sabato 21 marzo 2015

COLIN RENFREW È UN NEMICO DELLA SCIENZA

Colin Renfrew è un archeologo britannico noto per la cosiddetta ipotesi anatolica sulla patria originaria degli Indoeuropei. Rifiutando la teoria kurganica di Marija Gimbutas, egli afferma che gli Indoeuropei si sarebbero diffusi a partire dall'Anatolia nel VII-VI millennio a.C., durante il Neolitico. A detta sua, la lingua indoeuropea si sarebbe diffusa per trasmissione culturale anziché per migrazione fisica. Spingendosi oltre, tale teoria arriva ad identificare la Rivoluzione Agricola del Neolitico proprio con la comparsa delle lingue indoeuropee, affermando che esisterebbe una continuità diretta tra quell'epoca e la nostra, senza nessun reale stravolgimento nella natura degli idiomi parlati nel corso dei secoli. Non userò mezzi termini: simili enunciati sono vaneggiamenti che non hanno più valore di una massa di baggianate New Age. Il discorso è lungo e articolato, vediamo di procedere con ordine. 

Le teorie di Colin Renfrew a proposito della cosiddetta indoeuropeizzazione neolitica sono semplicemente insostenibili in quanto non spiegano la realtà dei fatti. Non rendono assolutamente conto dei gradienti delle lingue indoeuropee antiche e moderne in Europa, che non appartengono al gruppo delle lingue anatoliche come quella degli Ittiti, ma a un tipo più recente e dotato di ben precise caratteristiche, tra cui un lessico relativo all'uso del cavallo e del carro da guerra. Se l'antenato delle lingue indoeuropee si fosse diffuso in un'epoca tanto antica, come supposto da Renfrew, le lingue storicamente documentate sarebbero tra loro talmente diverse da non recare più una chiara traccia dell'origine comune, e il lavoro dei filologi sarebbe molto più duro. Inoltre Renfrew non spiega in alcun modo l'esistenza degli elementi del sostrato preindoeuropeo. In altre parole, lingue indoeuropee come il greco e il latino mostrano nel loro lessico molte parole che non sono di origine indoeuropea e che puntano a lingue perdute che erano parlate in epoca più antica. Queste parole appartengono spesso e volentieri ad aree semantiche peculiari, includendo fitonimi, zoonimi, termini per indicare elementi del paesaggio, ma anche termini culturali come nomi di metalli (es. latino plumbum, greco μόλυβδος) e parole relative all'agricoltura, come il nome greco del grano, σῖτος.  

Questo archeologo, che non ha la benché minima competenza in fatto di linguistica, non è neppure in grado di spiegare la presenza dei Baschi nel'attuale penisola Iberica. Se fosse per lui, direbbe che i Baschi sono migrati da Sidonia in epoca recente. Si nota che nella lingua basca ci sono molte parole relative ad innovazioni neolitiche che non sono indoeuropee. 

Termini relativi all'agricoltura: 

aitzur, zappa 
ardo
, vino
bihi, chicco di grano
garagar, orzo
gari, grano, frumento
ogi, pane
olo, avena
ore, pasta
uzta, raccolto 

Termini relativi all'allevamento: 

ahuntz, capra
ardi, pecora
artile, lana
behi, vacca
gazta, formaggio
idi, bue
zenbera, formaggio molle
zezen, toro 

Persino alcuni termini relativi alla metallurgia sono antichi, segno che quando si cominciarono a lavorare i metalli esistevano ancora tradizioni non indoeuropee: 

berun, piombo
burdina, ferro
urre, oro
zilar, argento 

Si noterà che uno di questi lemmi, il nome dell'argento, è stato preso a prestito dai Germani (proto-germanico *siluβra-), dagli Slavi (antico slavo ecclesiastico sĭrebro) e dai Balti (antico prussiano silapris, lituano sidãbras, lettone sidrabs). Il nome del piombo è chiaramente simile agli equivalenti vocaboli del greco e del latino: è ben possibile che la radice sia di origine iberica e che si sia diffusa ad oriente.

Tutte evidenze che sono state bellamente ignorate da Renfrew. Del resto, non è una novità lo strapotere degli archeologi, che cercano con ogni mezzo di pronunciarsi su argomenti che non sono preparati ad affrontare. Penso che Colin Renfrew non sia poi tanto diverso dai complottisti che infestano la Rete con le loro inconsistenze. Egli è incapace di distinguere la logica dal paralogismo. La sua teoria sull'equivalenza tra archeologia e linguistica è estremamente nociva alla Conoscenza. Nonostante sia un fatto appurato che archeologia e linguistica utilizzano mezzi diversi e hanno scopi diversi, esiste sempre chi intende con prepotenza affermare il primato dell'archeologia, giungendo a conclusioni indebite quanto ridicole. 

Gli esempi concreti che si possono fare sono innumerevoli. Gli Aquitani appartenevano alla Cultura di La Tène, che era di origine celtica. Tutti i loro manufatti e utensili erano di fattura lateniana. Tuttavia noi sappiamo per certo che gli Aquitani parlavano una lingua assai simile a una forma ancestrale di basco, e per nessuna ragione questa può essere classificata come lingua celtica. Allo stesso modo possiamo dire che gli Illiri furono profondamente influenzati dalla Cultura di La Tène, anche se la loro lingua, per quanto fosse sicuramente indoeuropea, non era certo celtica. La somiglianza della cultura materiale di diversi popoli non implica l'identità delle loro lingue. Non sequitur. Questo perché una cultura materiale viene adottata più facilmente di una lingua: una popolazione è restia ad abbandonare l'idioma dei propri padri, mentre è quasi sempre propensa a riconoscere la superiorità di una tecnologia e ad adottarla prontamente. In genere sono prese a prestito le parole necessarie a descrivere le innovazioni, ma il lessico di base e la struttura grammaticale oppongono nel breve periodo una certa resistenza al cambiamento. Sappiamo che gli Americani costruiscono palazzi e stadi proprio nello stesso modo degli Italiani, dei Tedeschi, degli Ungheresi, degli Iraniani e dei Giapponesi, ma le rispettive lingue sono realtà distinte, la loro differenziazione non è assolutamente sovrapponibile all'evoluzione della cultura materiale di questi popoli. Renfrew utilizza il Rasoio di Occam con estrema facilità, e questo suo uso abusivo rade ogni complessità. Così lo definisco nemico della Scienza. Tutti coloro che hanno un minimo di buonsenso dovrebbero rivoltarsi contro la stoltezza delle sue vane teorie. Invece si nota che ci sono pochissimi oppositori, mentre i partigiani di tali assurdità sono numerosi e non esistano ad assumere comportamenti molesti nel tentativo di imporsi con tecniche trollose. Alcuni sono anche più estremi, arrivando addirittura a proiettare le lingue indoeuropee nell'Europa del Paleolitico.   

Strategie dialettiche aggressive dei partigiani delle teorie pseudoscientifiche di Renfrew e simili:  

1) Prima tecnica negazionista: stabiliscono in modo dogmatico l'inesistenza dei sostrati non indoeuropei; 

2) Seconda tecnica negazionista: accusano chi si oppone alle loro teorie di non portare prove;   

3) Tecnica dello sfinimento: non stanno ad ascoltare le argomentazioni altrui e ripropongono le stesse idee fisse o commentano con frasi ironiche per far saltare i nervi.

4) Tecnica del maiale e della colomba: accusano di dogmatismo coloro che si oppongono alle loro idee dogmatiche, in modo da gettargli addosso discredito.  

Come reagire: 

1) Rifiutare di fare il gioco dei troll e di perdere tempo a parlare con loro;

2) Smontare i loro spropositi usando i Principi della Logica, pubblicando le confutazioni sul proprio blog. 

3) Esporre alla gogna del ridicolo ogni loro assurdità. 

4 commenti:

Skunk ha detto...

Gentile Antares, per curiosità in che modo "berun" è riconducibile a "plumbum" e "μόλυβδος"?
Invece "urre" ha qualche legame almeno col latino "aurum" (e quindi con l'italiano "oro")?

Antares666 ha detto...

Basco berun risale al proto-basco *belun (*-l-intervocalica diventa regolarmente -r-, mentre -l- in parole basche attuali risale a un suono lungo *-l:-). La forma più antica doveva essere *belum. Il greco μόλυβδος aveva diverse varianti a seconda dei dialetti, e tra queste βόλυμος. La forma latina plumbum è stata presa a prestito da un intermediario etrusco, e questo spiega la /p/ iniziale. Nelle forme preindoeuropee vi erano grandi fluttuazioni di suoni, che non si presentano invece nelle forme di origine indoeuropea. Basco urre non ha nulla a che vedere con il latino aurum. Nei dialetti aspirati del basco è urrhe. Latino aurum è da un più antico *ausom, con rotacismo dell'antica sibilante -s-. Basco /u/ non viene da un dittongo /au/. Si vede così che non c'è alcuna affinità tra le forme più antiche. 

Skunk ha detto...

Grazie dell'interessante chiarimento. :)

Antares666 ha detto...

Grazie a te, è così raro che qualcuno trovi interessanti questi argomenti. :)