Tutti sanno chi è Sandokan, soprannominato Tigre della Malesia o Tigre di Mompracem, il pirata protagonista di diversi romanzi dello scrittore veronese Emilio Salgari (1862 - 1911, morto gloriosamente facendo seppuku). Quanti si sono chiesti perché il sanguigno personaggio del ciclo indo-malese è stato chiamato proprio in questo modo? In questo Paese letargico non è costume molto diffuso porsi domande sulle origini di ogni cosa, quindi mi tocca supplire a questa carenza impegnandomi in continue indagini.
Quando mi sono messo a cercare informazioni credibili sull'etimologia del nome Sandokan, mi sono imbattuto in un racconto che lì per lì mi è parso poco verosimile. Il celeberrimo pirata avrebbe tratto il suo nome da una città, in modo analogo a quanto è avvenuto a coloro che in Italia portano un cognome locativo. In effetti, nel Borneo nord-orientale, nello Stato di Sabah, esiste una città portuale il cui nome è Sandakan. Il significato tradizionalmente attribuito a questo toponimo è "pegno scaduto". Una traduzione migliore dalla lingua Suluk (Tausūg) sarebbe "luogo che è stato dato in pegno". Ecco un'analisi più approfondita, capace di metterne in luce la radice e gli aspetti morfologici:
Tausūg: sandaɁ "pegno", "deposito"
-kan, suffisso locativo o agentivo, aggiunto a nomi e a verbi.
La stessa radice è diffusa anche in altre lingue strettamente imparentate:
Mapun: sandaɁ "cosa data in pegno"
Manobo: sandaɁ "impegnare qualcosa",
"prestare qualcosa lasciando un deposito"
"prestare qualcosa lasciando un deposito"
Maranao: sandaɁ "mutuo", "deposito", "pegno";
sandaɁi "prestatore di pegni", "banco dei pegni"
Tboli: sandaɁ "impegnare qualcosa"
Yakan: sandaɁ "cosa impegnata", "pegno"
Tiruray: sanda "impegnare qualcosa per denaro"
Minangkabau: sanda "pegno"
Minangkabau: sanda "pegno"
Antico giavanese: sanda "pegno", "deposito"
Balinese: sanda "pegno";
sandahang "essere indotto a impegnare"
Balinese: sanda "pegno";
sandahang "essere indotto a impegnare"
Un tempo anche in malese esisteva il vocabolo sanda "pegno", ma è caduto in disuso ed è stato sostituito con gadai "pegno".
A quanto si sa, nel XIX secolo il Sultano di Sulu, il cui regno si trovava nelle Filippine meridionali ed estendeva la sua influenza su parte del Borneo settentrionale, si è venuto a trovare in un groviglio internazionale. Uno di quei casini che difficilmente si possono spiegare bene a parole, anche perché c'erano diverse potenze europee che interagivano in quella parte del mondo. Cercando protezione dalla Germania contro le mire della Spagna, il Sultano Jamalul Azam ha venduto nel 1878 la città di Sandakan a un console dell'Impero Austroungarico, il Barone Gustav von Overbeck. Il punto è che Overbeck in seguito ha a sua volta ceduto la proprietà a un mercante coloniale inglese, Alfred Dent. La città ebbe grande prosperità e divenne la capitale del Borneo settentrionale, rimpiazzando Kudat. Dato che si registrava una continua presenza tedesca nell'area, cosa che irritava gli Inglesi, si giunse a un accordo denominato Protocollo di Madrid (1885): la Spagna avrebbe esercitato la sua influenza sull'Arcipelago di Sulu ma non sul Borneo settentrionale. Domanda: Sandakan aveva questo nome già prima della sua cessione? In tal caso si avrebbe ragione di dubitare del valore etimologico della narrazione. Ebbene, sembra proprio che il nome Sandakan sia stato attribuito da un certo William Clarke Cowie, che era un contrabbandiere scozzese di armi da fuoco. Non c'è ragione di credere che i garbugli internazionali siano stati collegati ad hoc a un toponimo più antico per spiegarne l'origine. Sappiamo che la città di Sandakan era anche chiamata Elopura, nome glossato con "Bella Città" e talvolta "Bel Porto": fu lo stesso William Clarke Cowie a coniarlo e ad attribuirlo. Era un autentico poeta scozzese! Come si chiamava Sandakan prima degli anni '7o dell'Ottocento? Non sono stato in grado di appurarlo. Attualmente il toponimo gode di una certa importanza, persino nell'ambito dell'organizzazione territoriale della Chiesa Romana:
"La diocesi di Sandakan (in latino: Dioecesis Sandakanensis) è una sede della Chiesa cattolica in Malaysia suffraganea dell'arcidiocesi di Kota Kinabalu."
(Fonte: Wikipedia)
Realtà storica del personaggio
A quanto è stato appurato, è esistito un comandante navale particolarmente bellicoso, il cui nome era Sandokong. Assieme al sodale Syarif Osman, combatté contro James Brooke, il Rajah Bianco di Sarawak, proprio negli anni in cui sono ambientati i romanzi salgariani. Usava lo stesso vessillo rosso con la testa di tigre. Il luogo che gli ha dato i natali è Marudu (varianti: Maludu, Malludu, Malluda). Syarif Osman, un principe spodestato, avrebbe in qualche modo ispirato la figura di Yanez de Gomera - pur non essendo portoghese. Una appassionata tedesca del ciclo dei pirati della Malesia, Bianca Maria Gerlich, si è recata in Borneo per raccogliere informazioni, riuscendo ad ottenere le prove dell'esistenza storica di questo Sandokong (varianti documentate: Sandukong, Sandokang, Sandukur, Sindukung). Ha inoltre incontrato i suoi discendenti, che sono oggi particolarmente benestanti. A quanto pare, il loro illustre progenitore aveva investito in alcune grotte ricchissime di guano, difendendole con particolare tenacia. Invito tutti a imparare qualcosa di sorprendente leggendo gli articoli contenuti nel sito della studiosa, iniziando da questo:
Dagli interessantissimi dati reperiti, risulta evidente la derivazione dell'antroponimo della Tigre della Malesia dal vocabolo malese sendok "cucchiaio", "mestolo" - come riconosciuto dalla stessa Gerlich.
Proto-maleo-polinesiano: *sanduk
Ricostruzioni alternative: *sinduk
Ricostruzioni alternative: *sinduk
Significato: cucchiaio, mestolo
Nota:
In origine lo strumento era fatto con un guscio di noce di cocco, con un manico di bambù.
In origine lo strumento era fatto con un guscio di noce di cocco, con un manico di bambù.
Esiti documentati:
Tagalog: sandok "cucchiaio", "mestolo"
Varianti: sanrok
Malese: sendok, senduk "cucchiaio", "mestolo"
Malese: sendok, senduk "cucchiaio", "mestolo"
Varianti: sandok
Sundanese: séndok, sinduk "cucchiaio", "mestolo"
Quindi Sandokan doveva significare qualcosa come "che usa il cucchiaio", dato che in malese -an è un suffisso tipico che serve a marcare azioni e che può anche avere funzione di strumentale o di agentivo. Questi sono alcuni esempi, sempre dal malese:
timbang "pesare" => timbangan "bilancia"
makan "mangiare" => makanan "cibo"
pimpin "giudare" => pimpinan "guida", "leader"
bangun "costruire" => bangunan "costruzione"
didik "educare" => didikan "educazione"
Vero è che dalle forme raccolte sul campo, sembrerebbe piuttosto che il suffisso originale fosse -ang (-ong, -ung), che però non sono in grado di spiegare, anche a causa della mia scarsa conoscenza di questa famiglia linguistica. Non sembra comunque esserci molto spazio per i dubbi: si tratterà di varianti locali. Evidentemente chi ha dato per la prima volta il nome Sandokan / Sandokang (etc.) a una persona, intendeva indicare una grande voracità, il mangiare a quattro palmenti servendosi di un grosso cucchiaio. Potremmo quasi pensare di tradurre Sandokan con "Cucchiaione"!
Alcune etimologie farlocche
Mi sono imbattuto in alcune pagine di cui è bene diffidare, perché hanno un altissimo livello di inquinamento memetico. Eccole:
"L'etimologia della parola "SANDOKAN" non è ben comprensibile. Alcuni studiosi sostengono che provenga dal sanscrito "sandhyā", che significa "terra" o "mondo". Altri sostengono che sia una invocazione protettiva."
"La parola "Sandokan" deriva dalla lingua persiana, "sandukān", che significa "ministro" o "capo". Questa parola venne poi adottata dall'italiano con il significato di personaggio o figura di potere."
Le informazioni contentute in tali testi sono false, inventate di sana pianta. La parola sanscrita संध्या saṃdhyā (sandhyā) ha un significato del tutto diverso da quello indicato dal compilatore del sito di cruciverba: significa "crepuscolo", "unione di giorno e notte"; "transizione", "giuntura". È anche un nome proprio femminile. Ovviamente non ha nulla a che fare con Sandokan.
La parola persiana صندوق sanduk, sanduq significa "scatola", "cassa", "cofano", "forziere"; è un evidente prestito dall'arabo صُنْدُوق ṣundūq "cassa", "scrigno", "cassetta", "cofano". Anche in questo caso, non c'è connessione alcuna con Sandokan.
Mi sorprende che ci siano persone con tanto tempo da perdere, da impegnarsi nel diffondere a piene mani simili stronzate. Danno alle loro spiritosaggini un aspetto verosimile, per gabbare i polli!
Una storiella apocrifa
Riporto ora verbatim ab origine un testo notevole e ameno, che ho raccolto tempo fa:
"Ebbene, il nome Sandokan deriva da una bestemmia! Salgari, che era un buon veneto amante del distillato di vinacce, cercava invano un nome convincente per il protagonista delle avventure di pirateria malese che gli frullavano per la testa da giorni. Così accadde che inciampò e batté una caviglia contro uno spigolo. Urlò "SAN DIO", seguito dall'epiteto "CAN"! Ecco che la moglie dello scrittore, che era un po' sordastra, fece capolino nella stanza e chiese: "Chi è questo Sandokan?" Aveva interpretato la sonora bestemmia come un nome proprio, perché non aveva sentito la vocale -i-. Ecco il nome che Salgari cercava! Subito fu convinto che avrebbe avuto un gran successo!"
La grande cultura di Salgari e gli studi della Gerlich mi hanno impedito di credere a una simile favoletta, che appartiene alla immenso oceano delle più grossolane etimologie popolari! Evidentemente lo scrittore conosceva bene gli accadimenti dell'Indonesia ed aveva sentito parlare di Sandokong.
Ricordi di scuola
L'influenza culturale di Sandokan è stata pervasiva in Italia, dando origine ad esiti bizzarri, anche scurrili e goliardici. Ad esempio, Tomas Milian deformava il nome in Sandokazzo, interpretandolo in romanesco come "sa 'ndo cazzo". Ai tempi in cui frequentavo le medie circolava questa canzoncina, che non ho dimenticato:
Sale e scende la marea,
Sandokan ha la diarrea,
e Marianna con piacere,
pulisce e lecca il suo sedere.
Che altro dire? Aveva proprio ragione Sigmund Freud a definire i marmocchi "perversi polimorfi"!
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