sabato 5 gennaio 2019


METODO DELLA SOPRAVVIVENZA 

Autore: Dante Virgili
Anno: 1990 
Genere: Romanzo
Sottogenere: BDSM, diario, pseudo-autobiografico, apocalittico 
Prima pubblicazione: 2008
In commercio da: 20 marzo 2007
Casa editrice: Pequod
Collana: Pequod
Pagine: 224, Brossura
Seconda pubblicazione: 2016
Casa editrice: ITALIA Storica
Collana: Off Topic
Pagine: 182, Brossura

Codice EAN (2008): 9788860680341
Codice EAN (2016): 9788894226515


Sinossi (da www.ibs.it):
Duecento pagine in cui si rincorrono disordinatamente (apparentemente) temi politici nazionali e internazionali, quotidianità allucinate e citazioni dal tedesco. Nessuna trama. Solo pensieri, annotazioni, incontri sessuali in bilico tra la realtà e la fantasia. Il protagonista è un professore di tedesco in pensione, un «misero Ulisse corrotto inabissato nella perversione». È l'estate del 1990 a Milano. L'anno del mondiale di calcio giocato in Italia. «Il gioco più idiota che l'umanità abbia inventato» ruggisce la voce narrante, sia pure senza potere fare a meno di tifare per la Germania. «Nell'anno della riunificazione sarebbe un grande dono. Se la Germania vince chiudo in bellezza. Ormai le fortune sono affidate al calcio - osserva con il solito rimpianto - mentre un tempo l'obiettivo era l'Europa». Già, Hitler! «E ora apprendo che il condottiero è Matthäus...». Si compiace nel vedere sventolare la bandiera tedesca sotto il Duomo, anche se si tratta della solitaria bancarella di un ambulante. L'Italia perde e lui ghigna: «Se gli azzurri avessero vinto, un'esaltazione ulteriore del calcio avrebbe allontanato ancor più l'italiano dai problemi».


Riassunto:  
Siamo nell'anno della caduta di quello che Luca Giurato chiamava Mudo li Merlino. Intrappolato nella canicola di una desolante, spettrale estate milanese, un attempato professore di tedesco vegeta nel suo microcosmo bizzarro. La sua principale attività consiste nell'adescare donne che trasforma in schiave sessuali, reclutando anche ragazzi per realizzare fantasie orgiastiche. Sullo sfondo aleggia l'atmosfera di enthusiasmos che pervade le acefale masse italiote per via dei mondiali di calcio.

Recensione:  
Abbiamo mostrato che Dante Virgili non è mai esistito, che è una fabbricazione letteraria. Passiamo quindi ad analizzare i testi a lui attribuiti per scoprirne le incoerenze interne. 

C'è una differenza abissale tra Metodo della sopravvivenza e La distruzione. Innanzitutto dal punto di vista dello stile. Mentre il primo romanzo di Virgili era dominato dal cut-up, tanto da sembrare il prodotto di una narrazione collassata, poi fracassata in più punti e riattaccata assieme con l'adesivo in disposizioni grottesche, nel secondo romanzo la lettura è infinitamente più scorrevole. La distruzione, soprattutto avvicinandosi al finale, sfoggia un cut-up tanto spinto da far impallidire quello usato da William S. Burroughs. In Metodo della sopravvivenza si potrebbe semmai parlare di residui di cut-up, incorporati in una struttura la cui razionalità è quasi perfetta. Questi residui sembrano motivati dalla necessità di porre in essere una parvenza di continuità col passato dello scrittore. Vediamo di fare un esempio concreto. Nel linguaggio tipico de La distruzione, un periodo può interrompersi in modo brusco senza considerazione alcuna per la sintassi e per la comprensibilità del testo, finendo persino con una preposizione, con un pronome relativo, con una particella, etc. Così possiamo imbatterci in capolavori come: 

Perché vivo se non. 

Dopo avere precisato che essi portavano con sé una valigia di pelle nera nella quale hanno posto il denaro, la signorina Bianca Salinari ha affermato che 

La sola donna che 

Prendo in mano il coltello comincio a  

E.  

Questa amputazione delle frasi, lasciate finire in modo folle, non è affatto tipica di Metodo della sopravvivenza. Ne ricordo pochissime occorrenze e tutte hanno l'aspetto di elementi incongrui incorporati in un contesto per il resto abbastanza omogeneo. Anche l'uso della punteggiatura è decisamente migliorato.

Non è soltanto la forma ad essere cambiata. C'è anche una differenza ontologica tra le due opere virgiliane. Il protagonista del primo romanzo era un uomo sessualmente insoddisfatto. Agognava di realizzare fantasie morbose, atti erotici che tuttavia non si materializzavano mai. La scusa era la cronica penuria di liquidità. Mancando i soldi, le giovani prostitute si sottraevano alle sue attenzioni, non ne volevano sapere di lui. Soltanto le masturbazioni che faceva ai ragazzi restavano alla sua portata, per quelle erano sufficienti pochi spiccioli. Il protagonista del secondo romanzo è invece un uomo sessualmente soddisfatto, che ha trovato il modo di irretire un gran numero di donne con cui realizzare ogni desiderio. Così vediamo Anna, una giovane moglie cornificatrice che rende becco il marito. Si reca nell'appartamento del vecchio professore e si presta a fare da schiava. Striscia ai piedi del suo master e glieli lecca, passando la lingua tra le dita. Poi gli prende in bocca il fallo, per passare quindi a lambirgli le emorroidi con voluttà, infilando nell'ano la punta della lingua. Dice al padrone che se vuole può anche sodomizzarla, ma lui le dice che farlo sarebbe troppo faticoso. Anna ha diversi amanti a cui concede la propria intimità anale. Si fa sfondare il retto dai focosi stalloni, mentre nega tutto ciò al marito, a cui è permesso al massimo di deporre un po' di albume nella vagina, lui sopra e lei sotto. In realtà al professore sadico non piace tanto farsi praticare il sesso orale: ama invece moltissimo costringere le sue schiave a praticarlo ai ragazzi reclutati di volta in volta. La sua morbosità è infinita. Ha sempre cura che le fellatrici mandino giù tutto lo sperma emesso loro in bocca, affinché lo digeriscano e lo trasformino in sterco. Al giorno d'oggi tutto ciò è ordinario, qualsiasi casalinga si eccita guardando video con simile materiale su YouPorn, Xvideos, Pornhub o in altri siti similari. Nell'epoca pre-Internet si trattava invece di autentiche perversioni sadiane, in grado di sconvolgere anche persone abbastanza disinibite. 

Sopravvivenza e parazzolitudine 

L'idea che non posso togliermi dalla mente è questa: la paternità di Metodo della sopravvivenza è da attribuirsi per intero a Ferruccio Parazzoli, uno degli artefici dell'entità memetica conosciuta come Dante Virgili. In questo si differenzia da La distruzione, che era opera di un'altra mano, anzi, con ogni probabilità di più autori - di cui uno doveva essere proprio Antonio Franchini. Più mi immergo nella lettura della produzione letteraria del Parazzoli, più mi convinco della fondatezza della mia ipotesi. Metodo della sopravvivenza non è tanto virgiliano, posto che l'aggettivo abbia un reale senso, quanto parazzoliano nell'essenza più profonda. Franchini ci parla anche delle vicissitudini di questo romanzo, sempre in Cronaca della fine. Stando a quanto sostiene, in Mondadori ci sarebbero state forti perplessità sulla pubblicazione: la cosa andò per le lunghe, trascinandosi per tutto il 1991, finché l'anno successivo la morte dell'autore avrebbe bloccato ogni progetto editoriale. Mi pare invece plausibile che il testo controverso sia stato prodotto in fretta e furia in seguito all'esumazione del primo romanzo attribuito a Virgili, La distruzione, ripubblicato nel 2003.

Analisi del testo e inconsistenze varie

N.B. I numeri di pagina delle citazioni si riferiscono all'edizione del 2008, quella della Pequod.

Benissimo, cominciamo con i pompini. 

Le variazioni, impasto di voluttà. Blow-job. Le immagini mi esaltano. al risveglio pieno vedo la camera invasa dal giorno chiaro.
pag. 121 


Frustavo Mirella mentre in ginocchio faceva un blow-job a Franco in poltrona.
pag. 205 

Commento: 
Come mai compare il termine blow-job (attualmente scritto blowjob) negli anni 1990-91? 
Nel doppiaggio del film Insatiable con Marilyn Chambers, del 1980, l'inglese blowjob è tradotto in italiano con "lavoro di soffio", in modo letterale nonostante il palpabile nonsenso. Eppure in Metodo della sopravvivenza, che dovrebbe risalire al 1990, troviamo il termine blow-job, scritto col trattino, già nell'uso corrente, incorporato senza troppi problemi nel patrimonio lessicale della lingua italiana. Parazzoli, cui Franchini sembra attribuire in Cronaca della fine una certa dimestichezza col materiale hard, deve avere avuto familiarità con questo termine, che suppongo abbia inserito nella narrazione attribuita a Virgili. Il fatidico vocabolo blowjob è diventato di pubblico dominio a causa dell'affaire Clinton-Lewinsky, risalente al 1998, ma solo sporadicamente compare in testi in italiano: non è riuscito a spiazzare il nativo pompino o il latino fellatio. Questi sono indizi, anche se non prove inconfutabili, del fatto che Metodo della sopravvivenza sarebbe stato scritto più tardi del 1990.

Dai pompini passiamo ora alla letteratura. 

"Interessante, vado avanti. A sessantotto anni Carlo Levi si toglie la vita gettandosi nella tromba delle scale. Thomas Mann ha avuto due sorelle suicide; nel 1949 si uccide il figlio Klaus."
"Ricordiamo che dobbiamo un gallo ad Asclepio, fu l'ultima frase di Socrate dopo aver bevuto la cicuta", aggiunge il dermatologo. "Si dice che Diogene si sia suicidato trattenendo il respiro. Come va la schiena?"
"Male, mi gratto".

pag. 213 


Commento: 
Com'è possibile che Virgili confondesse Primo Levi (1919-1987) con Carlo Levi (1902-1975), ma ricordasse quanti anni aveva lo scrittore torinese quando si è suicidato? Per inciso, Carlo Levi, autore di Cristo si è fermato a Eboli, è morto di polmonite. Il commento del carissimo amico Sergio quando gli ho fatto notare la stranezza è stato: "Un cialtrone, questo Virgili." Ok. Il punto è che la cialtroneria non risolve il mio interrogativo. Sembra quasi che  Parazzoli abbia lasciato scientemente nel testo un'esca per il lettore, come a dire: "Vediamo se capisci che si tratta di una beffa letteraria".

Anche se non contiene elementi di prova, riporto un dialogo tra il protagonista e il suo psicologo, che è un autentico capolavoro: 

"Non riesco a intuire le cause del suo odio direi biologico per gli americani. Forse c'è un rapporto con la guerra, ne parlammo allora ma lei era insensibile, assente".
"In parte. La casa di mio padre andò distrutta nel corso di un bombardamento. Gli americani distruggono, poi diventano i liberatori. Le racconto un fatto, se ha voglia di ascoltarmi".
"Volentieri, noto che oggi ha tendenza all'espansività, ma non esageri".
"Nell'ambiente in cui vivo il dialogo è impossibile, dovrei approfondire il calcio".
"A me piace, a lei no, suppongo". Guarnieri ride: "Vado spesso alla partita".
"Come spettacolo, giusto, non come centro della cultura collettiva. Per evitare il servizio di leva accettai durante l'ultimo anno di guerra un posto d'interprete presso un reparto dell'esercito di occupazione. Furono giorni rischiosi ma animati da eventi insoliti... Scomparsi i tedeschi non volli reintegrarmi subito nella vita civile.
Viaggiai per l'Italia, mi fermai a Napoli. Ho una conoscenza approssimativa dell'inglese e venni assunto come aiuto interprete da un ufficiale britannico."
"Cerco di convincere mio figlio a perfezionare inglese e tedesco, ma è svogliato. A lei le lingue sono state utili".
"Sì, mi hanno portato nel mondo dell'avventura. Dopo qualche mese, non ricordo perché, l'ufficiale mi prese a calci. Da allora cominciai a rimpiangere il mancato annientamento degli inglesi a Dunkerque. Non mi restava che abbordare gli americani. Andai a Livorno, che rigurgitava di yankee. Alle italiane piacevano, e cominciai a divertirmi in qualche compagnia estrosa. a favore della guerra gioca l'abbondanza di sesso. Fu questo che mi portò nella pineta di Tombolo. ne ha mai sentito parlare?"
"Vagamente, ero nella culla allora".
"La vita quasi selvaggia che si svolgeva a Tombolo era tollerata dalla Military Police. I soldati vi andavano a trascorrere il weekend o una breve licenza trascinando donne. Avevano provviste inesauribili di scatolame, alcol. Vivevano in capanne, in rifugi sugli alberi. Ballavano, orgiavano, erano in lite continua fra loro. Anch'io bevevo. I particolari di quella notte non li ricordo con chiarezza. Il litigio iniziò a causa di due toscane che volevano accoppiarsi soltanto coi loro boys e i militi erano quattro. Mi ero unito a loro masticando un po' d'inglese e interessato, divertito. La contesa degenerò in pugilato furibondo. A un tratto vidi nell'oscurità la lama di un coltello, sentii una donna urlare. Un soldato si accasciò al suolo, un altro fuggì. Un terzo orinava accanto a un pino, reggendosi in piedi a stento, ubriaco. È il momento, pensai. Estrassi il coltello a serramanico che avevo tolto al cadavere di un tedesco, arma appena sufficiente per questi tempi. Il quarto traballava tra le foglie aghiformi chiamando a squarciagola una donna. Pisciamo insieme, dissi avvicinandomi. Poi gli piantai nel ventre la lama, la estrassi rapido. Si afflosciò lungo il tronco con un borbottio, un sibilo. Non so se lo uccisi, lo spero, non vidi il sangue".
"Non sa se è o se non è un omicida" soggiunge Guarnieri sorridendo. "Un caso pirandelliano".
"Uccidere un americano con un'arma tedesca non è un omicidio, è un atto di guerra".

pag. 134-135 

Che dire? Questo è puro parazzolismo letterario! 

Il nostro Dante Virgili inciampa sul latino, lingua che non padroneggia affatto. 

Questo brano l'ho ricopiato al volo dal libro di Antonio Franchini, l'ormai familiare Cronaca della fine, dopo che avevo riconsegnato alla biblioteca il libro di Virgili, così non sono riuscito a recuperare il numero della pagina: 

Era oltre i sessanta, grassa, elegante, una collana di perle al collo, imbellettata, gli occhi le brillavano. Gli uomini di una certa età, mi disse, hanno un fascino speciale coi capelli quasi bianchi. Mi elargiva sorrisi, un giorno mi prese la mano che ritirai. A sentirla parlare dubitai che fosse laureata. Mi vide con alcuni quotidiani sotto il braccio, mi domandò: "Lei non è di Torino. Perché compra La Stampa?" Una sera il caso volle che ci incontrassimo, soli, sul pianerottolo. Nell'ombra mi baciò, mi accarezzò. Stavolta non ritirai la mano ed ebbi un'eiaculazione silenziosa. Mi pentii di essere stato al gioco. Si fece sempre più insinuante, più ardita. Come liberarmene. Eravamo nel gabbiotto. Confessò di annoiarsi spesso vivendo sola. "Hai il gatto nero" risposi. "Io acquisterò un cane per liberarmi del tedium vitae." Dalla sua perplessità compresi che non aveva afferrato, conclusi che era stata una bidella. Si ammalò, per tre mesi fu ricoverata. Al ritorno la vidi salire spesso sull'auto di un vecchio adiposo, calvo. Non mi importunò più, zum Glück, per fortuna. 

In pratica il protagonista si è sburrato addosso, eccitato dal contatto con la mano di una vecchia carampana, ma non è questo quello che mi preme evidenziare. La locuzione latina che indica la noia di vivere ritorna ancora nel romanzo: 

Un giorno mi scappò un tedium vitae e non capì.
pag. 65 

Commento: 
Se ammettiamo che una persona in carne ed ossa, di nome Dante Virgili, abbia scritto il romanzo, dobbiamo allora porci una domanda. Com'è possibile che un autore colto scriva tedium vitae anziché taedium vitae? Non doveva quindi conoscere bene il latino. Doveva aver appreso a scrivere correttamente vitae dalla locuzione curriculum vitae o dal titolo dell'enciclica Humanae vitae. Non era stato in grado di scrivere taedium col dittongo perché non aveva mai letto la locuzione taedium vitae in un testo: l'aveva soltanto sentita dalla viva voce di qualcuno! Se però ammettiamo che l'autore sia Parazzoli, dobbiamo vedere nel tedium vitae senza dittongo un'altra esca rivolta al lettore, per rivelare tra le righe la beffa letteraria.  

Sopravvivenza e Nazionalsocialismo

Sono evidenti gli inganni relativi alla politica. Il professore di tedesco sembra incapace di distinguere Helmut Kohl da Adolf Hitler: basta che una persona parli tedesco e diventa subito una divinità ai suoi occhi. Legge persino le opere di Thomas Mann, cosa che come minimo disgusterebbe un autentico eguace del Nazionalsocialismo tedesco. Non dobbiamo dimenticare che Mann esaltò gli esecrabili stupri compiuti dagli uomini di Ilya Ehrenburg ai danni delle donne tedesche, gioì per le immani devastazioni apportate dall'Armata Rossa e per i bombardamenti che incendiarono le città tedesche. Se ci mettiamo nei panni di un patriota tedesco che ha assistito alla riduzione in cenere della Germania, Mann può soltanto essere un lupo vorace e un demonio, un traditore che ha rinnegato il proprio Sangue (Blut) e il proprio Suolo (Boden), squarciando il ventre stesso della Patria (Heimat). Il protagonista di Metodo della sopravvivenza, così come il suo autore, dovrebbe condividere il medesimo sentire. Applico quindi la logica consequenziale. Se fosse vera la favola di Virgili "scrittore nazista", questi avrebbe potuto fare soltanto una cosa con i libri di Mann: bruciarli. 

Conclusioni:
Il Male incarnato da Dante Virgili nella teologia parazzoliana non è un principio creatore funesto. Non è un Demiurgo. Non è Ahriman. Tuttavia non è nemmeno l'assenza di Bene di cui parlava Agostino d'Ippona. Si tratta di qualcosa di assai più simile al Lato Oscuro della Forza nella mitologia di Guerre Stellari. Il cardine del parazzolismo ha tutta l'aria di essere una strana forma di panteismo influenzato in modo profondo dalla religione dei Cavalieri Jedi, cosa sorprendente per uno scrittore che per anni è stato presentato come un pilastro della Chiesa di Roma. In quest'ottica, Virgili è concepito come una specie di Sith, un Darth Vader, una massa di oscurità scaturita dagli abissi di quell'Energia Cosmica che costituisce e tiene insieme tutte le cose. Come uno sciamano nel corso di una catabasi, il vero autore di Metodo della sopravvivenza avrebbe affrontato un'impresa densa di rischi, misurandosi con questa idea di Male. Alla fine, dopo tanto tempo, le falle in questa architettura concettuale cominciano a rivelarne la natura posticcia. 

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