PAURA NELLA CITTÀ DEI MORTI VIVENTI
Titolo originale: Paura nella città dei morti viventi
Paese di produzione: Italia
Anno: 1980
Anno: 1980
Lingua: Italiano
Durata: 93 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore
Durata: 93 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore
Sottogenere: Zombesco, weird, demoniaco
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Produttore: Lucio Fulci e Giovanni Masini
Produttore esecutivo: Robert E. Warner
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione,
National Cinematografica
Distribuzione in italiano: Medusa Distribuzione
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Massimo Antonello Geleng
Trucco: Rosario Prestopino, Franco Rufini e Luciano Vito
Interpreti e personaggi:
Christopher George: Peter Bell
Catriona MacColl: Mary Woodhouse
Carlo De Mejo: Jerry
Antonella Interlenghi: Emily Robbins
Giovanni Lombardo Radice: Bob
Daniela Doria: Rosie Kelvin
Fabrizio Jovine: Padre William Thomas
Luca Paisner: John-John Robbins
Michele Soavi: Tom Fisher
Venantino Venantini: Mister Ross
Enzo D'Ausilio: Aiutante dello sceriffo Russell
Adelaide Aste: Theresa
Luciano Rossi: Poliziotto nell'appartamento
Robert Sampson: Sceriffo Russell
Janet Agren: Sandra
Lucio Fulci: Dott. Joe Thompson
Doppiatori originali:
Sergio Rossi: Peter Bell
Serena Verdirosi: Mary Woodhouse
Cesare Barbetti: Jerry
Anna Melato: Emily Robbins
Vittorio Stagni: Bob
Isabella Pasanisi: Rosie Kelvin
Roberto Chevalier: Tom Fisher
Gianni Marzocchi: Mister Ross
Anna Miserocchi: Theresa
Vittoria Febbi: Sandra
Romano Ghini: Dott. Joe Thompson
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Produttore: Lucio Fulci e Giovanni Masini
Produttore esecutivo: Robert E. Warner
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione,
National Cinematografica
Distribuzione in italiano: Medusa Distribuzione
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Massimo Antonello Geleng
Trucco: Rosario Prestopino, Franco Rufini e Luciano Vito
Interpreti e personaggi:
Christopher George: Peter Bell
Catriona MacColl: Mary Woodhouse
Carlo De Mejo: Jerry
Antonella Interlenghi: Emily Robbins
Giovanni Lombardo Radice: Bob
Daniela Doria: Rosie Kelvin
Fabrizio Jovine: Padre William Thomas
Luca Paisner: John-John Robbins
Michele Soavi: Tom Fisher
Venantino Venantini: Mister Ross
Enzo D'Ausilio: Aiutante dello sceriffo Russell
Adelaide Aste: Theresa
Luciano Rossi: Poliziotto nell'appartamento
Robert Sampson: Sceriffo Russell
Janet Agren: Sandra
Lucio Fulci: Dott. Joe Thompson
Doppiatori originali:
Sergio Rossi: Peter Bell
Serena Verdirosi: Mary Woodhouse
Cesare Barbetti: Jerry
Anna Melato: Emily Robbins
Vittorio Stagni: Bob
Isabella Pasanisi: Rosie Kelvin
Roberto Chevalier: Tom Fisher
Gianni Marzocchi: Mister Ross
Anna Miserocchi: Theresa
Vittoria Febbi: Sandra
Romano Ghini: Dott. Joe Thompson
Titoli in altre lingue:
Inglese (Regno Unito): City of the Living Dead
Inglese (Stati Uniti d'America): The Gates of Hell
Francese: Frayeurs
Spagnolo: Miedo en la ciudad de los muertos vivientes
Tedesco: Ein Zombie hing am Glockenseil
Greco: Η πόλη των ζωντανών νεκρών
Russo: Город живых мертвецов
Polacco: Miasto żywej śmierci
Trama:
Un prete cattolico, Padre Thomas, si impicca nel cimitero del villaggio di Dunwich, proprio nella Vigilia di Ognissanti. Lo fa scientemente, nel pieno possesso delle sue facoltà, per odio assoluto verso Dio. Con questo suicidio egli provoca l'apertura di un passaggio diretto tra la Terra e l'Inferno. Proprio nel momento in cui avviene la transizione agli Inferi dell'ecclesiastico, a New York, nell'appartamento della medium Theresa è in corso una seduta spiritica. Mary Woodhouse ha una chiara visione dell'accaduto e muore di morte improvvisa. Il gruppo di spiritisti che partecipava al rituale può solo constatare il suo decesso. Viene chiamata la polizia: il commissario è un mandingo dai modi bruschi che si convince, forse per personale ottusità, che la donna sia deceduta a causa di un'overdose di droga. La medium Theresa avverte l'ufficiale di un male incombente. Di colpo una fiammata arde come dal nulla nella stanza, lasciando attoniti gli astanti. Il
giornalista Peter Bell inizia a indagare sulla morte di Mary Woodhouse e
visita la sua tomba. Il corpo è appena stato inumato, tuttavia la donna
è ancora viva e Peter, che sente le sue grida, riesce a salvarla dalla
sepoltura prematura. Peter e Mary fanno visita a Theresa, la quale dice
che, secondo l'antico libro di Enoch, gli eventi delle visioni
presagiscono l'irruzione dei morti viventi nel nostro mondo. Il suicidio
del prete diabolico ha sovvertito l'ordine naturale stabilito da Dio e
ha spalancato le Porte dell'Inferno: l'invasione inizierà il successivo
giorno di Ognissanti. Nel frattempo a Dunwich, Bob, un giovane vagabondo, visita una casa abbandonata, fuggendo a gambe levate dopo aver rinvenuto una carcassa sfatta. Dall'altra parte della città, Gerry, uno psicoanalista, sta visitando Sandra, una sua paziente nevrotica e biondiccia fissata con fantasie di incesto col padre. Più tardi la giovane Emily Robbins, che è la sua ragazza e assistente personale, gli dice che ha cercato di aiutare il vagabondo Bob e che deve incontrarlo. Il problema è che Emily non torna viva dall'incontro con Bob, che soffre di una grave forma di miasi ed è sconvolto dalla visione il prete impiccato. Così strozza Emily con una mano piena zeppa di cagnotti. Anche i giovani Tom e Rosie, che stanno amoreggiando appartati in un'auto, si imbattono nel prete demoniaco. Rosie si mette a lacrimare sangue e a vomitare le interiora, mentre Tom, raggiunto dall'ecclesiastico, finisce col cranio sfondato e col cervello asportato. Il cadavere di Emily viene rinvenuto il mattino dopo, vicino a una pozza di percolato fetidissimo. Il padre della ragazza racconta allo sceriffo e a Gerry dei suoi sospetti sul verminoso Bob, a cui non mancano precedenti criminali di un certo rilievo. Nel frattempo, Peter e Mary lasciano New York, andando alla ricerca del borgo perduto di Dunwich. Quella stessa sera, Bob torna alla casa deserta e ha una nuova visione di padre Thomas. Dopo il funerale di Emily, il suo fratellino John-John vede l'immagine spettrale della defunta fuori dalla finestra della sua camera da letto. Comincia un turbine di eventi soprannaturali abberranti. La nevrotica Sandra trova sul pavimento della sua cucina il cadavere dell'anziana signora Holden. Subito Sandra chiama in aiuto Gerry. Quando l'uomo arriva, della defunta signora Holden non c'è più traccia. I due perquisiscono la casa, in cui si rompe senza motivo una finestra, il cui vetro è cosparso di sangue umano. Bob finisce ucciso da un uomo del posto, il collerico Ross, che gli perfora la testa con un trapano elettrico, pensando che egli volesse deflorargli la figlia. La mattina seguente, Peter e Mary trovano il fatiscente cimitero di Dunwich. Mentre cercano la tomba del prete suicida, incontrano Gerry e Sandra. Tornano nell'ufficio di Gerry per discuterne, ma vengono quasi soffocati da una tempesta di vermi. Gerry riceve quindi una chiamata da John-John, che spiega che il cadavere di Emily si è rianimato: la rediviva ha ucciso i suoi genitori. Mentre Sandra cerca di mettere in salvo il piccolo John-John, Emily la assale e la scotenna. John-John fugge ma viene salvato da Gerry, che lo consegna alla polizia. Gli zombie invadono la città, guidati da Bob. Si scatena il panico e viene dichiarato lo stato di emergenza. Mary, Peter e Gerry tornano al cimitero mentre l'orologio segna la mezzanotte e inizia il giorno di Ognissanti. Scendono nella tomba di famiglia di Padre Thomas, scoprendo una cripta piena di resti scheletrici e di putredine. Apparendo come uno zombie, Sandra uccide Peter, ma Gerry la trafigge con una punta di metallo. Mary e Gerry affrontano il prete e l'orda dei non-morti. Gerry afferra una croce di legno e sventra padre Thomas. Il prete e gli altri cadaveri rianimati prendono fuoco e scompaiono. Mary e Gerry escono al cimitero la mattina per vedere John-John e la polizia. Mary è sollevata nel vedere il bambino vivo, ma all'improvviso si spaventa e urla, mentre tutto si sgretola e diventa nero, come se un veleno ontologico stesse iniziando a contaminare l'intero Universo.
Citazioni:
"l'anima che anela all'eternità
deve sottrarsi al giogo della morte.
tu, o viandante,
alle soglie delle tenebre, vieni."
deve sottrarsi al giogo della morte.
tu, o viandante,
alle soglie delle tenebre, vieni."
Recensione:
La Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980), è poi proseguita con ... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà (1981) e Quella villa abbandonata accanto al cimitero (1981). Questa pellicola è caratterizzata, come altri lavori di Fulci, da un onirismo estremo, addirittura violento. L'intenzione del regista non è quella di dar vita a una vicenda verosimile e coerente. Piuttosto, quello che lo spettatore deve affrontare è un insieme di sequenze incubiche disordinate. Lo schema ricorrente e tipico è questo: a un certo punto fa la sua improvvisa irruzione un elemento soprannaturale atroce e insopportabile, come ad esempio un morto vivente; se la vittima dell'aggressione riesce a fuggire, per prima cosa fa accorrere qualcuno in suo aiuto ritornando sul luogo in cui si è manifestato l'evento inspiegabile o funesto, ma ogni traccia dell'accaduto è scomparsa come per incanto; se invece la vittima finisce uccisa, è destinata a spuntare fuori come zombie in un luogo incongruo. Vano è cercare un ordine razionale, come sarebbe vano cercarne in un incubo.
La Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980), è poi proseguita con ... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà (1981) e Quella villa abbandonata accanto al cimitero (1981). Questa pellicola è caratterizzata, come altri lavori di Fulci, da un onirismo estremo, addirittura violento. L'intenzione del regista non è quella di dar vita a una vicenda verosimile e coerente. Piuttosto, quello che lo spettatore deve affrontare è un insieme di sequenze incubiche disordinate. Lo schema ricorrente e tipico è questo: a un certo punto fa la sua improvvisa irruzione un elemento soprannaturale atroce e insopportabile, come ad esempio un morto vivente; se la vittima dell'aggressione riesce a fuggire, per prima cosa fa accorrere qualcuno in suo aiuto ritornando sul luogo in cui si è manifestato l'evento inspiegabile o funesto, ma ogni traccia dell'accaduto è scomparsa come per incanto; se invece la vittima finisce uccisa, è destinata a spuntare fuori come zombie in un luogo incongruo. Vano è cercare un ordine razionale, come sarebbe vano cercarne in un incubo.
Tempesta di cagnotti!
La
scena della tempesta di cagnotti fu girata utilizzando due ventilatori e
10 chilogrammi di larve di mosca. A giudicare dalle dimensioni, si direbbero larve di Calliphora vomitoria, il dittero che volgarmente è chiamato moscone azzurro. Una simile operazione scenica non è stata
priva di rischi. Questi ripugnanti esserini possono insinuarsi nelle orecchie senza che nessuno se ne accorga subito, procedendo all'interno fino al timpano. Dopo aver rosicchiato la membrana, sono in grado di risalire per il condotto dove passa il nervo acustico, riuscendo quindi a guadagnarsi l'accesso al cervello! Le vittime di questa parassitosi non muoiono subito. Sono costrette a condurre un'esistenza da incubo, in una condizione che è quanto di più si avvicini all'Inferno di Dante! Le larve di mosca possono entrare anche nel naso e negli occhi, causando orribili infestazioni, infezioni e persino la morte per sepsi. Oltre a colonizzare la plica semilunare, riescono a penetrare nel canale lacrimale e addirittura all'interno del globo oculare. Se ingerito intero, un cagnotto sopravvive agli acidi gastrici, raggiungendo nell'intestino, dove con le sue potenti mascelle può lesionare le mucose, causando anche emorragie interne. Qualcuno mi dirà che le miasi sono rare alle nostre latitudini, riguardando per lo più i paesi tropicali e in particolare l'Africa. Vero è che le mosche come i Calliforidi non sono parassiti obbligati, ma soltanto opportunisti. Altrettanto vero è che se qualcuno infila la testa in un secchio di cagnotti, le probabilità di avere qualche problemino si moltiplicano in modo esponenziale! Penso che queste concrete possibilità di infestazione non fossero considerate perché nessuno sul set, né il regista né gli altri, aveva la benché minima conoscenza del mondo degli insetti e dei misteri del parassitismo. Si saranno detti qualcosa di questo genere: "Che vuoi che sia? Sono soltanto vermetti!" Era trascurata anche la possibilità di cause legali in caso di gravi conseguenze sulla salute degli attori. Attualmente nessuno ha più la libertà di utilizzare mezzi simili nell'industria cinematografica. Non solo ci sono protocolli stringenti per quanto riguarda la sicurezza e le norme igieniche: sarebbero anche possibili denunce da parte di qualche animalista radicale per maltrattamento dei bigattini! Ho tuttavia reperito un aneddoto bizzarro. Un membro del cast avrebbe messo alcune larve nella pipa di Fulci, che lì per lì non si accorse di nulla, ma fu preso da paranoie immense quando venne a sapere l'accaduto. Qualche anno dopo, quando il regista fu colpito da un aneurisma ventricolare e dall'epatite C, sviluppando una cirrosi epatica, giunse ad attribuire a quella fumata queste disgrazie che lo avevano colpito. Mi sorge quindi una domanda: se aveva tutta questa paura di quelle larve, perché le faceva gettare addosso agli altri?
Il prete demoniaco
e la teologia cattolica nell'horror
e la teologia cattolica nell'horror
Padre Thomas è l'elemento centrale, il fulcro teologico dell'intera trama, anche se non pronuncia una sola parola dall'inizio alla fine del film. Come tutti i morti, a partire dagli zombie, non emette alcun suono articolato. Non sappiamo nulla di concreto su questo personaggio sfuggente, a parte il fatto che deve essere stato avviato alla vita ecclesiastica contro la sua volontà - cosa che lo ha spinto a un odio assoluto ed eterno nei confronti dell'Artefice. Non è un caso che sia un prete cattolico. La scelta non si deve soltanto al fatto che la religione professata dal regista fosse quella cattolica. L'importanza della Chiesa di Roma nel cinema horror è estrema. Basti pensare a quello che è considerato uno dei film con maggior impatto culturale del XX secolo: L'esorcista di William Friedkin (The Exorcist, 1973). I complessi e altisonanti rituali del culto cattolico scatenano in molte persone un profondo senso di angoscia, oppressione e claustrofobia. L'iconografia e il repertorio di simboli sembrano studiati apposta per il genere horror. Proprio perché schiacciano lo spettatore e lo imprigionano, si dimostrano incredibilmente efficaci. Archetipi come il peso del peccato originale, la lotta tra Bene e Male, l'esistenza fisica del Demonio e l'idea di un destino ultraterreno incerto, con l'incombente minaccia dell'Inferno, forniscono materiale di ottima qualità. Figure come il prete esorcista o la suora demoniaca posseduta sono diventate autentici geroglifici che caratterizzano il genere, traumatizzando il pubblico. Fulci va molto oltre, presentandoci un prete dannato che diventa tramite con l'Inferno, in grado di sovvertire l'ordine cosmico! Molte trame non funzionerebbero in alcun modo se anziché un prete cattolico ci fosse un pastore protestante. Le Chiese Protestanti non permettono una gran libertà di movimento e di narrazione: liquidano troppe cose come superstizioni, non amano il simbolismo e il soprannaturale. I loro ministri di culto forse sono meno controversi dei preti cattolici, ma sembrano più che altro figure quasi evanescenti. Anche se un film è ambientato in un paese in cui i cattolici sono una minoranza, la loro teologia vi riveste invece un ruolo capitale. Basti pensare a Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1973). Il protagonista risiede nella città anseatica di Wismar, sul Baltico, dove i cattolici erano e sono tuttora poco numerosi. Eppure il potere del pane eucaristico era ritenuto in grado di sbarrare il cammino ai vampiri. Dal canto suo, la Chiesa di Roma non ha mai visto con favore il cinema horror e questo uso spesso abusivo del simbolismo cattolico. La principale preoccupazione del clero sembra essere la diffusione di terrori, attacchi di panico e paranoie, potenzialmente in grado di allontanare i fedeli dal culto. In realtà esiste anche qualcos'altro: un'inquietudine sulfurea e assillante che ha a che fare con l'ontologia della Creazione, con la separazione dei due Regni, quello dei Vivi e quello dei Morti, oltre che con il problema del libero arbitrio. Queste sono le domande destabilizzanti, che certo farebbero ridere un pagano, ma che hanno un effetto ben diverso su un cattolico:
1) Separazione dei due Regni: è possibile instaurare un contatto con l'Inferno e sprigionare la sua potenza distruttiva in questo mondo?
1) Separazione dei due Regni: è possibile instaurare un contatto con l'Inferno e sprigionare la sua potenza distruttiva in questo mondo?
2) Libero arbitrio e dannazione: è possibile che qualcuno possa essere preso dal Maligno contro la propria volontà, non avendo esercitato una libera scelta del Male?
Se Tommaso d'Aquino avrebbe dato una risposta negativa ad entrambe le domande, Lucio Fulci era di diverso avviso e su questo ha costruito la Trilogia della Morte.
Se Tommaso d'Aquino avrebbe dato una risposta negativa ad entrambe le domande, Lucio Fulci era di diverso avviso e su questo ha costruito la Trilogia della Morte.
Vaghi echi lovecraftiani
Sacchetti notò che Fulci aveva appena finito di leggere Lovecraft prima di lavorare alla sceneggiatura del film. Constatò che voleva ricreare un'atmosfera lovecraftiana. Negli scritti originali dello stesso Sacchetti, la vicenda era ambientata a Salem, che pure viene menzionata nel corso del film - a un certo punto si dice che Dunwich sia stata costruita sulle sue rovine. Si dice anche che i suoi abitanti discendano dai "bruciatori di streghe di Salem". In realtà Salem esiste tuttora e le streghe furono impiccate.
Il toponimo Dunwich è carico di suggestioni: il villaggio decadente creato da H.P. Lovecraft si trova nella valle del fiume Miskatonic, nel Massachusetts settentrionale, parte del New England incubico. Già abbiamo scritto qualche considerazione sull'idronimo Miskatonic e sulla sua possibile etimologia:
Dunwich compare nel celebre racconto di Lovecraft L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror, 1929), uno dei più importanti del Ciclo di Cthulhu. Il villaggio appalachiano è descritto come un triste luogo abitato da hillbilly, genti arretrate, incestuose, superstiziose e violente, con forti inclinazioni antisociali. Il Solitario di Providence ci spiega che la segnaletica stradale che indica Dunwich è stata misteriosamente rimossa dopo i tremendi accadimenti da lui narrati. Questa strana suggestione è stata ripresa da Fulci, che mostra le grandi difficoltà in cui i protagonisti sono incorsi nel loro tentativo di trovare il luogo maledetto.
La fonte di ispirazione di Lovecraft è stata forse la città portuale di Dunwich nel Suffolk, in Inghilterra. Il nome della città inglese è pronunciato /'dʌnɪtʃ/. Non è comunque chiaro se questa fosse proprio la pronuncia attribuita dal Solitario di Providence al toponimo da lui ideato per il villaggio maledetto del Massachusetts incubico.
Effetti speciali
Anni fa visionai un video che era stato postato su YouTube. Un gatto nero particolarmente pingue (mi sarebbe piaciuto accarezzargli il pancino), vomitava una massa incredibile di interiora di coniglio che aveva ingurgitato con estrema voracità. Il suo stomaco non era stato in grado di processare quel cibo, che fuoriusciva dalla bocca praticamente intatto, nemmeno masticato. Ero in grado di distinguere e di riconoscere ogni dettaglio seppur minimo: il colon, l'intestino tenue, persino una parte del fegato. Ecco, ho avuto come un déjà vu quando mi è passata davanti agli occhi la scena di Rosie, ossia Daniela Doria, intenta ad espellere dalla bocca l'intestino tenue e il colon! Non solo. Mi sono tornate alla memoria le sensazioni provate quando ero quindicenne e sono stato colpito da una pancreatite acuta, passando due settimane a vomitare.
Gli effetti speciali e i trucchi sono opera di Gino De Rossi, Franco Rufini e Rosario Prestopino. A Prestopino si devono i trucchi degli zombie, mentre a Rufini si deve il trucco delle attrici. Non c'entrano nulla Giannetto De Rossi e Maurizio Trani, i cui nomi sono riportati da svariate fonti. Per realizzare la sequenza del copioso vomito di Rosie, fu utilizzata una testa finta. Il materiale rigettato era costituito da interiora di pecora (Albiero-Cacciatore, 2004); secondo altre fonti erano invece interiora di vitello (Curti, 2019). La sequenza della testa trapanata di Bob è nata dall'ingegno di Sacchetti; i relativi effetti speciali si devono a Rufini e a Prestopino.
Censura grottesca
Essendo considerato troppo violento, il film di Fulci andò incontro a una censura draconiana in Germania Ovest. Non dobbiamo dimenticarci che all'epoca le cose erano molto diverse da come le conosciamo. Solo per fare un esempio, c'era ancora il famigerato Mudo li Merlino. Ebbene, le autorità si dimostrarono implacabili e arrivarono a sequestrare persino l'unica copia rimasta di Paura nella città dei morti viventi, allo scopo di tagliarla ulteriormente. Soltanto dopo un simile scempio poté iniziare la distribuzione, ma a quel punto della trama era rimasto ben poco. Infierirono persino sul titolo, che dal già infelice Ein zombie hing am Glockenseil ("Uno zombie pendeva dalla corda della campana") divenne dapprima Ein Toter hing am Glockenseil ("Un morto pendeva dalla corda della campana"), poi Eine Leiche hing am Glockenseil ("Un corpo pendeva dalla corda della campana") e infine Ein Kadaver hing am Glockenseil ("Un cadavere pendeva dalla corda della campana"). Adesso mi si dovrebbe dire quale può essere la differenza di impatto traumatico del titolo di un film cambiando uno zombie in un morto, in un corpo o un cadavere! Si direbbero cambiamenti pretestuosi. Come spiegare un accanimento così livido? Dopo aver visto montagne di cadaveri nella Germania devastata, dopo decenni si cagavano in mano al sentir menzionare un cadavere? Forse avevano terrore che Hitler si sarebbe materializzato all'improvviso qualora la pellicola zombesca fosse stata diffusa, anche se nell'opera di Fulci non c'era assolutamente niente di politico! Questo è un tipico esempio di demenza postbellica.
Un cimitero affollato
La maggior parte delle scene del cimitero di Dunwich sono state girate nello storico cimitero di Midway, in Georgia. Il cimitero era già pieno nel 1860 con molte tombe contrassegnate da croci di legno. Quando l'esercito del Generale Sherman lo attraversò nel 1864, usarono il cimitero murato come recinto per il bestiame. Quando i bovini rinchiusi furono abbastanza affamati, mangiarono le croci di legno e lasciarono la maggior parte delle tombe senza alcun contrassegno. Nel film, quando uno zombie emerge dal terreno, l'attore sta involontariamente uscendo da una vera tomba profanata. Nel 2019, i proprietari del cimitero non erano a conoscenza che un film fosse mai stato girato lì e hanno affermato che la produzione doveva essersi intrufolata e aver filmato in "stile guerriglia", perché la Chiesa e il Klan non avrebbero mai permesso che un film sugli zombie venisse girato nel cimitero. Tuttavia, ciò è ovviamente falso poiché le scene coinvolgono piste di carrelli, macchine per la nebbia e luci ad alta potenza che non sarebbero passate inosservate all'intera cittadinanza.
Un'incoerenza funebre
Data la trama del film, si suppone che il cimitero si trovi nel Massachusetts, eppure la bara è sepolta appena un paio di metri sotto terra. Nel New England, a causa del gelo, una bara dovrebbe essere sepolta ad almeno 4 o 5 piedi, o ai 6 piedi standard, che è ben al di sotto della linea del gelo. Inoltre, i direttori di pompe funebri autorizzati hanno il dovere di verificare che la persona sia completamente sepolta. Ai lavoratori del cimitero non sarebbe permesso lasciare una bara mezza sepolta solo perché è la fine di una normale giornata lavorativa, a meno che non siano stati corrotti da qualche profanatore necrofilo.
Il Libro di Enoch
Il Libro di Enoch, citato nel film, è un'opera religiosa ebraica non canonica risalente al IV secolo a.C. È considerato canonico dalla Chiesa Ortodossa Etiope Tewahedo e dalla Chiesa Ortodossa Eritrea Tewahedo, ma da nessun altro gruppo cristiano. Ci è pervenuto integralmente in una versione nell'antica lingua dell'Etiopia, il Ge'ez. Ricchissimo di simbolismi esoterici, è un testo particolarmente oscuro. Questi sono i suoi contenuti:
- Libro dei Vigilanti (cc. 1-36)
- Libro delle Parabole o Parabole di Enoch (cc. 37-71)
- Libro dell'Astronomia o Libro dei Luminari Celesti (cc. 72-82)
- Libro dei Sogni (cc. 83-90)
- Lettera di Enoch (cc. 91-104)
- Conclusione (cc. 106-108)
- Libro delle Parabole o Parabole di Enoch (cc. 37-71)
- Libro dell'Astronomia o Libro dei Luminari Celesti (cc. 72-82)
- Libro dei Sogni (cc. 83-90)
- Lettera di Enoch (cc. 91-104)
- Conclusione (cc. 106-108)
Gli angeli caduti insegnano la scienza e la tecnica agli umani, in parziale analogia col mito greco del Prometeo incatenato. Gli angeli sono puniti non tanto per la trasmissione della conoscenza dal mondo ultraterreno a quello terreno, quanto piuttosto per la violazione dell'ordine divino-naturale della creazione: divino per non aver rispettato la trascendenza degli esseri spirituali, unendosi a delle creature umane; naturale, per avere abbandonato la propria sede astrale "nativa".
(Fonte: Wikipedia)
(Fonte: Wikipedia)
La sepoltura prematura
Ecco un'incoerenza che dimostra una scarsa conoscenza della natura umana. Se una persona venisse estratta viva da una tomba, come minimo resterebbe traumatizzata per tutta la vita. Vediamo invece che Mary Woodhouse si risveglia nella bara, urla e inizia a dare colpi nel tentativo di aprire la cassa. Il suo soccorritore usa il piccone per rompere il coperchio, rischiando tra l'altro di uccidere la donna (la lama la sfiora più volte). Una volta estratta e riportata nel mondo dei vivi, non credo che sarebbe stata molto brillante! Un commentatore su IMDb fa notare che la donna non sarebbe riuscita a sopravvivere all'imbalsamazione. Ciò è sicuramente esatto, non riesco però a trovare alcuna menzione di questo trattamento.
Curiosità
In origine il titolo doveva essere lapidario: La paura. La menzione ai morti viventi è stata aggiunta dalla produzione nel tentativo di sfruttare il successo di un'altra pellicola di Fulci, Zombi 2 (1979).
Circolano miti diversi e tra loro contraddittori sull'origine del finale. Secondo una versione molto diffusa, l'ultima parte della sceneggiatura sarebbe stata resa illeggibile da una grossa macchia di caffè, versato inavvertitamente da Tomassi: si sarebbe così reso necessario improvvisare. Un'ipotesi piuttosto assurda e puerile: possibile che nessuno si ricordasse qualcosa di ciò che c'era scritto? Nemmeno gli sceneggiatori, Fulci e Sacchetti, conservavano una labile traccia di memoria? Nessuno è stato in grado di riscrivere daccapo ciò che era stato nascosto dal caffè? Secondo un'altra versione, non so se più credibile della prima, all'inizio sarebbe stato previsto un lieto fine, col prete demoniaco scacciato e la sutura della discontinuità infernale. Un ritorno alla normalità universale, roba del tipo "e tutti vissero felici e contenti". Fulci, in preda alla furia, avrebbe cambiato idea all'ultimo, a riprese già completate.
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