ho trovato menzione del fatto che la versione di 92 minuti, non tagliata, esiste effettivamente: contiene persino una scena di nudo che non ricordo affatto (ho visto soltanto una mezza tetta subito nascosta). Non ho potuto trovare la documentazione dei tagli effettuati. 
Il film fu approvato dalla censura italiana il 2 aprile 1980, con il visto n. 75007. Venne vietato ai minori di 16 anni in Francia, ai minori di 18 anni in Germania Ovest e nel Regno Unito, ai minori di 17 anni non accompagnati negli Stati Uniti (Rating R). A Singapore invece il film è stato vietato ai minori di 16 anni non accompagnati. Ma se non si vede neanche un cazzone! 

Incassi nel mondo

Nonostante non sia mai riuscito a diventare un pilastro portante della Settima Arte, questo film ebbe un certo successo nel mondo, riuscendo anche a recuperare i costi di produzione (Zio Paperone direbbe: "quasi interamente dilapidati in bagordi orgiastici"; l'eroico Paperino aggiungerebbe: "... e in disgustose ostentazioni di plutocratica sicumera"). Si tratta di una somma di circa 400 milioni di lire italiane. L'incasso in Italia fu di circa 148 milioni di lire. Comunque la pellicola ippolitiana non si inserì nella classifica dei 100 maggiori incassi della stagione 1980/1981. In Spagna ebbe circa 211.000 spettatori e riuscì ad incassare circa 32.433 pesetas. Al termine di tutte queste traiettorie bizzarre, Alien 2 - Sulla Terra è... diventato un film cult

venerdì 24 dicembre 2021


LA GRANDE ABBUFFATA 

Titolo originale (in francese): La Grande Bouffe 
Paese di produzione: Francia, Italia
Lingua: Italiano, francese
Anno: 1973
Durata: 132 min (versione originale)
     123 min (versione distribuita in commercio italiano)
     112 min (versione censurata)
Rapporto: 1,66:1
Genere: Grottesco, drammatico, erotico
Regia: Marco Ferreri
Soggetto: Marco Ferreri
Sceneggiatura: Marco Ferreri, Rafael Azcona, Francis
     Blanche (dialoghi)
Produttore: Edmondo Amati
Casa di produzione: Mara Films S.a.r.l. (Parigi),
     Capitolina Produzioni Cinematografiche S.r.l. (Roma)
Distribuzione in italiano: Fida Cinematografica
Fotografia: Mario Vulpiani
Montaggio: Amedeo Salfa, Claudine Merlin, Gina Pignier
Effetti speciali: Paul Trielli
Musiche: Philippe Sarde
Scenografia: Roger Jumeau, Michel Suné
Costumi: Gitt Magrini
Trucco: Alfonso Gola, Jacky Bouban
Interpreti e personaggi:
    Ugo Tognazzi: Ugo
    Marcello Mastroianni: Marcello
    Philippe Noiret: Philippe
    Michel Piccoli: Michel
    Andréa Ferréol: Andréa, la maestra
    Solange Blondeau: Danielle, prostituta
    Florence Giorgetti: Anne, prostituta lesbica
    Alexandre Michèle: Nicole, prostituta lesbica
    Monique Chaumette: Monique, moglie di Ugo
    Rita Scherrer: Anulka
    Henri Piccoli: Hector
    Bernard Menez: Pierre
    Louis Navarre: Braguti
    Cordelia Piccoli: Barbara
    Giuseppe Maffioli: Lo chef
    James Campbell: Zac
    Patricia Milochevich: Mini
    Mario Vulpiani: Il copilota
    Gérard Boucarou: L'autista
    Margaret Heneywell: Una hostess
    Annette Carducci: Una hostess
    Eva Simonnet: La segretaria
Doppiatori italiani:
    Pino Locchi: Michel
    Sergio Graziani: Philippe 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: The Great Feast 
   Tedesco: Das große Fressen
   Spagnolo: La gran comilona
   Russo: Большая жратва
   Finlandese: Suuri pamaus 
   Ungherese: A nagy zabálás 
   Greco (moderno): Το μεγάλο φαγοπότι 
   Giapponese: 最後の晩餐 (Saigo no bansan) 
Riconoscimenti: 
- Festival di Cannes 1973
- Premio FIPRESCI 


Trama: 
Quattro uomini stanchi di una vita sommamente noiosa e priva di appagamento, decidono di farla finita in un modo abbastanza inconsueto: intendono chiudersi in una villa fuori Parigi nel corso di un weekend, andando avanti a mangiare e a bere fino alla morte. Eccoli:   
   Ugo: è proprietario di un ristorante, "Le Biscuit à Soupe", oltre che un rinomato chef; la sua famiglia paterna è originaria di Carpugnino.
   Philippe: è un importante magistrato, un giudice scapolo, diabetico e pieno di complessi, che ancora vive con la balia, una donna massiccia come un armadio; la balia si occupa di soddisfare i suoi bisogni masturbandolo, per impedirgli di frequentare altre donne.
   Michel: è un produttore televisivo effeminatissimo, passivo, petomane e con gravi problemi intestinali, riconducibili a una grave sindrome del colon irritabile.
   Marcello: è un pilota Alitalia e un donnaiolo esuberante, che non può stare un solo giorno della sua vita senza penetrare qualcuna. 
Arrivati nella villa, i quattro trovano il vecchio custode, Hector, che ha preparato tutto per la grande festa, senza sapere che si tratta di un banchetto funebre. Trovano anche un visitatore cinese che vuole offrire un lavoro a Philippe nella lontana Cina; il magistrato rifiuta cortesemente pronunciando la frase "Timeo Danaos et dona ferentes", citando Virgilio. Arriva la consegna di una grandissima quantità di carne, soprattutto selvaggina, porci e manzi macellati. 
Rimasti soli, i quattro iniziano ad ingurgitare selvaggiamente. In una scena, Marcello e Ugo gareggiano per vedere chi riesce a inghiottire più ostriche. A un certo punto discutono di organizzare una piccola "presenza femminile" e decidono di invitare a casa tre prostitute la sera successiva (non quattro, perché Philippe non vuole partecipare). La colazione del giorno dopo viene interrotta dall'arrivo di una classe scolastica che vorrebbe visitare il giardino della villa per vedere il famoso Tiglio di Boileau, un albero monumentale chiamato così perché il poeta francese Nicolas Boileau (1636 - 1711) era solito sedersi alla sua ombra, in cerca di ispirazione. I quattro invitano volentieri i bambini non solo in giardino, ma anche a vedere la vecchia Bugatti blu nel garage, per poi offrire un magnifico pranzo in cucina. Cosa più importante, fanno la conoscenza della fulva Andréa, la giovane e prosperosa maestra, che invitano spontaneamente a cena quella sera. Philippe è sgomento all'idea che l'insegnante di scuola sia nella stessa compagnia di tre prostitute; lui la avverte, ma lei sembra non essere turbata. Le prostitute arrivano a tempo debito e l'atmosfera diventa frivola e sessualmente carica. Andréa è attratta da Philippe e trova il modo di sedurlo: con la scusa di attaccargli un bottone della patta, gli bacia il fallo e inizia a fellarlo. Lui rimane sconvolto da quelle attenzioni (la balia si limitava a segarlo), che le fa una proposta di matrimonio. 
Le crapule continuano senza sosta. Ugo è il responsabile della preparazione dell'incessante rifornimento per i bagordi sfrenati. Il femmineo Michel, allevato rigorosamente per non avere fiato, ha una grave indigestione e gli si occlude l'intestino. Per fortuna riesce a riprendersi e dal suo ventre scaturisce in un'emissione impetuosa di miasmi fecali. Terrorizzate e sconvolte dall'andamento degli eventi, le prostitute fuggono all'alba, in preda a nausea profonda e vomito. L'unica donna che rimane è Andréa. L'insegnante sembra intuire lo scopo ultimo dei protagonisti, così decide di aiutarli nei loro sforzi, stabilendo un tacito accordo e rimanendo con loro fino alla morte di tutti e quattro. Dopo la partenza delle meretrici, si abbandona al sesso con tutti gli uomini, anche col non troppo virile Michel, partecipando attivamente alla loro abbuffata. 
Il primo a essere ghermito dalla Morte è Marcello: infuriato per la propria improvvisa impotenza, va in bagno e fa esplodere le tubature, provocando un'inondazione di liquami. La materia escrementizia, che percola dal soffitto sottostante, lascia un fetore nauseabondo anche dopo aver ripulito. Rendendosi conto dell'inutilità della farsa, decide di uscire di casa nella notte, durante una tempesta di neve, a bordo della vecchia Bugatti blu che aveva riparato all'inizio della giornata con grande gioia. I suoi amici lo trovano la mattina dopo, morto assiderato sul sedile di guida. Philippe, essendo un giudice, fa desistere i compagni dall'idea di seppellire Marcello in giardino - avvertendo che è prevista una pena severa per la sepoltura illegale di un cadavere. Così il cadavere viene riposto nella cella frigorifera della villa, dove rimane seduto e ben visibile dalla cucina. Dopo Marcello muore Michel, che trova nel cortile un nuovo cane seduto nella Bugatti. Già sofferente di indigestione e stracolmo di cibo (non riesce nemmeno a sollevare le gambe praticando la danza, il suo passatempo preferito), è colpito da un violentissimo attacco di diarrea mentre suona il pianoforte. Scaricando flatulenze e un fiume di merda liquida giallastra, crolla sul terrazzo. I suoi amici lo mettono nella cella frigorifera accanto a Marcello. Sotto lo sguardo dei morti nella cella frigorifera, Ugo prepara un enorme ed elaboratissimo piatto composto da un'ingente massa di tre diversi tipi di fegato (oca, anatra e pollo), a cui dà la forma della cupola dell'Hotel des Invalides. Tuttavia, Philippe e Andréa non riescono a ingerirne nemmeno un boccone. Ugo è deciso a ingerire l'intera preparazione. Dopo alcuni tentativi di dissuaderlo dall'insano proposito, il magistrato e l'insegnante si occupano di lui. Philippe lo imbocca, mentre Andréa lo masturba. Di colpo l'anima di Ugo vola al cospetto di Anubi, proprio nel momento in cui esce il materiale genetico. L'ultimo a trapassare è il diabetico Philippe, sulla panchina sotto il Tiglio di Boileau e tra le braccia di Andréa, dopo aver mangiato un gigantesco e dolcissimo budino a forma di una coppia di seni, da lei preparato. Va in coma iperglicemico e muore proprio mentre arriva un'altra consegna di carne. I fattorini restano sbalorditi quando Andréa ordina loro di lasciare nel giardino la carne - animali interi e parti di maiale e manzo. Le sequenze si concludono in modo bizzarro con una scena del giardino pieno di cani che iniziano a inseguire il pollame e a ingozzarsi della carne delle carcasse.
 
Citazione del regista:
"Basta con i sentimenti, voglio fare un film fisiologico!"  


Recensione: 
Questo film di Ferreri è viscerale! VI-SCE-RA-LE! Tognazzi è pantagruelico, gargantuesco! Proprio per questo ci piace. Gli elementi sadiani sono evidenti: il tema degli uomini altolocati che si appartano in una dimora nobiliare, lontano da occhi indiscreti, compiendo atti dissoluti, è preso direttamente dal romanzo incompiuto del Divin Marchese, Le 120 giornate di Sodoma (Les Cent Vingt Journées de Sodome ou l'École du libertinage). Sono convinto che lo stesso Pasolini abbia almeno in parte tratto ispirazione dalla pellicola di Ferreri per il suo adattamento Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Nella gerarchia delle passioni descritte da Sade, Ferreri si limita alle cosiddette passioni semplici, anzi, al loro livello più elementare: ingurgitare smodatamente cibi e bevande, compiere atti sessuali tra uomo e donna. Nel film mancano del tutto, com'è ovvio, già le passioni semplici più estreme, come l'ingestione di escrementi e di urina, oltre agli atti di pedofilia che Sade non risparmia certo nelle sue pagine. Ferreri non va oltre, non giunge ai successivi livelli delle passioni complesse (stupri, incesti, flagellazioni), delle passioni criminali (pratiche al limite dell'assassinio, necrofilia, zoofilia) e delle passioni assassine (torture efferate e altre aberrazioni). In ogni caso, è indubitabile l'impianto sadiano dell'opera. Su questa architettura fondata dal Divin Marchese, Ferreri ha innestato una corrosiva critica alla società dei consumi. Il concetto di base è questo: l'abbondanza, che dovrebbe rappresentare l'apoteosi di ogni civiltà umana, è in realtà la causa prima della decadenza e dell'autodistruzione. Una volta raggiunto il pieno soddisfacimento dei sensi, subentra una noia mortale che porta al cupio dissolvi. Un'idea senza dubbio molto interessante, anche se la vedo sempre professata da gente che la fame non l'ha mai dovuta soffrire.
 
Etimologia di Carpugnino 
 
Ugo afferma di essere partito da Carpugnino all'età di 14 anni assieme a suo padre, che portava con sé un'eccellente collezione di coltelli, comprati col ricavato della vendita di due vacche. Il borgo di Carpugnino si trova nel Verbano e mi è ben noto, perché passavo sempre nelle sue vicinanze in compagnia di amici quando eravamo diretti all'Ossola. Vedevamo il cartello con scritto "CARPUGNINO" e facevamo battute grottesche, perché quel nome ci sembrava bizzarro. Il paese attualmente si chiama Brovello-Carpugnino
Brovello deriva dal celtico: è senza dubbio da *brogellos, una variante di *brogilos "frutteto", ben attestato nell'area romanza (da cui anche il toponimo Breuil) - a sua volta formato da *brogā, *brogis "campo", "paese", "confine". Gli Allobrogi (celtico Allobroges, adattato in latino come Allobrogēs) sono stati chiamati così perché "traslati da un altro paese", come riportato da Polibio. In gallese sopravvive tuttora la forma allfro "esiliato", che è di identica etimologia. 
Carpugnino (attestato anche come Carpignino; piemontese Carpugnì), è un derivato del leponzio *karpinos "carpino" (Carpinus betulus), di origine ligure (pre-celtica), passato al latino come carpĭnus come elemento di sostrato. Dal fitonimo deve essere derivata la forma *karpiniom "bosco di carpini", da cui l'aggettivo *karpiniīnom "(villaggio) del bosco di carpini". Sorprende che nessuno si sia occupato, a quanto ne so, di studiare questo singolare toponimo. 
 
Meringhe al cioccolato!
 
Nel vocabolario tognazzesco, la locuzione "meringhe al cioccolato" indica l'atto di leccare l'ano del partner (in genere una puttana) allo scopo di dare e provare piacere. Per il resto, l'atto viene soltanto accennato, con Ugo che si china davanti alle chiappe di una prostituta con la parrucca rossiccia e crespa, dando un leggero bacio sul coccige. La donna sarà poi posseduta carnalmente da Marcello, la cui sessualità è puramente penetrativa e poco incline a fantasie morbose.  
 
 
L'insegnante libertina

Per il ruolo di Andréa, il regista aveva idee molto precise: voleva un'attrice procace, sensuale e morbidissima, con due poppe prorompenti, capaci di mandare un uomo in criticità al minimo contatto. Uno dei suoi assistenti vide a teatro Andréa Ferréol, allora sconosciuta al grande pubblico. "Mi hanno chiamato una mattina alle 9, non conoscevo affatto Ferreri, ma conoscevo gli altri attori", ha detti la Ferréol. Al primo incontro fu subito entusiasta del ruolo, solo che per assumerlo doveva crescere molto di peso. Questo ebbe a dire: "Rappresento la donna, la sorella, l'amante, l'angelo della morte. Questa donna capì che volevano morire e decise di accompagnarli. Così mi sono detta: 'Questo ruolo lo avrò', e mi sono messa a mangiare". Quando la giovane incontrò finalmente il regista, utilizzò un furbo escamotage: "A questo incontro, da cattiva che ero, avevo messo tre maglioni per ingrandirmi e degli stivali. Dovevo ancora prendere 25 chili in due mesi. Con il suo meraviglioso accento italiano, lui mi ha semplicemente chiesto se potevo ingrassare di più". Alla fine è stata assunta. Alain Coiffier si è incaricato di negoziare il contratto un po' insolito dell'attrice: "Lei veniva pagata per ogni chilo in più che prendeva, sotto controllo medico, e poi dovevamo farci carico di un programma di dimagrimento. Ferreri la invita regolarmente al ristorante per controllare la sua dieta e le chiede di cambiare colore di capelli". Detto fatto, diventata fulva e pesante 85 chili, era pronta! 

Un'erezione improvvisa 

La Ferréol ha detto che Mastroianni aveva avuto un'erezione turgidissima durante le riprese: avrebbe potuto schiacciare le noci col glande! "Era nella scena in cui mi prende da dietro", ricorda l'attrice. In parole povere, Mastroianni pressava da tergo e cercava di penetrarla con l'immenso favone. In seguito lei ha ricordato l'accaduto con un linguaggio molto sobrio: "Niente di cui vergognarsi e questo posso dirlo anche adesso. Quando ho capito che a Marcello stava succedendo qualcosa, ho fatto finta di non preoccuparmi per non metterlo in imbarazzo"
 

La farfalla e il ramo secco 
 
Il giudice Philippe appartiene a una specie di setta lucifuga, un gruppo di esclusi e reietti di cui la società sana non vuole nemmeno sentir parlare. In un mondo in cui vengono esaltati modelli di performance, abilismo, successo e iperattività sessuale, non c'è posto per i vinti. Vengono macinati. Così il magistrato è cresciuto in quasi completo isolamento, in un rapporto morboso e innaturale con la nutrice che lo aveva allattato da piccolo. Questa vecchia libidinosa lo ha plagiato nel corso degli anni, facendo di tutto perché non potesse avere il benché minimo contatto con altre donne. Gli ha indotto il terrore delle prostitute e delle malattie veneree. Per impedire ogni tentativo di fuga da questa prigionia domestica, ha provveduto a drenargli manualmente lo sperma. Quando si trova per la prima volta a contatto con una libertina, Philippe crolla. L'insegnante prosperosa gli pratica la fellatio e gli distrugge ogni traccia di volontà, rendendolo una specie di succubo. Quest'uomo, travolto da una mole ingestibile di sensazioni intensissime, si ritrova di colpo in condizioni larvali. Vuole legarsi alla donna nel matrimonio ed ecco che subito gli tocca sopportare le corna! Alla fine accetta docile di uscire dal mondo, il coma è per lui una liberazione. Qualcuno ha detto che Ferreri nel suo film dipinge la donna come elemento salvifico. Guardando l'epilogo, direi che si tratta di un'opinione valida soltanto a patto di identificare la Salvezza con la Morte. Cosa che difficilmente le genti fanno, perché non rientra nel loro modo di concepire il mondo.   


Un difficile ruolo da fallofora 
 
Tra Florence Giorgetti, che interpreta una delle prostitute, e Ferreri, i rapporti diventarono presto molto tesi. "All'inizio andavamo d'accordo con Marco...", ha detto l'attrice, "poi all'improvviso ho compreso la sua perversione". All'epoca lei era ancora alle prime armi nel suo cammino nella Settima Arte. Era sposata con Pierre Arditi ed aveva da poco partorito. Ha provato un immenso disagio per via di una scena di pasto improvvisato in cui si strozza con un osso di pollo, afflitta dalle risate del resto della squadra. "Guardo Ferreri e non taglia. Martella: 'dai, dai, dai!'", dice. Poi il suo vicino di tavolo, il libidinoso e priapico Mastroianni, le ha dato una pacca sulla spalla, facendole sputare finalmente il bolo. "Sentivo di avere davanti a me un pervertito, qualcuno che amava tutti i pericoli che possono esistere su un set cinematografico", ha ricordato, ancora indignata. La scena dello strozzamento venne finalmente tagliata in fase di montaggio, ma di fronte alla reazione rabbiosa della Giorgetti, il regista ha cercato di spingerla negli ultimi passi e di metterla in situazioni sempre più sgradevoli. A un certo punto le ha chiesto di pisciare davanti a tutti. Lei pensava ai suoi genitori iperprotettivi e tradizionalisti, quasi vandeani, sentendosi annientata. Aveva il terrore di tradire le loro aspettative: immaginavano che lei dovesse fare un film straordinario con Tognazzi, ignorando la sua provenienza dalle 120 giornate di Sodoma! Alla fine la scena della pisciata è stata interpretata da Michel Piccoli. Questi sono i terribili ricordi che la Giorgetti ha avuto delle riprese: gesti distorti, scene di sesso dolorose. Una delle cose che più mi ha colpito nell'interpretazione di quest'attrice biondiccia è stata la sua reazione di fronte a una colossale torta al cioccolato preparata da Tognazzi: prima ci ha sputato sopra, lasciando sconvolti gli astanti, poi ha afferrato la zolla su cui ha deposto la sua saliva, ne ha fatto una grossa pallottola e l'ha tira al cuoco. 
 

La medicina tognazzesca 

Ugo utilizza un metodo di cura più arcaico dei Merovingi! Secondo il suo principio fondante, ogni malattia del corpo deve essere curata tramite uno specifico cibo. La scelta del cibo-farmaco, definito pomposamente "medicamentoso", segue in un certo qual modo il principio dell'omeopatia: simile cura simile. La parola "omeopatia" non deve però essere intesa in senso quantitativo, come di solito oggi avviene, bensì qualitativo. Quando Michel cade malato con sintomi abbastanza chiari di occlusione intestinale, ecco che Ugo gli porta un immenso vassoio di "puré medicamentoso". Si tratta di puré di patate fatto senza alcuna aggiunta di burro. Perché questa scelta? Semplice: l'occlusione intestinale provoca un particolare tipo di vomito, detto fecaloide, che ha l'aspetto del puré di patate ma puzza di merda. Per curare questo pericoloso inconveniente, al malato viene somministrata una sostanza alimentare che ricorda nell'aspetto quella espulsa. Michel non vuol mangiare? Poco importa. Ugo lo imbocca. L'atto di imboccare è ritenuta una pratica taumaturgica! Infatti l'occlusione intestinale di Michel si risolve e dall'ano scaturisce una raffica di spaventosi peti! I gas intestinali, liberi di uscire, saturano la stanza asfissiando i presenti! 
 

L'esplosione delle tubature merdarie! 

Una delle sequenze più significative dell'intera pellicola è senza il minimo dubbio quella dell'esplosione delle condotte del cesso, incidente che causa la fuoriuscita di un'immensa quantità di merda. A quanto ho potuto apprendere da un veneto che ha sposato un'esuberante parigina, nella capitale francese simili incidenti non sono affatto rari. Non essendo stata rasa al suolo dai bombardamenti, Parigi conserva tuttora moltissimi edifici vetusti, spesso risalenti addirittura alla fine del XIX secolo. Come ben sappiamo, George A. Romero nei suoi film ci mostra il consumatore compulsivo trasformato in zombie, che è un morto vivente completamente privo di facoltà di pensiero e di senso critico. Marco Ferreri invece insiste sull'incessante produzione di escrementi. Il consumatore compulsivo viene a trasformarsi in una macchina il cui output consiste in montagne di merda. La domanda è questa: come smaltire tutte queste feci? Non è possibile farlo, il processo di smaltimento richiede infatti risorse ed energie che non sono disponibili. L'unica possibilità è occultare la merda in qualche recesso oscuro, in modo che non possa turbare la coscienza dello spettatore. Il problema è che da queste spelonche, da queste latebre, da questi canali, il materiale digerito ed espulso da milioni di buchi del culo compie un'opera di corrosione delle strutture, ritornando poi alla luce del sole tramite una possente eruzione. Non ci si libera di queste scorie!   


Le uova come simbolo di morte
 
A un certo punto Philippe chiede a Ugo: "Perché metti le fettine di uovo?" Ugo risponde in modo singolare e notevole: "Perché le uova, secondo i Giudei, sono il simbolo della morte". La cosa è di per sé abbastanza sorprendente. In realtà non è così semplice e potrebbe essere avvenuto qualche fraintendimento. 
Nella cultura ebraica la pietra è simbolo di lutto, perché la parola per dire "pietra", èven, somiglia nel suono alla parola per dire "lutto", èvel. L'uovo somiglia a una pietra. Un uovo è il primo alimento con cui viene rotto il digiuno praticato durante il lutto. Questo ha portato ad associare l'uovo alla morte. Tuttavia l'uovo è al contempo anche simbolo nella nascita e della vita. Una profonda ambivalenza. Nel sulfureo film Angel Heart - Ascensore per l'Inferno (Alan Parker, 1987), Louis Cyphre, ossia Lucifero, ha l'abitudine di mangiare uova sode. Spiega che l'uovo per le antiche religioni è il simbolo dell'anima. Così Lucifero divora le anime e a causa del suo atto, l'uovo viene a rappresentare la dannazione eterna, ossia la Morte dell'Essere. 
Vale la pena di vedere il film di Ferreri già soltanto per le parole pronunciate da Ugo sulle uova e sulla morte! 
 
Alcuni problemi pratici 
 
Nella realtà sarebbe molto difficile realizzare qualcosa di simile alla vicenda narrata nel film di Ferreri. Già notiamo che Philippe si oppone per motivi legali alla sepoltura clandestina di Marcello nel nudo terriccio del giardino. La morte per bagordi non è per forza un improvviso, fulmineo passaggio dalla pienezza delle viscere alla Pace. In genere non è indolore e rapida. Si agonizza come cani. Immaginamo, tanto per fare un esempio che l'occlusione intestinale occorsa a Michel non si fosse risolta, peggiorando fino ad evolvere in una peritonite fulminante. Cosa fare di fronte a tanta sofferenza atroce, se non chiamare all'istante i soccorsi? Lo stesso dicasi per gli ictus emorragici o ischemici, per gli attacchi ischemici transitori, per gli infarti cardiaci o intestinali, insomma, per ogni incidente che dovesse presentarsi. Va inoltre notato che sistono sistemi di difesa del corpo, come la nausea e il vomito, che renderebbero molto difficile masticare e ingollare fino all'exitus. Secondo Ferreri, nausea e vomito colpiscono soltanto le puttane. Insomma, l'impianto narrativo non sembra reggere. Andréa, avendo somministrato i budini a Philippe proprio per farlo morire (secondo il principio della goccia che fa traboccare il vaso), rischierebbe un'imputazione di omicidio intenzionale. Non uno scherzo, dunque. In sostanza, volendo proprio farla finita, si potrebbe ricorrere a sistemi molto più semplici ed efficaci.

L'opinione di Pasolini
 
Pier Paolo Pasolini scrisse queste parole sul film di Ferreri, apparse sulla rivista Cinema Nuovo (n. 231, settembre-ottobre 1974):
 
"Corpi colti in una sintesi di gesti abitudinari e quotidiani che nel momento in cui li caratterizzano li tolgono per sempre alla nostra comprensione, fissandoli nella ontologicità allucinatoria dell'esistenza corporea."  
 
L'idea più ricorrente è che Pasolini abbia identificato Philippe, Ugo, Marcello e Michel con i pilastri dell'ideologia borghese, che ridurrebbe la vita alle sue funzioni biologiche elementari, da cui si originerebbe proprio la merda. Poi bisognerà vedere se in una società socialista la gente non mangerebbe, non berrebbe, non copulerebbe e non cagherebbe. O forse le interiora vuote hanno il potere miracoloso di trasformare le persone affamate in intellettuali?  
 
Altri giudizi critici 
 
Morando Morandini assegna 5 stelle su 5 nel suo Dizionario, riportando il seguente giudizio: 
 
"Scritto con Rafael Azcona, è probabilmente il più grande successo internazionale (di scandalo) nell'itinerario di M. Ferreri. Questo apologo iperrealista ha gli scatti di una buffoneria salace e irriverente, i toni furibondi di una predica quaresimalista e, insieme, l'empietà provocatrice di un pamphlet satirico; e chi lo prende per un film rabelaisiano, non ne ha inteso la sacrale tristezza. C'è piuttosto l'umor nero, la salute, la disperazione di uno Swift. Con qualcosa in più: la pena. La sua forza traumatica risiede nella calma lucidità dello sguardo, e nell'onestà di un linguaggio che Ferreri conserva anche e soprattutto quando non arretra davanti a nulla. Se si esclude parzialmente Mastroianni, forse il meno riuscito del quartetto, i personaggi non sono mai volgari. Nonostante le apparenze realistiche (di un neorealismo fenomenico e irrazionalistico), sfocia nel clima allucinato di un apologo fantastico come certi segni e invenzioni suggeriscono." 

Alcune opinioni interessanti sono riportate nel sito del Davinotti: 


Daniela ha scritto nel lontano 2016:

Lo chef, il produttore televisivo, il pilota e il giudice: quattro amici di varia estrazione sociale e caratteri diversi decidono di rinchiudersi in una villa e mangiare fino alla morte... Svaporata l'aura di scandalo col passare dei decenni, il capolavoro di Ferreri mantiene però intatta la sua forza di limpida metafora: quel che divoriamo, ci divora ed il cibo, nella società opulenta veicolo di piacere fine a se stesso, è l'arma utilizzata per un paradossale suicidio causato da un'abbondanza che provoca assuefazione, noia, infine vuoto esistenziale. Banchetto sadiano con un cast memorabile.
MEMORABILE: All'arrivo alla villa, nello scaricare le merci dal furgone, vengono minuziosamente elencate tutte le vivande e le carni; il budino mammelloso
 
Homesick ha scritto nel remoto 2011:

Apologo culinario e freudiano sulla società capitalistica destinata a collassare sotto il peso della propria opulenza e a restituirsi all’Es. Commensali dell’apocalittica crapula quattro individui - variamente frustrati - che si autoannientano negli spasmi di un edonismo tragicomico, ove leccornie da gourmet si mischiano a vomito, liquami, coiti promiscui e peti, e i profumi dei cibi svaniscono in una cupa atmosfera di malinconia, dolore e morte. L’erudizione della messa in scena e la somma bravura e signorilità degli attori edulcorano il disgusto, stimolando sane risate e amare riflessioni.
MEMORABILE: Ugo e i suoi coltelli legati al ricordo del padre; l’esplosione del wc; le morti, ciascuna delle quali corrispondente a passioni o vizi dei quattro.
 
Se tanti odiano il piacere fine a se stesso e vogliono restituire il proprio essere all'Es freudiano, perché non sperimentano il contrario dell'opulenza, ovvero la carestia dura e severa? In fondo si fa presto a sentenziare davanti a uno schermo del pc, avendo la pancia ben satolla. 

 
Censura  
 
La versione originale del film, la cui durata è 132 minuti (secondo altri 135 minuti), è stata sottoposta a tagli in alcune scene di natura sessuale. Tra le sequenze rimosse, ci sono quelle in cui Andréa si mette a dare baci alla francese con vistosi slinguazzamenti. In Italia il film ha subìto una pesante censura. La versione francese dura 129 minuti, mentre quella italiana ne durava soltanto 123. Il film è stato ridotto ulteriormente ad appena 112 minuti per il commercio home video italiano. Quest'ultima versione è quella che si trova in VHS e nei DVD, dove evidenti le discontinuità causate dai tagli. Soltanto nel 2019 la CG Entertainment ha fatto uscire il DVD e il Blu-Ray del film nella sua versione integrale e restaurata. All'epoca in cui la pellicola fu fatta, il problema principale era il sesso, che oggi non sembra più destare alcuna reazione di traumatismo. Invece ci sono scene in cui vengono mostrati animali macellati, che oggi desterebbero la furia di elementi animalisti e vegani sempre più integralisti, aggressivi, violenti.