venerdì 16 giugno 2023


LA RIVOLTA DEGLI STELLINGA

I
frilingi (uomini liberi) e i lazzi (liberti) furono le due caste del popolo dei Sassoni di Germania, che nei primi anni '40 del IX secolo diedero vita alla rivolta degli Stellinga ("compagni d'armi", "camerati"), scagliandosi contro i loro signori. In tedesco moderno il movimento è anche denominato Stellingabund, ossia "Lega degli Stellinga". Scopo precipuo degli Stellinga era quello di recuperare i diritti goduti in epoca anteriore alla cristianizzazione forzata dei Sassoni ad opera di Carlo Magno. Il Sovrano dei Franchi aveva favorito gli edhilingui, ossia i nobili, che erano stati lesti ad accomodarsi col suo potere e ad accettare la nuova religione, anche perché soggetti a forme più o meno elaborate di intimidazione e di corruzione. Per contro, i frilingi e i lazzi, accesi sostenitori degli antichi culti pagani, costituivano continui focolai di resistenza, così furono ridotti allo stato di meri contadini. Oltre al recupero dei diritti politici, i frilingi e i lazzi intendevano abolire l'obbligo di seguire la religione cristiana, lasciando ai singoli il diritto di professare liberamente il paganesimo. Si chiedeva di fare ritorno all'antica legge dei Sassoni tramandata oralmente, che era stata abolita dalla Lex Saxonum (782 - 803) e dai due capitolari sassoni (782 - 795; 797) - ossia dalla legge messa per iscritto da Carlo Magno. In pratica l'obiettivo era la restaurazione dell'antico modo di vivere. I contadini sassoni erano terrorizzati all'idea di perdere il sostegno degli Dei e degli Antenati, a cui erano legatissimi. I nobili erano poco valorosi, temevano di perdere i loro privilegi ed erano convinti che il Dio dei Franchi li avrebbe protetti meglio. 
In particolare, la legge imposta da Carlo Magno proibiva il Thing, assemblea democratica in cui nei tempi della Sassonia libera tutte le parti sociali avevano la loro rappresentanza. Questa istituzione antichissima, già descritta da Tacito, era il cuore stesso dell'identità germanica, che mal tollerava ogni forma di imposizione tirannica. La politica era confusa con la religione: si compivano riti e si prendevano decisioni anche servendosi delle sorti. Ai tempi dell'indipendenza, ogni anno si teneva un grande Thing cantonale nel luogo chiamato Marklo ("Bosco sacro dei confini"), che era il centro cultuale e decisionale dell'intera Sassonia. Gli Stellinga erano ben consapevoli dell'importanza del Thing di Marklo, di cui chiedevano la restaurazione. 
La rivolta si estese in tutta la Sassonia, minacciando di eliminare la nobiltà e la Chiesa, rappresentando un pericolo concreto in grado di porre fine alla permanenza del potere carolingio e della stessa religione cristiana. È difficile immaginare come sarebbe andata la Storia se i ribelli avessero avuto successo!  

Le fonti storiche che parlano della rivolta degli Stellinga sono le seguenti: 
1) Nitardo (Nithard), Historiarum libri IIII
2) Rodolfo di Fulda, Translatio S. Alexandri 1
3) Gerardo (Gerward), Annales Xantenses
4) Prudenzio di Troyes, Annales Bertiniani;
5) Eginardo (Einhard), Annales Fuldenses sive Annales regni Francorum Orientalis

Le prime quattro di queste fonti sono considerate tra loro indipendenti. All'epoca gli eventi fecero grandissimo scalpore: i cronisti hanno dedicato più spazio agli Stellinga di quanto ne avessero a suo tempo dedicato all'incoronazione imperiale di Carlo Magno a Roma (Goldberg, 1995). Questo fatto è a mio avviso molto significativo.  

Un feroce sistema di caste

Tra i Sassoni le caste erano separate da un'antica proibizione, un tabù radicatissimo, tanto che i matrimoni misti erano puniti con la morte. Rodolfo di Fulda (Translatio S. Alexandri 1, pag. 675) afferma quanto segue: 

"Et id legibus firmatum, ut nulla pars in copulandis coniugiis propiae sortis terminos transferat, sed nobilis nobilem ducat uxorem, et liber liberam, libertus coniungatur libertae, et servus ancillae. Si vero quispiam horum sibi non congruentem et genere prestantiorem duxerit uxorem, cum vitae suae damno componat." 

Traduzione: 

"Ed è stabilito per legge che nessuno dei coniugi, unendosi in matrimonio, oltrepassi i confini della propria sorte, ma un nobile sposi una nobile, un libero una libera, un liberto una liberta e uno schiavo una schiava. Ma se qualcuno di questi sposasse una moglie che non gli si addice e che è più distinta per la sua stirpe, dovrebbe riparare con la perdita della propria vita."

I bastardi non erano tollerati. Il matrimonio con persone di altre stirpi germaniche non era ammesso. Gli stranieri erano odiati. 
Al di sotto dei lazzi c'erano gli schiavi (latino mancipia), che erano privi di qualsiasi diritto e considerati alla stregua di merda umana. Quella non era una società granché tollerante, in cui fosse facile vivere. 
Ossessionati dalla purezza delle caste, proprio come le genti dell'India, i Sassoni arrivavano a un livello di fanatismo che oggi ci appare inconcepibile: punivano con la morte ogni forma di sesso al di fuori del matrimonio, con la sola possibile eccezione dello stupro durante la guerra. Questi costumi severi ci sono attestati nell'opera dell'Arcivescovo Bonifacio (nato Wynfrith). Ci si lamenta della "sessuofobia" della Chiesa Romana? Ebbene, al confronto dei Sassoni antichi, i preti e i fratacchioni (dell'epoca) apparirebbero come "antesignani della liberazione sessuale"

Macchinazioni carolinge

È importante precisare che la rivolta degli Stellinga non fu qualcosa di spontaneo e comprensibile solo a partire dalla società sassone e dalle sue dinamiche interne. Il potere dei Franchi giocò un ruolo determinante nel quadro complesso delle alleanze e delle inimicizie. 
Era infatti in ballo qualcosa di cruciale: la spinosa successione del figlio di Carlo Magno, Ludovico I il Pio. Gli eredi, Lotario I, Carlo il Calvo e Ludovico I il Germanico, precipitarono l'Impero in una guerra civile. 
I frilingi e i lazzi furono fomentati abilmente dall'Imperatore Lotario I, che li indusse ad iniziare le ostilità: li incontrò in segreto nell'agosto dell'anno 841, chiedendo il loro sostegno contro i nobili alleati di Ludovico II il Germanico. Disse loro mille parole ingannevoli, permettendo i culti pagani e promettendo un implausibile ritorno della Sassonia all'indipendenza. Egli intendeva costringere suo fratello Ludovico II il Germanico a rinunciare ad ogni pretesa di fargli cedere parte del potere. Per questo motivo, decise di recargli il massimo danno, destabilizzando il suo dominio. In pratica, i popolani Sassoni furono usati come burattini, manovrati abilmente dal burattinaio. Lotario I aveva piena consapevolezza di ciò che stava facendo: guardava dall'alto un esteso panorama, prevedendo ogni mossa. Invece i popolani Sassoni non avevano alcuna consapevolezza, dato che la loro visuale era molto limitata. Non avevano la benché minima idea di ciò che si stava agitando nell'Impero e più in generale nella Cristianità. Non erano in grado di estendere il loro sguardo al di là delle loro minuscole entità tribali. È stato questo a fregarli, a farli cadere nella trappola. Erano stati indotti a commettere un atto che dalla legge dei Franchi era considerato "alto tradimento": questo stesso fatto avrebbe permesso la loro repressione. Non avrebbero potuto dimostrare, restaurata la legge dei Franchi, che era stato lo stesso Imperatore ad istigarli. 
Accadde così che sul finire dell'anno 841 i frilingi e i lazzi misero in atto le istruzioni di Lotario I e diedero inizio all'insurrezione contro gli edhilingui, cessando di considerarli loro legittimi padroni. Il movimento raccolse un'altissima adesione: la Sassonia era in fiamme! Gli Stellinga si abbandonarono a persecuzioni e a violenze di ogni genere, la cui inaudita gravità fu rimarcata dalle fonti storiche di parte franca. Infuriarono ovunque distruggendo chiese e monasteri, ferendo e uccidendo gli ecclesiastici. Il successo non poteva durare. Si trattava pur sempre di contadini con armi leggere, senza corazza. Ludovico II il Germanico riuscì a prendere il sopravvento. Dopo la pace provvisoria con il fratello Lotario I, a cui era stato costretto anche dalle caotiche condizioni in Sassonia, dall'estate dell'842 in poi si dedicò all'annientamento degli insorti. Istigò i nobili, promettendo loro la restaurazione della legge dei Franchi e il ritorno al pieno potere. Riuscì a far passare dalla sua parte anche quei nobili che sostenevano l'Imperatore e che erano stati da lui fatti espatriare perché fossero al riparo dalla furia degli StellingaLa repressione fu spietata. Ludovico II percorse la Sassonia spazzando via ogni resistenza. Ci furono nuovi focolai del movimento nell'843, ma furono distrutti senza difficoltà. Com'era da aspettarsi, era venuto a mancare ogni sostegno imperiale ai combattenti per i valori dell'antica Sassonia. A quanto pare, dopo l'843, non si sentì più parlare degli Stellinga

Prudenzio di Troyes (DCCCXLI. 115. 1392A-1392B) riporta quanto segue:

Lotharius terga vertens et Aquasgrani perveniens, Saxones ceterosque confines restaurandi praelii gratia sibi conciliare studet, in tantum, ut Saxonibus qui Stellinga appellantur, quorum multiplicior numerus in eorum gente habetur, optionem cuiuscumque legis vel antiquorum Saxonum consuetudinis, utram earum mallent, concesserit;  qui semper ad mala proclives, magis ritum paganorum imitari, quam christianae fidei sacramenta tenere delegerunt. 

Traduzione: 

Lotario, voltate le spalle e giunto ad Aquisgrana, si sforza di conquistare i Sassoni e il resto dei confini per ripristinare il favore della battaglia, al punto che ha concesso ai Sassoni chiamati Stellinga, che sono considerati il ​​numero maggiore nella loro nazione, la scelta di qualsiasi legge o antico costume sassone preferiscano; i quali, sempre inclini al male, hanno scelto di imitare i riti dei pagani piuttosto che attenersi ai sacramenti della fede cristiana. 

Esito della rivolta: 
Ludovico il Germanico, stroncata la rivolta, fece decapitare 140 capitani degli Stellinga, ne fece impiccare altri 14, mentre a moltissimi insorti furono amputati gli arti (Prudenzio di Troyes, Annales Bertiniani). 

Un articolo (Thompson, 1926), menziona una terza insurrezione degli Stellinga, che sarebbero ricomparsi circa dieci anni dopo, nell'852. L'autore rimanda agli Annales Fuldenses di Eginardo, ma analizzando la citazione riportata, non trovo altro che un resoconto delle beghe fondiarie e fiscali di Ludovico II il Germanico, senza alcuna esplicita descrizione di un movimento insurrezionale. 
Esistono comunque testimonianze del perdurare di resti del paganesimo sassone in epoca successiva. Come riportato da Adamo di Brema, nel 1013, quando il Vescovo Unwin giunse ad Amburgo, trovò riti pagani ancora celebrati in alcune parti della diocesi, con i digiuni della Chiesa ignorati e persino sacrifici di sangue (Thompson, 1926).

Glossario sassone  

ethiling "uomo nobile",
     pl. ethilingos, ethilingas, ethilinga 
  forma latinizzata: edhilingus, pl. edhilingui (1)
  glosse latine: pl. nobiles, nobiliores 
frîling "uomo libero",
     pl. frîlingos, frîlingas, frîlinga 
  forma latinizzata: frilingus, pl. frilingi 
  glosse latine: pl. ingenui, ingenuiles
lât "liberto" 
     pl. lâtos, lâtas, lâta 
  forme alto tedesche latinizzate: pl. lazzi, lassi, liti
  glosse latine: pl. liberti, serviles  
stellian "porre", "collocare", "mettere assieme" 
   collettivo stellinga "compagni di lotta", "camerati",
   forme latinizzate: pl. stellingae, stellingi 
   glosse latine: Stellingae, servi Saxonum seditiosi
   cfr. antico alto tedesco gistallo "compagno" 

(1) Il motivo dell'adattamento latino in -ui è semplicemente incomprensibile. 

Le parole sassoni hanno l'accento sulla prima sillaba, mentre le forme latinizzate hanno l'accento sulla penultima sillaba: 

sassone Stèllinga - latino Stellìngae 

La fallimentare analisi marxista 

Gli studiosi marxisti della Germania dell'Est (Stern, Bartmuß et al.) e dell'Unione Sovietica (Porshnev) hanno spiegato le cause della rivolta degli Stellinga in termini di "sfruttamento", "oppressione" e "lotta di classe". Eppure, nel contesto del IX secolo, sfruttamento, oppressione e società fortemente stratificata erano caratteristiche universali in Europa, il che non spiega come mai nell'Alto Medioevo ci siano stati così poche rivolte popolari di questo genere (Goldberg, 1995). Il problema è che l'ideologia marxista non riconosce l'estrema importanza della religione nei conflitti umani, ritenendola una pura e semplice emanazione delle classi dominanti per narcotizzare i sottoposti e impedire loro di insorgere. Invece qui vediamo che l'insurrezione non ha soltanto motivi politici ed economici: è una rivolta religiosa esplosa dopo mezzo secolo di oppressione spietata da parte di un potere invasore ed iniquo. La religione è un fatto viscerale, non razionale né razionalizzabile. Come ben si sa dall'esperienza, le religioni possono portare alla distruzione di beni materiali assai utili e alla rinuncia anche radicale a cose di per sé altamente convenienti. Gli Stellinga avrebbero preferito essere i soli padroni di se stessi nella miseria assoluta, piuttosto che essere coperti di ricchezze ma con un piede franco calcato sul collo! 

Link utili 

Raccomando la lettura dell'articolo di Eric J. Goldberg, Popular Revolt, Dynastic Politics, and Aristocratic Factionalism in the Early Middle Ages: The Saxon Stellinga Reconsidered, pubblicato nel 1995 su Speculum, volume 70, n° 3 (Luglio 1995), pagg. 467-501 (35 pagine)


Molto interessante è anche l'articolo di James Westfall Thompson, The Early History of the Saxons as a Field for the Study of German Social Origins, pubblicato nel 1926 su American Journal of Sociology, volume 31, n° 5 (Marzo 1926), pagg. 601-616:

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