lunedì 6 aprile 2015

IL QUADRATO MAGICO INCA: UN FALSO DI EPOCA COLONIALE

In ambienti esoterici si parla spesso dei quadrati magici, come il famosissimo SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, attestato già in epoca romana. Si cita anche un meno noto quadrato magico in lingua Quechua, che sarebbe stato tramandato oralmente. Il testo è il seguente.  

M I C U C
I S U T U
C U Y U C
U T U S I
C U C I M

La traduzione sarebbe: "Un pedicello che mangia l'UTUSI che si dimena è felicità". Sarebbe. Il condizionale è d'obbligo, perché la grammatica del Quechua è completamente disattesa.  

Attorno a questo testo sono fiorite elaborate narrazioni e persino una fiaba peruviana.  


Orbene, è sufficiente una conoscenza anche superficiale del Runa Simi e dell'ortografia ispanica per dimostrare che questo è impossibile. 

Il problema sta infatti nella parola CUCIM, che è presentata come l'opposto di MICUC. L'opposto nell'ortografia ispanica, non nella fonetica Quechua. Questi sono i fatti: 

1) Il termine MICUC sta per MIKHUQ, cioè "che mangia". Le consonanti kh rappresentano un'occlusiva aspirata /kh/, simile al suono presente nell'inglese clockhouse, mentre q rappresenta una forte aspirata uvulare /χ/ in fine parola o seguita da altra consonante, un'occlusiva uvulare /q/ se seguita da vocale. 

2) Il termine CUCIM, che dovrebbe essere l'inverso di MICUC, ha come radice KUSI, ossia "felicità".   

Nei siti che trattano di questo quadrato si insiste sul fatto che la lingua del Tawantinsuyu era rigorosamente orale e che non c'era quindi niente di scritto (anche se i Quipu raccontano un'altra storia). Allora, qualche esoterista potrebbe spiegarmi come sia possibile che invertendo i suoni di MIKHUQ si ottenga KUSIM? Si dovrebbe a rigor di logica ottenere QUKHIM, che non significa nulla. 

Anche ammettendo che l'autore del quadrato usasse un Quechua incapace di distinguere vari fonemi come /k/, /k'/, /kh/, /q/, /q'/, /qh/ e li collassasse tutti in /k/, avremmo dovuto avere /mikuk/ invertito in /kukim/.  

La cosa acquisisce un senso ammettendo che il quadrato sia stato creato in forma scritta e in ortografia ispanica da una persona che non aveva alcuna conoscenza diretta della lingua Quechua. Così avrebbe preso MICUC e invertendo le lettere avrebbe ottenuto CUCIM, che avrebbe pronunciato secondo le regole della lingua castigliana (confondendo però /s/ e la laminodentale /s̪/, oggi interdentale /θ/, fenomeno chiamato seseo*), ottenendone così una parola assonante con il Quechua KUSI. Ecco spiegato il mistero. L'autentica inversione di /mikuk/, ossia /kukim/, sarebbe stata scritta CUQUIM, e la magia del quadrato sarebbe venuta meno.  

*Il seseo è tipico di alcune varietà di spagnolo dell'Andalusia, donde si è esteso dapprima alle Canarie e quindi all'America Latina.  

Veniamo ora all'unica forma nota di scrittura usata in epoca preispanica nel Tawantinsuyu, quella dei nodi chiamati Quipu, dalla parola Quechua khipu "nodo, legatura". È molto probabile che non si trattasse di un semplice sistema di computo, ma di una scrittura sillabica pienamente sviluppata: ogni nodo avrebbe espresso una sillaba. Alcuni manoscritti (Nueva Corónica, Documenti Miccinelli) forniscono prove abbastanza convincenti a questo riguardo. Presso i popoli dotati di scrittura sillabica, la sillaba è l'unità di base, non scomponibile in vocali e consonanti. 

Conclusioni: 

1) Il quadrato non risale a tempi preispanici, ma a un'epoca successiva;
2) I siti che parlano di una sua origine antica fanno disinformazione; 

3) Si tratta di una pataccata.  

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